La novità della fede biblica

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benimussoo
00mercoledì 15 febbraio 2006 10:56
Dall'Enciclica Deus Caritas est di Benedetto XVI

Parg.9 Pag.23

Vi è innanzitutto la nuova immagine di Dio. Nelle culture che circondano il mondo della Bibbia, l'immagine di Dio e degli dei rimane, alla fin fine, poco chiara e in sè contraddittoria. Nel cammino della fede biblica diventa invece sempre più chiaro ed univoco ciò che la preghiere fondamentale di Israele, lo Sh ma, riassume nelle parole:"Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo" (Dt 6,4).

Esiste un solo Dio, che è il Creatore del cielo e della terra e perciò è anche il Dio di tutti gli uomini. Due fatti in questa precisazione sono singolari; che veramente tutti gli altri dei non sono Dio e che tutta la realtà nella quale viviamo risale a Dio, è creata da Lui. Certamente, l'idea di una creazione esiste anche altrove, ma solo qui risulta assolutamente chiaro che non un dio qualsiasi, ma l'unico vero Dio, Egli stesso, è l'autore dell'intera realtà; essa proviene dalla potenza della sua Parola creatrice.


Ciò significa che questa sua creatura gli è cara, perchè è appunto da Lui stesso è stata voluta, da Lui "fatta". E così appare ora il secondo elemento importante: questo Dio ama l'uomo. La potenza divina di Aristotele, al culmine della filosofia greca, cerco di cogliere mediante la riflessione, è sì per ogni essere oggetto del desiderio e dell'amore, - come realtà amata questa divinità muove il mondo -, ma essa stessa non ha bisogno di niente e non ama, soltanto viene amata.


L'unico Dio in cui Israele crede, invece, ama personalmente. Il suo amore, inoltre, è un amore elettivo: tra tutti i popoli Egli sceglie Israele e lo ama - con lo scopo però di guarire, proprio in tal modo, l'intera umanità. Egli ama, e questo suo amore può essere qualificato senz'altro come eros, che tuttavia è anche e totalmente agape.


SEGUIRA LA SECONDA PARTE...
benimussoo
00mercoledì 15 febbraio 2006 11:12
CONTINUAZIONE DEL PARG.9 PAG.25

Soprattutto i profeti Osea ed Ezechiele hanno descritto questa passione di Dio per il suo popolo con ardite immagini erotiche. Il rapporto di Dio con Israele viene illustrato medianti le metafore del fidanzamento e del matrimonio; di conseguenza, l'idolatria è adulterio e prostituzione. Con ciò si accenna concretamente - come abbiamo visto - ai culti della fertilità con il loro abuso dell'eros, ma nel contempo viene anche descritto il rapporto di felicità tra Israele e il suo Dio.


La storia d'amore di Dio con Israele consiste, in una profondità, nel fatto che Egli dona il Torah, apre cioè gli occhi a Israele sulla vera natura dell'uomo e gli indica la strada del vero umanesimo. Tale storia consiste nel fatto che l'uomo, vivendo nella fedeltà all'unico Dio, sperimenta se stesso come colui che è amato da Dio e scopre la gioia nella verità, nella giustizia - la gioia in Dio che diventa la sua essenziale felicità: "Chi altrui avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla terra...Il mio bene è stare vicino a Dio" (Sal 73,72,25,2[SM=g27989].


SEGUIRA' LA TERZA PARTE...
il.gabbiano
00domenica 11 giugno 2006 22:15

A parere di forum vicini di casa, non paghi nell'aver evidenziato teniche di condizionamento, d'indottrinamento, di manipolazione mentale, di immagini sublimali etc., messe in atto, a parer loro, da una particolare comunità religiosa, vi aggiungono, come altro e conseguenziale ingrediente, I SENSI DI COLPA.
Insomma...un disastro che di più non si può udire in giro, con la solita avvertenza a tenersi a distanza da detti gruppi settari, per non subire il disastro esistenziale.

Ma è vero che i sensi di colpa sono prerogativa dell'adesione ad un particolare gruppo religioso?

O ancora una volta questo insistente additare a segno è un modo superstizioso di "cacciare le streghe" ed esporle alla gogna?

Basta informarsi un tantino per capire che dappertutto la gente è colpita da sensi di colpa, indipendentemente dall'appartenenza religiosa, politica o sociale in genere.
Fra i gruppi maggiomenti colpiti vegono segnalati i gruppi di volontariato (burn-out), che in apparenza sembrano i più immuni. Seguono ruota i gruppi religiosi, politici, dei lavoratori (mobbing), associazioni ed in genere qualunque altro gruppo. Nessuno è esente.
Eppure alcuni, esattamente come accadde ai giorni di Manzoni, si prendono la briga di segnalare un particolare gruppo religioso come il responsabile principe degli infami sensi di colpa all'interno di quel gruppo, con tutte le relative conseguenze.

Così racconta Manzoni, nella "La storia della colonna infame":

Nella Milano del XVII secolo viene intravisto un uomo muoversi con sospetto alle prime luci del mattino. Questo sospetto fa subito scattare l'accusa infamante di untore (chi cosparge il vicinato di una mistura pestifera) ed il tizio viene arrestato.
Sotto tortura, e dopo aver prima negato, finisce per confessare e per implicare nell'intrigo il proprio barbiere. Anche il barbiere, dopo aver prima negato, finisce, sotto disumana tortura, per accusare un altro uomo. Anche quest'ultimo finisce in giudizio e, sotto tortura e ricatto, implica nella vicenda anche altri, tutti innocenti, come il primo uomo.
Viene così fuori la fontomatica catena di untori, tutti poi condannati a morte e giustiziati.
Nel posto dove sorgeva la casa del barbiere venne eretta, a monito per tutti, una colonna a ricordo dell'azione riprovevole per aver diffuso la peste.

Cosa voglio dire con questo? Che non sia stato vero il problema della peste? No!
Intendo dire che la peste aveva radici più profonde e da scoprire.
I sensi di colpa possono, sì, colpire una comunità di persone più di un'altra, ma erigere una particolare comunità a colonna del fenomeno sociale è come sparare fra la folla, senza sapere dove sta realmente la causa del disagio.

Sarebbero graditi tutti quei commenti propensi a far luce su questi fatti, così da dare un volto, se possibile, al fenomeno dei sensi di colpa in rapporto ad una particolare comunità.

Tanti saluti

Il Gabbiano








.gandhi.
00domenica 11 giugno 2006 23:02
Tempo fa ti chiesi se tu sei mai stato tdg, ma non mi hai risposto.

Allora, ti degni di dare una risposta oppure vuoi tenerti questo segreto per te?

gandhi
il.gabbiano
00domenica 11 giugno 2006 23:31
Re:

Written by: .gandhi. 11/06/2006 23.02
Tempo fa ti chiesi se tu sei mai stato tdg, ma non mi hai risposto.

Allora, ti degni di dare una risposta oppure vuoi tenerti questo segreto per te?

gandhi




Cos'è, un interrogatorio di terzo grado?
A chi dovrei rendere conto?
Mi devi dire una sola ragione per cui io sia tenuto a darti l'informazione nei termini che mi chiedi, ed in che modo pensi che quell'informazione possa mutare il senso del discorso che ho fatto.
Il mio discorso non è fatto in rapporto all'appartenenza, nè per difendere o offendere una comunità, qualunque essa sia, ma in rapporto all'ampiezza del problema posto ed alle sue eventuali radici, radici che non dò automaticamente per scontate, come invece mi pare di cogliere in alcuni forum.
Detto questo, t'invito ad esprimerti in merito alla questione messa in campo, ed io potrò dire la mia in replica alla tua impressione, se mi parrà necessario.
Mi spiace per averti deluso, abbimi per perdonato, ma penso che ciò che chiedi non combierebbe in alcun modo la mia opinione sulla questione dei sensi di colpa.

