Darwin si evolve, i suoi nemici no

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(Upuaut)
00domenica 18 novembre 2007 14:36
Darwin si evolve, i suoi nemici no

Le fila di coloro che non vedono l’ora di farla finita con Charles Darwin non smettono di ingrossarsi. Appena qualcuno fa notare che forse, su certi aspetti della storia naturale, il vecchio naturalista inglese non aveva capito proprio tutto, molti si lasciano sfuggire un mal riposto sospiro di sollievo. Capita così che ciò che dovrebbe essere ovvio - cioè che le teorie scientifiche si trasformano e si aggiornano, senza ortodossie dogmatiche se non a loro scapito - diventa un terreno di battaglia culturale.
Il dibattito si è riacceso dopo la pubblicazione, sul Corriere della Sera del 4 novembre, di un articolo dello scienziato cognitivo Massimo Piattelli Palmarini dal provocatorio titolo «Darwin: i seguaci più ortodossi smentiti dalla natura», e dall’ancor più eclatante occhiello «Le ultime scoperte “smontano” la teoria dell’evoluzione». Sfide come questa non soltanto sono legittime, ma meritano nel caso specifico il plauso supplementare del coraggio. Affinché il tentativo non sfoci però nella temerarietà suicida, è bene che prima di imbarcarsi nello «smontaggio» di un programma di ricerca tanto efficace nel dar conto dell’intera realtà biologica si abbiano gli strumenti per farlo, e soprattutto una teoria alternativa che abbia un maggior potere esplicativo. […]
E’ giusto trarre da queste conoscenze la conclusione che la selezione naturale è diventata oggi «una fonte marginale delle architetture biologiche» e dunque che la portata rivoluzionaria della teoria di Darwin è ridimensionata? Parrebbe di no. Molti processi evocati da Piattelli e dal collega americano Jerry Fodor in chiave antidarwiniana sono già inclusi da tempo nelle spiegazioni in uso: la selezione - il cui carattere storico non impedisce affatto che sia verificabile in laboratorio e in natura - da sola non basta e non agisce ottimizzando singoli pezzi. Esistono importanti fattori integrativi come le derive genetiche e le migrazioni. Non fa più scandalo dire che, in natura, non tutto è adattamento. Agitare allora lo spauracchio di una presunta «ortodossia neodarwiniana» corrisponde poco alla realtà. Sarebbe meglio focalizzarsi sull’inconsistenza delle tesi degli sparuti difensori di un «ultra-darwinismo» caricaturale (si noti, quasi mai evoluzionisti, più spesso filosofi o storici) applicato a qualsivoglia campo dello scibile, persino all’arte e alla letteratura. […]
Le incursioni del neocreazionismo vanno a vuoto perché la scelta non è fra un disegno superiore e un incedere casuale a tentoni, ma fra un divino progettista scientificamente inammissibile e una molteplicità di fattori - quelli cruciali scoperti da Darwin e altri supplementari che non poteva conoscere - che oggi compongono il programma di ricerca evoluzionistico e spiegano molto bene la storia naturale. Una storia dove non vi era alcuna necessità apparente che comparissimo noi, esseri intelligenti e litigiosi. Questa evidenza spiace, si sa. Ma il fatto che un dibattito interno alla comunità scientifica - per quanto eccessivamente vivace e forse malfermo nei presupposti - venga stravolto ai fini di una polemica ideologica che nulla ha a che vedere con la ricerca empirica mostra un lato scivoloso della regredita temperie culturale in cui siamo immersi. Il darwinismo si evolve, alcuni suoi pii detrattori un po’ meno.

L’articolo di Telmo Pievani è stato pubblicato sul sito della Stampa
spirito!libero
00domenica 18 novembre 2007 23:47
Grazie per aver riportato questo articolo. Incontrai il Prof. Pievani ad una conferenza sull'indeterminatezza del Prof. Giorello che fu il suo maestro. Persona intelligente e aperta quasi quanto Giorello stesso, un epistemologo impegnato nell'ormai arduo compito di difender il sapere scientifico da neo-conservatori, neo-bigotti, neo-reazionari, e post-modernisti.

