Matrimoni Misti - Analisi

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Justee
00lunedì 18 ottobre 2004 12:15
Aprofondimento tra i Matrimoni Misti

Non cattolico. Per i matrimoni celebrati fra sposi di fede diversa la Chiesa cattolica prescrive che la donna cattolica s'impegni, giurando sul Vangelo:

1. A far battezzare ed educare nella propria religione i suoi figli;
2. A non presentarsi mai dinanzi al ministro di culto non cattolico;
3. Ad esigere piena libertà per sé e per i suoi figli nel praticare la religione cattolica;
4. A procurare, per quanto possibile, la conversione del suo sposo al cattolicesimo.

Per la parte non cattolica gli impegni sono i seguenti:

1. "Di far battezzare tutti i figli che avrò dalla mia unione con la sposa cattolica";
2. “Di lasciare libera la mia sposa nella professione della sua fede cattolica";
3. "Di non presentarmi mai per questo mio matrimonio dinanzi al ministro di culto non cattolico".

La Congregazione per la dottrina della fede nel 1966 emanò una "istruzione" che, praticamente, riconfermava le disposizioni precedenti, eccetto i seguenti punti:

1. E' tolta la scomunica ai cattolici che hanno celebrato il matrimonio nella Chiesa evangelica;
2. Se gli sposi manifesteranno una ferma volontà di agire come hanno deciso, è probabile che ottengano certe dispense, purchè il matrimonio sia celebrato nella Chiesa romana;
3. Si permette al pastore protestante di assistere alla funzione nella Chiesa cattolica e di recitare poi insieme al prete il “Padre nostro".

Per un evangelico, il matrimonio celebrato nella Chiesa romana, ha le seguenti conseguenze:

1. L'evangelico commette un sacrilegio, chiamando Dio a testimone di un atto contrario alla propria coscienza e alla volontà di Dio.
2. L'evangelico giura bensì di lasciare libero il coniuge, ma è consapevole che questi non giura affatto di lasciare a lui la medesima libertà.
3. L'evangelico, in realtà, rinunzia alla propria religione, sapendo che l'altro coniuge si impegna a fare tutto il possibile per la sua conversione.
4. L’evangelico distrugge il matrimonio cristiano nel momento in cui lo celebra, perchè afferma di voler essere unito in tutto con l'altro coniuge, mentre, di fatto, non vi è in quello che è essenziale, cioè nella fede e nell'obbedienza alla S. Scrittura.
5. L'evangelico compie, in uno dei più solenni momenti della sua vita, uno degli atti più vili, destinando delle creature che ancora debbono nascere alla ignoranza della Verità. Egli sacrifica alla passione per il coniuge il destino eterno dei propri figli, e baratta Dio in cambio di una moglie o di un marito.
6. L'evangelico abdica fin dal principio la direzione della sua famiglia alla occulta presenza del prete, il quale, per mezzo del confessionale, potrà indagare in ogni segreto della sua vita privata e coniugale.
7. L'evangelico prepara una separazione spirituale particolarmente tragica dai propri figli, ai quali insegneranno non solo delle dottrine che gli ripugneranno, ma inculcheranno ai bambini la convinzione che il loro padre (o madre) sono degli eretici.
- La Chiesa evangelica non esige nulla che offenda la coscienza del coniuge cattolico, eccetto l'impegno di vivere da coniuge cristiano, secondo i precetti della Parola di Dio.
Nel caso che all'evangelico non sia proprio possibile il matrimonio nella sua chiesa, egli deve esigere che venga celebrato solo civilmente. Questa soluzione è lungi dall'essere ideale, giacchè il problema si presenterà di nuovo quando si tratterà di battezzare i figli e quando si dovrà dare loro l'istruzione religiosa. Ma rimandando la soluzione, si guadagna tempo e intanto il coniuge evangelico avrà avuto modo, con la persuasione e soprattutto con l'esempio della propria condotta cristiana, di convincere l'altro, secondo la parola dell'apostolo Pietro: "Parimenti voi, mogli, siate soggette ai vostri mariti, affinchè, se anche ve ne sono che non ubbidiscono alla Parola, siano guadagnati senza parola dalla condotta delle loro mogli, quand'avranno considerato la vostra condotta casta e rispettosa" (1 Pt 3, 1-2).

