Il Cattolico deve.....

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2
Squarepusher
00venerdì 15 ottobre 2004 00:17
La Confessione è un sacramento denso di utilità sociale. Rivelare i tuoi segreti al prete, infatti, può avere una funzione catartica, aiutarti a rimettere a posto la tua vita grazie all'aiuto che lui ti può dare per rimettere gli eventi in prospettiva, farti notare un punto di vista diverso che può dare un significato diverso alle tue malefatte. Prima di Freud, aveva un grande significato "psicologico" quando questa scienza non esisteva ancora. Come tutte le faccende religiose, comunque, è un arma a doppio taglio: il prete a conoscenza di tutti i segreti del paese è l'uomo più potente. Come sappiamo, le informazioni sono potere, e queste informazioni possono essere usate contro chi te le rivela. Non sarà ovvio, ma se pensate al confessore di Andreotti capirete che conosce di sicuro moltissime cose assolutamente segrete, che gli danno un enorme potere. Inoltre, la confessione ha il ruolo di svuota-coscienze: è pericoloso, perché ho sentito moltissimi cristiani fare discorsi tipo: "E chi se ne frega se commetto peccati? tanto poi vado e mi confesso e sono a posto."
Da questo punto di vista è pura ipocrisia, una sorta di gabinetto che riempi e poi tiri lo sciaquone.
Che ne pensate?

[Modificato da Justee 15/10/2004 9.51]

[Modificato da Squarepusher 15/10/2004 11.35]

[Modificato da Justeee 05/04/2007 19.49]

Squarepusher
00venerdì 15 ottobre 2004 12:02
Re: Re:

Scritto da: Justee 15/10/2004 11.58


1) volevo sottolineare che il Sacramento non è qualcosa di mistico è un sacrmanto di Cristo
2) Tutto qui va bene la tua ANALISI , nulla da ribadire come ti ho già descritto nel post prima




1) Non è qualcosa di mistico ma un sacramento di Cristo? Non ho detto che sia un qualcosa di mistico. In realtà, non capisco cosa voglia dire "mistico". Mi sono attenuto alle sue conseguenze pratiche.
2) Analisi molto umile, visto che conoscendo non a fondo come te la materia posso incappare in granchi colossali.
rory
00venerdì 12 novembre 2004 23:08
Re:
...."rivelare i tuoi segreti al prete..."
ma la confessione nn è questo!
la confessione è riconciliarsi con Dio...tu parli con Lui in confessione,in quel momento è Lui ke ti ascolta,ti fa capire i tui errori ke ti allontanano d aLui .
e se tu Lo cerki nella xsona del confessore è xkè con la Sua grazia senti il disagio del peccato,lesigenza di svuotarti del male di cui realmente ti sei pentito e fare la pace con Dio...
un Dio ke ti aspetta a braccia aperte,pieno di paterna misericordia,di amore infinito...
.."faccio i peccati poi vado a confessarmi..."
ma ki la pensa cosi nn si libererà mai del peccato!
continuerà a perseverare nel male..io x prima a volte lho pensato,ma stavo + male di prima!
Dio nn è con il peccato,e quando siamo nel peccato ci allontaniamo da Lui.....
Madre teresa diceva ke le xsone + necessarie sono i sacerdoti.......può sembrare assurdo ma se pensiamo al momento in cui la nostra anima sente il peso del peccato..e cerkiamo un prete con cui liberarci e sentirci assolti..allora possiamo capire queste parole........
benimussoo
00sabato 13 novembre 2004 14:22
IL CONFORTO DELLE PICCOLE COSE
Oh il conforto, l'inesprimibile conforto di sentirsi al sicuro con una persona; di non avere nè da pesare i pensieri, nè da misurare le parole, ma solo da elargirli. Proprio come sono pula e grano insieme, sapendo che una mano fedele li prenderà e setaccerà, terrà quello che vale la pena di tenere e poi, con il fiato della gentilezza, soffierà via il resto.


"ASCOLTERò QUEL CHE DICE DENTRO DI ME IL SIGNORE IDDIO"
(Sal 84,9)

Beata l'anima la quale ascolta il Signore, che le parla nell'intimo e che accoglie dal suo labbro parole di consolazione!

Beati veramente gli orecchi che ascoltano, non una qualunque voce che strepita da fuori, ma la verità che ammaestra interiormente!

Beati coloro che godono di attendere solo a Dio e scuotono via da sè ogni impaccio del mondo!

Medita queste cose, anima mia, e chiudi le porte dei tuoi sensi, perchè tu possa udire quello che dice dentro di te il Signore, Dio tuo.
rory
00sabato 13 novembre 2004 22:41
...è Dio stesso ke ha istituito il sacramento della confessione...è Lui ke dice a Pietro "a ki rimetterete i peccati saranno rimessi a ki nn li rimetterete resteranno nn rimessi..."
e cmq uno può trovare mille scuse x nn confessarsi e uscirsene con questa storia del rapporto xsonale con Dio....
ma i peccati nn ce li cancelliamo da soli,
solo Dio fa nuove tutte le cose!!!
e custodendo gelosamente i nostri peccati nella nostra anima
diventeremo un accumulo di marciume...e la nostra voce nn arriverà mai a Lui,purezza e innocenza in xsona!
la confessione è lunico strumento x riconciliarsi SUL SERIO con Dio.tutte le scuse di questo mondo nn cambiano la verità........
Squarepusher
00domenica 14 novembre 2004 03:39
X Beni
Concordo. Confessarsi fa bene, è innegabile. Questa dote "terapeutica" è quella che ho definito "psichiatria ante-litteram" ed è una grande qualità sociale della confessione su cui nessuno vuole controbattere.
benimussoo
00domenica 14 novembre 2004 08:08
PER SQUARE
Tu sai bene come la penso, non insistere, mi trovo in accordo con Rory, la risposta era rivolta a te.... che ti facevi delle domande, tipo....... senza un sacerdote non è valida la confessione....o meglio se non c'è presente un sacerdote può essere valida una confessione...se non sei credente ti consiglio di leggere i Salmi che fanno parte della Bibbia.