Saluti
Andrea
pcerini
00lunedì 19 novembre 2007 10:40
Rintraccio questo articolo (da una postatura di MauriF),che vorrebbe sostenere l'ID (ci stendo ovviamente un velo sopra sull'articolo,spero di avere il tempo di fare qualche critica)..



da www.tempi.it/archivio_dett.aspx?idarchivio=13441

Intervista
Ulrich Luke
«Un mondo che creda solo a caso e selezione non è etico, e non lo è in modo crudele». Il biologo-teologo di Ratzinger spiega perché la Chiesa è costretta a combattere il neodarwinismo metafisico
di Scholz Christoph

Berlino

Ulrich Lüke, professore di Teologia sistematica ad Aachen (Aquisgrana), ha partecipato quest'anno come relatore al seminario sull'evoluzionismo organizzato dal Papa a Castel Gandolfo. Lüke, nato a Münster nel 1951, ha studiato teologia, filosofia e biologia e ha scritto moltissime opere e saggi sul rapporto fra scienze naturali e teologia. Il più recente è il libro Das Säugetier von Gottes Gnaden. Evolution, Bewusstsein, Freiheit (Il mammifero della grazia divina. Evoluzione, coscienza, libertà).
Professor Lüke, come mai il Papa attribuisce tanta importanza al tema della creazione e dell'evoluzione?
Benedetto XVI, come la Chiesa, è costantemente interessato al progresso della scienza, del quale fanno parte anche le stupefacenti conoscenze sull'evoluzione. Dopo la fine delle grandi ideologie, tuttavia, la teoria dell'evoluzione sembra essere rimasta, per molti contemporanei, l'unica spiegazione onnicomprensiva della verità: rivendicano il diritto di spiegare dal solo punto di vista evoluzionistico tutti i campi della vita e della scienza. Così, per esempio, i sociobiologi cercano di spiegare ogni cosa, anche la religione, in chiave evoluzionistica per ottenere un'egemonia di interpretazione su tutto. Analizzano la religione suddividendola in rito, mito, etica e mistica: ognuna di queste categorie secondo loro costituirebbe un vantaggio selettivo nell'ambito dell'evoluzione. Un'etica comune rafforza la fiducia di una società, e questo sarebbe il vantaggio nei confronti di altri gruppi. Oppure affermano che la religione favorisce un atteggiamento pedagogico. In questo modo, la religione per i biologi è unicamente un finanziamento indiretto alla dinamica della popolazione, ed è vera solo in quanto serve all'evoluzione.
Però nel suo L'illusione di Dio (Mondadori) il biologo inglese Richard Dawkins vede per contro nella religione un mancato sviluppo evolutivo che si deve contrastare.
Allora Dawkins dovrebbe spiegare come l'homo sapiens, nella sua storia che dura da centinaia di migliaia di anni, abbia potuto sviluppare e portarsi dietro un comportamento tanto "dannoso". Tutto questo è poco approfondito e serve non tanto alla scienza, quanto all'autocelebrazione mediatica.
Che pericoli vede nell'assolutizzazione della teoria evoluzionista?
La teoria evoluzionista è una teoria delle scienze naturali e, come tale, ha un ambito di affermazione determinato empiricamente. Se si espande verso una nuova metafisica, perde la propria dignità di scienza naturale. Una teoria di scienza naturale che si "metafisicizzi", per intero o in qualche suo elemento (per esempio la casualità), si "metasopprime" da sé come scienza naturale.
In che senso?
Si ingarbuglia già a livello di conoscenza in contraddizioni irrisolvibili. Elevare la casualità conferendole un'importanza decisiva nel teatro del mondo non è scienza naturale, è una professione di fede non sufficientemente meditata. Se tutto, fino alle conoscenze di scienze naturali e alla religione, è solo un trucco dell'evoluzione per massimizzare la "fitness" biologica, allora anche le stesse conoscenze di scienze naturali sono una trucco, e la chiusura del cerchio è perfetta. Qui si cerca di creare una teoria dell'evoluzione ossessivamente metafisica sulla megateoria che comprende tutto.
Quali conseguenze sociali implica una concezione esclusivamente biologica dell'uomo?
L'uomo diviene un oggetto biologico del quale si può disporre a seconda dell'interesse. Questo vale per l'inizio della vita, per la ricerca sugli embrioni e anche per la fine con l'eutanasia. Una creatura dalla dignità inviolabile la tratterò in modo diverso da un qualsiasi prodotto biologico dell'evoluzione. Se presunte tesi biologiche, come quella secondo cui un uomo per sua natura è fatto per più donne, divengono la legittimazione di comportamenti conseguenti, si produce una conclusione naturalistica sbagliata. Io, alla fine, non sono responsabile del mio comportamento perché seguo soltanto l'istinto che biologicamente mi è stato dato. Il risultato è che l'uomo si interdice e si degrada da solo. Disconosce da sé la libertà. Un'etica che si basa soltanto sul caso e sulla selezione, e non sull'amore e sulla ragione, non è un'etica, e non lo è in modo crudele.
Di fronte a queste prospettive sempre più persone, soprattutto negli Stati Uniti, cercano una via d'uscita nel creazionismo. Al creazionismo è stato persino dedicato un museo. Ma se dovessimo interpretare in maniera letterale la Bibbia, dovremmo pensare che il mondo sia stato creato da Dio meno di 6 mila anni fa.
