Costituzione e Religione

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Justee
00venerdì 1 ottobre 2004 16:54
La Costituzione della Repubblica Italiana
PRINCIPI FONDAMENTALI

Art. 7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 8
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

[Modificato da Justeee 05/04/2007 14.25]

Justee
00domenica 23 ottobre 2005 21:15
Stasera , a cena si parlava di politica e la questione fondamentale che ne è sorta dalla discussione è
Secondo VOI lo Spirito Santo può lavorare sui politici , o se volte meglio ancora , Dio può guidare i Politici , qualsiasi nazione essi siano ??? [SM=g28004]
Grazie
Justee
00martedì 25 ottobre 2005 12:47
Re:

Scritto da: Justee 23/10/2005 21.15
Stasera , a cena si parlava di politica e la questione fondamentale che ne è sorta dalla discussione è
Secondo VOI lo Spirito Santo può lavorare sui politici , o se volte meglio ancora , Dio può guidare i Politici , qualsiasi nazione essi siano ??? [SM=g28004]
Grazie



Proposizione 46

Coerenza eucaristica di politici e legislatori cattolici

I politici e legislatori cattolici devono sentirsi particolarmente interpellati nella loro coscienza, rettamente formata, sulla grave responsabilità sociale di presentare e sostenere leggi inique. Non c’è coerenza eucaristica quando si promuovono leggi che vanno contro il bene integrale dell’uomo, contro la giustizia e il diritto naturale. Non si può separare l’opzione privata e quella pubblica, mettendosi in contrasto con la legge di Dio e l’insegnamento della Chiesa, e questo deve essere considerato anche di fronte alla realtà eucaristica (cf. 1Cor 11, 27-29).
Nell’applicare questo orientamento i Vescovi esercitino le virtù della fortezza e della prudenza tenendo conto delle situazioni locali concrete.

Ma te pensa ho anticipato i tempi , sfogliando tra i messaggi di Benedetto XVI trovo proprio a fagiuolo nel sinodo appena concluso quanto sopra ... [SM=g27993]
Chi.dove.quando
00martedì 8 novembre 2005 09:07
Re: Re: Re:

Scritto da: Justee 08/11/2005 8.43

A prima vista avevo letto "Poltiglia e religione" ed ho detto:
questa volta abbiamo azzeccato...ed invece...delusione! [SM=g27987]




Ciao carissimo



Ciao Chi , ho sbagliato a scrivere , però la dicitura e il post sono molto di moda




La mia era una battuta che dava anche senso vero a quanto succede fra politica e religione, un connubio che da sempre e dappertutto ha dominato la gente e le coscienze.

La politica strizza spesso e volentieri l'occhio alla religione e la religione, dal sul cantuccio, è sempre pronta al sodalizio.
Il politico bravo non è colui che intende fare gli interessi del popolo, ma quello che riesce a piegarsi ai voleri della religione. Ultimamente c'è la corsa alla compiacenza.
Sicuramente l'ingerenza religiosa è un forte ostacolo al progresso ed alla libertà comune. E' una brutta ipoteca di cui non è facile sbarazzarsi, almeno al presente.

Tanti cari saluti
Chidoqua
Chi.dove.quando
00martedì 8 novembre 2005 09:27
Re: Re:
Scritto da: Justee 25/10/2005 12.47
---------------------------


> Non c’è coerenza eucaristica
> quando si promuovono leggi che vanno contro il
> bene integrale dell’uomo, contro la giustizia e
> il diritto naturale.

E chi determina quando le leggi vanno contro la giustizia ed il diritto naturale?



Non si può separare l’opzione
> privata e quella pubblica, mettendosi in contrasto
> con la legge di Dio e l’insegnamento della Chiesa,
> e questo deve essere considerato anche di fronte
> alla realtà eucaristica (cf. 1Cor 11, 27-29).


Allora la Chiesa dica chiaramente che vuole assolvere qui il ruolo che nell'Islam assolve il potere religioso.
Questi vogliono reintrodurre, amici, la teocrazia, come se non fossero bastati secoli di oscurantismo a farci capire di che pasta e di cosa è capace la religione con le sue leggi divine e con i suoi insegnamenti.


> Nell’applicare questo orientamento i Vescovi ese
> rcitino le virtù della fortezza e della prudenza
> tenendo conto delle situazioni locali concrete.


Mi piacerebbe sapere in che cosa consistono le "virtù della fortezza e della prudenza"...sono però da immaginarsi.

Sappiamo i modelli a cui potrebbero ispirarsi...vedi il vecchio stratega cardinale Richelieu...non gli mancano oggi eredi degni.
Con lui furono promosse l'esplorazione e la colonizzazione francese in Canada e nelle Indie.
Ora c'è da colonizzare l'Italia.


Ciao Rino

Chidoqua




Squarepusher
00mercoledì 16 novembre 2005 18:05
"Non c’è coerenza eucaristica quando si promuovono leggi che vanno contro il bene integrale dell’uomo, contro la giustizia e il diritto naturale."

Eh, salve. Non ci vedevamo da un pò di tempo.
Ma affondiamo subito le mani in questo prelibato argomento.
Prima di tutto, teniamo presente che il discordante binomio Dottrina Cattolica/Gestione Del Potere da vita ad un interessante caciara retorica: spero che questa discussione vada avanti solo su basi fattuali, perché quelle (appunto) dottrinali sono nobili negli intenti ma disattese nella pratica.

Posso citare le recenti norme sull'ICI (che esentano la chiesa dal pagarla) come esempio. Queste riforme infatti sono in palese contraddizione con la citazione che fa da cappello a questo post.

E' evidente quindi che l'attuale maggioranza deve per forza essere Eretica se disattende così gravemente il comune sentimento della Chiesa.

Ed ancora peggio: leggevo proprio ieri sul giornale che il Papa dichiarava con forza che la Chiesa non deve interferire nello stato laico (sottotitolo: "Ruini attacca la RU486 ed i Pacs").
Come vediamo non sono solo i partiti, ma è lo stesso Ruini a contraddire lo stesso Papa, praticamente in simultanea.

E, a proposito di personaggi eretici che rinnegano apertamente la guida morale del papa, possiamo notare come l'UDC (che dovrebbe dar voce politica al Cattolicesimo) comprende 10 parlamentari condannati per mafia, in barba al famigerato appello di Papa GPII. Ma non è una questione di mele marce. Ricordiamo come uno dei vertici dello stato e dell'UDC (il Divorziato Casini) abbia sentito la necessità di comunicare la sua stima a Dell'Utri due giorni prima che venisse (molto prevedibilmente) condannato anch'esso per mafia.

Non cito altre vicende dell'attuale maggioranza per misericordia.

Per quanto riguarda l'opposizione, lo stesso Ruini (pochi mesi prima di Tangentopoli) aveva diffuso un documento che condannava la corruzione. E buona parte della sinistra cattolica ha ricevuto una montagna di avvisi di garanzia e processi. La restante parte non espressamente cattolica della destra e della sinistra non è da giudicarsi inerente ai rapporti "chiesa/politica" quindi non ne faccio menzione.
Prima dell'UDC esisteva la DC, che aveva le stesse funzioni. Oltre ad aver avuto personaggi organicamente immessi nella mafia (Lima, Ciancimino, fratelli Salvo etc), recentemente abbiamo notato come lo stesso Andreotti è stato riconosciuto colpevole (ma prescritto) di associazione mafiosa fino agli anni '80.