Ci sono bevande che si bevono
altre che si sorsegiano.
Ci sono libri che si leggono
altri che si meditano.


a presto
Zank
00domenica 14 novembre 2004 12:07
[OT] my personal experience
A catechismo, da piccolo, qualche volta mandavano a confessare la classe, uno alla volta certo, e io come altri non sapevo mai che peccati dire, così ce li inventavamo.
E siccome a me non piace continuar a dir bugie qualche giorno prima della confessione mi ingegnavo a peccare.
Tutto ciò era, come dire?, paradossale.
libero1978
00martedì 8 marzo 2005 19:52

Io non so se posso postare qui perchè ho 26 anni, ma posto lo stesso e chi si è visto si è visto, tanto alle lavate di capo ci sono abituato.

Io ho fatto un'altra discussione col parroco qualche anno fà su questo argomento quando ho detto che il nome che mi hanno messo non mi piace, allora lui ha detto che il nome mi è stao messo quando mi è stato imposto il battesimo e adesso mi deve piacere.

E invece a me mi piaceva Massimo, Maurizio o qualunque nome ma non Libero.

Ma io dico: il nome viene imposto, il battesino viene imposto, ma perchè non è meglio che querste cose si fanno quando uno capisce invece di tenersi cose che poi non piacciono.

Comincia bene la vita, con le imposizioni, non che continua meglio però! [SM=g27994]m20:

A me le cose imposte non mi sono mai piaciute. [SM=g27994]m19:

Ma che vi sembra, che come al solito sbaglio

[SM=g27994]m22: [SM=g27994]m22: [SM=g27994]m22: m22: m22: m22: m22:


Justee
00mercoledì 9 marzo 2005 14:42
Re:

Scritto da: libero1978 08/03/2005 19.52

Io non so se posso postare qui perchè ho 26 anni, ma posto lo stesso e chi si è visto si è visto, tanto alle lavate di capo ci sono abituato.

Io ho fatto un'altra discussione col parroco qualche anno fà su questo argomento quando ho detto che il nome che mi hanno messo non mi piace, allora lui ha detto che il nome mi è stao messo quando mi è stato imposto il battesimo e adesso mi deve piacere.

E invece a me mi piaceva Massimo, Maurizio o qualunque nome ma non Libero.

Ma io dico: il nome viene imposto, il battesino viene imposto, ma perchè non è meglio che querste cose si fanno quando uno capisce invece di tenersi cose che poi non piacciono.

Comincia bene la vita, con le imposizioni, non che continua meglio però! [SM=g27994]m20:

A me le cose imposte non mi sono mai piaciute. [SM=g27994]m19:

Ma che vi sembra, che come al solito sbaglio

[SM=g27994]m22: [SM=g27994]m22: [SM=g27994]m22: m22: m22: m22: m22:



Ciao Libero , allora ve bene lo stesso , non ci sono problemi era per creare un sezione dei ragazzi .... comunque ci sono due condizzioni sicuramente che non quadrano , mi spiego ...
Il battesimo non è imposto a tè , ma è imposto alla tua famiglia o se vuoi ai tuoi genitori che ritenendosi Cristiani devono battezzare i propri figli , poi l'età o il momento ne possiamo parlare
L'altra è che il tuo nome è scelto dai tuoi genitori e su questa base che il nome viene imposto ed è altrettanto chiaro
che il battesimo viene dato in funzione del tuo nome non potrebbe il sacerdote battezzare una persona senza nominare il suo nome

[Modificato da Justee 09/03/2005 14.43]

elimol
00giovedì 27 ottobre 2005 09:07
che brutta cosa il verbo Dovere...impone un obbligo, una costrizione, una cosa fatta anche se non va di farla, preferisco il verbo scegliere, scelgo di fare del bene, scelgo di amare il mio prossimo, scelgo di rispondere bene ai genitori ecc ecc. Le nostre sono scelte, non sono obblighi.
Mio pensiero ovviamente :-)
silialite
00giovedì 27 ottobre 2005 14:47
mi trovo daccordo......
io credo in Dio e credo che sia grazie a lui
che ci sia data la possibbilita' di scegliere
correttamente o sbagliare,l'importante e' essere
in buona fede,quindi qual'e' il comportamento piu' corretto
se non quello suggerito dalla nostra coscienza?
AramisXXX
00venerdì 4 novembre 2005 17:26
Re: elimol

Scritto da: elimol 27/10/2005 9.07
che brutta cosa il verbo Dovere...impone un obbligo, una costrizione, una cosa fatta anche se non va di farla, preferisco il verbo scegliere, scelgo di fare del bene, scelgo di amare il mio prossimo, scelgo di rispondere bene ai genitori ecc ecc. Le nostre sono scelte, non sono obblighi.
Mio pensiero ovviamente :-)



Si parla di DOVERE MORALE, mica legalistico... poi e' ovvio che tutto deve essere fatto per amore.

