Chiese Americane - Avventisti

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spinoza
00mercoledì 19 gennaio 2005 09:52
Secondo voi ?
che ruolo hanno le chiese americane nella politica del loro paese?
Great Cthulhu
00mercoledì 19 gennaio 2005 23:13
Le chiese?
Proprio non saprei. Ma la tradizioni cristiane hanno sicuramente un ruolo di rilievo nella mentalità di chi comanda e quindi nella sue scelte.
[Arnold, ti aspetto...cvbn ]
spinoza
00giovedì 20 gennaio 2005 13:43
Re:

Scritto da: Great Cthulhu 19/01/2005 23.13
Le chiese?
Proprio non saprei. Ma la tradizioni cristiane hanno sicuramente un ruolo di rilievo nella mentalità di chi comanda e quindi nella sue scelte.
[Arnold, ti aspetto...cvbn ]



Si !
Certo !
La religione è l’arma segreta del presidente americano Bush
Di religione metodista a quarant’anni era un uomo alcolizzato ,ma a seguito di un’illuminazione di fede cambiò vita
Vive il suo mandato come una missione di fede
Spesso parla di forze del bene contro le forze del male
Le chiese evangeliche americane che contano più di 60 000 000 di fedeli, sono con lui ,perchèIl suo linguaggio religioso ha molto del loro credo
Alla Casa Bianca tutti i giorni si prega e si legge la Bibbia
Tutti i suoi più stretti collaboratori sono religiosi di spicco delle varie chiese
Justee
00domenica 27 febbraio 2005 10:45
La componente avventista – che sottolinea l'imminenza della fine di questo mondo – percorre, trasversalmente, tutto il protestantesimo. Dai romanzi ai trattati di teologia, testi che annunciano la fine imminente diventano spesso best seller, specie nei paesi di lingua inglese. I loro lettori provengono da tutte le correnti del protestantesimo, in particolare da quelle evangelical. Esistono tuttavia anche denominazioni di tipo "avventista" che si sono costituite come Chiese o comunità separate. Esse affondano le loro radici nelle speculazioni sulla fine di questo mondo e sulla sua data possibile o probabile, ricavate soprattutto dal Libro di Daniele e dall'Apocalisse. I brani più spesso scrutati per il loro significato numerologico sono:

- Apocalisse 11, 3, che menziona 1.260 "giorni" (interpretati come "anni" nelle speculazioni numerologiche sulla base di Numeri 14, 34 ed Ezechiele 4, 6), tempo della testimonianza di "due profeti vestiti di sacco", con cui sono fatti coincidere anche testi di Daniele dove di parla di "un tempo, più tempi e metà di un tempo";

- Daniele 12, 11, che parla di un periodo di 1.290 "giorni" a partire dalla "abolizione del sacrificio";

- Daniele 12, 12, che contiene un riferimento a 1.335 "giorni";

- Apocalisse 11, 2, che si riferisce a quarantadue "mesi" (quindi 2.260 "giorni", cioè anni), durante i quali "i Gentili calpesteranno la Città Santa", periodo messo in relazione con i "tempi dei Gentili" di Luca 21, 24;

- Daniele 8, 14, che menziona un periodo di 2.300 "giorni" tra la "desolazione" e la "purificazione" del santuario;

- Daniele 4: il resoconto del sogno di Nabucodonosor (630-561 a.C.), in cui un albero gigantesco abbattuto resta a terra, prima di venire rialzato, per sette "tempi" (interpretati come "anni" di 360 "giorni" ciascuno, per un totale di 2.520 "giorni" simbolici, cioè 2.520 anni).

Questi e altri brani offrono dei periodi (in anni) al termine dei quali si attendono avvenimenti straordinari. Naturalmente, per poter applicare profeticamente questi testi, è necessario reperire un termine da cui fare partire il calcolo, e anche su questo punto le interpretazioni dei testi biblici divergono.

Movimenti di tipo lato sensu avventista si sono sviluppati nel mondo protestante (e occasionalmente – ma meno spesso – in quello cattolico) a partire, almeno, dalla Rivoluzione francese, un avvenimento dalla portata così straordinaria da essere spesso messo in relazione con le profezie bibliche. Il maggiore movimento avventista – il predecessore immediato delle attuali denominazioni di questa corrente – è tuttavia l'avventismo millerita, o millerismo, che prende il nome da un predicatore laico battista, William Miller (1782-1849). Nel 1834 Miller abbandona la sua attività di agricoltore per dedicarsi alla predicazione a tempo pieno. Sulla base dei diversi calcoli convergenti, egli ritiene che i 2.300 "giorni" (anni) di Daniele 8, 14 termineranno nel 1843. L'annuncio profetico di avvenimenti apocalittici per questa data suscita uno dei più spettacolari movimenti di risveglio dell'intera storia religiosa americana, coinvolgendo centinaia di migliaia (forse milioni) di persone, e raggiungendo dagli Stati Uniti anche l'Inghilterra, l'Europa continentale e persino l'India e l'Africa.

