Lo sapevate...Islam

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mioooo
00domenica 21 maggio 2006 11:04
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Muhammad, il Profeta dell'islàm, quando entrò in armi alla Mecca nel 630, e conquistò la città che lo aveva scacciato otto anni prima, fu molto clemente con i suoi avversari, e concesse loro un anno di tempo per ravvedersi ed aderire all'islàm, oppure andarsene. Invece fu assai intransigente nell'imposizione della religione monoteista. Fece della Mecca la città sacra della nuova religione e 'purificò' la Ka'ba, il santuario delle tribù meccane. Lì c'erano circa 300 idoli. Li fece distruggere tutti, salvando solo un'icona di Maria, di cui si parla nel Corano come di 'profetessa'. Il furore iconoclasta islamico risale alle origini, a quel periodo fondatore, e il suo significato è evidente: la divinità, trascendente, non può rappresentarsi, pena la sua 'degradazione'. La raffigurazione è bestemmia! Del resto, la teologia islamica successiva, discuterà a lungo del valore dello stesso 'linguaggio' coranico nei confronti di Dio e cercherà ogni garanzia per salvare la divinità dalla contaminazione 'antropomorfica'.
E' noto che l'islàm non ammette il culto delle immagini, come anche aborrisce del tutto la 'raffigurazione' dell'immagine umana: solo Dio può dare volto all'uomo, le altre raffigurazioni si arrogano il potere divino!
Maria assume un ruolo privilegiato anche nel Corano.
Il testo sacro dell'Islam la presenta come la figlia di 'Imrân, considerato il Gioachino della tradizione cristiana. Sua moglie, alla notizia della maternità, consacra il futuro bambino ad Allah perché lo serva fedelmente nel Tempio. Presa da grande sconforto al parto quando scopre di aver dato alla luce una femmina, è consolata da Dio che prende sotto la Sua protezione la bimba e tutta la sua discendenza.
Durante la sua infanzia, Maria è benvoluta da Dio che la protegge e le concede doni particolari come il cibo sempre fresco che Zaccaria, suo zio e tutore, trova presso di lei tutte le mattine e che le proviene direttamente dal cielo.
Procedendo negli anni, Maria riceve dagli angeli particolari comunicazioni grazie alle quali apprende di essere prediletta da Allah tanto da essere scelta come procreatrice del Messia, l'unto, il purificato che avrà la missione di portare agli uomini un messaggio di Dio.
La sua maternità è misteriosa, è opera speciale di Allah che tutto può creare con un semplice "Sii" della Sua parola e il brano coranico che racconta il concepimento di Gesù (III, 45-47) ricalca ampiamente il vangelo di san Luca (1,32-3[SM=g27989] e soprattutto i Vangeli apocrifi della nascita e dell'infanzia di Gesù.
La figura di Maria è intrinsecamente legata a quella di Cristo che, per il Corano, è uomo prediletto da Allah, inviato agli Ebrei per confermare la Legge e perfezionarla, ma sempre solo uomo anche se santo.
Maria, quindi, è vergine per la sua maternità, ma non è certo madre di Dio, anzi tale affermazione rappresenta una terribile bestemmia. L'immagine di Maria tuttavia emerge tanto che gli Ebrei sono maledetti perché hanno osato calunniarla e non hanno creduto al concepimento e alla nascita misteriosa di Gesù (IV, 156-57).
Sulla misteriosa gravidanza di Maria non c'è pieno accordo: secondo alcuni, seguendo l'affermazione di Ibn 'Abbâs, fu miracoloso non solo il concepimento ma anche la durata, di una sola ora, della gravidanza; secondo altri invece avrebbe avuto un decorso normale di nove mesi.
Giunta l'ora del parto, Maria si isola sotto una palma da datteri e soffre atrocemente tanto da desiderare di essere morta prima di quel momento. Una voce la consola esortandola a cibarsi di datteri freschi e a rinfrescarsi con l'acqua del vicino ruscello. Alcuni interpretano questa voce come angelica, altri come quella del neonato Gesù che evidenzia così la sua straordinarietà, ribadita poco dopo quando, appena entrati in casa, difende la madre dalle accuse dei parenti di aver disonorato se stessa e la famiglia dando alla luce un figlio illegittimo.
Maria è donna devota per tutta la sua vita; attesta la veridicità della parola del suo Signore e per questo è posta fra le predilette di Allah insieme ad Asiya, moglie del faraone, che salvò Mosè dalle acque del Nilo, alla moglie di Zaccaria e a Fatima. Inoltre è l'unica donna inserita nella serie dei Profeti, come discendente di Adamo, Abramo, Noè, 'Imrân.

In tutto il Corano è quindi citata con grande rispetto ma nello stesso tempo sono frequenti i passi in cui si tende a ribadire l'errore dei cristiani che le attribuiscono qualità soprannaturali. L'Islam, preoccupato di non intaccare l'assolutezza di Allah, non tributa a Maria atti devozionali e non le conferisce alcun ruolo di intercessione o di intermediazione fra l'uomo e il suo Signore. Tali atteggiamenti sono riscontrabili solo in alcuni gruppi marginali facenti capo all'Islam sciita, ove Maria viene inserita in pratiche devozionali accanto a Fatima, la figlia prediletta di Muhammad, e ai due figli di questa.
In ambito sunnita i modelli femminili sono piuttosto le due mogli del Profeta, 'A'isha e Khadîja.

Tuttavia Maria conosce la venerazione popolare anche in certe regioni, ad esempio nei santuari di Algeri e di Efeso i musulmani si recano a venerare l'immagine della Vergine accanto ai cristiani. cvbn
loris2004
00lunedì 22 maggio 2006 19:12
Maria nell'islam
Una volta un ragazzo mussulmano mi ha detto che anche loro credono nell'Immacolata Concezione e nella nascita verginale di Gesù.
In Siria c'è una donna cristiana che vede la Madonna e a casa sua vengono numerosi anche i mussulmani a pregare. [SM=x511448]
.gandhi.
00lunedì 22 maggio 2006 20:10
Re: Maria nell'islam

Scritto da: loris2004 22/05/2006 19.12
Una volta un ragazzo mussulmano mi ha detto che anche loro credono nell'Immacolata Concezione e nella nascita verginale di Gesù.
In Siria c'è una donna cristiana che vede la Madonna e a casa sua vengono numerosi anche i mussulmani a pregare. [SM=x511448]


Tieni presente che lImacolata concezione dal punto di vista cattolico non si riferisce al concepimento di Gesù senza peccato, ma a quello di Maria.
Quindi difficilmente quel ragazzo crede questo.
Il corano dedica un'intera Sura a Mariam, madre di Gesù (Aissa), in realtà i punti in comune con i mussulmani sono molti, per creare un dialogo interreligioso.

gandhi
loris2004
00martedì 23 maggio 2006 14:38
Immacolata Concezione
Infatti mi sembrava strano che un musulmano credesse all'Immacolata Concezione... Eppure lui mi ha detto proprio "immacolata concezione". Non si sa mai: l'uomo è un mistero, si può credere all'Immacolata Concezione anche se si è musulmani... Ci sono pure shintoisti che sono anche buddisti.
Un'altro ragazzo musulmano una volta ha visto che avevo un rosario ad anello al dito e mi ha chiesto che cos'era. Quando gli ho detto che serviva per pregare il rosario mi ha chiesto se glielo regalavo! In realtà ci sono musulmani che sono più cristiani di noi! E il caso dei greci (noti pagani) che vennero a Gerusalemme dicendo: "vogliamo vedere Gesù" mentre gli ebrei stavano per crocifiggerlo!
Secondo me si può costruire dialogo anche su ciò che non abbiamo in comune. Perché no?
Grazie per le risposte!
Ciao! [SM=g27987]
presso
00martedì 23 maggio 2006 14:55
.....Sul tappeto, davanti alle ginocchia del cerchio più stretto - quello degli uomini - è stato steso un rosario musulmano. Si chiama subha in arabo, e tashbì (o anche komboloy) in turco. Ha 99 grani (o 33 ripetuti tre volte), tanti quanti sono i nomi di Dio nel Corano. E, del resto, la cerimonia inizialmente consiste proprio in questo: nella ripetizione di uno o più nomi di Dio. Ecco perché il rosario è così importante: simboleggia quel che si farà prima solo con la lingua, poi anche con il cuore. .....