Quindi l'attuale maggioranza, l'opposizione, alcuni cardinali ed il partito cattolico per eccellenza se ne sbattono della dottrina cattolica (espressa per voce del pontefice). Possiamo notare come ci sia una sorta di cospirazione anticristiana in atto, no?

Se vogliamo indagare a fondo (parliamo dell'75-'82), noteremo anche come il famigerato banchiere Calvi riciclava i soldi della mafia per darli al Papa, in modo che potesse finanziare Solidarnosc in funzione anticomunista. Non entro in merito alla questione, anche perché il Papa aveva tutte le ragioni per opporsi alle dittature sovietiche, ma salta all'occhio come lo stesso Papa contraddica le sue stesse parole e la sua stessa dottrina, sfruttando i soldi della mafia.


Questo breve sommario è stato scritto per far capire che i rapporti tra politica e religione non esistono. Sopratutto perché la Chiesa non fa altro che contraddire la propria dottrina.
Ma la cosa che mi stupisce di più è il fatto che i fedeli cattolici (che, al contrario dei signori succitati, non sono corrotti ne mafiosi) non si coalizzino per spezzare una volta per tutte questo orrendo giro criminale che sfrutta la loro fede per fare i soldoni (e mi riferisco al mondo della politica, non certo al Papa). Vi viene dato un biscottino per rendervi felici (magari una leggina sulla procreazione assistita), mentre vi arriva da dietro una manganellata sulla testa (corruzione e mafia).
Insomma, lottate per quello in cui credete, nella Coerenza Eucaristica di cui si parlava in principio.
peraskov
00giovedì 17 novembre 2005 08:31

Ma la cosa che mi stupisce di più è il fatto che i fedeli cattolici (che, al contrario dei signori succitati, non sono corrotti ne mafiosi) non si coalizzino per spezzare una volta per tutte questo orrendo giro criminale che sfrutta la loro fede per fare i soldoni (e mi riferisco al mondo della politica, non certo al Papa). Vi viene dato un biscottino per rendervi felici (magari una leggina sulla procreazione assistita), mentre vi arriva da dietro una manganellata sulla testa (corruzione e mafia).
Insomma, lottate per quello in cui credete, nella Coerenza Eucaristica di cui si parlava in principio.



Meno male, un altro che si sente in dovere di venirci a dire cosa dobbiamo fare. Se ne sentiva giusto la mancanza.
Di che cosa dovremmo temere con tutti queste brave persone che si preoccupano per noi?
Magari se potessi entrare un pò più nello specifico, te ne sarei grato...

[Modificato da peraskov 17/11/2005 10.04]

Squarepusher
00giovedì 17 novembre 2005 13:36
Beh, scusa. [SM=g27987]
Credevo che tutte queste collusioni tra funzionari pubblici cattolici e mafiosi fosse un problema grave sopratutto per voi, ma a quanto pare era solo una mia impressione. Non volevo assolutamente "venirvi a dire cosa dovete fare", figuriamoci.

Forse, il problema principale dei rapporti tra Stato e Chiesa è il traffico all'ora di punta (Johnny Stecchino docet).
parliamonepino
00giovedì 17 novembre 2005 14:17
Re:

Scritto da: Justee 23/10/2005 21.15
Stasera , a cena si parlava di politica e la questione fondamentale che ne è sorta dalla discussione è
Secondo VOI lo Spirito Santo può lavorare sui politici , o se volte meglio ancora , Dio può guidare i Politici , qualsiasi nazione essi siano ??? [SM=g28004]
Grazie



La risposta sta in Apocalisse: 17:17!

Saluti
peraskov
00giovedì 17 novembre 2005 14:25

Credevo che tutte queste collusioni tra funzionari pubblici cattolici e mafiosi fosse un problema grave



Temo che le uniche collusioni di cui dovresti seriamente preoccuparti riguardino le cellule neuronali incontrollate; può darsi che nella marea di parole in libertà che hai presentato ci siano anche dei problemi reali, ma francamente non ho alcuna voglia di andare ad estrapolarli da quel marasma.

Con qualcun altro qui nel forum andrai certamente d’accordo…
Squarepusher
00giovedì 17 novembre 2005 17:15
"Dio infatti ha messo loro in cuore di realizzare il suo disegno e di accordarsi per affidare il loro regno alla bestia, finché si realizzino le parole di Dio."
-Apocalisse 17:17

Eh, Justee.
Sei unico.
Grazie sul serio, questa frase riassume fondamentalmente quello che intendevo spiegare attraverso una serie di fatti. Siccome il nostro amico Peraskov ha degli occhi sensibili e non riesce a leggere più di un paragrafo, proverò a riassumerli in una scaletta per una più facile lettura. E' ovvio che queste sono solo alcune pennellate e non un reportage completo della rappresenzanza politica cattolica.
Te lo spiego con un sillogismo.


TESI

1) Nel settembre del '91, il cardinale Ruini scrisse un documento chiamato "Educare Alla Legalità". Possiamo leggervi: «un insorgente neofeudalesimo in cui corporazioni e lobbies manovrano la vita pubblica» dove «si trova comoda la corruzione per ottenere ciò che altrimenti non si potrebbe avere», dove i partiti sono «condizionati sempre più dalla necessità di raccogliere il consenso ad ogni costo».

2) Il papa GPII arriva ad Agrigento nel '98 e tuona contro la Mafia, in ricordo delle stragi del '92.

3) Il papa Ratzinger tuona anch'esso perché la chiesa non interferisca nello stato.


ANTITESI

1) Esenzione ICI per le proprietà ecclesiastiche. Tutti i cittadini vivono nei rispettivi comuni e pagano la suddetta tassa. I comuni vengono finanziati anche tramite l'ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) per dare servizi ai cittadini. Se le gerarchie religiose non pagano l'ICI, i cittadini dovranno pagare di più o avere servizi più scadenti. La cosa paradossale è che tra i cittadini ci sono anche cattolici, che vengono così penalizzati.

2) Crimini dell'attuale maggioranza, che si dice cattolica. Ne puoi trovare un resoconto qui: www.100passi.it/Documenti/squadraEccellente.htm
Pur essendo in un sito comunista, questo articolo è stato redatto da Marco Travaglio e Peter Gomez, due giornalisti liberalconservatori (quindi cattolici e di destra), eredi del più noto Indro Montanelli.

3) Nello specifico, l'UDC (Unione dei Democratici Cristiani). Anch'essi si dicono cattolici e si vantano di rappresentare tale fede in parlamento. Tra questi troviamo:

Salvatore Cuffaro, presidente della regione Sicilia, indagato per rivelazione di segreti d'ufficio con favoreggiamento alla mafia.

Antonio Borzacchelli, ex deputato regionale, in carcere da febbraio, arrestato per concussione nell'ambito di un'indagine su mafia e politica.

