Solidarietà - Asia

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Justee
00mercoledì 29 giugno 2005 14:08
Lin Fen (Agenzia Fides) - “Senza una profonda vita spirituale non ci sarebbe il frutto di oggi” ha detto suor Geng, direttrice dell’ospedale cattolico Tong De (che vuole dire darsi anima e corpo alla stessa causa) della diocesi di Lin Fen, nella provincia di Shan Xi, gestito dalle suore del Cuore Immacolato di Maria. Recentemente l’ospedale è stato premiato dalle Autorità locali per “il contributo sanitario ed il servizio eccellente”, inoltre è indicato come “modello” del settore sanitario locale. L’ospedale cattolico si è sviluppato dalla clinica oculistica di Lourdes, fondata nel 1952 da un sacerdote. Oggi offre un servizio di alta qualità tecnologica a costi contenuti, ma ciò che attira la gente è soprattutto il grande amore e l’attenzione del personale verso i pazienti. Il sevizio medico e le cure vengono prestate gratuitamente ai poveri, agli anziani e ai disabili.
Suor Geng ha confidato a Faith, bollettino cattolico di He Bei: “la profonda vita spirituale è la linfa della nostra congregazione e dell’ospedale. La regolare vita contemplativa e la preghiera ci hanno dato la forza di affrontare qualsiasi difficoltà come la mancanza di fondi, del personale, le questioni burocratiche… . Alle 5 esatte siamo già nella cappella per la meditazione, la lettura della Bibbia e le lodi. La Santa Messa, il Vespro e la confessione della sera, vengono seguite dalla compieta. Nessun motivo può cambiare il nostro ritmo di preghiera. Inoltre aiutiamo anche i sacerdoti della parrocchia, ci occupiamo della pastorale dei pazienti e di ciò che succede nel mondo, ad esempio lo tsunami, offrendo la nostra preghiera e l’aiuto economico. I paramedici dell’ospedale sono stati influenzati dal nostro esempio”.
L’ospedale cattolico Tong De è un edificio di 2,120mq, a 2 piani. La grande Croce sopra il tetto è molto evidente ed ha sempre attirato l’interesse e l’attenzione dei passanti. Attualmente ci sono 37 impiegati. Come dice Suor Geng “Continuiamo a migliorare la tecnologia e la qualità del servizio con l’aiuto del Cuore Immacolato di Maria”.
presso
00venerdì 28 luglio 2006 16:17
ASIA/INDIA - Dal 1997 l’assistenza ai malati di Aids rappresenta il marchio della presenza Camilliana in India

Roma (Agenzia Fides) - Tra le missioni camilliane quella indiana è la più giovane. Presenti dagli anni Ottanta, i missionari camilliani hanno avuto come obiettivo quello di promuovere vocazioni locali e formare religiosi. La loro opera è caratterizzata da attività ministeriali caritative e sociosanitarie. Sono stati tra i primi ad occuparsi delle vittime dell’epidemia di Aids che cominciava a mostrare i primi segni della sua virulenza.
I 59 religiosi presenti oggi sono tutti indiani. Attualmente la missione è composta da 5 comunità religiose. Tutti i centri di formazione hanno attività sociosanitarie a favore di malati poveri ed emarginati. Si tratta in genere di case accoglienza per anziani senza fissa dimora o malati di Aids.
mioooo
00mercoledì 11 ottobre 2006 19:36
ASIA/INDIA - Diciottesimo Incontro dell’Associazione Nazionale delle Infermiere Cattoliche in Kerala

Thrissur (Agenzia Fides) - Inizierà il prossimo 13 ottobre a Thrissur, in Kerala, il diciottesimo Incontro quadriennale Nazionale dell’Associazione Infermiere Cattoliche dell’India (CNGI).
Tema dell’incontro sarà “Il ruolo delle infermiere nel mutevole scenario della famiglia sanitaria”, ha detto presentando l’inizitiva Suor Eleonore, CMC, primo vice presidente nazionale dell’Associazione.
La CNGI venne costituita negli anni ’30 con l’obiettivo principale di lavorare per offrire una migliore assistenza sanitaria e rendere servizi caritativi a favore dei bisognosi e dei più emarginati della società, indipendentemente dalla casta e dal credo di appartenenza.
La sede principale della CNGI è a Mumbai e conta oltre 7.500 membri che partecipano attivamente ai programmi sanitari in tutto il paese.
Suor Eleonore, oltre ad aver lavorato per 40 anni come infermiera, è anche amministratore dell’Ospedale Cattolico Saint Joseph di Choondal. Secondo la suora va cambiata la mentalità di chi si avvicina al mondo della salute. Ai suoi tempi, ha detto suor Eleonore, per essere un’infermiera occorrevano devozione, lealtà, disponibilità, sincerità e sacrificio a favore dei malati e dei poveri, mentre oggi si pensa solo a finire la scuola infermieristica al più presto per poter poi trovare un lavoro ben retribuito fuori.
