Chi è il mio prossimo?

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Topsy
00giovedì 13 gennaio 2005 09:34
Conosciamo un pò tutti il contesto di questa domanda.

Nel Vangelo secondo Luca troviamo scritto,che un Dottore della Legge chiede a Gesù cosa dovrebbe fare per meritarsi la vita eterna,e Gesù in perfetto stile ebraico,dopo aver raccontato la parabola del buon Samaritano,risponde alla domanda con un altra domanda!

La parabola:
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno."


La domanda:
"Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?".

La risposta del Dottore della Legge:
"Chi ha avuto compassione di lui".


Gesù conferma:
"Và e anche tu fà lo stesso".



Da notare che il "prossimo" non è, nella parabola, il bisognoso,l'uomo che giace a terra ferito,ma colui che l'ha soccorso,il Samaritano.
Gesù infatti chiede chi fosse tra i tre viandanti il prossimo di colui che è incappato nei briganti.La risposta è: il Samaritano,colui che ha avuto compassione.
Dunque il "nostro prossimo",stando al significato della parabola non è colui che ha bisogno,quanto colui che si è dimostrato compassionevole nei riguardi di colui cha ha avuto bisogno.

Il prossimo, in Luca, non è presentato come "oggetto",ma come "soggetto",contriamente al versetto biblico che dovrebbe spiegare.


Come spiegare questa incongruità nel testo?
Niente polemiche o provocazioni per cortesia,solo commenti ed eventuali spunti di riflessione.
Un salutone!

[Modificato da Topsy 13/01/2005 11.10]

spinoza
00giovedì 13 gennaio 2005 10:51
Re:
Carissima Topsy
Non sono studioso di lingue antiche
Ma sono informato e mi garba capire investigare ecc
Secondo me , se non erro
Il problema riguarda la traduzione della parola in questione

Noi moderni usiamo un linguaggio molto più evoluto e dettagliato
Gli antichi usavano il solito termine per diversi dettagli ,ma dal contesto poi si capiva benissimo cosa intendeva

Faccio un esempio
Per esempio la lingua inglese usa il termine “pipol” per indicare sia persone ,folla ,nazione,genti ecc.
Ma dal contesto” pipol “si comprende benissimo cosa significhi
Stessa cosa termine antichi e la parola originale che indica prossimo
Indica sia colui che soccorre e anche chi è soccorso
termini per vicino [o prossimo] avevano quindi un significato molto più ampio.
Il termine ebraico reso “vicino” o “prossimo” è shakhèn,
La Settanta greca il termine rèa' viene tradotto con la locuzione greca ho plesìon).
Devi amare il tuo prossimo [plesìon]
parola greca polìtes, “cittadino”; alcuni manoscritti posteriori hanno plesìon
Rèa' significa “compagno, amico”