esempio anche i mussulmani hanno un Rosario , fini dinersi ma pur sempre un Rosario
loris2004
00martedì 23 maggio 2006 15:09
Rosario
Il fatto è che questo ragazzo non sapeva che il nostro rosario fosse una devozione a Maria ed è solo dopo che gli ho detto che serviva per recitare una preghiera a Maria che lui me lo ha chiesto in regalo. Non so se avessi avuto un rosario islamico se me l'avrebbe chiesto in dono...
So anch'io che anche i musulmani hanno un rosario, anche i buddisti se è per questo ma credo che siano tutti molto diversi tanto da non potersi neanche chiamare tutti allo stesso modo "rosario".
Altra chicca: sapete chi ha regalato a mia nonna una bellissima croce in oro da portare al collo? Suo genero che è iraniano quindi, in teoria, musulmano, in barba a sua moglie che è battezzata ma non crede in Dio.
Esempi così ce n'è tantissimi. Certo ci sono anche controesempi di musulmani che attaccano chiese cristiane...
Grazie per le risposte e a presto!
Ciao. [SM=g27988]
presso
00mercoledì 31 maggio 2006 18:28

ISLAMISMO e CRISTIANESIMO



Vi riporto brevemente le differenze tra le due religioni monoteiste, tra Islamismo e Cattolicesimo:



1) Islam: unità-unicità di Dio

Cattolicesimo: unità e trinità di Dio


Dobbiamo richiamare alla memoria che l'affermazione dell'unicità di Dio e della sua unità è uno dei cardini della fede islamica e che la negazione della trinità, anche se probabilmente è stata fraintesa da Maometto, è chiara e chiaramente espressa nel Corano (Cor 4,17). Da questo punto di vista dunque il Corano intende essere proprio la correzione di ciò che i nasara (così sono chiamati i cristiani nel Corano) andavano dicendo e credendo di Dio e di Gesù Cristo. Come credenti in un Dio uno ma anche trino i cristiani vengono considerati mušrikun (cioè «associatori» o «politeisti») e, nella mentalità popolare attuale, sebbene il Corano li associ agli Ebrei chiamandoli ahl al-kitab («gente del libro») prevedendo uno statuto particolare protetto all'interno della comunità islamica in quanto non del tutto politeisti, talvolta i cristiani vengono considerati come kafiruna cioè come «reprobi» e «infedeli».

Non possiamo dimenticare da questo punto di vista la fatica con la quale la Chiesa primitiva è andata custodendo le verità essenziali non solo sull'unità di Dio, ma sulla piena divinità e umanità di Cristo e sulla divinità dello Spirito. Essendo Dio in se stesso una comunione di persone che chiama alla comunione con sé, appare già la totale divergenza da una visione islamica di Dio che è anche già visione dell'uomo: non chiamato alla comunione con Dio nella figliolanza adottiva nella quale gridiamo «Abba», Padre (Rm 8,15), ma pensato per essergli 'abd («servo») o al massimo halífah («servitore califfale») che invoca Dio chiamandolo rabb «Signore»), rah-man («clemente») e rahím («misericordioso») ma sempre rabb «Signore»).

Tra i novantanove nomi di Dio che la tradizione islamica ha assunto o desunto dal Corano, è rigorosamente escluso il nome «Padre» (attributo incompatibile con il Dio coranico e negato dal Corano stesso)[che invece è la caratteristica precipua della preghiera insegnata da Gesù stesso ai suoi discepoli.Dobbiamo notare inoltre come le Chiese arabofone abbiano in parte mantenuto i vocaboli coranici per esprimere la propria fede e per pregare Dio nella liturgia e (Alldh «Dio», Masíh «Cristo» o «Messia», Ruh «spirito») ma abbiano cercato anche di distanziarsi dai musulmani con un vocabolario proprio (Ab «Padre», talut «Trinità», rahum «misericordioso», ecc.). Perciò tutta l'economia sacramentale dei misteri «santi e vivificanti» mostrano come la tradizione cristiana, e in particolare quella ortodossa e quella cattolica, abbia vissuto attraverso la pratica sacramentale e in particolare nella celebrazione dell'eucaristia il mistero di un Dio comunione-di-persone che invita l'uomo alla comunione con la vita divina.



2) Islam: inconoscibilità di Dio e verità del Corano

Cattolicesimo: inconoscibilità e rivelazione di Dio



Ribadendo che Dio è 'alim (sciente) e che tutto conosce in contrapposizione all'uomo, che la verità viene dal Signore (Cor. 2,14[SM=g27989], il Corano suggerisce che Dio non può essere conosciuto e che e che ha voluto rivelare di sé ciò che ha voluto e ribadisce la gratuità della rivelazione che Dio ha fatto della propria volontà nel Corano. Di fronte alla rivelazione di Dio che si è attuata in modo particolare nella rivelazione dei suoi «libri», termine tremendamente ambiguo nel Corano, tra i quali la legge di Mosè e il Vangelo - che però nella forma attuale sono ritenuti falsificati -, l'unico messaggio sicuro di Dio rimane il Corano, le uniche parole e sicure sono quelle ispirate da Dio a Maometto e da lui dettate e fatte trascrivere, mentre come parte secondaria ma vincolante e autorevole rimane poi la tradizione, la sunnah del profeta.

Di fronte a queste posizioni il dato della inconoscibilità di Dio debba essere accolto e recuperato dalla nostra stessa tradizione che, in parte influenzata dalla mentalità illuministica, ha recentemente sopravvalutato la capacità della ragione umana e ha messo in secondo piano alcuni dati propri della stessa tradizione cristiana. Che l'uomo sia in una condizione di distanza da Dio e che non sia per lui agevole conoscerlo in conseguenza del peccato originale viene affermato fin dalle prime pagine dell'Antico Testamento. Egli si nasconde al sopraggiungere di Dio e viene da lui esiliato dal giardino dell'Eden (Gen 3). Si ricorda inoltre che nessuno può vedere Dio e rimanere in vita (Es 33,20). Poiché l'uomo si trova in questa condizione nella quale rischia di esporre senza discernimento cose troppo superiori a se. stesso (cf. Gb 42), Dio ha fatto conoscere la sua legge e i suoi decreti a Israele (Sal 147) chiedendo i sacrifici ma soprattutto l'ascolto e l'obbedienza alla sua parola quale sacrificio a lui maggiormente gradito (Gen 22), la conoscenza e l'amore di Dio dal valore più grande degli olocausti (Os 6,6). Oltre alla manifestazione della propria volontà Dio stesso, per mezzo dei profeti, ha promesso che l'umanità intera sarebbe stata ricolmata della conoscenza di Dio e che la legge esterna all'uomo sarebbe stata trascritta nel suo cuore: tu conoscerei il Signore (Os 2,22); la conoscenza di Dio riempirà il paese come le acque ricoprono il mare (Is 11,9). Non dovranno più istituirsi gli uni gli altri dicendo: «Riconoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore (Ger 31,34).

Nel Nuovo Testamento si riprende il dato della inconoscibilità di Dio e la promessa della sua rivelazione per mostrare che ora è lui che, in Gesù Cristo, da lontano si è fatto vicino, da inconoscibile si è reso conoscibile: Chi intatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere? Ora noi abbiamo il pensiero di Cristo (1 Cor 2,16). Nessuno mai ha visto Dio. Il figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui ce lo ha rivelato (Gv 1, 1[SM=g27989]. Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? (Gv 14,9). Anzi di fronte all'uomo incapace di un'osservanza piena e totale della sua volontà manifestata nella Legge, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli (Gal 4,4).