L’inaugurazione della convention sarà presieduta dal Cardinale Varkey Vithayathil della Chiesa Syro-Malabarese. All’incontro prenderanno parte numerosi esponenti internazionali del mondo ecclesiastico e sanitario
Justee
00giovedì 12 ottobre 2006 13:48
ASIA/INDIA - Aumenta il numero dei centri gratuiti per il trattamento antiretrovirale dell’Hiv in India. Oltre 60, distribuiti nei villaggi più remoti, sono gestiti dalla Chiesa cattolica

Roma (Agenzia Fides) - L’Organizzazione Nazionale per il controllo dell’Aids (NACO) ha aumentato il numero di centri che forniscono il trattamento antiretrovirale (ART) gratuito contro l’Aids. Prima erano 54 ora sono 91 e ne sono previsti altri 9.
Di questi 91, 60 sono gestiti dalla Chiesa cattolica che si prende cura delle persone colpite da questo virus mortale nei loro ospedali e centri sanitari distribuiti prevalentemente nei villaggi più remoti dell’India.
I pazienti che finora hanno potuto beneficiare dei farmaci antiretrovirali nei 91 centri sanitari sono 40 mila e si prevede che entro la fine del mese di marzo potranno essere 85 mila. In tutti questi centri lavorano medici appositamente preparati, consulenti e tecnici di laboratorio che aiutano i malati di Aids ad avvicinarsi agli ART e che li seguono regolarmente.
I farmaci ART sono una combinazione di tre potenti medicinali che vengono somministrati alle persone che si trovano in uno stadio avanzato del virus. Sebbene questi farmaci non curino l’Hiv, impediscono che il virus si moltiplichi e riducono il numero di infezioni opportunistiche migliorando di conseguenza la qualità e prolungando la vita dei malati.
La continuità è il fattore più importante per l’efficacia a lungo termine del trattamento poiché una eventuale interruzione potrebbe causare resistenza al farmaco
benimussoo
00venerdì 3 novembre 2006 13:27
Bambini
ASIA/INDIA - Ogni giorno muoiono 400 bambini nello Stato indiano del Bihar, circa 158 mila all’anno con meno di un anno di età

Bihar (Agenzia Fides) - Per salvare qualcuno dei 158 mila bambini che muoiono ogni anno prima di aver compiuto un anno di età, l’Unicef (l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa dei bambini) ha stabilito una partnership con il Governo del Bihar per la formazione in cinque distretti di professionisti sanitari che si occupino di informare le madri sulle corrette pratiche mediche da attuare per la tutela dei loro bambini.
In media, sono oltre 400 i bambini al di sotto di un anno di età che muoiono ogni giorno nello stato nord orientale indiano. Secondo l’Unicef circa due terzi delle morti avvengono durante il primo mese di vita. Interventi tempestivi potrebbero aiutare a salvare qualche vita.
Ogni anno, in Bihar, sono 158 mila i bambini con meno di un anno che muoiono prematuramente. Le cause principali sono da attribuirsi prevalentemente allo stato nutrizionale molto precario delle madri, alle pratiche di allattamento, a quelle sanitarie e igieniche, alla malnutrizione, e alla mancanza di servizi a livello locale.
Per cercare di ridurre il tasso di mortalità infantile così elevato, è stata elaborata una strategia unica per formare professionisti sanitari e assistenti all’infanzia in supporto alle madri.
La strategia (Integrated Management of Neonatal and Childhood Illness) è stata estesa ad altri 5 distretti, Gaya, Bhagalpur, Muzaffarpur, Patna e Darbhanga, dopo il successo di un esperimento fatto a Vaishali circa dieci mesi fa [SM=x511460]
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00lunedì 11 dicembre 2006 20:14
ASIA/COREA DEL SUD - Il contributo dei fedeli cattolici al rispetto dei diritti umani: messaggio della Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi coreani

Seul (Agenzia Fides) - La società rispetti la dignità della persona, che è immagine di Dio, mentre i fedeli cattolici si impegnino di più per i poveri e gli emarginati. Sono i contenuti fondamentali del Messaggio inviato a tutte le diocesi e a tutte le parrocchie dalla Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale in Corea, in occasione della Giornata Onu dei Diritti umani, celebrata il 10dicembre.
Nel messaggio, firmato da Mons. Boniface Choi Ki-San, Presidente della Commissione, si afferma che i cristiani devono essere “guardiani dei diritti umani, praticare l’amore ed essere nella nostra società come sale e luce”. “Non è abbastanza - si legge - avere solo una umana compassione per i poveri e gli emarginati. Occorre coinvolgersi direttamente mo e cercare un luogo per restituire loro dignitose condizioni di vita. Contemplando il comandamento dell’amore, lasciamo rivivere la giustizia di Dio su questa terra”.