Cattolico. L'argomento dei matrimoni misti, di per sé meno scottante degli altri trattati sinora, si presenta interessante per le poche cognizioni che si hanno in materia. Pochi sono quelli che conoscono le disposizioni vigenti della Chiesa Cattolica in merito a tali matrimoni e pochi sono interessati a conoscerli. Intanto, ringraziamo il fratello non cattolico che con le sue obiezioni a tanti punti della fede e della dottrina cristiana, ci ha procurato la gioia di conoscere meglio la nostra religione e, di conseguenza, ci ha sempre più convinti degli errori che circolano fuori la Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, l'unica fondata da Nostro Signore Gesù Cristo.
Andando avanti, vedremo come molte disposizioni del passato oggi sono state raddolcite o modificate, anche in vista dello sforzo per l'ecumenismo e nella speranza di vedere un giorno, secondo il desiderio di Gesù, uniti tutti i Cristiani in una sola fede, in un solo Signore e in un solo battesimo.
Le norme relative ai matrimoni misti, pubblicate da Paolo VI col Motu proprio "matrimoni misti" il 31 marzo 1970, costituiscono la posizione attuale della Chiesa cattolica e sono state inserite nel Codice di Diritto Canonico del 1983. Alla base dell'evoluzione della normativa c'è la nuova consapevolezza maturata nel Concilio Vaticano II circa l'ecumenismo e la libertà religiosa, cioè circa gli aspetti fondamentali dei matrimoni misti.
Si è giunti al documento attuale dopo un lungo periodo di approfondimento dottrinale e di sperimentazione disciplinare: il Votum del Concilio trasmesso al Papa nel nov. 1964; l'istruzione Sacramento del matrimonio del marzo 1966; il decreto Crescens matrimoniorum (il crescere dei matrimoni) del marzo 1967; il Sinodo dei Vescovi dei 1967. Nonostante il progresso notevole rispetto alla normativa del codice del 1917 (eliminazione dell'impedimento e delle pene canoniche; promesse alla parte cattolica e non cattolica; educazione dei figli; forma canonica e liturgica), le comunità cristiane non cattoliche avrebbero voluto una migliore considerazione della loro posizione in ordine al matrimonio. Ma solo con la ricomposizione dell'unità dei cristiani il problema dei matrimoni misti sarà perfettamente risolto.
Incremento numerico dei matrimoni misti
I matrimoni misti, cioè i matrimoni contratti dalla parte cattolica con una parte non cattolica, sia battezzata che non battezzata, sono stati sempre oggetto della premurosa sollecitudine della Chiesa in forza del suo stesso mandato. Tale sollecitudine le è attualmente richiesta con più urgente insistenza, attese le speciali circostanze della nostra età. Mentre, infatti, in passato i cattolici vivevano divisi dai seguaci di altre confessioni cristiane e dai non cristiani anche in rapporto al luogo ed al territorio, nei tempi a noi più vicini non solo siffatta separazione si è notevolmente attenuata, ma le stesse relazioni tra gli uomini di varie regioni e religioni hanno avuto un ampio sviluppo, sicchè ne è derivato un grande incremento numerico delle unioni miste. In tutto questo hanno anche influito la crescita e la diffusione della civiltà e dell'attività industriale, il fenomeno della urbanizzazione con il conseguente scadimento della vita in campagna, le migrazioni di massa e l'aumentato numero di profughi di ogni genere.
La Chiesa si rende conto che i matrimoni misti, proprio perchè sono conseguenza della diversità di religione e della divisione esistente tra i cristiani, non giovano ordinariamente, tranne alcuni casi, alla ricomposizione dell'unità tra tutti i cristiani. In realtà sono moltissime le difficoltà inerenti ad un matrimonio misto, in quanto esso introduce una specie di divisione nella cellula vivente della Chiesa, come giustamente è chiamata la famiglia cristiana, e a causa della diversità di vita religiosa rende più difficile nella stessa famiglia l'adempimento fedele dei precetti evangelici, specie per quanto riguarda la partecipazione al culto della Chiesa e l'educazione della prole.
Per tali motivi la Chiesa, con grande senso di responsabilità, sconsiglia di contrarre matrimoni misti, essendo suo vivo desiderio che i cattolici nella loro vita coniugale possano raggiungere una perfetta coesione spirituale e un piena comunione di vita. Ma poichè è un diritto naturale dell'uomo contrarre matrimonio e generare prole, la Chiesa con le sue leggi, che dimostrano chiaramente la sua sollecitudine pastorale, provvede a regolare le cose in modo che da una parte sia garantito l'assoluto rispetto dei precetti di diritto divino, dall'altra sia tutelato il predetto diritto a contrarre matrimonio.
La Chiesa segue anzitutto con vigile cura sia l'educazione dei giovani, e la loro capacità di assumersi responsabilmente i propri doveri ed a svolgere le loro funzioni nella Chiesa, sia la preparazione dei nubendi, che hanno intenzione di contrarre un matrimonio misto, sia l'opera da rivolgere a coloro che han già contratto tale matrimonio. E anche se nel caso di persone battezzate, ma di diversa confessione religiosa, minore è il pericolo che esse diventino indifferenti in materia di religione, tuttavia tale pericolo sarà più facilmente evitato se i due coniugi, pur uniti in matrimonio misto, conosceranno a fondo l'indole cristiana della società coniugale e saranno in ciò opportunamente aiutati dalle autorità ecclesiastiche, a cui appartengono. Anche le stesse difficoltà, sorte eventualmente tra coniuge cattolico e coniuge non cattolico, potranno essere superate grazie alla vigilanza ed allo zelo dei pastori.
Nei matrimoni misti i fedeli devono essere avvertiti che è preciso dovere del coniuge cattolico conservare la propria fede, per cui non gli sarà mai lecito esporsi al pericolo prossimo di perderla. La parte cattolica ha l'obbligo di provvedere, in quanto è possibile, perchè la prole sia battezzata ed educata cattolicamente e possa ricevere tutti i mezzi per l'eterna salvezza, che la Chiesa mette a disposizione dei suoi figli.