Quando l'anno 1843 trascorre senza che nulla sia accaduto, Miller corregge i calcoli, fissando la fine del presente ordine di cose dapprima alla primavera del 1844, quindi – sotto l'influenza di Samuel Snow (1806-1870) – alla data esatta del 22 ottobre 1844. L'attesa della fine per quest'ultima data è stata spesso esagerata da storici forse troppo attenti alle frange più estreme, ma è certamente contrassegnata da notevole fervore. La storiografia religiosa statunitense parla di una "Grande Delusione" con riferimento all'alba del 23 ottobre 1844, quando il sole si leva senza che nulla di visibile sia accaduto.

La sociologia contemporanea insegna che, "quando la profezia fallisce", difficilmente un movimento di disperde. Se qualcuno ammetterà di essersi semplicemente sbagliato (come fece, dopo il 1844, lo stesso Miller), i più cercheranno di razionalizzare la delusione (cosiddetta "sindrome di Festinger", dal nome del sociologo Leon Festinger [1919-1990] che per primo studiò il fenomeno nel 1956) convincendosi che si era attesa o la cosa giusta per la data sbagliata, o qualche cosa di sbagliato per la data giusta. Dopo la Grande Delusione la prima spiegazione – che incita a ricalcolare le date – si diffonde intorno a due gruppi milleriti, l'Unione della Vita e dell'Avvento fondata nel 1863 da George Storrs (1796-1879), e l'Associazione Cristiana Avventista. Queste due denominazioni si sono fuse nel 1964 nella Chiesa Cristiana Avventista, che ha una teologia di tipo battista e non è presente in Italia. L'Associazione Cristiana Avventista è oggi principalmente nota perché da una sua dissidenza è nato il movimento degli Studenti Biblici, che – particolarmente nel gruppo maggiore che ne è derivato, i Testimoni di Geova – ha adottato una teologia che esce decisamente dall'ambito protestante.

Quanto alla seconda reazione – ritenere che per la data giusta (1844) si fosse attesa la cosa sbagliata –, la si ritrova nell'avventismo sabatista, il cui filone principale è stato organizzato nella Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, alla cui origine si trova il ministero profetico di Ellen G. White (1827-1915). Nella sua storia, questa grande denominazione ha patito un certo numero di scismi, alcuni dei quali sono collegati al "Movimento di Riforma" sorto all'epoca della Prima guerra mondiale intorno alla questione del servizio militare. Tutte le denominazioni di questo filone sono sabatiste, cioè considerano "giorno del Signore" il sabato e non la domenica, secondo una dottrina di origine antica con cui i primi avventisti erano venuti in contatto tramite una minoranza battista, i Battisti del Settimo Giorno.

La maggioranza delle denominazioni avventiste sono anche condizionaliste, cioè accettano la teoria dell'immortalità condizionata nell'anima, secondo cui al momento della morte l'anima entra in uno stato di "sonno" da cui si "risveglia" solo al giudizio finale, in cui l'immortalità è garantita alle sole anime dei giusti. Questa teoria ha una lunga serie di predecessori, ma è stata accolta dall'ambiente avventista soprattutto sulla base di un best seller teologico del 1842, I Sei Sermoni del già citato George Storrs.

Per contro, non tutte le denominazioni avventiste sabatiste accettano il ministero profetico di Ellen G. White. Gilbert Cranmer (1814-1904) fonda nel 1860 una Chiesa di Dio (Settimo Giorno) che, pur essendo sabatista, non accetta il messaggio profetico di Ellen G. White. Adotta inoltre tutta una serie di pratiche "giudaizzanti", ispirate all'Antico Testamento, che costituiscono il segno distintivo delle numerose denominazioni che derivano, direttamente o indirettamente, dal ministero di Cranmer. Le Chiese di Dio (Settimo Giorno), la più antica delle quali – che ha oggi sede a Denver – è presente anche in Italia, hanno una complicata storia di scismi, da cui emerge nel 1937 come gruppo di dimensioni maggiori la Chiesa Radiofonica di Dio, poi denominata Chiesa di Dio Universale, fondata da Herbert W. Armstrong (1892-1986).