David Costa, deputato regionale, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Arrestato ieri. Ebbe il sostegno elettorale delle cosche trapanesi in cambio di favori.

Nino D'Amico, ex consigliere provinciale di Palermo, indagato per turbativa d'asta a favore di un'impresa vicina a Provenzano.

Leonardo D'Arrigo, consigliere comunale a Palermo, indagato per favoreggiamento alla mafia.

Salvo Iacono, consigliere provinciale ad Agrigento, arrestato nell'inchiesta su mafia e appalti.

Rosario Incardona, consigliere comunale di Palma di Montichiaro, arrestato ad aprile per associazione a delinquere finalizzata all'estorsione.

Vincenzo Lo Giudice, ex deputato regionale, arrestato per mafia a marzo.

Carmelo Lo Monte, assessore regionale, indagato a Messina per associazione a delinquere e truffa.

Domenico Miceli, ex assessore a Palermo, arrestato a marzo per concorso in associazione mafiosa.


4) I crimini propri del Vaticano. Ne trovi un sommario qui: www.misteriditalia.it/segreti-vaticano/

5) Non entro in lunghe liste per non farti addormentare, ma anche i partiti "cattolici" all'opposizione hanno numerosi corrotti, collusi con la mafia, ex-piduisti ed amenità varie.
I partiti non cattolici, o non di derivazione democristiana, hanno le loro belle gatte (criminali) da pelare, ma sono generalmente poco collusi con la mafia e meno corrotti.
Due esempi pratici: la Lega e Rifondazione Comunista.


SINTESI

I cattolici italiani sono mal rappresentati politicamente.
Ma proprio male.
Da persone che violano costantemente gli stessi dettami della dottina cristiana.
Non esistono partiti cattolici liberalconservatori in Italia, e se ne sente la mancanza (in Francia ed Inghilterra ci sono, per esempio). Generalmente, per i partiti liberalconservatori, la "questione morale" è fondamentale e non si fanno dettar legge dal Vaticano, dando rappresentanza ai religiosi senza cadere succubi del potere ecclesiastico.

Tutto questo mi porta sostanzialmente a concordare con la frase apocalittica citata in precedenza.

[Modificato da Squarepusher 17/11/2005 17.24]

peraskov
00giovedì 17 novembre 2005 17:31
Caro Squarepusher,

tu stai solo dimostrando l’esattezza di ciò che stavo dicendo nei miei post precedenti: è difficile trovare tanta superficialità ed approssimazione tutti messi insieme.

Ad un post del genere si può rispondere nell’unico modo che un credente può fare: con esercizio di carità cristiana.

Già cominci con il dire che riesco a leggere solo un paragrafo per volta, ma dimostri che tu non riesci a fare neanche quello, poiché quoti Parliamonepino, ringraziando Justee.

Poi metti in un unico calderone incredibile tutto ed il contrario di tutto (nessun commento sui siti spazzatura che tanto piacciono ai qualunquisti come te), per cui, se anche ci fosse qualcosa di serio di cui parlare, e non mi vergognerei assolutamente a farlo, è obiettivamente impossibile.

Chi pensa di avere ragione a priori fa come te.

Credo di averti dedicato già molto più tempo di quanto la tua esternazione meriti.

Cordialità.
Squarepusher
00giovedì 17 novembre 2005 17:49
Che Marco Travaglio e Peter Gomez siano da considerare "spazzatura" è una follia. Non ho idea di chi abbia creato il sito che contiene quell'articolo e non è importante ai fini del discorso. Sono due tra i più importanti giornalisti d'Italia, allievi del più grande in assoluto.

Mi scuso per la sbagliata attribuzione del quote, ma non credo che abbia rilevanza all'interno del post. Sia esso di Justee, Martin Luther King oppure Ozzy Osbourne.

Per il resto, amici come prima.
Insomma, non sono qua per convincere nessuno e non me ne frega nulla. Ho elencato dei fatti tra loro scollegati che forniscono un quadro d'insieme: la mia finale interpretazione di essi è assolutamente irrilevante.

Resta il fatto che, al posto di rispondere ai singoli punti, mi dai implicitamente dell'idiota presuntoso ed esplicitamente del qualunquista. Alla faccia della carità.
Mi ricorderò di usare la tua stessa tecnica nei successivi interventi.
peraskov
00giovedì 17 novembre 2005 18:16

Resta il fatto che, al posto di rispondere ai singoli punti, mi dai implicitamente dell'idiota presuntoso ed esplicitamente del qualunquista. Alla faccia della carità.



Non mi risulta di averti definito, nè implicitamente nè esplicitamente idiota presuntuoso ed il qualunquismo è riferito esclusivamente al tuo modo di esporre.


parliamonepino
00giovedì 17 novembre 2005 18:51
Caro Squarepusher,

Cito Apocalisse 17:17 (versione Parola del Signore)
"E' stato Dio a mettere in mente ai dieci re di eseguire il suo progetto. Così agiranno di comune accordo e daranno il loro potere al mostro, fino a che non sia compiuto tutto ciò che Dio ha detto.".
E' Dio che controlla la storia per la realizzazione del suo progetto.

Ora, vorrei che mi spiegassi il collegamento, in modo meno articolato, sulla scrittura da me citata.

Forse vuoi esprimere altre cose.

Ti trovo frizzante nel modo di esprimerti e molto probabilmente vuoi dire qualcosa. Ma cosa, esattamente?

Saluti
Squarepusher
00giovedì 17 novembre 2005 18:57
"Dio infatti ha messo loro in cuore di realizzare il suo disegno e di accordarsi per affidare il loro regno alla bestia, finché si realizzino le parole di Dio."
-Apocalisse 17:17

Io ho trovato questa, probabilmente sbagliando. Credevo si riferisse ai politici.

Quello che voglio dire?
...
...
l'ho già ripetuto un paio di volte.
Per scoprire la risposta segreta all'indovinello, dai un occhiata ai miei precedenti post. Ti do un consiglio: c'entra la mafia ed i partiti cattolici. C'entra anche una dichiarazione del Papa che condanna pesantemente la mafia. E la relazione tra le parole del Papa ed una pratica abituale dei suddetti partiti.

Ma non vorrei sembrare qualunquista, ovvio.
Squarepusher
00giovedì 17 novembre 2005 19:41
Re:

Scritto da: parliamonepino 17/11/2005 19.13
Caro Squarepusher,

Questo è il tuo modo di vedere le cose e posso essere d'accordo.

1) Hai una spiegazione a tutto ciò?

2) Hai una soluzione a tutto questo?

3) Qual'è il tuo punto di vista?

Saluti



1) Beh, non ho le capacità per fare un seminario di antropologia in merito. In una precedente versione di questo post ho tentato di spiegare le influenze tra DC e mafia a partire dal '45, ma è una materia terribilmente complessa da trattare. Soprattutto in 30 righe. Quindi spero ti accontenterai di un generico "informati un pò su Salvo Lima, i fratelli Salvo, Vito Ciancimino e soci".
Se vuoi una spiegazione antropologica, googla "Familismo Amorale" e scoprirai un sacco di cose interessanti.

2) Basta non votare i partiti in cui ci sono condannati per associazione mafiosa.

