Cara Veronika,
noto solo ora il tuo intervento in questo topic. A essere sinceri ho dato il mio messaggio di commiato dal forum a motivo dei miei impegni virtuali già molto elevati. Puoi trovare il mio messaggio di commiato qui:
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7695419
Siccome però mi hai chiamato in causa mi sembra giusto, per correttezza verso di te, risponderti. Conosco molto bene gli approfondimenti di fede che la Chiesa Cattolica e quella Luterano hanno raggiunto insieme in relazione all’istituto della salvezza. E’ la fede che giustifica e non le opere; le opere sono il frutto della fede, che è dono di Dio; conseguentemente non ci si salva per nostri meriti ma per grazia ricevuta.
Ciò non di meno, e su questo penso che converrai con me, come dice Giacomo “la fede senza opere è morta”. Per cui non basta dire “io credo” per essere salvati ma bisogna operare, sebbene le opere che si fanno non siano il risultato dei nostri sforzi ma del nostro abbandono a Cristo Gesù, alla nostra fede in lui. Senza opere saremmo come i demoni, i quali anch’essi credono ma non compiono le opere buone del Padre di Gesù, ma quelle del padre loro il Diavolo, escludendosi quindi dalla grazia salvifica di Cristo.
C’è da considerare però che non è che non vengano salvati perché non operano cose buone, ma perché non hanno fede. E questo è un concetto importante da sottolineare, in quanto essendo una sottigliezza a volte non viene ben recepita.
Voglio fare un esempio per spiegarmi meglio: la promozione di uno studente a scuola!
Noi sappiamo che alla fine dell’anno il collegio dei docenti dovrà stabilire se ognuno degli studenti che partecipano alle loro classi, sia da promuovere all’anno successivo o da bocciare. Qual è il fattore discriminante che stabilisce ciò? L’impegno che lo studente ci ha messo nello studio!
Ovvio che però, per poter valutare se questo impegno c’è stato, durante tutto l’anno scolastico, i docenti dovranno effettuare della valutazioni mediante compiti in classe scritti o interrogazioni orali. Da queste valutazioni, o voti, si potrà determinare se l’allievo sarà promosso o bocciato!
Ma sarebbe corretto dire che siano stati i voti a stabilire la promozione o bocciatura dell’allievo?
Ovviamente no! Perché il giudizio viene dato sull’impegno dello studente, che, come dicevo prima, è il fattore discriminante della decisione del collegio docenti.
I voti però servono da indicatori di tale impegno, in modo da poter valutare se l’allievo si è impegnato oppure è stato lazzarone.
Un discorso totalmente analogo si ha anche nel caso della giustificazione per fede! La salvezza viene attribuita alla fede e non alle opere compiute dal cristiano. Ciò non toglie però che ‘i voti’, o gli indicatori della fede, siano le opere compiute. Infatti, in assenza di opere buone semplicemente non c’è stata fede e quindi si ha creduto come credono i demoni che Cristo è Messia, Salvatore e Dio incarnato, ma senza aver fede in Lui! Ne consegue che il giudizio avverso che venisse emesso non sarebbe sulle opere ma sulla mancanza di fede, così come il giudizio favorevole non verrebbe emesso sulle opere compiute dal cristiano ma sulla fede che ha mostrato. Le opere comunque sono il riflesso della fede di ognuno!
Non è in questo senso che viene intesa la salvezza per fede?
Riguardo il Purgatorio, e qui me ne vengo alle riflessioni di induraz, la purificazione post-mortem non è sui peccati ma sulle impurità di santità del cristiano al momento della sua morte. Innanzitutto per andare in paradiso non serve che un cristiano debba obbligatoriamente passare dallo stadio intermedio del Purgatorio. Se possiede già la santità necessaria, ossia è morto in assoluta comunione con Dio, allora egli giunge nel reame dei cieli direttamente. Ma se non è morto nella comunione con Dio, vuoi perché non si è pentito prima di morire di alcune colpe, oppure perché non ha manifestato abbastanza fede operando il bene, allora egli necessita di purificazione. Fatto salvo però il fatto che è già salvato, tant’è che è già destinato ad andare in Paradiso! Il sangue di Cristo infatti l’ha già salvato e quindi egli godrà delle benedizioni promesse, solo che dovrà essere purificato delle impurità che ancora erano presenti all’atto della sua morte. Ecco perché la dottrina del Purgatorio non è in antitesi con la salvezza tramite il sangue di Cristo e la giustificazione per fede. L’anima che va al Purgatorio è già salvata, ma deve essere purificata.
Inoltre l’idea che al Purgatorio ci siano fiamme come all’Inferno sono cose che appartengono al quindicesimo secolo, quando Dante era in vita! Questi concetti sono stati ampiamente superati già da un pezzo, in quanto le fiamme dell’Inferno non sono fiamme vere, ma metafora della sofferenza intensa e grande dell’anima del peccatore di non poter entrare nella beatitudine celestiale con Dio. Egli desidera far parte di quella pace e di quella gioia che solo la luce di Dio può dargli, ma non potrà farlo perché il giudizio decretato per la fede non mostrata, è avverso; quindi resterà per sempre senza la gloria di Dio!
Per il Purgatorio non è diverso. Sono fiamme metaforiche e non reali. Inoltre non sono mai state viste come fiamme di sofferenza ma solo come fiamme di purificazione al fine di poter essere santi ed entrare puri nel regno dei cieli in comunione con Dio.
Da cosa si comprende che il Purgatorio è solo uno stato dell’anima per la purificazione e non per avere la salvezza (che è già posseduta dall’anima di colui che è nel Purgatorio)?
Da ciò che recita il catechismo della Chiesa Cattolica:
Che cos’è il Purgatorio?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1030-1032) dice
1030 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati,
sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione,
al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo.
1031 La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt'altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze (621) e di Trento. (622) La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, (623) parla di un fuoco purificatore:
« Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,32).
Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro ». (624)
Nel 1031 ci sono anche delle motivazioni esegetiche sull’interpretazione che viene data a certi passi scritturali.
Detto questo, vi saluto, avendo fatto uno strappo alla regola al mio commiato. Ciò non di meno non penso che interverrò anche se mi chiamerete ancora in causa. Non abbiatene a male ma non posso occuparmi di tutti i forum su cui ho frequentato.