Etiche a confronto (cattolica e laica)

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Justee
00sabato 26 febbraio 2005 18:20
Volevo provare ad approfondire un questione che ritemgo importante , essere laico , cosa significa , sopratutto , il Laico religioso è conforme alla dottrina della Chiesa qualunque essa sia ???

Meditando
00sabato 26 febbraio 2005 22:38
Il laico e l'ateo
Mi pare che il religioso, in line di massima, tende a identificare il laico con l’ateo. Questa, a mio avviso, è una convinzione molto diffusa ma anche molto errata. Essere laici, infatti, non corrisponde automaticamente con l’essere atei, anzi, l’essere laici, secondo me, aggiunge all’individuo quella parte di autonomia, rispetto al rapporto con le proprie credenze, che il religioso non può, per ovvi motivi, avere.
Essere laico, quindi, significa, secondo me, essere libero da indirizzi preconfezionati, da modelli utili solo alla confessione di riferimento e mai utili all’individuo in quanto tale, il quale, conformandosi a quelle regole altro non fa che rinunciare alla possibilità di esercitare il proprio spirito critico e la propria autentica personalità. Sarebbe quindi auspicabile una rinascita umanistica, convintamene laica, che offra all’individuo una nuova possibilità di riscatto e di liberazione da inutili e spesso assurdi vincoli di appartenenza. Questo senza niente voler togliere all’importanza della fede in quanto tale, la quale, per molti individui incapaci di affrontare da soli il mistero dell’esistenza, trovano in questa una indispensabile forma di aiuto e conforto.

[Modificato da Meditando 26/02/2005 22.40]

Chi.dove.quando
00domenica 13 marzo 2005 19:50
Re: Il laico e l'ateo

Scritto da: Meditando 26/02/2005 22.38
Mi pare che il religioso, in line di massima, tende a identificare il laico con l’ateo. Questa, a mio avviso, è una convinzione molto diffusa ma anche molto errata. Essere laici, infatti, non corrisponde automaticamente con l’essere atei, anzi, l’essere laici, secondo me, aggiunge all’individuo quella parte di autonomia, rispetto al rapporto con le proprie credenze, che il religioso non può, per ovvi motivi, avere.
Essere laico, quindi, significa, secondo me, essere libero da indirizzi preconfezionati, da modelli utili solo alla confessione di riferimento e mai utili all’individuo in quanto tale, il quale, conformandosi a quelle regole altro non fa che rinunciare alla possibilità di esercitare il proprio spirito critico e la propria autentica personalità. Sarebbe quindi auspicabile una rinascita umanistica, convintamene laica, che offra all’individuo una nuova possibilità di riscatto e di liberazione da inutili e spesso assurdi vincoli di appartenenza. Questo senza niente voler togliere all’importanza della fede in quanto tale, la quale, per molti individui incapaci di affrontare da soli il mistero dell’esistenza, trovano in questa una indispensabile forma di aiuto e conforto.

[Modificato da Meditando 26/02/2005 22.40]





Condivido l'esposto di Metitando. E' errato pensare che un laico sia necessariamente ateo o agnostico. Difatti la maggioranza non è solo l'una o l'altra cosa. Il laico può essere benissimo persona religiosa, sia appartenendo che non appartenendo ad alcun credo religioso precostituito.
Il laico si preoccupa delle relazioni con il suo prossimo ed è alla ricerca di norme che rendano il più pacifico possibile la convivenza civile. Di solito il laico cerca di non legarsi a dogmatismi religiosi, ma d'essere pratico e concreto nelle scelte di norme che debbano essere condivisibili, se non da tutti, almeno dalla maggioranza. Un religioso può essere contro il divorzio, ma anche un laico può essere contro il divorzio. Però, quando si tratta di formulare una legge che regoli i rapporti matrimoniali, mentre il religioso cercherà di imporre le sue norme religiose a tutti, il laico opterà per una normativa che accontenti gli uni e gli altri. Il divorzio non è imposto a nessuno, per cui nessun religioso che conta sulla indissolubilità del suo matrimonio, potrà mai essere in pericolo. Però, quando il religioso impone l'indissolubilità anche agli altri nascono i guai per quelli che non condividono le sue posizioni religiose. Per questo è importante che lo Stato sia di tipo laico, così che tutti possano veder garantiti i propri diritti, in particolare quando questi diritti sono minacciati da formulazioni religiose assurde e che interferiscono nella sua vita sociale, originando il diverso, in quanto emarginato e segnato a dito.





Teo60
00martedì 15 marzo 2005 21:43
Re:

Scritto da: Justee 26/02/2005 18.20
Volevo provare ad approfondire un questione che ritemgo importante , essere laico , cosa significa , sopratutto , il Laico religioso è conforme alla dottrina della Chiesa qualunque essa sia ???




Ciao a tutti,
per una chiara interpretazione e definizione del "laico" del Magistero della Chiesa vi consiglio di leggere il capitolo dedicato al laico del documento Lumen gentium nei punti dal 18 al 27,(Concilio Vaticano II) e l'enciclica di Papa Giovanni Paolo II Christifideles laici(198[SM=g27989]. Entrambe potrete trovarle sul sito
www.vatican.va
Serenità e pace (shalom)
Chi.dove.quando
00giovedì 24 marzo 2005 17:15
Attentati alla dignità della persona

Sottopongo alla vs attenzione il brano che segue a firma di C. Pincastelli sul valore della laicità e sull'opportunità di destituire la religione per eccellenza, almeno in Europa, del potere esercitato sui credenti.
L'annullamento del potere religioso è un bene anche per tutte le altre comunità relgiose di medie e piccole proporzioni, in quanto, come loro stesse sono solite affermare, il pericolo per la loro sopravvivenza è rappresentato soprattutto dal potere esuberante e combattivo (alcuni hanno fatto riferimento al GRIS) delle comunità di grande diffusione, come la cattolica e la protestante.

A voi la lettura (parentesi e grassetto sono mie):

"La tesi centrale dell’occidente cristiano è oggi quella che la laicità è un non-valore. Ma la base si rende effettivamente conto che è vero esattamente il contrario? Un valore non sta nell’affermazione assolutistica di principio, ma nel contesto di realtà. L’idea europea dei diritti, sanciti, ad esempio, dalla Costituzione europea pone chiaramente come valore laico lo stretto legame fra il soggetto individuale e la collettività, fra individualità della Persona e la solidarietà sociale. Questo principio laico non rinuncia alla religiosità di chi crede, ma consente che diverse molteplicità di valori siano offerti (anche se contrastanti fra loro) alla libera scelta dell’uomo secondo un principio pluralistico.

Una tesi, quella della laicità che, nel porsi come base della democrazia, non può ovviamente sostenere l’assolutezza di valori teorici esterni e supera l’impasse ponendo come primario il Valore dei diritti da contrapporre ai valori teorici di principio, perché questi creerebbero radicalismi oppositivi fra credenti e non credenti o fra diverse posizioni astratte, ideologiche e politiche.

Come è possibile che l’intelligenza dei cattolici cada a così basso livello da non capire che sancire il dovere della correlazione soggetto e collettività è già un valore forte, ben più forte di chi (vedi il Nuovo Catechismo Cattolico) ripete le stesse parole dei laici ma fa pericolosamente dipendere il diritto da quello di Dio, cioè una dittatura teocratica gestita dalla Chiesa?

La pressione della gerarchia cattolica è diventata truce e violenta, addirittura pretendendo dai parlamentari cattolici (in Spagna come in Italia) il dovere di subordinare le proprie opinioni politiche alle direttive ecclesiastiche. Un tentativo, cioè, di rendere legittimamente immorali le leggi del Parlamento quando non sono ispirate al catechismo e nel contempo di delegittimare la volontà del popolo e la libertà democratica.