[Modificato da Squarepusher 18/11/2005 0.31]

parliamonepino
00venerdì 18 novembre 2005 01:14

Squarepusher:
1) Beh, non ho le capacità per fare un seminario di antropologia in merito. In una precedente versione di questo post ho tentato di spiegare le influenze tra DC e mafia a partire dal '45, ma è una materia terribilmente complessa da trattare. Soprattutto in 30 righe. Quindi spero ti accontenterai di un generico "informati un pò su Salvo Lima, i fratelli Salvo, Vito Ciancimino e soci".
Se vuoi una spiegazione antropologica, googla "Familismo Amorale" e scoprirai un sacco di cose interessanti.

2) Basta non votare i partiti in cui ci sono condannati per associazione mafiosa.



Caro Squarepusher,

Mi dici queste cose perchè non mi conosci.

Ho 178 libri che parlano della storia degli ultimi 150 anni in Italia.
Ho fatto leggere le tue righe a due dei miei figli di 23 e 25 anni e mi hanno detto di "risparmiarti".

Inoltre vorrei farti notare che l'argomento di questa sezione non è generico. Parla di relazione tra politica e religione.
Non sei autorizzato a fare della propaganda politica, pensando di parlare con degli sprovveduti.
Sei invitato soltanto ad esprimere un tuo pensiero sull'argomento, citando un particolare, non invitando a leggere tutta la storia dal '45 ad oggi. Quella la conosciamo.
Sono andato a scuola ed ho avuto degli ottimi docenti!
Ciò non toglie che sei simpatico e in buona fede.

Saluti

[Modificato da parliamonepino 18/11/2005 1.16]

Squarepusher
00venerdì 18 novembre 2005 16:29
Mi fa piacere che tu conosca i fatti. Il generico "va e controlla" è stato scritto semplicemente per la mia incapacità di enunciare quei fatti senza fare ricorso ad una enorme mole di materiali (e conseguente post chilometrico).
Visto che sei già al corrente di queste problematiche (e presumibilmente molto più di me), benissimo!
Generalmente do per scontata l'ignoranza di questi temi perché ho gestito per un anno un forum sul crimine ed il 90% dei partecipanti non riusciva ad andare oltre il "politica=mafia" oppure "parli di mafia=comunista". E sai che fatica spiegare che entrambe le equazioni sono sbagliate.
Quindi lasciami essere positivamente colpito dalla tua competenza.

Non intendevo fare propaganda politica... non credo di aver espresso nessuna preferenza in tal senso. Più che altro la mia intenzione era quella di portare l'attenzione sugli innegabili rapporti tra partiti cattolici e cosche. La questione non è: "I partiti cattolici sono mafiosi", ma l'esatto contrario, cioè che tradizionalmente l'Onorata Società si infilta più facilmente in essi. Per cui ti ribalto la domanda, e ti chiedo: quali pensi siano le radici di questo fenomeno e quali pensi siano le soluzioni?
Sei vuoi, puoi usare come spunto il recente caso di David Costa.

[Modificato da Squarepusher 18/11/2005 16.36]

Squarepusher
00domenica 20 novembre 2005 11:39
Va beh, torniamo a temi meno scottanti, visto che il 3ad è caduto nel vuoto:

Stato Laico In Salsa Vaticana
"Ma Ruini invece entra nel merito, mi piace quell'articolo, mi preoccupa quell'altro, suggerirei questo, sconsiglierei quest'altro, e tutti a dirgli bravo.
Diciamo la verità: Ruini è un impiccione nel senso che si impiccia di cose che non lo riguardano. Che direste, ripeto, se Ciampi si comportasse allo stesso modo? E che direbbe Ruini se un ministro, un prefetto, un ambasciatore, insomma un pubblico funzionario del nostro Stato dichiarasse che la Conferenza episcopale è un organismo non democratico, non trasparente, che svolge male il suo lavoro? Credo che quel ministro, quel prefetto, quell'ambasciatore se la passerebbero molto male. La loro carriera ne soffrirebbe un bel po'. Perché noi siamo uno Stato laico in salsa vaticana. E anche questo è un dato di fatto."
-Eugenio Scalfari, da "La Repubblica"

www.repubblica.it/2005/k/sezioni/politica/berlupa/statolaico/statola...

[Modificato da Squarepusher 20/11/2005 12.06]

genyus67
00giovedì 15 dicembre 2005 18:58
ogni testa........
tgbvn saprà ritornare a Dio=amore,xciò Pino nn c'è bisogno delle minacce. ertreyt
mioooo
00domenica 12 febbraio 2006 19:14
Indicazioni
24 novembre 2002
La Nota è indirizzata ai Vescovi della Chiesa Cattolica e, in special modo, ai politici cattolici e a tutti i fedeli laici chiamati alla partecipazione della vita pubblica e politica nelle società democratiche.


NOTA DOTTRINALE
circa alcune questioni riguardanti
l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica

La Congregazione per la Dottrina della Fede, sentito anche il parere del Pontificio Consiglio per i Laici, ha ritenuto opportuno pubblicare la presente "Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica". La Nota è indirizzata ai Vescovi della Chiesa Cattolica e, in special modo, ai politici cattolici e a tutti i fedeli laici chiamati alla partecipazione della vita pubblica e politica nelle società democratiche.


I. Un insegnamento costante

1. L’impegno del cristiano nel mondo in duemila anni di storia si è espresso seguendo percorsi diversi. Uno è stato attuato nella partecipazione all’azione politica: i cristiani, affermava uno scrittore ecclesiastico dei primi secoli, «partecipano alla vita pubblica come cittadini».[1] La Chiesa venera tra i suoi Santi numerosi uomini e donne che hanno servito Dio mediante il loro generoso impegno nelle attività politiche e di governo. Tra di essi, S. Tommaso Moro, proclamato Patrono dei Governanti e dei Politici, seppe testimoniare fino al martirio la «dignità inalienabile della coscienza».[2] Pur sottoposto a varie forme di pressione psicologica, rifiutò ogni compromesso, e senza abbandonare «la costante fedeltà all’autorità e alle istituzioni legittime» che lo distinse, affermò con la sua vita e con la sua morte che «l’uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale»[3]

Le attuali società democratiche, nelle quali lodevolmente tutti sono resi partecipi della gestione della cosa pubblica in un clima di vera libertà,[4] richiedono nuove e più ampie forme di partecipazione alla vita pubblica da parte dei cittadini, cristiani e non cristiani. In effetti, tutti possono contribuire attraverso il voto all’elezione dei legislatori e dei governanti e, anche in altri modi, alla formazione degli orientamenti politici e delle scelte legislative che a loro avviso giovano maggiormente al bene comune.[5] La vita in un sistema politico democratico non potrebbe svolgersi proficuamente senza l’attivo, responsabile e generoso coinvolgimento da parte di tutti, «sia pure con diversità e complementarità di forme, livelli, compiti e responsabilità».[6]

Mediante l’adempimento dei comuni doveri civili, «guidati dalla coscienza cristiana»[7]] in conformità ai valori che con essa sono congruenti, i fedeli laici svolgono anche il compito loro proprio di animare cristianamente l’ordine temporale, rispettandone la natura e la legittima autonomia [8] e cooperando con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità.[9]Conseguenza di questo fondamentale insegnamento del Concilio Vaticano II è che «i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla "politica", ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune»,[10] che comprende la promozione e la difesa di beni, quali l’ordine pubblico e la pace, la libertà e l’uguaglianza, il rispetto della vita umana e dell’ambiente, la giustizia, la solidarietà, ecc.

