Induismo

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Teo60
00giovedì 23 settembre 2004 17:47
Definire l’induismo non è facile, perché gli indù sono profondamente diversi fra loro. Una grande tolleranza regna fra quanti accettano l’autorità indiscussa dei Veda. Si può dire che è induista chi non nega di essere tale. La costituzione indiana dichiara l’India uno stato laico ed estende la libertà alle minoranze. Quando dovette lo Stato regolamentare i matrimoni misti (1955), disse che era indù chi non apparteneva a una religione diversa ed era indiano, e chi non era indiano e diceva di essere indù di religione. Lo stesso nome Induismo è di provenienza inglese: si indicava con esso la popolazione che viveva attorno al fiume Indo. Per gli induisti la religione è “Sanatana Dharma”, cioè la tradizione immemorabile. Vediamo qualche riferimento storico per inquadrare la fluidità di questa religione. Successivamente vedremo i suoi libri ed infine di come l’Induismo è vissuto oggi e di un certo fondamentalismo emergente. Tanti libri si possono trovare sull’argomento, quelli che ho usato io per questa sintesi sono principalmente due: SHARMA A., (a cura di), Religioni a confronto. Induismo, Confucianesimo, Taoismo, Ebraismo, Cristianesimo, Islam, Neri Pozza, Vicenza, 1996. GRIFFITHS B., Matrimonio tra Oriente ed Occidente, EDB, Bologna, 1983.1.Breve storia dell’Induismo – L’Induismo non ha fondatori né profeti. Forse per questo in esso la storia non ha importanza. Gli eventi hanno un carattere mitico e teleologico. Le battaglie sono mitiche e quindi non sono mai in contrasto con il presente. Prevale un senso soteriologico:”Le verità spirituali – scrive Arvind Sharma – possono rivelarsi in un punto preciso della storia cosmica, ma di per sé sono al di là dell’ordine cosmico e della storia”. Per il mondo indù non è lo scorrere del tempo che ha importanza, ma ciò che permane ed ha valore. Sulla storia prevale quindi il mito, espressione simbolica che nasce dai livelli più profondi della consapevolezza, sintesi suprema degli archetipi che governano il mondo. Attraverso il mito, osserva Bede Griffiths, l’uomo realizza “la sua integrazione totale con l’universo che lo circonda, con la sua esperienza interna, col mondo trascendente dello Spirito”. I mondi fisico, psicologico e spirituale si integrano così armonicamente in una visione spirituale. In questo senso la storia stessa non è che espressione transitoria del tutto ed attinge dal mito significato. Gli indù hanno diviso il tempo in epoche mitiche, con una data precisa per una di esse, il 18 febbraio 3102 a.C.. Se lo si identifica con i negritos e i protoaustraloidi è il più antico delle civiltà; se incomincia con i Veda è del 1500 a.C.. Esso prende forma nei secoli VI e IV a.C..
a) Il periodo prevedico
I primi abitanti furono i negritos. Essi credevano in un demone vendicatore posto a guardia del sentiero che porta in paradiso, sentiero percorso dalle anime dei defunti. Successivamente ci fu un flusso di popolazioni dravidiche provenienti dal Vicino Oriente, le quali si stabilirono nella valle dell’Indo. A questo periodo risale il rito popolare dell’offerta (puja), la venerazione delle immagini sacre, il culto di Shiva, della dea madre e di divinità zoomorfe, il carattere sacro dell’albero pipal (ficus religioso) e una ossessione per le abluzioni. Questo lungo arco di tempo non è molto conosciuto, ma di esso si trovano tracce nelle divinità e in certi rituali magici.
b) Il periodo vedico (ca. 1500 a.C. – 300 a.C.)
Il flusso migratorio continuò con gli ariani, popolo nomade, dedito alla pastorizia, che conquistò il Punjab e che esercitò grande influenza in tutto il Paese. È il periodo dei Veda, con le due divinità maggiori Indra e Agni. Indra ha un aspetto cosmico, è bellicoso, di pelle bianca (ariana) che vince i non ariani (di pele scura). Agni è il dio del fuoco, posto in relazione con la sfera domestica. Altre divinità sono Soma, posta in relazione alla rispettiva bevanda inebriante, e Veruna, che indica la notte e l’atmosfera. Bede Griffiths parla del periodo in cui prevale la “verità dell’immaginazione”, ossia una verità concreta, simbolica, intuitiva, globale. Il linguaggio è poetico, in quanto solo la poesia esprime tutto l’uomo. Qualsiasi oggetto è colto nella sua globalità fisica, psicologica e in rapporto con lo Spirito supremo. L’uomo vive “nel mondo dell’immaginazione, della sapienza intuitiva, nel quale sensi e sentimenti, desiderio, pensiero e volontà erano rimasti focalizzati nei simboli della parola e dei gesti, della danza e dei canti, delle immagini e delle pitture, dei riti e dei sacrifici. Il mondo degli dèi, delle potenze cosmiche e psichiche, si rifletteva nella immaginazione umana. Questo è anche il mondo dei Veda” (Griffiths). La religione dei Veda stabilisce precise pratiche mistiche, fissate da rituali. Sono questi ultimi a burocratizzare e a stabilire le strutture fra la popolazione. C’erano anche riti che si celebravano nelle foreste, dai quali presero avvio le Upanishad (dall’800 a.C. in poi).
c) Periodo classico (ca. 300 a.C.- ca. 1000)
Ci fu nel sec. VI a.C. una reazione profonda ai sacrifici brahamanici, la quale all’interno portò alla riflessione delle Upanishad, all’esterno al Buddismo e al Jainismo. I movimenti esterni rifiutavano la tradizione vedica, le caste, gli stati di vita. Il cambiamento più profondo però avviene per quel “periodo assiale”, come lo chiama Karl Jaspers, della storia umana, rappresentato dal VI sec. Prima di Cristo, quando emerge la comprensione razionale dell’immaginazione mitica del mondo antico. La ragione non si sostituisce all’immaginazione, ma si stabilisce un connubio tra immaginazione e ragione. La potenza della ragione sviluppa la conoscenza embrionale e si forma “il linguaggio dei simboli e delle immagini, creando il vasto e ricco mondo del mito” (Griffiths). Si ebbero alterne vicende. Dopo un periodo prospero del Buddismo (dal I sec. a.C. al II sec. d.C.), l’Induismo rinacque. I visitatori del VII sec. d.C. parlano di declino del Buddismo e Alberini nel secolo XI parla di India Induista.
d) Periodo medioevale (ca. 1000 – ca. 1800 d.C.)
È il periodo dello sviluppo della tradizione letteraria. Si moltiplicarono in questo periodo le invasioni musulmane (17 incursioni) con Mahmud di Ghazni. Nel 1912 fu ucciso il sovrano del Rajput e nel 1200 si consolidò il dominio musulmano, destinato a durare fino al 1858. Fino a questo periodo l’Induismo era riuscito a fronteggiare il nemico con l’aggressione o con il dissenso. Con l’islam questo non avvenne. L’Islam diffuse la conversione, parlò di monoteismo e di eguaglianza sociale. L’Induismo si chiuse e inasprì il rigore di appartenenza alle caste. Qualcuno tentò di trovare concordanze e fusioni come le sètte di Kabir (secolo XV), Nomak (Secolo XV), Dadu (secolo XVI). Il rapporto però rimase superficiale. Si moltiplicò la fuga con il moltiplicarsi dei sannyasi e con la pietà popolare. Il movimento di Caitanya (secolo XV) moltiplicò i canti religiosi per evitare che l’Induismo diventasse religione privata, lasciando gli aspetti pubblici all’Islam. Pose una certa enfasi sulla recita dei nomi di Krishna, della consorte Radha, di Rama. Si diffusero anche segni distintivi di abbigliamento per affermare l’identità. La poesia devozionale si concentrò sulle figure di Rama e di Krishna, ambedue incarnazioni di Visnù. È in questo periodo che si afferma la sacralità della vacca (non è zoolatria, ma simbolo di identità).
e) Periodo moderno (ca. 1800 – 1947)
Con gli inglesi l’Induismo venne a contatto con il Cristianesimo, con le forme di laicismo e di filantropia occidentali. Ci fu all’inizio un’accoglienza abbastanza favorevole. Raja Rammohun Roy fondò l’associazione Bramo Samaj nel Bengala (1830), che tentò un dialogo col Cristianesimo. Seguì poi una scissione sulla infallibilità dei Veda e Swami Dayanada Sarasvati fondò a Bombay il movimento Arya Samaj.
ShivaBhakta
00domenica 23 aprile 2006 01:27
Salve a tutti.
Coem ho già detto altrove la parola Induismo è troppo generale e designa un vasto insieme di religioni anche molto diverse fra loro e alquanto inconciliabili.Molte di queste religione si discostano molto dai veri insegnamenti dalle scritture indù.Un giorno di questi mi propongo di aprire un topic dove spiegherò chiaramente in cosa consiste la religione vedica nella sua forma pura.
Ciao,
Orlando.
ShivaBhakta
00mercoledì 10 maggio 2006 00:02
Re:

Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
È in questo periodo che si afferma la sacralità della vacca (non è zoolatria, ma simbolo di identità).



Non so cosa significhi "simbolo di identità".
Comunque il vero motivo per cui le vacche sono sacre per gli indù è perchè in accordo ai Veda la mucca è una delle madri degli esseri umani.
Secondo i Veda l'essere umano ha sette madri: la madre naturale, la sposa del precettore o del maestro spirituale, la sposa del re, la sposa del brahmana, la mucca, la nutrice e la terra.
Gli indù chiamano la mucca con il nome go-mata che significa "madre mucca".
Govinda è uno dei molti nomi di Vishnu.
Una delle possibili traduzioni del nome Govinda è "Protettore delle mucche" o "capo delle mucche".

Cordiali saluti.
ShivaBhakta
00mercoledì 10 maggio 2006 11:43
Il seguente inno si chiama A gavo magman che si traduce Sono giunte le vacche.Si trova nel Rig-Veda,libro sesto,inno 28:
1.Le vacche sono giunte e ci hanno portato buona fortuna.
Nelle nostre stalle,soddisfatte,possano esse rimanere!
Possano esse generare per noi vitelli dai molti colori,
donando latte per Indra ogni giorno.
2.Indra cerca di aiutare colui che offre e dona,
aumentando,non diminuendo,i suoi possedimenti.
Accrescendo sempre più il suo tesoro,egli pone
il devoto in un reame inviolato.
3.Queste vacche non saranno perdute,nessun predone farà loro del male,
nessun nemico oserà traviarle.
Con l'uomo che sacrifica e fa offerte agli Dei
il signore delle vacche si intratterà a lungo.
4.Il veloce cavallo,che solleva la polvere,non le afferra.
Esse non vanno mai al mattatoio.
Le vacche dell'uomo che sacrifica vagano
su ampi ed estesi pascoli di intrepidezza.
5.Le vacche sono Bhaga,le vacche sono Indra,
oppure il primo sorso versato di Soma.
In verità queste vacche sono Indra,fratelli miei,
Indra che la mia anima brama!
6.Voi,o vacche,rendete paffuto l'uomo esile;
allo sgraziato voi portate bellezza.
Rallegrate la nostra fattoria con gradevoli muggiti.
Nelle nostre assemblee noi lodiamo il vostro vigore.
7.Abbondate di vitelli,pascetevi su buone pasture,
bevendo acqua pura alle sorgenti.
Non possedute da un ladro,nè da un malvagio,
possiate essere risparmiate dai dardi di Rudra!
8.Possa questa pozione,valorizzata dal seme del toro
e dal tuo potere,o Indra,
donare a queste vacche fertilità.
ShivaBhakta
00mercoledì 10 maggio 2006 23:11
Re:

Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
C]1.Breve storia dell’Induismo – L’Induismo non ha fondatori né profeti.