L'intera famiglia delle Chiese avventiste ha mostrato, nella sua storia, una singolare capacità di riconquistare molti aspetti della teologia protestante classica, in parte rifiutati dai fondatori. Un processo di questo genere si è verificato tra gli Avventisti del Settimo Giorno, e anche nella Chiesa di Dio Universale (da non confondersi con la Chiesa Universale del Regno di Dio, che è invece una denominazione pentecostale) dopo la morte del fondatore Armstrong. Come spesso accade, il processo che ha ricondotto la Chiesa di Dio Universale nell'ambito del protestantesimo evangelico, con la rinuncia alle innovazioni dottrinali più controverse di Armstrong, ha provocato la nascita di un buon centinaio di scismi "armstrongiti", il più grande dei quali, la Chiesa di Dio Unita, è presente anche in Italia. L'altro principale gruppo "armstrongita", la Global Church of God, ha dovuto dichiarare fallimento nel settembre 1999 dopo un tentativo del suo consiglio di amministrazione, nel novembre 1998, di estromettere il fondatore, Roderick C. Meredith. Quest'ultimo ha fondato una Living Church of God, che ha ripreso missioni in Germania e in Francia e cerca di stabilire una presenza anche in Italia.
presso
00giovedì 21 aprile 2005 09:54
Speciale elezione nuovo pontefice
Dichiarazione del presidente delle chiese avventiste italiane
In seguito alla nomina del nuovo pontefice, il presidente uscente dell’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno, past. Lucio Altin, ha dichiarato quanto segue: “Il conclave ha fatto certamente una scelta importante con l’elezione del cardinale Joseph Ratzinger come nuovo papa. Una scelta nella direzione della conservazione dei ruoli e dei valori teologici tradizionali della chiesa cattolica che sembra indicare una volontà di continuare un dialogo, ma sempre da una prospettiva del proprio primato. Nel mondo protestante permangono notevoli perplessità circa il ruolo decisamente prioritario del papato che il prefetto dell’ex-Sant’Uffizio ha sostenuto in passato nel difficile dialogo con le altre denominazioni, che non sono state considerate come chiese sorelle. Ricordiamo, assieme al teologo Paolo Ricca, che l’espressione diffusissima “Santo Padre” venne applicata da Gesù (Giovanni 17:11) unicamente a Dio stesso, e quindi meriterebbe una seria riflessione, onde evitare una venerazione eccessiva biblicamente non condivisibile. Un futuro pieno di sfide quindi, interne ed esterne, che andranno affrontate trovando nuovi equilibri, correndo anche qualche rischio per amore della verità”.
Dal notiziario evangelico Nev di mercoledì 20 c.m., riportiamo le reazioni del mondo protestante alla elezione a papa del cardinale Ratzinger.
Joseph Ratzinger Papa
di Paolo Ricca
Joseph Ratzinger è dunque stato eletto papa. Evidentemente la Chiesa cattolica romana attraverso i suoi cardinali riuniti in conclave non ha voluto correre rischi. Neppure il rischio Martini, uomo della Bibbia, della collegialità e del dialogo con la modernità (a Milano, come è noto, istituì una ‘cattedra dei non credenti’). Tanto meno il conclave ha voluto correre il rischio che poteva comportare l’elezione di un papa latinoamericano, africano o asiatico: non tutti, ma qualche cardinale di quei continenti avrebbe effettivamente potuto aprire orizzonti nuovi sulle rive del Tevere e far circolare aria nuova nelle antiche stanze vaticane. Il conclave ha preferito andare sul sicuro. Non ha osato l’imprevisto, il diverso, il nuovo. Non si è aperto all’inedito, non si è esposto alla possibilità di qualche grossa (e bella) sorpresa.
Joseph Ratzinger lo conosciamo. Per oltre vent’anni ha guidato con mano ferma la Congregazione per la Dottrina della fede (ex-Sant’Uffizio). E’ un teologo di razza (cattolica). Guardiano dell’ortodossia romana, ha cercato di mettere la sordina alla teologia latinoamericana della liberazione (processando il francescano Leonardo Boff e altri) e ha censurato una cauta apertura teologica nei confronti delle altre religioni (imponendo il silenzio al gesuita Jacques Dupuis, autore di un’opera intitolata Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso). Ha ovviamente affermato in modo massiccio (nel documento Dominus Jesus, ma anche in altri) la centralità e il primato della Chiesa cattolica romana (criticando persino l’espressione «chiese sorelle»: ma se non sono sorelle, che cosa sono?): solo la Chiesa di Roma possiede la pienezza della verità e dei mezzi di salvezza. E’ inutile dire che le conseguenze di questa convinzione sul piano ecumenico non sono rassicuranti. Nei confronti della modernità Ratzinger sembra coltivare un rapporto critico di giudizio più che di dialogo. E il suo giudizio sembra un po’ schematico, sommario, persino un po’ arcaico: la modernità di cui parla sembra essere, qualche volta, più quella di ieri che quella di oggi.
Joseph Ratzinger è tedesco. Come protestanti, possiamo sperare che egli conosca il protestantesimo meglio dei suoi predecessori, che lo conoscevano solo (e male) per sentito dire. Certamente, Ratzinger lo conosce meglio, anche se sappiamo bene che non basta conoscere per capire.