La presente Nota non ha la pretesa di riproporre l’intero insegnamento della Chiesa in materia, riassunto peraltro nelle sue linee essenziali nel Catechismo della Chiesa Cattolica, ma intende soltanto richiamare alcuni principi propri della coscienza cristiana che ispirano l’impegno sociale e politico dei cattolici nelle società democratiche.[11]E ciò perché in questi ultimi tempi, spesso per l’incalzare degli eventi, sono emersi orientamenti ambigui e posizioni discutibili, che rendono opportuna la chiarificazione di aspetti e dimensioni importanti della tematica in questione.



II. Alcuni punti nodali nell’attuale dibattito culturale e politico

2. La società civile si trova oggi all’interno di un complesso processo culturale che mostra la fine di un’epoca e l’incertezza per la nuova che emerge all’orizzonte. Le grandi conquiste di cui si è spettatori provocano a verificare il positivo cammino che l’umanità ha compiuto nel progresso e nell’acquisizione di condizioni di vita più umane. La crescita di responsabilità nei confronti di Paesi ancora in via di sviluppo è certamente un segno di grande rilievo, che mostra la crescente sensibilità per il bene comune. Insieme a questo, comunque, non è possibile sottacere i gravi pericoli a cui alcune tendenze culturali vorrebbero orientare le legislazioni e, di conseguenza, i comportamenti delle future generazioni.

È oggi verificabile un certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico che sancisce la decadenza e la dissoluzione della ragione e dei principi della legge morale naturale. A seguito di questa tendenza non è inusuale, purtroppo, riscontrare in dichiarazioni pubbliche affermazioni in cui si sostiene che tale pluralismo etico è la condizione per la democrazia.[12]Avviene così che, da una parte, i cittadini rivendicano per le proprie scelte morali la più completa autonomia mentre, dall’altra, i legislatori ritengono di rispettare tale libertà di scelta formulando leggi che prescindono dai principi dell’etica naturale per rimettersi alla sola condiscendenza verso certi orientamenti culturali o morali transitori,[13]come se tutte le possibili concezioni della vita avessero uguale valore. Nel contempo, invocando ingannevolmente il valore della tolleranza, a una buona parte dei cittadini — e tra questi ai cattolici — si chiede di rinunciare a contribuire alla vita sociale e politica dei propri Paesi secondo la concezione della persona e del bene comune che loro ritengono umanamente vera e giusta, da attuare mediante i mezzi leciti che l’ordinamento giuridico democratico mette ugualmente a disposizione di tutti i membri della comunità politica. La storia del XX secolo basta a dimostrare che la ragione sta dalla parte di quei cittadini che ritengono del tutto falsa la tesi relativista secondo la quale non esiste una norma morale, radicata nella natura stessa dell’essere umano, al cui giudizio si deve sottoporre ogni concezione dell’uomo, del bene comune e dello Stato.

3. Questa concezione relativista del pluralismo nulla ha a che vedere con la legittima libertà dei cittadini cattolici di scegliere, tra le opinioni politiche compatibili con la fede e la legge morale naturale, quella che secondo il proprio criterio meglio si adegua alle esigenze del bene comune. La libertà politica non è né può essere fondata sull’idea relativista che tutte le concezioni sul bene dell’uomo hanno la stessa verità e lo stesso valore, ma sul fatto che le attività politiche mirano volta per volta alla realizzazione estremamente concreta del vero bene umano e sociale in un contesto storico, geografico, economico, tecnologico e culturale ben determinato. Dalla concretezza della realizzazione e dalla diversità delle circostanze scaturisce generalmente la pluralità di orientamenti e di soluzioni che debbono però essere moralmente accettabili. Non è compito della Chiesa formulare soluzioni concrete — e meno ancora soluzioni uniche — per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno, anche se è suo diritto e dovere pronunciare giudizi morali su realtà temporali quando ciò sia richiesto dalla fede o dalla legge morale.[14] Se il cristiano è tenuto ad «ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali»,[15] egli è ugualmente chiamato a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono "negoziabili".

Sul piano della militanza politica concreta, occorre notare che il carattere contingente di alcune scelte in materia sociale, il fatto che spesso siano moralmente possibili diverse strategie per realizzare o garantire uno stesso valore sostanziale di fondo, la possibilità di interpretare in maniera diversa alcuni principi basilari della teoria politica, nonché la complessità tecnica di buona parte dei problemi politici, spiegano il fatto che generalmente vi possa essere una pluralità di partiti all’interno dei quali i cattolici possono scegliere di militare per esercitare — particolarmente attraverso la rappresentanza parlamentare — il loro diritto-dovere nella costruzione della vita civile del loro Paese.[16] Questa ovvia constatazione non può essere confusa però con un indistinto pluralismo nella scelta dei principi morali e dei valori sostanziali a cui si fa riferimento. La legittima pluralità di opzioni temporali mantiene integra la matrice da cui proviene l’impegno dei cattolici nella politica e questa si richiama direttamente alla dottrina morale e sociale cristiana. È su questo insegnamento che i laici cattolici sono tenuti a confrontarsi sempre per poter avere certezza che la propria partecipazione alla vita politica sia segnata da una coerente responsabilità per le realtà temporali.

La Chiesa è consapevole che la via della democrazia se, da una parte, esprime al meglio la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche, dall’altra si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base una retta concezione della persona.[17] Su questo principio l’impegno dei cattolici non può cedere a compromesso alcuno, perché altrimenti verrebbero meno la testimonianza della fede cristiana nel mondo e la unità e coerenza interiori dei fedeli stessi. La struttura democratica su cui uno Stato moderno intende costruirsi sarebbe alquanto fragile se non ponesse come suo fondamento la centralità della persona. È il rispetto della persona, peraltro, a rendere possibile la partecipazione democratica. Come insegna il Concilio Vaticano II, la tutela «dei diritti della persona umana è condizione perché i cittadini, individualmente o in gruppo, possano partecipare attivamente alla vita e al governo della cosa pubblica».[18]

4. A partire da qui si estende la complessa rete di problematiche attuali che non hanno avuto confronti con le tematiche dei secoli passati. La conquista scientifica, infatti, ha permesso di raggiungere obiettivi che scuotono la coscienza e impongono di trovare soluzioni capaci di rispettare in maniera coerente e solida i principi etici. Si assiste invece a tentativi legislativi che, incuranti delle conseguenze che derivano per l’esistenza e l’avvenire dei popoli nella formazione della cultura e dei comportamenti sociali, intendono frantumare l’intangibilità della vita umana. I cattolici, in questo frangente, hanno il diritto e il dovere di intervenire per richiamare al senso più profondo della vita e alla responsabilità che tutti possiedono dinanzi ad essa. Giovanni Paolo II, continuando il costante insegnamento della Chiesa, ha più volte ribadito che quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il «preciso obbligo di opporsi» ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana. Per essi, come per ogni cattolico, vige l’impossibilità di partecipare a campagne di opinione in favore di simili leggi né ad alcuno è consentito dare ad esse il suo appoggio con il proprio voto.[19] Ciò non impedisce, come ha insegnato Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Evangelium vitae a proposito del caso in cui non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista già in vigore o messa al voto, che «un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica».[20]

In questo contesto, è necessario aggiungere che la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti. Poiché la fede costituisce come un’unità inscindibile, non è logico l’isolamento di uno solo dei suoi contenuti a scapito della totalità della dottrina cattolica. L’impegno politico per un aspetto isolato della dottrina sociale della Chiesa non è sufficiente ad esaurire la responsabilità per il bene comune. Né il cattolico può pensare di delegare ad altri l’impegno che gli proviene dal vangelo di Gesù Cristo perché la verità sull’uomo e sul mondo possa essere annunciata e raggiunta.