Ma e' scontato, il cristiano per definizione segue Cristo, verso un Dio che e' Amore.

presso
00martedì 8 novembre 2005 12:56
non entro nel merito
volevo con questa mio post dare una idea , la questione del verbo può essere usata a modo , o come si vuole in piena libertà , la questione è dottrinale , se IO , mi reputo Cattolica , devo essere Cattolica
La Chiesa grazie a Dio non però la Ghestapo , essa lascia il libero arbitrio , tu puoi essere un Cattolico , puoi essere , un Laico , puoi essere ateo , puoi essere agnostico , ma ti chiama sempre figlio di Dio
Però qui viene il bello , per essere fedele alla Chiesa Cattolica ed essere un esemplare a modello devo rispettare il Magistero e seguiro il magistero nel bello e nel brutto perchè si rischia di fare la religione a proprio uso e costume uyti
elimol
00mercoledì 9 novembre 2005 10:59
Ecco io la vedo in un altro modo.
Io scelgo di rimanere della religione cristiana, scelgo di rispettare (o almeno cercare di rispettare) i 10 comandamenti, scelgo di fare del bene al prossimo (o almeno ai limiti delle mie possibilità), non è un dovere, nessuno me lo impone, mia libera scelta, proprio perchè c'è il libero arbitrio è una mia scelta :-)
1x2x
00giovedì 10 novembre 2005 18:40
io credo
io penso che i ragionamenti sin qui posti non rendano giustizia al post iniziale , secondo il modo di vedere è che il fedele non può dire io sono Cristiano ma non appartengo a nessuna Chiesa , è necessario riconoscersi in una Chiesa perchè si rischia di essere un pesce fuori dall'acqua [SM=g28004]
MauriF
00sabato 12 novembre 2005 17:06
Per cattolico intendiamo un cristiano, cioè qualcuno che già mette Gesù Cristo al primo posto nella sua vita...inoltre è cattolico, nel senso che vede nella Chiesa la colonna e sostegno della verità.

Il cristiano di per se, amando Gesù Cristo sta già facendo quello che deve fare...perchè viene di conseguenza...

"Se uno mi ama, ascolta le mie parole", ci ha detto Gesù Cristo...

Il cristiano allora ami Gesù Cristo, sempre ed in ogni occasione se lo tenga di fronte a se...

Oltre a questo il cattolico, grazie all'insegnamento della Chiesa, colonna e sostegno della verità...
Può rendersi strumento ancora più efficace per il bene del prossimo.

Il cattolico è consapevole (dovrebbe) del fatto che pregare per i defunti, ad esempio, è utile a coloro che sono in purgatorio...
E che siamo tutti in comunione...loro pregano ed intercedono per noi, noi preghiamo ed intercediamo per loro.
Unito a questo non si può passare alla leggera su doni quali quello dell'indulgenza...

Non si può trascurare il valore del sacrificio, come ad esempio quello del digiuno o anche di un semplice sacrificio.

Il cristiano poi, non solo il cattolico, non può non diffondere l'amore che ha in se stesso e non può reprimerlo...
Lo deve comunicare agli altri anche a costo di fare la figura del credulone, dell'invasato, ecc...
E, ve lo assicuro, ciò da i suoi effetti.

Ci sono tanti aspetti da analizzare, ma tutto gira attorno all'amore per Gesù Cristo che è la radice di tutto.
E' il fuoco che incendia.

Poi gli insegnamenti ci aiutano a capire come riuscire a mettere in pratica la carità nella maniera più efficace.

Scusate se intervengo solo adesso ma ho dovuto rifletterci su per un po' di tempo.
Non è semplice dire quello che "dovrebbe" fare un cristiano cattolico.
E poi non è tanto questione di dovere, quanto, come ho detto e come penso personalmente, di capire come esprimere e come far fruttare questo dono che è l'amore per Gesù Cristo che è in nostro Signore ed il nostro Dio.

In soldoni, non è sufficiente amare...bisogna imparare come si può riuscire a "realizzare" tale amore nella maniera più efficace possibile.

Ciao
Mauri

fdetr
presso
00lunedì 21 novembre 2005 10:57
Re:

Per cattolico intendiamo un cristiano, cioè qualcuno che già mette Gesù Cristo al primo posto nella sua vita...inoltre è cattolico, nel senso che vede nella Chiesa la colonna e sostegno della verità.


per essere piu precisi direi il Magistero , perchè senza Magistero la Chiesa e nulla

Il cristiano di per se, amando Gesù Cristo sta già facendo quello che deve fare...perchè viene di conseguenza...


sicuramente

Il cristiano allora ami Gesù Cristo, sempre ed in ogni occasione se lo tenga di fronte a se...


sicuramente

Oltre a questo il cattolico, grazie all'insegnamento della Chiesa, colonna e sostegno della verità...
Può rendersi strumento ancora più efficace per il bene del prossimo.


infatti Mauri , però deve essere chiaro che l'insegnamento comporta dei doveri , "CI SONO DEI DOVERI" eucarestia , preghiere ,sacramenti ... ecc.ecc...