Portando Dio nei Parlamenti e nelle piazze i cattolici in Spagna stanno distribuendo milioni di volantini fuori e dentro le chiese. Il radicalismo religioso sta giocando una partita antidemocratica estremamente violenta che rischia di creare tensioni sociali che impongono la riflessione se questa strategia costruita in Vaticano non ci porti a nuove guerre di religione e all’esasperazione di uno scontro fra civiltà laica e becero conservatorismo religioso. Una situazione pesante, in un momento storico in cui le democrazie si stanno confrontando con il radicalismo islamico, uno scontro di cui l’Europa, in questo momento, vorrebbe francamente farne a meno. Su questo scontro non potrà esserci, però, alcun dialogo perché le conquiste civili e culturali del mondo laico sono irrinunciabili e tra l’altro sono largamente e positivamente condivise anche dalla stessa base cattolica, come è dimostrato da tutti i sondaggi e dall’opinione comune degli stessi fedeli della domenica, per cui è fin troppo evidente che non è la religiosità o la laicità la fonte dello scontro, ma solo un potere mondano che la chiesa non vuole perdere e che difende a denti stretti come un leone ferito a morte.
Come vedete, amici, ad essere oggetto di persecuzione e di attentati alla propria dignità è il mondo laico, il mondo dei singoli che, con il potere religioso in auge com'è, vedono infrante in qualche misura le loro libertà di pensiero, di parola, di coscienza e di scelta.tyui

Saluti

Chidoqua

[Modificato da Chi.dove.quando 24/03/2005 17.18]

Tornelius
00giovedì 7 aprile 2005 05:40
credo che si stiano formando due concetti diversi di laico. quello classico a cui teo60 si sta riferendo e quello contemporaneo spesso osannato dai nichilisti ed utilizzato, sotto vestigia di principio sociale, per mire anticristiane. insomma io faccio una grande fatica a parlare di un concetto che ha due definizioni diametralmente opposte... inoltre mi dispiace molto vedere che negli ultimi anni il termine con cui mi definisco sia cambiato totalmente, dunque non lo sento più mio.
comunque secondo me il vero laico, rifacendomi a una definizione più tradizionale, è colui che coltiva la propria spiritualità in modo libero utilizzado come orientamento i principi della Chiesa. sono anche disposto a dare una seconda definizione, quella di laico come ricercatore di Dio che non ha ancora trovato la comunità che fa per lui, insomma un viandante spirituale solitario.
snupy
00giovedì 7 aprile 2005 10:34
moreno
laico: laicus, laikos, che appartiene al popolo, cioe' non ecclesiastico.

Il laico e' una persona del popolo, che puo' avere o meno uno status importante, ma che non ha legami con le gerarchie ecclesiastiche.

In breve e' laico chiunque non e' ordinato o iscritto nominale e osservante ad una religione.

Il cattolicho che mette davanti alla sua etica e alla sua opinione la fede e la dottrina cattolica non e' un laico, ma un cattolico.

Il laico segue le leggi dello stato, le rispetta, e non pone le leggi della gerarchia cattolica davanti alle leggi dello stato.
La sua etica deriva dal rispetto del diritto positivo secolare, oltre che dalle proprie convinzioni.
Il laico e' un cittadino attento e rispettoso.

Il cattolico, come l'islamico osservante, o chiunque metta davanti una dottrina [insieme di precetti religiosi]alle leggi derivanti dal diritto positivo non e' un laico, ma un religioso,
cioe' osservante ligio delle regole religiose.
Quinde re- legato e non libero.

cane...sciolto
00venerdì 8 aprile 2005 22:12
Re: Re:

Scritto da: Teo60 15/03/2005 21.43


Ciao a tutti,
per una chiara interpretazione e definizione del "laico" del Magistero della Chiesa vi consiglio di leggere il capitolo dedicato al laico del documento Lumen gentium nei punti dal 18 al 27,(Concilio Vaticano II) e l'enciclica di Papa Giovanni Paolo II Christifideles laici(198[SM=g27989]. Entrambe potrete trovarle sul sito
www.vatican.va
Serenità e pace (shalom)

MHAAAA!!! Non ti sembra che citare PROPRIO questi due testi in tema di laicità...sia per lo meno, di parte, capzioso!!
benimussoo
00sabato 9 aprile 2005 11:17
Re: moreno

Scritto da: snupy 07/04/2005 10.34
laico: laicus, laikos, che appartiene al popolo, cioe' non ecclesiastico.

Il laico e' una persona del popolo, che puo' avere o meno uno status importante, ma che non ha legami con le gerarchie ecclesiastiche.

In breve e' laico chiunque non e' ordinato o iscritto nominale e osservante ad una religione.

Il cattolicho che mette davanti alla sua etica e alla sua opinione la fede e la dottrina cattolica non e' un laico, ma un cattolico.

Il laico segue le leggi dello stato, le rispetta, e non pone le leggi della gerarchia cattolica davanti alle leggi dello stato.
La sua etica deriva dal rispetto del diritto positivo secolare, oltre che dalle proprie convinzioni.
Il laico e' un cittadino attento e rispettoso.

Il cattolico, come l'islamico osservante, o chiunque metta davanti una dottrina [insieme di precetti religiosi]alle leggi derivanti dal diritto positivo non e' un laico, ma un religioso,
cioe' osservante ligio delle regole religiose.
Quinde re- legato e non libero.





Caro Snupy, ottimo pensiero, aggiungo però che il Religioso Cattolico sà osservare...anche le leggi dello stato, anzi direi che è importante, dei dubbi possono nascere se una legge intaca la moralità dell'uomo, come l'eutanasia, o la produzione delle cellule staminali. Penso che sia solo questa la diversità che preclude una certa libertà di alta moralità.

Chiedo scusa ai foristi della mia assenza, ma la perdità di un grande uomo come il Papa, mi ha lasciato senza parole!

ciao a presto Dana[SM=x511460]
Chi.dove.quando
00sabato 9 aprile 2005 16:00
Re: moreno

Scritto da: snupy 07/04/2005 10.34
laico: laicus, laikos, che appartiene al popolo, cioe' non ecclesiastico.

Il laico e' una persona del popolo, che puo' avere o meno uno status importante, ma che non ha legami con le gerarchie ecclesiastiche.

In breve e' laico chiunque non e' ordinato o iscritto nominale e osservante ad una religione.

Il cattolicho che mette davanti alla sua etica e alla sua opinione la fede e la dottrina cattolica non e' un laico, ma un cattolico.

Il laico segue le leggi dello stato, le rispetta, e non pone le leggi della gerarchia cattolica davanti alle leggi dello stato.
La sua etica deriva dal rispetto del diritto positivo secolare, oltre che dalle proprie convinzioni.
Il laico e' un cittadino attento e rispettoso.

Il cattolico, come l'islamico osservante, o chiunque metta davanti una dottrina [insieme di precetti religiosi]alle leggi derivanti dal diritto positivo non e' un laico, ma un religioso,
cioe' osservante ligio delle regole religiose.
Quinde re- legato e non libero.





Mi pare che ti trovi d'accordo con me. Quoto a tutto campo quanto hai scritto. Il laico non chiede ai credenti di rinunciare alla loro fede, ma chiede ai credenti di rispettare i diritti del mondo laico che, come è spesso stato detto, sono costituiti a tutela dei fondamentali ed inviolabili diritti umani degli stessi religiosi ( spesso irrispetosi di questi diritti), almeno quei più importanti, come il rispetto della dignità umana che si estrinseca con il rispetto della libera scelta e della libertà di coscienza, strettamente legati alla libertà di pensiero e di parola nei limiti del rispetto delle libertà altrui.