Quando l’azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno, allora l’impegno dei cattolici si fa più evidente e carico di responsabilità. Dinanzi a queste esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, infatti, i credenti devono sapere che è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona. E’ questo il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia (da non confondersi con la rinuncia all’accanimento terapeutico, la quale è, anche moralmente, legittima), che devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Allo stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e proteggere i diritti dell’embrione umano. Analogamente, devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale. Così pure la garanzia della libertà di educazione ai genitori per i propri figli è un diritto inalienabile, riconosciuto tra l’altro nelle Dichiarazioni internazionali dei diritti umani. Alla stessa stregua, si deve pensare alla tutela sociale dei minori e alla liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù (si pensi ad esempio, alla droga e allo sfruttamento della prostituzione). Non può essere esente da questo elenco il diritto alla libertà religiosa e lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà, secondo il quale «i diritti delle persone, delle famiglie e dei gruppi, e il loro esercizio devono essere riconosciuti».[21] Come non vedere, infine, in questa esemplificazione il grande tema della pace. Una visione irenica e ideologica tende, a volte, a secolarizzare il valore della pace mentre, in altri casi, si cede a un sommario giudizio etico dimenticando la complessità delle ragioni in questione. La pace è sempre «frutto della giustizia ed effetto della carità»;[22] esige il rifiuto radicale e assoluto della violenza e del terrorismo e richiede un impegno costante e vigile da parte di chi ha la responsabilità politica.



III. Principi della dottrina cattolica su laicità e pluralismo

5. Di fronte a queste problematiche, se è lecito pensare all’utilizzo di una pluralità di metodologie, che rispecchiano sensibilità e culture differenti, nessun fedele tuttavia può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società. Non si tratta di per sé di «valori confessionali», poiché tali esigenze etiche sono radicate nell’essere umano e appartengono alla legge morale naturale. Esse non esigono in chi le difende la professione di fede cristiana, anche se la dottrina della Chiesa le conferma e le tutela sempre e dovunque come servizio disinteressato alla verità sull’uomo e al bene comune delle società civili. D’altronde, non si può negare che la politica debba anche riferirsi a principi che sono dotati di valore assoluto proprio perché sono al servizio della dignità della persona e del vero progresso umano.

6. Il richiamo che spesso viene fatto in riferimento alla "laicità" che dovrebbe guidare l’impegno dei cattolici, richiede una chiarificazione non solo terminologica. La promozione secondo coscienza del bene comune della società politica nulla ha a che vedere con il "confessionalismo" o l’intolleranza religiosa. Per la dottrina morale cattolica la laicità intesa come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica - ma non da quella morale - è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civiltà che è stato raggiunto.[24] Giovanni Paolo II ha più volte messo in guardia contro i pericoli derivanti da qualsiasi confusione tra la sfera religiosa e la sfera politica. «Assai delicate sono le situazioni in cui una norma specificamente religiosa diventa, o tende a diventare, legge dello Stato, senza che si tenga in debito conto la distinzione tra le competenze della religione e quelle della società politica. Identificare la legge religiosa con quella civile può effettivamente soffocare la libertà religiosa e, persino, limitare o negare altri inalienabili diritti umani».[24] Tutti i fedeli sono ben consapevoli che gli atti specificamente religiosi (professione della fede, adempimento degli atti di culto e dei Sacramenti, dottrine teologiche, comunicazioni reciproche tra le autorità religiose e i fedeli, ecc.) restano fuori dalle competenze dello Stato, il quale né deve intromettersi né può in modo alcuno esigerli o impedirli, salve esigenze fondate di ordine pubblico. Il riconoscimento dei diritti civili e politici e l’erogazione dei pubblici servizi non possono restare condizionati a convinzioni o prestazioni di natura religiosa da parte dei cittadini.

Questione completamente diversa è il diritto-dovere dei cittadini cattolici, come di tutti gli altri cittadini, di cercare sinceramente la verità e di promuovere e difendere con mezzi leciti le verità morali riguardanti la vita sociale, la giustizia, la libertà, il rispetto della vita e degli altri diritti della persona. Il fatto che alcune di queste verità siano anche insegnate dalla Chiesa non diminuisce la legittimità civile e la "laicità" dell’impegno di coloro che in esse si riconoscono, indipendentemente dal ruolo che la ricerca razionale e la conferma procedente dalla fede abbiano svolto nel loro riconoscimento da parte di ogni singolo cittadino. La "laicità", infatti, indica in primo luogo l’atteggiamento di chi rispetta le verità che scaturiscono dalla conoscenza naturale sull’uomo che vive in società, anche se tali verità siano nello stesso tempo insegnate da una religione specifica, poiché la verità è una. Sarebbe un errore confondere la giusta autonomia che i cattolici in politica debbono assumere con la rivendicazione di un principio che prescinde dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa.

Con il suo intervento in questo ambito, il Magistero della Chiesa non vuole esercitare un potere politico né eliminare la libertà d’opinione dei cattolici su questioni contingenti. Esso intende invece — come è suo proprio compito — istruire e illuminare la coscienza dei fedeli, soprattutto di quanti si dedicano all’impegno nella vita politica, perché il loro agire sia sempre al servizio della promozione integrale della persona e del bene comune. L’insegnamento sociale della Chiesa non è un’intromissione nel governo dei singoli Paesi. Pone certamente un dovere morale di coerenza per i fedeli laici, interiore alla loro coscienza, che è unica e unitaria. «Nella loro esistenza non possono esserci due vite parallele: da una parte, la vita cosiddetta "spirituale", con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall’altra, la vita cosiddetta "secolare", ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell’impegno politico e della cultura. Il tralcio, radicato nella vite che è Cristo, porta i suoi frutti in ogni settore dell’attività e dell’esistenza. Infatti, tutti i vari campi della vita laicale rientrano nel disegno di Dio, che li vuole come "luogo storico" del rivelarsi e del realizzarsi dell’amore di Gesù Cristo a gloria del Padre e a servizio dei fratelli. Ogni attività, ogni situazione, ogni impegno concreto — come, ad esempio, la competenza e la solidarietà nel lavoro, l’amore e la dedizione nella famiglia e nell’educazione dei figli, il servizio sociale e politico, la proposta della verità nell’ambito della cultura — sono occasioni provvidenziali per un "continuo esercizio della fede, della speranza e della carità"».[25] Vivere ed agire politicamente in conformità alla propria coscienza non è un succube adagiarsi su posizioni estranee all’impegno politico o su una forma di confessionalismo, ma l’espressione con cui i cristiani offrono il loro coerente apporto perché attraverso la politica si instauri un ordinamento sociale più giusto e coerente con la dignità della persona umana.