La Chiesa coreana segnala alcuni temi fondamentali: dare attenzione al bene comune e al dialogo, basato sul rispetto di quanti hanno opinioni differenti dalle proprie; proteggere ogni vita umana da qualsiasi abuso o manipolazione; preoccuparsi per le violazioni dei diritti umani commesse dai poteri pubblici; prendersi cura dei poveri e degli emarginati, a cui sono negati diritti basilari della persona; estendere la lotta per la difesa dei diritti umani alla Nord Corea e ad altre nazioni asiatiche.
Nel testo il Vescovo cita infatti anche la tensione attualmente presente nella penisola coreana, che crea ulteriore incertezza alla vita di tutti. Chiede perciò a tutti i fedeli, in Corea e nel modo intero, di pregare perché in Nord Corea si torni a praticare il rispetto dei diritti umani fondamentali
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00mercoledì 20 dicembre 2006 10:53
ASIA/CAMBOGIA - Natale di solidarietà con gli studenti di famiglie povere e ragazze disagiate per la comunità cattolica cambogiana

Phnom Penh (Agenzia Fides) - Uno dei maggiori impegni della Chiesa cattolica in Cambogia è il sostegno ai giovani delle scuole medie superiori per continuare gli studi nei college e nelle università. Il Natale 2006 sarà speciale per un nuovo gruppo di giovani che, grazie al Centro per gli Studenti Universitari del Vicariato Apostolico di Phnom Penh, potranno continuare gli studi, nonostante le difficoltà economiche delle loro famiglie. Gli studenti provengono infatti da famiglie povere delle diverse province cambogiane, che non possono permettersi di mantenere gli studi per i figli.
Come ha spiegato il missionario del Pime p.Enrico Fidanza, Direttore del Centro, “per l’anno accademico 2006-2007 il Centro ha accolto 12 nuovi studenti, che vanno a completare un gruppo di 60 giovani, beneficiari di una borsa di studio a totale copertura per i 4 anni necessari ai loro studi”. I 60 studenti frequentano diversi Atenei nella città di Phnom Penh, seguendo discipline come Management, Ingegneria, Informatica, Ragioneria, Scienze economiche, Medicina.
Accanto all’istruzione, i missionari in Cambogia guardano anche al disagio sociale. Per questo in occasione del Natale 2006, a Phnom Penh è stata inaugurata dai Salesiani presenti in Cambogia una struttura di accoglienza per ragazze, intitolata a “Mamma Margherita”, la madre di Don Bosco. La struttura ospiterà bambine, ragazze madri e giovani donne disagiate, cercando di combattere, attraverso un percorso di accoglienza, recupero, formazione professionale e graduale reinserimento nel mondo del lavoro, le ragazze spesso avviate alla prostituzione
Justee
00lunedì 29 gennaio 2007 09:25
ASIA/PAKISTAN - Riforma della legge sulla blasfemia: le speranze dei cristiani
Lahore (Agenzia Fides) - Il Pakistan potrebbe modificare o abolire la Legge sulla blasfemia dopo le prossime elezioni, previste per la fine del 2007. Lo ha affermato, a margine di una conferenza universitaria tenuta di recente a Parigi, il Senatore Mushahid Hussain Sayed, Segretario della “Pakistan Muslim League” (partito della coalizione di governo), e presidente della Commissione Affari Esteri del Senato pakistano. Le parole del Senatore Hussein hanno risvegliato le speranze specialmente fra le minoranze religiose, particolarmente discriminate e oppresse attraverso quel provvedimento legislativo, che prevede carcere duro, fino all’ergastolo e alla pena di morte, per chi “insulta il nome del Profeta Maometto”.
Il Senatore ha ricordato che il presidente Pervez Musharraf aveva già tentato di riformare la legge nel 2000, ma poi non era riuscito nel suo intento a causa delle pressioni di gruppi fondamentalisti e dei partiti religiosi. Il governo, ha spiegato il Senatore Hussain, ripresenterà la questione dopo le elezioni, non potendo farlo prima per non dare in campagna elettorale una facile arma ai partiti religiosi. Ma, secondo Hussain, esistono le condizioni e tutte le intenzioni per modificare e riformare la legge.
La Chiesa si è sempre opposta a una legge che è stata definita dal Presidente della Conferenza Episcopale, Mons. Lawrence Saldanha, “ingiusta e discriminatoria”. Per questo ne ha chiesto ufficialmente l’abrogazione con diversi appelli pubblici, in nome di un principio di giustizia, equità, rispetto dei diritti umani, per tutti i cittadini pakistani, di qualsiasi religione.
