Fornire o formare?

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Meditando
00venerdì 19 novembre 2004 22:31
Io ritengo non sia la cosa più importante stabilire se sia o non sia utile insegnare o non insegnare una religione, più importante, a mio avviso, sarebbe trovare il modo di insegnare ai giovani le basi della critica personale degli aspetti della vita, la capacità introspettiva dei propri bisogni, del proprio sentire, del proprio essere; mi spiego: se io a scuola ricevo gli strumenti necessari, sto parlando di strumenti culturali, che mi consentono di valutare ogni aspetto della vita, compresa la religione che mi hanno insegnato in quella stessa scuola, qualunque essa sia, secondo i miei bisogni, le mie necessità più intime, le mie aspirazioni, e mi insegnano a non omologarmi a modelli preconfezionati, che sempre di più dimostrano di andarci stretti, solo allora non sarà più importante se mi hanno o non mi hanno insegnato una qualche religione, perché in quel caso io sarò in grado di valutare autonomamente quello che mi hanno detto e stabilire se quello è quanto io condivido intimamente.

Fino a quando la scuola non diverrà luogo dove si forniscono strumenti di valutazione, ma resterà un luogo di formazione in base a schemi preconfezionati, continueranno ad uscirne individui incapaci del un minimo senso critico e continueremo a discutere all’infinito se insegnare o meno questa o quella religione, se appendere o non appendere al muro il crocifisso e altre stupidaggini di questo tipo. Quindi non si tratta di scegliere questo o quel modello di insegnamento, ma piuttosto di abbandonare i modelli e lasciare spazio all’individuo per quello che è.

Capisco che un discorso del genere, visto con i nostri occhi, può sembrare, anzi è, un pò pericoloso, e la sua attuazione ci porta a correre dei rischi, ma senza un minimo di coraggio non si crea niente di nuovo e prima di costruire il nuovo sarà necessario demolire il vecchio.


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L'intelligente:
insegna a suo figlio che l’arbitrio non è la libertà.

benimussoo
00sabato 20 novembre 2004 09:16
PER MEDITANDO
E' ormai opinione comune ritenere essenziali e insostituibili gli interventi educativi e la funzione formativa.
Infatti è stato ampiamente dimostrato che lo sviluppo del bambino avviene in maniera continuativa, secondo una catena di maturazioni, ognuna delle quali ha dei momenti "critici", che richiedono un intervento educativo adeguatamente programmato.
Gli studiosi di psico-pedagogia che conducono le ricerche sull'adolescenza ritengono che l'età più favorevole allo sviluppo intellettuale sia compresa fra i quattro ed i sei anni, quando cioè i bambini imparano in modo immediato attraverso il gioco per un impulso spontaneo all'azione, per pura curiosità e per la gioia di fare.

Qualsiasi ipotesi di lavoro proposta dall'insegnante, va intesa come un progetto di stimoli e contenuti conoscitivi, volti al conseguimento di progressivi obiettivi didattici, con una personale elaborazione, per facilitare l'apprendimento, anche per quei ragazzi che nutrono grosse difficoltà all'apprendimento.

Ma alla fine rimane solo la coerenza ,la responsabilità è il valore di individui e non di carta, dove puoi scrivere e se sbagli puoi cancellare...

Quindi essere preparati significa assumersi il ruolo coerente di ciò che sei...uno strumento che abbia la responsabilità di trasmettere senza frustazioni ma con la gioia di essere e dare...ma sopratutto imparare ad ascoltare l'alunno e cogliere anche i suoi dubbi o disagi che affronta quotidianamente.

Quindi la passione di quello che fai , perchè ami quello che fai....

(sono un insegnante)!!! ciao a presto[SM=g27994]m1:




Meditando
00sabato 20 novembre 2004 18:11
Su fornire o formare?
( Non sono un’insegnante ) e quindi espongo un pensiero “ esterno “ ma anche disinteressato, libero. Questo per chiarezza.


Le tue parole sono musica per le mie orecchie, le condivido, specialmente la parte finale del tuo messaggio, ma non posso constatare che restano, troppo spesso, teoria, concetti alti di impegni personali che non sempre si ritrovano nella realtà delle cose. Opinione personale, naturalmente.

Esiste un problema della classe insegnante, negarlo sarebbe ipocrita, esiste un problema di chi deve educare gli educatori, di formazioni dei modelli umani. Ritenere che la scuola abbia il solo compito di formare, e ritenerla esente dalla responsabilità di fornire strumenti di interpretazione della vita, strumenti che aiutino nel libera valutazione dei bisogni individuali, non fa un buon servizio al future delle generazioni future.