La disciplina canonica dei matrimoni misti viene adattata ai vari casi e circostanze, per quanto concerne sia la forma giuridica in cui si contrae il matrimonio, sia la sua celebrazione liturgica, sia infine l'assistenza pastorale da prestare ai coniugi ed ai figli nati nel matrimonio, secondo le varie condizioni dei coniugi o i diversi gradi della loro comunione ecclesiale.
Il Concilio Vaticano II ha trattato dei matrimoni misti con una visione più concreta ed attuale, specialmente nel decreto "Unitatis redintegratio" e nella dichiarazione “Dignitatis humanae”.
In base a ciò il Papa Paolo VI, considerando i voti presentati nel Sinodo dei Vescovi, stabilì le seguenti norme:
1. Il matrimonio misto non è lecitamente contratto senza previa dispensa dell'Ordinario del luogo.
2. Il matrimonio tra un cattolico e un non battezzato è invalido se contratto senza previa dispensa dell'Ordinario del luogo.
3. Dai suddetti impedimenti la Chiesa, tenuto conto delle condizioni e delle circostanze di tempo, di luogo, di persona, non si rifiuta di dispensare, sempre che ci sia la giusta causa.
4. Per ottenere dall'Ordinario del luogo la dispensa dall'impedimento, la parte cattolica deve dichiararsi disposta ad allontanare da sé il pericolo di perdere la fede. Essa inoltre ha l'obbligo grave di formulare la promessa sincera che farà tutto quanto sarà in suo potere, perchè tutta la prole sia battezzata ed educata nella Chiesa cattolica.
5. Di tali promesse della parte cattolica, dovrà tempestivamente essere informata la parte non cattolica.
6. Ad entrambe le parti siano illustrate le finalità e le proprietà essenziali del matrimonio, che nessuno dei due contraenti dovrà escludere.
7. E' compito della Conferenza Episcopale, secondo la propria competenza territoriale, stabilire il modo in cui queste dichiarazioni e promesse, necessarie in ogni caso, dovranno essere fatte, se soltanto a voce, se anche per iscritto, se in presenza di testimoni...
8. I matrimoni misti devono essere contratti secondo la forma canonica, e ciò è condizione richiesta per la loro validità, salva la prescrizione del decreto Crescens matrimoniorum, emanato dalla Congregazione per le Chiese Orientali il 22 febbraio 1967.
9. Se ci sono difficoltà gravi che impediscano l'osservanza della forma canonica, gli Ordinari del luogo hanno il diritto di dispensare dalla forma canonica per il matrimonio misto; ma è compito della Conferenza Episcopale stabilire le nonne secondo le quali la predetta dispensa viene uniformemente e lecitamente concessa nella rispettiva regione o territorio, procurando che ci sia sempre una celebrazione in forma pubblica.
10. Bisogna fare in modo che tutti i matrimoni validamente contratti siano diligentemente registrati nei libri prescritti dal Diritto canonico. I pastori di anime procurino che anche i ministri acattolici collaborino inserendo nei loro libri la registrazione delle nozze con la parte cattolica...
11. ... In particolari circostanze... potranno essere seguiti, dietro consenso dell'Ordinario del luogo, i riti del matrimonio durante la Messa ("Ordo" nn. 19-3[SM=g27989], osservando per ciò che riguarda la Comunione Eucaristica le prescrizioni della legge generale.
12. Le Conferenze Episcopali informino la Sede Apostolica di tutte le decisioni che, secondo la loro competenza, prenderanno in materia di matrimoni misti.
13, E' proibita la celebrazione del matrimonio dinanzi al sacerdote (o diacono) cattolico, e al ministro acattolico, che celebrino simultaneamente il rito rispettivo. E' parimenti esclusa, sia prima che dopo la celebrazione cattolica, un'altra celebrazione religiosa del matrimonio per la formulazione o per il rinnovamento del consenso matrimoniale.
14. Gli Ordinari del luogo e i parroci procurino che non manchi mai al coniuge cattolico ed ai figli, l'aiuto spirituale necessario per l'adempimento dei loro obblighi di coscienza... Aiutino i coniugi nello sviluppo dell'unità della vita coniugale. .. E' pertanto auspicabile che i pastori stabiliscano con i ministri delle altre comunità religiose opportune relazioni, informandole a sincera lealtà e illuminata fiducia.
15. Sono abrogate tutte le pene stabilite dal can. 2319 del Diritto canonico; per coloro però che sono già incorsi in tali pene, cessano i loro effetti giuridici, salvi restando gli obblighi, di cui al n. 4 di queste norme.
16. L'Ordinario del luogo può concedere la sanazione in radice di un matrimonio misto, adempiendo alle condizioni, di cui ai nn. 4 e 5 delle presenti norme e osservando quanto il diritto stabilisce.
17. In caso di particolare difficoltà o di dubbio nell'applicazione di queste stesse norme, si ricorra alla S. Sede.

Leggendo i documenti dal Concilio di Firenze a Giovanni Paolo II (a cura di P. Barberi e D. Tettamanzi, Ediz. Massimo), vi si trovano più decise proibizioni e cautele per la celebrazione di matrimoni misti.
Non credo opportuno riportare tali testi, giacchè, come si è visto, nella nuova legislazione, a partire dal Concilio Vaticano II, molte situazioni sono state rivedute e migliorate.
Questo addolcimento di vedute possiamo meglio vederlo nel nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica nei numeri dal 1633 al 1637, pag. 418, di cui sintetizzo alcune frasi.
- In numerosi paesi si presenta assai frequente la situazione dei matrimoni misti. Essa richiede un'attenzione particolare dei coniugi e dei pastori...
- La diversità di confessione fra i coniugi non costituisce un ostacolo insormontabile per il matrimonio... Ma le difficoltà dei matrimoni misti non devono neppure essere sottovalutate...
Le varie divergenze... possono costituire una sorgente di tensioni... e può presentarsi la tentazione dell'indifferenza religiosa.
- Secondo il diritto in vigore per la liceità di un matrimonio misto occorre l'espressa licenza dell'autorità ecclesiastica.
- In molte regioni, grazie al dialogo ecumenico, si è potuta organizzare una pastorale comune per i matrimoni misti... Questo dialogo deve incoraggiare lo sviluppo di ciò che è comune nella fede, e il rispetto di ciò che li separa.
- Nel matrimonio con disparità di culto lo sposo cattolico ha un particolare compito: infatti “il marito non credente, viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente" (1 Cor 7,14)... L'amore coniugale sincero, la pratica umile e paziente delle virtù familiari e la preghiera perseverante possono preparare il coniuge non credente ad accogliere la grazia della conversione.

