Ciao ClintEastwood.
Se non scrivi arabo, mi sembra proprio di aver letto che sei passato da Vishnù a Shiva
Il mio problema non era con Vishnu ma con lo Sri Vaishnavismo,una delle religioni a Lui dedicate.
Inoltre credo che tu abbia frainteso ciò che ho scritto.
Ti prego di rileggere il mio post.E' anche colpa mia.La parola "simboliche" probabilmente crea fraintendimenti.
Ora ti prego di ricordare che l'Induismo è composto da miriadi di fedi e tradizioni spesso inconciliabili fra loro.
Le tradizioni vishnuite non credono che la verità assoluta sia il Brahman impersonale.Per loro Brahman significa il Signore Vishnu,quindi una divinità del tutto vivente ed esistente.
Altri indù,come me adesso,credono che Dio si manifesti nelle varie divinità come Vishnu,Shiva,Ganesha,ecc.
Per molte persone può risultare difficile adorare una Divinità senza forma.Quando dico che VIshnu,Shiva ecc sono figure simboliche intendo dire che sono rappresentazioni di quello stesso Dio,il quale è una persona perfettamente dotata di una propria volontà.Quindi non differente da Lui.In sostanza un indù che prega Shiva e un indù che prega Vishnu pregano lo stesso Dio.
Guarda cosa diceva il grande santo indù Sri Ramakrishna:
Il dio che ha forma e il Dio che non ha forma non sono due esseri differenti. Colui che ha forma è dunque anche Colui che non ha forma alcuna. All'adoratore Dio si manifesta sotto forme diverse. Immaginate un oceano senza riva, una distesa infinita d'acqua, dalla quale non si scorge alcuna terra visibile in nessuna direzione; tutto ciò che si vede sono, quà e là, dei blocchi di ghiaccio formati dal freddo penetrante. Così, sotto l'influenza rinfescatrice della profonda devozione del Suo adoratore, l'Infinito Si condensa nel finito e appare dinanzi a lui come essere che ha forma. Poi, come al sopraggiungere del sole il ghiaccio fonde, così, quando appare il sole della conoscenza, il Dio che ha forma Si trasforma in Colui che non ha forma.
Ci sono degli indù che seguono una tradizione chiama Advaita ("non-dualismo) il cui principale esponente (ma non fondatore) fu il grande filosofo indù Sri Adi Sankarakacya.Per gli advaitisti ci sono due forme del Brahman.
1)Brahman Nirguna (senza attributi)
2)Brahman Saguna (con attributi) cioè un Dio personale come VIshnu,Shiva,ecc
Per avere una corretta comprensione delle filosofia Advaita e di cosa essa intende con la parola
Brahman ti chiedo sinceramente di leggere:
www.advaita.it/testi%20e%20filosofi/sankara.htm
Se vuoi leggere un confronto fra l'Advaita e altre filosofie indù leggi
www.advaita.it/concetti/Ox1.htm
La filosofia Advaita si può riassumere nelle seguenti frasi di Sancarakarya.
"Brahma Satyam Jagan Mithya Jivo Brahmaiva Na Aparah"
Traduzione:
Solo il Brahman Assoluto è reale; questo mondo è irreale; e il Jiva [anima individuale] non è differente dal Brahman.
Il seguente scritto di Sankaracarya,
Brahmanjanavalee,mostra la realizzazione finale a cui porta l'Advaita.
