Purim e Ebrei/Carnevale

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spinoza
00domenica 6 febbraio 2005 10:57
se desiderate discutere su questo argomento
Festa del carnevale
Le sue origini
è cristiana?
che significato ha per noi moderni?
le maschere che ruolo hanno
queste alcune domane
si può aggiungerne altre e dare risposte
curiosità
aneddoti
ecc
Angel xx
00domenica 6 febbraio 2005 18:15
breve storia del carnevale
Il Carnevale è tradizionalmente il periodo che precede la quaresima ed è festeggiato con feste mascherate, sfilate di carri allegorici, danze.
Si conclude il giorno di martedì grasso, che precede il mercoledì delle ceneri, primo giorno di quaresima.

Il nome deriva probabilmente dal latino medievale carne levare, cioè "togliere la carne" dalla dieta quotidiana, in osservanza del divieto nella religione cattolica di mangiare la carne durante i quaranta giorni di quaresima.

L'inizio del Carnevale varia da paese a paese, ma generalmente viene festeggiato nelle due settimane che precedono le ceneri.
I festeggiamenti nel periodo del Carnevale hanno un'origine molto lontana, probabilmente nelle feste religiose pagane, in cui si faceva uso delle maschere per allontanare gli spiriti maligni.
Con il cristianesimo questi riti persero il carattere magico e rituale e rimasero semplicemente come forme di divertimento popolare.
Durante il Medioevo e il Rinascimento i festeggiamenti in occasione del Carnevale furono introdotti anche nelle corti europee ed assunsero forme più raffinate, legate anche al teatro, alla danza e alla musica.
Ancora oggi il Carnevale rappresenta un'occasione di divertimento e si esprime attraverso il travestimento, le sfilate mascherate, le feste.
Angel xx
00domenica 6 febbraio 2005 18:18
alcune maskere
Le maschere tradizionali di Carnevale

L'uso delle maschere di Carnevale ha origini teatrali: la commedia dell'arte ha dato vita a personaggi tipici che sono entrati a fare parte del costume italiano. Nascono dal teatro buffonesco e popolare delle fiere e più tardi giungono alla tipizzazione universale sottolineando i vizi e i difetti degli uomini.

La prima figura comica, diventata poi personaggio fisso della commedia, era lo "zanni" . Originario del bergamasco, rappresentava il contadino povero e ignorante. Con gli anni la figura degli zanni si distinse in due categorie: il servo furbo, o primo zanni, e il servo sciocco, o secondo zanni. Da questo momento nascono maschere come Brighella e Arlecchino entrate a far del costume italiano.


Colombina: moglie o amante di Arlecchino: svolgeva la parte di servetta vivace, civetta e furbissima. Appare già nel 1530 nella commedia dell'arte.


Arlecchino: Nell'alto medioevo Harlequin era una maschera paurosa e diabolica. Alla fine del '500 venne raffinato facendolo furbo e intelligente, mutando nel linguaggio la volgarità in astuzia. Dalla Francia passò in Italia con molta fortuna. Nel '700 Goldoni lo introdusse nella commedia letteraria.

Abito: a pezze multicolore, maschera nera, dialetto pseudo bergamasco, astuzia, coraggio e poltroneria. Ebbe particolare fortuna nel '700, durante l'800 la sua figura decadde per essere ripresa durante il teatro dei burattini, come protagonista di farse e di commedia per fanciulli.
Nel Novecento nuovi interpreti hanno ridato vita alla vecchia maschera con studio profondo delle sue radici storiche ma anche con uno spirito critico e una moderna sensibilità.

Gianduia: Si tratta della maschera piemontese più famosa, nata per opera del burattinaio Gian Battista Sales nel 1798. Gianduia era un contadino di animo buono e generoso ma anche furbo e astuto, amante della buona tavola e del vino. Il suo nome originario era Gioan d'la douja che fu presto abbreviato con Gianduja, la sua compagnia è Giacometta. Gianduia rappresenta la gioia e la festa per l'intero Piemonte.

Pulcinella: protagonista della scena napoletana della Commedia dell'Arte. Famosa non solo in Italia ma anche in Francia, Spagna e Germania. La sua creazione si deve, molto probabilmente, a Silvio Fiorillo da Capu che lo interpretò sul palcoscenico. Furbo e pigro, la sua maggiore occupazione è mangiare, si adatta a tutto e finisce sempre per combinare guai e farsi bastonare.