Ti leggo sempre molto volentieri.

Tanti saluti
Chidoqua
Justee
00domenica 10 aprile 2005 22:26
Re: moreno

Scritto da: snupy 07/04/2005 10.34
laico: laicus, laikos, che appartiene al popolo, cioe' non ecclesiastico.

Il laico e' una persona del popolo, che puo' avere o meno uno status importante, ma che non ha legami con le gerarchie ecclesiastiche.

In breve e' laico chiunque non e' ordinato o iscritto nominale e osservante ad una religione.

Il cattolicho che mette davanti alla sua etica e alla sua opinione la fede e la dottrina cattolica non e' un laico, ma un cattolico.

Il laico segue le leggi dello stato, le rispetta, e non pone le leggi della gerarchia cattolica davanti alle leggi dello stato.
La sua etica deriva dal rispetto del diritto positivo secolare, oltre che dalle proprie convinzioni.
Il laico e' un cittadino attento e rispettoso.

Il cattolico, come l'islamico osservante, o chiunque metta davanti una dottrina [insieme di precetti religiosi]alle leggi derivanti dal diritto positivo non e' un laico, ma un religioso,
cioe' osservante ligio delle regole religiose.
Quinde re- legato e non libero.




Io non credo che il problema si ponga in questo modo , abbiamo fior fiori di laici Cattolici vedi l'ultima legge sulla fecondazione assistita , il Laico può essere benissimo un religioso ma con libertà di approvazione o non approvazione alle leggi della Chiesa , non confondiamo sempre il religioso con la gerarchia della Chiesa , il sacerdote è una cosa il fedele è un'altra cosa , e dunque il fedele può essere anche un laico , perchè se volgiamo approfondire dobbiamo trovare il punto di limite tra il laico e il religioso e questo dai notri scritti non si evince ...
Chi.dove.quando
00lunedì 11 aprile 2005 00:08
Re: Re: moreno

Scritto da: Justee 10/04/2005 22.26


Io non credo che il problema si ponga in questo modo , abbiamo fior fiori di laici Cattolici vedi l'ultima legge sulla fecondazione assistita , il Laico può essere benissimo un religioso ma con libertà di approvazione o non approvazione alle leggi della Chiesa , non confondiamo sempre il religioso con la gerarchia della Chiesa , il sacerdote è una cosa il fedele è un'altra cosa , e dunque il fedele può essere anche un laico , perchè se volgiamo approfondire dobbiamo trovare il punto di limite tra il laico e il religioso e questo dai notri scritti non si evince ...




Ciao Rino,

Nessuno ha detto il contrario. Quando un cattolico, indipendentemente dai dettami della chiesa, fa funzionare la sua testa ed esercita scelte libere da condizionamenti di fede, è ovvio che si comporti da laico. Bisognerà solo vedere se la chiesa gradisce fedeli di questo tipo.

Ti saluto
benimussoo
00lunedì 11 aprile 2005 07:30
Carissimi, forse sono ripetitiva...ma credo che sia l'uomo Cattolico o Laico, hanno una moralità. Più o meno forte, essa può rivelare ciò che realmente è un uomo, aldilà delle leggi che può costruire l'uomo. Quindi nascondersi dietro un dito con la scusa del mondo Cattolico, non serve, è l'uomo con la sua consapevolezza a dare un risultato di alta o meno moralità nel promuovere alcune leggi.


cari saluti Dana opljyy
(chuang)
00lunedì 11 aprile 2005 19:01
Re:

Scritto da: Justee 26/02/2005 18.20
Volevo provare ad approfondire un questione che ritemgo importante , essere laico , cosa significa , sopratutto , il Laico religioso è conforme alla dottrina della Chiesa qualunque essa sia ???



Esistono ancora cattolici che professano e praticano in modo integrale la dottrina imposta dalle gerarchie del Vaticano ?

Uno studio dedicato all'argomento (Pino Lucà Trombetta - Il bricolage religioso - Edizioni Dedalo - Bari, 2004), pubblica alcune interessanti tabelle statistiche sull'argomento in oggetto. Per quanto riguarda i cattolici "regolari", ossia coloro che riconoscono l'autorità della chiesa cattolica e praticano regolarmente (la messa, i sacramenti, ecc.), una percentuale non indifferente di costoro dichiara apertamente di affidarsi a pratiche, credenze, scelte etiche, estranee o addirittura in diretto contrasto con l'ortodossia dottrinaria della chiesa. In particolare:

1) Consulta esperti esoterici, maghi, astrologi, cartomanti ecc., il 10%
2) Legge spesso e regolarmente l'oroscopo, il 25%
3) Segue trasmissioni di tipo magico, il 16%
4) Segue trasmissioni di tipo astrologico, il 18%
5) Non crede che Dio sia l'onnipotente creatore, il 5%
6) Non crede nell'immortalità dell'anima, il 9%
7) Crede che Dio sia una invenzione umana, il 3%
[SM=g27989] Crede in una entità cosmica-paranormale, il 9%
9) Crede (con qualche riserva) in due o più verità di tipo magico-esoteriche, il 49%
10) Crede (senza dubbi) in due o più verità magico-esoteriche, il 16%
11) Ha interesse per la reincarnazione, il 4%
12) Ha una concezione cosmica (panteistica) del divino, il 3%
13) Vuole libertà di scelta sulla fecondazione artificiale, il 17%
14) Vuole libertà di scelta sull'affidamento figli a omosessuali, il 13%
15) Vuole libertà di scelta sull'aborto nei primi mesi, il 24%
16) Vuole libertà di scelta sull'eutanasia, il 20%
(opera citata, pagg. 36-37)

Naturalmente, tali percentuali risultano maggiori nel caso di cattolici "non regolari", ossia di cattolici che frequentano saltuariamente la messa, i sacramenti ecc.
Probabilmente, di questi tempi, è più facile trovare un cammello che passi per la cruna di un ago, piuttosto che un cattolico che osservi pedissequamente la dottrina ortodossa. Nel caso ne incontraste uno, segnalatelo immediatamente: provvederemo ad inserirlo in un vaso pieno di formalina e ad esporlo nelle sale dei musei vaticani.

Ciao

Chaung.
benimussoo
00lunedì 11 aprile 2005 20:25
Le statisiche mi lasciano perplessa!!! Nessun uomo può giudicare la moralità di un altro uomo, mi sembra di capire che tu lo faccia o sbaglio? se è no, ti chiedo scusa! A me risulta nel mio quotidiano che i veri cattolici non sembrano così, anzi sono molti che lavorano silenziosamente senza mai mettersi in mostra come hai descritto tu, a livello sociale ti garantisco che lavorano anche per altri che dicono di fare per gli altri, e poi se ne lavano le mani!
(chuang)
00martedì 12 aprile 2005 09:09
Re:

Scritto da: benimussoo 11/04/2005 20.25
Le statisiche mi lasciano perplessa!!! Nessun uomo può giudicare la moralità di un altro uomo, mi sembra di capire che tu lo faccia o sbaglio? se è no, ti chiedo scusa! A me risulta nel mio quotidiano che i veri cattolici non sembrano così, anzi sono molti che lavorano silenziosamente senza mai mettersi in mostra come hai descritto tu, a livello sociale ti garantisco che lavorano anche per altri che dicono di fare per gli altri, e poi se ne lavano le mani!



Quello che scrivi e' giusto, ma non vedo il nesso con quanto
da me postato: si tratta di dati statistici che evidenziano
la frattura tra dottrina ortodossa e pratiche dei fedeli laici.
Niente di piu'.