Solo se recuperiamo questi dati, quali l'inconoscibilità di Dio nella sua essenza, e se ci spogliamo di un'interpretazione illuministica ed esclusivamente razionale del «conoscere» biblico, possiamo vedere appieno la grandezza della rivelazione, cioè che Dio in Gesù Cristo si è voluto far conoscere. Ciò che gli uomini non potevano vedere rimanendo in vita ora invece lo possono contemplare e adorare: la Vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza (1 Gv 1,2).

La tradizione cristiana perciò ha sempre dovuto mantenere vivi questi due poli opposti, intersecantisi in Gesù Cristo: Dio inconoscibile in Gesù Cristo si è fatto conoscibile, l'Invisibile si è fatto visibile, Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere si è fatto uomo in Gesù, Dio è entrato nel tempo (un momento della storia) e nello spazio (in un luogo, in un popolo, in una cultura ... ) diventando così il centro del cosmo e della storia: Dio abbassò i cieli e discese (Sal 18, 1 0).



3) Islam: l'uomo deve mettere in pratica il Corano

Cattolicesimo: conoscenza e amore di Dio nello Spirito



Nella concezione islamica l'uomo «naturalmente» può riconoscere l'esistenza di Dio - e dal Corano stesso è invitato a questo -, ma in quanto creatura permane in una incapacità di conoscerlo: Sappi che la natura dell’uomo nella sua condizione originaria è stata creata vacua, ingenua, ignara dei mondi di Dio eccelso. L'uomo non è incorso in un peccato originale che abbia «offuscato» questa capacità. In ogni modo la verità viene partecipata tramite la profezia, di cui quella di Maometto e del Corano è la prima e indubitabile. Gli sciiti poi credono nella prosecuzione del carisma profetico di Maometto nei suoi successori. L'uso della razionalità umana nella tradizione islamica non è stata rifiutata ma, quando si tentò di indagare Dio, è stata ritenuta sospetta e pretenziosa. Il tentativo del movimento mu'tazilita di recuperare anche tramite l'eredità greca il valore della razionalità e delle verità enunciabili razionalmente da comporre con le verità della fede è stato dichiarato eterodosso. L'esegesi allegorica del Corano viene considerata sospetta e già condannata nel Corano stesso (Cor 3, 1 ss).

Se dunque i musulmani accolgono il Corano come legge di Dio rivelata, l'intelligenza e la razionalità dell'uomo entrano in gioco nel momento in cui si deve applicare questa legge alla vita, non nella comprensione del dato rivelato e tantomeno nella conoscenza di chi lo ha rivelato e della sua intenzione.

Accanto alla verità e alla novità della rivelazione di Dio in Gesù Cristo la Chiesa ha difeso contemporaneamente la concezione dell'uomo che ne consegue: volendo far conoscere se stesso all'uomo, D.io ha creato l'uomo «capace» di conoscerlo e di amarlo. Scriveva Gregorio di Nissa: Colui che vede Dio, per il fatto stesso che lo vede, ha ottenuto tutti i beni, una vita senza fine, l'incorruttibilità eterna, la beatitudine immortale, un regno senza fine, una gioia perenne, la vera luce (... ) ciò che il Verbo propone alla beatitudine sembra cosa né mai effettuata né effettuabile (... ) Ma le cose non stanno così, perché egli non comanda di diventare uccelli a coloro ai quali non ha fornito le ali, né di vivere sott'acqua a coloro per i quali ha stabilito una vita terrestre. Il magistero della Chiesa definisce: Piacque a Dio nella stia bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura (Dei Verbum 2). L'uomo pertanto è stato creato da Dio e per Dio, è stato creato a immagine di Dio (Gen 1,27), a immagine del Verbo incarnato, perché conoscendo e amando il proprio Creatore e Redentore raggiungesse la felicità in questa vita e lo godesse eternamente nell'altra. Anche se la Chiesa riconosce nel peccato originale un offuscamento e un'attenuazione della capacità dell'uomo di conoscere e corrispondere alla verità, tuttavia questa capacità non è mai tolta all'uomo.

Nel fare la volontà di Dio, il cristiano, poi, non è chiamato a mettere al centro la norma in quanto tale e ad applicarla, ma a penetrare lo spirito della legge per conoscere e amare sempre più colui che ha dato il comandamento e ha manifestato la sua volontà. Nella visione cristiana questa progressiva conoscenza non solo del comandamento ma anche di chi l'ha dato e del perché l'ha dato è necessaria per una vita autenticamente cristiana. Per fare ciò sia la capacità conoscitiva dell'uomo sia la sua volontà devono sempre essere sostenute e rese operanti dallo Spirito di Dio. Le discussioni che si sono agitate nella Chiesa antica e moderna circa la natura dell'uomo e l'opera della grazia e le dispute circa l'esicasmo nella Chiesa orientale hanno mostrato che è per l'opera dello Spirito di Dio operante soprattutto nella liturgia e nella celebrazione dei sacramenti che l'uomo da Dio stesso può essere progressivamente reso capace di conoscere Dio e corrispondere alla sua opera di santificazione.



4) Islam: rivelazione di Dio nel Corano

Cattolicesimo: rivelazione nel Verbo incarnato



La visione islamica di rivelazione è totalmente differente da quella cristiana. Se la rivelazione per eccellenza per i musulmani è avvenuta per opera di Maometto e si è concretizzata nel libro sacro, il Qur'an, per i cristiani la rivelazione si è andata dispiegando fin dai primordi della storia avendo in Cristo il suo culmine: tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui (Col 1,16). Perciò non si possono accettare quei comuni modi di associare musulmani, ebrei e cristiani come «religioni monoteiste» o «religioni dei libro» in quanto, oltre al fatto che si servono di un termine ambiguo e tutto da chiarire come quello di «religione», tradiscono già una mentalità coranica e islamica. Noi cristiani invece crediamo che prima che in un libro, recentemente Dio ci ha parlato per mezzo del Figlio (Eb 1,2). Non è a caso che le comunità cristiane orientali abbiano venerato le icone della Vergine con il suo Figlio perché in esse veniva rappresentato quello che Ignazio di Antiochia chiamava «il mio archivio»: Il mio archivio è Gesù Cristo, i miei archivi inamovibili la sua croce, la sua morte e risurrezione e la fede che viene da lui (Lettera ai Filadelfesi 8,2). Se perciò i musulmani credono che il Corano sia venuto per mezzo di Maometto che viene dichiarato «profeta», i cristiani riconoscono in Maria lo stilo, lo strumento materiale libero e consapevole di cui Dio si è servito perché il Verbo di Dio della forma di Dio prendesse la forma del servo (Fil 2,6.7) e si facesse uomo.

La Parola di Dio, il Verbo di Dio, innanzitutto è Gesù Cristo. Perciò la Chiesa, che è il suo corpo, continua il suo cammino nella storia consapevole di essere il prolungamento storico di quella manifestazione. Il confronto con la fede islamica che vede la rivelazione avvenuta in un libro non deve portare i cristiani a ridurre la rivelazione di Dio alle sacre Scritture. Inoltre Cristo, Parola di Dio e Verbo di,Dio, è sempre presente nella sua Chiesa in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa sia nella persona del ministro... sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, di modo che, quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. E presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. E presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro» (SC 7).

A questo proposito si deve ricordare che la verità rivelata nella fede cattolica è storica, cioè si è maturata nella storia con la rivelazione di più libri - nel giro di un migliaio di anni e tramite più autori - che di volta in volta sono stati raccolti e che la Chiesa, dopo l'apparire del Verbo di Dio, non ha eliminato ma ha conservato e ha letto come preparazione alla rivelazione di Gesù nella consapevolezza di ciò che Gesù stesso dice: sono proprio esse che rendono te,testimonianza a me (Gv 5,39).