Stenterello: Nel 1793 a Firenze nasceva la maschera di Stenterello, per mano dell'orologiaio Luigi Del Buono.
Creato per impersonare la gioia e lo spirito fiorentino, generoso con i poveri, acuto e scaltro, la sua saggezza è unita all'ottimismo. Indossa una giacca blu, panciotto con puntini verdi e pantaloni neri e corti. La nota caratteristica del suo abbigliamento sono le calze: una rossa, l'altra a strisce. In testa ha sempre il cappello e parrucca con codino.

Meneghino: il suo luogo di nascita è Milano e rappresenta il contadino semplice e un po' rozzo. L'abbigliamento è caratterizzato dalle calze a strisce bianche e verdi, una casacca sempre con orli verdi, pantaloni marroni e tricorno. Il carattere è semplice e buono, non è istruito ma sicuramente furbo e pieno di buon senso.

Pantalone: Veneziano, mercante dapprima dipinto vecchio, avido e tirchio, poi è trasformato nel saggio e buon padre di famiglia. Veste in velluto o stoffa rossa, con calze rosse e berretto. Non abbandona mai la borsa con i suoi averi.


Brighella: nella commedia dell'arte veniva identificato come lo "zanni". Nel 1650-51 era assai apprezzata nelle parti di Parma e di Modena e contemporaneamente anche in Francia.
Brighella è un tipo di servo avventuriero munito di coltello e pronto a qualsiasi azione e intrighi, il che ha dato origine al suo nome. E' di Bergamo come Arlecchino: è vestito di bianco con galloni verdi. Sa suonare e cantare tanto che è chiamato pure "Flautino". Goldoni lo ha introdotto tra le sue maschere trasformandolo talora in servo affettuoso e disincantato.

Balanzone: E' uno dei due vecchi dalla commedia dell'arte e appare già nella commedia cinquecentesca. Nella commedia dell'arte prende il nome di Graziano di Baolardo o Balanzone( da balle = frottole che raccontava). E' più spesso dottore in giurisprudenza che non in medicina, parla il dialetto bolognese e infarcisce la sua oratoria con errate citazioni latine e con spropositi comici e grossolani, detti con severità. Vesta la toga con collare bianco all spagnola, cappello nero a grandi falde; porta sotto il braccio libri voluminosi e polverosi. Dalla commedia dell'arte è passata ne teatro letterario.

[Modificato da Angel xx 06/02/2005 18.21]

Angel xx
00domenica 6 febbraio 2005 18:25
il carnevale x me è una festa divertentissima, nella quale posso girare vestita eccentricamente senza che nessuno batta ciglio.
quest'anno ho già deciso di vestirmi da strega[SM=g27994]m6: e di uscire con le mie amiche in via brera (odio quelli che tirano le uova![SM=g27994]m19: )
non sopporto la frase ogni scherzo vale, perchè richiama l'anarchia assoluta (anche se io sono 1 po anarkika ma a tutto ce 1 limite) dove chiunque si sente in diritto di fare qualunque cosa anche la + umiliante giustificandosi cn questa frase. e poi nn è piacevole andare a scuola con le uova e la schiuma da barba addosso[SM=g27994]m20:

baci stregati[SM=g27994]m1:
spinoza
00lunedì 7 febbraio 2005 09:29
Re:
Ringrazio tutti per i vostri interventi e specialmodo Angel
vi incollo quanto dice "Il cammino Cristiano"



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Il Carnevale


Caratterizzato da colori e schiamazzi, il carnevale è considerata la festa dell'allegria per eccellenza. Uomini di ogni ceto sociale si recano a balli in maschera e sfilate variopinte, cercando di liberare la fantasia e di catturare un po' di felicità. Lo scherzo "vale" ed il commercio che vi è connesso raggiunge il suo apice; vengono acquistati vestiti da indossare solo per qualche giorno, poi, come ogni anno, rimangono soltanto piazze e strade da ripulire. Oltrepassando pragmatiche e superficiali considerazioni, pro o contro il carnevale, occorre chiedersi da dove esso provenga e di quali concetti religiosi o valori morali sia portatore.