Ciao.

Chuang.
Justeee
00martedì 18 luglio 2006 16:06
Il termine ha originalmente un uso esclusivamente religioso, riferendosi ai fedeli di una religione viene usato per indicare chi non è appartenente al clero, l'insieme dei fedeli laici è detto laicato.

Nella Chiesa cattolica si utilizza la denominazione di laico anche per gli appartenenti ad ordini monastici che non sono presbiteri.



La laicità, considerata positivamente, sarebbe l'atteggiamento con cui lo Stato garantisce la libertà di culto ai fedeli delle varie religioni riconosciute dallo Stato e la democrazia come uno strumento indispensabile per una partecipazione plurale e collettiva al bene comune dello stato. In questa ottica si ritiene che alcuni valori del cristianesimo siano propri della natura umana, come ad esempio il matrimonio monogamico fra persone di sesso diverso. Da questo ne deriverebbe una difendibilità di tali valori anche da un punto di vista legale.


Il laicismo, invece, sarebbe un atteggiamento da parte dello Stato volto a rinchiudere le religioni unicamente nell'ambito privato e in tal modo, secondo chi sostiene tale distinzione, a reprimerle (vedi anticlericalismo). I laicisti vorrebbero prescindere, nelle loro scelte etiche, dai valori che hanno origine dalla religione. In questa ottica lo Stato e la Religione sono considerati ambiti completamente separati, ossia senza nessun punto necessariamente in comune. Si nota come il laicismo di questo tipo risulti spesso intollerante verso le religioni, soprattutto quando queste esprimono il loro parere su importanti questioni etiche.

mi interessava per chi ha voglia se ritiene opportuna l'esistenzadi di queste tre denominazioni

[Modificato da Justeee 18/07/2006 17.08]

Justeee
00sabato 23 settembre 2006 12:53
Abbandonata questa discussione vorrei riprenderla per chi ha interesse parlarne ... [SM=g27993]

Facciamo cosi , analizziamo la questione senza peli sulla lingua , stato laico secondo voi può significare chiudere tutti gli ospedali nati a carattere religioso o attraverso fondazioni di enti Cattolic o altre fedi ?

Da più parti su questa piattaforma vengono aperti forum , su cui viene espressa l'idea che basta credere in Cristo , oppure l'idea del divino non è definità e dunque io credo in qualcosa e mi può bastare .....
continua

[Modificato da Justeee 23/09/2006 21.10]

benimussoo
00mercoledì 20 dicembre 2006 19:09
Il Papa e i nemici del Natale: "La festa degli scemi"
di Massimo Introvigne (il Giornale, 20 dicembre 2006)
Non tutti gli scemi vengono per nuocere. Mentre la scuola islamica di Via Ventura a Milano celebra il Natale chiamandolo con il suo nome con albero, panettone e spettacolo, la scuola italiana che vedo dalle finestre del mio studio a Torino espone solo un orribile straccio giallo che augura «Buona Festa della Luce». Per la verità, i primi a sostituire il Natale con la Festa della Luce furono i nazisti, ma immagino che la preside non lo sappia. Così il sindaco di Chicago, che vieta i manifesti del film Nativity «per non offendere i musulmani», non sa che nell'islam (che ha semmai qualche problema con la passione e la resurrezione, non con Natale ma con Pasqua) la nascita miracolosa di Gesù da Maria è ammessa senza problemi.

Ma gli episodi di idiozia che si moltiplicano nel mondo hanno almeno fornito a Benedetto XVI l'occasione per una stupenda lezione sulla laicità dello Stato. Certo, il Papa non può permettersi di dare dell'idiota agli idioti, anche se quando era il cardinale Ratzinger coniò la famosa formula secondo cui «un'idea cattolica non può essere stupida, e un'idea stupida non può essere cattolica». Si limita dunque a parlare di «degenerazioni dell'intelletto»: espressione che è peraltro quasi un sinonimo di «deficienza».

Ricevendo la settimana scorsa l'Unione dei Giuristi Cattolici Italiani il Papa ha, come aveva già fatto altre volte, rivendicato quello della laicità come un valore originariamente cattolico. Il Vangelo insegna a dare a Cesare quello che è di Cesare, e il magistero rispetta sia «la legittima autonomia delle realtà terrene» sia i diritti delle minoranze religiose.

Tuttavia, il rispetto dei diritti delle minoranze non esclude il non meno importante rispetto dei diritti delle maggioranze, anzi lo richiede: solo una maggioranza rispettata nelle sue convinzioni sarà disponibile a riconoscere pacificamente alle minoranze i loro legittimi diritti. In un Paese come l'Italia dove - non lo afferma il Papa, ma i sondaggi periodici dell'Eurisko - oltre l'ottanta per cento dei cittadini si dichiara cattolico, «l'esclusione dei simboli religiosi dai luoghi pubblici», a Natale e anche passato il Natale, secondo Benedetto XVI «non è espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo».

Quando una religione è ampiamente maggioritaria in un Paese, il bene comune e le esigenze della pace religiosa - beni che, come tali, tutelano anche i non credenti e le minoranze - impongono che quella religione non sia «confinata al solo ambito privato» ma sia «riconosciuta come presenza comunitaria pubblica», sia quanto ai suoi simboli sia quanto alla sua «rilevanza politica e culturale» e al «diritto di coloro che legittimamente la rappresentano di pronunziarsi sui problemi morali che interpellano la coscienza dei legislatori e dei giuristi», dai Pacs all'eutanasia.

Si tratta di un discorso che non è in contraddizione con le aperture all'islam del viaggio in Turchia. Qui il Papa ha chiesto con forza libertà religiosa per le minoranze che riconoscono i principi universali del bene comune (dunque non per i terroristi): vale per i musulmani rispettosi della legge in Italia, ma vale anche per i cristiani in Turchia. Ma ha anche - nella terra del laicismo dell'Atatürk - riaffermato l'opportunità che lo Stato, senza discriminare le minoranze, riconosca pubblicamente i diritti delle maggioranze religiose e i loro simboli: mezzelune in Turchia (lo Stato turco è laico, ma la mezzaluna resta nella bandiera), croci e presepi in Italia. Altro che Festa della Luce.


www.cesnur.org
Claudio Cava
00giovedì 4 gennaio 2007 22:17

Tradizione e autorità religiosa

Il “deposito” della fede contenuto nella Sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, è stato affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa. […] L’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo, cioè ai vescovi in comunione con il successore di Pietro, il vescovo di Roma. […] I fedeli […] accolgono con docilità gli insegnamenti e le direttive che vengono loro dati, sotto varie forme, dai Pastori. Il Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell’autorità che gli viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una forma che obbliga il popolo cristiano ad un’irrevocabile adesione di fede, propone verità contenute nella Rivelazione divina, o anche quando propone in modo definitivo verità che hanno con quelle una necessaria connessione (Catechismo, 84-8[SM=g27989]

La religione è un sistema di controllo del pensiero, perfezionato nel corso dei secoli e trasmesso di generazione in generazione. (Richard Dawkins)
In etica, come in qualsiasi altro campo del pensiero umano, ci sono due tipi d’opinione: da una parte quelle basate sulla tradizione, dall’altra quelle che hanno qualche probabilità d’essere giuste. (Bertrand Russell)
Senza dubbio gli uomini e le donne dell’età della pietra, se mai ci hanno pensato un po’ su, ritenevano che il proprio modo di vita fosse ugualmente immutabile: pochi sono mai stati in grado di immaginare un qualsiasi tipo di società diversa da quella in cui vivevano. (Francis Wheen)