Dopo quanto ho detto, credo che diverse difficoltà ormai siano state superate, specialmente con la possibilità di organizzare una pastorale comune.
Certo la Chiesa cattolica deve interessarsi maternamente del coniuge cattolico, almeno fin che può. La ragione è molto semplice: si tratta di un matrimonio in cui il non cattolico con le sue credenze antievangeliche, viene a trovarsi, nell'errore, anche se in buona fede. In fin dei conti, tutte le precauzioni si riducono a questo: cercare di conservare il cattolico e la sua prole nella Verità evangelica.
Per quanto riguarda l’"evangelico", se egli è ben convinto di commettere un sacrilegio, di essere contro la volontà di Dio, di distruggere il matrimonio cristiano, di commettere un atto di viltà in uno dei momenti più solenni della sua vita, di sacrificare alla passione del coniuge il destino eterno dei propri figli e baratta Dio in cambio dell'altro coniuge che lo considera un eretico, a mio parere, un evangelico che fa tutto questo male consapevolmente, è veramente riprovevole e dovrebbe, per coscienza, rinunciare ad un matrimonio simile.
Ma il guaio è che, generalmente, l'evangelico - come tutti quelli che sono nell'errore - diventa più aggressivo, prepotente e intollerante, ed è capace di imporre alla parte cattolica la sua linea di condotta con tutte le conseguenze immaginabili.
Hai detto ancora che l'evangelico pretende di vivere da cristiano, secondo i precetti della Parola di Dio.
Su questo punto devo far presente, anche se sono costretto a ripetermi per l'ennesima volta, che la inconciliabilità tra Cattolicesimo e tutte le altre confessioni “sedicenti cristiane”, consiste proprio in questo: CHE LE CONFESSIONI NON CATTOLICHE VIVONO TUTTE NON SECONDO I PRECETTI DELLA PAROLA DI DIO.


BIBLIOGRAFIA

“Matrimonio e Famiglia: nel Magistero della Chiesa” a cura di P. Barberi e D. Tettamanzi, Ediz. Massimo, Milano.
giallo91
00giovedì 21 ottobre 2004 12:27
re
In tutto quello che hai detto, manca una cosa fondamentale, della fede cattolica, ossia: "puoi fare tutto il male che vuoi, basta che dopo ti confessi e torni pulito", come affermaro i cattolicissimi spagnoli nel sacco di Roma del 1527. Quindi, commetti pure tutte le atrocità che vuoi o fedele dell'unico Dio, ma ricordati di pagare i suoi servi (i preti) e confessarti per essere dinuovo libero dal peccato.
Giallo91
Justee
00giovedì 21 ottobre 2004 20:40
Avatar

Scritto da: giallo91 21/10/2004 12.27
Giallo91



Ciao Michele scusa ma sai io i nick dopo un pò sono incombranti , mettiamoci un bel avatar , siii quelle immagini che ci sono vicino ogni nick , io ci ho messo il mio maschietto...


In tutto quello che hai detto, manca una cosa fondamentale, della fede cattolica, ossia: "puoi fare tutto il male che vuoi, basta che dopo ti confessi e torni pulito", come affermaro i cattolicissimi spagnoli nel sacco di Roma del 1527. Quindi, commetti pure tutte le atrocità che vuoi o fedele dell'unico Dio, ma ricordati di pagare i suoi servi (i preti) e confessarti per essere dinuovo libero dal peccato.



Non capisco , e questa tua affermazione viene detta in che contesto , il sacerdote non perdona i tuoi peccati o i miei , egli è solo un tramite , perchè la confessione è un sacramento che trovasi nella Bibbia , e poi scusa e dunque mi ricordo qualcosa del Sacco di Roma sotto Papa Clemente VII

"Sacco di Roma (1527) Assedio messo in opera il 6 maggio 1527 dalle truppe di lanzichenecchi comandate dal conestabile di Francia Carlo di Borbone, inviate in Italia da Carlo V contro Clemente VII, che aveva aderito alla lega di Cognac (1526) stretta dal papa con la Francia, Milano e Venezia contro l’imperatore. Caduto il Borbone nel primo scontro con l’esercito papale, i mercenari imperiali si diedero al saccheggio e alla distruzione indiscriminati della città, costringendo il pontefice ad asserragliarsi in Castel Sant’Angelo fino al febbraio 1528, per accettare alla fine la sottomissione del papato al Sacro romano impero."

e dunque , ho anche tutto il contesto della vicenda che puoi trovare in questo sito , magari attraverso di esso mi dai dei riferimenti
Grazie

Sacco di Roma


giallo91
00lunedì 25 ottobre 2004 16:56
re
Che cos'è un avatar? Scusa l'ignoranza, ma non so cosa sia. Me lo puoi spiegare per favore?
Michele
Justee
00venerdì 7 gennaio 2005 09:52
Tribunale Venezia: Sentenza risarcimento danno esistenziale
Continua l'opera di precisazione dei contenuti del danno esistenziale compiuta dal Tribunale di Venezia, dopo la Sentenza del 30 giugno 2004 in materia di risarcimento del danno esistenziale derivante dalla violazione degli obblighi di assistenza famigliare e la Sentenza del 4 ottobre 2004 in materia di violazione dell'obbligo di consenso informato. Con la Sentenza in oggetto il Giudice del Tribunale Venezia ha compiuto una ricognizione del danno esistenziale, sostenendo che è possibile apprezzare il preteso danno morale (recte, non patrimoniale) patito da entrambi gli attori (ed espressamente indicato in citazione) secondo il ben noto canone della lesione della serenità familiare, ovvero della necessità di dover programmare la propria esistenza in funzione della presenza di un malato condannato a morire in un una lenta ed inesorabile agonia. Quindi in questa sede non viene in rilievo solamente il profilo, per certi aspetti intuitivo e rispondente all’id quod plerumque accidit, della necessità di alternarsi nella assistenza morale e materiale del loro congiunto (l’essere costantemente in casa o il doverlo accompagnare presso la struttura preposta per le terapie non certo secondarie), ma soprattutto quello della sofferenza ricollegabile al dover essere a fianco del proprio congiunto in attesa che la malattia compisse il suo lento ed inesorabile cammino. Una siffatta sofferenza morale in uno con lo sconvolgimento, si ripete ben ipotizzabile, della esistenza di entrambi gli attori entrambi viventi con il congiunto offre il destro per affermare la lesione di un diritto di rango costituzionale fondato sugli artt. 2 e 29 della costituzione. Pertanto, prosegue il Giudice, al di là degli schemi classificatori, è indubitabile, e lo sostengono persino i fautori del c.d. sistema bipolare, che all’interno del danno non patrimoniale (dove di recente è stata fatta riconfluire la voce danno alla salute) oltre al pretium doloris del danno morale, tradizionalmente legato ai fatti di reato, ed al danno biologico esiste un vasto territorio di pregiudizi non bagatellari, idiosincratici o da disappunto, che attentano ai diritti della persona di indubbio rilievo costituzionale. Ebbene a questi pregiudizi, filtrati da un contra ius costituzionale, pare doveroso offrire un adeguato ristoro. (Tribunale di Venezia - Sezione Terza Civile, Sentenza 10 novembre 2004 - 13 dicembre 2004: Danno esistenziale - Natura - Risarcimento).