cosa ne dici?
Felice di collaborare [SM=g27994]m1:
Spinoza

Chi.dove.quando
00giovedì 13 gennaio 2005 11:30
chi è il prossimo



Interessante la tua osservazione. Credo d'essere incappato anch'io nell'errore di aver considerato prossimo il malcapitato.
Sembra la domanda: "Di che colore è il cavallo bianco di Garibaldi?". Un'ovvietà...eppure ora mi rendo conto di aver individuato male da sempre il prossimo della parabola.
Dico, dunque, che per "prossimo" si intende colui che ci è vicino o ci sta vicino e si presta per noi, che ci tiene in considerazione ed all'occasione ci soccorre. Il prossimo della parabola è un prossimo eccezionale, soccorevole, disinteressato...come i tanti che oggi soccorrono, in un modo o nell'altro, i maremotati dell'Asia...spesso è vicino a noi ma non ne avvertiamo la presenza.
Vorrei citare una mia esperienza. Gli anni erano "gli anni di piombo". Percorrevo in auto la statale da Susa a Torino, detta anche "strada militare", lungo la Dora Riparia. Subito dopo un paese chiamato "Condove" incontro un giovane con la mano tesa per un passaggio. Mi fermo e lo faccio accomodare alla mia destra. Aveva circa 20 anni, barba non rasata da almeno una settimana, alto e bello, magro e scarno i viso. Mi dice che è diretto a Torino alla ricerca di un lavoro, che è scappato dalla Spagna di Franco e che è in viaggio da oltre una settimana. Sulle prime ebbi un certo timore, data la presenza in vallata di brigatisti rossi.
Ad un certo punto ci imbattiamo in un posto di blocco. Dopo i consueti accertamenti ci lasciano andare. Non nascondo che ebbi notevole timore per lo sconosciuto. Parlava poco e si metteva spesso le mani in testa, come se fosse stanco. Anch'io ero un giovanotto poco più che ventenne. MI disse delle notevoli difficoltà in Spagna e che non ne poteva più di quella vita, essendo la sua famiglia molto povera. Poichè ero diretto altrove, lo lasciai in prossimità di un paese chiamato "Avigliana", nelle prossimità di un cavalcavia che attraversava il fiume. Scese, mi ringraziò e lo salutai. Mentre mi avviai notai che il ragazzo barcollava e si teneva a stento in piedi. Lo richiamai e gli chiesi che cosa avesse e se si sentisse male. Mi disse: "NO...è solo che non mangio da sette giorni...grazie tante comunque". Lo feci risalire in macchina e lo accompagnai ad un ristorante. Si sedette al tavolo, mentre io mi recai dalla titolare del ristorante, una donna sulla cinquantina, vispa ed energica. Posso dire, per chi conoscesse quei posti, che il ristorante si trovava subito a destra, e credo che si trovi ancora, subito dopo il ponte della Dora Riparia, direzione Avigliana-Almese.
Alla donna dissi, dopo averle raccontato l'esperienza, che volevo pagare il pranzo per il giovanotto, in anticipo, perchè io avrei proseguito per la mia destinazione. Questa donna mi sorprese. Ordinò subito al cameriere di portare un piatto di pasta asciutta al ragazzo. Vidi passare un piatto stracolmo diretto al ragazzo. Chiesi alla signora di nuovo quanto facesse il conto. Lei si gira e con le lacrime agli occhi mi disse: "Senta signore, lei può andare, ma a questo giovanotto ci penso io...che non si dica che "zia (e non ricordo il nome)si sia dimenticata dell'ultima guerra e delle sue sofferenze. Lei mi ha offerto oggi un dono grandioso ed una meravigliosa occasione. La ringrazio...stia tranquillo che provvederò al giovanotto in tutto e per tutto...è mio ospite." Me ne andai commosso e quel ricordo è presente in me oggi come allora: una signora straordinaria.
Era il prossimo di quel ragazzo.

Con tanta simpatia ed assolutamente senza polemica
Chidoqua



Chi.dove.quando
00giovedì 13 gennaio 2005 11:38


Libero Barbera, è un'esperienza vera e vissuta:
Ciao
Topsy
00giovedì 13 gennaio 2005 11:40
Re:
Che dire ragazzi?
Da una semplice osservazione, possono nascere post davvero interessanti!
Complimenti!

[Modificato da Topsy 13/01/2005 11.52]

maulamc
00sabato 15 gennaio 2005 12:58
Re: Il mio Prossimo
Scritto da: Topsy 13/01/2005 9.34
Conosciamo un pò tutti il contesto di questa domanda.

Nel Vangelo secondo Luca troviamo scritto,che un Dottore della Legge chiede a Gesù cosa dovrebbe fare per meritarsi la vita eterna,e Gesù in perfetto stile ebraico,dopo aver raccontato la parabola del buon Samaritano,risponde alla domanda con un altra domanda!



La domanda:
"Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?".

La risposta del Dottore della Legge:
"Chi ha avuto compassione di lui".


Gesù conferma:
"Và e anche tu fà lo stesso".



Da notare che il "prossimo" non è, nella parabola, il bisognoso,l'uomo che giace a terra ferito,ma colui che l'ha soccorso,il Samaritano.
Gesù infatti chiede chi fosse tra i tre viandanti il prossimo di colui che è incappato nei briganti.La risposta è: il Samaritano,colui che ha avuto compassione.
Dunque il "nostro prossimo",stando al significato della parabola non è colui che ha bisogno,quanto colui che si è dimostrato compassionevole nei riguardi di colui cha ha avuto bisogno.

Il prossimo, in Luca, non è presentato come "oggetto",ma come "soggetto",contriamente al versetto biblico che dovrebbe spiegare.