I segnali registrati nel paese negli ultimi mesi sono stati contrastanti: da un alto l’Alta Corte di Lahore ha assolto e rilasciato numerosi cristiani arrestati ingiustamente in base alla legge sulla blasfemia, fra i quali: Shahbaz Masih Kaka, disabile mentale; Ranjha Masih, cristiano di Lahore condannato nel 2003 all'ergastolo; Shahid Masih, 17 anni; Naseem Bibi, donna trentenne accusata da ignoti; Yousaf Masih, il giovane la cui presunta colpa aveva fatto esplodere le violenze contro i cristiani a Sangla Hill.
D’altro canto le associazioni per i diritti umani hanno denunciato che nel 2006 la condizioni delle minoranze cristiane non sono migliorate, ed esiste ancora un diffuso costume di utilizzare la legge sulla blasfemia in modo strumentale, per sbarazzarsi di avversari, nemici, persone scomode, specialmente se appartenenti alle minoranze religiose, come ha segnalato la “All Pakistan Minorities Alliance”, notando un aumento delle denunce per blasfemia contro i cristiani.
Le comunità cristiane di tutte le confessioni in Pakistan, dopo aver condotto per anni una campagna di opinione, invocando i diritti riconosciuti dalla Costituzione del paese, sperano che gli auspici e le promesse di revisione espresse dal mondo della politica si realizzino, per il bene del paese, per la costruzione di una società giusta, pacifica e armoniosa.
mioooo
00venerdì 23 febbraio 2007 17:52
ASIA/INDIA - Il decreto anti-conversioni nello stato di Himachal Pradesh diventa legge ed entra in vigore
New Delhi (Agenzia Fides) - Il decreto anti-conversioni entra in vigore nello stato di Himachal Pradesh (India nordoccidentale): il 19 febbraio scorso il governatore dello stato, Vishnu Sadashiv Kokje, ha firmato il provvedimento già approvato dal Parlamento il 29 dicembre 2006, che così ha acquistato ufficialmente forza di legge.
Le minoranze religiose hanno espresso grande preoccupazione e sorpresa perché il documento è stato approvato in uno stato governato dal Partito del Congresso, mentre fino ad ora, in altri stati dell’India, leggi simili erano state proposte sempre dal partito nazionalista di matrice indù BJP. Alcune organizzazioni cristiane stanno pensando di contestare il provvedimento con un ricorso legale, sollevando un’eccezione di incostituzionalità, in quanto esso contrasta con le affermazioni di piena libertà di coscienza e di religione garantite dalla Costituzione indiana.
I cristiani temono una nuova ondata di violenze da parte di gruppi estremisti indù che potrebbero essere incoraggiati da questo documento. Joseph D’Souza, presidente dell’associazione “All India Christian Council”, che riunisce cristiani di diverse confessioni, ha detto: “E’ particolarmente deplorevole che il governo laico e secolare dell’Himachal Pradesh abbia approvato questa legge che minaccia severamente il diritto fondamentale alla libertà di religione. L’assenso del governo appare come un sostegno alla discriminazione e alla violenza sulle minoranze religiose”. Anche le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno espresso il loro disappunto.
Secondo fonti locali di Fides, sembra che il Partito del Congresso abbia approvato il nuovo provvedimento per ragioni di opportunità elettorale: in Himachal Pradesh si preparano infatti le elezioni generali dell’inizio 2008 e il Congresso vuole guadagnare consenso popolare.
Leggi anti-conversioni sono in vigore attualmente anche in Orissa, Madhya Pradesh, Chhattisgarh, Arunachal Prades, Uttar Pradesh, Gujarat (dove è stata di recente modificata). In Rajasthan la legge è passata in Parlamento ma non è stata firmata dal Governatore (dunque non è in vigore). In Tamil Nadu, dopo l’approvazione, il provvedimento è stato revocato con la sconfitta elettorale del Bjp
Justee
00martedì 27 febbraio 2007 16:14
ASIA/MYANMAR - Offensiva dell’esercito in Myanmar: l’Onu chiede al governo di consentire alle organizzazioni umanitarie l’assistenza ai civili sfollati
Yangon (Agenzia Fides) - Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione per la situazione dei rispetto dei diritti umani in Myanmar, in particolar modo a causa delle dure operazioni militari condotte nella regione di Kayin. Per tali ragioni ha chiesto al governo di Yangon di permettere l’accesso alle organizzazioni umanitarie. Secondo le testimonianze giunte all’Osservatore Speciale dell’Onu per i diritti umani in Maynmar, Paulo Sergio Pinheiro, nei distretti di Toungoo e Bago orintale, gli abitanti dei villaggi, già più volte sfollati e costretti a lasciare le proprie case, sono in una situazione di reale emergenza umanitaria. Visto l’aumento di intensità delle operazioni militari nella regione, il numero delle comunità che si trovano in stato di necessità, che non hanno cibo e sopravvivono a stento, è cresciuto in modo significativo nel 2006 e continua a crescer nel 2007.
