Conosci te stesso
Dico la mia.
La facilità con la quale molte persone sono disposte ad accettare anche ciò che contrasta, palesemente, con la propria convinzione, penso dipenda proprio dal fatto che mettere in dubbio le proprie credenze, le proprie convinzioni, è faticoso, costringe a porsi delle domande su cose ormai assimilate e che fanno parte di noi stessi, è deludente, non siamo disposti a mettere a rischio le nostre convinzioni per paura di restare delusi ecc. Potremmo andare avanti e trovare mille perché, mille motivazioni, ma a cosa servirebbe, solo a dimostrare una cosa talmente ovvia da essere superflua solo a pensarla.
Piuttosto sarebbe interessante analizzare la seconda questione: quanti conoscono veramente se stessi? Il “conosci te stesso di “delfiana” memoria non ha trovato, nel genere umano, grandi estimatori. E pensare che è, come giustamente dici, il punto più importante che l’essere umano dovrebbe curare durante la sua vita.
Il primo problema è quello di definire “ come ”, quali tecniche usare per conoscere se stessi. Il modo miglio, a mio avviso, e quello di passare attraversi tecniche di meditazione attiva, non la classica meditazione fine a se stessa, ma quella cosciente, dove l’individuo si analizza, si interroga, si “ipotizza “, si da delle risposte, e non importa che le risposte siano giuste o sbagliate, ma l’importante è il lavoro mentale fatto per giungere a quelle risposte. Oppure si può tentare di conoscersi attraverso le esperienze della vita, analizzando i nostri comportamenti, le nostre reazioni alle cose che ci capitano. Altro problema è la capacità di effettuare un’analisi sufficientemente obiettiva, priva di sovrastrutture e credenze delle quali siamo infarciti, ma questo è praticamente impossibile da eliminare, quindi ogni tipo di attenzione verso se stessi è da ritenere positivo.
Come vedi è un lavoro che richiede impegno, azione e quindi, in qualche modo, fatica, almeno all’inizio, fino a quando, cioè, non diventi un’abitudine,e come tale anche meno faticosa.
Le cose della vita, che ci accadono senza la nostra partecipazione attiva, è come se non ci fossero successe e ci lasciano solo la parte peggiore di loro, le sofferenze.
Altro problema è l’incapacità di noi uomini di accettare, in maniera sufficientemente fredda a consapevole, il fatto che non siamo noi ad essere a disposizione del nostro corpo, ma il contrario; capita questa condizione, forse impareremmo a viverci più intensamente ma con maggiore distacco e disincanto, e con maggiore disincanto vivremmo anche le cose della vita.
----
L’intelligente:
sa che deve combattere con il massimo delle proprie forze per evitare che suo figlio diventi un anonimo abitatore di una massa.