Tanti saluti

Il Gabbiano
.gandhi.
00lunedì 12 giugno 2006 12:04
Re: Re:

Written by: il.gabbiano 11/06/2006 23.31



Cos'è, un interrogatorio di terzo grado?
A chi dovrei rendere conto?
Mi devi dire una sola ragione per cui io sia tenuto a darti l'informazione nei termini che mi chiedi, ed in che modo pensi che quell'informazione possa mutare il senso del discorso che ho fatto.
Il mio discorso non è fatto in rapporto all'appartenenza, nè per difendere o offendere una comunità, qualunque essa sia, ma in rapporto all'ampiezza del problema posto ed alle sue eventuali radici, radici che non dò automaticamente per scontate, come invece mi pare di cogliere in alcuni forum.
Detto questo, t'invito ad esprimerti in merito alla questione messa in campo, ed io potrò dire la mia in replica alla tua impressione, se mi parrà necessario.
Mi spiace per averti deluso, abbimi per perdonato, ma penso che ciò che chiedi non combierebbe in alcun modo la mia opinione sulla questione dei sensi di colpa.

Tanti saluti

Il Gabbiano


Certamente non era mia intenzione fare un interrogatorio a nessuno, tantomeno su questioni così personali, se vuoi rispondere fallo, altrimenti fa come credi giusto.

Continua pure a fare ciò che credi, se lo ritieni giusto, come quello di continuare a criticare altri forum su questo. Se l'amministratore te lo permette fallo pure.

Vuoi parlare dei sensi di colpa? Fallo! Vuoi dire che non solo la WTS trasmette sensi dicolpa? com'è che si dice...hai scoperto l'acqua calda.
Ma io mi chiedo: se una persona ha subito un danno da un'organo religioso, un danno molto forte e pesante, e questa persona ha voluto creare uno spazio per dar sfogo alla sua rabbia, al suo senso di impotenza, mi spieghi cosa c'è di male?
Se poi, strada facendo, altri si sono uniti a questo tipo di protesta, vittime dello stesso tipo di violenza, e hanno creato una realtà di sostegno a chi necessita di aiuto specifico, mi spieghi cosa c'è che non va in questo?

Come dice il detto: vivi e lascia vivere!
Lascia che chi ha subito un oltraggio lotti e protesti come meglio crede, se puoi e vuoi dà una mano, altrimenti fatti da parte e non criticare una realtà che può essere un punto di riferimento per molti in difficoltà!

gandhi
il.gabbiano
00lunedì 12 giugno 2006 13:25

Rinuncio a rivendicare la mia immagine, tengo però a segnalare come avviene che:

--Si tenti di identificare l'untore.
--Di distrarre l'attenzione dal thread e convogliarlo per un attacco ad personam.
--di segnalarlo all'attenzione di tutti.
--Di incriminarlo per azioni che non ha commesse.
--Di dipingerlo con aggettivi (sublimali)che non gli competono.
--Di creare il nemico e di esporlo al pubblico presente.
--Di creare una sorta di processo, lanciando richieste di consenso e solidarietà ai forum in oggetto , per condannarlo.
--Di richiamare l'attenzione degli amministratori di questo forum perchè lo discrimini e prenda provvedimenti disciplinari, onde impedirgli di continuare in quel ruolo di segnalatore di ipotetiche accuse agli stregoni di turno (WT, ma anche altre comunità), dimenticando che la stessa attività è promossa da tutti i forum che si occupano nello specifico di settori similari.
Se un singolo arriva a tanto, immaginiamo cosa possa succedere quando molti singoli si lasciano trascinare nello stesso vortice discriminatorio, contrario ed in violazione dei fondamentali diritti umani.

Con simpatia per il nome che porti.

Il Gabbiano
.gandhi.
00lunedì 12 giugno 2006 13:35

Gabbiano scrive:
A parere di forum vicini di casa, non paghi nell'aver evidenziato teniche di condizionamento, d'indottrinamento, di manipolazione mentale, di immagini sublimali etc., messe in atto, a parer loro, da una particolare comunità religiosa, vi aggiungono, come altro e conseguenziale ingrediente, I SENSI DI COLPA.
Insomma...un disastro che di più non si può udire in giro, con la solita avvertenza a tenersi a distanza da detti gruppi settari, per non subire il disastro esistenziale.



Non mi sembra di essere andato fuori tread, visto che ho semplicemente commentato le tue stesse affermazioni all'inizio della discussione.
Se volevi parlare dei sensi di colpa, perchè hai tirato in ballo un'altro forum?
Perchè non hai aperto la discussione direttamente sui sensi di colpa senza evidenziare che altri forum "vicini di casa" già lo stanno facendo, criticando tutta la linea dei forum vicini di casa?

Ammetti che il tuo è un povero e inutile tentativo di criminalizzare l'altro forum, inserendo discussioni introducendole con l'aperta critica alla linea del forum in
questione.
Questo è ciò che hai fatto, è sotto gli occhi di tutti.

gandhi

il.gabbiano
00lunedì 12 giugno 2006 13:51
Re:
Written by: .gandhi. 12/06/2006 13.35
---------------------------


> Se volevi parlare dei sensi di colpa, perchè hai
> tirato in ballo un'altro forum?

Perchè leggo anche ciò che avviene in altri forum, e perchè, così come loro si prendono la briga di citare riviste ed opinioni di diverse comunità, commentandole, anch'io sento di dire la mia sulle loro conclusioni, ma non con la finalità di rovinare ciò che di utile dicono, ma con la finalità di evidenziare, dal mio punto di vista, una pratica infamante (quella di additare gli untori), che può essere pericolosa per tutti, per me, per loro, per l'oggetto dei loro attacchi ed anche per te.


> Perchè non hai aperto la discussione direttamente
> sui sensi di colpa senza evidenziare che altri
> forum "vicini di casa" già lo stanno facendo, criticando
> tutta la linea dei forum vicini di casa?

Innanzitutto ho l'impressione che tu non sappia cosa sia una critica. Informati.
In secondo luogo, poichè le informazioni di altri forum giungono anche al mio pc, è solo normale che, leggendole, mi forniscano lo spunto per parlare di questo e di altri argomenti, in particolare quando non condivido. O devo chiedere il permesso a qualcuno?


lmof > Ammetti che il tuo è un povero e inutile tentativo di
> criminalizzare l'altro forum, inserendo discussioni
> introducendole con l'aperta critica alla linea
> del forum in
> questione.
> Questo è ciò che hai fatto, è sotto gli occhi di tutt
> i.

Ognuno è libero di esprimere il proprio giudizio, o se vuoi, la propria opinione. Tu hai detto la tua, dalla quale prendo le dovute distanze, in quanto non mi appartiene. [SM=g27985]


Saluti

Il Gabbiano
.gandhi.
00lunedì 12 giugno 2006 15:21
Forse non hai capito che "quel forum", è una conseguenza del trattamento subito da persone che hanno avuto il coraggio di dissentire da dottrine e insegnamenti religiosi.
Coraggio pagato con l'ostracismo e isolamento da parte della comunita della quale hanno fatto parte magari per 10, 20 30 anni.
Amicizie di una vita che di punto in bianco sono costrette a essere troncate, per l'obbedienza di regole imposte da poteri religiosi.

Se dopo aver subito, e dopo il dover continuare a subire questo trattamento, chi lo subisce crea una forma di protesta e di critica, magari anche esagerata, la colpa e la responsabilità di questo non la si deve imputare a chi subisce, ma a chi perpreta l'ingiustizia.

Io sono convinto che se la wTs togliesse da domani l'ostracismo ai suoi disassociati, certi tipi di critica smetterebbero semplicemente di esistere.