L’Osservatore Speciale Onu ha segnalato l’urgenza di assistere le popolazioni civili (soprattutto donne, bambini e anziani) che si trovano in questa precaria situazione. L’assistenza umanitaria ha detto, non dovrebbe rispondere a logiche politiche o essere “ostaggio della politica. Dev’esser solo guidata dal principio di aiutare le comunità civili in difficoltà. Sarebbe un grave errore - ha detto - voler aspettare la completa normalizzazione del Myanmar prima di consentire l’accesso agli operatori umanitari”.
Il Consiglio Onu è disponibile a inviare personale per supervisionare l’eventuale lavoro delle organizzazioni non governative.
Paulo Sergio Pinheiro negli ultimi tempi ha più volte richiamato la necessità di avviare un serio processo di riforme democratiche in Myanmar, in un percorso in cui “gli stessi leader della nazione hanno dichiarato di volersi incamminare”.
I più recenti rapporti di organizzazioni indipendenti sul Myanmar non hanno però portato buone notizie: secondo “Christian Solidarity Worldwide”, la campagna di restrizioni e discriminazioni condotta dal regime militare ai danni delle minoranze etniche e religiose continua con forza. Un recente documento dell’organizzazione delle donne di etnia karen ha inoltre denunciato una vasta compagna di abusi e violazioni compiute dai militari sulle donne.
@tiskio@
00giovedì 1 marzo 2007 17:08
ASIA/INDIA
ASIA/INDIA - 200 milioni di indiani soffrono la fame, il più alto numero di persone malnutrite di tutto il mondo, e la metà dei bambini sono sottopeso
Roma (Agenzia Fides) - Secondo il III Rapporto Nazionale Sanitario sulla Famiglia, nonostante il bilancio economico positivo degli ultimi anni, ogni giorno circa 200 milioni di indiani vanno ancora a dormire affamati e quasi la metà dei bambini con meno di tre anni di età sono sottopeso.
Il Rapporto e le stime del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM) mostrano uno scenario grave e allarmante sulla situazione sanitaria dell’India.
Secondo lo studio, il 45.9 per cento dei bambini indiani con meno di tre anni di età sono sottopeso, il 38.4 per cento sono rachitici e il 19.1% deperiti. In confronto, in Cina solo il 10 per cento dei bambini sono sottopeso.
Il più alto numero di persone malnutrite di tutto il mondo si registra proprio in India, dove quasi un terzo della popolazione infantile mondiale è sottopeso.
Il Rapporto, in uno studio fatto in 29 Stati nel corso degli anni 2005-06, mostra inoltre che il 45 per cento delle donne indiane sono sposate prima di aver compiuto 18 anni. In otto Stati sono il 50 per cento.
Dalle stime fatte sulle donne tra i 20 e i 24 anni di età emerge che la situazione peggiore è registrata negli Stati di Jharkhand e Bihar. Mentre il 61 per cento delle donne di Jharkhand erano sposate prima di aver compiuto 18 anni, nel Bihar erano il 60 per cento. In Rajasthan il numero raggiunge il 55 per cento.
Gli studiosi hanno evidenziato il fatto che i matrimoni precoci hanno ripercussioni sulla salute e sull’istruzione delle donne, inoltre queste avendo bambini molto presto corrono rischi maggiori per la propria salute e per quella dei loro figli.
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00mercoledì 28 marzo 2007 10:41
ASIA/FILIPPINE - Violazione dei diritti umani: davanti al “Tribunale dei Popoli”, una serie di organizzazioni non governative chiama in causa il governo Arroyo e le Forze Armate
L’Aja (Agenzia Fides) - La società civile filippina denuncia il governo e le Forze Armate filippine per gravi violazioni dei diritti umani: si è svolta a L’Aja dal 21 al 25 marzo la sessione del “Tribunale Permanente dei Popoli”, organismo indipendente di opinione nato nel 1979 e autonomo dalle autorità degli stati, formato da attivisti della società civile internazionale.
Presenti alla sessione dedicata alle Filippine (www.philippinetribunal.org) era un consorzio di enti e organizzazioni come “Hustisya!”, “Desaparecidos”, “Selda”, “Bayan”, “Karapatan”, “Bagong Alyansang Makabayan”, “Public Interest Law Center”, “Peace for Life”, “Philippines Peace Center & Ibon Foundation”, “Ecumenical Bishops Forum”, “United Church of Christ of Philippines”, in rappresentanza del popolo filippino e delle minoranze indigene.
Le organizzazioni hanno chiamato in giudizio il governo del presidente Gloria Macapagal Arroyo e le Forze Armate per le violazioni gravi e sistematiche dei diritti civili e politici negli ultimi anni: 778 casi di esecuzioni sommarie, 186 casi di scomparse forzate, 203 massacri e 502 casi di tortura.