Come spiegare questa incongruità nel testo?
Niente polemiche o provocazioni per cortesia,solo commenti ed eventuali spunti di riflessione.
Un salutone da Topsy


Carissima Topsy
Il Samaritano ha avuto “compassione”, ci dicono gli esegeti; egli si è fatto “prossimo” (nella terminologia ebraica il prossimo è colui che si fa vicino) al prossimo (al viandante).
Già alcuni versetti prima Gesù indica allo Scriba chi è il prossimo, quel prossimo di cui si parla nel Levitico (capitolo 21,1), divenendo il caposaldo del messaggio di Cristo: l’amore verso tutti, nessuno escluso.

L’intera parabola è marcatamente cristologia, avendo al centro, non le figure dello scriba, del sacerdote ecc... che passano oltre, ma l’UOMO. Infatti la centralità del messaggio è l’Uomo, l’Uomo che si accorge, attraverso il proprio sentimento, dell'altro: (il prossimo).

Qui l’esperienza di Chidovequando ne è la prova, come del resto altre esperienze. Egli non si è posto il problema geografico , etnico ecc, ma attraverso il proprio sentimento, ha capito di essere prossimo allo sconosciuto incontrato.

Voglio meglio precisare: Dio ci da la possibilità di farci “prossimi” pur con profondissime diversità, e vivere esternamente una prossimità che può colorarsi di apparente estraneità, ma che all’interno del nostro animo ci fa sentire diversi ed “altruisti”, e nel racconto di Chidovequando il prossimo è egli stesso e di riflesso la signora del ristorante, perché entrambi si sono fatti prossimi (=vicini) del prossimo.

Vorrei chiudere con una riflessione che mi ha dato forza nella mia professione (sono Infermiere): non è facile divenire prossimi del prossimo: è molto facile dire che il mio prossimo è ogni persona senza limitazione geografica, etnica o ideologica, che “farsi prossimo” in quanto, farsi prossimo (=vicino), è un’avventura misteriosa che si identifica con la stessa avventura della nostra vita, in questo caso della mia vita.

Con cordialità Maula

[Modificato da maulamc 15/01/2005 13.14]

Topsy
00sabato 15 gennaio 2005 13:04
Re: Re: Il mio Prossimo
Maurizio carissimo,è bello ritrovarti nel forum ^_^

Scrivi:

Voglio meglio precisare: Dio ci da la possibilità di farci “prossimi” pur con profondissime diversità, e vivere esternamente una prossimità che può colorarsi di apparente estraneità...

Concordo con te,è una felice riflessione!
benimussoo
00venerdì 28 gennaio 2005 17:39
Ciao Cara Topsy, ho scoperto da recente, anzi ciò impiegato una settimana per capirlo, che il mio prossimo...ultimamente non era altro che Lupo Nero!!! Ciao Cara[SM=x511460]



con simpatia opljyy
Chi.dove.quando
00venerdì 28 gennaio 2005 18:21
Re:

Scritto da: benimussoo 28/01/2005 17.39
Ciao Cara Topsy, ho scoperto da recente, anzi ciò impiegato una settimana per capirlo, che il mio prossimo...ultimamente non era altro che Lupo Nero!!! Ciao Cara[SM=x511460]



con simpatia opljyy





Ora mi preoccupo anch'io.

Che cosa è mai successo a Lupo Nero? E' stato massacrato? Ha bisogno di una mano?

Ciao Dana
Chidoqua
benimussoo
00venerdì 28 gennaio 2005 18:37
Re: Re:

Scritto da: Chi.dove.quando 28/01/2005 18.21




Ora mi preoccupo anch'io.

Che cosa è mai successo a Lupo Nero? E' stato massacrato? Ha bisogno di una mano?

Ciao Dana
Chidoqua




No, nulla di tutto questo , ma si dice ama il tuo prossimo come te stesso....io l'ho giudicato solo per il nick, dimenticandomi di amare, perchè amando sai anche perdonare, sai anche non giudicare...tutto qui, ti piace il sapere in diretta che mi sono fatta un esame di coscienza?



con simpatia opljyy
barnabino
00sabato 29 gennaio 2005 00:07
Cara Topsy,

La parabola di Cristo è da inscrivere nella sua polemica contro la tradizione che aveva ucciso lo spirito della legge. Commentando la domanda dell'uomo versato nella legge: "chi è realmente il mio prossimo?" l'evangelista dice che egli "voleva mostrarsi giusto" (Lc 10,29).