In accordo alla tradizioni vaishnava (devote a Vishnu o Krishna) i Veda sono Apaurusheya che significa "non fatti da nessuno" o "non autorizzati da nessuno".Sono eternamente esistenti.Nemmeno Dio stesso li ha fatti.I Veda sono considerati il respiro di Dio.I Veda sono,tecnicamente parlando, 4: Rig Veda,Yajur Veda,Sama Veda e Atharva Veda.

rcah samani chandamsi puranam yajusa saha
ucchistaj-jajnire sarve divi deva divi-sritah

"Il Rg,Sama,Yajur e l'Atharva furono manifestati dal Signore, assiame ai Purana e a tutti i Deva[esseri celesti] residenti nel paradiso."(Atharva Veda 11.7.24)

Nella Brhad-aranyaka Upanisad il saggio Yajnavalkya,un celebre saggio di epoca vedica,dice alla moglie Maitreyi:

asya mahato bhutasya nihsvasitam etad yad rg-vedo yajur-vedah sama
vedo’tharvangirasa itihasah puranam ityadina

"O Maitrey,il Rg,Yajur,Sama e l'Atharva Veda così come le Itihasa e i Purana sono tutti manifestati dal respiro del Signore."(Madhyandina-sruti, Brhad-aranyaka Upanisad 2.4.10)

Le Itihasa (storie antiche) sono il Ramayana e il Mahabharata.

Cordiali saluti.










[Modificato da ShivaBhakta 10/05/2006 23.14]

ShivaBhakta
00giovedì 11 maggio 2006 12:06
Re:

Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
Gli indù hanno diviso il tempo in epoche mitiche, con una data precisa per una di esse, il 18 febbraio 3102 a.C..



In accordo alle scritture indù l'universo ha una esistenza ciclica.Cioè l'universo resta esistente per un periodo chiamato Kalpa,il quale dura 4.320.000.000 di anni.Ogni kalpa è formato da mille maha-yuga ("grande epoca" o "grande era").Un maha-yuga vale 4.320.000 di anni.
Ciascun maha-yuga si divide in quattro epoche o ere chiamate yuga:
1)Krita Yuga o Satya Yuga che dura 1.728.000 anni;
2)Tetra Yuga che dura 1.296.000 anni;
3)Dvapara Yuga or Dwapara yuga che dura 864.000 anni;
4)Kali Yuga che dura 432.000 anni.

Adesso ci troviamo nel Kali-yuga,epoca cominciata il 18 febbraio 3102 a.C.

Un kalpa equivale alla durata della vita di Brahma,il primo essere vivente creato.
Nella seguente immagine si vede Brahma,l'essere a quattro teste,che offre preghiere a Krishna,incarnazione di Vishnu.


All'inizio di ogni kalpa Brahma nasce da un fioro di lote che fuoriesce dall'ombelico di Vishnu.
Alla fine di ogni kalpa il ciclo vitale di Brahma finisce ed egli muore.Alla fine di ogni kalpa l'universo viene distrutto.All'inizio di ogni kalpa viene di nuoco creato.


ShivaBhakta
00giovedì 11 maggio 2006 12:42
Re:

Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
1.Breve storia dell’Induismo – L’Induismo non ha fondatori né profeti.



Devo dire che mi riesce abbastanza difficile giudicare se questa affermazione si possa considerare corretta.
Come ho scritto prima le scritture vediche sono considerate eterne.Però se si considera solo l'inizio di ogni kalpa,si può dire che il fondatore sia Vishnu,dato che Lui ogni volta insegna i Veda a Brahma.
ShivaBhakta
00giovedì 11 maggio 2006 13:10
Re:

Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
a) Il periodo prevedico
I primi abitanti furono i negritos. Essi credevano in un demone vendicatore posto a guardia del sentiero che porta in paradiso, sentiero percorso dalle anime dei defunti.



Scusami Teo60,per caso sapresti dirmi il nome di quel demone?
ShivaBhakta
00giovedì 11 maggio 2006 15:51
Re:

Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
Il movimento di Caitanya (secolo XV) moltiplicò i canti religiosi per evitare che l’Induismo diventasse religione privata, lasciando gli aspetti pubblici all’Islam. Pose una certa enfasi sulla recita dei nomi di Krishna, della consorte Radha, di Rama.



Forse il primo periodo della frase si riferisce al fatto che Caitanya,considerato dai Gaudiya-vaishnava e dagli Hare Krishna un'incarnazione di Krishna,si ribellò al sistema stereotipato della divisione in caste.Caitanya era un grandissimo devoto di Krishna.Caitanya sconfisse in dibattiti filosofici molti eruditi del suo tempo.Egli condannò tutti coloro che pur rispettando esteriormente l'autorità dei Veda indirettamente se ne allontanano.In particolare dibatteva spesso con i seguaci della scuola monista di Shankara.
Per quanto riguarda le recita dei nomi,in una scrittura indù chiamata Brihan-naradiya Purana c'è il seguente verso:
harer nama harer nama harer namaiva kevalam
kalau nasty eva nasty eva nasty eva gatir anyatha


Canta i santi nomi, canta i santi nomi, canta i santi nomi del Signore, perché in questa era di discordia e d'ipocrisia non c'è altro modo, non c'è altro modo, non c'è altro modo per raggiungere la liberazione.

Caitanya avviò il movimento del sankirtana,il canto pubblico dei nomi prima citati.Premettendo che Hare si riferisce a Radha,la consorte di Krishna,Caitanya insegnò che in quest'epoca si può ottenere la moksha ("liberazione" dal ciclo di nascite e morti) solo cantando o recitando il maha-mantra (grande mantra) Hare Krishna:
Hare Krishna Hare Krishna
Krishna Krishna Hare Hare
Hare Rama Hare Rama
Rama Rama Hare Hare


Gli Hare Krishna sono famosi in Italia e può darsi quindi che qualche volta abbiate sentito cantare questo mantra.

L'obiettivo di Caitanya non era tanto quello di evitare che l'Induismo diventasse "religione privata".Ma quello di dare alle masse un modo facilissimo di ottenere la liberazione.Caitanya non scrisse praticamente nulla,tranne otto versi chiamati Siksastaka.

Sono i seguenti:

(1)

ceto-darpana-marjanam bhava-maha-davagni-nirvapanam
sreyah-kairava-candrika-vitaranam vidya-vadhu jivanam
anandambudhi-vardhanam prati padam purnamritasvadanam
sarvatma-snapanam param vijayate sri-krishna-sankirtanam

Glorie al sankirtana di Sri Krishna, che ripulisce il cuore da tutta la polvere accumulata da anni ed estingue il fuoco della vita condizionata, caratterizzata da ripetute nascite e morti. Questo movimento del sankirtana è la benedizione più grande per tutta l'umanità perché diffonde i raggi della luna delle benedizioni. È la vita di tutta la conoscenza trascendentale. Espande l'oceano della felicità trascendentale e ci abilita a gustare in pieno il nettare del quale siamo sempre ansiosi.


(2)

namnam akari bahudha nija-sarva-saktis
tatrarpita niyamitah smarane na kalah
etadrisi tava kripa bhagavan mamapi
durdaivam idrisam ihajani nanuragah

O mio Signore, solo il Tuo santo nome è in grado di conferire tutte le benedizioni agli esseri viventi e Tu hai centinaia e migliaia di nomi, come Krishna e Govinda. In questi nomi trascendentali Tu hai investito tutte le Tue energie trascendentali, inoltre non vi sono neanche regole difficili da seguire per cantarli. O mio Signore, per la Tua gentilezza ci concedi di avvicinarci facilmente a Te mediante i Tuoi santi nomi, ma io sono così sfortunato che non ho alcuna attrazione per essi.


(3)

trinad api sunicena
taror api sahisnuna
amanina manadena
kirtaniyah sada harih

Si dovrebbe cantare il santo nome in un umile stato di mente, sentendosi più bassi di un filo di paglia nella strada; bisogna essere più tolleranti di un albero, privi di ogni sensazione di falso prestigio e sempre pronti a offrire i nostri rispetti agli altri. In tale stato di mente è possibile cantare il santo nome del Signore costantemente.


(4)

na dhanam na janam na sundarim
kavitam va jagad-isa kamaye
mama janmani janmanisvare
bhavatad bhaktir ahaituki tvayi

Onnipotente Signore, io non voglio accumulare ricchezze, né desidero belle donne, né seguaci. Ambisco solo al Tuo servizio devozionale incondizionato nascita dopo nascita.


(5)

ayi ganda-tanuja kinkaram
patitam mam visame bhavambudhau
kripaya tava pada-pankaja
sthita-dhuli-sadrisam vicintaya

O figlio di Maharaja Nanda, io sono il Tuo eterno servitore; tuttavia in un modo o nell'altro sono caduto nell'oceano di nascita e morte. Per favore, portami via da questo oceano di sofferenze e ponimi come un granello di polvere ai Tuoi piedi di loto.


(6)

nayanam galad-asru-dharaya
vadanam gadgada-ruddhaya gira
pulakair nicitam vapuh kada
tava nama-grahane bhavisyati

O Signore, quando i miei occhi saranno decorati di lacrime d'amore sempre fluenti, mentre canto il Tuo santo nome? Quando la mia voce verrà meno per l'emozione, e quando i peli del mio corpo si rizzeranno nel recitare il Tuo nome?


(7)

yugayitam nimesena
caksusa pravrisayitam
sunyayitam jagat sarvam
govinda-virahena me

O Govinda, sentendo di essere separato da Te, mi sembra che un momento sia lungo dodici anni o anche più. Le lacrime scorrono dai miei occhi come torrenti di pioggia e il mondo è vuoto senza di Te.


([SM=g27989]

aslisya va pada-ratam pinastu mam
adarsanan marma-hatam karotu va
yatha tatha va vidadhatu lampato
mat-prana-nathas tu sa eva naparah

Io non conosco nessun altro all'infuori di Krishna ed Egli rimarrà il Mio Signore anche se mi schiaccerà in un abbraccio possente o mi spezzerà il cuore non apparendo mai davanti a me. Egli è totalmente libero di agire come vuole, ma rimarrà per sempre, incondizionatamente, il mio Signore adorabile.

Cordiali saluti.




ShivaBhakta
00venerdì 12 maggio 2006 13:37
Re:

Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
Definire l’induismo non è facile, perché gli indù sono profondamente diversi fra loro. Una grande tolleranza regna fra quanti accettano l’autorità indiscussa dei Veda. Si può dire che è induista chi non nega di essere tale. La costituzione indiana dichiara l’India uno stato laico ed estende la libertà alle minoranze. Quando dovette lo Stato regolamentare i matrimoni misti (1955), disse che era indù chi non apparteneva a una religione diversa ed era indiano, e chi non era indiano e diceva di essere indù di religione.



