Esercito della Salvezza

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00domenica 27 agosto 2006 17:32
William Booth (1829-1912) nasce a Nottingham, figlio di un costruttore edile. Il fallimento del padre lo mette presto a contatto con le dure realtà della vita; trova conforto nella religione e a quindici anni diventa un membro attivo della Chiesa metodista wesleyana, dove sarà più tardi ordinato pastore. Si trasferisce a Londra per dedicarsi all'apostolato a tempo pieno, e qui incontra la futura moglie, Catherine Mumford (1829-1890). I due si sposano nel 1855. Nonostante i successi ottenuti come predicatore itinerante, i rapporti di Booth con la Chiesa metodista si deteriorano, non solo per la sua adesione a dottrine holiness ma anche per il desiderio di sperimentare nuove e non tradizionali forme di evangelizzazione a vantaggio delle classi più umili.

Nel 1865, mentre predica nel miserabile East End di Londra, di fronte a un pub chiamato Blind Beggar, gli è chiesto di condurre riunioni regolari nel quartiere, che iniziano il 2 luglio nel vecchio cimitero quacchero di Whitechapel. Booth e la moglie si rendono conto che i poveri più poveri sono la ragion d'essere della loro missione, e fondano una congregazione autonoma chiamata The Christian Mission. Nonostante le capacità dei Booth il ministero non è facile, ma conosce una svolta decisiva nel 1878 quando è adottata un'organizzazione ispirata alla vita militare e il gruppo prende il nome di Esercito della Salvezza. Le uniformi, i gradi, la fanfara colpiscono l'immaginazione popolare e i giornalisti: il successo è straordinario, e in pochi anni l'Esercito estende le sue attività a diversi paesi stranieri.

Negli Stati Uniti, dove lo porta nel 1880 il più diretto collaboratore dei Booth, George Railton (1850-1913), l'esito sarà particolarmente spettacolare (oggi, con oltre un miliardo di dollari di donazioni ricevute ogni anno, l'Esercito è la maggiore organizzazione caritativa americana in assoluto). Nel 1896, peraltro, la missione americana deve fronteggiare una crisi, quando il secondogenito del generale, Ballington Booth (1857-1940), che si era affezionato al lavoro negli Stati Uniti, rifiuta un trasferimento ordinato dal padre e dà vita a un'organizzazione separata, i Volunteers of America (tuttora esistente, ma oggi dedita esclusivamente a un'attività di tipo sociale).

Nell'Europa continentale sbarca, per una missione a Parigi nel 1879, la ventunenne terzogenita del fondatore, Catherine "Kate" Booth (1858-1955). A Parigi è soprannominata "la Maréchale" per lo stile fiero e la capacità di tenere testa a una dura opposizione, che propone gli argomenti e gli stereotipi che oggi sono usati contro le cosiddette "sette", anche perché non è consueto vedere donne in divisa che predicano agli uomini. Più tardi, Kate sarà coinvolta nella scelta del marito, Arthur Sydney Clibborn (1858-1939), che nel 1902 deciderà di seguire John Alexander Dowie (1847-1907), un predicatore di origine scozzese che nel 1901 aveva fondato la comunità di Zion City, nell'Illinois, intorno alle sue pretese messianiche e alla spiritualità centrata sulle guarigioni della sua Christian Catholic Church. Questa scelta porterà i coniugi Clibborn (o Booth-Clibborn, come si faranno chiamare) fuori dell'Esercito della Salvezza: Kate concluderà la sua carriera come predicatrice indipendente.