Justee
00giovedì 13 gennaio 2005 19:59
Come vi comportereste , se la vostra compagna o il vostro compagno all'improvviso cambiassero appartenenza Religiosa , cosa fareste . Quali paure , quali situazioni positive e quali negative

martina.lisa
00giovedì 13 gennaio 2005 23:39
uno dei problemi.....
.......potrebbe essere se ci sono dei figli.. Quale educazione religiosa dargli? Quella del padre o quella della madre? Un conto è se già prima di sposarsi e di avere figli si conosce la situazione diversa dei due conuigi, ma se dovesse avvenire un cambiamento di indirizzo religioso DOPO il matrimonio e DOPO aver avuto dei figli si potrebbero verificare dei problemi.. Bisogna comunicare tanto e cercare di venirsi incontro..
Libero Barbera
00venerdì 14 gennaio 2005 11:09
Io continuerei a comunicare a mio figlio il mio punto di vista, e sua madre il suo. Non vedo il problema. Certo mi rifiuterei di dare un'educazione strettamente confessionale a mio figlio: basta l'influenza dei genitori a condizionare il pargolo, figuriamoci se ho intenzione di chiamare dei professionisti a fargli il lavaggio del cervello[SM=g27994]m5:
Le tradizioni, però mi piaciono. Feste e rituali religiosi, se fatti a cuor leggero e nella giusta prospettiva, non mi disturbano. Sono battezzato, e cresimato, faccio il presepe e ogni tanto vado alla Madonna della Salute (festa veneziana). Continuo a non credere, ma così faceva mia nonna e sua madre ecc..ec..Se la mia sposa, volesse celebrare qualche suo rito, non glielo impedirei di certo...anzi, cercherei di capirne la storia e il significato.
Chi.dove.quando
00venerdì 14 gennaio 2005 11:13
Re:

Scritto da: Libero Barbera 14/01/2005 11.09
Io continuerei a comunicare a mio figlio il mio punto di vista, e sua madre il suo. Non vedo il problema. Certo mi rifiuterei di dare un'educazione strettamente confessionale a mio figlio: basta l'influenza dei genitori a condizionare il pargolo, figuriamoci se ho intenzione di chiamare dei professionisti a fargli il lavaggio del cervello[SM=g27994]m5:
Le tradizioni, però mi piaciono. Feste e rituali religiosi, se fatti a cuor leggero e nella giusta prospettiva, non mi disturbano. Sono battezzato, e cresimato, faccio il presepe e ogni tanto vado alla Madonna della Salute (festa veneziana). Continuo a non credere, ma così faceva mia nonna e sua madre ecc..ec..Se la mia sposa, volesse celebrare qualche suo rito, non glielo impedirei di certo...anzi, cercherei di capirne la storia e il significato.




Bravissimo Libero, d'accordo!

Perchè Barbera?
Libero Barbera
00venerdì 14 gennaio 2005 11:34
In onore dell'omonimo vino piemontese, ricordo d'infanzia. Vado da sempre in vacanza nell'entroterra ligure dove mio nonno materno ha una casa di campagna, e li mio padre si prendeva delle solenni ciucche di dolcetto e barbera con gli amici. "El sangue no xe acqua" i dise a venessia [SM=g27994]m2:
benimussoo
00venerdì 14 gennaio 2005 18:18
Credo sia fondamentale, in un rapporto di coppia il dialogo, il rispetto quindi analizando concretamente, ambe due le parti !!! sarano ben lieti della condivisione di religioni diverse. Questo è come la penso io!!!

Ma ho sentito esperienze di altri che sono disastrose, perche manca il dialogo che è la base principale ma il cemento è il rispetto della libertà altrui[SM=g27994]m5:


opljyy
Great Cthulhu
00domenica 16 gennaio 2005 14:49
Be essendo io atea ed essendo che cerco sempre di mantenere la mente il più aperta possibile ne sarei piuttosto indifferente. Nonvedo dove stia il problema. Ne uscirebbe un interessante dialogo e mi divertirei a far domande e capire come la pensa altro. Mi piace parlare, e mi piace provare ad espandere il mio pensiero capendo quello degli altri.
Un problema non sarebbe se il mio compagno [caome faccio la grande] il mio ragazz/amico diventasse religioso, ma se cambiasse strada politica, verso certe strade che non riesco proprio a tollerare, che vanno oltre la mia mente aperta e il rispetto umano.
Poi dipend e certo gli effetti sulla vita della religione in discussione. Tutto è relativo.
________________________________________________________________

"Soprattutto, nel più profondo di voi stessi, siate capaci di sentire ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo.
È la più bella qualità di un rivoluzionario."
Justee
00martedì 18 gennaio 2005 16:29
e dunque ....
dalle prime risposte sembra che non ci siano grossi problemi , sempre che ci sia dialogo tra la copiia e i figli , ma secondo voi nel dialogo deve esserci qualcuno (uno dei due) che deve cedere o almeno mettersi in una posizione inferiore o il dialogo deve essere alla pari e dunque portare contrasti nel rapporto marito e moglie
Mefisto3
00mercoledì 19 gennaio 2005 17:38
Re: e dunque ....