Il desiderio dell'uomo di un sostegno spirituale in un mondo estremamente complesso è comprensibile, ma questo non può avvenire a scapito della ragione. Entrambe le storie della creazione sono racconti che comunicano in modo più profondo verità che esistono e sono al di là del tempo. Non si tratta quindi di infime nozioni scientifiche su come si sia arrivati all'uomo, bensì di "prove" di grande valore di quale sia il significato dell'uomo. Se al contrario in esse si vedono solo delle narrazioni di scienze naturali, fin dalle prime pagine della Bibbia si rilevano contraddizioni poiché si tratta di due storie della creazione del tutto divergenti. Chi vede in questi racconti, vecchi di 2 o 3 mila anni, un'alternativa alle scienze naturali non ha compreso né gli uni né l'altra.
Eppure la Bibbia e la Chiesa affermano che il singolo uomo, come la galassia lontana miliardi di anni luce, sono debitori a un unico creatore. Così il credente vive in mondi paralleli: da un lato amata creatura di Dio, dall'altro evento casuale dell'evoluzione. È ancora possibile conciliare fede e scienza?
Ne sono fermamente convinto, come biologo e come teologo. Finché le scienze naturali adempiono al loro compito non vedo alcuna contraddizione. La fede non deve nulla all'ignoranza. Non è che coloro che sanno molto debbano credere meno e coloro che credono molto debbano sapere meno. Ognuno, anche l'ateo, crede in qualcosa, e deve rendere conto con la propria ragione di ciò in cui crede. A volte, tuttavia, si può notare che il teologo sa di credere, e lo studioso di scienze naturali crede di sapere.
Qual è dunque la posizione della Chiesa rispetto alle scienze naturali?
Non è un caso se la ricerca naturalistica e le sue applicazioni tecniche si sono sviluppate inizialmente sul corpus della tradizione giudaico-cristiana. La premessa di ogni ricerca è infatti una fiducia di base nella percettibilità del mondo. Come dice san Tommaso: «Omne ens qua ens est intelligibile», ogni cosa che esiste, in quanto è, è conoscibile. Tutti gli scienziati naturali, anche coloro che non credono in Dio, prendono obbligatoriamente le mosse da questa ipotesi di base. Ora, se io credo a un solo creatore, che è Logos, che comunica con la propria creazione la fiducia nella riconoscibilità del suo mondo e non ci abbandona al puro caos, questa è la premessa migliore per la ricerca.
Cioè la fede è un'ipotesi di base positiva con la quale mi avvicino alla realtà.
Ancora di più: è incoraggiamento e autorizzazione alla ricerca. Il Concilio Vaticano Primo ci dice: Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere riconosciuto con certezza attraverso la luce della ragione naturale dalle cose create. Allora la natura è contemporaneamente il luogo dove io posso imparare qualcosa sull'essenza e sull'essere di Dio. Una fede di questo tipo spinge alla conoscenza.
Quindi il moderno studioso di scienze naturali riconosce Dio nelle cose?
Dio non è un oggetto da scienze naturali. Ma lo studioso può, per così dire, riconoscere Dio come conseguenza esistenziale che, in sé, è ragionevole. A volte la conoscenza delle scienze naturali è forse la fine di una fede rimasta infantile, ma spesso è l'inizio di una fede divenuta adulta. L'inizio della conoscenza di Dio sta nello stupore.
Ma la conoscenza naturale di Dio si basa essenzialmente sulla bellezza del creato come cosmo, come insieme ordinato. Come si concilia questo con il caso e la selezione della teoria dell'evoluzione? Einstein aveva torto quando diceva che Dio non gioca a dadi?
Se osservo la struttura fisica di un uccello, posso desumere le leggi dell'aerodinamica. Ma l'uccello stesso non ne ha la minima idea. Durante il cammino della sua evoluzione, e senza esserne consapevole, in un certo senso ha tratto dal mondo che lo circonda alcune regole e le ha assorbite nel suo corpo. La stessa cosa vale per i pesci, il cui corpo rispecchia le leggi dell'idrodinamica senza conoscerle. Rimandano a una struttura intelligibile del mondo che li circonda. Se da entrambe le grandezze regolatrici derivano un caso mutativo e una necessità selettiva, questo mi dà da pensare. Ma non mi impedisce affatto di leggere la natura come il libro della creazione. Forse il creatore, quando vuole restare in incognito, indossa il camice grigio del caso.
Così saremmo al "disegno intelligente": il progetto intelligente della realtà rinvia, per questa linea di pensiero che deriva dalle conoscenze delle scienze naturali, a un progettista intelligente che sta dietro le cose. I neodarwiniani rimproverano ai rappresentanti di questa corrente di essere dei creazionisti travestiti e, negli Stati Uniti, li trascinano in tribunale.
Somiglia a una disputa religiosa fra fondamentalisti. Nell'intelligent design io vedo la "forma di evoluzione" di un creazionismo superato. Ma anche il neodarwinismo è superato dalla teoria sintetica. Il matematico Wiliam Demski ha calcolato che il contenuto informativo delle strutture biologicamente complesse è troppo elevato per svilupparsi completamente nell'arco di tempo della storia della terra solo per caso.
È un modo di indicare che il progettista c'è?