Il cattolico è consapevole (dovrebbe) del fatto che pregare per i defunti, ad esempio, è utile a coloro che sono in purgatorio...
E che siamo tutti in comunione...loro pregano ed intercedono per noi, noi preghiamo ed intercediamo per loro.
Unito a questo non si può passare alla leggera su doni quali quello dell'indulgenza...


scusa o anticipato vedi sopra , però aggiungerei , anche studio e preparazione attraverso la Bibbia trovando i motivi percui si fa questo o quello

Il cristiano poi, non solo il cattolico, non può non diffondere l'amore che ha in se stesso e non può reprimerlo...
Lo deve comunicare agli altri anche a costo di fare la figura del credulone, dell'invasato, ecc...
E, ve lo assicuro, ciò da i suoi effetti.


niente di piu veritiero

Ci sono tanti aspetti da analizzare, ma tutto gira attorno all'amore per Gesù Cristo che è la radice di tutto.
E' il fuoco che incendia.


ecco tutti i singoli aspetti perchè non li approfondiamo questa sezione serve anche da Catechesi per Noi Cattolici

E poi non è tanto questione di dovere, quanto, come ho detto e come penso personalmente, di capire come esprimere e come far fruttare questo dono che è l'amore per Gesù Cristo che è in nostro Signore ed il nostro Dio.


non sono daccordo Mauri scusami , si deve , come ho detto pochi post sopra , il Cattolico ha dei doveri , che vanno espletati , se no ci allontaniamo da ciò che insegna il magistero e questo non va bene come dice il Santo Padre perchè si crea la religione a nostro uso e consumo

In soldoni, non è sufficiente amare...bisogna imparare come si può riuscire a "realizzare" tale amore nella maniera più efficace possibile.
Ciao
Mauri




con Affetto Stella 345
M.Tamburino
00giovedì 12 gennaio 2006 17:42
Di chiiii stai parlando, Daaaaana? ftrytry

Comunque, visto che Dana è ... come dire ... un tantino approssimativa (è più viscerale e meno cerebrale come noi maschietti) riporto a beneficio di tutti la "bibliografia" così maldestramente riportata dalla nostra moderatamoderatrice:

Livia: «Santo Padre, prima del giorno della mia Prima Comunione mi sono confessata. Mi sono poi confessata altre volte. Ma volevo chiederti: devo confessarmi tutte le volte che faccio la Comunione? Anche quando ho fatto gli stessi peccati? Perché mi accorgo che sono sempre quelli».
Direi due cose: la prima, naturalmente, è che non devi confessarti sempre prima della Comunione, se non hai fatto peccati così gravi che sarebbe necessario confessarsi. Quindi, non è necessario confessarsi prima di ogni Comunione eucaristica. Questo è il primo punto. Necessario è soltanto nel caso che hai commesso un peccato realmente grave, che hai offeso profondamente Gesù, così che l’amicizia è distrutta e devi ricominciare di nuovo. Solo in questo caso, quando si è in peccato "mortale", cioè grave, è necessario confessarsi prima della Comunione. Questo è il primo punto. Il secondo: anche se, come ho detto, non è necessario confessarsi prima di ogni Comunione, è molto utile confessarsi con una certa regolarità. È vero, di solito, i nostri peccati sono sempre gli stessi, ma facciamo pulizia delle nostre abitazioni, delle nostre camere, almeno ogni settimana, anche se la sporcizia è sempre la stessa. Per vivere nel pulito, per ricominciare; altrimenti, forse la sporcizia non si vede, ma si accumula. Una cosa simile vale anche per l'anima, per me stesso, se non mi confesso mai, l'anima rimane trascurata e, alla fine, sono sempre contento di me e non capisco più che devo anche lavorare per essere migliore, che devo andare avanti. E questa pulizia dell'anima, che Gesù ci dà nel Sacramento della Confessione, ci aiuta ad avere una coscienza più svelta, più aperta e così anche di maturare spiritualmente e come persona umana. Quindi due cose: confessarsi è necessario soltanto in caso di un peccato grave, ma è molto utile confessarsi regolarmente per coltivare la pulizia, la bellezza dell'anima e maturare man mano nella vita.

mioooo
00martedì 17 gennaio 2006 13:28
approfondimento
Confessione (teologia) Nelle teologie ebraica e cristiana, ammissione davanti a Dio dei peccati commessi per ottenerne l'assoluzione. La necessità della confessione è menzionata spesso nella Bibbia, specialmente nelle esortazioni dei profeti. Nell'ebraismo lo Yom Kippur rappresenta il giorno di digiuno, confessione e preghiera per il perdono. Nella tradizione cristiana la confessione ha assunto due forme: la confessione privata dei peccati a un sacerdote (confessione auricolare) e la confessione pubblica di un individuo davanti all'assemblea. Nell'insegnamento cattolico e di numerose Chiese orientali la confessione è considerata parte essenziale del sacramento della penitenza.

Benché l'anglicanesimo abbia complessivamente mantenuto la dottrina cattolica della confessione e vi sia stata una reviviscenza della pratica della confessione auricolare nel XIX secolo, molti anglicani preferiscono la confessione e l'assoluzione generale (pubblica) della cerimonia eucaristica. La confessione pubblica è anche parte del culto luterano e viene praticata da alcune Chiese pentecostali e fondamentaliste (vedi Fondamentalismo).