Nel sito dell'U.I.I. (Unione Induista Italiana) cioè www.induismo.it/induismo.htm se si clicca sulla voce COME SI DIVENTA INDUISTI si trova la seguente definizione di induista:
Quindi, è un devoto induista colui che:

• segue le eterne verità contenute nei Veda e negli Agama;
• crede nella unicità di Dio;
• crede nella legge del karma, nella reincarnazione e nella liberazione, moksha;
• pratica l’adorazione interiore ed esteriore;
• crede nella protezione della vita ad ogni livello;
• purifica ogni stadio dell’esistenza con i dovuti samskara


Samskara significa sacramento.
Cordiali saluti.
ShivaBhakta
00giovedì 18 maggio 2006 16:43
Re: Re:

Scritto da: ShivaBhakta 11/05/2006 12.06


In accordo alle scritture indù l'universo ha una esistenza ciclica.Cioè l'universo resta esistente per un periodo chiamato Kalpa,il quale dura 4.320.000.000 di anni.Ogni kalpa è formato da mille maha-yuga ("grande epoca" o "grande era").Un maha-yuga vale 4.320.000 di anni.
Ciascun maha-yuga si divide in quattro epoche o ere chiamate yuga:
1)Krita Yuga o Satya Yuga che dura 1.728.000 anni;
2)Tetra Yuga che dura 1.296.000 anni;
3)Dvapara Yuga or Dwapara yuga che dura 864.000 anni;
4)Kali Yuga che dura 432.000 anni.

Adesso ci troviamo nel Kali-yuga,epoca cominciata il 18 febbraio 3102 a.C.

Un kalpa equivale alla durata della vita di Brahma,il primo essere vivente creato.
Nella seguente immagine si vede Brahma,l'essere a quattro teste,che offre preghiere a Krishna,incarnazione di Vishnu.


All'inizio di ogni kalpa Brahma nasce da un fioro di lote che fuoriesce dall'ombelico di Vishnu.
Alla fine di ogni kalpa il ciclo vitale di Brahma finisce ed egli muore.Alla fine di ogni kalpa l'universo viene distrutto.All'inizio di ogni kalpa viene di nuoco creato.





Volendo continuare quest'argomento Krishna,incarnazione dello stesso Vishnu,dice al Suo discepolo ed amico Arjuna nella Bhagavd-Gita,Capitolo 8:
19.Ripetutamente, quando il giorno di Brahma ha inizio, tutti gli esseri viventi tornano all'esistenza, e col sopraggiungere della notte di Brahma sono inesorabilmente annientati.

Cordiali saluti.
ShivaBhakta
00lunedì 12 giugno 2006 17:33
Re: Re:

Written by: ShivaBhakta 11/05/2006 12.06


In accordo alle scritture indù l'universo ha una esistenza ciclica.Cioè l'universo resta esistente per un periodo chiamato Kalpa,il quale dura 4.320.000.000 di anni.Ogni kalpa è formato da mille maha-yuga ("grande epoca" o "grande era").Un maha-yuga vale 4.320.000 di anni.
Ciascun maha-yuga si divide in quattro epoche o ere chiamate yuga:
1)Krita Yuga o Satya Yuga che dura 1.728.000 anni;
2)Tetra Yuga che dura 1.296.000 anni;
3)Dvapara Yuga or Dwapara yuga che dura 864.000 anni;
4)Kali Yuga che dura 432.000 anni.

Adesso ci troviamo nel Kali-yuga,epoca cominciata il 18 febbraio 3102 a.C.

Un kalpa equivale alla durata della vita di Brahma,il primo essere vivente creato.
Nella seguente immagine si vede Brahma,l'essere a quattro teste,che offre preghiere a Krishna,incarnazione di Vishnu.







Salve a tutti.
Ho notato che l'immagine che ritrare Brahma che offre preghiere a Krishna non compare più.
Per rimediare metto la seguente immagine.Il personaggio a sinistra è Brahma,al centro Vishnu e a destra Shiva.



All'inizio di ogni kalpa Brahma nasce da un fioro di lote che fuoriesce dall'ombelico di Vishnu.
Alla fine di ogni kalpa il ciclo vitale di Brahma finisce ed egli muore.Alla fine di ogni kalpa l'universo viene distrutto.All'inizio di ogni kalpa viene di nuoco creato.







Nell'immagine il personaggio blu è Vishnu,quella vicina ai suoi piedi è la consorte Lakshmi,quello seduto sul fiore è Brahma.
Il serpente su cui Vishnu è sdraiato si chiama Ananta,Sheshanag o Adishesha.
Si noti che in accordo alle scritture indù sul corpo di Anata non c'è scritto Dharm Online.com [SM=g27987]

Quello è il marchio di un sito.
Ultima precisazione:il pianeta dove si trova la scena ritratta nell'immagine si chiama Svetadvipa,e non c'è un oceano di acqua bensì di latte.L'immagine erroneamente ritrae dell'acqua invece del latte.

Cordiali saluti.


ShivaBhakta
00martedì 13 giugno 2006 17:15
Re:

Written by: Teo60 23/09/2004 17.47
a) Il periodo prevedico
I primi abitanti furono i negritos. Essi credevano in un demone vendicatore posto a guardia del sentiero che porta in paradiso, sentiero percorso dalle anime dei defunti.



Salve a tutti.
Avevo chiesto a Teo60 di dirmi il nome di quel demone.Ma ho notato che lui non frequenta più il forum Agape.
Tirando ad indovindare,dovrebbe trattarsi di Yama,che comunque nei Veda non è mai definito un "demone".

Cordiali saluti.

[Modificato da ShivaBhakta 13/06/2006 18.17]

1x2x
00giovedì 15 giugno 2006 15:37
Ciao Orlando perdonami anche qui credo che sia giunto il momento di andare a fondo alla questione mi spiego , tu stai facendo un egregio lavoro e questo credo che sia sotto gli occhi di tutti che ti leggono , ora però devo porti una domanda secca come si pone l'induismo in rapporto alle religioni Cristiane , oppure se vuoi come i paesi a maggiornaza religiosa come l'induismo si pongono nei confronti delle altre religioni ????
Grazie 345
ShivaBhakta
00giovedì 15 giugno 2006 17:04
Salve Signor Gianni.
I seguaci di molte correnti induiste sono molto tolleranti verso il Cristianesimo e le altre religioni.Che io sappia un cristiano che va in un paese a maggioranza religiosa induista non avrà alcun problema di discriminazione.
Da www.tolerance.kataweb.it/ita/cap_due/uno/religioni/indui...

Rapporti con le altre religioniDato il principio induista secondo il quale le vie che conducono all'Assoluto sono molteplici e non si escludono a vicenda, questa religione si dichiara tollerante nei confronti sia delle altre religioni, sia delle varie espressioni religiose che si esprimono al suo interno. Ciò che l'Induismo rifiuta è l'assolutizzazione di una forma particolare di culto, nonché, nella maggior parte dei casi, il proselitismo.



Cordiali saluti.
ShivaBhakta
00venerdì 7 luglio 2006 17:15
Re: Re:

Written by: ShivaBhakta 11/05/2006 12.06


In accordo alle scritture indù l'universo ha una esistenza ciclica.Cioè l'universo resta esistente per un periodo chiamato Kalpa,il quale dura 4.320.000.000 di anni.Ogni kalpa è formato da mille maha-yuga ("grande epoca" o "grande era").Un maha-yuga vale 4.320.000 di anni.
Ciascun maha-yuga si divide in quattro epoche o ere chiamate yuga:
1)Krita Yuga o Satya Yuga che dura 1.728.000 anni;
2)Tetra Yuga che dura 1.296.000 anni;
3)Dvapara Yuga or Dwapara yuga che dura 864.000 anni;
4)Kali Yuga che dura 432.000 anni.

Adesso ci troviamo nel Kali-yuga,epoca cominciata il 18 febbraio 3102 a.C.

Un kalpa equivale alla durata della vita di Brahma,il primo essere vivente creato.
Nella seguente immagine si vede Brahma,l'essere a quattro teste,che offre preghiere a Krishna,incarnazione di Vishnu.


All'inizio di ogni kalpa Brahma nasce da un fioro di lote che fuoriesce dall'ombelico di Vishnu.
Alla fine di ogni kalpa il ciclo vitale di Brahma finisce ed egli muore.Alla fine di ogni kalpa l'universo viene distrutto.All'inizio di ogni kalpa viene di nuoco creato.





Salve a tutti.
Chiedo scusa ai lettori per la mia mancanza di precisione ed ignoranza. [SM=g27988]
E' solo che non conosco ancora perfettamente la mia religione.Molti libri sacri indù si trovano solo in lingua inglese.
Brahma non vive "solo" 4.320.000.000 di anni.
Un kalpa dura 4.320.000.000 di anni.
100 kalpa formano un maha-kalpa.
La vita di Brahma dura un maha-kalpa:311.040.000.000.000

Cordiali saluti.

ShivaBhakta
00venerdì 11 agosto 2006 18:13
Salve a tutti.
Gente,c'è un chiarimento che devo proprio fare.Spero che con questo chiarimento non si pensi più che la religiosità indù è impenetrabile.
ClintEastwood è stato sorpreso nell'aver letto il mio post "Ho lasciato lo Sri Vaishnavismo".
L'Induismo ortodosso è una religione sia monoteista che enoteista.L'enoteismo significa "il mio Dio è Dio".
L'Induismo credene nell'esistenza di un unico Signore ed Essere Supremo.
Si leggano i seguenti pessi dell'Atharva Veda.
Conosce la verità chi conosce questo Dio come Uno.
Né secondo, né terzo, né quarto Egli è chiamato; né quinto, né sesto, né settimo Egli è chiamato; né ottavo, né nono, né decimo Egli è chiamato; Egli sopravvive a tutto ciò che respira e non respira; egli possiede il potere supremo. Egli è Uno, Uno solo, in Lui tutti i poteri divini diventano Uno soltanto


L'Induismo crede in unico Dio che si manifesta in varie forme e manifestazioni che si aggradano i diversi temperamenti di diversi devoti.
Ci sono 36 scritture indù chiamate Purana:
-18 purana maggiori detti Maha Purana
-18 purana minori detti Upa Purana.

Non so molto sui purana minori.
I 18 Maha-Purana sono:1) Brahma Purana 2) Padma Purana 3) Vishnu Purana 4) Vayu Purana 5) Bhagavata Purana 6) Naradiya Purana 7) Markandeya Purana [SM=g27989] Agni Purana 9) Bhavishya Purana 10) Brahmavaivarta Purana 11) Linga Purana 12) Varaha Purana 13) Skanda Purana 14) Vamana Purana 15) Kurma Purana 16) Matsya Purana 17) Garuda Purana 1[SM=g27989] Brahmanda Purana.

Il Padma Purana,il Vishnu Purana,il Bhagavata Purana,il Naradiya Purana,il Garuda Purana e il Varaha Purana riconoscono il Signore Vishnu come il Dio Supremo.
Il Linga Purana e lo Shiva Purana riconoscono tale ruolo a Shiva.
Fra i Purana minori il Kalika Purana riconosce Kalì come la Dea Suprema.
Vishnu,Shiva,Kalì,Durga ecc. sono aspetti dell'unico Dio senza forma.
Un purana shivaita contraddice quello che si trova scritto in un purana vishnuita.
In un purana shivaita si vede Vishnu che viene creato da Shiva e rende omaggio al Signore Shiva.
In un purana vishnuita si può invece leggere che Shiva è il più grande devoto di Vishnu!
Come è possibile ciò?
La risposta è semplice:i purana sono delle opere mitologiche compilate dal grande saggio Srila Vyasadeva.


Shiva,Vishnu ecc non sono delle figure necessariamente storiche ma simboliche.
Come già detto loro sono delle forme dell'unico Dio senza nome e senza forma.
Nelle scritture indù è scritto:
Vedi l'unità nella diversità, l'Uno divino appare nelle molte forme, immensa è la sua vastità, indescrivibile la sua gloria. Tutte le infinite terre, i soli e i pianeti che sono visti e quelli oltre la nostra percezione, esistono per suo comando. Accesa in varie forme, l'eterna fiamma è Una. Illuminando il mondo con i raggi dorati all'alba, dipingendo le nubi della sera con cangianti colori, il sole è uno.