Nella stessa Inghilterra non mancano peraltro le opposizioni, anche violente: tenutari di case da gioco, bar e bordelli la cui attività è minacciata dalla presenza nei loro quartieri dai membri dell'Esercito della Salvezza (chiamati "salutisti") si organizzano in un caricaturale "Esercito dello Scheletro", con bandiere che inneggiano al peccato e all'Inferno. Booth, con il suo motto "Sangue e fuoco" (il sangue di Gesù Cristo e il fuoco dello Spirito Santo) non demorde, e i fatti gli danno ragione. Quando muore, nel 1912, l'Esercito della Salvezza è già universalmente conosciuto per le sue benemerite attività caritative che svolge ormai in 58 paesi del mondo, particolarmente nei quartieri più poveri e dimenticati. Gli succede il figlio primogenito William Bramwell Booth (1856-1929), i cui anni di generoso servizio fanno da contrasto, nella storia dell'Esercito, con la crisi che scoppia nei suoi ultimi anni di vita quando, malato, resiste – anche con una causa legale – all'azione dei dirigenti che intendono deporlo dalla carica, e che non ritengono obbligatorio mantenere membri della famiglia Booth al vertice dell'Esercito.

Come è stato osservato, la fama dell'Esercito della Salvezza nel settore della carità e dei servizi sociali ha fatto trascurare, specialmente nell'Europa continentale, il dibattito sulla sua teologia e sul suo inquadramento tipologico. L'Esercito della Salvezza nasce nel mondo metodista, come una parte importante del movimento holiness. Come altre denominazioni holiness si distacca dall'ambiente metodista dove – dopo un iniziale periodo di favore – suscita riserve e contrasti. La perfezione della santità può essere sperimentata, per Booth, attraverso l'accoglimento della grazia di Cristo, favorito da un'etica di tipo puritano e dall'impegno caritativo a favore dei diseredati. Se oggi l'Esercito della Salvezza giustifica la sua pratica di non amministrare direttamente i sacramenti (si rivolge occasionalmente ad altre Chiese) con il timore di deviazioni ritualistiche, alle origini non mancava la tesi secondo cui tutta la vita del fedele trasformata dalla grazia e impegnato nella carità diventava un sacramento, con una spiritualità tipicamente – e anzi radicalmente – di matrice holiness.

L'Esercito della Salvezza – che, naturalmente, è noto soprattutto per la sua terminologia di tipo militare – ha oggi nel mondo diciassettemila "ufficiali" in servizio attivo (cioè pastori) e due milioni e mezzo di "soldati" (cioè di membri); in Italia sono presenti una cinquantina di "ufficiali" e circa 1.100 altri membri, inclusi i "soldati". L'attività italiana inizia con l'interesse dei salutisti inglesi per gli immigrati del quartiere di Clerkenwell, la "Little Italy" di Londra. Nel 1884 si apre nel quartiere una "Sala Italiana" (soprannominata affettuosamente "Stalla Alleluja") e nel 1885 il periodico salutista Il grido di guerra è pubblicato per la prima volta in italiano a Londra. Il responsabile delle attività a Clerkenwell, James Binks Vint (1854-1890), concepisce l'idea di portare l'Esercito in Italia e sbarca a Roma nel 1887. Nel 1888 l'attività, che aveva avuto un inizio promettente, rallenta per una malattia di Vint (che, secondo una tradizione trasmessa nella sua famiglia, sarebbe stato avvelenato da oppositori religiosi), che deve rientrare in Inghilterra; una morte prematura lo coglierà a Bruxelles nel 1890.

Sulla via del ritorno, Vint ha però tempo di incontrare a Luserna San Giovanni, nelle Valli Valdesi, Fritz Malan (1863-1930), un giovane di origine valdese che aveva aderito all'Esercito della Salvezza durante un soggiorno a Londra. Malan collabora con Marie Sircoulon (1839-1893), una diaconessa francese venuta dalla Svizzera a dirigere l'Orfanatrofio di Torre Pellice e allontanata proprio per le sue "tendenze salutiste" nel 1887. Grazie a costoro, l'attività dell'Esercito apre un secondo fronte nelle Valli Valdesi. Nel 1892 si ha la prima di cinque visite in Italia del fondatore Booth, e nel 1893 il Quartier Generale italiano è trasferito da Torre Pellice a Torino, quindi a Milano nel 1902 e a Roma nel 1913, dove rimarrà salvo il periodo 1920-1930 in cui sarà trasferito a Firenze.