Scritto da: Justee 18/01/2005 16.29
dalle prime risposte sembra che non ci siano grossi problemi , sempre che ci sia dialogo tra la copiia e i figli , ma secondo voi nel dialogo deve esserci qualcuno (uno dei due) che deve cedere o almeno mettersi in una posizione inferiore o il dialogo deve essere alla pari e dunque portare contrasti nel rapporto marito e moglie



Il matrimonio è già una "smussatura" di due caratteri, ma non per questo deve diventare una "simbiosi" anzi, se ognuno ha la Sua religione o modo di pensiero è bene che continui a crederci, ma sempre nel non danneggiare nè obbligare l'altro/a alle proprie idee, questo anche in presenza di bambine/i, cosa che purtroppo succede molto spesso, in quanto i pargoli sono considerati ed adoperati come "armi" atte a sottomettere il coniuge (sia maschio che femmina). Se poi esiste già una confidenza fra due (o più persone vedi islam) che vivono insieme è bene che ci sia del contrasto, sennò la vita di coppia diventa monotona e svilante per chi sta insieme.
Mefisto3
LupoNero666
00giovedì 20 gennaio 2005 16:51
@Mefisto3: già mi eri simpatico, dopo queste tue parole però hai guadagnato altri 1000 punti! Perfettamente d'accordo con te su tutto.

[Modificato da LupoNero666 20/01/2005 16.51]

Arkantos il legionario
00venerdì 21 gennaio 2005 15:19
Se a me capitasse cha la mia compagna cambiasse fede religiosa... beh, le andrei incontro dandole delle cose che hanno a che fare con questa sua nuova scelta, le parlerei, la aiuterei ad andare avanti su quella scelta, così il confronto reciproco si apre (questo mio padre fece con me, e gliene sono grato!).
In fondo non è detto che due persone in una coppia debbano essere per forza uguali, anzi, le coppie più felici sono di persone completamente diverse!
E poi... è proprio necessario il matrimonio?
Esiste anche la convivenza.....
cicciounico
00lunedì 24 gennaio 2005 14:27
Salve, sono un ex educatore della parrocchia.
Mi imbatto a volte in discussioni da pub + o - intelligenti a volte provocatorie ma che comunque mi fanno riflettere.
Prima affermazione che vorrei porvi alla vostra attenzione:
"...dicono che stanno calando molto i matrimoni in chiesa, soprattutto perchè da divorziati non ci si può risposare. Vedrai che fra un po' metteranno qualche scappatoia legale ..."
La mia risposta è quella di default: un matrimonio può essere sciolto solo se non è mai avvenuto quindi di solito quando non è stato consumato, in caso di vizio di forma o insanita mentale. (divagazione: per i testimoni di G. si può divorziare perchè da qualche parte nella loro bibbia c'è scritto che se l'amore finisce ci si può separare...scusate la citazione vaga, senza fonti e un tanto al kilo).
Secondo voi esistono altre "scappatoie legali" o modifiche che potrebbero essere effetuate per permettere di ri-sposarsi ai divorziati? Scappatoie sul modello gesuitico: il prete in confessione chiede: hai ucciso? Risposta: no!(e intanto penso: non il lunedì!)

Seconda provocazione:
"...con la crisi delle vocazioni che c'è vedrai che fra un po' permetteranno ai preti di sposarsi, anche gli apostoli erano sposati!".
Io rispondevo che oltre ad essere un'altro tipo di matrimonio, con Dio, in questo modo i preti possono dedicarsi completamente alla comunità, che sarebbe la loro famiglia.
Secondo voi sarebbe possibile un tale cambiamento o sarebbe troppo "radicale"?
Ho cercato di essere sintetico x rendere + velocemente leggibile il post, spero di non essere frainteso. Ogni tanto si vedono cose di cui si ha la spiegazione canonica ma che sembra che si sia qualcosa che non quadri completamente, qualcosa che stoni ma non so spiegarmi quale. Grazie
LupoNero666
00lunedì 24 gennaio 2005 15:02
1-La Chiesa prevede un modo assolutamente legale per separarsi e poi potersi risposare: la Sacra Rota.

