La Misericordia di Dio

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MauriF
00martedì 27 marzo 2007 22:43
Ciao a tutti siccome è un periodo che sto discutendo della Misericordia del Signore e, guardacaso, proprio il Vangelo di domenica scorsa sembrava capitare ad hoc...vorrei insistere su questo punto.

Propongo i seguenti versetti:

Giovanni 8:3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,
Giovanni 8:4 gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.
Giovanni 8:5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
Giovanni 8:6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
Giovanni 8:7 E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».
Giovanni 8:8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
Giovanni 8:9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.
Giovanni 8:10 Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?».
Giovanni 8:11 Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».


Mi è stato detto (omelia del mio parroco) che questi versetti sono stati una spina nel fianco dei primi cristiani...in effetti, se si legge bene, non c'è alcun accenno di pentimento da parte della peccatrice...
C'è Gesù che usa la sua Misericordia in maniera assolutamente gratuita.

Vorrei insistere su questo concetto perchè è la verità sul nostro Signore, a mio avviso, più grande.

Il parallelismo con la parabola della pecorella smarrita e della dramma pertuta è doveroso...
Anche in queste due parabole, pensandoci bene, la pecorella non cerca il Pastore...e la moneta non cerca la donna.

E' proprio vero la MISERICORDIA del Signore è il più grande mistero d'amore.

A volte, almeno per quanto mi riguarda, mi trovo dinnanzi al pensiero che forse è "troppo buono".
E allora mi tornano alla mente queste parole..di quella parabola nella quale il padrone va a cercare i lavoratori...ed alla fine risponde al lavoratore che contesta il fatto che il padrone paghi con la stessa moneta (e tra l'altro per primi) i lavoratori che hanno lavorato poco:

Matteo 20:14 Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.
Matteo 20:15 Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?


Tutte le volte che leggo queste parole mi viene il nodo in gola e le lacrime agli occhi, anche adesso...

Tutte le volte che giudico qualcuno e penso che il Signore non lo può perdonare mi tornano in mente, mi sembra che me lo dica:

Non posso fare delle mie cose quello che voglio?
OPPURE TU SEI INVIDIOSO PERCHE' IO SONO BUONO?


Voglio risollevare quest'argomento perchè purtroppo mi sono reso conto che alcuni cristiani non credono in questa Misericordia....
E non la mettono in pratica perchè non credono che il Signore possa perdonare ogni cosa.

Findove il suo perdono sarà accettato, lo darà sempre. L'ostacolo alla sua Misericordia è solo la non accettazione del suo amore e del suo perdono.
Teodoro Studita
00martedì 27 marzo 2007 23:00
Ritengo che sia un argomento molto interessante quello della apparente "asimmetria" della giustizia e della misericordia di Dio. L'esatto opposto di una certa teoria che sfocia nel "riscatto corrispondente" che tante volte abbiamo udito da queste parti. In tutti i casi nel NT al peccato corrisponde una grazia "sovrabbondante", il perdono sembra effettivamente incondizionato, molto al di là della nostra comprensione, specie se ci basiamo sul concetto giuridico di giustizia retributiva in senso stretto.
Un aspetto curioso che forse non tutti sanno: la pericope dell'adultera è una nota interpolazione successiva alla redazione giovannea, forse è una "spina nel fianco" anche per questo...!
Pertanto forse per parlare dello stesso tema sarebbe preferibile scegliere un altro brano, giacché questo, per quanto sia edificante e comunque frutto della chiesa delle origini, è comunque un falso.
Cordialità,
MauriF
00martedì 27 marzo 2007 23:16
Nell'omelia il mio parroco ha infatti aggiunto qualcosa che ti riporto (spero correttamente).
Ricordo che ha detto che questi versetti mancano fra i primi manoscritti...lui ha detto appunto perchè erano una spina nel fianco...E' una sua personale interpretazione?

Ti prego, se hai un attimo, di spiegare meglio questo punto.

Parimenti, se ti viene in mente qualche altro brano più coerente con questa dicussione, postalo pure. Grazie.