Nelle società democratiche tutte le proposte sono discusse e vagliate liberamente. Coloro che in nome del rispetto della coscienza individuale volessero vedere nel dovere morale dei cristiani di essere coerenti con la propria coscienza un segno per squalificarli politicamente, negando loro la legittimità di agire in politica coerentemente alle proprie convinzioni riguardanti il bene comune, incorrerebbero in una forma di intollerante laicismo. In questa prospettiva, infatti, si vuole negare non solo ogni rilevanza politica e culturale della fede cristiana, ma perfino la stessa possibilità di un’etica naturale. Se così fosse, si aprirebbe la strada ad un’anarchia morale che non potrebbe mai identificarsi con nessuna forma di legittimo pluralismo. La sopraffazione del più forte sul debole sarebbe la conseguenza ovvia di questa impostazione. La marginalizzazione del Cristianesimo, d’altronde, non potrebbe giovare al futuro progettuale di una società e alla concordia tra i popoli, ed anzi insidierebbe gli stessi fondamenti spirituali e culturali della civiltà.[26]



IV. Considerazioni su aspetti particolari

7. È avvenuto in recenti circostanze che anche all’interno di alcune associazioni o organizzazioni di ispirazione cattolica, siano emersi orientamenti a sostegno di forze e movimenti politici che su questioni etiche fondamentali hanno espresso posizioni contrarie all’insegnamento morale e sociale della Chiesa. Tali scelte e condivisioni, essendo in contraddizione con principi basilari della coscienza cristiana, non sono compatibili con l’appartenenza ad associazioni o organizzazioni che si definiscono cattoliche. Analogamente, è da rilevare che alcune Riviste e Periodici cattolici in certi Paesi hanno orientato i lettori in occasione di scelte politiche in maniera ambigua e incoerente, equivocando sul senso dell’autonomia dei cattolici in politica e senza tenere in considerazione i principi a cui si è fatto riferimento.

La fede in Gesù Cristo che ha definito se stesso «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) chiede ai cristiani lo sforzo per inoltrarsi con maggior impegno nella costruzione di una cultura che, ispirata al Vangelo, riproponga il patrimonio di valori e contenuti della Tradizione cattolica. La necessità di presentare in termini culturali moderni il frutto dell’eredità spirituale, intellettuale e morale del cattolicesimo appare oggi carico di un’urgenza non procrastinabile, anche per evitare il rischio di una diaspora culturale dei cattolici. Del resto lo spessore culturale raggiunto e la matura esperienza di impegno politico che i cattolici in diversi paesi hanno saputo sviluppare, specialmente nei decenni posteriori alla seconda guerra mondiale, non possono porli in alcun complesso di inferiorità nei confronti di altre proposte che la storia recente ha mostrato deboli o radicalmente fallimentari. È insufficiente e riduttivo pensare che l’impegno sociale dei cattolici possa limitarsi a una semplice trasformazione delle strutture, perché se alla base non vi è una cultura in grado di accogliere, giustificare e progettare le istanze che derivano dalla fede e dalla morale, le trasformazioni poggeranno sempre su fragili fondamenta.

La fede non ha mai preteso di imbrigliare in un rigido schema i contenuti socio-politici, consapevole che la dimensione storica in cui l’uomo vive impone di verificare la presenza di situazioni non perfette e spesso rapidamente mutevoli. Sotto questo aspetto sono da respingere quelle posizioni politiche e quei comportamenti che si ispirano a una visione utopistica la quale, capovolgendo la tradizione della fede biblica in una specie di profetismo senza Dio, strumentalizza il messaggio religioso, indirizzando la coscienza verso una speranza solo terrena che annulla o ridimensiona la tensione cristiana verso la vita eterna.

Nello stesso tempo, la Chiesa insegna che non esiste autentica libertà senza la verità. «Verità e libertà o si coniugano insieme o insieme miseramente periscono», ha scritto Giovanni Paolo II.[27] In una società dove la verità non viene prospettata e non si cerca di raggiungerla, viene debilitata anche ogni forma di esercizio autentico di libertà, aprendo la via ad un libertinismo e individualismo, dannosi alla tutela del bene della persona e della società intera.

8. A questo proposito è bene ricordare una verità che non sempre oggi viene percepita o formulata esattamente nell’opinione pubblica corrente: il diritto alla libertà di coscienza e in special modo alla libertà religiosa, proclamato dalla Dichiarazione Dignitatis humanae del Concilio Vaticano II, si fonda sulla dignità ontologica della persona umana, e in nessun modo su di una inesistente uguaglianza tra le religioni e tra i sistemi culturali umani.[28] In questa linea il Papa Paolo VI ha affermato che «il Concilio, in nessun modo, fonda questo diritto alla libertà religiosa sul fatto che tutte le religioni, e tutte le dottrine, anche erronee, avrebbero un valore più o meno uguale; lo fonda invece sulla dignità della persona umana, la quale esige di non essere sottoposta a costrizioni esteriori che tendono ad opprimere la coscienza nella ricerca della vera religione e nell’adesione ad essa».[29] L’affermazione della libertà di coscienza e della libertà religiosa non contraddice quindi affatto la condanna dell’indifferentismo e del relativismo religioso da parte della dottrina cattolica,[30] anzi con essa è pienamente coerente.



V. Conclusione

9. Gli orientamenti contenuti nella presenta Nota intendono illuminare uno dei più importanti aspetti dell’unità di vita del cristiano: la coerenza tra fede e vita, tra vangelo e cultura, richiamata dal Concilio Vaticano II. Esso esorta i fedeli a «compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del vangelo. Sbagliano coloro che, sapendo che qui noi non abbiamo una cittadinanza stabile ma che cerchiamo quella futura, pensano di poter per questo trascurare i propri doveri terreni, e non riflettono che invece proprio la fede li obbliga ancora di più a compierli, secondo la vocazione di ciascuno». Siano desiderosi i fedeli «di poter esplicare tutte le loro attività terrene, unificando gli sforzi umani, domestici, professionali, scientifici e tecnici in una sola sintesi vitale insieme con i beni religiosi, sotto la cui altissima direzione tutto viene coordinato a gloria di Dio».[31]

Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II nell’Udienza del 21 novembre 2002 ha approvato la presente Nota, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 24 novembre 2002, Solennità di N.S. Gesù Cristo Re dell’Universo.

X JOSEPH CARD. RATZINGER
Prefetto

X TARCISIO BERTONE, S.D.B.
Arcivescovo emerito di Vercelli
Segretario







[1] LETTERA A DIOGNETO, 5, 5. Cfr. anche Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2240.