Il "sigillo della confessione" (sygillum confessionis) si riferisce al divieto per il confessore, l'interprete o il vicino che oda la confessione di divulgarne i contenuti. Questo uso di segretezza risale al IV-V secolo, ma è stato reso canonicamente vincolante dal IV concilio lateranense nel 1215. Il termine designa anche una professione pubblica e collettiva di fede, come ad esempio la luterana confessione di Augusta del 1530.

Justeee
00mercoledì 3 maggio 2006 13:03
Volevo riprendere questa discussione , perchè credo che sia interessante approfondire attraverso questo link
Analisi

come concikliare l'ultimo post di Teodoro sulla trinita e la confessione ?
Grazie [SM=g28002]

Teodoro Studita
00mercoledì 3 maggio 2006 15:50
Personalmente non vedo nulla di inconciliabile. Nei vangeli Gesù rimette i peccati (vedasi l'adultera, il paralitico, etc) e questo ministero si trasferisce naturaliter alla Chiesa, che lo amministra secondo le stesse modalità.

Per quanto concerne le osservazioni di Squarepusher, che parla di "Rivelare i tuoi segreti al prete", probabilmente non è pratico del sacramento della penitenza. Non c'è nessun bisogno di rivelare segreti "al prete" per ottenere il perdono del Signore il quale, ti assicuro, i segreti li conosce anche senza che tu li dica al prete.
Analogamente i sacerdoti cattolici, nella pastorale quotidiana, sono invitati a non fare domande durante la confessione.

Questa è la realtà, il resto sono le solite facilonerie e pressapochismi di stampo anticlericale, da cui mi dissocio.

Bicchiere mezzo pieno
00mercoledì 3 maggio 2006 15:57
Molto interessante ciò che dici Teodoro. Tu affermi che Dio conosce i 'segreti' del credente, perciò il sacerdote non ètenuto a porre domande al credente che si confessa, in quanto Dio è a conoscenza della situazione spirituale di questa 'pecora'.

Ma questo vuol dire che la confessione davanti a un sacerdote è facoltativa e potrebbe essere sufficiente la sola preghiera a Dio in cui confessare i propri peccati, oppure è d'obbligo confidarsi con il prete per avere l'assoluzione di Dio?

Che ne dicono la Chiesa di Roma e la Chiesa Bizantina?
Teodoro Studita
00mercoledì 3 maggio 2006 16:21
Non solo il sacerdote non è tenuto a fare domande, ma anzi è tenuto a non farne, questo stando alla pastorale attuale, almeno per la Chiesa Cattolica. Come saprai il panorama ortodosso è molto più variegato, e sono possibili interpretazioni anche dissimili tra loro. Nella Chiesa Ortodossa la confessione si tiene sempre davanti ad una icona del Cristo, a cui è rivolta la confessione (non al sacerdote!). I due stanno in piedi entrambi rivolti verso l'icona.

Personalmente, senza arrivare agli eccessi protestanti, ritengo del tutto inutile prodursi in "elenchi" di peccati. E' sufficiente rendersi conto della propria condizione di peccato e chiedere il perdono di Cristo. E' chiaro che il sacerdote può aiutare nel discernimento, ed in questo caso è utile parlare anche di "dettagli", ma non si può ridurre la confessione ad un elenco della spesa, non è questo lo spirito giusto.

Nella vecchia edizione dei "racconti di un pellegrino russo", pubblicato da mezzo mondo, c'era una ottima descrizione dello spirito ortodosso della confessione, se non lo hai mai letto procuratene una copia, lo si trova anche a 7-8 euro.

Un saluto,



MauriF
00lunedì 8 maggio 2006 00:46
Re:

Scritto da: Bicchiere mezzo pieno 03/05/2006 15.57


Ma questo vuol dire che la confessione davanti a un sacerdote è facoltativa e potrebbe essere sufficiente la sola preghiera a Dio in cui confessare i propri peccati, oppure è d'obbligo confidarsi con il prete per avere l'assoluzione di Dio?

DIM]



Se Gesù Cristo ha dato un mandato ed un'autorità, non lo ha fatto "senza senso" e soprattutto "senza effetto concreto e reale".

Gesù ha fatto e detto questo:

Giovanni 20:22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;
Giovanni 20:23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».


Non è puro formalismo l'autorità che Gesù Cristo ha dato al Ministero della Chiesa...
Quando il confessore dice: "Io ti assolvo dai tuoi peccati..." in quell'istante avviene esattamente questo:

Isaia 43:25 Io, io cancello i tuoi misfatti,
per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati.




Tanto per far comprendere quanto questa sottovalutata autorità in realtà è assai concreta, vi volevo fare un esempio concreto:

Spesso durante gli esorcismi il demone o i demoni che posseggono la persona dicono i peccati "NON CONFESSATI" dei presenti...
Quelli confessati non li dicono poichè non c'è più traccia di tali colpe proprio perchè ciò che Dio ha detto in Isaia 43:25 e per l'autorità che Gesù Cristo ha dato ai discepoli è cosa concreta e reale più che mai.

Quelle colpe vengono CANCELLATE e DIMENTICATE.



In questo c'è certezza, al di fuori di questo non c'è certezza di remissione dei peccati.