Si denunciano inoltre violazioni gravi e sistematiche dei diritti economici, sociali e culturali, come deregolamentazione dei prezzi dei prodotti derivati dal greggio, privatizzazione delle industrie e delle risorse minerarie, importazioni-esportazioni dei prodotti agricoli, violazione della sovranità politica ed economica nazionale, distruzione dell’ambiente. Si lamentano, infine, violazioni gravi e sistematiche del diritto di autodeterminazione del popolo filippino e delle minoranze indigene, repressi dalla pratica della “guerra al terrorismo” portata avanti nel Sud dell’arcipelago anche grazie all’appoggio delle forze Usa. Fra i responsabili di questa situazione, infatti, il Tribunale ha anche individuato il governo americano, il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, l’Organizzazione mondiale del commercio, multinazionali e banche straniere, coinvolte nello sfruttamento delle risorse naturali a danno della popolazioni indigene.
Si tratta delle seconda sessione del tribunale dedicata alle Filippine: la prima si svolse nel 1980 per denunciare la dittatura e la repressione di Ferdinando Marcos.
Dopo ventisei anni, il Trbunale ha accolto il nuovo appello per tre ragioni: il caso delle Filippine è un modello delle cosiddette “guerre a bassa intensità”; le Filippine sono un caso eclatante di repressione silenziosa; il caso tocca anche la migrazione forzata, un prodotto della globalizzazione.
presso
00domenica 13 maggio 2007 10:46
Pakistan
Scontri a Karachi tra gruppi politici rivali che si fronteggiano per una manifestazione a sostegno dell'ex presidente della Corte suprema, cacciato dal governo in marzo
KARACHI
Pervez Musharraf è stato messo di fronte a una delle più gravi crisi degli ultimi anni, che rischia di mettere in discussione un potere consolidato a partire dal 1999. Tutto nasce dallo scontro tra il presidente pachistano e Iftikar Chaudhry, ex presidente della Corte Suprema e famoso per le sue prese di posizione a favore dei diritti umani, tema che, secondo organizzazioni come Human Rights Watch (HRW), il generale Musharraf non ama frequentare.

Chaudhry fu cacciato dalla Corte il 9 marzo scorso, una decisione che per molti prelude al tentativo di Musharraf di piazzarvi un giudice più malleabile e incapace di sfidarlo nel momento in cui cerca di ottenere entro l’anno un nuovo mandato, prima dello scioglimento del Parlamento dovuto alle prossime elezioni legislative. L’Alto magistrato avrebbe dovuto tenere un discorso ai suoi sostenitori a Karachi ma nella più grande città del Pakistan la violenza è esplosa quando decine di militanti del movimento filo-governativo Muttahidda Qaumi hanno stretto d’assedio la città. Strade bloccate, autobus incendiati e uomini armati nelle vie hanno impedito a Chaudhry di muoversi dall’aeroporto in cui il suo aereo era atterrato, proveniente da Islamabad.

Pressochè nelle stesse ore, nella capitale pachistana Musharraf teneva un comizio in cui condannava le violenze di Karachi ma non dichiarava lo stato di emergenza sebbene il bilancio si aggravasse di ora in ora, fino a raggiungere la cifra di trentaquattro morti e oltre cento feriti. Musharraf, impegnato nel tentativo di ottenere in altro termine dalle assemblee nazionali e provinciali, non ha mancato di avvertire colui che oggi sembra in grado di coalizzare l’opposizione: «Non sfidateci. Non siamo codardi come voi. Noi abbiamo un potere che ci è stato dato dal popolo», ha detto, arringando i propri sostenitori. Quanto alla cacciata di Chaudhry dalla Corte Suprema Musharraf ha ribadito che non si è trattato di una decisione politica. Il giudice era stato allontanato, infatti, con l’accusa di aver abusato del potere di cui disponeva in favore del figlio.

Secondo HRW, gli scontri di Karachi sono stati quantomeno «fomentati» dal governo. Le vittime apparterrebbero per la gran parte al partito del Popolo pachistano (PPP) dell’ex premier Benazir Bhutto. Chaudhry è stato costretto a rinunciare al comizio e ha dovuto rientrare a Islamabad. «Questo è terrorismo di Stato. Il governo del Sindh (la provincia di cui Karachi è capitale, ndr.) ne è responsabile ma noi non faremo marcia indietro», ha avvertito Sherry Rehman, portavoce del PPP
presso
00giovedì 2 agosto 2007 18:25

settentrionale: la Chiesa chiede giustizia e protezione

New Delhi (Agenzia Fides) - Un nuovo sconcertante episodio di violenza gratuita ha toccato la comunità cattolica indiana, dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale: una scuola cattolica gestita dalle Suore Francescane di Nostra Signora delle Grazie e nello stato di Uttarakhand (noto anche come Uttaranchal), nell’India settentrionale, è stata attaccata e devastata nei giorni scorsi da un folto gruppo di radicali militanti indù dell’organizzazione estremista “Sangh Parivar”.