Anche la dottrina dell'ispirazione è diversamente interpretata. Mentre nella tradizione islamica la partecipazione dell'uomo e della sua razionalità può solo offuscare e ottenebrare la parola rivelata di Dio, nella tradizione cristiana si è mostrato che Dio si serve della capacità veritativa dell'uomo posta da Dio stesso nell'uomo, per parlare agli uomini. Perciò i musulmani non parlano di ispirazione ma di tanzíl - «discesa» del libro -, e la dottrina tradizionale ha insistito nell'affermare l'incapacità di Maometto nel leggere e scrivere per sostenere la tesi dell'assoluta estraneità di una qualche facoltà di Maometto nella composizione del testo coranico. Invece, seppure con difficoltà, progressi e regressi, anche nel Vaticano Il si è ribadito ciò che già Pio XII, nella Divino afflante Spiritu, aveva affermato, che cioè Dio scelse degli uomini, di cui vi servì nel possesso delle loro facoltà e capacità (DV 11).

Se dunque nella rivelazione islamica si è cercato di arrivare a unificare i testi coranici e a chiarire come doveva essere letta ogni singola parola, nella rivelazione cristiana è nata la preoccupazione di fissare il -testo ispirato due secoli dopo l'incarnazione - e ancora non si -è smesso - e si è arrivati alla definizione del canone delle scritture ispirate solo con il concilio di Trento sotto la spinta della Riforma. La preoccupazione preminente della Chiesa pertanto fu non solo-di chiarire quale fosse il testo ispirato (cf. le esapla di Oricene), ma quali libri fossero da leggere nella comunità, cioè quali libri riflettevano la vivente tradizione apostolica.



5) Islam: la comunità difende il singolo

Cattolicesimo: la dignità della persona umana



Altra prospettiva che vede una netta opposizione tra Islam e Cristianesimo riguarda il diritto e la persona umana. Il diritto va inteso come diritto della comunità (ummah), non della persona. L'Islam non conosce la parola «persona», il suo sinonimo è «fard» (individuo). Il fard è parte integrante e dipendente della grande società islamica (ummah). Dentro l'ummah egli ha diritti e doveri. Se abbandona la religione per ateismo o conversione a un'altra religione, perde tutti i suoi diritti, anzi, è passibile di morte per tradimento.Perciò la fonte dei diritti nei paesi a maggioranza islamica è la comunità islamica e, in ultima analisi, essa è garante dei diritti e dei doveri che il Corano e la legge islamica, la šari'ah, riconoscono, concedono e negano. Nei paesi che adottato la legge islamica i cristiani sono spesso considerati, alla stregua degli altri non musulmani, dei cittadini di seconda categoria impossibilitati o limitati a una partecipazione attiva nella società e nelle istituzioni. Così anche le discriminazioni delle donne rispetto agli uomini nel diritto processuale, nel diritto ereditario e in quello matrimoniale hanno il loro fondamento nel Corano stesso e sono più o meno codificate dalle legislazioni di ispirazione islamica.

Non si deve dimenticare invece come nell'esperienza del cristianesimo occidentale si sia fatto strada il diritto legato all'essere umano, alla persona umana. L'approfondimento che è stato fatto a livello delle dispute ci-istologiche del termine «persona» e l'applicazione nella formulazione della fede un solo Dio ín tre, persone ci richiama quanto il termine persona si sia arricchito di spessore nella cristianità, e come la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo sia frutto di una cultura cresciuta su radici cristiane ed evangeliche. Pur con titubanze legato per lungo tempo al modernismo, anche la Chiesa cattolica è arrivata a riconoscere la validità della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Questo è il motivo fondamentale per cui la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo non è riconosciuta in molti paesi che intendono applicare la legge islamica. Per questo motivo la Dichiarazione univer-sale dei diritti dell'uomo nell'Islam emanata dal Consiglio islamico d'Europa presso l'UNESCO nel 1981 rimane una dichiarazione che riguarda l'uomo nell’Islam. Similmente anche la Dichiarazione dei diritti dell'uomo nell'Islam promulgata al Cairo nel 1990 nella XIX Conferenza islamica dei ministri degli esteri, prevede, ad. es. all'art. 2, che: è vietato sottrarre la vita salvo che la šari'ah lo consenta, e pertanto subordina, in questo come in altri casi, i diritti dell'uomo alla šari'ah.

Non ci si deve nascondere inoltre che nei paesi a maggioranza islamica non è consentito abbandonare la propria fede islamica per aderire a un'altra. con il rischio anche della sentenza di morte, talvolta commutata in carcere. Il Corano, in materia di libertà religiosa e di apostasia, è diversamente interpretato e permane tutto il peso della tradizione nell'interpretazione del testo. Il principio che deve valere per il cattolicesimo - principio recepito nei codici giuridici contemporanei - è la libertà di coscienza della singola persona. Ciò che viene sottolineato nei paesi islamici è la dimensione collettiva della comunità islamica che non può essere «intaccata» dall'apostasia dei suoi membri senza che la scelta personale vada a detrimento della comunità.



6) Islam: l'Islam è religione e Stato

Cattolicesimo: la Chiesa non si identifica con lo Stato: la laicità



All' inizio del XX secolo, sullo sfaldamento dell'impero ottomano si andarono costituendo i vari stati nazionali, adottando ora forme di governo monarchiche, ora socialiste e, in ogni modo, ispirate alla forma parlamentare europea che sembrava la più vicina all'esperienza di Maometto e dei suoi compagni a Medina. Proprio nel momento in cui sorgevano gli stati nazionali, ciò che è stato recuperato, in particolare dalle correnti radicali, è stato il principio della non scindibilità di religione e Stato. Una delle poche eccezioni fu la Turchia dove, dopo una prima fase in cui si proponeva di liberare le «terre islamiche» e i «popoli islamici» e di respingere e scacciare l'invasore infedele,furono aboliti il sultanato e molte prescrizioni islamiche, adottando la domenica come giorno di festa, il calendario occidentale, vietando l'uso del velo, adottando l'alfabeto occidentale ecc. e ciò fu sentito come una de-islamizzazione. Ma a partire dalla prima metà del XX secolo gli ideologi del fondamentalismo hanno ribadito la non scindibilità di religione e Stato e hanno ribadito che l'Islam è dín wa-dawla cioè religione e Stato. La grave crisi che stanno correndo gli stati che hanno tentato strade di compromesso con le forme di governo occidentali è la fessura nella quale le idee fondamentaliste cercano di incunearsi, soprattutto nei ceti più poveri, per propagandare il ritorno all'Islam e l'abbandono di ogni compromesso con le forme di governo pqqidentale quale panacea di ogni malcontento e difficoltà.

In maniera opposta il Vaticano Il afferma che la missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di ordine politico, economico e sociale: il fine, infatti che le ha prefisso è di ordine religioso (GS 42). E la convinzione che era propria dell'A Diogneto, quando si dice che i cristiani partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri (A Diogneto 5,5). Certo la parabola della storia ha presentato varie e numerose eccezioni, ma penso che la prospettiva sia quella che la Chiesa cattolica oggi persegue. Il concetto della laicità ò della autonomia delle realtà terrene è stato riconosciuto dal concilio (GS 36) ed è stato pure chiarito come questa autonomia debba mantenere un riferimento a Dio: La ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio (GS 36 citando CONC. VAT. 1, Dei Filius).