Quindi...se e quando andrete a confessarvi...nell'istante in cui il prete dice "io ti assolvo dai tuoi peccati...", in quell'istante Dio, per l'autorità che ha dato alla sua Chiesa, fa TABULA RASA di ogni colpa confessata.
Credo sia bene rifletterci in quell'istante.



Per il resto...mi riferisco a "benefici psicologici" e cose del genere, sinceramente possono avere il suo peso...
Ma per quanto mi riguarda, il "peso" me lo toglie quella frase che ho citato e che dice il confessore...
Quello è l'amore di Dio che si dimentica e cancella i miei peccati...e non per modo di dire, ma sovrumanamente e perfettamente.

L'istante dopo, Dio non le vede più...non ci sono più, per la Passione e morte di Gesù, io in quell'istante sono purificato dalle colpe che ho confessato.
Posso averle ancora sulla mia coscienza, ma pesano solo a me...per quanto Lo riguarda, io sono "puro" relativamente a quelle colpe.

[Modificato da MauriF 08/05/2006 0.56]

Justee
00mercoledì 17 maggio 2006 09:25
Per i cattolici Eucaristia o Eucarestia (derivato dal greco e??a??st?, eucharisto, rendimento di grazie) è il sacramento istituito da Gesù nell'imminenza della sua morte, durante l'Ultima Cena. Il Nuovo Testamento narra l'istituzione dell'eucaristia in quattro versioni: Matteo 26,26-28; Marco 14,22-24; Luca 22,19-20; 1Corinzi 11,23-25.

Gesù, nell'Ultima Cena, diede ai suoi discepoli il pane ed il vino come suo corpo e suo sangue, perché lo facessero "in memoria di me". Dunque, fin dalla sua origine, l'atto sacramentale dell'eucaristia rappresenta l'azione sacrificale-conviviale che la Chiesa celebra per comando del suo stesso Signore.


Significato dell'Eucaristia
Fin dall'origine, la riflessione sull'eucaristia ha conosciuto grande ricchezza dottrinale.

L'eucaristia è strettamente collegata con la Pasqua del Signore, con la morte e risurrezione del Cristo. Il fatto fondamentale che collega i due avvenimenti è l'ultima Cena: fondante l'eucaristia e annunciante la Pasqua.

Non è solo il fatto che l'ultima Cena di Cristo si ponga cronologicamente in corrispondenza di essa a porre in relazione la Pasqua ebraica con la Cena stessa e quindi con la Pasqua del Signore, ma si può trovare l'attualizzazione della prima nelle seconde: come l'alleanza con Dio sul monte Sinai è stata suggellata con il sangue di un sacrificio, così Gesù dice: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue.

San Paolo scrive: "Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice voi annunziate la morte del Signore finché egli venga". È necessario soffermarsi in modo particolare sulla comprensione dell'eucaristia come memoriale (anamnesi): questo termine nel contesto biblico - quindi con il termine ebraico "zikkaron" - indica azioni rituali riferite ad un evento (salvifico) passato in grado di attualizzarlo, rendendolo presente ai celebranti nelle sue stesse dimensioni salvifiche, e proiettandolo anche verso il futuro.

Nella cena pasquale ebraica, consistente in azzimi ed erbe amare, si assiste dunque alla attualizzazione della liberazione dall'Egitto e degli eventi dell'esodo stesso.

E nella concezione memoriale le confessioni cristiane trovano consenso nell'affermazione: "L'eucaristia è il memoriale di Cristo crocifisso e risorto, cioè il segno vivo ed efficace del suo sacrificio, compiuto una volta per tutte sulla croce e ancora operante in favore di tutta l'umanità" (Battesimo, eucaristia, ministero, documento ecumenico di Lima, 1982).

L'intero complesso della celebrazione eucaristica (e dunque liturgia della parola e liturgia eucaristica) è il memoriale di tutto il mistero di Cristo, centrato nella sua morte e risurrezione; vedremo che la preghiera eucaristica è pervasa dal tema del memoriale, in modo particolare.

Strettamente legata alla persistenza dell'opera salvifica del sacrificio del Signore sulla croce è la presenza reale del Signore nelle specie eucaristiche, che si compie per transustanziazione della sostanza del pane e del vino in sostanza del corpo e del sangue di Cristo. La Chiesa cattolica insegna che ogni eucaristia, in quanto memoriale dell'evento sacrificale di Cristo, è attualmente sacrificio: la Chiesa lo prende come dono del Signore e ne fa il suo sacrificio. Per questo i fedeli sono invitati ad offrire se stessi a Dio in ubbidienza e devozione: perché come ancora san Paolo scrive: "chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna".

In quanto invocazione dello Spirito Santo, nell'eucaristia la Chiesa si rende disponibile alla sua azione nel mondo per perpetrare nel tempo l'opera evangelica di Gesù.

In quanto comunione alla Cena del Signore, nell'eucaristia i fedeli trovano il fondamento, la fonte ed il vincolo dell'unione fra loro e con Cristo.

I nostri ragazzi , parlo per quelli Cattolici in questo periodo si preparano per le Feste legate ai sacramneti della Confermazione o Cresima , ma anche per la Comunione , ho inserito quello che a grandi linee è il significato della Comunione , vogliamo approfondire se sia giusto o meno farlo , ma cosa ne pensate ?
Grazie [SM=g28002] yhuj
Justee
00giovedì 18 maggio 2006 12:43
La Confermazione è, nelle Chiese cattolica ed ortodossa, un sacramento, chiamato anche cresima.