Joseph Ratzinger papa sarà diverso dal prefetto dell’ex-Sant’Uffizio? Noi speriamo che lo sia, almeno in parte. Le nuove responsabilità che ora incombono su di lui potranno mettere in luce doni e qualità rimaste sin qui latenti, semplicemente perché non hanno avuto occasione di manifestarsi. Se è improbabile che il nuovo papa cambi il papato, potrebbe darsi che il papato cambi il nuovo papa. Abbiamo comunque una piccola preghiera da rivolgere a Benedetto XVI: che introduca (se ritiene anche lui che sia opportuno farlo) un po’ di misura, di sobrietà e di moderazione in quella particolare forma di religiosità cattolica che riguarda, appunto, la figura del papa. Non pretendiamo certo che in Vaticano ci si ricordi che ‘Santo Padre’ (o ‘Padre Santo’) è esattamente il nome con il quale Gesù di Nazareth si rivolgeva in esclusiva a Dio (Giovanni 17,11): la comunità di Gesù dovrebbe – crediamo – seguire il suo Maestro anche su questo punto, che non ci sembra, francamente, un dettaglio. Ma sarebbe già molto se si riuscisse ancora ad arginare quel ‘culto della personalità’, che è stato una tipica e tragica malattia politica del Novecento (con le conseguenze nefaste che conosciamo), e che ora sembra dilagare anche in campo religioso, investendo in particolare il vescovo di Roma. C’è una misura, oltrepassata la quale, l’entusiasmo diventa venerazione, e la venerazione diventa culto. Occorre vigilare perché così non sia.
(Chi desidera ricevere il dossier sull’incontro avvenuto tra il teologo valdese Paolo Ricca e il cardinale Joseph Ratzinger il 29 gennaio 1993, presso la Facoltà valdese di teologia, dal titolo “Ecumenismo: crisi o svolta? Dialogo tra Joseph Ratzinger e Paolo Ricca”, può richiederlo alla redazione di Nev tel.064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: nev@fcei.it )
Benedetto XVI/1: le aspettative degli evangelici italiani sul nuovo papa
A pochi minuti dall’elezione del nuovo papa, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), prof. Gianni Long, ha rilasciato la seguente dichiarazione.
“Tra gli evangelici italiani l’elezione di Benedetto XVI suscita importanti aspettative. Ci auguriamo che egli voglia proseguire nello spirito conciliare della promozione del dialogo ecumenico affrontando alcuni nodi che ancora restano irrisolti: la divisione al tavolo della Cena del Signore, ad esempio, che tanta sofferenza produce all’interno delle famiglie interconfessionali e di quei cristiani che vivono una profonda vocazione ecumenica. D’altra parte ci auguriamo che il nuovo papa voglia proseguire nell’impegno che fu di Giovanni Paolo II per il dialogo tra le comunità di fede e la comune testimonianza per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato.
Su questi temi, come evangelici italiani e come membri di chiese che hanno sottoscritto la Carta Ecumenica di Strasburgo, rinnoviamo il nostro impegno e confidiamo di poterlo condividere sempre più intensamente con la Chiesa cattolica.
Del cardinale Ratzinger noi evangelici ricordiamo un incontro presso la Facoltà valdese di teologia svoltosi nel gennaio del 1993. In quella occasione, proprio parlando del papa affermò che l’ecumenismo è ‘innanzitutto un atteggiamento fondamentale, un modo di vivere il cristianesimo’. Al nuovo papa, quindi, il compito di dare corpo e anima a queste parole che egli stesso pronunciò rivolgendosi a noi evangelici italiani.”
Benedetto XVI/2: dichiarazioni dei segretari generali di Kek e Cec
Il pastore Keith Clements, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (Kek), ha dichiarato che la Kek si unisce alle preghiere affinché il Signore conceda forza e sapienza al nuovo pontefice, “un uomo dotato di forte personalità e abilità intellettuale”, che dovrà “guidare la Chiesa cattolica in un futuro che pone molte sfide all’interno di tale chiesa, nelle relazioni con le altre chiese cristiane e nel mondo intero. Come cardinale Ratzinger, il nuovo papa è da tempo conosciuto nel mondo ecumenico, in Europa e non solo, come un forte portavoce della concezione tradizionale della Chiesa cattolica romana”. Ricordando che “non c’è alternativa al dialogo”, come affermato nella Carta Ecumenica delle chiese europee, Clements prosegue: “Cerchiamo uno stadio ulteriore del cammino ecumenico e nei giorni a venire accoglieremo con favore ogni segnale e ogni assicurazione da parte della Chiesa cattolica che possiamo camminare insieme su quella strada”.
Il pastore Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha inviato una lettera al nuovo pontefice, nella quale descrive Benedetto XVI come un uomo “conosciuto per la sua integrità teologica e lealtà ecclesiale, per la sua semplicità evangelica e sensibilità pastorale”. Ricordando che questa elezione al seggio pontificio coincide con il quarantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, “il grande inizio del cammino ecumenico moderno all’interno della Chiesa cattolica romana”, Kobia continua con queste parole: “Preghiamo il nostro comune Signore Gesù Cristo, perché il suo pontificato sia guidato dalla visione ecclesiologica del Concilio Vaticano II, una visione aperta a tutti i valori ecclesiali presenti tra i cristiani di tradizioni diverse, una visione che ha spinto, incoraggiato e rafforzato l’impegno dei fedeli cattolici nel cammino dell’incontro con le sorelle e i fratelli in Cristo e dell’esperienza della vera, anche se imperfetta, comunione con loro”.
Benedetto XVI/3: dichiarazioni dei protestanti nel mondo