Le autorità civili del luogo, le organizzazioni locali, le associazioni che difendono i diritti umani, la Chiesa indiana, hanno espresso profondo disappunto e shock per un attacco del tutto gratuito e ingiustificato, che ha seminato il terrore fra il personale della scuola e fra gli studenti e ha completamente devastato la struttura, che si trova nel villaggio di Vikas Nagar nei presi della città di Dehra Dun.
Al trauma si è aggiunto lo sdegno della Chiesa locale, che ha chiesto ripetutamente l’arresto dei responsabili della violenza, mentre si è registrato un atteggiamento compiacente di settori della polizia locale che sembrano voler lasciar del tutto impunito l’episodio. Anche perché la violenza era stata ampiamente annunciata da una serie di minacce, di cui la polizia era a conoscenza.
Il gruppo di militanti, di oltre 250 persone, si è in un primo momento assiepato minacciosamente davanti alla scuola e ha iniziato a urlare slogan contro l’istituto e contro il preside. Poi sono i radicali passati all’azione, compiendo ogni atto di vandalismo possibile, rompendo finestre e danneggiando tutto ciò che capitava a tiro. Giorni prima alcuni rappresentanti del Partito nazionalista indù Baratiya Janata Party erano andati a lamentarsi dalle autorità scolastiche per la mancata ammissione nell’istituto di alcuni ragazzi di religione indù. Il preside aveva risposo con correttezza che la scuola, ampiamente frequentata da cristiani, indù e ragazzi di altre fedi, compie le sue valutazioni in base al merito, non all’appartenenza religiosa. A questo punto erano arrivate minacce e intimidazioni, che i responsabili della scuola avevano prontamente segnalato alla polizia locale. E anche dopo l’aggressione, i colpevoli, pur segnalati, sono tuttora a piede libero.
Nel 2007 sono oltre 100 gli episodi di violenza contro strutture o personale cristiano, mentre nel 2006 i casi censiti sono stati 215, e nel 2005 oltre 200. I cristiani hanno manifestato in massa, in un pacifico corteo di preghiera, il 29 maggio scorso a Delhi per chiedere al governo del paese il rispetto dei diritti fondamentali di espressione e di culto, della libertà di coscienza e di religione, maggiore protezione e sicurezza.
I cristiani dell’India sono circa 25 milioni e, su una popolazione totale che supera il miliardo di persone, rappresentano circa il 2,5%. Sono molto presenti nel campo dell’istruzione e delle opere sociali, gestendo il 17% dei servizi di istruzione nel paese. Forniscono un servizio di alta qualità e possono giocare un ruolo chiave per la crescita culturale, sociale e politica della nazione
Viviana.30
00domenica 21 ottobre 2007 10:25
ASIA
ASIA/PAKISTAN - La società civile in Pakistan condanna l’attentato contro Benazir Bhutto e ribadisce l’impegno a operare per la dignità della persona e i diritti umani
Lahore (Agenzia Fides) - Dolore e sconcerto, disappunto e ferma condanna per la violenza: sono queste le reazioni della società civile pakistana l’indomani dell’attentato suicida avvenuto ieri sera, 20 ottobre, a Karachi, diretto contro Benazir Bhutto, ex premier pakistana rientrata dall’esilio volontario. Unanime è giunta dalle associazioni civili, dalla Chiesa, dalle minoranze religiose - oltre che dagli ambienti istituzionali e da leader religiosi islamici - la condanna per la strage che ha provocato almeno 139 morti e 550 feriti, mentre il bilancio delle vittime continua a salire.
La “Commissione per la Pace e lo Sviluppo Umano”, organizzazione della società civile, ha segnalato che la società in Pakistan resta deteriorata da abusi e violenze: insieme con un forum di organizzazioni laiche e cristiane impegnate per i diritti umani a livello nazionale, la Commissione, ha riportato l’attenzione sul tema dei diritti e della giustizia, notando che questa battaglia conduce a un reale progresso economico, sociale e culturale della nazione
Inoltre, in un paese in cui sono forti le spinte del fondamentalismo islamico, la Chiesa cattolica prosegue instancabile la sua opera di diffondere una cultura della pace, dell’incontro fra civiltà, dell’armonia sociale e interreligiosa, come testimonia la Commissione nazionale “Giustizia e Pace”, della Conferenza Episcopale del Pakistan, che ha ribadito il suo impegno a promuovere una cultura rispettosa dei diritti umani e della dignità della persona, soprattutto fra i giovani.