Nelle comunità protestanti, ad esempio nella Chiesa valdese, la Confermazione è una dichiarazione di fede personale, che si comunica alla comunità durante l'adolescenza o in età adulta per "confermare" la propria fede e la volontà di appartenere alla comunità stessa.

Nella Chiesa anglicana la confermazione assume natura di "sacramentale", cioè non di sacramento vero e proprio, ma di pratica che attribuisce un bene spirituale al fedele. Il ramo "cattolico" dell'Anglicanesimo attribuisce a tale istituto, però, un vero e proprio valore sacramentale.


La Confermazione come sacramento
Per le chiese cattolica ed ortodossa, il sacramento, strumento di grazia, è un occasione per il credente di ricevere l' "aiuto" divino nella propria vita di fede. Nel caso specifico della Confermazione, il credente afferma davanti al Signore e agli uomini la propria fede in Dio e chiede allo stesso di rafforzarla.

La Confermazione fa parte, insieme al Battesimo ed alla Eucarestia, dei "sacramenti dell'iniziazione cristiana". Il battesimo incorpora il fedele alla Chiesa, il "popolo di Dio", l'Eucarestia sostiene il fedele nel cammino verso la "Città celeste", mentre è ancora in quella "terrena", la Confermazione conferma l'impegno del credente nella fede e nell'essere testimone della Parola di Dio.

La Confermazione è detta anche Cresima. Il termine Cresima ha la stessa origine del termine Cristo, derivano infatti dalla parola greca "crisma", "unzione". Come Cristo è l' "Unto", così la "Cresima" è l'unzione del cristiano. Come Cristo è consacrato Sacerdote, Profeta e Re, così con la Cresima il cristiano è consacrato sacerdote, profeta e re.



Il rito della cresima differisce nella Chiesa cattolica ed in quella ortodossa. In quella ortodossa si ricevono, ancora neonati, contemporaneamente tutti e tre i sacramenti della iniziazione.

La Chiesa cattolica conferisce il sacramento quando la persona ha superato il tredicesimo anno di età, poiché presupposto della Cresima sono l'aver ricevuto il Battesimo e il partecipare già all'Eucarestia.

La Chiesa ortodossa, considerando questo sacramento come "effusione della grazia", ritengono opportuno conferirlo già ai neonati al momento del Battesimo. I cattolici, invece, richiedendo questo sacramento la volontà di confermare la propria fede, ritengono necessario conferirlo quando la persona è più consapevole di ciò che sta ricevendo, tanto da richiedere un corso di catechesi di preparazione, che duri almeno un anno. In passato la Chiesa cattolica conferiva il sacramento della Cresima contemporaneamente alla "prima comunione", la prima volta in cui si partecipava all'Eucarestia. La Chiesa cattolica prevede anche la presenza di un padrino o madrina, cristiano già cresimato, che accompagni il "cresimando" a ricevere il sacramento.

Nonostante queste diversità, entrambe le Chiese attribuiscono a questo sacramento una funzione pressocchè identica. Del resto, prevedono che ad impartire il sacramento sia il vescovo o sacerdote, che unge alcune parti del corpo del cresimando, di solito la fronte, e chiede, allo stesso o ai genitori in sua vece se neonato, di assumere l'impegno ad una vita cristiana coerente con i valori evangelici. yhuj

Justeee
00venerdì 19 maggio 2006 16:51
ARTICOLO 4
IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E DELLA RICONCILIAZIONE

1422 « Quelli che si accostano al sacramento della Penitenza ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui e insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l'esempio e la preghiera ».3

I. Come viene chiamato questo sacramento?

1423 È chiamato sacramento della Conversione poiché realizza sacramentalmente l'appello di Gesù alla conversione,4 il cammino di ritorno al Padre5 da cui ci si è allontanati con il peccato.

È chiamato sacramento della Penitenza poiché consacra un cammino personale ed ecclesiale di conversione, di pentimento e di soddisfazione del cristiano peccatore.

1424 È chiamato sacramento della Confessione poiché l'accusa, la confessione dei peccati davanti al sacerdote è un elemento essenziale di questo sacramento. In un senso profondo esso è anche una « confessione », riconoscimento e lode della santità di Dio e della sua misericordia verso l'uomo peccatore.

È chiamato sacramento del Perdono poiché, attraverso l'assoluzione sacramentale del sacerdote, Dio accorda al penitente « il perdono e la pace ».6

È chiamato sacramento della Riconciliazione perché dona al peccatore l'amore di Dio che riconcilia: « Lasciatevi riconciliare con Dio » (2 Cor 5,20). Colui che vive dell'amore misericordioso di Dio è pronto a rispondere all'invito del Signore: « Va' prima a riconciliarti con il tuo fratello » (Mt 5,24).

Justee
00martedì 23 maggio 2006 12:44
Infermi
L'UNZIONE DEGLI INFERMI

1499 « Con la sacra Unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del popolo di Dio ».96


1526 « Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati » (Gc 5,14-15).

1527 Il sacramento dell'Unzione degli infermi ha lo scopo di conferire una grazia speciale al cristiano che sperimenta le difficoltà inerenti allo stato di malattia grave o alla vecchiaia.