Il ragazzo ha la necessità di trarre giovamento anche da conoscenze banali e minute, perché le incorporerà come modelli di vita, come modelli di comportamento, e la scuola deve assumersi il delicato compito di educare a sviluppare le risorse interiori dei ragazzi, insegnare il difficile processo dialettico con se stessi e le proprie espirazioni più intime.

Questo, oggi, non viene fatto perché si ritiene che questo compito spetti alla famiglia, la famiglia mostra segni di crisi ancora maggiori ( dovrebbero esistere anche scuole per imparare ad essere genitori, ma questo è un altro discorso) e i giovani non trovano più punti di riferimento.

Dobbiamo dare alla scuola, all’insegnamento, all’insegnante un ruolo nuovo, un compito più alto che oltre a trasferire cultura, attraverso i libri, deve assumersi anche il compito di far apprendere le indispensabili norme di comportamento, di vita, che sviluppa le risorse interiori del ragazzo, che lo aiuta a crescere, ad emanciparsi, a fere esperienza e tesoro dell’esempio; sviluppando con l’insegnante quel processo dialettico interiore ed esteriore funzionale alla crescita.



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L’intelligente:
insegna a suo figlio a non copiare modelli ma a crearsene continuamente di propri.
benimussoo
00sabato 20 novembre 2004 20:07
FORNIRE O FORMARE
Ultimo mio corso di aggiornamento venne fatto da tre Neuro-psichiatri, i quali sostenevano che viviamo un era senza punti di riferimento, i ragazzi del 2004 sono diversi dei ragazzi di 10 anni fà. Ed era giunto il momento di essere educatori non solo per i ragazzi ma anche sostenere il punto di riferimento per i genitori i quali vivono senza osservare le morali educative, perchè essi sono persi in famiglie allargate, difficili da sostenere ed essere loro guide per i propri figli, e così via... Credimi oggi se ami il tuo lavoro riesci ad essere consapevole, quindi sostenitore di alti valori morali, riesci ad raggiungere ottimi risultati, inoltre nel quotidiano sei sempre attivata a dare sempre di più, anche perchè le dinamiche del mondo della scuola sono molte, le interferenze sono vaste, ti basta pensare che 6 ore nella scuola sono poche, confronto alle altre ore che i ragazzi passano davanti alla televisione, con i genitori, con compagnie sballate, diciamocela tutta noi adulti che esempio stiamo dando...Sai io faccio volontariato per il recupero scolastico, credimi alcune realta sono diverse dalle statistiche, o da grandi paroloni, bisogna rimboccarci le mani è darsi da fare anche nella piccola realtà che viviamo...


Ti ringrazio perchè hai aperto un post che spero che i ragazzi sopratutto possono intervenire e dire la loro...
E perchè no sapere anche le esperienze degli adulti...

a presto[SM=g27994]m1:
benimussoo
00domenica 1 luglio 2007 11:31
Re:

Io ritengo non sia la cosa più importante stabilire se sia o non sia utile insegnare o non insegnare una religione, più importante, a mio avviso, sarebbe trovare il modo di insegnare ai giovani le basi della critica personale degli aspetti della vita, la capacità introspettiva dei propri bisogni, del proprio sentire, del proprio essere;




Ciao meditando volevo analizzare in profondita quello che dici
io credo che non puoi mai partire da zero come se ciò che ti circonda sia nulla , sicuramente una volta entrato nel sistema scuola hai già recepito delle informazioni , hai comunque già un indirizzo , sicuramente non avrai degli stimoli a diventare islamico



mi spiego: se io a scuola ricevo gli strumenti necessari, sto parlando di strumenti culturali, che mi consentono di valutare ogni aspetto della vita, compresa la religione che mi hanno insegnato in quella stessa scuola, qualunque essa sia, secondo i miei bisogni, le mie necessità più intime, le mie aspirazioni, e mi insegnano a non omologarmi a modelli preconfezionati, che sempre di più dimostrano di andarci stretti, solo allora non sarà più importante se mi hanno o non mi hanno insegnato una qualche religione, perché in quel caso io sarò in grado di valutare autonomamente quello che mi hanno detto e stabilire se quello è quanto io condivido intimamente.



quanto di più vero su questo tuo esposto , apre la mente alle persone da tutti gli strumenti utili per capire i tuopi bisogni che magari possono essere anche di non necessità di religione , perchè esmpio molti atei e agnostici ci arrivano arrabbiandosi a non credere , mentre dovrebbe essere un percorso sereno


Capisco che un discorso del genere, visto con i nostri occhi, può sembrare, anzi è, un pò pericoloso, e la sua attuazione ci porta a correre dei rischi, ma senza un minimo di coraggio non si crea niente di nuovo e prima di costruire il nuovo sarà necessario demolire il vecchio.




no io credo e ripeto bisogna avere coraggio e affrontare i cambiamenti reali che ci sono alle nostre porte e nelle nostre famiglie
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