Testi sacri

L’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio è stato affidato al solo Magistero della Chiesa, al Papa e ai vescovi in comunione con lui. […] Dio è l’Autore della Sacra Scrittura. […] Dio ha ispirato gli autori umani dei Libri Sacri. […] I libri ispirati insegnano la verità. (op. cit., 100-107)

Da parte della Chiesa cattolica, riconoscere che Daniele è un apocrifo del tempo dei Maccabei sarebbe riconoscere che si è ingannata; se ha sbagliato su questo, ha potuto sbagliarsi su altro; e non è più ispirata da Dio. (Ernest Renan)
Strano che Dio, per comunicare con gli uomini, abbia ritenuto necessario imparare il greco, e che l’abbia imparato così male. (Friedrich Nietzsche)
Noi “senzadio” siamo disarmati e tolleranti: non abbiamo un Libro (sacro, ovviamente) da brandire né paradiso da promettere, ma abbiamo molti libri. (Eugenio Scalfari)



Obbedienza e verità

Con la fede l’uomo sottomette pienamente a Dio la propria intelligenza e la propria volontà. Con tutto il suo essere l’uomo dà il proprio assenso a Dio rivelatore. La Sacra Scrittura chiama “obbedienza della fede” questa risposta dell’uomo a Dio che rivela. Obbedire nella fede è sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità stessa. (op. cit., 143-144)

L’etica divina si fonda su un ordine e su una minaccia, non su ragioni, e certamente non su ragioni frutto di una riflessione sulla natura umana e l’umana esperienza. (A.C. Grayling)
Vi è la massima differenza tra il presumere che un’opinione è vera perché, pur esistendo ogni possibilità di discuterla, non è stata confutata, e presumerne la verità al fine di non permetterne la confutazione. (John Stuart Mill)



Certezze

La fede è certa, più certa di ogni conoscenza umana, perché si fonda sulla Parola stessa di Dio, il quale non può mentire. (op. cit., 157)

L’inveterata consuetudine di basare le convinzioni sull’evidenza e di dare ad esse soltanto quel grado di certezza, che l’evidenza garantisce, sarebbe un rimedio, se divenisse generale, per tutti i mali che affliggono il mondo. (Bertrand Russell)


Fede, ragione, scienza

Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero. Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono. (op. cit., 159)

La più formidabile arma contro ogni tipo di errore è la ragione. (Thomas Paine)
O si pensa o si crede. (Arthur Schopenhauer)
Non si può credere in dio a metà, o a volte sì e a volte no. Un buon credente è un integralista. La scienza si alimenta dei suoi dubbi e vive un pensiero perennemente critico: sviluppa delle convinzioni sempre soggette a verifica e revisione alla luce delle nuove conoscenze. (Umberto Veronesi)
In che modo dovrebbe comportarsi lo scienziato? Una qualità essenziale è saper dubitare. Diversamente da quanto accade nelle ideologie e nelle religioni, il punto di partenza è rovesciato: non esistono verità assolute, ma piccole verità transitorie, da superare al più presto per raggiungerne altre. I dati acquisiti sono sempre da considerarsi provvisori. L’atteggiamento di continuo dubbio, di continua verifica e autocritica è, bisogna dirlo, abbastanza anomalo nel comportamento umano. (Piero Angela)


Esperienza del male

Il mondo nel quale viviamo pare spesso molto lontano da ciò di cui la fede ci dà la certezza; le esperienze del male e della sofferenza, delle ingiustizie e della morte sembrano contraddire la Buona Novella, possono far vacillare la fede e diventare per essa una tentazione. Allora dobbiamo volgerci verso i testimoni della fede: Abramo, che credette, “sperando contro ogni speranza”; la Vergine Maria che, nel “cammino della fede”, è giunta fino alla “notte della fede” partecipando alla sofferenza del suo Figlio e alla notte della sua tomba; e molti altri testimoni della fede. (op. cit., 164-165)

Per una curiosa trasposizione, le nostre sofferenze in questa vita vengono utilizzate come argomento per affermare l’esistenza di una migliore vita nell’aldilà. Non adopreremmo un simile argomento in nessun altro campo. (Bertrand Russell)
Le difficoltà che l’ateo affronta onestamente, la fede permette di eluderle. E il colmo è che da questa viltà il credente trae atteggiamenti di superiorità. (Simone de Beauvoir)



Peccato originale

La Chiesa ha sempre insegnato che l’immensa miseria che opprime gli uomini e la loro inclinazione al male e alla morte non si possono comprendere senza il loro legame con la colpa di Adamo e prescindendo dal fatto che egli ci ha trasmesso un peccato dal quale tutti nasciamo contaminati. […] Tuttavia, la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. (op. cit., 403-404)

Un efferato delinquente massacrerà un’intera famiglia: egli andrà all’inferno, ma non vi trascinerà mica tutta la sua discendenza. Una donna di limitata intelligenza ruba una mela: essa pure andrà all’inferno, e per di più, secondo la teoria di Agostino, tutti i suoi discendenti saranno condannati per l’eternità. Tanto varrebbe divorare un’intera famiglia anziché un frutto. (Nicola Simon)
Chiedo ai genitori di far nascere una civiltà su cui non pesi il peccato originale. Chiedo ai genitori di eliminare ogni necessità di redenzione semplicemente dicendo ai figli che essi sono nati buoni, non cattivi. (Alexander S. Neill)



Vita e morte

La morte pone fine alla vita dell’uomo come tempo aperto all’accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo. Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell’incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l’immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. […] Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre (op. cit., 1021-1022)

Quello che mi interessa non è se c’è la vita dopo la morte, ma che ci sia prima. E che questa vita sia buona, non semplice sopravvivenza o continua paura di morire (Fernando Savater)
Se vedo due uomini che agiscono bene, uno perché desidera sfuggire alla punizione imposta da una presunta entità sovrannaturale, l’altro perché ama i suoi simili, io rispetto quest’ultimo infinitamente di più (A.C. Grayling)
Devo dire che per la mia esperienza le persone che affrontano la morte con maggiore serenità sono coloro che non sono sorretti da una fede nell’aldilà. (Umberto Veronesi)



Appartenenza a una Chiesa

Divenuto membro della Chiesa, il battezzato non appartiene più a se stesso, ma a colui che è morto e risuscitato per noi. Perciò è chiamato a sottomettersi agli altri, a servirli nella comunione della Chiesa, ad essere “obbediente” e “sottomesso” ai capi della Chiesa. (op. cit., 1269)

L’obbedienza si misura bene solo per mezzo di divieti. (Michel Onfray)
La religione è una stampella per coloro che non sono forti abbastanza da stare in piedi da soli davanti all’ignoto. (Robert A. Heinlein)
C’è stato un tempo in cui tutti credevano in Dio e la Chiesa governava: quell’epoca è nota come l’Età Oscura. (Richard Lederer)
Gli uomini, invece di amarsi e di prestarsi mutui soccorsi, litigano, si disprezzano, si odiano, si perseguitano, si sgozzano per opinioni ugualmente insensate: la minima differenza nelle loro nozioni religiose li rende allora nemici, li separa negli interessi, li mette continuamente in conflitto. (Paul-Henry Dietrich d’Holbach)



Malattia

Per la grazia di questo sacramento [l’unzione degli infermi] il malato riceve la forza e il dono di unirsi più intimamente alla passione di Cristo: egli viene in certo qual modo consacrato per portare frutto mediante la configurazione alla Passione redentrice del Salvatore. La sofferenza, conseguenza del peccato originale, riceve un senso nuovo: diviene partecipazione all’opera salvifica di Gesù. I malati che ricevono questo sacramento, unendosi “spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo”, contribuiscono “al bene del popolo di Dio” (op. cit., 1521-1522)