Allora io ti chiedo come stò facendo ormai da tempo: che senso ha criticare o recriminare un comportamento a detta tua scorretto, se a compiere la presunta scorrettezza è una persona o un gruppo di persone che subisce per anni questo trattamento?
Semplicemente dai prova di mancanza di sensibilità nei confronti di chi soffre, psiclogicamente e emotivamente, a causa del mancato saluto, oppure della costrizione di tacere le proprie ideee per timore di essere espulso dalla comunità della quale ha fatto parte per tanti anni.
Da tempo fai battaglia contro la scomunica, ma se poi ti mostri insensibile verso chi la subisce in quel modo e in quei termini, mi chiedo perchè la fai e che senso abbia il tuo argomentare.

gandhi
Bicchiere mezzo pieno
00lunedì 12 giugno 2006 16:01
Carissimo Gabbiano,
scartando da subito le immagini subliminali (su cui non mi esprimo perché non sono ferrato sul subliminale, e per questo a differenza di tanti a cui piace discorrere anche di ciò che non sanno io preferisco prendere le distanze), e scartando l’elenco riassuntivo di belle espressioni colorate di altri forum (che potevi benissimo dispensare dal riportare, dato che nel topic si dovrebbe parlare solo di sensi di colpa), trovo che equiparare le lamentele fatte da persone che in prima persona (e vorrei sottolinearlo questo!) alla ‘caccia alle streghe’ è del tutto fuorviante e non rende per nulla giustizia all’argomento di cui stiamo trattando.
Non c’è che dire, un ottimo modo per cimentarsi nel gioco delle tre carte e rigirare completamente la frittata a proprio piacimento.

Posso ricordarti che in quel forum ci sono persone sincere e che io conosco, le quali sono stati cacciate in malo modo solo perché avevano esternato le loro perplessità e i loro pensieri che non si omologavano col conformismo interno del gruppo? Posso ricordarti che questa gente ha fatto una fatica immane a distaccarsi dalla posizione ufficiale della loro comunità perché avevano letteralmente paura di perdere in un colpo solo tutti gli amici intimi, cugini, zii, zie, nipoti, ecc che avevano nella comunità? Posso ricordarti che quando cominci a essere in un gruppo in cui non ti fanno altro che dire che tutti gli altri sono sotto il gioco di Satana, che la Chiesa Cattolica è uno strumento nelle mani del demonio, che tutti coloro che sono al di fuori delle mura della comunità sono delle cattive compagnie, che il pensiero critico (alias ‘pensiero indipendente’) è soltanto una subdola tattica di Satana il Diavolo per sviarti dalla pura adorazione, la tua mente viene condizionata in modo incredibile al punto che cominci ad aver paura di quello che fai e del tuo modo di pensare?

Posso ricordarti che con le pressanti richieste di: 5 adunanze la settimana, almeno 10 ore di servizio alla fine del mese, studio personale, studio familiare, preparazione dei discorsetti per la scuola di ministero teocratico, incarichi da adempiere in congregazione, e così via, visto che si fa sempre notare che non si fa abbastanza, che i tempi sono stringenti, che il Regno di Dio è alle porte, che Dio renderà conto della nostra negligenza quando porterà il suo giudizio, forse, dico, un minimo, di pressione e sensi di colpa pesanti possano arrivare?

Nei discorsi molto spesso viene ricordato che la predicazione è fondamentale ed è assistita dagli angeli. Frequentemente dal podio, gli oratori prendono come spunti esempi illustrativi così da incitare (coi sensi di colpa) gli ascoltatori a darsi da fare di più. Esempio: “Quando voi prendete l’appuntamento per uscire in servizio, anche gli angeli che devono assistere la predicazione prendono appuntamento per il tal giorno e il tal orario, esattamente come vate voi. Arriva il giorno della predicazione, e a causa di qualche cosa, voi disdicete l’appuntamento di servizio che avevate programmato! L’angelo è lì ad aspettarvi al luogo dell’appuntamento ma voi non ci siete. Lui è lì e voi no! Stiamo venendo meno a un servizio significativo che coinvolge anche gli angeli. Che cosa penserà Dio di voi?” Ecco, questo è un esempio di come venga usato l’uditorio per generare sensi di colpa all’interno dei fedeli. Addirittura diamo buca agli angeli!

Un altro modo per spingere i fedeli a reagire è quello di paragonarli a dei ladri! Sì, hai letto bene! Proprio a dei ladri! Non riusciamo ad ottemperare a tutti i doveri cristiani assegnati? Allora vuol dire che siamo dei ladri! Infatti, rubiamo del tempo a Dio! Dio ci ha messo qui donandoci dei compiti da svolgere e noi non lo facciamo. Questo è rubare il tempo a Dio! In altre parole, sei un criminale!

C’è l’imperdibile finale di coppa uefa la sera e guarda caso proprio quella sera cade il settimanale appuntamento per l’adunanza di servizio a cui partecipare con la comunità? Guai se dovessi decidere di prenderti una serata di divertimenti e guardarti in santa pace la partita in TV. Le riviste prodotte dalla dirigenza, puntualmente avvertono che se si fa così (e stiamo parlando di una sola, misera adunanza saltata) allora il nostro cuore non è devoto a Dio in quanto mettiamo le partite al primo posto, prima di Lui! I)noltre ti fanno notate che così non segui le direttive dell’apostolo Paolo, il quale in Ebrei 10:25 dice quanto segue:

"25 non abbandonando la nostra comune adunanza, come alcuni ne hanno l’abitudine, ma incoraggiandoci l’un l’altro e tanto più mentre vedete avvicinarsi il giorno."

A parte che qui l’apostolo Paolo parlava di ‘abbandonare’ non di ‘mancare a un’adunanza’, ma ciò non ha importanza, perché per il CD stai già dimostrando di non tenerci a Dio, e quindi non sei un bravo fratello spirituale. Quindi, stai attento perché ti stai giocando la prospettiva di vivere sulla terra per sempre! Ed ecco altri sensi di colpa che si accavallano per una, ripeto, sola misera adunanza saltata.

“A Marzo, Aprile e Maggio le giornate si allungano, che cosa c’è di meglio che fare i pionieri ausiliari in questi mesi? E’ il privilegio più meraviglioso che esista no?”
“Ma io non voglio farlo perché la sera ho l’appuntamento per andare in palestra a fare esercizi fisici; a me tenermi in forma piace!”
“Ma secondo te, con tutte le persone che ci sono da salvare ancora, tu stai lì a preoccuparti degli esercizi fisici? Ricorda che il Regno è imminente e che da un giorno all’altro può scoppiare la grande tribolazione! Il sangue della gente che non hai avvisato ricadrà sulla tua propria testa!”
E non è un esagerazione, si è sempre insegnato che se non ti dai da fare secondo la tua potenzialità massima, allora la vita delle persone che non avrai avvisato per tempo, ricadrà sulla tua propria testa! In altre parole, Dio ti distruggerà!

Per non parlare poi dei sensi di colpa che uno deve provare se desidera fare un compleanno! Il compleanno è una festa pagana, odiata da Geova! Che fai? Ti metti ad amare le cose del mondo? Questo vuol dire che non ami Dio e Suo Figlio. Infatti Gesù disse: “Chi non è con me, è contro di me!”. 1° Giovanni 2:15 aggiunge:
“15 Non amate il mondo né le cose del mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui;”
E se l’amore del Padre non è il lui è ovvio che verrà distrutto! E per cosa poi? Per aver desiderato di passare una bella giornata coi tuoi parenti ricordando il felice giorno della tua nascita!

Guai se dici “salute” a qualcuno che starnutisce! E’ un gesto pagano pure quello!
Guai se fai cin-cin con il bicchiere a una cena fra amici. E’ simbolo di paganesimo che DISPIACE A DIO!
Guai se non ti penti se hai fatto fare una trasfusione di sangue a tuo figlio per non farlo morire in sala operatoria! E’ stato compiuto un peccato grave, se non ti penti di ciò che hai fatto, dovrai darne conto a Dio.

Il punto focale di tutto il discorso è che la dirigenza troppe volte si mette nei panni di Dio e ne interpreta il pensiero, anche arrivando a dire cosa Dio vuole o no perfino sulle piccole cose della vita di tutti i giorni! Se uno aveva un certo stile di vita o dentro di se’ ha delle caratteristiche spiccate nella sua personalità, per sensi di colpa continui e per paura, deve costantemente soffocare tale personalità nell’oblio! Di conseguenza la mente non è libera! E non può prendere ragionevolmente delle decisioni che non sono sue.