La legge in Levitico diceva chiaramente di amare proprio prossimo come se stessi. Una legge, se ci pensi, rivoluzionaria!

Alcuni ebrei però sostenevano che con l'espressione "prossimo" si dovesse intendere il proprio vicino ovvero solo gli eberi. Non a caso per la sua parabola Gesù sceglie un samaritano, disprezzato dagli ebrei.

Gesù sconvolge questa tradizione facendo capire che il prossimo non è colui che "ci sta" vicino ma piuttosto colui "verso il quale" andiamo vicino.

La TNM, molto letterale, rende la voce attiva del versetto 36 con: "Chi di questi tre ti sembra che si sia reso prossimo all'uomo che cadde fra i ladroni?".

Qui diventa evidente che per Gesù la condizione di "prossimo" è attiva, sono io che devo rendermi prossimo, non dipende dalla condizione (nazionalità, religione, personalità, ecc.. ) dell'altro ma piuttosto da un mio deliberato atto di misericordia. Devo essere io, ci dice Cristo, a prendere l'iniziativa di amare. Solo in questo modo la legge ha davvero un senso.

Ciao [SM=x511460]
Topsy
00sabato 29 gennaio 2005 02:14
Re:
Scritto da: barnabino 29/01/2005 0.07

Cara Topsy,
La parabola di Cristo è da inscrivere nella sua polemica contro la tradizione che aveva ucciso lo spirito della legge.


Ho l'acido allo stomaco!
Noooo.... per piacere...sigh...sigh...ti prego risparmiami questo genere di affermazioni...mi fai tanto male!

[SM=g27994]m11:


Alcuni ebrei però sostenevano che con l'espressione "prossimo" si dovesse intendere il proprio vicino ovvero solo gli eberi.
Gesù sconvolge questa tradizione facendo capire che il prossimo non è colui che "ci sta" vicino ma piuttosto colui "verso il quale" andiamo vicino.


Si,è corrisponde al vero, alcuni lo facevano, mentre altri invece offrivano una interpretazione estensiva del termine "prossimo".
Difatti Gesù viene avvicinato proprio per comprendere meglio a quale orientamento appartenesse.

Prima di Gesù,le scuole di rabbi Hillel e rabbi Shammay si contendevano a furia di interpretazione estensiva o restrettiva e di commenti, l'applicazione della Legge.
Il fatto che alcuni "Dottori della Legge" si avvicinavano a Gesù ponendogli delle domande,viene spesso dipinto a tinte fosche:"Lo mettevono alla prova,volevo farlo cadere in contraddizione,erano in mala fede!"
Ma si ignora forse che questo modo di procedere costituisce l'anima dell'ebraimo,che ammette senza remore,la discussione,e anche la polemica.L'ebraismo si caratterizza come cultura del "commento".



Gesù sconvolge questa tradizione facendo capire che il prossimo non è colui che "ci sta" vicino ma piuttosto colui "verso il quale" andiamo vicino.


Gesù non sconvolge nulla,offre una interpretazione estensiva del termine, e pone la sua interpretazione accanto a quella di altri maestri della tradizione che all'epoca lo avevano preceduto.

Due ebrei,tre opinioni diverse!

Già prima della comparsa di Gesù e della sua predicazione(indubbiamente affascinante),si discuteva se
considerare prossimo anche i gentili,e alcuni maestri della tradizione rispondevano affermativamente: il prossimo andava amato perchè è a immagine di Dio(gentili inclusi!).
Altri ancora, commentavano questo affermando invece che, il termine rea'(prossimo)sottointende in realtà la parola "compagno", o "collaboratore", colui con cui al momento "ha a che fare con te"(senza distinzioni di sorta).
Gesù mostra di prediliggere questa interpretazione,ed infatti nella parabola, "il prossimo di colui che è incappato nei briganti" è identificato con colui che gli offre la sua disponibilità e "collaborazione".



Qui diventa evidente che per Gesù la condizione di "prossimo" è attiva, sono io che devo rendermi prossimo, non dipende dalla condizione (nazionalità, religione, personalità, ecc.. ) dell'altro ma piuttosto da un mio deliberato atto di misericordia. Devo essere io, ci dice Cristo, a prendere l'iniziativa di amare. Solo in questo modo la legge ha davvero un senso.