Benazir Bhutto ha confermato di voler rimanere in patria e presentarsi alle elezioni parlamentari del prossimo gennaio alla testa del Partito Popolare del Pakistan, affermando: “Non modificheremo i nostri progetti. La nostra lotta per la democrazia continuerà”. Intanto il Partito Popolare del Pakistan ha proclamato tre giorni di lutto. Anche le comunità cattoliche e altre minoranze religiose hanno annunciato preghiere per le vittime innocenti della strage.
presso
00giovedì 15 maggio 2008 15:38
ASIA/CINA - Un miliardo e 300 milioni di “grazie” al Santo Padre da parte dei cattolici cinesi, a nome dell’intero popolo cinese: “Il Papa ci ha dato una carica di energia in tutti i sensi”
Pechino (Agenzia Fides) - “Grazie Santo Padre! Un miliardo e 300 milioni di grazie! Permetta a noi cattolici di ringraziarla a nome dell’intero popolo cinese!” dice all’Agenzia Fides un sacerdote di Pechino dopo aver ascoltato l’appello del Santo Padre Benedetto XVI per la Cina e i terremotati, lanciato al termine dell’udienza generale di mercoledì 14 maggio. Continua il sacerdote: “Il Papa ci ha dato una carica di energia in tutti i sensi. Noi cattolici, che siamo già in prima linea nel soccorso con la preghiera e con l’azione concreta, veniamo apprezzati dalla società e dalla popolazione. Con queste affettuose parole del Papa saremo ancora più ben visti da tutti. Ci ha trasmesso una specie di forza spirituale che aiuta la nostra missione di evangelizzazione, aiuta il nostra inserimento nella societа cinese”.
I giornali cinesi del continente e di Hong Kong hanno riportato la notizia dell’appello di Papa Benedetto XVI per la Cina pubblicando il testo del messaggio e le foto del Papa. Tanti cattolici cinesi hanno appreso la notizia anche attraverso il passa parola, da uno all’altro, e sono rimasti commossi ed incoraggiati. Uno di loro ha detto a Fides: “il Papa non finisce mai di stupirci. Dopo il concerto in Vaticano e la belle parole del suo messaggio al popolo cinese durante il concerto, ci ha fatto un altro regalo che ci tocca profondamente il cuore. Non esistono cose più preziose della vicinanza spirituale e della preghiera del Papa per noi. Ringraziamo il Santo Padre a nome di tutti: il Papa ci ha fatto sentire ancora più forti.” (N.Z.) (Agenzia Fides 15/05/2008)
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00giovedì 12 giugno 2008 18:28
OGGI SU INTERNET- La Campagna raccolta fondi 2008 della Caritas di Hong Kong chiude con 2.150.000 euro

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00martedì 7 settembre 2010 14:44
Nepal
ASIA/NEPAL - Cresce l’impegno della Chiesa nella società nepalese
invia articolo stampa preferiti Kathmandu (Agenzia Fides) – La comunità cattolica in Nepal rafforza il suo impegno nel campo dell’istruzione e dei servizi sociali a beneficio della società nepalese: è quanto l’Agenzia Fides apprende da fonti locali, che raccontano i progressi e le nuove attività realizzate di recente dalla comunità cattolica nepalese.
Il 30 maggio scorso le Suore di Loreto, in occasione del 400° anniversario della nascita della loro congregazione, hanno inaugurato nuovi edifici a Dharan (Nepal orientale), che saranno utilizzati per il servizio di istruzione, per l’assistenza medica e il sostegno sociale alle famiglie povere.
D’altro canto nei giorni scorsi a Godavari le Suore dell’Adorazione hanno aperto una nuova casa per l’infanzia che potrà ospitare 50 bambini: la cura dell’infanzia, specie se povera e abbandonata, è un altro dei campi in cui le comunità cattoliche sono maggiormente coinvolte. Circa un mese fa inoltre, le religiose hanno inaugurato anche una nuova scuola poco a Sud di Kathmadu. L’istituto è intitolato a Sant’Alphonsa, la santa indiana che ha numerosi devoti anche in Nepal.
La comunità cattolica continua, dunque, a profondere un grande impegno verso l’istruzione: nella città di Chitwan (Nepal meridionale) è stata benedetta di recente la prima pietra per la fondazione di una nuova scuola gestita dai religiosi della Congregazione del Piccolo Fiore, già attivi nella zona, che potranno cosi allargare il loro servizio educativo in favore dei giovani. Infine buone nuove giungono da fonti governative: sembra sia imminente il riconoscimento ufficiale per le scuole dei religiosi Marianisti che sorgono in diverse aree del Nepal. Questo permetterà di ampliare sempre più il prezioso servizio di istruzione che costituisce la base per l’emancipazione e lo sviluppo della popolazione locale.
“La missione di evangelizzazione della Chiesa nepalese passa attraverso le opere di istruzione e carità”, ha sottolineato il Vicario Apostolico, Mons. Anthony Sharma, sottolineando il crescente impegno della Chiesa locale.
Oltre al grande impegno nel campo dell’istruzione (la Chiesa gestisce una trentina di scuole in tutto il paese), la comunità cattolica è attiva con diversi tipi di servizio sociale, a beneficio dei poveri, degli ammalati, degli emarginati.
(PA) (Agenzia Fides 8/6/2010)

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