Ciao
Mauri
=Marcuccio=
00martedì 27 marzo 2007 23:22
E' da ricordare che il discorso di Teodoro è un problema sostanzialmente per coloro che sanno di ermeneutica e di critica testuale. A livello pastorale la verità che tramanda la Chiesa è tal quale come dicono sia MauriF sia Teodoro, cioè l'amore di Dio sovrabbonda. Sempre...però mi preme attenzionare un problema... ricordo infatti che anche Origene, il più grande erudito dell'antichità cristiana, ebbe un'idea simile. Il vocabolo apocatastasi (apokatàstasis = restitutio et redintegratio), è usato in teologia per indicare la teoria, secondo la quale Dio, bontà infinita e universale, concederebbe la redenzione di tutti i peccatori dopo un loro passaggio attraverso il fuoco infernale. In effetti è vero che la Grazia di Dio sovrabbonda sempre, tuttavia però sempre rispettando il libero arbitrio. Personalmente la parabola del padre misericordioso per me è il massimo.

Ogni bene
Marcu

[Modificato da =Marcuccio= 27/03/2007 23.24]

MauriF
00martedì 27 marzo 2007 23:57
Si, approfondendo sono andato a riprendere questo dal Catechismo della Chiesa Cattolica:

1847 « Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha voluto salvarci senza di noi ». 107 L'accoglienza della sua misericordia esige da parte nostra il riconoscimento delle nostre colpe. « Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa » (1 Gv 1,8-9).

1848 Come afferma san Paolo: « Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia » (Rm 5,20). La grazia però, per compiere la sua opera, deve svelare il peccato per convertire il nostro cuore e accordarci « la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore » (Rm 5,21). Come un medico che esamina la piaga prima di medicarla, Dio, con la sua Parola e il suo Spirito, getta una viva luce sul peccato:

« La conversione richiede la convinzione del peccato, contiene in sé il giudizio interiore della coscienza, e questo, essendo una verifica dell'azione dello Spirito di verità nell'intimo dell'uomo, diventa nello stesso tempo il nuovo inizio dell'elargizione della grazia e dell'amore: "Ricevete lo Spirito Santo". Così in questo "convincere quanto al peccato" scopriamo una duplice elargizione: il dono della verità della coscienza e il dono della certezza della redenzione. Lo Spirito di verità è il Consolatore ». 108


Quindi, se ho capito bene, c'è una GRAZIA che convince quanto al peccato...cioè che ce lo fa riconoscere....ed una GRAZIA che ci fa capire che saremo perdonati.

Il nostro contributo è quello di ricevere questa grazia.

Nel contesto dell'episodio dell'adultera, possiamo avere traccia di questo?

Boh, non so se sono ragionamenti alla mia portata...e se sto ragionando bene. Però è un discorso che sento importante.

Ciao
Mauri
=Marcuccio=
00mercoledì 28 marzo 2007 11:36
Brevemente sarebbe così
Anche se banalizzo molto il movimento della Grazia, penso possa rendere l'idea questo esempio: è come se il Papà da i Soldi al Bambino per metterlo in condizione di comprarGli un regalo per il compleanno! Il Bambino accetta i Soldi. Alla festa il Bambino presenterà il regalo al Padre e il Papà sarà felice insieme al Bambino. Il Bambino non si può vantare per avere comprato il regalo, ma rimane solo grato al Padre di averlo messo in condizione di poter regalarGli qualcosa e poter partecipare alla Festa Grande.

Il nostro agire cioè secondo virtù non è solo merito nostro, perchè è lo Spirito stesso che anima e sostiene in noi la tendenza verso il bene. Cioè lo Spirito sostiene il cammino, ma è l'uomo che cammina. Sebbene dunque, la priorità dell'azione è da attribuire alla Grazia, noi non siamo assolutamente deresposabilizzati. Perchè fino a quando viviamo la nostra corporeità è col nostro corpo che agiamo, amiamo, facciamo il bene oppure il male. Noi quindi cooperiamo con la Grazia accogliendola e senza vantare esclusivamente noi stessi del bene che facciamo perchè primariamente è merito della Grazia. A Dio presenteremo noi stessi in condizione di poter partecipare alla Vita Eterna grazie all'aiuto indispensabile del Padre che ci ha fornito la Grazia per seguirlo.