Il pastore Setri Nyomi, segretario generale dell’Alleanza riformata mondiale (Arm), ha inviato al neo-eletto papa Benedetto XVI una lettera di congratulazioni in cui ricorda i dialoghi teologici avvenuti tra l’Arm e la Chiesa cattolica romana negli ultimi 35 anni, e fa appello ad un rinnovamento dell’incontro ecumenico: “Speriamo che nei prossimi anni la Chiesa cattolica romana, sotto la sua guida, e le chiese riformate possano cogliere i frutti spirituali di questo dialogo dedicato anche alla riconciliazione della memoria”. L’Arm invierà due suoi rappresentanti all’insediamento del nuovo papa.
Una dichiarazione congiunta di Mark Hanson e Ishmael Noko, rispettivamente presidente e segretario generale della Federazione luterana mondiale (Flm), ha invitato i cristiani a unirsi nel pregare Dio perché benedica e guidi il nuovo papa, “poiché un pesante mantello di responsabilità si posa adesso sulle sue spalle”. La dichiarazione continua ricordando che “la storia ha mostrato in molti modi l’impatto del pontefice romano sugli eventi che riguardano sia la chiesa sia la società. Al giorno d’oggi troviamo urgenti soprattutto i processi di riconciliazione delle divisioni religiose, etniche ed economiche”. Su questi temi – affermano Hanson e Noko – le chiese sono chiamate ad affrontare la sfida comune di annunciare la grazia del Signore.
L’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, capo della chiesa anglicana, ha ricordato che Joseph Ratzinger “è un teologo di grande rilievo, che ha scritto riflessioni profonde sulla natura di Dio e della Chiesa. La sua scelta del nome Benedetto fa pensare che egli voglia legare la propria visione della Chiesa allo spirito monastico di servizio e contemplazione”.
Il vescovo luterano Wolfgang Huber, capo della Chiesa evangelica tedesca (Ekd), spera che l’ecumenismo possa essere portato avanti con questo nuovo papa, in particolare riguardo alla questione dell’ospitalità eucaristica, mentre il vescovo luterano di Friburgo, Ulrich Fischer, ha ammesso di non essere molto contento della nomina del nuovo papa, perché Ratzinger, quale capo della Congregazione per la dottrina della fede, “non ha dato nessuna opportunità al pensiero ecumenico”.
Tra i battisti statunitensi, il nuovo papa è stato salutato con un atteggiamento misto di apprezzamento, per le posizioni etiche conservatrici, e di preoccupazione, per la chiusura verso il dialogo ecumenico. “Mentre apprezziamo la posizione morale del papato sulla vita e sul matrimonio – ha dichiarato Daniel Akin, presidente del Seminario teologico battista del sud-est, – sosteniamo con fermezza che il nostro sommo pastore è Gesù Cristo, attraverso il quale abbiamo diretto accesso al Dio vero e vivente”. James Leo Garrett, professore emerito del Seminario teologico battista del sud-ovest, si è così espresso: “Gli evangelici possono essere inclini a celebrare l’ortodossia di Ratzinger sulla trinità, la cristologia e l’impossibilità di salvezza al di fuori di Cristo, ma devono ricordare il ruolo di Ratzinger nella ‘Dominus Jesus’ del 2000, nella quale sosteneva che le chiese protestanti ed evangeliche ‘non sono chiese in senso proprio’.
Justee
00lunedì 16 gennaio 2006 12:58
Avventisti del settimo giorno
Con circa cinque milioni di fedeli in tutto il mondo, gli avventisti del settimo giorno rappresentano il ramo principale dell'Avventismo, ossia di quei movimenti religiosi che credono che ci sono due avventi di Cristo e che la sua seconda venuta è imminente. La dottrina è riassunta nelle 36 tesi pubblicate nel 1957. Le prime 19 sono presentate come comuni a tutti i cristiani e si riferiscono alla Trinità, alla divinità di Gesù, al peccato originale e alla redenzione. Il secondo gruppo, di 12 tesi, comprende dottrine condivise con i protestanti, come il battesimo per immersione, il sabatismo, il pagamento della decima, la proibizione di alcol e tabacco. Le ultime cinque tesi sono quelle che definiscono la specificità degli avventisti del settimo giorno. In base a un calcolo numerologico si afferma che il 22 ottobre del 1844 Cristo è asceso alla parte superiore del santuario celeste, e che da quel giorno è iniziato un "giudizio investigativo", la grande inchiesta in cielo sulla vita di tutti gli uomini della storia: un processo nel quale Cristo intercede per i peccatori pentiti davanti al Padre. Un'altra tesi importante segnala lo scontro fra il "suggello di Dio" e il "marchio della Bestia": il suggello è la santificazione del sabato e il marchio è la sua diabolica sostituzione con la domenica. La Bestia responsabile della modifica è la Chiesa di Roma. Facile capire come mai il dialogo tra avventisti e cattolici sia particolarmente difficile.
loris2004
00domenica 21 maggio 2006 12:32
Fratelli
Io che sono cristiano cattolico, considero gli avventisti miei fratelli in Gesù Cristo alla pari dei parrocchiani del mio paese. Ho conosciuto un'avventista molto aperta al dialogo ecumenico e questo prova che non sono una comunità chiusa. yhuj
Justee
00venerdì 29 dicembre 2006 09:47
Sta cambiando la posizione della Chiesa Avventista sul servizio militare?
Il numero di avventisti che svolgono il servizio militare continua a crescere nonostante la chiesa consigli ai membri di svolgere il servizio civile. In questa storia gli studiosi avventisti e i leader della chiesa si chiedono: gli avventisti hanno abbandonato la tradizionale posizione della chiesa contro le armi? Leggere la storia completa qui (in inglese):