1528 Il momento opportuno per ricevere la santa Unzione è certamente quello in cui il fedele comincia a trovarsi in pericolo di morte per malattia o vecchiaia.

1529 Ogni volta che un cristiano cade gravemente malato, può ricevere la santa Unzione, come pure quando, dopo averla già ricevuta, si verifica un aggravarsi della malattia.

1530 Soltanto i sacerdoti (presbiteri e Vescovi) possono amministrare il sacramento dell'Unzione degli infermi; per conferirlo usano olio benedetto dal Vescovo o, all'occorrenza, dallo stesso presbitero celebrante.

1531 L'essenziale della celebrazione di questo sacramento consiste nell'unzione sulla fronte e sulle mani del malato (nel rito romano) o su altre parti del corpo (in Oriente), unzione accompagnata dalla preghiera liturgica del sacerdote celebrante che implora la grazia speciale di questo sacramento.

1532 La grazia speciale del sacramento dell'Unzione degli infermi ha come effetti:

— l'unione del malato alla passione di Cristo, per il suo bene e per quello di tutta la Chiesa;
— il conforto, la pace e il coraggio per sopportare cristianamente le sofferenze della malattia o della vecchiaia;
— il perdono dei peccati, se il malato non ha potuto ottenerlo con il sacramento della Penitenza;
— il recupero della salute, se ciò giova alla salvezza spirituale;
— la preparazione al passaggio alla vita eterna.




Giacomo

Capitolo 5


9 Fratelli, non mormorate gli uni contro gli altri, onde non siate giudicati; ecco, il Giudice è alla porta.

10 Prendete, fratelli, per esempio di sofferenza e di pazienza i profeti che han parlato nel nome del Signore.

11 Ecco, noi chiamiam beati quelli che hanno sofferto con costanza. Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e avete veduto la fine riserbatagli dal Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso.

12 Ma, innanzi tutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra, né con altro giuramento; ma sia il vostro sì, sì, e il vostro no, no, affinché non cadiate sotto giudicio.

13 C'è fra voi qualcuno che soffre? Preghi. C'è qualcuno d'animo lieto? Salmeggi.

14 C'è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su lui, ungendolo d'olio nel nome del Signore;

15 e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e s'egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi.


16 Confessate dunque i falli gli uni agli altri, e pregate gli uni per gli altri onde siate guariti; molto può la supplicazione del giusto, fatta con efficacia.

17 Elia era un uomo sottoposto alle stesse passioni che noi, e pregò ardentemente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi.

18 Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia, e la terra produsse il suo frutto.

19 Fratelli miei, se qualcuno fra voi si svia dalla verità e uno lo converte,

20 sappia colui che chi converte un peccatore dall'error della sua via salverà l'anima di lui dalla morte e coprirà moltitudine di peccati.

2 Maccabei

42ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esort tutti quelli del popolo a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto per il peccato dei caduti. 43Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le invi a Gerusalemme perch fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo cos in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione. 44Perch se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. 45Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di piet, la sua considerazione era santa e devota. Perci egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perch fossero assolti dal peccato

[Modificato da Justee 26/02/2007 13.53]

Justee
00giovedì 8 giugno 2006 20:30
Sacramento
Sacramento Nella teologia cristiana gli atti liturgici attraverso i quali si comunica la grazia di Cristo. Secondo la definizione di sant'Agostino, i sacramenti sono "segni esterni e visibili di una grazia interiore e spirituale".

2 IL SACRAMENTO NEL NUOVO TESTAMENTO

La parola "sacramento" non appare nel Nuovo Testamento, benché in esso siano citati il battesimo e l'eucaristia. Il fondamento neotestamentario dell'istituzione dei sacramenti è reperibile nella dottrina del "mistero", termine che nelle Chiese ortodosse indica ancora oggi il sacramento. Nel Nuovo Testamento la parola "mistero" si riferisce al piano divino per la redenzione del mondo in Cristo, nascosto a chi non crede ma rivelato a chi ha fede (Efesini 1:9-10).

Per il cristiano l'azione salvifica di Cristo viene manifestata e resa accessibile alla Chiesa specialmente in virtù di determinati atti liturgici come il battesimo e l'eucaristia; tali atti vennero tradotti in greco con il termine "misteri", forse in analogia con i culti misterici.

3 DA MISTERO A SACRAMENTO

All'inizio del III secolo Tertulliano tradusse in latino la parola greca mystérion ("mistero") come sacramentum, termine che in epoca precristiana indicava il pegno di un'azione futura ponendo l'accento sull'oggetto dato in pegno, mentre nell'accezione cristiana focalizzava l'attenzione sull'acqua del battesimo e sul pane e sul vino dell'eucaristia. Le sfumature semantiche sussistenti tra "mistero" e "sacramento" sono in parte all'origine del diverso carattere della teologia sacramentaria occidentale e orientale.

4 SACRAMENTI E SEGNI

I sacramenti sono talvolta detti "segni". Per la teologia cattolica e buona parte di quella protestante essi vengono considerati segni efficaci, che producono la realtà che rappresentano; parte della teologia protestante considera invece i sacramenti "segni estrinseci", che richiamano semplicemente al credente la realtà interiore della grazia.

Microsoft® Encarta® Enciclopedia. © 1993-2002 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.

Etimologia
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:08.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com