Da questo punto di vista perciò si può constatare come l'ingresso di numerosi musulmani in Europa abbia costretto o possa costringere a rivedere un concetto di laicità nel senso laicistico del termine, dove ogni riferimento a Dio o a una norma morale fondata su una visione cristiana dell'uomo viene sentito come aggressione alla legittima autonomia delle istituzioni. Non ci si deve nascondere tuttavia che, nei paesi islamici, nell'XI secolo della nostra era la separazione del potere religioso e politico non solo esisteva concretamente ma era elaborata e giustificata dottrinalmente. La domanda che si pone tuttavia è la seguente: il «fondamentalismo» o il «radicalismo» islamico al quale abbiamo assistito nel corso del XX secolo è espressione di una deviazione dal vero Islam oppure è l'espressione di una corrente che intende essere «musulmana» nel senso più genuino del termine?

loris2004
00martedì 6 giugno 2006 18:24
Confronto islam-CRISTIANESIMO
Quello che hai detto sul cattolicesimo vale per il cristianesimo in generale (Trinità, Rivelazione di Dio, laicità...).
Un confronto andrebbe fatto fra islam e cristianesimo non cattolicesimo. Purtroppo tanta gente non sa che il cattolicesimo fa parte del cristianesimo e che il cristianesimo non è composto solo dalla Chiesa cattolica ma anche dalle Chiese ortodosse, protestanti, anglicana...
Justee
00domenica 18 giugno 2006 19:13


Descrizione
Per la prima volta Magdi Allam racconta se stesso, musulmano laico nato e cresciuto nell'Egitto di Nasser ed emigrato in Italia nel 1972: "Partendo dal mio vissuto posso testimoniare che soltanto quarant'anni fa la situazione in Medio Oriente era radicalmente diversa. La società e le istituzioni erano laiche. La cultura dell'odio e della morte, che l'Occidente oggi associa ai musulmani, non è nel Dna dell'islam". Allam, in questo libro, ha deciso di togliersi tutti i "sassolini", denunciando apertamente sia gli integralisti che l'hanno condannato come "nemico dell'islam", sia i loro complici occidentali che alimentano uno scenario di scontro e di odio. Uuna testimonianza forte, sofferta, estrema.
loris2004
00martedì 11 luglio 2006 13:46
Estremisti
Non bisogna dimenticare che gli estremisti, in tutte le religioni, sono solo una minoranza, quindi anche nel caso dell'islam i terroristi islamici sono molto pochi così come i nostri terroristi (occidentali) sono pochi...
mioooo
00lunedì 13 agosto 2007 13:20
Califfo (in arabo khalīfa) è il termine impiegato per indicare il "Vicario" o "Successore" di Maometto (Muhammad) alla guida politica e spirituale della Comunità islamica (Umma).

Oggi leggevo sul corriere la richiesta da parte dell'indonesia della costituzione di uno stato islamico sotto la guida di un Califfo

Indonesia: rinascita califfato, 100mila a raduno

GIAKARTA - Centomila persone a Giakarta, capitale dell'Indonesia, per la manifestazione di rinascita del califfato. Il gruppo islamico radicale "Hizb ut-Tahir", che ha organizzato l'evento, lo ha ribattezzato il piu' grande raduno di attivismi musulmani. Per 'Hizb ut-Tahir' , il califfato e' la forma di governo ideale, che segue i dettami del Corano piuttosto che le leggi degli uomini. (Agr)

benimussoo
00venerdì 17 agosto 2007 20:51
Strage in Iraq, forse 500 le vittime. Si sospetta una pulizia etnica di Al Qaeda

Sul bilancio delle vittime degli attentati del 15 agosto nel nord dell'Iraq, nell'area di Ninevah, c'è ancora incertezza: mentre si continua a scavare fra le macerie in cerca di superstiti, alcune fonti parlano di 250 morti, altre addirittura di 500. Ma quello che è già definito l'evento più sanguinoso dall'inizio della guerra in Iraq, potrebbe essere stato un vero e proprio intervento di pulizia etnica, organizzato da Al Qaeda.
Le vittime, infatti, sono tutte membri della comunità Yazida, considerata blasfema dagli estremisti musulmani, seguace di una religione molto antica in cui confluiscono elementi della tradizione cristiana, ebraica, manichea e islamica. Inoltre, sono per la maggior parte di origine curda.
L'ipotesi è sostenuta dal generale statunitense Benjamin Mixon, comandante delle truppe statunitensi nel nord dell'Iraq: «Si tratta di un atto di pulizia etnica - ha detto il militare, spiegando che fino ad ora la zona dove abita la comunità Yazida non era stata coinvolta nella guerra settaria irachena. Ed è sempre l'esercito Usa ad affermare che dietro alla strage di ieri ci sarebbe la mano di Al Qaeda: «La modalità dell'attentato è tipica dell'organizzazione terroristica islamica - ha detto un portavoce delle truppe, il Generale Kevin Bergner. Non ha dubbi il comandante in carica dell'esercito statunitense in Iraq, il Generale David Petraeus il cui rapporto sull'operazione sicurezza in Iraq è atteso tra meno di un mese al Congresso: «Avevamo previsto un aumento di attacchi in questo mese», ha spiegato.

In un comunicato, il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki ha duramente condannato gli attentati «ad opera di terroristi che tentano di alimentare l'odio settario e di danneggiare l'unità nazionale». Inoltre, ha annunciato la formazione di una nuova alleanza composta da moderati sciiti e curdi, nella quale non entreranno membri della rappresentanza sunnita moderata, che hanno rifiutato di partecipare.
Il premier ha spiegato che la nuova alleanza rappresenta il primo passo per sbloccare la stagnazione politica che ha paralizzato il governo. Infatti, nelle scorse settimane l'esecutivo a maggioranza sciita guidato di al-Maliki, è stato investito da una grave crisi politica con le dimissioni di tutti i ministri sunniti.
@tiskio@
00mercoledì 22 agosto 2007 14:06
FRATELLI MUSULMANI (“AL-IKHWAN AL-MUSLIMUNA”) (EGITTO)
JAMAAT-I-ISLAMI (PAKISTAN)
NAHDATUL ULAMA (INDONESIA)
MUHAMMADIYYA (INDONESIA)
LA NAZIONE DELL’ISLAM (STATI UNITI D’AMERICA)
JAMAAT-I-TABLIGH (INDIA)
AL QAEDA (INTERNAZIONALE)

I gruppi più importanti al Mondo Islamici
@tiskio@
00mercoledì 22 agosto 2007 14:17
Re: Maria nell'islam
loris2004, 22/05/2006 19.12:

Una volta un ragazzo mussulmano mi ha detto che anche loro credono nell'Immacolata Concezione e nella nascita verginale di Gesù.
In Siria c'è una donna cristiana che vede la Madonna e a casa sua vengono numerosi anche i mussulmani a pregare. [SM=x511448]



Sentivo ieri al telegiornale di uel ragazzo che volva chiudere maria nella nicchia , e il paese si è ribellato , e tanto il giornalista , che la comunità , cheil ragazzo islamico non sanno che maria è venerata nell'islam .. che vergogna non conoscere neanche la propria fede



presso
00lunedì 17 settembre 2007 20:56
Il ministro degli Interni Giuliano Amato torna sulla vecchia proposta dell’Intesa con i musulmani: «Serve una intesa con i musulmani - afferma - per poter avere con le loro organizzazioni religiose gli stessi rapporti chiari e trasparenti che ho con le altre a partire dalla Chiesa cattolica».

A prescindere dal fatto che le Intese con le minoranze religiose non hanno lo stesso statuto giuridico e costituzionale del Concordato - giustamente riservato solo alla Chiesa cattolica, di cui i costituenti vollero riconoscere il ruolo unico nella storia e nella cultura italiana -, a prima vista il ragionamento di Amato potrebbe sembrare logico. Ci sono Intese - cioè «piccoli concordati» - con gli Ebrei, i Valdesi, i Battisti, gli Avventisti, i Pentecostali, i Luterani. Prodi ne ha firmate altre, in attesa di ratifica parlamentare, tra gli altri con i Testimoni di Geova. Perché non con i musulmani?

La risposta c’è: perché i musulmani non sono una di quelle «confessioni religiose» che i padri della Costituzione avevano in mente quando formularono l’articolo 8 della nostra Carta fondamentale. Una confessione religiosa è una realtà strutturata, organizzata, gerarchica, dove ci sono delle autorità che rappresentano tutti i fedeli e possono impegnarsi per loro di fronte allo Stato. Vale per i vescovi cattolici, ma anche per il Sinodo valdese o per il presidente dei Testimoni di Geova. L’islam sunnita (quello sciita è diverso, ma in Italia è piccolissimo), detto in termini sociologici, non è una religione verticale, ma orizzontale.