news.adventist.org/data/2006/08/1158929606/index.html.en

presso
00giovedì 17 maggio 2007 19:38
Il Sabato.. degli avventisiti
«Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato» (Es 20:8-11).
«Tra i comandamenti del decalogo è uno dei più controversi, del quale attualmente è difficile comprendere la portata e l’applicazione: il sabato va sperimentato oltre che compreso. Possiamo domandarci: non è un atto formale l’interruzione delle normali attività umane? Quale vantaggio ne ha il Signore? La risposta è semplice: è l’uomo che ne può trarre il maggior beneficio.
Nella storia dell’umanità il giorno festivo ha attenuato la schiavitù dell’uomo e gli ha ricordato che esiste un “padrone” nel cielo, superiore a qualunque padrone terreno, che è dalla parte dei poveri e degli oppressi. E anche oggi il giorno festivo settimanale assolve una funzione importante. La nostra attenzione viene infatti continuamente sollecitata per proporci consumi, per imporci un attivismo frenetico, per insegnarci a divertirci spendendo. Tra questi stimoli rischiamo di dimenticare noi stessi. Il sabato biblico serve al credente per riscoprire se stesso e il suo rapporto con il Creatore.
Non dobbiamo concepire il tempo come radicalmente diviso fra sacro e profano: tutto il tempo può essere dedicato alla gloria di Dio, anche quello utilizzato lavorando. Ma il Signore ci conosce e sa che solo fissando dei limiti possiamo regolare la nostra vita secondo un progetto equilibrato. Ecco che, paradossalmente, un divieto, invece di rappresentare un limite per la libertà e la dignità dell’uomo, tende ad esaltarne tutte le potenzialità. Il sabato non va vissuto come facevano i farisei, come un insopportabile codice di divieti. Gesù ha rovesciato questa concezione: “... Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2:27).
Ma perché proprio il sabato e non la domenica o un altro giorno? La risposta è allo stesso tempo semplice e complessa. Il fatto che la domenica non abbia basi bibliche risulta evidente anche a una lettura superficiale del Nuovo Testamento. Perché allora proprio il sabato?
Nel racconto biblico il sabato risale direttamente alla settimana creativa, è il settimo giorno durante il quale Dio “si riposò” dando un esempio all’uomo, offrendo un dono non a un popolo ma all’intera umanità.
Gli avventisti credono che nessuna autorità terrena, neppure la chiesa, possa cambiare o eliminare un comandamento di Dio. Come sarebbero diversi, migliori, gli uomini se riuscissero un giorno su sette a ritrovare la propria dimensione più profonda, riscoprendo il loro Dio e Creatore!
La chiesa avventista invita tutti a fare questa esperienza che, se capita nel suo giusto valore, può arricchire enormemente la vita di ognuno» (V. Fantoni e R. Vacca).
In breve, il Creatore, dopo i sei giorni della creazione, si riposò il settimo giorno e istituì il sabato per tutti come memoriale della creazione. Il quarto comandamento dell’immutabile legge di Dio richiede l’osservanza di questo settimo giorno, il sabato, come giorno di riposo, di culto e di servizio in armonia con l’insegnamento e l’esempio di Gesù, Signore del sabato. Il sabato è un giorno di comunione con Dio e con il prossimo. Esso è un simbolo della nostra redenzione in Cristo, un segno della nostra santificazione, un’espressione della nostra fedeltà, un’anticipazione del nostro futuro eterno nel regno di Dio. Il sabato è il segno perpetuo scelto da Dio per rappresentare il suo patto eterno con il suo popolo. La lieta osservanza di questo tempo sacro, da tramonto a tramonto, è una celebrazione dell’opera creatrice e redentrice di Dio (cfr. Gn 2:1-3; Es 20 :8-11; Lc 4:16; Is 56:5,6; 58:13,14; Mt 12:1-12; Es 31:13-17; Ez 20:12,20; Dt 5:12-15; Eb 4:1-11; Lv 23:32; Mc 1:32).
presso
00giovedì 25 ottobre 2007 20:42
L’ipnosi è un trattamento escluso dalle istituzioni
sanitarie avventiste
Nav/Ann
I dirigenti della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno,
una denominazione Protestante mondiale, durante una sessione
amministrativa presso la loro sede centrale, il 16 ottobre
scorso, hanno deciso che le istituzioni sanitarie della
Chiesa Avventista, continueranno a ricorrere a quelle
terapie mediche, supportate da prove empiriche, che non sono
in contrasto con la Bibbia e gli scritti della pioniera
della chiesa Ellen G. White.
I 300 delegati hanno votato di integrare il documento guida
del dipartimento Ministeri della Salute della Chiesa
avventista mondiale, con un elenco di trattamenti e terapie
ufficialmente
“scoraggiate” dalla Chiesa avventista – fra questi l’ipnosi,
la magneto terapia, e i rimedi fitoterapici non testati e
l’uso del pendolo.
Il dott. Peter Landless, vice direttore dei Ministeri della
Salute della Chiesa avventista mondiale, nel aggiornare le
linee guida, ha sottolineato il “ritorno” alla temperanza e
al vivere sano.
Prima del voto finale, molti delegati hanno chiesto
spiegazioni sui cambiamenti apportati.
Un delegato ha fatto notare che i principi curativi
avventisti sono fondamentalmente basati sulla medicina
occidentale e hanno la tendenza a sottovalutare il valore di
medicine tradizionali, spesso più seguite e apprezzata nelle
regioni asiatiche.
Il dott. Allan Handysides, direttore del dipartimento
Ministeri della Salute della Chiesa avventista mondiale, ha
detto “noi non stiamo scegliendo la medicina occidentale, le
medicine orientali o anche le medicine alternative. Noi
vogliamo soltanto sottolineare che le cure seguite dalla
chiesa devono essere giustificate da chiare prove .
Egli ha proseguito dicendo che in linea di massima i
regolamenti del Dipartimento dei Ministeri della Salute sono
pensati per aiutare le istituzioni mediche avventiste a
studiare i loro protocolli di trattamento terapeutico, che
devono includere solo cure e terapie “razionali”. Ha anche
aggiunto che certi trattamenti, che potrebbero essere
considerati come “irrazionali”, bel lungi dall’essere
nefasti, se risultato di aiuto e senza effetti secondari
deleteri, potrebbero essere accettati per un uso privato.
Circa le terapie fitoterapiche, il dott. Handyside ha
ribadito che potranno essere introdotte nelle istituzioni
mediche nelle pratica medica nella misura in cui si sarà in
grado di dimostrarne l’efficacia..
Thomas Zirkle, vice direttore del dipartimento della Salute
ha aggiunto: “Nessuno può dire che l’erboristeria non ha
nessuna efficacia, il problema è che non possiamo separare i
risultati positivi da quelli negativi”. Siccome
l’erboristeria oggi ha numerosi partigiani, i medici oggi
nel prescrivere delle medicine chiedono ai pazienti se
seguono altre cure che potrebbero interferire con alcune
medicine quali anticoagulanti e altri medicinali.
Il dott. Lendless ha tenuto a sottolineare l’attenzione che
deve essere tenuta verso le cure con le erbe, ma non
dobbiamo chiudere gli occhi alle nuove ricerche
scientifiche. Nel 2004 l’Organizzazione Mondiale della
Sanità ha pubblicato dei risultati che sottolineano
l’importanza dell’uso di cure a base di erbe, soprattutto in
quelle regioni del mondo con difficoltà economiche.
Rispondendo a un delegato della regione Sud Pacifico, Martin
W. Feldbush, direttore dei Cappellani, ha detto che la lista
pubblicata è utile agli amministratori e dottori degli
ospedali avventisti per organizzare corretti programmi di
cura nelle nostre istituzioni mediche.