Se il male è lieve, il dolore fisico è sopportabile, e non è mai tale da offuscare la gioia dell’animo; se è acuto, passa presto; se è acutissimo, conduce presto alla morte, la quale non è che assoluta insensibilità. (Epicuro)
Il mondo si divide tra coloro che possono vedere come la capacità di consolazione non ha alcun rapporto con la verità di una rivendicazione cosmica, e quelli che non ci riescono. Alziamoci sulle nostre ginocchia, smettiamola di riverire uomini in nero e padri virtuali, e facciamo qualcosa di costruttivo per la sofferenza umana. (Richard Dawkins)
Il divario è netto: per me e per molti altri come me, la sofferenza fisica e lo stesso malessere fisico rappresentano una degradazione della vita; le dichiarazioni cattoliche, invece, insistono sul valore della sofferenza in quanto parte del piano salvifico di Dio. (Umberto Veronesi)



Pari opportunità

Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile. Il Signore Gesù ha scelto degli uomini [“viri”] per formare il collegio dei dodici Apostoli, e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l’ordinazione delle donne non è possibile. (op. cit., 1577)

In tutti i libri sacri si parla sempre solo dei maschi, il racconto si svolge unicamente fra maschi, perché i maschi sono gli unici soggetti dell’azione e del pensiero del gruppo. Fino all’epoca moderna in Occidente, delle donne non si dice nulla perché non avevano diritti autonomi, in quanto proprietà del marito e del padre. (Ida Magli)
Le donne che pensano con la propria testa si alleano inevitabilmente con la modernità: alcuni maschi possono anche credere che sarebbero stati meglio ai tempi delle crociate, tirando sciabolate, ma per le donne nessun passato è preferibile al presente. (Fernando Savater)



Divorzio

Esistono tuttavia situazioni in cui la coabitazione matrimoniale diventa praticamente impossibile per le più varie ragioni. In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della coabitazione. I coniugi non cessano di essere marito e moglie davanti a Dio; non sono liberi di contrarre una nuova unione. In questa difficile situazione, la soluzione migliore sarebbe, se possibile, la riconciliazione. La comunità cristiana è chiamata ad aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, nella fedeltà al vincolo del loro matrimonio che resta indissolubile. (op. cit., 1649)
I cattolici per primi dovrebbero capire che né l’unità della famiglia (valore universale) né l’amore fondato su Dio si possono imporre per decreto. (Corrado Augias)
Certo, il conflitto coniugale può essere la causa di grandi sofferenze, per gli adulti e per i figli coinvolti. Proprio per questo è necessario separarsi ed eventualmente divorziare: per porre fine al conflitto distruttivo e consentire l’instaurarsi di rapporti più costruttivi, in particolare tra genitori e figli. Non sono la separazione o il divorzio a creare il conflitto. Piuttosto lo regolano e ne consentono uno sbocco civile. (Chiara Saraceno)



Libertà

La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell’uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine. Finché non si è definitivamente fissata nel suo bene ultimo che è Dio, la libertà implica la possibilità di scegliere tra il bene e il male, e conseguentemente quella di avanzare nel cammino di perfezione oppure di venir meno e di peccare. Essa contraddistingue gli atti propriamente umani. Diventa sorgente di lode o di biasimo, di merito o di demerito. Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c’è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato. (op. cit., 1731-1733)

La sola libertà che meriti questo nome è quella di perseguire il nostro bene a nostro modo, purché non cerchiamo di provare gli altri del loro o li ostacoliamo nella loro ricerca. Ciascuno è l’unico autentico guardiano della propria salute, sia fisica, sia mentale e spirituale (John Stuart Mill)


Educazione

La coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato. Una coscienza ben formata è retta e veritiera. Essa formula i suoi giudizi seguendo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza del Creatore. L’educazione della coscienza è indispensabile per esseri umani esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi. L’educazione della coscienza è un compito di tutta la vita. […] Nella formazione della coscienza la Parola di Dio è la luce sul nostro cammino; la dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. Dobbiamo anche esaminare la nostra coscienza rapportandoci alla Croce del Signore. Siamo sorretti dai doni dello Spirito Santo, aiutati della testimonianza o dai consigli altrui, e guidati dall’insegnamento certo della Chiesa. (op. cit., 1783-1785)

Per mantenere l’uguaglianza dei diritti, basta che ciascuno sia tanto istruito da esercitare da se stesso, e senza sottomettersi ciecamente alla ragione altrui, i diritti che la legge gli ha garantito. (Condorcet)
Sui banchi di scuola c’è sempre stato un confronto di idee, di tradizioni e di abitudini diverse. Oggi, le tradizioni e le culture che si incontrano sono ancora più numerose e varie; quindi, sempre più saranno le occasioni per prepararsi a vivere insieme in uno spirito di tolleranza e libertà nel rispetto di valori e regole condivisi. (Giorgio Napolitano)
Bisogna diventare adulti, cioé capaci di inventare in un certo senso la propria vita e non semplicemente di vivere quella che altri hanno inventato per noi. (Fernando Savater)



Limiti umani

Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio. (op. cit., 1803)

Conoscere i propri limiti, non è forse l’espressione più alta della consapevolezza? (Piergiorgio Odifreddi)


Individuo e comunità

Certe società, quali la famiglia e la comunità civica, sono più immediatamente rispondenti alla natura dell’uomo. (op. cit., 1882)

Per l’individualismo il fine dello Stato è la crescita dell’individuo quanto più possibile libera da condizionamenti esterni. L’individualismo è il principio della democrazia: una testa, un voto (Norberto Bobbio)


Politica

“Ogni comunità umana ha bisogno di una autorità che la regga. […] L’autorità, esigita dall’ordine morale, viene da Dio: “Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna”. Il dovere di obbedienza impone a tutti di tributare all’autorità gli onori che ad essa sono dovuti e di circondare di rispetto e, secondo il loro merito, di gratitudine e benevolenza le persone che ne esercitano l’ufficio. […] Se l’autorità rimanda ad un ordine prestabilito da Dio, “la determinazione dei regimi politici e la designazione dei governanti sono lasciate alla libera decisione dei cittadini”. […] L’autorità non trae da se stessa la propria legittimità morale. […] La legislazione umana non riveste il carattere di legge se non nella misura in cui si conforma alla retta ragione; da ciò è evidente che essa trae la sua forza dalla legge eterna.
Nella misura in cui si allontanasse dalla ragione, la si dovrebbe dichiarare ingiusta, perché non realizzerebbe il concetto di legge: sarebbe piuttosto una forma di violenza […] Se accade che i governanti emanino leggi ingiuste o prendano misure contrarie all’ordine morale, tali disposizioni non sono obbliganti per le coscienze. (op. cit., 1898-1904)”

In una visione laica, il bene e il male, dunque il sistema di valori, non può essere indicato né dallo Stato né da qualsiasi altro potere, e l’individuo deve restare padrone di scegliere la sua morale. (Massimo Teodori)
L’etica pubblica dovrebbe rispondere alla pluralità delle posizioni etiche (e religiose) di tutti i cittadini (credenti, non credenti e diversamente credenti) e come tale deve godere della garanzie dello Stato che si dice laico, appunto. L’intento della Chiesa invece è quello di determinare a senso unico l’etica pubblica - con la pressione istituzionale e con la sua autorevole presenza nella grande comunicazione. (Gian Enrico Rusconi)