Le divinità indù sono come delle facce dello stesso diamante.
Cordiali saluti.




ClintEastwood82
00giovedì 17 agosto 2006 10:41

L'Induismo crede in unico Dio che si manifesta in varie forme e manifestazioni che si aggradano i diversi temperamenti di diversi devoti.



Lo so bene, ma leggendo il tuo post hai scritto chiaramente:

"Uno Sri Vaishnava mi ha anche detto che Vishnu sarebbe "costretto" a punirmi allo scopo di distruggere quel karma accumulato mediante i "peccati".E con la parola "peccati" quella persona si riferiva piaceri materiali e non a peccati come uccidere,ecc "

"Non capisco come Vishnu possa essere misericordioso se non dona la salvezza fino a quando uno non rigetta tutti i piaceri materiali e sta a pregarlo per tutto il tempo libero che uno ha. "

"Ebbene adesso il mio nuovo Signore è lo stesso che avevo un tempo.Per rendere omaggio al mio nuovo Signore posterò delle immagini nel 3d "Lo Shivaimo". "

Se non scrivi arabo, mi sembra proprio di aver letto che sei passato da Vishnù a Shiva.




In un purana shivaita si vede Vishnu che viene creato da Shiva e rende omaggio al Signore Shiva.
In un purana vishnuita si può invece leggere che Shiva è il più grande devoto di Vishnu!
Come è possibile ciò?
...........
Shiva,Vishnu ecc non sono delle figure necessariamente storiche ma simboliche.
Come già detto loro sono delle forme dell'unico Dio senza nome e senza forma.



Il fine ultimo sarebbe Brahman, ma mi sembra che nell'induismo, dèi come Brama, Vishnù e Shiva (Trimurti) siano esistenti e non
astratte. Se così fosse tutte le vicende contenute nei Veda, Ramayana etc sarebbero tutte favole, cosa che io, essendo cristiano poi, non credo.
Certo la mitologia con il susseguirsi del tempo aggiunge sempre storie nuove, e anche alcune favole nessuno lo nega, ma il
fondo di verità c'è sempre.

Cmq la religione e la fede non è un gioco, anche se tu intendi le divinità induiste come simboliche, in realtà il simbolo conta. D_o nell'Antico Testamento vieta agli israeliti di adorare simboli, quindi, ora non ti sto dicendo questo per condannare i simboli indù, ma per farti capire che il simbolo ha importanza e non è un gioco,non una cosa da cui si slitta facilmente verso un'altra così.

Se tu dici, cambio Signore come se cambio simbolo, allora significa che non avevi molta fede nell'altro signore, o comunque lui non ti offriva amore sufficente per alimentare la tua fede.
Non so gli induisti, ma nel cristianesimo , Gesù non è un semplice simbolo, ma oltre che Signore è anche fratello e compagno del cristiano, pronto ad aiutarlo se si ha fede in Lui.


ShivaBhakta
00lunedì 21 agosto 2006 17:31
Ciao ClintEastwood.

Se non scrivi arabo, mi sembra proprio di aver letto che sei passato da Vishnù a Shiva



Il mio problema non era con Vishnu ma con lo Sri Vaishnavismo,una delle religioni a Lui dedicate.
Inoltre credo che tu abbia frainteso ciò che ho scritto.
Ti prego di rileggere il mio post.E' anche colpa mia.La parola "simboliche" probabilmente crea fraintendimenti.
Ora ti prego di ricordare che l'Induismo è composto da miriadi di fedi e tradizioni spesso inconciliabili fra loro.
Le tradizioni vishnuite non credono che la verità assoluta sia il Brahman impersonale.Per loro Brahman significa il Signore Vishnu,quindi una divinità del tutto vivente ed esistente.
Altri indù,come me adesso,credono che Dio si manifesti nelle varie divinità come Vishnu,Shiva,Ganesha,ecc.
Per molte persone può risultare difficile adorare una Divinità senza forma.Quando dico che VIshnu,Shiva ecc sono figure simboliche intendo dire che sono rappresentazioni di quello stesso Dio,il quale è una persona perfettamente dotata di una propria volontà.Quindi non differente da Lui.In sostanza un indù che prega Shiva e un indù che prega Vishnu pregano lo stesso Dio.

Guarda cosa diceva il grande santo indù Sri Ramakrishna:
Il dio che ha forma e il Dio che non ha forma non sono due esseri differenti. Colui che ha forma è dunque anche Colui che non ha forma alcuna. All'adoratore Dio si manifesta sotto forme diverse. Immaginate un oceano senza riva, una distesa infinita d'acqua, dalla quale non si scorge alcuna terra visibile in nessuna direzione; tutto ciò che si vede sono, quà e là, dei blocchi di ghiaccio formati dal freddo penetrante. Così, sotto l'influenza rinfescatrice della profonda devozione del Suo adoratore, l'Infinito Si condensa nel finito e appare dinanzi a lui come essere che ha forma. Poi, come al sopraggiungere del sole il ghiaccio fonde, così, quando appare il sole della conoscenza, il Dio che ha forma Si trasforma in Colui che non ha forma.

Ci sono degli indù che seguono una tradizione chiama Advaita ("non-dualismo) il cui principale esponente (ma non fondatore) fu il grande filosofo indù Sri Adi Sankarakacya.Per gli advaitisti ci sono due forme del Brahman.
1)Brahman Nirguna (senza attributi)
2)Brahman Saguna (con attributi) cioè un Dio personale come VIshnu,Shiva,ecc

Per avere una corretta comprensione delle filosofia Advaita e di cosa essa intende con la parola Brahman ti chiedo sinceramente di leggere:
www.advaita.it/testi%20e%20filosofi/sankara.htm

Se vuoi leggere un confronto fra l'Advaita e altre filosofie indù leggi www.advaita.it/concetti/Ox1.htm

La filosofia Advaita si può riassumere nelle seguenti frasi di Sancarakarya.

"Brahma Satyam Jagan Mithya Jivo Brahmaiva Na Aparah"

Traduzione:Solo il Brahman Assoluto è reale; questo mondo è irreale; e il Jiva [anima individuale] non è differente dal Brahman.

Il seguente scritto di Sankaracarya,Brahmanjanavalee,mostra la realizzazione finale a cui porta l'Advaita.
Da www.advaita.it/concetti/meditare.htm

1. Privo di attaccamenti, privo di legami, indipendente io sono, sempre; della natura eterna dell'Essere Coscienza Beatitudine io sono; io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
2. Eterno, sempre puro, da tutto emancipato io sono, l'assenza di forma è la mia sola forma; pervado l'intera natura, omogenea massa di Beatitudine io sono: Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
3. Eterno, senza difetti, senza forma, irriducibile io sono, della natura della Suprema Beatitudine io sono: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
4. Io sono della natura della pura Consapevolezza e gioisco del mio stesso Sé; io sono della natura della Beatitudine ininterrotta: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
5. Io sono della natura della luce interiore dell'intelligenza; io sono la pace che si estende al di là della natura; io sono della sostanza della Beatitudine che abita ogni luogo: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
6. Io sono la Suprema Verità che si dispiega oltre tutte le verità relative. Io sono Shiva il Supremo sempre oltre il velo dell'illusione; io sono la Luce Suprema: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
7. Io sono differente dalla molteplicità dei nomi e delle forme: solo la pura conoscenza è la mia forma: io sono indistruttibile; io sono per natura gioioso: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
8. Mai sono affetto dall'illusione o dai suoi effetti, quali il corpo e il resto; io sono della forma dell'auto-luminosità: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
9. Io sono privo delle tre qualità mortali (Guna); io sono il Testimone dello stesso Creatore; io sono della forma della Beatitudine infinita: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
10. Io sono della forma del Reggitore Interno; come un incudine, immutabile e che tutto pervade. Io sono il Testimone di ogni cosa. Io sono nella mia vera natura (niente altro che il Supremo Sé). Io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
11. Io sono il Testimone di tutte le coppie di opposti esistenti in natura; immobile, permanente, nella mia forma. Io sono il Testimone Eterno di tutto quello che muta. Io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
12. Io sono massa piena di Consapevolezza e di conoscenza; io non sono mai agente, non sono neppure il fruitore: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
13. Nella mia vera natura, non ho bisogno di altro fondamento o supporto o sostrato, ma allo stesso tempo io sono il fondamento, il supporto e il sostrato per tutti gli esseri e le cose (tutti i nomi e le forme); sono di natura pago di me stesso, soddisfatto (poiché in me ogni desiderio è appagato): io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
14. Io sono al di là della triplice sofferenza (soggettiva, fenomenica e cosmica); sono differente dai tre involucri individuali (il corpo grossolano, il corpo sottile e il corpo causale); io sono il testimone dei tre stati (la veglia, il sogno, il sonno profondo): io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
15. Esistono solo due cose nell'universo (tutte le cose possono essere ricondotte all'interno di queste due principali): il "soggetto" e l'"oggetto" (la cosa fruita e il fruitore, la cosa esperita e lo sperimentatore, o la cosa veduta e l'osservatore) e sono tra loro opposte. Di esse il "soggetto" (brahman) è il fruitore e lo sperimentatore, o l'osservatore e l'"oggetto" è semplice illusione; questo afferma il Vedanta.
16. Attraverso la conoscenza e la ripetuta discriminazione si realizza di essere niente altro che il "Testimone". Cosicché, colui che è stabilito nell'"Io sono la consapevolezza testimone" è l'uomo liberato e saggio. Questo afferma il Vedanta.
17. Un vaso o un muro sono in essenza niente altro che l'argilla in cui sono stati modellati. Allo stesso modo, l'intero universo degli oggetti fenomenici non è altro che la Suprema Verità, così afferma il Vedanta.
18. Brahman è la Verità, l'universo fenomenico delle cose e degli esseri è illusorio, e la percezione egocentrica della separatezza (jiva) è in se stessa niente altro che Brahman. Quello con cui questa Verità è
conosciuta è la realissima scienza, la Scienza delle scienze, questo afferma il Vedanta.
19. Internamente io sono Luce, esternamente io sono luce, nel profondo di me stesso io sono Luce, al di là dell'Eterno, al di là... Luce della luce, l'auto-risplendente luminosità, la Luce del Sé... io sono Shiva... io sono
Benevolenza (poiché in me non sono le sofferenze o i limiti della vita). io sono Quello: io sono Quello.


La realizzazione rigidamente monista del Nirguna Brahman non fa per tutti.L'Advaita è una filosofia molto difficile.

Ripeto la frase di prima:In sostanza un indù che prega Shiva e un indù che prega Vishnu pregano lo stesso Dio.


Guarda cosa scrive Sankaracaya nel suo scritto JÈVANMUKTÁNANDALAHARÈ
,che significa "La beatitudine del liberato in vita".

[...]
Lo si trova impegnato nella pratica della meditazione dell'Assoluto, talvolta nell'adorazione di Dio, in gioia e umiltà; con fragranti fiori in boccio o con petali e foglie maturi; il saggio, cui l'ignoranza è stata dissipata dalla grazia del Maestro, non ne è affatto illuso.

Che canti, con le lacrime agli occhi, i molti nomi della consorte di Shiva (Sakti) oppure di Sambhu (Shiva), piuttosto che di Vishnu o di Gaiapati o anche del Sole visibile, il saggio, cui l'ignoranza è stata dissipata dalla grazia del Maestro, non ne è affatto illuso.