anche gli avventisit hanno molte cose su cui stare attenti
benimussoo
00venerdì 7 marzo 2008 22:26
Un sondaggio dimostra che gli avventisti rimangono avventisti
Notizie Avventiste
Circa il 60% degli americani cresciuti in una “famiglia avventista” rimane anche da adulto in quella famiglia, questo ciò che emerge da un inchiesta pubblicata il 25 febbraio scorso.
Basandosi sulle trentacinquemila interviste fatte a cittadini americani dai 18 anni in su il panorama religioso degli americani, redatto dal Pew Forum on Religion & Public Life, ha rivelato che l’appartenenza a un gruppo religioso negli Stati Uniti è “molto diversa ed estremamente fluida”. Tuttavia, “tutte le denominazioni protestanti perdono un considerevole numero di aderenti che si erano avvicinati nell’età infantile”.
L’indagine ha rilevato che una “famiglia confessionale” è costituita da un insieme di denominazioni e congregazioni strettamente affini a un’origine storica comune. La “famiglia avventista”, nella lista citata dal Pew Forum on Religion & Public Life, comprende altre chiese che sono nate dal movimento millerita. Gli avventisti del settimo giorno formano la maggioranza di questo gruppo; il milione di membri degli Stati Uniti sorpassa largamente il totale dei membri di questo gruppo.
Contemporaneamente la percentuale di quelli che si dichiarano non appartenere a nessun gruppo o tradizione religiosa è salita al 16,1 % degli americani, un aumento dell’8,8% secondo l’inchiesta. “Un considerevole numero di quelli che sono cresciuti in tutte le religioni — cattolici, protestanti ed ebrei — attualmente non appartengono a nessuna religione, secondo l’inchiesta di Pew. La cifra delle persone non “appartenenti ad una chiesa” è quasi uguale al 18,1% degli americani che si dichiarano appartenenti a chiese protestanti.
L’indagine ha inoltre evidenziato che il gruppo che ha registrato di gran lunga la più alta perdita è la Chiesa cattolica. Più del 31,4% degli adulti hanno dichiarato di essere cresciuti nel cattolicesimo. Oggi tuttavia, solo il 23,9% degli adulti si identifica con il cattolicesimo che registra una perdita netta del 7,5%.
La Pew Forum on Religion & Public Life, organizzazione senza scopo di lucro, cerca di promuovere una più ampia comprensione fra religione e affari pubblici (per maggiori informazioni visita il sito www.pewforum.org).
Secondo le ultime notizie pubblicate da questo gruppo, l’indagine rivela che un movimento costante caratterizza la piazza del mercato religioso americano, dal momento che ogni gruppo religioso manifesta contemporaneamente un guadagno e una perdita di membri. Quelle denominazioni che crescono registrano lo stesso ritmo nelle perdite. Quei gruppi che invece diminuiscono in seguito a un cambio di religione non attraggono un numero identico di membri che hanno abbandonato il loro gruppo.
“L’educazione scolastica avventista – ritenuto uno dei più importanti sistemi di educazione al mondo — esercita un ruolo importante sulla fede nei giovani” afferma Debra Brill, vice presidente dei Ministeri della Chiesa avventista per la regione del Nord America.
Brill aggiunge: “Gli avventisti conservano una priorità storica sulla qualità di formazione religiosa dei bambini che va dalla nascita fino ai livelli più alti di educazione. Questa tradizione favorisce una cultura che impegna genitori e figli in una appartenenza duratura alla dottrina avventista”.
Monte Sahlin, ricercatore e specialista della crescita della chiesa nella Federazione dell’Ohio, scopre notizie positive nello studio di Pew e afferma che “gli avventisti formano lo 0,4% della popolazione (studio dell’American Religious Identification Survey del 2001) e nel corso degli ultimi sette anni la Chiesa avventista negli Stati Uniti è cresciuta di un terzo. Tuttavia, aggiunge, la brutta notizia è legata al problema delle perdite. Infatti la ricerca dell’ARIS del 2001 provava che il 73% di quelli che erano cresciuti nella chiesa erano rimasti nella chiesa, ma oggi la percentuale è scesa al 60%. La tendenza della nuova generazione di avventisti a non rimanere nella loro denominazione è in aumento”.
Che fare? Sahlin ha detto: “La cosa più importante che possiamo imparare da questa inchiesta è la trasformazione che il panorama religioso presenta ma dobbiamo lo stesso portare avanti la missione che Dio ci ha affidata. I segmenti in rapida crescita sono formati da atei e da chi non apparteneva ad altre denominazioni religiose. Si fa poca evangelizzazione per contattare i non credenti o persone non legate a formazioni appartenenti al protestantesimo. Dobbiamo riflettere seriamente sulla nostra missione e smettere di seguire sempre le stesse proposte”.