Con questo non voglio dire che per tutti è così, attenzione! Chi ha un carattere o una personalità che ben si allinea con lo stile di vita delineato dalla dirigenza, i sensi di colpa certamente non li sentirà neanche. Non è uno sforzo per lui praticare ciò che la dirigenza dice! E’ già innato nella sua personalità. Ma chi , per contro, ha passioni o aspirazioni che siano diverse da come la dirigenza intende la vita del cristiano, allora si troverà sempre in eterna conflittualità con sé stesso, fino al punto che rischierà di esaurirsi.

Io non dico che in altri gruppi o comunità i sensi di colpa non ci siano. Ma nelle comunità chiuse in cui si punta al conformismo e all’essere sempre operosi nelle attività cui la dirigenza dà tutta l’importanza, i sensi di colpa vengono amplificati a dismisura.

Te lo dico per esperienza personale.
il.gabbiano
00lunedì 12 giugno 2006 17:36
Re:
Written by: Bicchiere mezzo pieno 12/06/2006 16.01
---------------------------
> Carissimo Gabbiano,
(che potevi benissimo dispensare
> dal riportare, dato che nel topic si dovrebbe parlare
> solo di sensi di colpa),


Carissimo Bicchiere,
mi pare che anche tu, se mi consenti di dirlo, parti in questa faccenda con il piede nella forma sbagliata.
Che cosa avrei detto di così drammatico che avrei potuto dispensarmi dal riportare? Ecco tutto quello che ho detto:

"A parere di forum vicini di casa, non paghi nell'aver evidenziato teniche di condizionamento, d'indottrinamento, di manipolazione mentale, di immagini sublimali etc., messe in atto, a parer loro, da una particolare comunità religiosa, vi aggiungono, come altro e conseguenziale ingrediente, I SENSI DI COLPA.
Insomma...un disastro che di più non si può udire in giro, con la solita avvertenza a tenersi a distanza da detti gruppi settari, per non subire il disastro esistenziale."

Vorresti dire che non è vero?
A me piacerebbe capire bene a chi attribuire la regia di tutto questo, anche se un'idea di massima ce l'ho. D'altro canto non è poi nemmeno troppo nascosta...anzi.
E' vero che ognuno è libero di dire ciò che vuole, ma deve imparare che la caccia alle streghe, anche se di primo acchitto può apparire degna e giusta, basandosi sulla teoria del sospetto, finisce per ottenere effetti disastrosi in fatto di violazione dei diritti di scelta e di coscienza delle persone.
Così che mentre da un lato si rivendicano i propri diritti, si finisce, dall'altro, per calpestare i diritti altrui.
La questione dei sensi di colpa, così come impostata, ricade in questa considerazione.


> trovo che equiparare le
> lamentele fatte da persone che in prima persona
> (e vorrei sottolinearlo questo!) alla ‘caccia alle
> streghe’ è del tutto fuorviante e non rende per
> nulla giustizia all’argomento di cui stiamo trattando.

Dove avrei fatto questa equiparazione? Non ci siamo. Le esperienze che si leggono in giro nei vari forum rappresentano un squarcio di vita vissuta, di cui bisogna certamente tener conto, ed in ciò le comunità religiose, inlusa la WT, non sono certamente dolci e comprensive, nè molto disponibili a sanare un contenzioso che è certamente lesivo della dignità dei credenti.
Vedi ad esempio il caso Pucci.
Utilizzare però l'ostracismo praticato dalle comunità religiose come strumento/occasione per dare il via alla "caccia alle streghe", con il fine di colpire alle fondamenta le libertà religiose di credenti, che in quelle comunità ci stanno bene, è un mezzo che non si conforma alla pace sociale ed al rispetto dei fondamentali diritti umani, oltre a risultare poco credibile a chi, in vero, potrebbe fare qualcosa per sanare queste micidiali incomprensioni fra comunità e credenti.
I sensi di colpa, caro amico, hanno un'unica origine ed è su quell'origine che va puntato il dito, e non interpretarli come la conseguenza dell'appartenenza religiosa, come invece vogliono far credere certi signori (mi riferisco ad un largo ventagli di addetti nei vari forum e siti). Perchè lo vogliono far credere? Semplice...per eliminare la concorrenza religiosa.
Difatti tu stesso centri meravigliosamente il problema quando dici:
"Con questo non voglio dire che per tutti è così, attenzione! Chi ha un carattere o una personalità che ben si allinea con lo stile di vita delineato dalla dirigenza, i sensi di colpa certamente non li sentirà neanche. Non è uno sforzo per lui praticare ciò che la dirigenza dice! E’ già innato nella sua personalità. Ma chi , per contro, ha passioni o aspirazioni che siano diverse da come la dirigenza intende la vita del cristiano, allora si troverà sempre in eterna conflittualità con sé stesso, fino al punto che rischierà di esaurirsi."
In questo tuo esposto non condivido che in alcuni sia "innato" un certo atteggiamento. Per il resto il discorso è perfetto e mette a nudo la vera causa dei sensi di colpa.
La stessa cosa fa Raffaello nel suo post sui sensi di colpa (forum liberamente). Colpisce in buona parte nel segno circa la loro origine.
Entrambi mettete l'accento sulla formazione della caratterialità personale, cosa che condivido assolutamente, anche se il discorso sarebbe da ampliare. Cosa centra dunque l'adesione ad un gruppo come spiegazione della causa principe dei sensi di colpa? Poi possiamo dilungarci sulla loro origine, ma non è corretto predicare che:
I sensi di colpa sono made WT
Il condizionamento è made WT
Il lavaggio del cervello è made WT
Il plagio è made WT
Il settarismo è made WT

Quasi a voler dire che tutto ciò che non va nel mondo è da ricercarsi presso la WT.

> Non c’è che dire, un ottimo modo per cimentarsi
> nel gioco delle tre carte e rigirare completamente
> la frittata a proprio piacimento.

E' una tua libera impressione, non sento che mi appartiene, non ho voglia di giocare come pensi tu. Devo ringraziarti per avermelo attribuito?


> Posso ricordarti che in quel forum ci sono persone si
> ncere e che io conosco, le quali sono stati cacciate
> in malo modo solo perché avevano esternato le loro
> perplessità e i loro pensieri che non si omologavano
> col conformismo interno del gruppo?

Non ho tirato in ballo questa faccenda. Su ciò che dici qui concordo in pieno, ma tutto ciò non centra con l'origine dei sensi di colpa, che vanno ricercati altrove, come tu stesso ammetti.Però pare che qui si voglia difendere certe posizioni assunte più che le ragione che portano a quelle posizioni.
Dire che l'adesione alla WT sia responsabile dei sensi di colpa è esattamente come dire che in certi dipinti si nascondano immagini sublimali recanti chissà quale oscuro messaggio.
Entrambi questi concetti, se fatti passare, potrebbero essere potenzialmente pericolosi socialmente. Non rappresentano la verità, perchè dunque condividerli?

Il resto del discorso che fai resta in un ambito sul quale si può discutere, sul quale si può dissentire, sul quale alcuni cederanno al dissenso ed altri all'asssenso, ma non rappresenta il nocciolo fondamentale sul discorso che personalemente intendo portare avanti. Difatti il tuo discorso si potrebbe ripetere allo stesso modo in ambito cattolico ed in altri ambiti. Ogni comunità ha le proprie regole, condivisibili o meno che siano.

> Io non dico che in altri gruppi o comunità i sensi di
> colpa non ci siano. Ma nelle comunità chiuse in
> cui si punta al conformismo e all’essere sempre
> operosi nelle attività cui la dirigenza dà tutta
> l’importanza, i sensi di colpa vengono amplificati
> a dismisura.