L'attività si estende lentamente anche al Sud, con successi importanti come quelli di Faeto (Foggia), dove sono aperti un asilo e una scuola e nel 1922 il paese è per metà salutista. Prima della persecuzione fascista, Faeto – come altre imprese salutiste – è vittima del suo stesso successo: le scuole, dove si insegna anche la lingua inglese, preparano i giovani all'emigrazione, e molti convertiti emigrano. Se il 1° febbraio 1923 un Regio Decreto aveva riconosciuto la natura filantropica e religiosa dell'Esercito, nel 1931 il riconoscimento giuridico come ente religioso è negato dal Consiglio di Stato, il quale osserva che l'organismo ha "carattere generico di movimento evangelico, senza riti o principi di fede propria, senza cioè una fede che soltanto in essa e per suo mezzo soddisfi un determinato, comune sentimento religioso".

Il fascismo, già prima della guerra, è particolarmente intollerante nei confronti dell'Esercito della Salvezza di cui vede con sospetto la terminologia militare. In un solo anno di repressione, dal 1928 al 1929, i centri italiani si riducono da venti a sette. Con la guerra il governo ordina al glorioso Il grido di guerra di cessare le pubblicazioni nel 1939, e nel 1940 l'attività in Italia cessa (diversi ufficiali dell'Esercito sono arrestati o inviati al confino). L'attività riprende nel 1943 con lo sbarco delle truppe alleate in Sicilia, anche se solo nel 1947 Il grido di guerra può riprendere le pubblicazioni. Nel dopoguerra anche l'inquadramento giuridico si chiarisce. Accanto all'Esercito della Salvezza, ente inglese con fini più marcatamente filantropici e assistenziali che religiosi, si pone oggi la Chiesa dell'Esercito della Salvezza, che con il primo ha in comune la sede legale ma che è dotata di un proprio statuto e di un proprio legale rappresentante.

La Chiesa, pur se già nel 1982 è stata ammessa nella FCEI, è stata formalmente costituita con atto pubblico del 5 maggio 1993, modificato il successivo 16 dicembre. Scopo della Chiesa – secondo lo statuto – è "far conoscere l'Evangelo eterno del Signore e Salvatore Gesù Cristo"; essa cura "l'esercizio del culto, l'istruzione e l'educazione religiosa", e inoltre "potrà istituire e organizzare chiese, scuole bibliche, campagne missionarie, orfanatrofi, convitti, asili, scuole, ospedali, ostelli, case di riposo, centri di assistenza, organizzazioni di volontariato". Con lo stesso atto pubblico del 16 dicembre 1993 è stato anche costituito l'Ente Patrimoniale della Chiesa Cristiana Esercito della Salvezza, con lo scopo di acquistare e amministrare i beni della Chiesa e delle sue principali opere. L'Ente Patrimoniale, dopo avere richiesto nel 1997 il riconoscimento della personalità giuridica, vi ha peraltro espressamente rinunciato per motivi inerenti ai suoi rapporti con la struttura madre inglese, e oggi l'Esercito della Salvezza esiste in Italia come ente straniero di culto acattolico.

L'Esercito della Salvezza in Italia non è stato sempre capito. Nelle Valli Valdesi, nei suoi primi anni di attività "un'alleanza – non frequente anche se non storica – fu stabilita fra il pastore valdese e il prete cattolico per espellere il comune nemico" (David Armistead, Cristiani in divisa. Un secolo di storia dell'Esercito della Salvezza fra gli Italiani (1887-1987), Claudiana, Torino 1987, p. 62). Questi conflitti sono oggi largamente dimenticati, e l'Esercito della Salvezza è unanimemente considerato parte integrante del protestantesimo italiano, per cui le sue attività caritative costituiscono piuttosto motivo di legittimo orgoglio.

presso
00martedì 29 agosto 2006 14:22
Ciao Gianni ho appena inserito un'altro esercito nnn etutti della salvezza , che tristezza mmm
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