Leggi

La legge morale è opera della Sapienza divina. La si può definire, in senso biblico, come un insegnamento paterno, una pedagogia di Dio. Prescrive all’uomo le vie, le norme di condotta che conducono alla beatitudine promessa; vieta le strade del male, che allontanano da Dio e dal suo amore. Essa è ad un tempo severa nei suoi precetti e soave nelle sue promesse. […] Ogni legge trova nella legge eterna la sua prima e ultima verità. La legge è dichiarata e stabilita dalla ragione come una partecipazione alla Provvidenza del Dio vivente Creatore e Redentore di tutti. […] L’uomo è il solo tra tutti gli esseri animati che possa gloriarsi d’essere stato degno di ricevere una legge da Dio; animale dotato di ragione, capace di comprendere e di discernere, egli regolerà la propria condotta valendosi della sua libertà e della sua ragione, nella docile obbedienza a colui che tutto gli ha affidato. […] La legge naturale indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale. Ha come perno l’aspirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene. (op. cit., 1950-1955)

Le autorità ecclesiastiche hanno il diritto di “consigliare” i fedeli, e magari di condannarli al fuoco eterno, ma nell’altra vita. Se avessero la facoltà di “imporre” giuridicamente a fedeli e non fedeli i loro consigli e le loro condanne in questa vita, i loro consigli diventerebbero “leggi”. I peccati diventerebbero delitti. Il laicismo nega alle autorità ecclesiastiche la facoltà di trasformare i peccati in delitti. (Gateano Salvemini)
La vera minaccia alla libertà viene non dal Diavolo, ma da terrene misure coercitive in cui si dispiega la tentazione dell’infallibilità. (Giulio Giorello)
È quanto meno pittoresco vedere trasformati in intransigenti avvocati della natura coloro che derivano tutta la loro autorità morale dal sovrannaturale. (Fernando Savater)



Libertà religiosa

Il dovere sociale dei cristiani è di rispettare e risvegliare in ogni uomo l’amore del vero e del bene. Richiede loro di far conoscere il culto dell’”unica vera religione che sussiste nella Chiesa cattolica ed apostolica”. […] “Che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza, né impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità alla sua coscienza privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata”. […] Il diritto alla libertà religiosa non è né la licenza morale di aderire all’errore, né un implicito diritto all’errore. […] Il diritto alla libertà religiosa non può essere di per sé né illimitato, né limitato semplicemente da un “ordine pubblico” concepito secondo un criterio positivista o naturalista. I “giusti limiti” che sono inerenti a tale diritto devono essere determinati per ogni situazione sociale con la prudenza politica, secondo le esigenze del bene comune, e ratificati dall’autorità civile secondo “norme giuridiche conformi all’ordine morale oggettivo”. (op. cit., 2105-2109)

La libertà religiosa non prende partito né per la fede né per la miscredenza; ma in quella lotta senza tregua, che fra di loro si combatte da che l’uomo esiste e si combatterà forse finché l’uomo esista, essa si pone assolutamente in disparte. La libertà religiosa, in rapporto ai singoli individui, si chiamerà allora più propriamente: libertà di coscienza, o di fede, o di confessione. La quale si suole definire come la facoltà dell’individuo di credere a quello che più gli piace, o di non credere, se più gli piace, a nulla. (Francesco Ruffini)


Famiglia

Il matrimonio e la famiglia sono ordinati al bene degli sposi e alla procreazione ed educazione dei figli. L’amore degli sposi e la generazione dei figli stabiliscono tra i membri di una medesima famiglia relazioni personali e responsabilità primarie. Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme con i loro figli una famiglia. Questa istituzione precede qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica autorità; si impone da sé. La si considererà come il normale riferimento, in funzione del quale devono essere valutate le diverse forme di parentela. Creando l’uomo e la donna, Dio ha istituito la famiglia umana e l’ha dotata della sua costituzione fondamentale. I suoi membri sono persone uguali in dignità. Per il bene comune dei suoi membri e della società, la famiglia comporta una diversità di responsabilità, di diritti e di doveri. […] La famiglia cristiana è una comunione di persone, segno e immagine della comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. La sua attività procreatrice ed educativa è il riflesso dell’opera creatrice del Padre. La famiglia è chiamata a condividere la preghiera e il sacrificio di Cristo. La preghiera quotidiana e la lettura della Parola di Dio corroborano in essa la carità. La famiglia cristiana è evangelizzatrice e missionaria. (op. cit., 2201-2205)

Una serena vita familiare non conosce distinzioni tra coppie sposate, chiesa o municipio, e coppie di fatto. Un buon ambiente familiare non lo crea la forma di unione che è stata sancita. (Corrado Augias)
La vera rivoluzione dell’affettività negli ultimi trent’anni è incentrata sulla libera scelta di un partner e di una relzione in base alla soddisfazione, affettiva, sessuale, finalizzata ad una felicità del tutto terrena. (Franco Grillini)



Laicità

I fedeli devono “distinguere accuratamente tra i diritti e i doveri, che loro incombono in quanto sono aggregati alla Chiesa, e quelli che loro competono in quanto membri della società umana. Cerchino di metterli in armonia, ricordandosi che in ogni cosa temporale devono essere guidati dalla coscienza cristiana, poiché nessuna attività umana, neanche in materia temporale, può essere sottratta al dominio di Dio” (CCC 912) Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell’ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto d’obbedienza alle autorità civili, quando le loro richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la sua giustificazione nella distinzione tra il servizio di Dio e il servizio della comunità politica. “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” ( Mt 22,21 ). “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29). (op. cit., 2242) NOTA: la parola “laicità” non è mai espressamente nominata nel Catechismo.

Lo Stato laico, in quanto non confessionale, non é né religioso né ateo, né cristiano né non cristiano. È uno Stato in cui dalle norme fondamentali del Paese vengono garantite la condizioni essenziali per la convivenza pacifica di credenti e non credenti. Tra Stato laico e regime concordatario c’è incompatibilità dal punto di vista dei principî. (Norberto Bobbio)
Gli interessi di ciascun individuo devono essere definiti fondamentali nei termini delle sue proprie preferenze personali e non nei termini di ciò che qualcun altro pensa “sia bene per lui”. (John Harsanyi)
Laicità vuol dire accettare come moralmente legittimi atteggiamenti o comportamenti che appaiono soggettivamente sgradevoli. (Gian Enrico Rusconi)



Embrione

La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita. […] Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione. […] L’embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano. (op. cit., 2270-2274)

È impossibile definire ogni embrione un individuo e perfino attribuirgli una personalità giuridica, cioè pieni diritti. Oggi in tutte le leggi del mondo la personalità giuridica si attribuisce soltanto alla nascita, ossia quando la vita diventa autonoma. (Giovanni Berlinguer)
Non posso uccidere un futuro, qualcosa che ancora non esiste. Se uccido un girino non uccido una rana. Se bevo un uovo di gallina non uccido una gallina. Se mangio una tazza di caviale non mangio cento storioni. E dunque l’asserzione che i diritti dell’embrione sono equivalenti a quelli delle persone già nate è, per la logica, una assurdità. (Giovanni Sartori)
Non c’è la minima ragione di credere che tali embrioni possano provare dolore, soffrire o rendersi conto che stanno morendo. (Sam Harris)



Eutanasia

Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l’eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile. (op. cit. 2277)

Non capisco come sia legittimo decidere della propria vita, ma non decidere della propria morte. (Indro Montanelli)


Suicidio

Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. È lui che ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo. Il suicidio contraddice la naturale inclinazione dell’essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è un’offesa all’amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario all’amore del Dio vivente. (op. cit., 2281)