Le origini del carnevale

Certamente non è facile indagare sulle origini di una festa come il carnevale, le cui tracce storiche nessuno ha potuto o voluto realmente conservare. Non è possibile nemmeno fare luce sui diversi aspetti che ne caratterizzano i festeggiamenti, in quanto, nel corso dei secoli e in realtà geografiche diverse, il carnevale si è arricchito di sfumature sempre nuove.
L'etimologia del termine "carnevale" risale, con ogni probabilità, al latino carnem levare, espressione con cui nel Medioevo si indicava la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, vale a dire dal giorno successivo alla fine del carnevale, sino al "giovedì santo" prima della Pasqua. Il carnevale infatti, nel calendario liturgico cattolico-romano si colloca necessariamente tra l'Epifania (6 gennaio) e la Quaresima. Le prime testimonianze documentarie del carnevale risalgono ad epoca medievale (sin dall'VIII sec. ca.) e parlano di una festa caratterizzata da uno sregolato godimento di cibi, bevande e piaceri sensuali. Per tutto il periodo si sovvertiva l'ordine sociale vigente e si scambiavano i ruoli soliti, nascondendo la vecchia identità dietro delle maschere.

I festeggiamenti culminavano solitamente con il processo, la condanna, la lettura del testamento, la morte e il funerale di un fantoccio, che rappresentava allo stesso tempo sia il sovrano di un auspicato e mai pago mondo di "cuccagna", sia il capro espiatorio dei mali dell'anno passato. La fine violenta del fantoccio poneva termine al periodo degli sfrenati festeggiamenti e costituiva un augurio per il nuovo anno in corso. Nelle varie manifestazioni carnevalesche è possibile individuare un denominatore comune: la propiziazione e il rinnovamento della fecondità, in particolare della terra, attraverso l'esorcismo della morte. Il periodo carnevalesco coincide più o meno con l'inizio dell'anno agricolo, un chiaro indizio che permette di collegare direttamente il carnevale alle feste greche di impronta dionisiaca (le feste in onore di Dionisio, dio greco del vino, caratterizzate dal raggiungimento di uno stato di ebbrezza ed esaltazione entusiastica, che sfociavano in vere e proprie orge), e a quelle romane dei Saturnali (solenne festa religiosa, che si celebrava in onore del dio Saturno e durante la quale si tenevano cerimonie religiose di carattere sfrenato e orgiastico, che prevedevano tra l'altro la temporanea sospensione del rapporto servo-padrone). Lo stretto rapporto esistente tra queste feste e alcuni costumi del carnevale è evidente, anche se ignorato dai più. In tempi recenti gli storici hanno insistito maggiormente sull'origine agraria e sociale del carnevale. Esso è irrisione dell'ordine stabilito e capovolgimento autorizzato, limitato e controllato nel tempo e nello spazio dall'autorità costituita. In altre parole la festa del carnevale era vista dalle classi sociali più agiate come un'ottima valvola di sfogo concessa ai meno abbienti allo scopo di garantirsi il protrarsi dei propri privilegi. Non meno interessante è l'origine e la valenza demoniaca di alcune tra le maschere carnevalesche più famose e antiche, come quella nera sul volto di Arlecchino o quella bipartita (bianca e nera) di Pulcinella. Studi sul significato psicologico della volontà di indossare una maschera hanno mostrato che l'irresistibile attrazione esercitata dal carnevale sta proprio nella possibilità di smettere di essere se stessi per assumere le sembianze e il comportamento della maschera. Questa scelta, quando non è condizionata da fattori economici, rivela interessanti, e talvolta inaspettati, aspetti psicologici di una persona. Queste brevi note storiche, lungi dall'esaurire l'argomento, vogliono far riflettere il lettore sulla reale origine del carnevale e sull'impossibilità per ogni cristiano, separato dalle usanze del mondo e consacrato a Dio, di lasciarsi coinvolgere sia pure dal minore di questi aspetti.


Il Carnevale visto come manifestazione sociale

Il Carnevale è la celebrazione del travestimento: di quella promiscuità ribelle che sovverte l'ordine naturale e morale stabilito da Dio: "La donna non si vestirà da uomo, e l'uomo non si vestirà da donna poiché il Signore, il tuo Dio, detesta chiunque fa queste cose" (De.22:5). La condanna è estesa ad ogni licenza dalla propria identità spirituale e dalle responsabilità etiche (So.1:89).

Il Carnevale è il riconoscimento di quella ambiguità che, confondendo realtà e apparenza, verità e finzione, mira ad offuscare quella lucidità e giusta inibizione necessarie ad onorare Dio (Is.5:20,22; Ro.13:12-14). Per diversi credenti basta un disincantato: "non c'è nulla di male..." per rendere implicita l'approvazione di Dio in faccende che non Lo riguarderebbero. Il Carnevale è espressione di una allegrezza abbinata alla volgarità, in contrasto con la gioia cristiana (Ro.14:17, Ef.5:3,4), di una satira dissacratoria completamente in contrasto con la Parola di Dio, che non insegna lo scherno delle autorità, bensì a pregare per esse (I Ti.2:12). Il Carnevale è l'esaltazione sfrenata del godimento fine a sé stesso; tale festa costituisce, tuttavia, più che un'innocente divertimento, uno dei tanti "diversivi" che, con la scusa di fugare noia, tristezza e desideri repressi, allontana le coscienze dalla sana preoccupazione per la condizione dell'anima dinanzi al Giudizio divino (Is.30:9-11; Lu.16:19,25; I Pi.4:3,7).