Cristianalibera
00mercoledì 15 settembre 2010 17:58
Ma gli avventisti qui in Italia fanno proselitismo?
Se sì, con quale metodo??
Cristianalibera
00mercoledì 15 settembre 2010 18:01
Re:
Justee, 16/01/2006 12.58:



Il secondo gruppo, di 12 tesi, comprende dottrine condivise con i protestanti, come il battesimo per immersione, il sabatismo, il pagamento della decima, la proibizione di alcol e tabacco. Le ultime cinque tesi sono quelle che definiscono la specificità degli avventisti del settimo giorno.



Quale chiesa protestante condivide queste dottrine?? [SM=g28004]


Cristianalibera
00giovedì 16 settembre 2010 09:04
Cristianalibera
00giovedì 16 settembre 2010 10:57
Cristianalibera
00giovedì 16 settembre 2010 10:58
Cristianalibera
00giovedì 16 settembre 2010 11:30
Re: Re:
Cristianalibera, 15/09/2010 18.01:



Quale chiesa protestante condivide queste dottrine?? [SM=g28004]





Ne conosci qualcuna?
Io personalmente so che solo un gruppo scismatico dei studenti biblici crede nell'osservanza del sabato, i cosiddetti liberi studenti biblici, ma altri non ne conosco, idem riguarda la proibizione di alcol e l'obbligo della decima.
Se tu ne sei a conoscenza ti sarei grata se li potessi elencare. [SM=g28004]

saluti cari
Veronika


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