Anzitutto cercano di dimostrare la funzionalità estremamente complessa degli organismi, poi di escludere tutte le cause note della loro origine e, infine, anche il caso. Quindi, dal progetto estremamente funzionale arrivano al progettista. L'indicazione più precisa del progettista, di chi è e di come opera, la lasciano aperta.
E lei a cosa lega i suoi dubbi?
Come studioso di scienze naturali penso che trascurino le tappe intermedie, che sono già utili e vantaggiose per altri processi evolutivi. L'evoluzione non passa saltando da terra al settimo piano. Se fosse così, i rappresentanti del disegno intelligente avrebbero forse ragione. E allora per la creazione dell'occhio nel segno della coincidenza dei casi, milioni di dadi dovrebbero "per caso" dare tutti contemporaneamente il sei.
Invece la natura come gioca a dadi?
Tiene per così dire i sei e continua a lanciare. Noi comunque sfruttiamo la casualità anche come elemento innovativo nel brainstorming: creiamo un insieme di soluzioni ai problemi e le verifichiamo. Il genoma agisce in modo molto simile. Con una parte continua a portare avanti i vecchi compiti, con l'altra si lancia nell'esplorazione genetica. Qui il caso avrebbe un "compito chiaro". Per dire, visto che in biologia non esiste la casualità, che ci può essere un progetto, ma non è vincolante. Noi stessi siamo soltanto parti di un processo (si vedano uccelli e pesci, che non capiscono fino in fondo che cosa accade loro).
Potrebbe chiarire questo concetto con un esempio?
Se domani mi trovassi sotto la vetrata di Gerhard Richter nel duomo di Colonia e vedessi lì dieci conoscenti con sottobraccio la teoria dei colori di Goethe, senza che ci siamo messi d'accordo prima, allora potrei dire: ma che caso! Se me lo chiedessero potrei comunque trovare una motivazione plausibile per la loro presenza lì: uno studia arte, l'altro è un germanista con una predilezione per Goethe, il terzo un semplice fedele e così via. Ma vi sono anche evidenti causalità. Dove sta la casualità? In questo caso si tratta di una "coincidenza soggettiva", che definisce solo l'incapacità di previsione del ricercatore, ma non l'assoluta mancanza di ragioni e di scopo del procedimento. Ecco, la casualità biologica è una casualità di questo genere, come si può leggere in Ernst Mayer, un "papa" della teoria evoluzionista.
Non vi è quindi una casualità assoluta?
No, nessuna casualità assoluta come nella fisica dei quanti, bensì una casualità soggettiva, una categoria delle scienze naturali che non si dovrebbe caricare di significati metafisici se si vuole restare nell'ambito delle scienze naturali. Inoltre la si può spiegare in modo naturale.
Quindi l'idea del disegno intelligente è del tutto fuorviante?
Forse il disegno intelligente sta nella singolarità del cosiddetto Big Bang. Con esso nacquero le quatto forze fondamentali: la forza nucleare debole e quella forte, la forza elettromagnetica e la forza gravitazionale. Se i valori di queste forze fossero solo minimamente diversi, non ci sarebbe stata tutta la chimica del carbonio (organica) sulla quale si basa l'evoluzione degli esseri viventi. Se dunque la vita è possibile solo attraverso questo stretto corridoio, questo può benissimo rinviare a un mistero che sta oltre la realtà delle scienze naturali.
Così il famoso progettista sarebbe anche conciliabile con l'idea di un Dio creatore?
Se, per i creazionisti, Dio è in un certo senso il creatore di singoli prodotti, il disegno intelligente vede in lui un costruttore che mette in moto la macchina del mondo e redige per sé il contratto di manutenzione per poter intervenire sempre di nuovo. Nel passaggio da non vivente a vivente, da scimmia a uomo, nel passo da uovo e cellula spermatica a zigote. L'"amato Dio" avrebbe quindi la funzione di deviatore, di riparatore o di tappabuchi, quasi fosse una grandezza biologica. Questo è al di sotto della dignità di Dio.
Ma nel senso di una creazione continua?
Solo se si parte dalla premessa che la creatio ex nihilo, la creazione dal nulla, e la creatio continua sono tutt'uno nella prospettiva di Dio. Nella sua prospettiva la creazione dell'essere e la sua conservazione sono una sola e medesima iniziativa. Dio non realizza prodotti finiti. Fa un mondo che si fa.
Allora come si può riconoscere Dio?
Certo non si può riconoscerlo con la bilancia, il metro e il contatore Geiger. Ma, come ho detto, il primo passo per la conoscenza di Dio è lo stupore. Vivo in un mondo che non ho creato io stesso, e vivo come qualcuno che deve ringraziare qualcun altro per se stesso. Quindi già nel mio esistere è insito un richiamo a chi mi ha fatto questo dono. Quando parlo di Dio, Lui fa saltare le mie categorie e le mie definizioni. Quindi posso parlare di Lui anche solo indicando, non dimostrando. Dio, il segreto del mondo, supera ogni volta la nostra conoscenza e la nostra capacità di comprensione: «Deus semper major». E gli studiosi di scienze naturali, come i teologi, sono solo miseri pensatori a posteriori di quello che un inesauribile pensatore a priori ha messo in moto in precedenza.
spirito!libero
00lunedì 19 novembre 2007 14:14