Posso accordarti questo passaggio. Devo però dire che tu non hai condotto uno studio che dica dove e perchè il disagio dei sensi di colpa persiste di più. Difatti, dai sondaggi che io ho a disposizione, non risulta che l'abito religioso sia il più colpito. Ad ogni modo non è importante, nel senso che può essere verissimo che in certi ambiti si svilupppino di più o di meno i sensi di colpa...ho detto che si sviluppino, non che si originino, il che è un'altra musica da suonare con altri strumenti.

> Te lo dico per esperienza personale.

La tua esperienza personale, come quella di altri, rappresenta un racconto di vita vissuta e narra come quel percorso è stato vissuto (per alcuni male, per altri bene), ma non spiega l'origine dei sensi di colpa. Tuttalpiù può spiegare, come hai già detto, che i sensi di colpa possano crescere in più o in meno a seconda di come ci si rapporta con la comunità.

Grazie per il tuo intervento. [SM=g27987]

Tanti saluti

Il Gabbiano
Bicchiere mezzo pieno
00lunedì 12 giugno 2006 19:31

Scritto da 'Il Gabbiano'
Carissimo Bicchiere,
mi pare che anche tu, se mi consenti di dirlo, parti in questa faccenda con il piede nella forma sbagliata.



Avevo del tutto frainteso le tue intenzioni e me ne scuso, poiché non era nei tuoi progetti screditare indiscriminatamente tutta un’intera comunità virtuale che fa associazione, ma solo quelli che, battendo di gran lunga tutti gli altri partecipanti, demonizza in maniera altisonante e enfatica, ogni singola virgola che fuoriesca dalla confessione religiosa in oggetto.
Invece, noto con estremo piacere che tu sei contro l’estremismo sfegatato, il voler perseguire a tutti i costi un gruppo religioso attribuendogli tutte le colpe del mondo. Il male non è focalizzato solo nei Tdg, così come solo nei Tdg non è focalizzata la santità. Esistono comportamenti buoni o disdicevoli in tutte le comunità, senza distinzione alcuna! Ed è il male presente in tutte le comunità che deve essere estirpato! Quando le comunità si ergono a nemiche dell’individualità dell’uomo, cercando di assottigliarla o addirittura cancellarla, allora bisogna scendere in campo con zelo per fare qualcosa.
Questo qualcosa non è usare qualunque espediente per cancellare completamente la comunità dalla faccia della terra, così da farla diventare solo uno sbiadito ricordo, bensì consiste nel porre un cambiamento, un cambiamento che possa tutelare tutti in maniera uguale, senza che alcuni vengano favoriti rispetto ad altri.
In questo concordo e ho sempre concordato con te. Mi rendo in effetti conto che l’unico vero tuo intento era quello di partire da una discussione già esistente in altro forum solo per entrare nei meriti dell’argomento dei sensi di colpa. Non è un pretesto per condannare tutta un’intera comunità virtuale senza possibilità di appello. Ripeto, ti ho frainteso, e ti chiedo scusa.


E' vero che ognuno è libero di dire ciò che vuole, ma deve imparare che la caccia alle streghe, anche se di primo acchitto può apparire degna e giusta, basandosi sulla teoria del sospetto, finisce per ottenere effetti disastrosi in fatto di violazione dei diritti di scelta e di coscienza delle persone.
Così che mentre da un lato si rivendicano i propri diritti, si finisce, dall'altro, per calpestare i diritti altrui.
La questione dei sensi di colpa, così come impostata, ricade in questa considerazione.



Fondamentalmente sono d’accordo su tutto quanto hai detto. E vorrei ampliare il tuo discorso facendo un esempio storico che testimonia il passaggio da un estremismo all’altro in fatto di rivendicazione dei diritti: la rivoluzione francese!
I nobili avevano grandissimo potere prima che la Francia diventasse una Repubblica. Imponevano le tasse che volevano. Godevano del frutto del lavoro dei contadini e avevano potere decisionale assoluto su qualunque aspetto riguardasse il Paese. La classe bassa invece non aveva diritti ma solo doveri e doveva lavorare come un asino, sgobbando dalla mattina alla sera, soltanto per sopravvivere. I diritti della classe bassa erano ripetutamente calpestati e schiacciati come feccia di strada! Era ovvio che la situazione diventava insostenibile. L’esasperazione della gente povera, subente tutti questi soprusi, crebbe a dismisura finché a un certo punto non ce la fecero più e, carica di armi, si rivoltò contro la dittatura della monarchia, compiendo una strage talmente immane da essere ricordata ancora oggi. Quanti nobili vennero ghigliottinati, fra la festa della folla! Quanta gente fu barbaramente uccisa. Questo in nome della rivendicazione dei propri diritti. Un’idea giusta e lodevole è sfociata in un putrido bagno di sangue!
Togliere la vita ai nobili non era la soluzione! Occorreva che la gente si adoperasse e raggiungesse degli accordi coi la classe più abbiente, però l’astio e il risentimento verso la suddetta classe li spinse a compiere efferati delitti. In sostanza, dall’estremo in cui erano andarono all’altro estremo, rivendicando i propri diritti ma distruggendo il diritto dei nobili di continuare a vivere.
Ecco cosa provoca il risentimento. Ammettendo che si abbiano i motivi giusti, se la parte avversa nota che siamo disposti a fare qualunque cosa pur di dare spazio a noi infischiandocene di lei, allora essa andrà sulla difensiva, rispondendo in modo proporzionale all’attacco. Scoppia la guerra e ne vengono fuori solo vittime, sia da una parte che dall’altra. Ecco, è questo che va impedito, prima che sia troppo tardi! Come dico sempre bisogna che gli ex e i Tdg trovino un punto d’incontro per instaurare un dialogo reciproco di beneficio comune, ove, chiunque abbia le proprie esigenze e le proprie convinzioni possa viverle con dignità senza calpestare l’altro. Questo può essere raggiunto quando si accetta la diversità dell’altro, pur essendo consapevoli che noi non saremo mai come lui, ma che in maniera analoga alla sua i nostri diritti vengono rispettati così come lui rispetta i nostri.
In fondo credo che vivere in società sia proprio questo. Accettare la diversità, pur mantenendo le tue ferme convinzioni personali, interessandoti anche alle credenze o alla cultura degli altri, senza alcun dovere verso nessuno, tranne che per quello che tu stesso, DA SOLO, ti sei autoimposto di perseguire.


Dove avrei fatto questa equiparazione? Non ci siamo. Le esperienze che si leggono in giro nei vari forum rappresentano un squarcio di vita vissuta, di cui bisogna certamente tener conto, ed in ciò le comunità religiose, inlusa la WT, non sono certamente dolci e comprensive, nè molto disponibili a sanare un contenzioso che è certamente lesivo della dignità dei credenti.
Vedi ad esempio il caso Pucci.



Ecco, proprio il caso Pucci è l’esempio lampante di quanto dicevo io prima. Per colpa della caccia alle streghe perpetrate da esponenti delle religioni di maggioranza, le quali demonizzano completamente le religioni di minoranza, anche le buone intenzioni di gente sincera come Vito vengono scambiati per attacchi totali su scala globale! L’uso di strade estremiste senza via di mezzo porta sempre a risultati di diffidenza, coinvolgendo anche eventuali persone sincere che non vogliono male alcuno.


Utilizzare però l'ostracismo praticato dalle comunità religiose come strumento/occasione per dare il via alla "caccia alle streghe", con il fine di colpire alle fondamenta le libertà religiose di credenti, che in quelle comunità ci stanno bene, è un mezzo che non si conforma alla pace sociale ed al rispetto dei fondamentali diritti umani, oltre a risultare poco credibile a chi, in vero, potrebbe fare qualcosa per sanare queste micidiali incomprensioni fra comunità e credenti.



Su questo concordo in toto con te! Sopra mi sembra di aver illustrato per bene le possibili conseguenze della caccia alle streghe.