Non ha un clero, non ha l’equivalente dei vescovi, del Papa e nemmeno dei parroci. Gli imam - cui i nostri media, abituati a trattare con la Chiesa cattolica, danno spesso troppa importanza - non sono le guide delle loro comunità, ma semplici incaricati temporanei di guidare la preghiera e gestire il locale di culto. Per stipulare un’Intesa, come è evidente, bisogna essere in due: lo Stato e chi esercita l’autorità nella «confessione religiosa» di cui all’articolo 8 della Costituzione.

L’islam (sunnita) si vanta precisamente di non avere autorità né gerarchie. L’unica autorità è il Corano, e il consenso nella comunità dovrebbe riconoscere l’opinione del più saggio e del più dotto. Di fatto, in molti paesi musulmani anche le questioni religiose sono decise dal re o dal governo: ma l’Italia, appunto, non è un paese musulmano.

Certo, da noi esistono diverse associazioni di musulmani, ognuna delle quali dichiara di essere «quella vera» e vorrebbe firmare l’Intesa. Quella che controlla più moschee, l’UCOII, ha una dirigenza fondamentalista e legata ai Fratelli Musulmani, i cui valori sono incompatibili con la Costituzione. Le associazioni filo-occidentali rappresentano solo una minuscola frazione dei musulmani italiani. La maggioranza degli immigrati non fa parte di nessuna associazione, e spesso non ne conosce neppure il nome. La Consulta per l’islam italiano è stata creata dal predecessore di Amato, Pisanu, come organismo dichiaratamente «non rappresentativo», con membri scelti dal ministro sia tra i responsabili delle associazioni (UCOII compresa) sia tra intellettuali che rappresentano se stessi. Pisanu non voleva certo fondare un’inesistente «Chiesa» islamica, e se la Consulta firmasse un’Intesa molti leader musulmani il giorno dopo la dichiarerebbero carta straccia. Amato si rassegni. Sarebbe certo una bella cosa se questo governo avesse una politica seria dell’islam italiano. Ma la strada non passa dall’Intesa.

mioooo
00giovedì 27 dicembre 2007 19:25
Bhutto, condannata dagli islamici
Garanzia per Bush,ostacolo per Al Qaeda
Era la “cauzione democratica” del presidente Pervez Musharraf, il suo passaporto per gli Stati Uniti. Per questo e per le sue critiche alla crescente islamizzazione del Paese Benazir Bhutto, così preziosa all’attuale governo pakistano, era stata condannata a morte. In un'intervista ad Aki-Adnkronos International, il 26 ottobre, l'ex premier aveva denunciato protezioni altolocate di cui godrebbe a Islamabad il fondatore di Al Qaeda, Bin Laden.


Della leggenda fanno parte ormai il suo essere donna, l'unica a guidare un paese islamico nei tempi moderni, bella e ricca, figlia di un martire della sua patria. Nella realtà, la Bhutto era stata un'abile e a volte cinica governante.

Di lei si ricorderanno le aperte critiche contro il regime militare al potere prima del generale Muhammad Zia-ul-Haq e poi di Pervez Musharraf e contro l'islamizzazione insidiosa della società. Durante il suo secondo mandato governativo, mantiene una politica di fermezza nei confronti dell'india ma sostiene anche i ribelli islamici del Cachemir e l'ascesa al potere dei talebani in Afghanistan.

In politica interna, il suo rilancio dell'economia è un fiasco. E così, dopo tre anni a capo del secondo esecutivo, viene di nuovo destituita per cattiva gesione. E poi condannata assieme al marito per corruzione.

Dopo otto anni di esilio, nel 2007 in Pakistan si crea una situazione favorevole al suo ritorno: la crisi dovuta all'instabilità politica e al conflitto con gli islamici. Musharraf ha bisogno del sostegno degli Stati Uniti per un nuovo mandato. Bush impone una democratizzazione del paese che solo la Bhutto può compiere. Lei, che ha studiato ad Oxford, sa parlare con gli stranieri e sa sa esattamente ciò che i media occidentali vogliono sentire, è la cauzione democratica di Musharraf. Il 5 ottobre il generale firma un decreto di amnistia e lei ottiene quelle che voleva: tornare in patria per "salvare la democrazia".

Ma è consapevole che il suo rientro, già anticipato da minacce di morte, non sarà privo di ostacoli. Così, il 18 ottobre il convoglio che la segue viene preso di mira da un attentato in cui lei resta miracolosamente illesa, ma 140 seguaci del suo partito PPP restano uccisi. In un'intervista del 26 ottobre all'agenzia stampa Aki-Adnkronos, lei stessa lancia delle accuse ben circostanziate contro chi stava dientro la sanguinosa azione di Karachi: il capo dell'internazionale del terrore Al Qaeda. "Nel 1989 Osama bin Laden lascio' il Pakistan per andare in Arabia Saudita: ma qualcuno gli chiese di tornare. Dobbiamo sapere chi c'è dietro questa continuità: è una battaglia in cui girano molti soldi, grazie al traffico di droga e di armi, e ci sono molti nomi che devono venire alla luce" dichiara. Poi dichiara di aver fatto i nomi delle persone in questione in una lettera spedita al presidente Musharraf invitandolo ad aprire un'inchiesta nei loro confronti. Con una successiva lettera, l'ex premier aveva chiesto formalmente l'assistenza di Stati Uniti e Gran Bretagna nelle indagini sull'attacco terroristico al suo convoglio.

L'obiettivo dell'attentato, aggiunse ad Aki l'ex premier, "era quello di impedire i raduni politici dei partiti dell'opposizione: le forze che vogliono trarre profitto dall'esplosione non vogliono che le forze moderate si mobilitino nelle strade. Sono le stesse che dal 1992 al 1996 hanno destabilizzato il mio governo: sono anti-democratiche e non vogliono che in questo paese si affermi una cultura politica".

La Bhutto poi riteneva che, nei confronti dei gruppi islamici più radicali, si dovesse aprire il dialogo solo dopo la consegna delle armi da parte dei miliziani.

"So di essere un simbolo di ciò che i sedicenti jihadisti, talebani e Al Qaeda temono maggiormente” scriveva nella sua autobiografia: “Sono una donna, dirigente politica, che lotta per portare la modernità, la comunicazione, l’istruzione e la tecnologia in Pakistan”.

Il presidente americano George W. Bush vedeva in lei la possibilità, in un tandem moderato con Musharraf, di affrontare l'ondata islamista e soprattutto di mantenere l'arma nazionale atomica al riparo dalle tentazioni. Ora, con la sua morte, tutte queste speranze sono state spazzate via in un soffio.

Elisabetta Carli

@tiskio@
00domenica 24 febbraio 2008 10:09
Tutti ricordano certamente la polemica di alcuni giorni fa innescata da uno sconsiderato intervento del primate della Chiesa anglicana, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, che giudicava inevitabile l’introduzione nell’ordinamento britannico degli elementi di diritto civile della Shari'a, ovvero la legge islamica. E’ stato il segnale inequivocabile della resa culturale, ancora più inquietante se si considera che viene proprio dalla patria che dell’imposizione del proprio sistema giuridico (basti pensare alle colonie) ha fatto un tratto distintivo della sua civiltà. Tutt’oggi il sistema legale ereditato dal Regno Unito è un vanto per molti Paesi che pur da decenni sono indipendenti.

Ovvia perciò la reazione scandalizzata: governo e politici sia di maggioranza che di opposizione si sono affrettati a censurare le parole dell’arcivescovo anglicano e anche nel resto d’Europa i commenti ufficiali sono stati decisamente negativi. La cosa a molti ha fatto pensare che in fondo in Europa c’è ancora una maggioranza solida che ha le idee chiare sul rapporto con gli immigrati provenienti da diverse culture e con gli islamici in particolare.