“Così, per esempio, i sociobiologi cercano di spiegare ogni cosa, anche la religione, in chiave evoluzionistica per ottenere un'egemonia di interpretazione su tutto. “



Processo alle intenzioni. I sociobiologi non fanno altro che applicare il metodo scientifico e le teorie note anche al campo della biologia sociale, il fine è la conoscenza non l'egemonia. Porre la questioni in questi termini è subito indice di una chiusura mentale e di una malafede di fondo ammesso che si conosca cosa sia la scienza. Difatti quest'ultima non ha uno “scopo” se non quello di aumentare la conoscenza. Chissà perché tutti i teologi vedono sempre uno scopo “egemone” nell'approccio scientifico ai fatti, già al tempo di Galileo e dopo Dawin le critiche ecclesiastiche si sono focalizzate su presunti scopi delegittimatori dell'autorità divina (ovvero ecclesiastica). Non è colpa dello scienziato se indagando la natura ci si accorge sempre di più che la visione di un Dio antropomorfo ed interventista (o rivelato) sia improbabile.


“La teoria evoluzionista è una teoria delle scienze naturali e, come tale, ha un ambito di affermazione determinato empiricamente. Se si espande verso una nuova metafisica, perde la propria dignità di scienza naturale”



Non sono i biologi che vogliono fare metafisica, ma i teologi che vogliono trovare nella scienza aggangi per la loro speculazione metafisica o che pretendono che la scienza debba proseguire etsi deus daretur. Il mondo scientifico ha dovuto difendersi dagli attacchi dei teo-con ed è per queto che si è messo a scrivere lavori dome quelli di Dawkins. Se non ci fossero continui attacchi da parte dei crazionisti, non ci sarebbe alcuna necessità di entrare in campi diversi da quelli scientifici.


“Forse il creatore, quando vuole restare in incognito, indossa il camice grigio del caso. “



Questa è una chiara ammissione dell'esistenza di eventi puramente casuali. Ovviamente il teologo vede dietro al caso la mano di Dio, ma ciò non importa allo scienziato, giacchè si tratta semplicemente di dare un nome ad una causa, caso per lo scienziato, Dio per il teologo.

Se questo articolo lo ha postato MauriF, non si è nemmeno accorto che porta acqua al mulino dei biologi e non dei creazionisti alla sua maniera !! Infatti il teologo contesta i sociobiologi ma non i biologi evoluzionisti, infatti risponde confutando le classiche pretese evoluzioniste ed anche l'ID. L'autore contesta nell'evoluzione la casualità assoluta (e ci può stare ovviamente), ma poi afferma quello che vado predicando da anni nei vari forum, ovvero che in natura, nel cuore della stessa, la casualità assoluta esiste, difatti scrive: “No, nessuna casualità assoluta come nella fisica dei quanti”, ovvero sta dicendo che in biologia non esiste la casualità assoluta come quella che invece esiste nella fisica quantistica.