[2] GIOVANNI PAOLO II, Lett. Apost. Motu Proprio data per la proclamazione di San Tommaso Moro Patrono dei Governanti e dei Politici, n. 1, AAS 93 (2001) 76-80.



[3] Ibid, n. 4.



[4] Cfr. CONCILIO VATICANO II, Cost. Past. Gaudium et spes, n. 31; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1915.



[5] Cfr. CONCILIO VATICANO II, Cost. Past. Gaudium et spes, n. 75.



[6] GIOVANNI PAOLO II, Esort. Apost. Christifideles laici, n. 42, AAS 81 (1989) 393-521. Questa nota dottrinale si riferisce ovviamente all’impegno politico dei fedeli laici. I Pastori hanno il diritto e il dovere di proporre i principi morali anche sull’ordine sociale; "tuttavia, la partecipazione attiva nei partiti politici è riservata ai laici" (GIOVANNI PAOLO II, Esort. Apost. Christifideles laici, n. 60). Cfr. anche CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, 31-III-1994, n. 33.



[7] CONCILIO VATICANO II, Cost. Past. Gaudium et spes, n. 76.



[8] Cfr. ibid, n. 36.



[9] Cfr. CONCILIO VATICANO II, Decr. Apostolicam actuositatem, n. 7; Cost. Dogm. Lumen gentium, n. 36 e Cost. Past. Gaudium et spes, nn. 31 e 43.



[10] GIOVANNI PAOLO II, Esort. Apost. Christifideles laici, n. 42.



[11] Negli ultimi due secoli, più volte il Magistero pontificio si è occupato delle principali questioni riguardanti l’ordine sociale e politico. Cfr. LEONE XIII, Lett. Enc. Diuturnum illud, ASS 14 (1881/82) 4ss; Lett. Enc. Immortale Dei, ASS 18 (1885/86) 162ss; Lett. Enc. Libertas praestantissimum, ASS 20 (1887/8[SM=g27989] 593ss; Lett. Enc. Rerum novarum, ASS 23 (1890/91) 643ss; BENEDETTO XV, Lett. Enc. Pacem Dei munus pulcherrimum, AAS 12 (1920) 209ss; PIO XI, Lett. Enc. Quadragesimo anno, AAS 23 (1931) 190ss; Lett. Enc. Mit brennender Sorge, AAS 29 (1937) 145-167; Lett. Enc. Divini Redemptoris, AAS 29 (1937) 78ss; PIO XII, Lett. Enc. Summi Pontificatus, AAS 31 (1939) 423ss; Radiomessaggi natalizi 1941-1944; GIOVANNI XXIII, Lett. Enc. Mater et magistra, AAS 53 (1961) 401-464; Lett. Enc. Pacem in terris AAS 55 (1963) 257-304; PAOLO VI, Lett. Enc. Populorum progressio, AAS 59 (1967) 257-299; Lett. Apost. Octogesima adveniens, AAS 63 (1971) 401-441.



[12] Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Centesimus annus, n. 46, AAS 83 (1991) 793-867; Lett. Enc. Veritatis splendor, n. 101, AAS 85 (1993) 1133-1228; Discorso al Parlamento Italiano in seduta pubblica comune, n. 5, in: L’Osservatore Romano, 15-XI-2002.



[13] Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Evangelium vitae, n. 22, AAS 87 (1995) 401-522.



[14] Cfr. CONCILIO VATICANO II, Cost. Past. Gaudium et spes, n. 76.



[15] Ibid, n. 75.



[16] Cfr. ibid, nn. 43 e 75.



[17] Cfr. ibid, n. 25.



[18] CONCILIO VATICANO II, Cost. Past. Gaudium et spes, n. 73.



[19]Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Evangelium vitae, n. 73.



[20] Ibid.



[21] CONCILIO VATICANO II, Cost. Past. Gaudium et spes, n. 75.



[22] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2304.



[23] Cfr. CONCILIO VATICANO II, Cost. Past. Gaudium et spes, n. 76.



[24] GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 1991: "Se vuoi la pace, rispetta la coscienza di ogni uomo", IV, AAS 83 (1991) 410-421.



[25] GIOVANNI PAOLO II, Esort. Apost. Christifideles laici, n. 59. La citazione interna è del Concilio Vaticano II, Decreto Apostolicam actuositatem, n. 4.



[26] Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, in: L’Osservatore Romano, 11/I/2002.



[27]GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Fides et ratio, n. 90, AAS 91 (1999) 5-88.



[28]Cfr. CONCILIO VATICANO II, Dich. Dignitatis humanae, n. 1: "Il Sacro Concilio anzitutto professa che Dio stesso ha fatto conoscere al genere umano la via, attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo divenire salvi e beati. Crediamo che questa unica vera religione sussista nella Chiesa cattolica". Ciò non toglie che la Chiesa consideri con sincero rispetto le varie tradizioni religiose, anzi riconosce presenti in esse "elementi di verità e di bontà". Cfr. CONCILIO VATICANO II, Cost. Dogm. Lumen gentium, n. 16; Decr. Ad gentes, n. 11; Dich. Nostra aetate, n. 2; GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 55, AAS 83 (1991) 249-340; CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dich. Dominus Iesus, nn. 2; 8; 21, AAS 92 (2000) 742-765.



[29] PAOLO VI, Discorso al Sacro Collegio e alla Prelatura Romana, in: "Insegnamenti di Paolo VI" 14 (1976), 1088-1089.



[30] Cfr. PIO IX, Lett. Enc. Quanta cura, ASS 3 (1867) 162; LEONE XIII, Lett. Enc. Immortale Dei, ASS 18 (1885) 170-171; PIO XI, Lett. Enc. Quas primas, AAS 17 (1925) 604-605; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2108; CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dich. Dominus Iesus, n. 22.



[31]CONCILIO VATICANO II, Cost. Past. Gaudium et spes, n. 43. Cfr. anche GIOVANNI PAOLO II, Esort. Apost. Christifideles laici, n. 59.
Justee
00domenica 12 marzo 2006 15:20
Caffarra
Caffarra: "I sacerdoti restino fuori dal dibattito politico pre elezioni"
Il Magistero della Chiesa è di imprescindibile riferimento in questo sostegno al discernimento del fedele. Una visione sintetica si può agevolmente trovare nel Documento su alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica emanato dalla Congregazione per la Dottrina della fede in data 24-11-2002, al n° 4, cpv. 3° [EV 21/1419, vedi Nota], che invito a studiare e meditare, specialmente in questa vigilia elettorale. Ma il sacerdote deve astenersi completamente dall'indicare quale parte politica ritenga a suo giudizio dia maggior sicurezza in ordine alla difesa e promozione dei beni umani in questione. Questa indicazione infatti sarebbe in realtà un'indicazione per chi votare. [SM=g28002]
Justee
00martedì 23 gennaio 2007 17:52
Volevo riportare questi versi sempre in Romani dove si elogia chi governa se fa il bene e Paolo conferma che se viene fatto del bene significa che il governante e di Dio cosa ne pensate alla luce di questi versi

1Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. 2Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna. 3I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode, 4poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. 5Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. 6Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio. 7Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto, il rispetto.
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