Se però andiamo oltre le dichiarazioni di facciata e ci prendiamo la briga di guardare alla realtà scopriamo con costernazione che l’arcivescovo Williams non ha fatto altro che dire apertamente ciò che da anni politici e giudici stanno facendo in silenzio. Restiamo in Gran Bretagna: il governo si è stracciato le vesti per le dichiarazioni di Williams, eppure pochi giorni prima il ministro degli Interni Jacqui Smith aveva imposto ai propri funzionari di usare l’espressione “assassini criminali” invece di “estremisti islamici” o “fondamentalisti jihadisti” nel caso di atti di terrorismo. Addirittura la stessa Smith in gennaio aveva definito “anti-islamico” il terrorismo dei gruppi che lo giustificano con il Corano, e in ogni caso pochi mesi prima il premier Gordon Brown aveva proibito ai suoi ministri di usare il termine musulmano correlato al terrorismo. La Smith ha spiegato che “non c’è nulla di islamico nel desiderio di terrorizzare e di pianificare stragi, dolori e lutti”, per cui coloro che lo fanno mettono in cattiva luce l’islam. Ora aspettiamo che il governo britannico, suggeriva un editorialista, ridefinisca come “anti-tedesca” l’attività della Luftwaffe che nella seconda guerra mondiale portò morte e distruzione a Londra: “Non c’è niente di tedesco - ha aggiunto in modo ironico - nel desiderio di terrorizzare e invadere, e anzi è un’attività in contrasto con i valori fondamentali dei tedeschi che notoriamente sono quelli di sedersi nei giardini a mangiare salsicce e bere birra”. Si apre un nuovo filone di revisionismo che farà felici molti storici.

Ma in Gran Bretagna si è andati già ben oltre la ridefinizione dei concetti, e l’applicazione della legge islamica è già una realtà: il governo ha infatti deciso di riconoscere i matrimoni poligami, se contratti in Paesi dove sono legali (Nigeria, Pakistan, India). Lo ha fatto emendando la legge che regola l’esenzione dalle tasse in fatto di eredità: prima soltanto una moglie era la legittima erede del marito defunto, oggi più mogli possono ereditare esentasse. Allo stesso modo il ministero del Lavoro ha iniziato a concedere sostegni finanziari agli harem sotto forma di sussidi come indennità di disoccupazione e assegni integrativi per inquilini non abbienti.

Non è solo un problema britannico: anche in Italia abbiamo visto sentenze che si rifanno all’ideologia “multiculturalista” (compresa la giustificazione della violenza sulle donne) e decisioni politiche dello stesso segno (emblematico il caso della scuola islamica di Milano). Altrove il ministro della Giustizia olandese ha detto che “se due terzi della popolazione olandese domani si pronunciasse a favore dell’introduzione della Shari’a, allora ciò dovrebbe essere possibile”. Un giudice tedesco, invece, ha fatto riferimento al Corano in una causa di divorzio. E così via.

C’è poco da rallegrarsi dunque delle reazioni verbali alle dichiarazioni dell’arcivescovo Williams. Lui potrebbe essere costretto a dimettersi, ma non per ciò che lui vorrebbe fare, piuttosto per aver ingenuamente rivelato ciò che tutti stanno già facendo.

mioooo
00martedì 25 marzo 2008 18:27
Re:
Justee, 18/06/2006 19.13:



Descrizione
Per la prima volta Magdi Allam racconta se stesso, musulmano laico nato e cresciuto nell'Egitto di Nasser ed emigrato in Italia nel 1972: "Partendo dal mio vissuto posso testimoniare che soltanto quarant'anni fa la situazione in Medio Oriente era radicalmente diversa. La società e le istituzioni erano laiche. La cultura dell'odio e della morte, che l'Occidente oggi associa ai musulmani, non è nel Dna dell'islam". Allam, in questo libro, ha deciso di togliersi tutti i "sassolini", denunciando apertamente sia gli integralisti che l'hanno condannato come "nemico dell'islam", sia i loro complici occidentali che alimentano uno scenario di scontro e di odio. Uuna testimonianza forte, sofferta, estrema.


Pesaro, 25 marzo 2008 - La storia del loro incontro era già scritta nel nome di lui: Magdi, che in egiziano significa ‘la mia gloria’. Un legame che dalla parola scritta si fa spirituale, fino a diventare 'fratellanza'. Suor Gloria Riva (nella foto) è tra le persone che hanno accompagnato Magdi Allam nel viaggio verso la conversione al cattolicesimo. Doveva essere la madrina al battesimo, celebrato da Benedetto XVI nella basilica di San Pietro.



"Ma il Vaticano ha deciso diversamente, io ero accanto a lui ed è stato un momento bellissimo, l’approdo di un lungo cammino. Un percorso sofferto — racconta la religiosa, che vive in un monastero di clausura in Carpegna, nel cuore dell’Appennino tra Marche, Toscana e Romagna — che in parte ho condiviso. Ci siamo conosciuti due anni fa, attraverso don Gabriele Mangiarotti, artefice dell’incontro tra il giornalista e monsignor Luigi Negri. Lui rimase colpito da un mio libro, iniziammo a sentirci prima per telefono, poi mi invitò a casa sua, alle porte di Roma".



E lì che suor Gloria conosce la moglie del giornalista, i suoi tormenti, il desiderio di convertirsi. "Un giorno ci ha preso in disparte: ‘voglio essere di Cristo’. In quell’ora trascorsa con lui tutto si è fermato. Voleva rendere pubblica la sua adesione al cattolicesimo, ben sapendo a quali rischi andava incontro ma preoccupandosi per il Santo Padre: ‘Il pericolo c’è, ma per il Papa. Dovete pregare per il Papa". Protetto dalla scorta Allam si arrampica per quattro volte al monastero di Carpegna per incontrare suor Gloria.



"Tra noi è nato un legame profondo fatto di reciproca stima e confidenza — racconta la religiosa — Non parliamo soltanto di fede, ma di cultura e di bellezza. Anche lui mi consiglia, è un uomo saggio, che ha la consapevolezza di quanto costi questa scelta, ma vive come il compimento di un destino. E’ come se io e don Gabriele facessimo parte di una squadra messa insieme dalla Provvidenza".



Accanto a lui hanno affrontato anche la parte più perigliosa e toccante del cammino. "Non ho potuto neppure abbracciarlo prima della cerimonia. La situazione era molto tesa, c’era grande allerta in Vaticano. Magdi è arrivato con l’auto blindata, io ero già nella basilica, seduta accanto a sua moglie. La commozione è stata forte per me e don Gabriele: essere nel cuore della Chiesa con un amico che diventa fratello, non come spettatori occasionali ma protagonisti di un’avventura".



Poi, a notte fonda, l’incontro in famiglia. "Abbiamo parlato per ore. Lui era felicissimo ma anche consapevole di dare così la sua vita a Cristo. Voleva che rimanessi per il pranzo di Pasqua, ma sono tornata al monastero". Le minacce lanciate all’apostata, per suor Gloria erano nel conto. "Mi sarei aspettata di peggio. Purtroppo sono soltanto gli islamici più violenti a fare notizia".


mps_rh
00mercoledì 2 aprile 2008 15:02
L'Islam spiegato sul web da Rania
"Basta pregiudizi"

La regina giordana Rania Al Abdullah
SCRIVI Oriente e Occidente, il blog di FRANCESCA PACI



All'Occidente: «C'è un universo
di meraviglie che gli stereotipi
impediscono di apprezzare»
FRANCESCA PACI
CORRISPONDENTE DA GERUSALEMME
Il benvenuto è maestoso. Postato su You Tube meno di due giorni fa, il video della regina giordana Rania Al Abdullah (http://youtube.com/QueenRania) è stato visto già 81.540 volte e omaggiato di 278 commenti. «Send me your stereotype»: con voce dolce e sguardo materno, la bella sovrana di origine palestinese si rivolge ai giovani nel linguaggio dei giovani perché le scrivano i propri stereotipi sul mondo arabo, un altro-da-sé che la furia islamista e i pregiudizi dell'occidente ferito dall'11 settembre 2001 hanno reso pericolosamente estraneo.