[...]
Vive a proprio agio in compagnia di Shivaiti come in compagnia di Shakta, altrove insieme ai devoti di Vishnu o del Sole, oppure con gli adoratori di Gaiapati poiché tutte le differenze sono svanite con la realizzazione dell'unità; il saggio, cui l'ignoranza è stata dissipata dalla grazia del Maestro, non ne è affatto illuso.

[...]

Se sei interessato a leggere l'intera opera vedi www.advaita.it/concetti/liberato.htm

Come ulteriore prova per le mie affermazioni ti cito dei versi da scritture indù:Ramapurvatapinyupanisad I 7 - 9

Sostanziato di pura coscienza, privo di dualità, scevro di parti e di un corpo, tuttavia l'Assoluto vien considerato dotato di forma all'unico scopo di consentire l'azione rituale di chi si dedica al sacrificio. Le divinità che possiedono una forma esteriore si vedono assegnare un sesso, membra ed armi, nonché due, quattro, sei, otto, dieci, dodici, e perfino mille mani, munite di attributi divini quali conchiglie e simili. A migliaia si contano i colori e i veicoli che son loro propri.



C'è un'ultima cosa che devo dirti:è vero che Shiva,VIshnu,Ganesha,Durga,Kalì ecc sono aspetti dell'unico Dio senza nome e senza forma.
Tuttavia ci sono vari "gradi di difficoltà".
Shiva è più accessabile rispetto a Vishnu.
Shiva è l'aspetto del Divino più facile da compiacere e che dona più facilmente sia doni materiali che spirituali.
Infatti uno dei nomi di Shiva è Ashutosha che significa velocemente compiaciuto.

Premettendo che le Upanishad sono delle scritture indù di difficile interpretazione (almeno per me) ti lascio come regalo di fine post i versi di Skandopanisad 4 - 9


Colui che percepisce del pari la coscienza e gli oggetti che ne sono privi, quegli è l'incrollabile, sostanziato di conoscenza. Questi invero è il Gran Signore, il sommo Hari. Questi invero è lo splendore di tutte le luci, è il supremo Signore. Questi invero è l'eccelso Assoluto, e quest'Assoluto sono io stesso, senz'alcun dubbio. Il vivente è Siva, Siva è il vivente, e dunque codesto individuo vivente è sciolto dai legami, è Siva. Il chicco di riso grezzo costretto dalla pula diviene, quando se ne libera, riso brillato. Del pari l'individuo vivente è costretto, ma quando sia distrutto il fardello delle sue azioni egli diviene pari a Siva l'imperituro. Il vivente è avviluppato dai suoi lacci, ma quando se ne libera diviene para Siva l'imperituro. Il vivente è avviluppato dai suoi lacci, ma quando se ne libera diviene para Siva l'imperituro. Omaggio a Siva che appare come Visnu, e a Visnu che appare come Siva. L'intima realtà di Siva è Visnu, l'intima realtà di Visnu è Siva. Come Visnu è sostanziato di Siva, così Siva lo è di visnu. Giacché non scorgo differenza tra i due, possa io ottenere prosperità in vita.


Cordiali saluti.

























ShivaBhakta
00martedì 22 agosto 2006 18:07
Salve a tutti.
Rendendo omaggio al grande filosofo indù Sri Adi Shankaracarya (788-820 d.c.) copio qui un suo scritto chiamato Shivo ‘ham Shivo ‘ham che significa Sono Shiva, sono Shiva!

Da www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/shankara2.htm
1.Non sono la mente, né l’intelletto, né l’Io, né sono invero l’insieme di tutto questo. Non sono l’udito, né l’olfatto, né alcuno degli altri sensi. Non sono lo spazio, né la terra, né il fuoco, né l’aria. La mia essenza è Coscienza e Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!
2.Non sono il prana, né le cinque correnti, né i sette elementi del corpo, né i cinque involucri. Non sono la lingua, né le mani, né gli altri organi d’azione. La mia essenza è Coscienza è Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!
3.Nulla mi attira e nulla mi respinge, non ho brame né illusioni, non ho orgoglio né invidia. Non cerco il piacere, né la ricchezza, né la virtù, né la Liberazione. La mia essenza è Coscienza è Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!
4.Non ho meriti e non ho colpe, non provo piacere e non provo dolore, non ho mantra da ripetere, né luoghi sacri da visitare, non ho scritture da studiare, né sacrifici da offrire. Io non sono l’azione, non sono i suoi frutti, né sono colui che la compie. La mia essenza è Coscienza è Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!
5.Io sono al di là della morte, al di là della paura, al di là di ogni distinzione di casta. Non ho padre né madre, non sono mai nato; non ho parenti né amici, non ho Guru né discepoli. La mia essenza è Coscienza è Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!
6.Io pervado ogni essere, ogni luogo, ogni facoltà, ma rimango senza nome, senza forma, al di là delle distinzioni. Per me non vi sono né schiavitù né Liberazione. La mia essenza è Coscienza è Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!


Mi piace molto lo stile poetico usato da Shankara nei suoi scritti.
La seguente statua ritrae codesti grande maestro:


Anche la seguente immagine lo ritrae.


I segni che il grande acharya (maestro) porta sul corpo sono i simboli che portano i devoti del Signore Shiva.


Cordiali saluti.

[Modificato da ShivaBhakta 22/08/2006 18.08]

ShivaBhakta
00giovedì 24 agosto 2006 17:02
Salve a tutti.
Per rendere nuovamente omaggio a Sri Adi Shankara Acarya,copio nella sua totalità il suo scritto Anatma Siirivigarhanam di cui ho postato alcuni versi altrove nel forum Agape.

Si ottiene un sapere eminente, e poi?
Si diventa ricchi e potenti, e poi?
Ci si diverte con una bella donna, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.
Ci si adorna con braccialetti ed altri gioielli, e poi?
Ci si veste di abiti di seta, e poi?
Ci si delizia con delle vivande squisite, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

Si visitano dei luoghi ameni, e poi?
I parenti e gli alleati sono nutriti e rispettati , e poi?
I tormenti causati dall'indigenza e dalle altre disgrazie sono allontanati, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

Ci si immerge nel Gange o in qualche altro fiume, e poi?
Si distribuiscono in elemosina delle monete di rame, e poi?
Si ripetono migliaia di volte i mantra, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

La famiglia si distingue, e poi?
Ci si copre il corpo di cenere, e poi?
Si porta continuamente un rosario , e poi?
Certo, non è così che i Sè è percepito.

Si onorano i brahmana con alimenti, e poi?
Si propiziano gli dèi con sacrifici, e poi?
Si è glorificati ovunque, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

Ci si purifica il corpo con digiuni, e poi?
Si hanno dei figli e delle figlie, e poi?
Si compie il trattenimento del respiro , e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

Il nemico è vinto nelle battaglie, e poi?
Il numero degli amici aumenta, e poi?
Si possiedono i poteri dello Yoga, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

Si cammina sulle acque, e poi?
Si tiene il vento prigioniero in una ciottola , e poi?
Si solleva il Monte Meru nel palmo della mano, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

Si beve del veleno come fosse latte, e poi?
Si mangia del fuoco come fosse riso, e poi?
Ci si muove nel cielo come un uccello, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

Si acquista l'onnipotenza su tutta la terra, e poi?
Si concentra in se stessi la potenza di un dio, e poi?
Ci si innalza sino alla supremazia di Shiva, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

Si stabilisce qualsiasi cosa con i mantra, e poi?
Si è trafitti dalle frecce senza subirne danno, e poi?
Si conosce il passato e l'avvenire, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

L'angoscia delle passioni è distrutta, e poi?
Il pungolo della collera è smussato, e poi?
La stretta del desiderio è respinta, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

La notte della dispersione è dissipata, e poi?
Non si trae alcun orgoglio dalla propria funzione, e poi?
Le morse della brama sono scomparse, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.

Si conquista il mondo di Brahma, e poi?
Si contempla il mondo di Vishnu, e poi?
Si comanda nel mondo di Shiva, e poi?
Certo, non è così che il Sè è percepito.


Il motivo per cui stimo molto questo grande maestro indù è che fu lui ad impedire che il Buddhismo e il Jainismo "spazzasserò via" l'Induismo in India e inoltre fu lui a rivitalizzare la spiritualità indù, riportandola ai significati più elevati e più universali, oltrepassando le chiusure letteralistiche e ritualistiche, pedanti e superficiali, sostenute da troppi brahmani incompetenti, incapaci di penetrare intellettualmente la vastità della dottrina depositata nei simbolismi dei testi sacri.http://www.estovest.net/tradizione/shankara.html





ClintEastwood82
00venerdì 25 agosto 2006 12:18

Ora ti prego di ricordare che l'Induismo è composto da miriadi di fedi e tradizioni spesso inconciliabili fra loro.


Lo so, non solo l'induismo, ma anche il buddismo ed altre dottrine, e dopo lo scisma protestante, purtroppo anche nel cristianesimo,ovviamente esterno al cattolicesimo, ed è infatti una cosa che mi lascia perplesso.



Le tradizioni vishnuite non credono che la verità assoluta sia il Brahman impersonale.Per loro Brahman significa il Signore Vishnu,quindi una divinità del tutto vivente ed esistente.


Nell'induismo alle origine però, il Brahman era l'essenza di tutto, addirittura veniva detto il creatore degli dèi in alcuni rami dell'induismo.

Comprendo la tua difficoltà nel ritrovarti in un ramo dell'induismo dove è necessario un rigido ascetismo, e non c'è spazio per un minimo di svaghi, sono giovane anche io e lo capisco perfettamente.





C'è un'ultima cosa che devo dirti:è vero che Shiva,VIshnu,Ganesha,Durga,Kalì ecc sono aspetti dell'unico Dio senza nome e senza forma.
Tuttavia ci sono vari "gradi di difficoltà".
Shiva è più accessabile rispetto a Vishnu.


Anche a livello di potere, avvalendomi di quanto sò della mitologia induista, non metterei sullo stesso piano Ganesha con Vishnù, in quanto sò che Vishnù è di gran lunga più forte di Ganesha.
ShivaBhakta
00venerdì 25 agosto 2006 17:34
Re:

Scritto da: ClintEastwood82 25/08/2006 12.18

C'è un'ultima cosa che devo dirti:è vero che Shiva,VIshnu,Ganesha,Durga,Kalì ecc sono aspetti dell'unico Dio senza nome e senza forma.
Tuttavia ci sono vari "gradi di difficoltà".
Shiva è più accessabile rispetto a Vishnu.


Anche a livello di potere, avvalendomi di quanto sò della mitologia induista, non metterei sullo stesso piano Ganesha con Vishnù, in quanto sò che Vishnù è di gran lunga più forte di Ganesha.



Ti sbagliTi prego di rileggere quanto ho già scritto nella seguente citazione:

L'Induismo crede in unico Dio che si manifesta in varie forme e manifestazioni che si aggradano i diversi temperamenti di diversi devoti.
Ci sono 36 scritture indù chiamate Purana:
-18 purana maggiori detti Maha Purana
-18 purana minori detti Upa Purana.

Non so molto sui purana minori.
I 18 Maha-Purana sono:1) Brahma Purana 2) Padma Purana 3) Vishnu Purana 4) Vayu Purana 5) Bhagavata Purana 6) Naradiya Purana 7) Markandeya Purana Agni Purana 9) Bhavishya Purana 10) Brahmavaivarta Purana 11) Linga Purana 12) Varaha Purana 13) Skanda Purana 14) Vamana Purana 15) Kurma Purana 16) Matsya Purana 17) Garuda Purana 1 Brahmanda Purana.