Il Carnevale visto quale evento religioso

Il Carnevale ha perduto nel tempo certe punte di pura stregoneria, ma sotto il manto della baldoria "scaccia pensieri", la sostanza dell'esorcismo "scaccia spiriti" non è scomparsa; esso è comunque una ricorrenza pagana, con tutto il suo fardello di contraddizioni inconciliabili con lo spirito e l'opera di Cristo (II Co.6:14-16). Il "carnevale religioso" rivisita un rituale che disonora l'unica propiziazione riconosciuta da Dio (I Gv.2:12). La simbologia cattolica delle ceneri ripropone una prescrizione mosaica superata dall'efficacia purificatoria del sacrificio di Gesù Cristo (Eb.9:11-14). Il Carnevale insegna un falso riscatto spirituale, promuovendo il peccato volontario in prospettiva di un "pentimento programmato".


Conclusione

Come cristiani desiderosi di vivere secondo la volontà di Dio, non vogliamo vivere secondo il sistema che vige nel mondo: "E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà" (Ro.12:2, I Pi.1:14).

Come genitori siamo inoltre chiamati ad istruire i nostri figli nella volontà di Dio, anche se veniamo considerati delle persone che non sanno rimanere al passo con i tempi, poiché la nostra preoccupazione non è quella di rimanere indietro con la società, ma di seguire Gesù Cristo il Signore in ogni cosa.


(si ringrazia P. Tarantino per il testo dell'articolo)






fr44
00lunedì 7 febbraio 2005 19:49
Re: Re:

Scritto da: spinoza 07/02/2005 9.29
Ringrazio tutti per i vostri interventi e specialmodo Angel
vi incollo quanto dice "Il cammino Cristiano"



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".


Conclusione

Come cristiani desiderosi di vivere secondo la volontà di Dio, non vogliamo vivere secondo il sistema che vige nel mondo: "E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà" (Ro.12:2, I Pi.1:14).

Come genitori siamo inoltre chiamati ad istruire i nostri figli nella volontà di Dio, anche se veniamo considerati delle persone che non sanno rimanere al passo con i tempi, poiché la nostra preoccupazione non è quella di rimanere indietro con la società, ma di seguire Gesù Cristo il Signore in ogni cosa.


(si ringrazia P. Tarantino per il testo dell'articolo)










Partocolarmente questa conclusione la quoto e concordo in pieno.





Francesco.



mioooo
00martedì 16 gennaio 2007 12:38
Gli ebrei festeggiano o ricordano ancora la festa del Purim ?
Grazie
benimussoo
00venerdì 16 febbraio 2007 20:03
Re:

Scritto da: mioooo 16/01/2007 12.38
Gli ebrei festeggiano o ricordano ancora la festa del Purim ?
Grazie



Ciao Rino come hai scritto nelle tue considerazioni la festa del Purim è questa ...

"Ester divenne la nuova regina e nella storia avrà un importante ruolo: difatti Hamàn, primo Ministro del re Assuero, chiese ed ottenne dal re che tutti gli ebrei del regno fossero uccisi, in un giorno che sarebbe stato tirato a sorte (pur). Fu così tirato a sorte il 13 di Adar. Quando Mordekhài, zio della regina lo seppe, si rivolse ad Ester perché intercedesse. Ester informò il re sulle malvagie macchinazioni e supplicò di salvare il suo popolo e lei stessa, in quanto ebrea. Per merito della regina gli ebrei, con l’aiuto del Signore, riuscirono a salvarsi.
Assistere alla lettura del Libro di Ester è uno dei precetti della festa. In questo giorno si devono anche fare doni ai bisognosi, inviare dei cibi a due persone diverse, partecipare ad un banchetto festivo."

Ora io credo che il legame tra il Carnevale e il Puri sia che l'etimologia della Parola ci riporta al digiuno fatto da Ester il resto tutte chiacchere

"ETIMOLOGIA: dal lat. carnem levare ‘rinunciare alla carne’, con riferimento alla proibizione religiosa di mangiare carne, ce ha inizio subito dopo, con la Quaresima."

Ciao [SM=x511460]

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