Rania Al Yasin, 37 anni, 4 figli, una brillante laurea in business administration e la fulminea carriera nella Apple «sacrificate» alle nozze regali, è una veterana del web. E non solo come oggetto d'ammirazione maschile e femminile. Dal 2005 gestisce un sito internet (www.queenrania.jo) attraverso il quale diffonde i temi a lei cari: la complicata questione femminile, le tematiche giovani, la sconosciuta società araba e la sfida conflittuale con la modernità. Un argomento, quest'ultimo, assai sensibile nel suo Paese. Profondamente tradizionale e al tempo stesso proiettato verso il futuro, la Giordania è l'emblema della crisi che scuote l'identità musulmana, lacerata tra valori mediorientali e modelli occidentali. Bastano poche ore di viaggio per passare dall'ultraconservatrice Zarqa, villaggio natale del famigerato Al Zarqawi, alla scintillante capitale Ammam, dove ogni giorno apre un nuovo locale per le notti brave dei diciottenni, oltre il cinquanta per cento della popolazione.

You Tube nel regno hascemita significa migliaia di studenti alla tastiera di centinaia d'internet-caffè. Il video della regina però, non è per loro. «In un mondo in cui è così facile essere connessi, restiamo ancora così disconessi» dice, scandendo le parole. Il destinatario siamo noi, l'Europa, l'America, il Primo Mondo che accoglie volentieri la grazia di Rania di Giordania ma si limita spesso a guardare la società islamica con gli occhi di Fitna, il controverso film del politico olandese Geert Wilders. Errore, bacchetta sua Maestà, «c'è un universo di meraviglie fuori che gli sterotipi impediscono di apprezzare».

Un appello saggio, schietto, antidoto estremo allo scontro delle civiltà che intende parlare alla società di domani. Purtroppo neppure la donna più affascinante del reame sfugge alla percentuale di demagogia insita nello strumento forum, dove si baratta sovente l'unicità della democrazia dal basso con la chiacchera da bar o, peggio, la libertà d'insulto sotto anonimato. La maggior parte dei post sono una seguenza di «bene», «brava», «finalmente». Molti, tipo «numberg», denunciano la «parzialità» dell'operazione: «Ne riparliamo quando la signora si rivolgerà al suo popolo in lingua originale anziché in inglese, aspetto di sentirla denunciare in arabo la faziosità della tv al Jazeera». Alcuni accettano la sfida e propongono la loro selezione di falsi miti da sfatare. «Ecco due stereotipi: il mondo arabo è diviso e non ci si può fidare degli arabi» scrive «golo5000». E «lordyi»: «Perchè il mondo islamico è guidato esclusivamente da monarchie e c'è così poca libertà?». «Yt2vinay» chiede lumi sull'infibulazione e «GigiMorr» risponde che «si tratta di un comportamento culturale estraneo all'islam. Come donna musulmana sono contrarissima, mi oppongo alla violenza contro le donne diffusa in medioriente e in occidente». Rania per ora osserva dall'alto. A un certo punto interverrà, promette: un'intervista esclusiva con il web.
mioooo
00lunedì 28 luglio 2008 22:45
KHALED FOUAD ALLAM. Vorrei sgombrare il campo da fraintendimenti, perché, sulla faccenda della poligamia, tutti i giornali sono abbastanza in allarme.
Vorrei ricordare che, nel diritto musulmano, il matrimonio non è un sacramento, ma un contratto: pertanto, niente vieta, nella formulazione stessa delle clausole del contratto che prevede il matrimonio, l'inclusione degli articoli del codice civile italiano.
Questo è ciò che hanno fatto alcuni paesi islamici. Ad esempio, la Tunisia nel 1956 ha abolito il regime matrimoniale poligamico, ha cambiato il contratto adulare - così si chiama - e ha introdotto delle norme che vietano la poligamia.


ROBERTO ZACCARIA. È uno Stato che lo ha fatto!


KHALED FOUAD ALLAM. Sì, è uno Stato che lo ha fatto, ma questo non impedisce di riformulare i principi fondamentali. Ricordo che la sharia nel diritto musulmano non è un principio assoluto, ma ha bisogno di una norma che la interpreti. Ciò non impedisce assolutamente di intervenire in questo campo. Deve essere ben capito. Oltretutto, non tutti i regimi musulmani prevedono il regime matrimoniale poligamico nella loro legislazione.


PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Allam. Do ora la parola a coloro che desiderano intervenire.


MARCO VENTURA, Professore ordinario di diritto canonico ed ecclesiastico presso l'Università di Siena. Signor presidente, credo che la grande difficoltà di metodo, che è testimoniata anche dall'introduzione che abbiamo ascoltato, derivi dal fatto che si contrappongono, ai nostri occhi, due scenari profondamente diversi, che credo noi cultori delle relazioni tra Stato e Chiesa avvertiamo in modo molto netto.

Ho trovato interessante questo scritto che ripercorre insintesi ciò che il matrimonio islamico rappresenta
www.infocattolico.org/Documenti%20originali/Liberta%20Relig...

Dr.ssa Sciubba
00domenica 8 agosto 2010 11:49
Re:

Maria è donna devota per tutta la sua vita; attesta la veridicità della parola del suo Signore e per questo è posta fra le predilette di Allah insieme ad Asiya, moglie del faraone, che salvò Mosè dalle acque del Nilo, alla moglie di Zaccaria e a Fatima. Inoltre è l'unica donna inserita nella serie dei Profeti, come discendente di Adamo, Abramo, Noè, 'Imrân.

In tutto il Corano è quindi citata con grande rispetto ma nello stesso tempo sono frequenti i passi in cui si tende a ribadire l'errore dei cristiani che le attribuiscono qualità soprannaturali. L'Islam, preoccupato di non intaccare l'assolutezza di Allah, non tributa a Maria atti devozionali e non le conferisce alcun ruolo di intercessione o di intermediazione fra l'uomo e il suo Signore. Tali atteggiamenti sono riscontrabili solo in alcuni gruppi marginali facenti capo all'Islam sciita, ove Maria viene inserita in pratiche devozionali accanto a Fatima, la figlia prediletta di Muhammad, e ai due figli di questa.
In ambito sunnita i modelli femminili sono piuttosto le due mogli del Profeta, 'A'isha e Khadîj
Tuttavia Maria conosce la venerazione popolare anche in certe regioni, ad esempio nei santuari di Algeri e di Efeso i musulmani si recano a venerare l'immagine della Vergine accanto ai cristiani. cvbn




Vorrei segnalare le mie riflessioni su Maria scaturite dall'analisi psicologica del brano delle nozze di Cana che, non a caso evidentemente, papa G.Paolo II ha inserito nei misteri della Luce. Sono una psicologa ad ho effettuato uno studio di analisi psicologica su parecchi brani del Vangelo (curiosamente, anche se ciò è risultato del tutto casuale, in numero di 33 brani sulla vita terrena di Gesù più uno sulla Resurrezione, oltre al brano di Cana di cui parlavo prima)
Queste riflessioni, assieme al commento di un altro brano e a pagine della premessa del libro, sono messe gratuitamente sul mio sito www.valentinasciubba.it. Penso che dovrebbero far riflettere soprattutto i protestanti ma anche i mussulmani.
Spero che qualcuno voglia acquistare il libro, a me ha fatto scoprire molte cose sulla religione cristiana che prima non mi erano molto chiare.
Saluti a tutti
Dr.ssa Sciubba
00domenica 8 agosto 2010 12:03
Importanza di Maria
mioooo, 21/05/2006 11.04:

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Per un errore ho tolto la provenienza del brano quotato nel mio precedente e appena scritto post su Maria. E' quella riportata sopra, scusate
Justee
00mercoledì 19 dicembre 2012 21:16
Nel mese di maggio 2012 è stipulato un patto di coordinamento fra Al-Qa’ida nel Maghreb Islamico, Al-Qaida nell’Africa dell’Est e un movimento che non fa parte di al-Qa’ida, il nigeriano Boko Haram. Per la prima volta l’obiettivo esplicitamente indicato è la «pulizia religiosa»: l’eliminazione dei cristiani dalle aree a maggioranza islamica dell’Africa subsahariana.

Fonte


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