Il Padma Purana,il Vishnu Purana,il Bhagavata Purana,il Naradiya Purana,il Garuda Purana e il Varaha Purana riconoscono il Signore Vishnu come il Dio Supremo.
Il Linga Purana e lo Shiva Purana riconoscono tale ruolo a Shiva.
Fra i Purana minori il Kalika Purana riconosce Kalì come la Dea Suprema.
Vishnu,Shiva,Kalì,Durga ecc. sono aspetti dell'unico Dio senza forma.
Un purana shivaita contraddice quello che si trova scritto in un purana vishnuita.
In un purana shivaita si vede Vishnu che viene creato da Shiva e rende omaggio al Signore Shiva.
In un purana vishnuita si può invece leggere che Shiva è il più grande devoto di Vishnu!
Come è possibile ciò?
La risposta è semplice:i purana sono delle opere mitologiche compilate dal grande saggio Srila Vyasadeva.



Come già spiegato ogni Purana afferma la Supremazia di una Divinità.C'è un purana in cui Ganesha è il Dio Supremo e quindi superiore a Vishnu,Shiva e Brahma.
Ti prego di leggere la seguente storia nel link www.induismo.it/f_ganesha.htm

Ti prego di ricordare che i purana si contraddicono tra di loro.
Nello Shiva Purana (e/o forse anche nel Linga Purana) si racconta che Rama,incarnazione terrana di Vishnu,pregò Shiva.Non ricordo il motivo adesso.
La seguente immagine mostra Rama che pratica l'adorazione a mani del Linga,il sacro simbolo del Signore Shiva.E prega tale simbolo a mani giunte.


Lo Shiva Purana e il Linga Purana sono purana shivaiti.
Cordiali saluti.
ClintEastwood82
00domenica 27 agosto 2006 12:59

Come già spiegato ogni Purana afferma la Supremazia di una Divinità.C'è un purana in cui Ganesha è il Dio Supremo e quindi superiore a Vishnu,Shiva e Brahma.


La mole di scritti indù, Veda, Ramayana etc,mette però in primo piano Vishnù, e anche Shiva, ora correggimi se sbaglio ma Ganesha può avere importanza primaria per alcune denominazioni induiste, ma per la maggioranza degli scritti indù l'importanza primaria mi sembra incentrata su Vishnù e le sue incarnazioni.

Grazie dei link ma conosco Ganesha, anche se non approfonditamente, ma ho comuqnue una buona panoramica.
ShivaBhakta
00lunedì 28 agosto 2006 18:45
Re:
Hai scritto:

ora correggimi se sbaglio ma Ganesha può avere importanza primaria per alcune denominazioni induiste


.
A proposito di Vishnu...ho sentito dire che nel Brahmavaivarta Purana,Ganesha è considerato un'incarnazione di Krishna,a Sua volta un'incarnazione e quindi non differente da Vishnu.
Non ho mai letto il Brahmavaivarta Purana,ma devo fare la seguente considerazione.
Nelle scritture indù,come il Bhagavata Purana,Krishna è ritratto come un abile suonatore di flauto.

Nella seguente immagine anche il Signore Ganesha suona un flauto!

Non so se sia un immagine di fantasia oppure in qualche scrittura indù si dice che Ganesha suonò veramente un flauto.
Devo dire che non ho mai sentito parlare di un indù che adora Ganesha come un'incarnazione di Vishnu o/e che considera il Brahmavaivarta Purana più autorevole di altri purana.

Per la denominazione shivaita Shaiva Siddhanta,Ganesha è un mahadeva,grande dio,creato da Shiva per assistere le anime nella loro evoluzione.
Talvolta ho adorato Ganesha recitando il mantra Om Sri Ganeshaya Namah.Credo che dovrei adorarLo più spesso
Per approfondire meglio il discorso su come viene considerato Ganesha nella scuola Shaiva Siddhanta,dovrei tradurre alcune cose dal libro (in lingua inglese) Dancing with Siva, Hinduism's Contemporary Catechism


L'autore di tale libro è Satguru Sivaya Subramuniyaswami,un maestro della religione Shaiva Siddhanta.


Non ho una copia cartacea di tale libro ma l'ho trovato integralmente in internet.


Per ora non ho voglia di tradurre.Se conosci l'inglese,puoi leggere www.himalayanacademy.com/resources/books/dws/dws_mandala...

Quelli sono i passi del libro che dovrei tradurre e che in futuro mi propongo di fare.
Lo stesso autore,Satguru Sivaya Subramuniyaswami,ha scritto anche il libro Loving Ganesha, Hinduism's Endearing Elephant-Faced God.
Si può trovare l'intero testo (sempre in lingua inglese) di tale libro su www.himalayanacademy.com/resources/books/lg/lg_table_of_conte...

Tale libro è completamente dedicato a Ganesha.



[Modificato da ShivaBhakta 28/08/2006 18.48]

ShivaBhakta
00mercoledì 30 agosto 2006 17:23
Re:

Scritto da: ClintEastwood82 25/08/2006 12.18
Comprendo la tua difficoltà nel ritrovarti in un ramo dell'induismo dove è necessario un rigido ascetismo, e non c'è spazio per un minimo di svaghi, sono giovane anche io e lo capisco perfettamente.


Caro ClintEastwood82,c'è una cosa che devo dirti.
Al di là delle notevoli differenze dottrinali tra le varie correnti induiste,tutti gli indù sono d'accordo sul fatto che la coscienza che si ha negli ultimi giorni di vita determini la vita furuta e che bisogni coscientemente prepararsi alla morte lasciando da parte ogni desiderio materiale.Un vero indù anziano nella sua vecchiaia si dedica più ferventemte a pratiche religiose e all'adorazione di Dio.
A questo proposito copio parte di un dialogo tra Yajnavalkya,un celebre e antico saggio di epoca vedica,e il re Janaka,imperatore dei Videha.Tale dialogo si trova nella scritture indù Brhadaranyaka Upanishad IV,5
Premetto che scriverò in rosso quei versi che intendo far maggiormente notare come prova di ciò che ho detto.
Da www.visionaire.org/brhaup/Brhadaranyaka%20Up.htm
1. Quando l'ente diventa debole e pare privo di conoscenza, tutti i sensi si raccolgono in lui. Riassorbite completamente queste particelle di luce, egli perviene al proprio cuore. E quando l'essere che risiede nell'occhio si ritrae da ogni direzione, si spengono tutti i colori.
2. Allora si dice che egli non vede, non fiuta, non gusta, non parla, non ode, non pensa, non tocca, non conosce perché le sue facoltà si sono unificate. La sommità del cuore risplende e da questo punto luminoso di diparte il sé, attraverso l'occhio o attraverso la sommità del capo o da qualunque altro punto del corpo. E con lui dipartono le forze vitali, e con esse tutti gli organi di senso. Quindi, secondo la consapevolezza che è in lui, egli va verso il corpo che ad essa è collegato. In questo lo seguono le sue passate conoscenze, le sue opere e la sua maturata esperienza.
3. Come un bruco passando oltre l'estremità di un ramo, sale sopra un altro e qui si raccoglie, così il sé individuale getta via un corpo, lasciandolo privo di sensi, per prendere un altro supporto e lì trovare sé stesso.
4. Come l'orefice con la materia di un vecchio ornamento d'oro plasma in una nuova forma più bella, così il sé individuale si libera di un corpo, lasciandolo privo di sensi, e prende una nuova forma, nuova e più bella, simile a quella dei Mani, dei Gandahrva, degli Dei, di Viraj, di Hiranyagarbha o di altri esseri.
5. In verità questo sé individuale è Brahman, che si identifica con l'intelletto, la mente e le forze vitali, con gli occhi o con gli orecchi, con la terra, l'acqua, l'aria, l'etere, e con quello che è oltre il fuoco, con il desiderio e con l'assenza di desiderio, con l'ira e con la calma, con la rettitudine o con la malvagità, con tutto; è identificato, infatti, in tutto questo che è percepito e con tutto quello che è inferito. Così come agisce, tale diviene; facendo il bene diventa bene, compiendo il male diviene il male; diviene virtuoso attraverso le buone azioni così come diviene malvagio attraverso azioni malvagie. Perciò si dice anche: "Il sé individuale è fatto di desiderio. Quanto che desidera, decide; ciò che decide attua; e quanto mette in atto, ottiene".
6. A questo proposito dice una strofa: "Provando attaccamento, e lavorando in tale direzione, ottiene i risultati verso cui tendeva la mente attraverso l'attaccamento. Esauriti i risultati per cui ha lavorato in vita, egli ritorna dall'altro mondo per iniziare un nuovo lavoro". Questo è detto degli uomini soggetti al desiderio e alla trasmigrazione. Ma gli uomini che non hanno desideri non subiscono la trasmigrazione.
Colui che è privo di desideri, che è privo di attaccamenti, i cui oggetti sono stati ottenuti e risolti, e per il quale tutti gli oggetti sono risolti nel Sé, non è abbandonato dalle forze vitali. Essendo egli stesso niente altro che Brahman, si risolve completamente nel Brahman.
7. A questo proposito dice una strofa: "Quando tutti i desideri che albergano nel cuore sono dileguati, allora il mortale diviene immortale e realizza il Brahman in questa vita".
Come la pelle staccata da un serpente dopo la muta cade e viene abbandonata a terra, così giace questo corpo. E quando l'ente diventa incorporeo e immortale, diventa il respiro del Sé Suremo, Brahman, la luce. "Ti darò altre mille vacche, signore" disse allora Janaka, re dei Videha.
8. A questo proposito dice una strofa: "Ho percorso l'antica, lunga e sottile strada che conduce a me stesso. Ora l'ho realizzato. Per essa i saggi conoscitori del Brahman raggiungono la liberazione, dopo essere discesi nel corpo mortale, e divengono liberi in questa vita.9. Alcuni dicono sia bianco, altri blu, grigio, verde o rosso. Questo cammino può essere realizzato dal conoscitore del Brahman e da coloro che compiendo giuste azioni si sono identificati con la Suprema Luce.
10. Entrano invece in una fitta tenebra coloro che venerano il rito compiuto nell'ignoranza. Una tenebra ancora più fitta di quella destinata a quelli che venerano la conoscenza cerimoniale.
11. Miserabili sono i mondi generati da tale cieca ignoranza. Ad essi, dopo la morte, vanno coloro che non hanno ricercato la vera conoscenza e la saggezza.
12. Se un uomo conosce il Sé come "Io sono quello", per quale desiderio o per quale volere dovrebbe soffrire il proprio corpo terreno?
13. Colui che ha realizzato e conosciuto profondamente il vero Sé ha superato i confini pericolosi e inaccessibili del corpo, ed è il creatore dell'universo intero, poiché tutto è il suo stesso Sé, ed egli è quello stesso Sé di tutto.
14. Dobbiamo conoscere il Brahman mentre siamo in questo corpo, altrimenti saremo vissuti nell'ignoranza e andremo incontro alla nostra rovina. Coloro che Lo conoscono divengono immortali, mentre gli altri ottengono soltanto dolore.
15. Se un uomo realizza direttamente il Sé, Dio Signore del passato e del futuro, non ha più desiderio di nascondersi da Lui.
16. Colui al di sotto del quale ruotano gli anni e i giorni, è quell'immortale Luce di tutte le luci che perfino gli Dei meditano come vita immortale.
17. Quello su cui sono posti i cinque elementi e l'etere sottile, quello è il vero Atman che io riconosco come il Brahman immortale. E conoscendo Quello io sono immortale..