2-Ai preti e alle suore non é stato permesso di sposarsi perché non si voleva che potessero passare ricchezze ai loro eredi. Così la Chiesa non poteve perdere fondi.
All'inizio i sacerdoti Cristiani si potevano benissimo sposare. anche perché Dio sancisce òa sacralità del matrimonio e l'importanza della procreazione. Perché dovrebbe impedirla proprio ai suoi ministri?
Justee
00lunedì 24 gennaio 2005 15:04
Admin
Scritto da: cicciounico 24/01/2005 14.27
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> Salve, sono un ex educatore della parrocchia.
> Mi imbatto a volte in discussioni da pub + o - i
> ntelligenti a volte provocatorie ma che comunque
> mi fanno riflettere.
> Prima affermazione che vorrei porvi alla vostra
> attenzione:
> "...dicono che stanno calando molto i matrimoni
> in chiesa, soprattutto perchè da divorziati non
> ci si può risposare. Vedrai che fra un po' metteranno
> qualche scappatoia legale ..."
> La mia risposta è quella di default: un matrimonio
> può essere sciolto solo se non è mai avvenuto quindi
> di solito quando non è stato consumato, in caso
> di vizio di forma o insanita mentale. (divagazione:
> per i testimoni di G. si può divorziare perchè
> da qualche parte nella loro bibbia c'è scritto
> che se l'amore finisce ci si può separare...scusate
> la citazione vaga, senza fonti e un tanto al kilo).
> Secondo voi esistono altre "scappatoie legali" o
> modifiche che potrebbero essere effetuate per permettere
> di ri-sposarsi ai divorziati? Scappatoie sul modello
> gesuitico: il prete in confessione chiede: hai
> ucciso? Risposta: no!(e intanto penso: non il lunedì!)
>
>
> Seconda provocazione:
> "...con la crisi delle vocazioni che c'è vedrai che fra un
> po' permetteranno ai preti di sposarsi, anche gli
> apostoli erano sposati!".
> Io rispondevo che oltre ad essere un'altro tipo
> di matrimonio, con Dio, in questo modo i preti
> possono dedicarsi completamente alla comunità,
> che sarebbe la loro famiglia.
> Secondo voi sarebbe possibile un tale cambiamento
> o sarebbe troppo "radicale"?
> Ho cercato di essere sintetico x rendere + velocemente
> leggibile il post, spero di non essere frainteso.
> Ogni tanto si vedono cose di cui si ha la spiegazione
> canonica ma che sembra che si sia qualcosa che
> non quadri completamente, qualcosa che stoni ma
non so spiegarmi quale. Grazie
---------------------------

Ciao piacere di averti tra noi spero che tu legga il regolamento per sentirti sereno e poter postare in ogni sua parte

Nota , per eventuali domande apri un post nelle sezioni appropriate
Viene chiuso per motivi di sezione , questa è solo presentazione
Grazie
solitary man
00lunedì 24 gennaio 2005 19:33
Re:
benvenuto ... [SM=g27994]m1: posta pure nelle sezioni opportune tutte le domande che vuoi ... ciauuu
Justee
00martedì 8 febbraio 2005 19:11
Cassazione: anche la scelta di appartenere ad una confessione religiosa può essere causa di addebito della separazione
Va cassata la sentenza della Corte di Appello di Venezia che, sulla base di un incensurato apprezzamento di fatto, ha ritenuto la scelta del coniuge di appartenere ad una confessione religiosa una ragione non valida per porre l'addebito della separazione a carico dello stesso, avendo quest'ultimo, in tal modo, "esercitato un diritto costituzionalmente garantito". Secondo i Giudici del Palazzaccio (Sent. n. 15241/2004) la Corte territoriale è incorsa in violazione di legge laddove ha affermato che "il comportamento di un coniuge, consistente nel mutamento di fede religiosa e nella partecipazione alle pratiche collettive del nuovo culto, si connette all'esercizio dei diritti garantiti dall’articolo 19 della Costituzione e, nonostante la sua inevitabile incidenza sull'armonia della coppia, non può essere considerato come ragione di addebito della separazione "se ed in quanto" non superi i limiti di compatibilità con i concorrenti doveri di coniuge e di genitore fissati dagli articoli 143 e 147 c.c. e non determini, quindi, con la violazione di tali doveri (come appunto quello della coabitazione di cui al secondo comma del richiamato articolo 143), una situazione di improseguibilità della convivenza o di grave pregiudizio per la prole".


solitary man
00martedì 15 febbraio 2005 14:13
qui trovate la motivazione della cassazione ...

www.eius.it/giurisprudenza/2004/125.asp

la parte più interessante è questa:

a) violazione e falsa applicazione degli artt. 19 Cost. e 143-147 c.c., nonché omessa, errata e contraddittoria motivazione circa un punto decisivo della controversia, deducendo che la Corte territoriale ha ritenuto l'insussistenza di valide ragioni per porre l'addebito della separazione a carico del sig. [SM=x511472]xx sul rilievo che questo, nella scelta di appartenenza ad una confessione religiosa e nella conseguente rinuncia alla convivenza, ha esercitato un diritto costituzionalmente garantito, mentre, invece, il comportamento dello stesso Cipollone costituisce palese violazione dei doveri coniugali imposti dall'art. 143 c.c.;

sembra, da quel che ho potuto decifrare ... azz... le sentenze sembrano scritte in etrusco ... comunque... stavo dicendo.... sembra che il marito, nell'abbracciare la nuova confessione abbia abbandonato il tetto coniugale. Ammesso e non concesso che le cose stiano realmente così, mi trovo d'accordo con la sentenza di Cassazione, ritenendo comunque valido il ragionamento della corte venessiana che, esprimendo un principio corretto si è contraddetta cioè...provo a spiegarmi ... anche la Corte di Cassazione ha detto che il ragionamento era corretto, solo che nel caso specifico, essendoci abbandono del tetto coniugale si è verificato proprio uno di quei casi che la stessa corte di venezia includeva fra le cause di addebito ... mi so' spiegato? boh ... spero di si ...

Quindi in definitiva, da quel poco che so' riuscito a capire, non è che il semplice cambiar religione che può essere causa di addebito, ma se il farlo lede i diritti del coniuge o dei figli. Questo credo sia giusto e corretto.
Clab07
00mercoledì 18 maggio 2005 15:21
ciao a tutti!
lascio questo messaggio nella speranza che qualcuno possa avere notizie precise da darmi....
allora, il mio problema è questo: l'anno prossimo io mi sposerò e come testimone di nozze ho scelto una cara amica alla quale sono legata fin dall'infanzia. Questa ragazza però è divorziata da due anni e vorrei sapere se può essere la mia testimone avendo una separazione alle spalle. Ho chiesto a diversi sacerdoti ma nessuno ha avuto una risposta precisa e perlopiù sono risposte contrastanti fra loro...
c'è chi mi ha detto che una persona divorziata non può essere madrina di Cresima ma può benissimo esserlo per un battesimo...e per il matrimonio??
spero che qualcuno possa rispondermi
grazie
aleopljyy
claudio.41
00mercoledì 18 maggio 2005 16:17
Re:

Scritto da: Clab07 18/05/2005 15.21
ciao a tutti!
lascio questo messaggio nella speranza che qualcuno possa avere notizie precise da darmi....
allora, il mio problema è questo: l'anno prossimo io mi sposerò e come testimone di nozze ho scelto una cara amica alla quale sono legata fin dall'infanzia. Questa ragazza però è divorziata da due anni e vorrei sapere se può essere la mia testimone avendo una separazione alle spalle. Ho chiesto a diversi sacerdoti ma nessuno ha avuto una risposta precisa e perlopiù sono risposte contrastanti fra loro...
c'è chi mi ha detto che una persona divorziata non può essere madrina di Cresima ma può benissimo esserlo per un battesimo...e per il matrimonio??
spero che qualcuno possa rispondermi
grazie
aleopljyy



Se posso dirti la mia, l'amore che provi per la tua amica, vale più, e di conseguenza, supera ogni "divorzio" o possibile "sbaglio", che una persona possa aver commesso nella vita. E lo stesso è l'amore che prova lei per te.
poi, del resto, chio è che non sbaglia? E come possiamo noi, chiunque sia, giudicare una persona che non sappiamo i motivi per cui si è divorziata?
Gesù Cristo, alla donna al pozzo, la Samaritana, che aveva avuto 5 mariti, e l'uomo attuale non era suo marito, disse che, se glielo avesse chiesto (lei, a LUI), Lui le avrebbe dato dell'acqua (riferendosi allo Spirito)per cui lei non avrebbe avuto mai più sete.
Quindi, come sempre, niente condanne, ma solo amore.
Auguri di cuore per il tuo matrimonio e per una vita felice.
Clab07
00mercoledì 18 maggio 2005 17:58
matrimonio
infatti io non giudico nessuno...aniz, credo che la mia amica stia meglio ora dove sta che quando era sposata..tutto ciò che le è successo, anche se è brutto da dire, non può averle fatto altro che bene perchè ora sta meglio.

il prolema è che non sono io che decido su queste decisioni "religiose" e mi dispiacerebbe veramente molto se lei non potesse fare da testimone, non perchè io non la ritenga all'altezza, ma perchè la chiesa afferma il contrario..

solo volevo avere la certezza che il suo divorzio non fosse un problemalawc
benimussoo
00mercoledì 18 maggio 2005 18:28
Ciao Ale, piacere io sono Dana, lieta di conoscerti, benvenuta nel Forum di Agape, dopo ci piacerebbe se ti presenti nella sezione delle presentazioni![SM=x511460]

Per quanto riguarda la tua domanda, semplice ascolta il tuo cuore, conosco dei sacerdoti a Milano che in tema di coniugi separati, non hanno difficoltà sia nel confessarli e accettarli in chiesa, perchè Dio ama chi è umile e puro di cuore! ciao Dana[SM=x511460]
Clab07
00giovedì 19 maggio 2005 11:33
ciao Dana, be..in effetti non mi sono ancora presentata ma solo perchè da pochi giorni conosco questo sito e sinceramente..sono un pò "imbranata" in queste cose multimediali...tyuhj

grazie per la tua risposta, è lo stesso che pensavo anch'io...a questo punto speriamo che il parroco del mio paese non si faccia troppi problemi...

fdetr
vbnm

Mefisto3
00giovedì 19 maggio 2005 11:59
Re:

Scritto da: Clab07 18/05/2005 15.21
ciao a tutti!
lascio questo messaggio nella speranza che qualcuno possa avere notizie precise da darmi....
allora, il mio problema è questo: l'anno prossimo io mi sposerò e come testimone di nozze ho scelto una cara amica alla quale sono legata fin dall'infanzia. Questa ragazza però è divorziata da due anni e vorrei sapere se può essere la mia testimone avendo una separazione alle spalle. Ho chiesto a diversi sacerdoti ma nessuno ha avuto una risposta precisa e perlopiù sono risposte contrastanti fra loro...
c'è chi mi ha detto che una persona divorziata non può essere madrina di Cresima ma può benissimo esserlo per un battesimo...e per il matrimonio??
spero che qualcuno possa rispondermi
grazie
aleopljyy



Se il parroco del tuo paese, non vuole la tua amica anche se è divorziata, ricordaGli che anche Dio perdona i peccatori, quindi chi è Lui (il parroco) per non perdonare?

Mefisto
claudio.41
00giovedì 19 maggio 2005 14:29
Re: matrimonio

Scritto da: Clab07 18/05/2005 17.58
infatti io non giudico nessuno...aniz, credo che la mia amica stia meglio ora dove sta che quando era sposata..tutto ciò che le è successo, anche se è brutto da dire, non può averle fatto altro che bene perchè ora sta meglio.

il prolema è che non sono io che decido su queste decisioni "religiose" e mi dispiacerebbe veramente molto se lei non potesse fare da testimone, non perchè io non la ritenga all'altezza, ma perchè la chiesa afferma il contrario..

solo volevo avere la certezza che il suo divorzio non fosse un problemalawc



Clab, scusami, non mi ero spiegato bene forse.
Non dicevo a te ,che stavi giudicando, ma parlavo del parroco.
Ancora auguri. Non pensare a quello che ti è stato detto, siamo uomini, e tutti si sbaglia, anche i parroci,i pastori.Pensa al tuo matrimonio che è una cosa molto bella e felice, quando si trova la persona che si ama.
Clab07
00venerdì 20 maggio 2005 14:28
già...molto felice!!!

[SM=x511448] [SM=x511460] cvdf

ertreyt
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