I sensi di colpa, caro amico, hanno un'unica origine ed è su quell'origine che va puntato il dito, e non interpretarli come la conseguenza dell'appartenenza religiosa, come invece vogliono far credere certi signori (mi riferisco ad un largo ventagli di addetti nei vari forum e siti). Perchè lo vogliono far credere? Semplice...per eliminare la concorrenza religiosa.



Vedo che fai un distinguo fra ‘origine’ dei sensi di colpa e ‘alimentazione’ dei sensi di colpa. Dici che hanno un’unica origine e che non sono conseguenza dell’appartenenza a un determinato gruppo, posso sapere allora, per te, qual è l’origine incipiente dei sensi di colpa?


Difatti tu stesso centri meravigliosamente il problema quando dici:
"Con questo non voglio dire che per tutti è così, attenzione! Chi ha un carattere o una personalità che ben si allinea con lo stile di vita delineato dalla dirigenza, i sensi di colpa certamente non li sentirà neanche. Non è uno sforzo per lui praticare ciò che la dirigenza dice! E’ già innato nella sua personalità. Ma chi , per contro, ha passioni o aspirazioni che siano diverse da come la dirigenza intende la vita del cristiano, allora si troverà sempre in eterna conflittualità con sé stesso, fino al punto che rischierà di esaurirsi."



Esatto! Volevo mettere in mostra che non per tutti esistono esperienze negative, ma ce ne sono anche positive. Innuendo80, Seabiscuit, Ebe e altri sono persone che hanno vissuto e vivono meravigliosamente la loro appartenenza religiosa. Al contrario, io, ghandi, Sonny, e altri ancora l’abbiamo vissuta con percezione diversa. Ecco perché volevo avvertire di non generalizzare troppo il discorso!


In questo tuo esposto non condivido che in alcuni sia "innato" un certo atteggiamento.



Perché no? Non pensi che la genetica, l’ambiente familiare, le amicizie e le attitudini mentali avute sin dall’infanzia, possano predisporre per certi tipi di atteggiamenti?


sensi di colpa sono made WT
Il condizionamento è made WT
Il lavaggio del cervello è made WT
Il plagio è made WT
Il settarismo è made WT


Concordo! Abbasso l’etichettatura distintiva per apostrofare una comunità!


Grazie per il tuo intervento.


Ma di che? Siamo qui proprio per dialogare. fdetr
il.gabbiano
00lunedì 12 giugno 2006 22:11
Re:
Written by: Bicchiere mezzo pieno 12/06/2006 19.31
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> Avevo del tutto frainteso le tue intenzioni e me ne s
> cuso, poiché non era nei tuoi progetti screditare
> indiscriminatamente tutta un’intera comunità virtuale
> che fa associazione, ma solo quelli che, battendo
> di gran lunga tutti gli altri partecipanti, demonizza
> in maniera altisonante e enfatica, ogni singola
> virgola che fuoriesca dalla confessione religiosa
> in oggetto.


[SM=g28002] Sei stato gentilissimo e conciliante...hai compreso perfettamente...non ho alcuna intenzione di inimicarmi nessuno, perchè sarebbe una contraddizione in termini. Qualcuno può aver inteso il mio comportamento come una dichiarazione di guerra, ma, il tuo intervento, pacato, franco e chiarissimo, ha sgombrato il campo da ogni equivoco, per chi ne avesse ancora.
Di meglio, io, non avrei potuto fare. Grato.


> Mi rendo in effetti conto che l’unico vero tuo
> intento era quello di partire da una discussione
> già esistente in altro forum solo per entrare nei
> meriti dell’argomento dei sensi di colpa. Non è
> un pretesto per condannare tutta un’intera comunità
> virtuale senza possibilità di appello.

[SM=g28002]

> ... chiunque abbia le proprie esigenze
> e le proprie convinzioni possa viverle con dignità
> senza calpestare l’altro.
> In fondo credo che vivere in società sia proprio
> questo.

[SM=g28002]

> Vedo che fai un distinguo fra ‘origine’ dei sensi di
> colpa e ‘alimentazione’ dei sensi di colpa. Dici
> che hanno un’unica origine e che non sono conseguenza
> dell’appartenenza a un determinato gruppo, posso
> sapere allora, per te, qual è l’origine incipiente
> dei sensi di colpa?


Sì, per me molto relativamente e dilettantescamente, ma soprattutto dal punto di vista di studiosi del settore che si cimentano tutti i giorni in questi studi.
Ora sono intento a guardarmi la partita [SM=g28002] 1-0 per l'Italia, ma lo farò appena mi sarà possibile.


>

In questo tuo esposto non condivido che in alc
> uni sia "innato" un certo atteggiamento.


>
> Perché no? Non pensi che la genetica, l’ambiente fami
> liare, le amicizie e le attitudini mentali avute
> sin dall’infanzia, possano predisporre per certi
> tipi di atteggiamenti?

Ad eccezione della "genetica", tutte le altre circostanze potrebbero predisporre.

Alla prossima

Con simpatia

Il Gabbiano
il.gabbiano
00martedì 13 giugno 2006 13:34
Bicchieremezzopieno:


> Vedo che fai un distinguo fra ‘origine’ dei sensi di
> colpa e ‘alimentazione’ dei sensi di colpa. Dici
> che hanno un’unica origine e che non sono conseguenza
> dell’appartenenza a un determinato gruppo, posso
> sapere allora, per te, qual è l’origine incipiente
> dei sensi di colpa?


Che i sensi di colpa abbiano un'unica origine non lo dico evidentemente io, ma studiosi di analisi, con i quali mi trovo d'accordo.
Va da sè che la complessità del fenomeno non si risolve con qualche post, nè con molti post, però è possibile farsi un'idea più o meno vaga del problema.
Diciamo, molto sommariamente e con le dovute cautele, che il cervello di un neonato è, in un certo qual senso, paragonabile ad un pc non ancora programmato (gli esempi non vanno mai presi come verità di fede, ma come indicazioni sommarie di un processo molto complesso, tanto per comprenderlo in qualche grado).
Il pc non si autoprogramma, ma risponde alle esigenze di una mente esterna a sè. Questa mente esterna detiene il potere sul pc. Il pc risponde semplicemente agli stimoli che gli vengono forniti.
Non così per il cervello del neonato, che ha un sistema di autoprogrammazione, ma anche di deprogrammazione (formattazione); non ha perciò bisogno di operatori esterni che, nel nostro esempio, sarebbero rappresentati da un'autorità esterna con un proprio potere. Non ha bisogno della loro autorità e del loro potere, perchè ha un'autorità ed un potere proprio...e' autosufficiente.
Non ha bisogno, come inveced spesso avviene, di rendersi pc per l'uso di un operatore esterno.
Finchè il neonato è stato nell grembo materno è dipeso per la vita e la sua formazione in tutto è per tutto dalla madre, ma poi, una volta venuto alla luce, è stato reciso il cordone ombelicale ed ha cominciato a vivere on i suoi polmoni, con il suo sangue, anche se la madre servierà ancora per accompagnarlo nella sua totale indipendenza, nutrendolo.
Quando una persona adulta dimostra mammismo, diciamo che non ha ancora reciso il cordone ombelicale dalla mamma.
Una persona sana prima o poi acquisterà la sua completa autonomia fisica dai genitori...idem accade nel mondo animale.
A questo punto, nonostante il buon rapporto con la madre e con il padre, la persona deciderà lui che cosa mangiare, quando mangiare, dove mangiare, dove e quando dormire...in pratica cessa
il rapporto di dipendenza.
Con ciò non significa che la madre non possa invitarlo a cenare con lei, a dormire di tanto in tanto da lei, a consigliarlo in certi momenti, a suggerirgli certe idee etc., però poi, valutato tutto ciò, sarà il figlio ad adottare la decisione finale.