Cordiali saluti.

[Modificato da ShivaBhakta 30/08/2006 18.38]

ShivaBhakta
00martedì 5 settembre 2006 18:07
Salve a tutti.
Premetto che ho tradotto la parola "bedrock" come "fondamento".Il significato letterale sarebbe "letto di roccia"!
Traduco da www.himalayanacademy.com/basics/nineb/
I seguenti nove credi,anche se non esaurienti,offrono un semplice riassunto della spiritualità indù.
1.Gli indù credono in un unico,onnipervadente Essere Supremo che è sia immanente che trascendente,sia Creatore che Realtà Immanifesta.
2.Gli indù credono nella divinità dei quattro Veda,le più antiche scritture del mondo,e venerano gli Agama come ugualmente rivelati.Questi inni primordiali sono la parola di Dio e il fondamento del Sanatana Dharma,la religione eterna.
3.Gli indù credono che l'universo subisce infiniti cicli di creazioni,preservazione e dissoluzione.
4.Gli indù credono nel karma,la legge di cause ed effetto con cui ogni individuo crea il suo stesso destino mediante i suoi pensieri,parole ed atti.
5.Gli indù credono che l'anima si reincarni,evolvendo attraverso molto nascite fino a quando tutti i karma sono stati risolti,e la moksha,liberazione dal ciclo di rinascita,è ottenuto.Nessuna singola anima sarà privata di questo destino.
6.Gli indù credono che esseri divini esistono in mondi invisibili e che la venerazione nel tempio,i rituali,i sacramenti e [le attività] devozionali personali creano una comunione con questi deva[esseri celesti] e Dei.
7.Gli indù credono che un maestro illuminato,o satguru,è essenziale per conoscere l'Assoluto Trascendentale,così come lo sono la disciplina personale,la buona condotta,la purificazione,il pellegrinaggio,l'auto-indagine,la meditazione e l'arresa a Dio.
8.Gli indù credono che tutta la vita è sacra,da essere amata e riverita,e perciò praticano l'ahimsa,non violenza,in pensiero,parola ed atto.
9.Gli indù credono che nessuna religione insegni l'unica via per la salvezza sopra tutte le altre,ma tutti i genuini sentieri sono sfaccettature della Luce di Dio,meritando tolleranza e comprensione.
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Cordiali saluti.

[Modificato da ShivaBhakta 05/09/2006 18.09]

ShivaBhakta
00martedì 5 settembre 2006 18:57
Re:

Scritto da: ShivaBhakta 05/09/2006 18.07
1.Gli indù credono in un unico,onnipervadente Essere Supremo che è sia immanente che trascendente,sia Creatore che Realtà Immanifesta.

[Modificato da ShivaBhakta 05/09/2006 18.09]




Per dimostrare quanto dice questo credo,copierò dei versi da delle Upanishad.
Comincio dalla Adhyatma Upanisad
Da www.advaita.it/concetti/discriminazione.htm
Om! Quello (Brahman) è infinito, e questo (universo) è infinito. L'infinito proviene dall'infinito. Togliendo infinitezza all'infinito, Quello (Brahman) rimane il solo infinito. Om! Pace! Pace! Pace!

Nel piccolo spazio interno del cuore è situato l'Unico non nato. La terra è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso la terra, la terra non Lo conosce. L'acqua è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'acqua, l'acqua non Lo conosce. Il fuoco è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso il fuoco, il fuoco non Lo conosce. L'aria è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'aria, l'aria non Lo conosce. L'etere è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'etere, l'etere non Lo conosce. La mente è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso la mente, la mente non Lo conosce. L'intelletto è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'intelletto, l'intelletto non Lo conosce. L'io è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'io, l'io non Lo conosce. Gli oggetti dei sensi sono il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso gli oggetti dei sensi, gli oggetti dei sensi non Lo conoscono. L'immanifesto è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'immanifesto l'immanifesto non Lo conosce. L'immortale è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'immortale, l'immortale non Lo conosce. La Morte è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso la Morte, la Morte non Lo conosce. Egli, perciò, è il Sé interiore di ogni essere, senza peccato, trascendente, luminoso, il solo Narayana.


E adesso dalla Brhadaranyaka Upanisad.
Premetto che Sutra significa "aforisma" anche se ho letto una traduzione con la parola "filo".I Gandharva sono delle entità indù simili agli angeli della tradizione cristiana.Ricordo che Yajnavalkya era un celebre saggio di epoca vedica.Molto probabilmente era votato alla filosofia Advaita(non-dualismo)
Da www.visionaire.org/brhaup/Brhadaranyaka%20Up.htm
Settimo brahmana

1. Allora Uddalaka, figlio di Aruna, gli rivolse la parola. " Yajnavalkya, quando da studenti vivevamo a Madra, in casa di Patanchala Kapya, sua moglie era posseduta da un Gandharva. Noi gli chiedemmo chi fosse e lui rispose "Kabandha,figlio di Atharvan". Questi quindi chiese al padrone di casa e a noi studenti "Conosci, Kapya, quel Sutra mediante il quale questa vita, la vita successiva e tutti gli esseri sono collegati?" Patanchala Kapya rispose "No, venerando, lo ignoro." Il Gandharva disse a lui e agli studenti: "Kapya, conosci l'Ordinatore Interno, che controlla questa vita e la prossima e tutti gli esseri dal loro interno?" Patanchala Kapya rispose "No, Signore, non lo conosco". Quindi il Gandharva disse: " Colui che conosce quel Sutra e quell'Ordinatore Interno conosce il Brahman, conosce i mondi, gli Dei, i Veda, gli esseri, il Sé, egli conosce tutto." Quindi lo spiegò a noi, perciò io lo so. Dunque se tu, Yajnavalkya, non conosci quel Sutra e quell'Ordinatore Interno ma vuoi prendere le vacche che appartengono a colui che conosce il Brahman, che la tua testa possa cadere." "Io conosco, o Gautama, quel Sutra e quell'Ordinatore Interno". "Oh, ma chiunque può dire di sapere. Dicci cosa davvero sai".
2. Allora egli disse: "Il vento, Gautama, è quel Sutra. Attraverso di esso, Vayu, questa vita e la prossima e tutti gli esseri sono collegati. Perciò, quando un uomo muore si dice che le sue membra si sono sciolte. Il vento è infatti il nodo che insieme le lega" "Proprio così, Yajnavalkya. Parlami ora dell'Ordinatore Interno."
3. "Quello che dimora all'interno della terra, che la terra non conosce, il cui corpo è la terra, che ordina la terra dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
4. Quello che dimora all'interno dell'acqua, che l'acqua non conosce, il cui corpo è l'acqua, che ordina l'acqua dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
5. Quello che dimora all'interno del fuoco, che il fuoco non conosce, il cui corpo è il fuoco, che ordina il fuoco dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
6. Quello che dimora all'interno del cielo, che il cielo non conosce, il cui corpo è il cielo, che ordina il cielo dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
7. Quello che dimora all'interno dell'aria, che l'aria non conosce, il cui corpo è l'aria, che ordina l'aria dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
8. Quello che dimora all'interno del mondo celeste, che il mondo celeste non conosce, il cui corpo è il mondo celeste, che ordina il mondo celeste dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
9. Quello che dimora all'interno del sole, che il sole non conosce, il cui corpo è il sole, che ordina il sole dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
10. Quello che dimora all'interno dei punti cardinali, che i punti cardinali non conoscono, il cui corpo sono i punti cardinali, che ordina i punti cardinali dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
11. Quello che dimora all'interno della luna e delle stelle, che la luna e le stelle non conoscono, il cui corpo sono la luna e le stelle, che ordina la luna e le stelle dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
12. Quello che dimora all'interno dell'etere, che l'etere non conosce, il cui corpo è l'etere, che ordina l'etere dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
13. Quello che dimora all'interno della tenebra, che la tenebra non conosce, il cui corpo è la tenebra, che ordina la tenebra dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
14. Quello che dimora all'interno della luce, che la luce non conosce, il cui corpo è la luce, che ordina la luce dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale. Questo per quanto riguarda le divinità. Ora ciò che concerne gli esseri.
15. Quello che dimora all'interno degli esseri, che gli esseri non conoscono, il cui corpo sono gli esseri, che ordina gli esseri dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale. Questo per quinto riguarda gli esseri. Ora per quanto concerne il corpo individuale.
16. Quello che dimora all'interno del naso, che il naso non conosce, il cui corpo è il naso, che governa il naso dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
17. Quello che dimora all'interno della parola, chela parola non conosce, il cui corpo è la parola, che governa la parola dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
18. Quello che dimora all'interno dell'occhio, che l'occhio non conosce, il cui corpo è l'occhio, che governa l'occhio dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
19. Quello che dimora all'interno dell'orecchio, che l'orecchio non conosce, il cui corpo è l'orecchio, che governa l'orecchio dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
20. Quello che dimora all'interno della mente (Manas), che la mente non conosce, il cui corpo è la mente, che governa la mente dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
21. Quello che dimora all'interno della pelle, che la pelle non conosce, il cui corpo è la pelle, che governa la pelle dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
22. Quello che dimora all'interno dell'intelletto, che l'intelletto non conosce, il cui corpo è l'intelletto, che governa l'intelletto dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
23. Quello che dimora all'interno dei genitali, che i genitali non conoscono, il cui corpo sono i genitali, che governa i genitali dall'interno, è l'Ordinatore Interno, il tuo stesso Sé immortale.
Egli è il Veggente non veduto, l'Uditore non udito, il Pensatore impensabile, il Conoscitore inconoscibile. Non vi è altro veggente che Lui, non vi è latro uditore che Lui, non altro pensatore che Lui, non altro conoscitore che Lui. Egli è l'Ordinatore interno, il tuo stesso Sé immortale. Quanto da Lui differisce è dolore." A queste parole Uddalaka, figlio di Aruna, tacque.
Ottavo brahmana