Ecco la condanna definitiva dell'ID: “Se, per i creazionisti, Dio è in un certo senso il creatore di singoli prodotti, il disegno intelligente vede in lui un costruttore che mette in moto la macchina del mondo e redige per sé il contratto di manutenzione per poter intervenire sempre di nuovo. Nel passaggio da non vivente a vivente, da scimmia a uomo, nel passo da uovo e cellula spermatica a zigote. L'"amato Dio" avrebbe quindi la funzione di deviatore, di riparatore o di tappabuchi, quasi fosse una grandezza biologica. Questo è al di sotto della dignità di Dio.

Saluti
Andrea

Rainboy
00martedì 20 novembre 2007 08:32
E' stato postato da Mauri su Apocalisse. E' un articolo interessante, tutto sommato. Strali preconfezionati a parte (poveri sociobiologi...), questo Luke mi sembra un tipo abbastanza a posto.
spirito!libero
00martedì 20 novembre 2007 09:34
Esatto, infatti, se è vero che è un biologo, non poteva essere altrimenti. Quello che non capisco è perchè MAuriF che è un creazionista (che sia ID o creazionismo standard poco importa) abbia postato un articolo che gli da torto ! buffo....


Saluti
Andrea
(Upuaut)
00venerdì 23 novembre 2007 13:48
Articolo interessante sull'origine della vita:

SEGRETO DEL DNA COME ORIGINE DI VITA
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7009557&

giainuso
00venerdì 23 novembre 2007 14:50
Re:
spirito!libero, 20/11/2007 9.34:

Esatto, infatti, se è vero che è un biologo, non poteva essere altrimenti. Quello che non capisco è perchè MAuriF che è un creazionista (che sia ID o creazionismo standard poco importa) abbia postato un articolo che gli da torto ! buffo....


Saluti
Andrea



Perchè non l'ha capito ? [SM=g27988]

[SM=x511454]
spirito!libero
00venerdì 23 novembre 2007 15:05
Re: Re:
giainuso, 23/11/2007 14.50:



Perchè non l'ha capito ? [SM=g27988]

[SM=x511454]




[SM=g27988]
(Upuaut)
00venerdì 23 novembre 2007 18:35
Re: Re:
giainuso, 23/11/2007 14.50:



Perchè non l'ha capito ? [SM=g27988]

[SM=x511454]



E quando mai ha capito qualcosa?
pcerini
00venerdì 23 novembre 2007 22:20
Re:
(Upuaut), 23/11/2007 13.48:

Articolo interessante sull'origine della vita:

SEGRETO DEL DNA COME ORIGINE DI VITA
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7009557&




Davvero interessante questo articolo!

mioooo
00mercoledì 28 novembre 2007 21:08
il tittolo del post mi sembra abbastanza ridicolo , ma come siete i primi che sostenete che l'evoluzione ha bisogno di millenni adesso volete sostenere che il nostro amico darwin si evolve nel giro di pochi anni ??
e poi la chiesa combatte l'evoluzione e chi l'ha mai detto o scritto semmai cerca di trovare un compromesso che voi non volete vedere o trovare
spirito!libero
00mercoledì 28 novembre 2007 21:46
Re:
mioooo, 28/11/2007 21.08:

il tittolo del post mi sembra abbastanza ridicolo , ma come siete i primi che sostenete che l'evoluzione ha bisogno di millenni adesso volete sostenere che il nostro amico darwin si evolve nel giro di pochi anni ??



Certamente, giacché le teorie non si evolvono come le forme di vita, oppure ti risulta che ci siano voluti milioni di anni per formulare la relatività ? Il titolo è riferito all'evoluzione della teoria dell'evoluzione ! Cioè si sta sostenendo in pratica che mentre la scienza va avanti continuando a migliorare le proprie acquisizioni e continuando a collezionare successi e prove a favore dell'evoluzione auto-correggendosi in modo da descrivere meglio i fenomeni biologici, i contestatori creazionisti sono rimasti ancorati a posizioni ancestrali, in pratica le loro obiezioni sono le stesse che si sentì formulare Darwin più di cent'anni fa.