Esattamente quanto tentavo di spiegare sopra,considerazioni queste di cui il Talmud è ricco.
Un salutone!

[SM=g27994]m1:


LupoNero666
00sabato 29 gennaio 2005 13:49
Wow... sono diventato protagonista di una parabola...
Benimussoo, felice di averti fatto riflettere un po' su te stessa e sugli altri. [SM=g27994]m1:
Del resto la ritengo la mia missione nel mondo! [SM=g27994]m2:
LupoNero666
00sabato 29 gennaio 2005 13:51
Ah, dimenticavo, il mio nick ha un significato... leggere per credere! Rinata4 ha aperto da qualche parte una discussione sul significato dei nick...
benimussoo
00sabato 29 gennaio 2005 15:41
Re:

Scritto da: LupoNero666 29/01/2005 13.51
Ah, dimenticavo, il mio nick ha un significato... leggere per credere! Rinata4 ha aperto da qualche parte una discussione sul significato dei nick...




Avevo letto, il post, ma il mio esame di coscienza risale, in giorno non sospetti, ancora non avevi illustrato il significato a Rinata. Ciao [SM=g27994]m2:


opljyy
LupoNero666
00lunedì 31 gennaio 2005 10:12
Sono Off Topic... ma cosa avevi pensato del mio nick? Mandamelo in privato se vuoi, mi hai incuriosito.
Arkantos il legionario
00lunedì 31 gennaio 2005 10:22
Re:

Scritto da: LupoNero666 29/01/2005 13.51
Ah, dimenticavo, il mio nick ha un significato... leggere per credere! Rinata4 ha aperto da qualche parte una discussione sul significato dei nick...




http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=43257&idd=827
benimussoo
00sabato 19 febbraio 2005 11:58
Re:

Scritto da: barnabino 29/01/2005 0.07
Cara Topsy,

La parabola di Cristo è da inscrivere nella sua polemica contro la tradizione che aveva ucciso lo spirito della legge. Commentando la domanda dell'uomo versato nella legge: "chi è realmente il mio prossimo?" l'evangelista dice che egli "voleva mostrarsi giusto" (Lc 10,29).

La legge in Levitico diceva chiaramente di amare proprio prossimo come se stessi. Una legge, se ci pensi, rivoluzionaria!

Alcuni ebrei però sostenevano che con l'espressione "prossimo" si dovesse intendere il proprio vicino ovvero solo gli eberi. Non a caso per la sua parabola Gesù sceglie un samaritano, disprezzato dagli ebrei.

Gesù sconvolge questa tradizione facendo capire che il prossimo non è colui che "ci sta" vicino ma piuttosto colui "verso il quale" andiamo vicino.

La TNM, molto letterale, rende la voce attiva del versetto 36 con: "Chi di questi tre ti sembra che si sia reso prossimo all'uomo che cadde fra i ladroni?".

Qui diventa evidente che per Gesù la condizione di "prossimo" è attiva, sono io che devo rendermi prossimo, non dipende dalla condizione (nazionalità, religione, personalità, ecc.. ) dell'altro ma piuttosto da un mio deliberato atto di misericordia. Devo essere io, ci dice Cristo, a prendere l'iniziativa di amare. Solo in questo modo la legge ha davvero un senso.

Ciao [SM=x511460]




"Mi sono fatto il più umile e il più piccolo di tutti, perchè tu potessi con la mia umiliazione vincere la tua superbia", Ancora una volta l'individuo, per la sua educazione fisica, intellettuale, morale e spirituale, deve vivere in società, e questa non può vivere senza autorità. Ma fin dagli inizi i nostri progenitori sono caduti nella tentazione di essere come Dio. Come le cellule del corpo umano, noi dobbiamo formare un corpo solo. Se una cellula vuol fare senza le altre, diventa principio di un brutto male. L'umanità va male perchè tutti vogliono essere come Dio e si credono migliori degli altri.

"Signore, Tu sai che cosa è meglio per me; sia fatto...secondo la tua volontà" Amare significa uniformarci alla volontà della persona amata. Dio ci ama ed ha un piano che desidera attuare su di noi. L'attuazione di questo piano costituirà anche la nostra felicità, la realizzazione di noi stessi. E' nel nostro interesse uniformarci alla divina volontà.


DANAopljyy
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