Ecco cosa intendeva Gesù quando parlava di povertà

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novaragiacomo
00domenica 24 novembre 2013 23:31
La povertà materiale è davvero la condizione per essere perfetti agli occhi di Dio? Ecco il testo evangelico dell’incontro tra Gesù e il giovane ricco:

“Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?». E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi”. Mt 19, 16-30

Gesù sapeva che il denaro era per quel ricco la cosa più importante della sua vita, più importante di Dio, quindi la prova di essere un vero discepolo era costituita per lui nel rinunciare alla sua ricchezza. Non era una prova universale e Gesù non ha fatto la stessa richiesta ad altri, neanche se erano ricchi. Infatti Gesù e i suoi discepoli erano anche sostenuti da alcune delle donne benestanti che li accompagnavano:

“In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.” Lc 8, 1-3

Gesù non aveva chiesto a queste donne di distribuire tutta la loro ricchezza ai poveri. La povertà non viene imposta da Gesù per essere un suo seguace.

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.” Mt 5, 3

La parola ebraica adoperata da Gesù per indicare i poveri era anawîm: questi ultimi sono i “poveri di Dio”, nel senso di persone con una particolare spiritualità, le persone che si fidano di Dio e si affidano a lui. Il concetto di anawîm, tipicamente semitico, non è assolutamente reso bene in greco con ptochòs (povero); si tratterebbe di una traduzione “a calco”, una parola che ne rende un’altra meccanicamente; ma cambiando cultura non si può fare questo passaggio meccanico. Ecco allora che il redattore greco di Matteo, proprio per essere fedele all’originale, deve aggiungere qualcosa e decide di aggiungere un dativo di relazione: poveri to pneumati. Quello “spirito” è inteso proprio in senso greco: “poveri in spirito” indica una ben precisa specie di povertà, dove lo spirito determina la condizione, l’ambiente, il pensiero. Non è un discorso di tipo economico o sociale, non è una povertà determinata dal conto in banca o dalla condizione sociale, dal mestiere o da altre situazioni del genere: è una povertà “in spirito”, cioè il riconoscimento della propria povertà personale. Il concetto di anawîm dunque è quello di colui che, riconoscendo la propria povertà e debolezza, riconosce di dipendere da Dio. http://www.atma-o-jibon.org/italiano/don_doglio23.htm

Il benessere economico e l’istruzione impediscono la costituzione di una società organizzata gerarchicamente che basa il suo potere sulla povertà e sull’ignoranza della popolazione.



http://conoscererendeliberi.wordpress.com/2013/11/20/ecco-cosa-intendeva-gesu-quando-parlava-di-poverta/
leopardo38
00sabato 7 dicembre 2013 17:50
Questo brano l'ho sempre sentito commentare come un avvertimento sul danno che può provocare la ricchezza materiale.
I poveri in spirito, cioè gli umili,i modesti, i semplici sono altra cosa ben distinta nel discorso della montagna, almeno a me sembra.
Non capisco poi il senso dell'ultima frase e se per cortesia puoi chiarire.
Grazie
novaragiacomo
00sabato 7 dicembre 2013 18:40
Sul tema della povertà materiale nell'incontro tra Gesù e il giovane ricco, spiego nel mio articolo, il vero significato...

L'ultima frase si riferisce al fatto che se consentiamo a chi ci governa di spingerci alla rassegnazione, ad esempio sull'attuale crisi economica, che è stata creata ad arte, nel mio blog lo spiego nei miei articoli, e se nello stesso tempo non ci si informa su quello che sta accadendo realmente, affidandoci solo ai telegiornali tipo TG1, TGLA7, TG2 e TG3, tanto per citare i più scandalosi, e se nello stesso tempo la cultura e l'istruzione vengono trascurate, accade come sta avvenendo in Italia, che molti cittadini, la maggioranza, non capisce quello che sta accadendo e si affida speranzosa sia al Governo Letta sia alle chiacchere di Bergoglio...
leopardo38
00lunedì 16 dicembre 2013 17:56
Io ritengo che Gesù non volesse dire altro di quanto espresso nel testo evangelico senza nascondere nessun "vero" significato
nascosto nella parabola. Il suo messaggio era rivolto ai semplici e doveva avere una presa diretta sul popolo.

In quanto alle tue affermazioni sulla attuale crisi economica, non credo che essa sia il frutto di un complotto creato ad arte perchè questo non gioverebbe a nessuno. A mio modesto parere sarebbe la conseguenza della globalizzazione dei mercati e della abolizione dei dazi e delle dogane
che ha fatto sì che paesi emergenti potessero riversare nei nostri paesi qualsiasi tipo di prodotto a prezzi enormemente concorrenziali causando l'arresto delle nostre produzioni e quindi l'aumento della disoccupazione.

E non credo nemmeno che la maggioranza degli italiani siano una massa di ignoranti disinformati perchè ascoltano i TG che hai citato. Se è questo che vuoi affermare abbi la bontà di indicarci quali sono le fonti di informazione veritiere sulle quali poter contare.
novaragiacomo
00lunedì 16 dicembre 2013 18:34
Re:
leopardo38, 16/12/2013 17:56:

Io ritengo che Gesù non volesse dire altro di quanto espresso nel testo evangelico senza nascondere nessun "vero" significato
nascosto nella parabola. Il suo messaggio era rivolto ai semplici e doveva avere una presa diretta sul popolo.

Il messaggio di Gesù è rivolto a tutti non solo ai semplici...



In quanto alle tue affermazioni sulla attuale crisi economica, non credo che essa sia il frutto di un complotto creato ad arte perchè questo non gioverebbe a nessuno. A mio modesto parere sarebbe la conseguenza della globalizzazione dei mercati e della abolizione dei dazi e delle dogane
che ha fatto sì che paesi emergenti potessero riversare nei nostri paesi qualsiasi tipo di prodotto a prezzi enormemente concorrenziali causando l'arresto delle nostre produzioni e quindi l'aumento della disoccupazione.

La globalizzazione dei mercati non è nata a caso ma è stata decisa dell'alto... L'attuale crisi economica giova a chi, a proposito di povertà e ricchezza, pensa di trarne vantaggio a danno dei popoli, come sta accadendo ora, le borse e i mercati sono gestite da broker e speculatori e non da benefattori come invece fanno intendere i mass media e i politici nazionali...

E non credo nemmeno che la maggioranza degli italiani siano una massa di ignoranti disinformati perchè ascoltano i TG che hai citato. Se è questo che vuoi affermare abbi la bontà di indicarci quali sono le fonti di informazione veritiere sulle quali poter contare.



Quelli non servili a vari Letta, Monti, Napolitano e Papa Francesco...






leopardo38
00martedì 17 dicembre 2013 17:47
Questa è una risposta molto evasiva e che non dice niente. Probabilmente perchè non ha niente da dire! [SM=g27995]
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