Quindi è vero che Dio ci perdona sempre, ma non ci esclude totalmente dal processo redentivo. Ci fa partecipi, vuole la collaborazione nostra. Detto questo cosa si deduce dall'episodio dell'adultera? Che Dio non è quell'essere che non apetta altro che il nostro sbaglio per scagliare la pietra contro di noi. Dio non ci aspetta al varco per giudicarci. Dio è colui che soffre con noi e che ci risolleva dalla polvere dove siamo caduti, non fa parte degli accusatori... egli però dice "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più"

Ogni bene
Marcu
MauriF
00mercoledì 28 marzo 2007 13:03
Re: Brevemente sarebbe così

Scritto da: =Marcuccio= 28/03/2007 11.36
Anche se banalizzo molto il movimento della Grazia, penso possa rendere l'idea questo esempio: è come se il Papà da i Soldi al Bambino per metterlo in condizione di comprarGli un regalo per il compleanno! Il Bambino accetta i Soldi. Alla festa il Bambino presenterà il regalo al Padre e il Papà sarà felice insieme al Bambino. Il Bambino non si può vantare per avere comprato il regalo, ma rimane solo grato al Padre di averlo messo in condizione di poter regalarGli qualcosa e poter partecipare alla Festa Grande.

Il nostro agire cioè secondo virtù non è solo merito nostro, perchè è lo Spirito stesso che anima e sostiene in noi la tendenza verso il bene. Cioè lo Spirito sostiene il cammino, ma è l'uomo che cammina. Sebbene dunque, la priorità dell'azione è da attribuire alla Grazia, noi non siamo assolutamente deresposabilizzati. Perchè fino a quando viviamo la nostra corporeità è col nostro corpo che agiamo, amiamo, facciamo il bene oppure il male. Noi quindi cooperiamo con la Grazia accogliendola e senza vantare esclusivamente noi stessi del bene che facciamo perchè primariamente è merito della Grazia. A Dio presenteremo noi stessi in condizione di poter partecipare alla Vita Eterna grazie all'aiuto indispensabile del Padre che ci ha fornito la Grazia per seguirlo.

Quindi è vero che Dio ci perdona sempre, ma non ci esclude totalmente dal processo redentivo. Ci fa partecipi, vuole la collaborazione nostra. Detto questo cosa si deduce dall'episodio dell'adultera? Che Dio non è quell'essere che non apetta altro che il nostro sbaglio per scagliare la pietra contro di noi. Dio non ci aspetta al varco per giudicarci. Dio è colui che soffre con noi e che ci risolleva dalla polvere dove siamo caduti, non fa parte degli accusatori... egli però dice "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più"

Ogni bene
Marcu



Credo che il tuo discorso non faccia una piega.

Vi ringrazio per le vostre chiarificazioni e per i vostri interventi.

Lascio aperta la questione per ulteriori sviluppi e per chi, eventualmente, vuole intervenire.

Ciao
Mauri
Teodoro Studita
00giovedì 29 marzo 2007 00:29
Si, credo che siamo più o meno tutti sulla stessa linea. L'altra volta per ragioni di tempo non ho proseguito, ma vedo che lo ha fatto marcu, perché l'errore che si può commettere pià facilmente parlando di Grazia, penso sia quello di "esagerare". L'apocatastasi, dottrina condannata nel VI secolo con , ahimé, tutto l'origenismo (ma erano tempi di intransigenza assoluta quelli) oggi ha preso nuove strade, insinuando in una parte delle gerarchie cattoliche l'idea di un possibile "inferno vuoto" (così Van Balthasar). Ne abbiamo già parlato e già allora eravamo tutti d'accordo col fatto che non bisogna cadere in questa trappola, pertanto non vado oltre.
Mi sembra comunque che siamo sulla stessa lunghezza d'onda.
Cordialità,

MauriF
00lunedì 2 aprile 2007 19:48
Grazie Seyia per aver ricordato la festa della Divina Misericordia.

x Teodoro,

Si ricordo le discussioni sull'inferno vuoto e ti ringrazio di averle riallacciate con questa discussione.
A volte anche grandi teologi prendono belle cantonate.

Ciao
Mauri
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