"e poi la chiesa combatte l'evoluzione e chi l'ha mai detto o scritto semmai cerca di trovare un compromesso che voi non volete vedere o trovare "




Non mi sembra che quì si sia tirata in ballo la Chiesa. Tra l'altro il teologo dell'articolo confemra perfettamente che l'evoluzione è un fatto (sarà perchè è un biologo ? [SM=g27987] )

Per quanto riguarda la posizione della chiesa direi che è alquanto ambigua perchè ai tempi di Givanni Paolo II ci fu un'apertura concreta all'evoluzione, egli infatti sostenne che occorre prendere sul serio la teoria e che non si tratta di qualcosa di astratto ma di concreto, mentre l'attuale pontefice pare voglia tornare indietro di qualche centinaio d'anni.

Saluti
Andrea
Rainboy
00venerdì 30 novembre 2007 01:27
E poi quale compromesso, la ricerca della verità non scende a patti con posizioni ideologiche. Quando si fa ricerca scientifica si cerca di ottenere o almeno approssimare una verità oggettiva, che può non essere chiara a chi cerca di comprenderla ma è di per sé univoca, e in quanto tale non negoziabile.
Che senso ha pensare che la teoria dell'evoluzione debba "scendere a compromessi" con una qualsiasi chiesa o religione?
Sono due cose differenti, la prima è una ricerca logico-empirica mirata a trovare una corretta descrizione e concettualizzazione della realtà, mentre la seconda con la realtà non centra proprio nulla. Non a caso giustifica le proprie asserzioni facendo uso delle asserzioni di una disciplina chiamata METAfisica...
presso
00domenica 2 dicembre 2007 14:55
Re:

E poi quale compromesso, la ricerca della verità non scende a patti con posizioni ideologiche.



e questa affermazione da dove nasce ?? ogni ricerca se non è liberà nasce per qualche motivo , perdonami da ignorante .. bomba atomica nessuno avrebbe stuzzicato cosi tanto l'atomo se non per scopi politici e ideologici -- non credi

Rainboy
00domenica 2 dicembre 2007 23:59
L'esempio da te citato dimostra un fraintendimento.
Tu hai citato il classico esempio di una ricerca tecnologica, non di una ricerca scientifica. La tecnologia viene usata con in mente dei fini precisi, che non sono la ricerca della verità, bensì l'ottenimento di un risultato pratico prestabilito mediante lo sfruttamento di un principio noto. Il team di fisici nucleari che mise a punto la bomba atomica sapeva esattamente cosa voleva ottenere e perché; non aveva nessuna incognita sul "cosa", si occupava invece di rendere materialmente possibile il "come".
All'opposto, il primo ricercatore scientifico che gettò le basi per la bomba atomica è Einstein, nel 1905, ma spero concorderai con me che l'atto di aver pubblicato formule come E = mc2 è su un piano molto diverso da quello del progetto Manhattan che sarebbe venuto quarant'anni dopo. Lo sviluppo tecnologico porta inevitabilmente ripercussioni etiche differenti da quelle che si ponevano su un piano di sola ricerca scientifica. Oggi, in amibiti particolari come le biotecnologie, alle volte capita che queste due problematiche vadano a braccetto, ma è una questione a sé che meriterebbe un discorso a parte.

Invece io parlavo di un'altra cosa.
Stimolare il progresso di una ricerca per fini ideologici è possibile ed è accaduto molto spesso, ma non ha nulla a che vedere con la purezza dei risultati scientifici in sé, che verranno ricavati dalla ricerca. Io posso essere in dubbio per qualche motivo che la concezione geocentrica del sistema solare sia corretta, e posso quindi intraprendere una ricerca scientifica che si avvale di tutti i mezzi e i fondi necessari per effettuare un esperimento risolutivo. Ma quando il satellite che ho affittato dalla NASA per scattare le foto mi invia a terra delle foto che mostrano le posizioni relative dei pianeti e i calcoli matematici mi portano alla conclusione che la Terra non è il centro del sistema solare, allora è finita: la ricerca ha dato un risultato comprovato, e fino a prova contraria quel risultato DEVE essere accettato.
Incorporare a forza un "progettista intelligente" nella teoria dell'evoluzione, significa non ammettere la palese verità che la teoria dell'evoluzione non ha bisogno di alcun garante divino per funzionare e che la fede non ha niente a che vedere con le argomentazioni scientifiche e le prove empiriche che hanno portato alla formulazione del neodarwinismo.
E' come se una volta visionate le foto del satellite ed effettuati i calcoli matematici, decidessi che forse è vero la Terra non è al centro del sistema solare, ma allora sicuramente il motivo è che c'è una creatura divina che sta volutamente usando i suoi poteri per tenere le cose in questo stato, visto che la Terra tenderebbe per sua natura a occupare una posizione centrale nel cosmo. Questa non è un'affermazione scientifica, ma un tentativo ideologico che fa uso di asserzioni indimostrabili, per salvare l'ossatura di una concezione religiosa ormai morta e sepolta.
La ricerca scientifica non può patteggiare sui suoi risultati per la mera comodità di una delle ideologie religiose occidentali. Non ne è materialmente capace. I risultati o sono oggettivi, o non lo sono... e a quel punto non servono più a niente.
spirito!libero
00lunedì 3 dicembre 2007 10:00
Come non essere d'accordo con Rain ?