Da
www.advaita.it/concetti/meditare.htm
1. Privo di attaccamenti, privo di legami, indipendente io sono, sempre; della natura eterna dell'Essere Coscienza Beatitudine io sono; io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
2. Eterno, sempre puro, da tutto emancipato io sono, l'assenza di forma è la mia sola forma; pervado l'intera natura, omogenea massa di Beatitudine io sono: Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
3. Eterno, senza difetti, senza forma, irriducibile io sono, della natura della Suprema Beatitudine io sono: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
4. Io sono della natura della pura Consapevolezza e gioisco del mio stesso Sé; io sono della natura della Beatitudine ininterrotta: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
5. Io sono della natura della luce interiore dell'intelligenza; io sono la pace che si estende al di là della natura; io sono della sostanza della Beatitudine che abita ogni luogo: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
6. Io sono la Suprema Verità che si dispiega oltre tutte le verità relative. Io sono Shiva il Supremo sempre oltre il velo dell'illusione; io sono la Luce Suprema: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
7. Io sono differente dalla molteplicità dei nomi e delle forme: solo la pura conoscenza è la mia forma: io sono indistruttibile; io sono per natura gioioso: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
8. Mai sono affetto dall'illusione o dai suoi effetti, quali il corpo e il resto; io sono della forma dell'auto-luminosità: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
9. Io sono privo delle tre qualità mortali (Guna); io sono il Testimone dello stesso Creatore; io sono della forma della Beatitudine infinita: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
10. Io sono della forma del Reggitore Interno; come un incudine, immutabile e che tutto pervade. Io sono il Testimone di ogni cosa. Io sono nella mia vera natura (niente altro che il Supremo Sé). Io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
11. Io sono il Testimone di tutte le coppie di opposti esistenti in natura; immobile, permanente, nella mia forma. Io sono il Testimone Eterno di tutto quello che muta. Io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
12. Io sono massa piena di Consapevolezza e di conoscenza; io non sono mai agente, non sono neppure il fruitore: io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
13. Nella mia vera natura, non ho bisogno di altro fondamento o supporto o sostrato, ma allo stesso tempo io sono il fondamento, il supporto e il sostrato per tutti gli esseri e le cose (tutti i nomi e le forme); sono di natura pago di me stesso, soddisfatto (poiché in me ogni desiderio è appagato): io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
14. Io sono al di là della triplice sofferenza (soggettiva, fenomenica e cosmica); sono differente dai tre involucri individuali (il corpo grossolano, il corpo sottile e il corpo causale); io sono il testimone dei tre stati (la veglia, il sogno, il sonno profondo): io sono Quello. Quello sono io, il fattore irriducibile, immortale, senza fine.
15. Esistono solo due cose nell'universo (tutte le cose possono essere ricondotte all'interno di queste due principali): il "soggetto" e l'"oggetto" (la cosa fruita e il fruitore, la cosa esperita e lo sperimentatore, o la cosa veduta e l'osservatore) e sono tra loro opposte. Di esse il "soggetto" (brahman) è il fruitore e lo sperimentatore, o l'osservatore e l'"oggetto" è semplice illusione; questo afferma il Vedanta.
16. Attraverso la conoscenza e la ripetuta discriminazione si realizza di essere niente altro che il "Testimone". Cosicché, colui che è stabilito nell'"Io sono la consapevolezza testimone" è l'uomo liberato e saggio. Questo afferma il Vedanta.
17. Un vaso o un muro sono in essenza niente altro che l'argilla in cui sono stati modellati. Allo stesso modo, l'intero universo degli oggetti fenomenici non è altro che la Suprema Verità, così afferma il Vedanta.
18. Brahman è la Verità, l'universo fenomenico delle cose e degli esseri è illusorio, e la percezione egocentrica della separatezza (jiva) è in se stessa niente altro che Brahman. Quello con cui questa Verità è
conosciuta è la realissima scienza, la Scienza delle scienze, questo afferma il Vedanta.
19. Internamente io sono Luce, esternamente io sono luce, nel profondo di me stesso io sono Luce, al di là dell'Eterno, al di là... Luce della luce, l'auto-risplendente luminosità, la Luce del Sé... io sono Shiva... io sono
Benevolenza (poiché in me non sono le sofferenze o i limiti della vita). io sono Quello: io sono Quello.
La realizzazione rigidamente monista del Nirguna Brahman non fa per tutti.L'Advaita è una filosofia molto difficile.
Ripeto la frase di prima:
In sostanza un indù che prega Shiva e un indù che prega Vishnu pregano lo stesso Dio.