Per la concezione laica la vita è sacra in quanto ogni persona è unica e irripetibile, e di questa “dignità” della vita umana fa parte la libertà, quindi anche il concetto di poter disporre della propria vita. (Umberto Veronesi)
A chi appartiene la tua vita? La stessa formulazione grammaticale e sintattica tradisce l’assurdità della domanda. Per essere tua, la tua vita non può appartenere che a te. Se appartiene ad altri non è più tua, e tu sei semplicemente lo schiavo di colui, o coloro, cui la “tua” vita appartiene. (Paolo Flores d’Arcais)



Sessualità

Spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale. La differenza e la complementarità fisiche, morali e spirituali sono orientate ai beni del matrimonio e allo sviluppo della vita familiare. […] La castità esprime la positiva integrazione della sessualità nella persona e conseguentemente l’unità interiore dell’uomo nel suo essere corporeo e spirituale. […] Colui che vuole […] resistere alle tentazioni, avrà cura di valersi dei mezzi corrispondenti: la conoscenza di sé, la pratica di un’ascesi adatta alle situazioni in cui viene a trovarsi, l’obbedienza ai divini comandamenti, l’esercizio delle virtù morali e la fedeltà alla preghiera. […] Tutti i credenti in Cristo sono chiamati a condurre una vita casta secondo il loro particolare stato di vita. Al momento del Battesimo il cristiano si è impegnato a vivere la sua affettività nella castità. […] Le persone sposate sono chiamate a vivere la castità coniugale. […] I fidanzati sono chiamati a vivere la castità nella continenza. Messi così alla prova, scopriranno il reciproco rispetto, si alleneranno alla fedeltà e alla speranza di riceversi l’un l’altro da Dio. Riserveranno al tempo del matrimonio le manifestazioni di tenerezza proprie dell’amore coniugale.(op. cit., 2333-2350)

È paradossale che siano proprio quelli che vedono nel sesso qualcosa di “male” o almeno di “torbido” a dire che dedicarvisi con troppo entusiasmo rende l’uomo un animale. La verità è che sono proprio gli animali quelli che usano il sesso solo per procreare, così come usano il cibo solo per nutrirsi e l’esercizio fisico solo per mantenersi in salute; noi esseri umani, invece, abbiamo inventato l’erotismo, la gastronomia e lo sport. (Fernando Savater)
La castità… la più innaturale delle perversioni sessuali. (Aldous Huxley)
Il punto di vista cristiano, che va contro ogni realtà biologica, può soltanto essere considerato dalle persone di buon senso come un’aberrazione morbosa. Il suo radicamento nell’etica cristiana ha sempre reso il cristianesimo una forza incline a disordini mentali e a stili di vita nocivi. (Bertrand Russell)
L’unico atto sessuale innaturale esistente in natura è quello che non si può realizzare. (Alfred Kinsey)



Omosessualità

Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. […] Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana. (op. cit., 2357-2359)

Il papa ritiene che l’omosessualità sia innaturale. Forse intende dire che essa va oltre i confini del “normale” comportamento umano. Se così è, ciò comporta delle imbarazzanti implicazioni per un’associazione di vecchi uomini che indossano abiti da donna, ascoltano voci e praticano il cannibalismo rituale. Il rispetto del celibato è completamento sconosciuto tra le altre specie animali. Se c’è un comportamento sessuale fuori sintonia con il mondo naturale, quello è il sacerdozio. (George Monbiot)


Regolazione delle nascite

La continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati sull’auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi sono conformi ai criteri oggettivi della moralità. Tali metodi rispettano il corpo degli sposi, incoraggiano tra loro la tenerezza e favoriscono l’educazione ad una libertà autentica. Al contrario, è intrinsecamente cattiva “ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione”. Al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contradditorio, quello cioè del non donarsi all’altro in totalità: ne deriva non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale. (op. cit., 2370)

Sono convinto che le attività politico-sociali delle organizzazioni cattoliche sono nocive e financo pericolose per l’intera comunità, qui e ovunque. Rammento solo la lotta contro la regolazione delle nascite in un momento in cui la sovrappopolazione in vari Paesi è diventata una seria minaccia per la salute della popolazione e un pesante ostacolo a ogni tentativo di organizzare la pace sul pianeta. (Albert Einstein)

Fecondazione artificiale

Le tecniche che provocano una dissociazione dei genitori, per l’intervento di una persona estranea alla coppia (dono di sperma o di ovocita, prestito dell’utero) sono gravemente disoneste. Tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali eterologhe) ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una madre conosciuti da lui e tra loro legati dal matrimonio. Tradiscono “il diritto esclusivo [degli sposi] a diventare padre e madre soltanto l’uno attraverso l’altro”. Praticate in seno alla coppia, tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali omologhe) sono, forse, meno pregiudizievoli, ma rimangono moralmente inaccettabili. Dissociano l’atto sessuale dall’atto procreatore. […] Il Vangelo mostra che la sterilità fisica non è un male assoluto. Gli sposi che, dopo aver esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, soffrono di sterilità, si uniranno alla croce del Signore, sorgente di ogni fecondità spirituale. Essi possono mostrare la loro generosità adottando bambini abbandonati oppure compiendo servizi significativi a favore del prossimo. (op. cit., 2376-2379)

Preoccuparci di come un bambino viene concepito è ridicolo, dovremmo tutti essere molto attenti a come viene educato, curato e amato. (Carlo Flamigni)
L’uomo di fede sa che per il dogma del magistero della Chiesa, la procreazione non può che essere naturale, la procreazione assistita o artificiale non è accettata. Allora io mi domando, se la Chiesa sa che i suoi fedeli non arriveranno mai alla fecondazione artificiale, perché si deve preoccupare che l’altra parte della popolazione non possa praticarla? (Umberto Veronesi)


Vita terrena e ultraterrena

Il desiderio della vera felicità libera l’uomo dallo smodato attaccamento ai beni di questo mondo, per avere compimento nella visione e nella beatitudine di Dio. (op. cit., 254[SM=g27989]

È importante notare quanto la vita umana debba essere denigrata in questo mondo per rendere attraente la promessa di una felicità post-mortem - e solo a condizione che si faccia ciò che viene richiesto. (A.C. Grayling)


Democrazia

NOTA: Nel Catechismo né la parola “democrazia” né i suoi derivati sono mai espressamente citati.
Nella più ampia prospettiva della “discussione pubblica” (ossia della partecipazione popolare alla discussione dei problemi di governo), la democrazia deve assegnare un posto di primaria importanza alla garanzia di un dibattito pubblico libero e di interazioni deliberative nel pensiero e nella pratica politica, non semplicemente attraverso e in vista di elezioni. Ciò di cui c’è bisogno è la salvaguardia delle diversità delle dottrine [delle opinioni in merito alle varie questioni], l’essenza stessa del pluralismo, che è un elemento fondamentale per la cultura pubblica delle democrazie moderne. (Amartya K. Sen)
Per un regime democratico l’essere in trasformazione è il suo stato naturale: la democrazia è dinamica, il dispotismo è statico e sempre uguale a se stesso. (Norberto Bobbio)



Libertà di espressione

NOTA: nel Catechismo non vi è alcun esplicito riferimento alla libertà di espressione.
Gli uomini finiscono per credere alle opinioni che li si costringe a celebrare pubblicamente. Ciò che non può il ragionamento, si ottiene con la forza. (Helvétius)
Impedire l’espressione di un’opinione è un crimine particolare, perché significa derubare la razza umana, i posteri altrettanto che i vivi, coloro che dall’opinione dissentono ancor di più di chi la condivide: se l’opinione è giusta, sono privati dell’opportunità di passare dall’errore alla verità; se è sbagliata, perdono un beneficio quasi altrettanto grande, la percezione più chiara e viva della verità, fatta risaltare dal contrasto con l’errore. (John Stuart Mill)


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