Abbiamo parlato prima di autoprogrammazione del neonato e di operatori esterni a lui con una loro autorità.
Uno di questi operatori esterni è senz'altro la madre, quindi il padre, poi i nonni, le zie, i vicini, il paese, la soscietà tutta, non solo, ma anche:
--le cose inanimate (i tuoni ed i fulmini un tempo erano considerati dei, perciò un'autorità con un potere)
--gli animali (è noto a tutti il loro uso nel sacro)
--le piante (idem)
i sentimenti:
--l'amore (potrebbe creare dipendenza ed essere considerato sacro)
--l'odio (idem)
--un'ideologia politica (può essere considerata sacra, vista perciò come autorità esterna a sè)
--una fede religiosa (idem)
--il concetto stesso di divino e perciò dio in tutte le sue accezioni
--in genere qualunque cosa animata ed inanimata, ma anche astratta. Questo ci fa ricordare la scelta fra il "sabato" per l'uomo o l'uomo per il "sabato".

Come acquista autonomia fisica, il neonato dovrebbe acquistare anche autonomia decisionale. Non può dipendere sempre dall'autorità altrui.
Ma i genitori non hanno il dovere di indirizzarlo alla vita ed alla sua morale?
Certamente.
Però indirizzare non ha lo stesso significato di imporre ed esercitare autorità su di lui, con l'intento di assumerne il controllo a vita. Una persona del genere diventerebbe come quella che non si stacca mai dal cordone ombelicale della mamma.
Chi è la mamma?
Lo abbiamo detto prima, parlando di autorità esterne e del loro potere, citando tutta quella vasta gamma fra cose, persone ed astrazioni.
Una persona che non opera in autonomia ma continua ad operare secondo le indicazioni di autorità esterne a lui è, purtroppo, una persona succube, dipendente, senza autonomia propria, senza capacità decisionali. Per ogni cosa ha bisogno di chiedere e d'essere rassicurata in quanto alla sua condotta, a se fa bene o male. Agisce e vive secondo meccanismi autoritari che non appartengono a sè ma ad altri.
Invece di faar interagire la sua autorità con quella altrui, lui consente solo all'autorità altrui d'aver presa su di sè (vedi ad esempio kamikaze).
La sua preccupazione non è decidere secondo la sua capacità di autoprogrammazione e sencondo la sua autorità interiore, che scarta perchè non è stato abituato ad esercitarla, (anche perchè è più comodo se decidono gli altri oltre che meno dispendioso), ma decidere secondo le molteplici volontà delle autorità esterne a lei.
Va da sè che un neonato di questo tipo, se non dovutamente avviato ed educato alla vita e portato a prendere le proprie decisioni ed a rendersi respondabile per esse, finisce per dipendere dall'autorità altrui e per mandare all'ammasso il suo cervello. Per altri, che si rendono conto che qualcosa non funziona, inizia un conflitto interiore e si trovano ad essere in lotta fra ciò che essi pensano e farebbero e ciò che hanno recepito e condiviso dall'autorità esterna.
Questo conflitto si può tradurre in un disagio o più disagi, che a loro volta possono ingenerano sensi di colpa, dovuti al fatto di non sentire più certi dettami, di non condividere più certe posizioni, d'aver fatto le cose in contrasto con l'autorità esterna a sè etc. etc.
Inizio un processo di cattiva stima di sè, perchè?
Perchè era stato abituato a stimarsi solo e quando ubbidiva all'autorità esterna a sè, era stato abituato a vivere per l'altro, per gli altri, per il sole, per la luna, per gli animali, per le divinità etc, etc, ma non per sè.
Era stato abituato a rinunciare a sè, a calpestarsi, a sottomettersi e a vivere per l'altro, a gioire per l'altro, a sacrificarsi per l'altrui autorità, a dedicargli la vita etc. etc. Nota bene...questi processi sono stati tutti processi che lui ha cercato e per i quali si è predisposto.
Quando però qualcosa non ha funzionato, improvvisamente s'accorge del disagio, ed è iniziato in lui un periodo traumatico, durante il quale i concetti di amore, sottomissione, sacrificio etc, cominciano ad assumere una connotazione diversa, ad essere visti come abusi, come sottrazione del proprio potere decisionale, come appropriazione della propria esistenza etc.
Non poteva essere che così.
Finchè, come diceva Bicchiere, la persona convive bene con il concetto di autorità esterna a sè non s'avvede di nulla. E' spinto, anzi, a disapprovare la condotta di chi mette in discussione tutto, a non capirla ed a rigettarla.

Non vorrei dilungarmi.

Sta di fatto che l'origine dei sensi di colpa dipende dalla programmazione iniziale. Dall'accettare come indiscussa l'autorità esterna a sè, a partire da quella della madre.
C'è da dire che il modo di porsi dei genitori non è fatto in mala fede, ma in buona fede. Idem, in linea di massima, per tutte le altre autorità.
Per questo ho detto che Raffaello ha centrato il punto quando ha detto d'essersi riappropriato della sua capacità di pensare, che è capacità decisionale.
Non è detto però che i sensi di colpa debbano sussistere per sempre.
Poichè il neonato ha la capacità di programmarsi, ed in questo è supportato inizialmente dai genitori e poi dalla società, può, in qualunque momento rivedere lo stato del suo programma e, come si informaticamente, rifommattarsi.
Ci vorrà tempo, ma sarà sicuramente possibile e piacevole.
Il mio spunto non vuole avere la connotazione dell'oro colato, nè essere la soluzione ai molteplici problemi della personalità umana, ma è un piccolo, anche se insignificante, contributo al desiderio di chi desidera mandare a spasso il disagio.

Spero di non averti annoiato.

Tanti saluti

Il Gabbiano


























il.gabbiano
00martedì 13 giugno 2006 21:25
LIBERO ARBITRIO
Si parla tanto di libero arbitrio, che equivale al riconoscimento della capacità dell'essere umano di autogestirsi in libertà, poi
di fatto
gli si dice: " hai il libero arbitrio, ma se non fai come ti dico io (se non ti sottometti alla mia autorità), ti rompo le ossa e ti mando all'inferno".
Il massimo della contraddizione.
Così dappertutto si predica il libero arbitrio, ma sin dai primi giorni di vita il neonato è sottoposto a divieti continui. Apprende via via, suo malgrado, che non è poi così libero. Apprende che si deve l'ubbidienza all'autorità dei genitori, successivamente viene catechizzato ed apprende che si deve rendere il conto non solo ai genitori ma anche alla divinità. A quell'età apprende tutta una serie di regole e le conseguenze della loro violazione.
Entra perciò da subito in confitto con se stesso, sorpattutto non ha l'esatta percezione del concetto di autorità e di potere, ed ancor meno ha la percezione del libero arbitrio.
Impara a dire, magari controvoglia, il famigerato "gnor sì", che è quell'ubbidienza passiva, mal digerita, forzata, ma non impara a conoscere il peso della sua libertà decisionale e ad interagire con le altre autorità in posizione di parità.
Impara che l'autorità massima c'è già e che a quell'autorità bisogna sottomettersi.
Col tempo impara che esistono diverse correnti di autorità e, perciò, di potere.
Vede che le forme di religiosità sono molteplici e che ognuna avoca a sè il diritto di depositaria della verità assoluta e di amministrarla. Aumenta la confusione.
A questo punto un impianto dottrinale può apparirgli più consono alle sue aspettative e l'accetta, aderendovi.
All'indottrinamento è già abituato da neonato, si tratta solo di dirigerlo in una diversa direzione, che è ciò che viene normalmente fatto da ogni comunità religiosa, attraverso corsi di catechizzazione/indottrinamento.
Sa già in partenza che lui non ha nè autorità nè potere e che queste facoltà vanno delegate ad altri, persone, cose od astrazioni che lui accetta come punti di riferimento e come dispensantori della verità.
Tutto è così predisposto, per la maggioranza, sin dalla nascita...si tratta solo di stabilire e di scegliere quali saranno i suoi nuovi punti di riferimento.
Egli è già pronto a tutto. E' pronto a subire ed a sottomettersi.
L'unica differenza fra una religiosità ed un'altra può essere data da una maggiore o minore adesione al credo, da un maggiore o minore impegno, ma, fondamentalmente, l'individuo è già predisposto a tutto...ANCHE AI CONFLITTI ED AI SENSI DI COLPA.