1. Disse allora la figlia di Vachaknu: "Reverendi Bramini, porrò ora due domande a Yajnavalkya; se saprà rispondermi, nessuno di voi potrà mai batterlo nella descrizione del Brahman" " Domanda, Gargi".
2. Ella disse: "Ti sfido con due domande, Yajnavalkya, come un guerriero di Banaras o di Videha tende l'arco che aveva prima disteso e avanza con due frecce destinate al nemico, così io ti pongo due domande. Rispondimi." "Chiedi pure, Gargi"
3. E Gargi chiese: "Da che cosa, o Yajnavalkya, è pervaso ciò che si trova al di sopra del cielo, al di sotto della terra, e ciò che è posto in mezzo tra il cielo e la terra; e in cosa lo sono il passato, il presente, il futuro?"
4. Ed egli rispose: " Nell'Immanifesto è pervaso ciò che si trova al di sopra del cielo, al di sotto della terra, e ciò che è posto in mezzo tra il cielo e la terra; e lo sono il passato, il presente, il futuro."
5. Ella disse: "Mi inchino a te, Yajnavalkya, che hai risposto perfettamente alla mia domanda. Preparati ora alla seconda. "Chiedimi dunque, Gargi".
6. E Gargi chiese: "Da che cosa, o Yajnavalkya, è pervaso ciò che si trova al di sopra del cielo, al di sotto della terra, e ciò che è posto in mezzo tra il cielo e la terra; e in cosa lo sono il passato, il presente, il futuro?"
7. Ed egli rispose: " Nell'Immanifesto è pervaso ciò che si trova al di sopra del cielo, al di sotto della terra, e ciò che è posto in mezzo tra il cielo e la terra; e lo sono il passato, il presente, il futuro." " Ma in cosa è pervaso l'Immanifesto?"
8. Egli quindi rispose: "Tale è ciò che i conoscitori del Brahman chiamano l'Immutabile. Esso non è né grosso né sottile, né corto né lungo, non ha sangue né grasso, non ha luce né oscurità, non è vento e non è etere, non attacca, non gusta né odora, non ha vista e non ha udito, non ha voce né mente, non ha vitalità, né bocca, non ha misura, e non ha né interno né esterno. Nulla mangia e nessuno se ne può cibare.
9. Sotto il potere ordinatore di questo Immutabile, o Gargi, il sole e la luna sono mantenuti nelle loro orbite; sotto il potere ordinatore di questo Immutabile, o Gargi, il cielo e la terra mantengono le loro rispettive posizioni; sotto il potere ordinatore di questo Immutabile, o Gargi, i Muhurtas, i giorni e le notti, i cicli lunari, i mesi, le stagioni e gli anni compiono ciascuno il suo corso. Sotto il potere ordinatore di questo Immutabile, o Gargi, alcuni fiumi sgorgano dalle Montagne bianche e scorrono verso est, altri scorrono verso ovest e proseguono per la medesima direzione, così come tutti gli altri mantengono il proprio corso; sotto il potere ordinatore di questo Immutabile, o Gargi, gli uomini sono onorati in relazione a ciò che donano, gli Dei richiedono i sacrifici e i Mani le offerte.
10. Colui che in questo mondo, senza conoscere questo immutabile, offre oblazioni nel fuoco, pratica sacrifici e si sottopone a severe austerità anche per migliaia di anni, ne ricaverà un merito transitorio; colui che lascia questo mondo senza conoscere l'Immutabile è povero, o Gargi. Ma colui che si diparte da qui dopo aver conosciuto l'Immutabile è un conoscitore del Brahman.
11. Questo Immutabile, o Gragi, è il Veggente non veduto, l'Uditore non udito, il Pensatore impensabile, il Conoscitore inconoscibile. Non vi è altro veggente che Lui, non vi è latro uditore che Lui, non altro pensatore che Lui, non altro conoscitore che Lui. Da questo Immutabile, Gargi, è pervaso lo spazio Immanifesto.
12. Allora Gargi disse: " Reverendi Brahmini, dovreste considerarvi fortunati se potrete andarvene porgendo il vostro omaggio a Yajnavalkya, poiché nessuno di voi potrà batterlo nel descrivere la realizzazione del Brahman". Dunque la figlia di Vachaknu si ritirò in silenzio.


Cordiali saluti.




ShivaBhakta
00venerdì 8 settembre 2006 17:02
Re:

Scritto da: ClintEastwood82 27/08/2006 12.59

Come già spiegato ogni Purana afferma la Supremazia di una Divinità.C'è un purana in cui Ganesha è il Dio Supremo e quindi superiore a Vishnu,Shiva e Brahma.


La mole di scritti indù, Veda, Ramayana etc,mette però in primo piano Vishnù, e anche Shiva, ora correggimi se sbaglio ma Ganesha può avere importanza primaria per alcune denominazioni induiste, ma per la maggioranza degli scritti indù l'importanza primaria mi sembra incentrata su Vishnù e le sue incarnazioni.

Grazie dei link ma conosco Ganesha, anche se non approfonditamente, ma ho comuqnue una buona panoramica.



Veramente nei Veda Vishnu è una divinità minore ed è considerato fratello di Indra.I Veda non illustrano per niente la dottrina degli avatara(incarnazioni) di Vishnu.Nei Veda Vishnu è un dio dal rango inferiore.
Da it.wikipedia.org/wiki/Visn%C3%B9
Non si conosce chiaramente quando e come abbia avuto inizio la venerazione di Vishnu. Nei Veda e per gli Ariani, Vishnu è considerato un dio minore, fortemente associato a Indra. Solo in una fase storica successiva divenne uno dei membri della sacra Trimurti e uno delle più importanti divinità religiose.




[Modificato da ShivaBhakta 08/09/2006 17.05]

ShivaBhakta
00venerdì 8 settembre 2006 18:08
Re:

Scritto da: ClintEastwood82 17/08/2006 10.41
Il fine ultimo sarebbe Brahman, ma mi sembra che nell'induismo, dèi come Brama, Vishnù e Shiva (Trimurti) siano esistenti e non
astratte. Se così fosse tutte le vicende contenute nei Veda, Ramayana etc sarebbero tutte favole, cosa che io, essendo cristiano poi, non credo.
Certo la mitologia con il susseguirsi del tempo aggiunge sempre storie nuove, e anche alcune favole nessuno lo nega, ma il
fondo di verità c'è sempre.


Come cristiano sei tenuto ad accettare come vero ciò che ti dice la Bibbia.Non capisco invece perchè un non-indù dovrebbe credere nella storicità delle storie narrate nella scritture indù.
Premetto che l'intero Ramayana è composto di 24.000 shloka,cioè versi in lingua sanscrita.
Su web.tiscali.it/isvarait/Books_Libri/Ramayana/Ramayana_ind... si può trovare un riassunto abbastanza esauriente del Ramayana.Ce l'ho memorizzato nel mio PC.Ho letto tale riassunto 3 o 4 volte.L'ultima volta in un giorno solo.Bastano poche ore.
Ora ti copio da tale riassunot un racconto che si trova nell'ultima sezione del Ramayana.
Premetto che Hanuman fu il fedele servitore di Rama.La seguente immagine mostra il vanara(uomo-scimmia) Hanuman che abbraccia Rama,incarnazione di Vishnu.


Adesso ti copio la storia:



110
La storia della vita di Hanuman
Terminato

Terminato il racconto delle gesta di Ravana, Rama pensò di porre altre domande, stavolta su Hanuman.

“Da ciò che ho capito, Ravana era molto potente, ma Hanuman gli era superiore. Perché quando Vali cacciò via Sugriva, Hanuman non si ribellò e non cercò di proteggere il suo caro amico?”

Il saggio Agastya raccontò:

“Una volta viveva un Rishi di nome Keshari e sua moglie si chiamava Anjana. Una volta lei era nella foresta a raccogliere della frutta e dei fiori, quando il Deva del vento la notò. Vedendola così bella e pura, Vayu se ne invaghì e penetrò in essa. Come risultato un figlio fu generato nel suo ventre, Hanuman.

“Fin dai primi giorni della sua vita era chiaro che il bimbo aveva caratteristiche speciali. Era ancora neonato quando un giorno sua madre lo mise in terra per sbrigare delle faccende. Ma il bimbo aveva fame e pianse disperatamente. La madre, troppo lontana, non lo sentì. Era l'alba, il sole stava sorgendo ed egli pensò che quello fosse un frutto dorato. Era così bello e colorato che pensò che dovesse anche essere molto buono. Decise di andarlo a prendere e di mangiarlo. Così spiccò un gran salto e si diresse verso il sole. Era un giorno di eclisse e Rahu si apprestava ad ingoiare l'astro lucente, quando vide Hanuman avvicinarsi a grande velocità. Spaventato da quell'inattesa presenza, Rahu corse a chiedere aiuto a Indra e gli riferì cosa stava accadendo. Il re dei Deva pensò che fosse cosa saggia andare a vedere personalmente e, accompagnato da Rahu, si recò sul posto. Nel frattempo Hanuman si era avvicinato di molto al Sole e si apprestava ad inghiottirlo. Vivasvan, che predomina l’astro lucente, lo guardò e non lo bruciò: sapeva che Hanuman sarebbe stato necessario all'incarnazione di Vishnu che avrebbe eliminato Ravana. Ma Rahu, senza attendere Indra, vedendo Hanuman che si era avvicinato troppo, impulsivamente lo attaccò. Il neonato scambiò anche Rahu per un frutto e si precipitò verso di lui, a bocca spalancata. Gridando ‘Aiuto Indra!’ Rahu fuggì terrorizzato. E il re dei pianeti celesti scagliò contro Hanuman la sua arma prediletta, il fulmine. Colpito duramente alla mascella, il piccolo cadde su una montagna. E Vayu vide che suo figlio era stato colpito e corse sul posto. Lo trovò morto. Piangendo addolorato, prese il corpo in braccio e andò via. Si ritirò in una caverna e non fece più circolare l'aria in tutto l'universo.

“Ci fu un periodo di grande difficoltà, e tutti soffrivano e rischiavano di morire. I Deva andarono da Brahma per chiedergli aiuto e così Brahma, accompagnato da tutti gli altri, andò a cercare Vayu. Quando lo trovarono furono messi al corrente delle ragioni del suo dolore.

“O re, conosciamo il motivo che ti rende così triste,” disse Brahma. “Tuo figlio è stato ucciso ingiustamente. Io lo farò tornare in vita. Il suo nome sarà Hanuman, perché la sua mascella è stata rotta dal fulmine di Indra. Non essere più addolorato, ora, e riprendi a soffiare in tutti i mondi.”

“Il piccolo si risvegliò come dopo un sonno. Fu benedetto ad essere praticamente immune da ogni pericolo, persino dalle maledizioni dei saggi.

“Hanuman divenne estremamente potente. Quando fu cresciuto, la consapevolezza dei suoi poteri lo rese arrogante e dispettoso, e prese l'abitudine di scherzare e di prendersi gioco dei saggi della foresta, disturbandoli nei loro sacrifici. Un giorno i venerabili asceti unirono la loro energia per fargli dimenticare la grandezza dei suoi poteri: li avrebbe potuti ricordare solo quando ne avrebbe avuto bisogno. In preda a una profonda amnesia, Hanuman cominciò a comportarsi come un Vanara qualsiasi, inconsapevole della sua potenza. Per questo non difese Sugriva nella sua disputa contro Vali: credeva di non poterlo fronteggiare.”




Clint,dimmi:cosa ci può di essere storico nel racconto dell'infanzia di Hanuman?

Adesso ti parlerò di come è "spiegato" il fenomeno dell'eclissi solare nel Bhagavata Purana e in altre scrittu indù.Così capirai anche chi è il Rahu di cui si parla nella precedente storia.

A 80.000 miglia dal sole c'è un pianeta chiamato Rahu,che "si muove come una stella".La divinità che presiede su tale pianeta si chiama Rahu.Egli è figlio di un certo Sim´hika ed è il più abominevole degli asura(demoni).Con il termine asura non si intende un demone in senso spiritistico ma un essere fisico molto malviagio.Rahu è nemico sia del sole che della luna e cerca sempre di coprire la loro luce nei giorni di luna scura e nelle notti di luna piena.Ripeto che cerca di coprire anche "la luce della luna".
Dopo aver sentito dai rispettivi dei che presiedono nella luna e nel sole dell'attacco Rahu,Vishnu mandà la Sua arma preferita,il disco Sudarshana Chakra,per proteggerli.
L'intenso calore dell'effulgenza di tale arma è insopportabile per Rahu,il quale scappa via per la paura.
In accordo al Bhagavata Purana,il tempo in cui Rahu disturba il sole o la luna è ciò che "le persone comunemente conoscono come una eclissi".
Questa è la spiegazione fantasiosa che le scritture indù danno dell'eclissi.
Dimmi Clint:tale spiegazione puranica è scientificamente valida secondo te?
Ti prego di notare che sia la domanda su Hanuman che questa non sono domande retoriche.Aspetto una risposta.









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