Guarda cosa scrive Sankaracaya nel suo scritto
JÈVANMUKTÁNANDALAHARÈ
,che significa "La beatitudine del liberato in vita".
[...]
Lo si trova impegnato nella pratica della meditazione dell'Assoluto, talvolta nell'adorazione di Dio, in gioia e umiltà; con fragranti fiori in boccio o con petali e foglie maturi; il saggio, cui l'ignoranza è stata dissipata dalla grazia del Maestro, non ne è affatto illuso.
Che canti, con le lacrime agli occhi, i molti nomi della consorte di Shiva (Sakti) oppure di Sambhu (Shiva), piuttosto che di Vishnu o di Gaiapati o anche del Sole visibile, il saggio, cui l'ignoranza è stata dissipata dalla grazia del Maestro, non ne è affatto illuso.
[...]
Vive a proprio agio in compagnia di Shivaiti come in compagnia di Shakta, altrove insieme ai devoti di Vishnu o del Sole, oppure con gli adoratori di Gaiapati poiché tutte le differenze sono svanite con la realizzazione dell'unità; il saggio, cui l'ignoranza è stata dissipata dalla grazia del Maestro, non ne è affatto illuso.
[...]
Se sei interessato a leggere l'intera opera vedi
www.advaita.it/concetti/liberato.htm
Come ulteriore prova per le mie affermazioni ti cito dei versi da scritture indù:Ramapurvatapinyupanisad I 7 - 9
Sostanziato di pura coscienza, privo di dualità, scevro di parti e di un corpo, tuttavia l'Assoluto vien considerato dotato di forma all'unico scopo di consentire l'azione rituale di chi si dedica al sacrificio. Le divinità che possiedono una forma esteriore si vedono assegnare un sesso, membra ed armi, nonché due, quattro, sei, otto, dieci, dodici, e perfino mille mani, munite di attributi divini quali conchiglie e simili. A migliaia si contano i colori e i veicoli che son loro propri.
C'è un'ultima cosa che devo dirti:è vero che Shiva,VIshnu,Ganesha,Durga,Kalì ecc sono aspetti dell'unico Dio senza nome e senza forma.
Tuttavia ci sono vari "gradi di difficoltà".
Shiva è più accessabile rispetto a Vishnu.
Shiva è l'aspetto del Divino più facile da compiacere e che dona più facilmente sia doni materiali che spirituali.
Infatti uno dei nomi di Shiva è
Ashutosha che significa
velocemente compiaciuto.
Premettendo che le Upanishad sono delle scritture indù di difficile interpretazione (almeno per me) ti lascio come regalo di fine post i versi di
Skandopanisad 4 - 9
Colui che percepisce del pari la coscienza e gli oggetti che ne sono privi, quegli è l'incrollabile, sostanziato di conoscenza. Questi invero è il Gran Signore, il sommo Hari. Questi invero è lo splendore di tutte le luci, è il supremo Signore. Questi invero è l'eccelso Assoluto, e quest'Assoluto sono io stesso, senz'alcun dubbio. Il vivente è Siva, Siva è il vivente, e dunque codesto individuo vivente è sciolto dai legami, è Siva. Il chicco di riso grezzo costretto dalla pula diviene, quando se ne libera, riso brillato. Del pari l'individuo vivente è costretto, ma quando sia distrutto il fardello delle sue azioni egli diviene pari a Siva l'imperituro. Il vivente è avviluppato dai suoi lacci, ma quando se ne libera diviene para Siva l'imperituro. Il vivente è avviluppato dai suoi lacci, ma quando se ne libera diviene para Siva l'imperituro. Omaggio a Siva che appare come Visnu, e a Visnu che appare come Siva. L'intima realtà di Siva è Visnu, l'intima realtà di Visnu è Siva. Come Visnu è sostanziato di Siva, così Siva lo è di visnu. Giacché non scorgo differenza tra i due, possa io ottenere prosperità in vita.
Cordiali saluti.