Tra l'altro alcui epistemologi, guidati spesso sottobanco dalle gerarchie religiose (vedi caso Feyerabend), stanno cercando di delegittimare l'oggettività del sapere attraverso la corrente epistemologica cosiddetta del "post-modernismo" che vorrebbe introdurre un becero relativismo cognitivo sostenendo che tutto è soggettivo e che dunque non esistano verità oggettive, nemmeno quelle scientifiche.

Dobbiamo difendere la razionalità, la laicità, la scienza da questi attacchi che hanno ricevuto man forte dall'ultima enciclica papale. Un tentativo, quello di Ratzinger, nemmeno tanto velato di demolire tutto il sostrato filosofico a sostegno della ragione, a partire dal pensiero illuminista e dai valori che furono della rivoluzione francese.

Io temo moltissimo per il nostro futuro, se gli intellettuali non si faranno sentire pesantemente, il "volgo" berrà queste ondate di veleno e di ignoranza pura elargite dall'autorità morale costituita che finirà per far ritornare l'europa ad uno stato pre-illuminista ove le leggi saranno emanazione delle regole morali giunsnaturalistiche, la cui base "naturale" sarà stabilita dalla gerarchia ecclesiastia poichè essa, essendo emanazione di Dio, sarà l'unica a sapere cosa è naturale e giusto e cosa innaturale e dunque ingiusto.

In questo ultimissimo periodo ogni giorno nei vari telegiornali, a partire dai titoli di apertura, c'è almeno un servizio in cui il papa esterna sentenze mirate a demolire gli assunti penetrati nella cultura comune, come ad esempio la sacrosanta idea del relativismo culturale ed etico, nata per amor di libertà porpio in opposizione a quel regime assolutistico e dispotico che il romano pontefice vorrebbe ripristinare (con lui a capo ovviamente). Fa specie che gente come il direttore del corriere della sera faccia eco a questa enciclica tessendone le lodi e definendola "di spessore culturale" quando in essa leggiamo critiche all'illuminismo che è il fondamento dell'attuale europa laica nonchè palesi tentativi di revisionismo storico che farebbero accapponare la pelle a qualsiasi medievalista e storico moderno.

Par condicio vorrebbe che qualche intellettuale laico facesse da contr'altare, con i medesimi spazi mediatici (dunque telegiornali quotidiani della fascia di prima serata), alle esternazioni vaticane, in modo che la gente abbia la possibilità di ascoltare entrambe le campane e non essere sempre bombardato dalle idee di una parte. La voce del dissenso è relegata a trasmissioni di approfondimento, magari in terza serata, seguite da coloro che già conoscono la questione e dunque del tutto inutili al fine di fornire una informazione completa e corretta a tutti.

Il papa sta inculcando nella mente dei telespettatori dei telegiornali le pericolosissime seguenti equivalenze:

relativismo = eliminazione di qualsiasi valore morale, tutto è permesso

illuminismo = guerre mondiali, perdita dei valori

darwinismo = leggi raziali


Intellettuali e storici italiani, unitevi per denunciare questi abusi della verità finalizzati all'egemonia ecclesiastica.

Saluti
Andrea




(Upuaut)
00venerdì 7 dicembre 2007 21:05
Re:
spirito!libero, 03/12/2007 10.00:


Il papa sta inculcando nella mente dei telespettatori dei telegiornali le pericolosissime seguenti equivalenze:

relativismo = eliminazione di qualsiasi valore morale, tutto è permesso

illuminismo = guerre mondiali, perdita dei valori

darwinismo = leggi raziali


Intellettuali e storici italiani, unitevi per denunciare questi abusi della verità finalizzati all'egemonia ecclesiastica.

Saluti
Andrea



Quoto al 100%! Ratzinger sta facendo della disinformazione pazzesca, demonizzando l'unica cosa che potrà salvare l'Umanità: la Conoscenza, che ci può provenire solo dalla Scienza. Sfruttando l'ignoranza della gente farà dei danni pazzeschi...




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