Una conversione religiosa spesso sposta l'adesione da una comunità ad un'altra, ma non restituisce dignità al credente, non gli restituisce la stima di sè, ma sposta solo l'asse di riferimento da un'altra parte, sottoponendolo a nuove misure di fede, a nuovi divieti ed a nuove speranze.
Alcuni vivranno questa esperienza come una specie di rigenerazione, una nuova speranza, un nuovo supporto morale.
In questo modo alcuni possono addirittura trovare sollievo per la nuova scelta e convincersi d'aver trovato la verità.
L'autorità resterà comunque come concetto esterno a sè, che non gli appartiene e a cui deve rendere il conto, volente o nolente, della propria esistenza. Prima o poi, però, sarà possibile che anche con questa nuova scelta potranno avvertirisi i disagi e potranno iniziare i conflitti interiori.
Questa è la catena che, con i suoi ingranaggi a vite senza fine, continua da tempo immemorabile.
Ma i sensi di colpa a che servono in fondo?
Servono veramente?
Certo.
Da sempre chi governa, chi detiene il potere, sa che è grazie ai sensi di colpa che è possibile continuare a dominare.
Sa che i sensi di colpa sono potenti alleati per tenere buona e sottomessa la gente.
Sa che se sparissero sarebbe compromesso irrimediabilmente il potere.
La paura è essenziale per dominare, così com'è essenziale al genitore la paura del lupo per tenere buono e bravo il suo bimbo, senza però rendersi conto che lo sta condizionando, così come sono importanti ed essenziali le paure dei castighi sacri per tenere buoni, bravi e sottomessi i credenti.
Disfarsi di queste paure non è così semplice, ci vuole tempo e riflessione, ma, come il bimbo con il tempo perde la paura del lupo cattivo, così è possibile lasciare nell'oblio le paure che ci hanno sottomessi ad autorità esterne a noi, quelle che ci hanno privato del libero arbitrio, tanto decantato, ma mai concesso.

Con questo non intendo destabilizzare le autorità di nessun tipo, ma far comprendere che è necessario un nuovo approccio con esse, un approccio che tenga conto delle libertà reciproche, dei diritti che sono di ogni essere umano dalla nascita, come il diritto alla vita, alla libertà, alla libertà di espressione, di pensiero, di parola, di coscienza e di scelta, oltre che ad altri naturali diritti, diritti che nessuno dovrebbe ipotecare annullando le coscienze altrui e sostituendovi.

Tanti saluti

Il Gabbiano
il.gabbiano
00giovedì 15 giugno 2006 14:28
il potere della verità è il potere dei più forti
Gli uomini sono esseri che hanno capacità, partendo da premesse, ed attraverso una serie di considerazioni logiche tutte coerenti fra loro, di giungere a delle conclusioni.
Esempio: Stante il sole al suo posto, poichè la terra gira intorno a se stessa ed intorno al sole in un periodo di tempo x, ne conseguono notte e giorno, settimane, mesi e stagioni.
Sembra una banalità. Eppure ci sono stati tempi in cui gli uomini, pur partendo dalla premessa del sole, attraverso una serie di passaggi altrettanto logici e coerenti, sono giunti a conlusioni diverse.
In genere le conclusioni a cui si giunge vengono definite verità.
Ai giorni di Galileo vi era la verità sua e quella della Chiesa.
Due conclusioni diverse, ognuna ritenuta dal proprio punto di vista verità. Il caso di Galileo è un pò diverso, perchè egli oppone alla verità della Chiesa la sua verità suffragata da prove.
La dimostrazione è un elemento che gioca a favore di una conlusione piuttosto che di un'altra.
Spesso però non basta.
Difatti a determinare se una conclusione sia o meno verità non è la dimostrazione di essa, ma l'imposizione di essa attraverso un sistema di potere, il potere del più forte.
Se noi giungiamo a conclusioni che consideriamo vere in genere ne parliamo e le condividiamo. Se risultano convicenti le nostre conclusioni potrebbero essere accettate come vere anche da alcuni altri.
Convincere significa appunto vincere con, vincere insieme.
La verità intesa dai più come tale è quella che viene accettata in genere dai più, dalla maggioranza.
Più una conclusione è diffusa e più essa assume le connatazioni del vero.
L'ampiezza della diffusione di alcune conclusioni, prese per vere, diventa perciò un fattore importantissimo, VINCENTE.

In campo religioso il meccanismo non cambia.
Se un'idea religiosa è accettata dai più e viene diffusa in larga scala, essa diventa vincente, e, giacchè è vincente e condivisa, diventa automaticamente verità (viene cioè ritenuta vera dai più), convinzione.
Quando un'idea diventa vincente deve necessariemente mettere al bando tutte le idee opposte, perchè esse, non essendo diffuse e vincenti, non possono essere vere, foss'anche contrastandole solo a parole (la mia opinione e non la tua), come avviene in questi forum.
Se ci pensate noi passiamo l'intera esistenza a catalogare il vero dal falso: un cura piuttosto che un'altra, un 'opinione piuttosto che un'altra, un medico da un praticone, un praticone da un'altro praticone, una fede e non un'altra, una strada e non un'altra, questa donna e non quella, quest'uomo e non quello etc. etc.
Avvengono gli stessi passaggi in tutti gli ambiti, perciò ancor più in ambito religioso.
Cosa accade quando una fede viene accettata dai più perchè ritenuta vera?
Avviene un'operazione molto semplice: entra in conflitto con le altre idee religiose che, necessariamente, essendo in contrasto con la mia fede, non possono essere vere. Se non sono vere esse vanno sconfitte, annientate e rese inoperative.
Avviene così che predomina la religione che è accettata dai più, la quale, come successe un tempo, deve necessariamente eliminare le altre: le guerre religiose dovevano servire a questo, a non lasciare in piedi nessun oppositore, nessun eretico. A causa di ciò hanno subito l'infamia molti popoli, con l'inquisizione, con le crociate, con le guerre sante, con le guerre degli ebrei portate avanti con sconfitte a tappeto dei nemici cananei, con le guerre dei mussulmani, dei protestanti etc. etc...oggi con l'ostracismo dei dissidenti, cioè di quelli cha hanno verità proprie non condivise, non vincenti...essi vanno in qualche modo eliminati, come da sempre si è fatto.

Quali sono i catechismi e gli indottrinamenti che oggi vanno per la maggiore?
Ebbene, semplice, quelli che sono stati vincenti, quelli che sono riusciti a tutelarsi ed a non sparire, coperti magari dal potere politico, con il quale sono sempre andate a bracetto, perchè il compromesso era comodo per entrambi: dalla CC alla prostestante e ad una serie di altre comunità.

In tutta questa baraonda che posto avrebbe potuto avere mai il pensiero indiviudale, la conclusione individuale, la scelta e la coscienza individuale, la libertà individuale?
Nessuno...solo quello di subire il potere religioso ed il potere politico, solo quello di assimilare e fare propria la coscienza religiosa imposta e fare le scelte imposte. Nessun'altra alternativa.
Perciò, per la formazione della nostra personalità, non è sufficiente rifarsi ai primi anni di vita e di educazione del neonato in seno alla famiglia. Andrebbe vista anche la famiglia in seno alla comunità religiosa di appartenenza, a sua volta in seno alla società politica. Per questo il processo per giungere ad entrare nel merito dei sensi di colpa potrebbe essere complesso, ma non impossibile, anzi, assolutamente possibile, particolrmente oggi in cui le libertà individuali sono state oggetto della nascita della carta costituzionale dei fondamentali diritti umani, avversata da tutte quelle comunità che ritengono già di avere idee vincenti.

Tanti saluti
Il Gabbiano











il.gabbiano
00venerdì 16 giugno 2006 23:19
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