Una mamma come tante......
LA NAZIONE - 18.10.2000 - Risponde Umberto Cecchi
ALLA FIGLIA CHE PER GEOVA SI RIBELLA AI GENITORI RICORDI LA FORZA DELL’AMORE
Egregio Direttore
Non è la prima volta che chiedo la pubblicazione di una mia lettera, ma sembra che non sia gradito informare il pubblico sugli effetti prodotti dalle sette religiose e simili sui giovani.
Mia figlia sta praticando la religione dei testimoni di geova, ce ne sarebbero tantissime di cose da dire a riguardo, ma intendo limitarmi a focalizzare il problema sulle crisi che creano nei raporti fra i membri di una stesa famiglia.
Mia figlia è stata completamente convinta a non fidarsi del mondo a vedere noi di casa come i più agguerriti nemici.
Le nostre trepidazioni dettate dall’amore vengono rovesciate e scambiate per attentati alla sua fede. E’ difficile riconoscere per tempo i messaggi che possono rivelare il processo di integrazione nell’organizzazione. Quando me ne sono accorta ho cercato inutilmente di metterla in contatto con persone qualificate che potessero indurla a riflettere a confutare assieme le varie argomentazioni, l’organizzazione attraverso persone ben addestrate a simili compiti ed eventualità ha saputo dissuaderla da qualsiasi confronto. Va da sé che mia figlia non mi ama più e non ama più nessuno.
Ha un solo interesse: modellarsi incondizionatamente alle esigenze dell’organizzazione. C’è da ire pertanto alla luce dei fatti e degli effetti prodotti che questo apparato partorito da una società americana non ha elementi per potersi definire “religione” e se comunque si vuole autodefinire religione è la religione più pericolosa e negativa del nostro tempo. - S.P. (fi)
Commento di Umberto Cecchi
Forse le sue precedenti lettere mi sono sfuggite. Non vedo infatti perché non pubblicare il suo sfogo che mi sembra davvero molto accorato. Lei non è la prima madre, né credo purtroppo sarà l’ultima che lamenta la perdita di un figlio attratto da qualche religione o qualche setta.
L’attrazione per una nuova realtà, il richiamo per un mondo diverso e per un modo di pensare diverso, lo spirito di ribellione che i giovani coltivano a una certa età nei confronti della famiglia, portano a conseguenze drammatiche, come quelle che lei mi descrive.
Traumi e disperazione da una parte, una sorta di forse inconscia crudeltà dall’altra, e una profonda attrazione indiscriminata per il nuovo.
Negli Stati uniti, ove sette e religioni nascono e si moltiplicano e muoiono nello spazio di un anno, ci sono avvocati specializzati in questo assurdo gioco, quelli che perseguono le sette, accusandole di sottrazioni di familiare, e quelli che le difendono, in base alla libertà dell’individuo e delle sue scelte.
Io non credo ci sia niente di positivo in una religione che sottrae i figli alla famiglia, credo anzi, che ci sia molto di negativo, anche se non bisogna dimenticare che le religioni sono un richiamo all’ascetico e al distacco dai beni e dagli affetti terreni.
Ciò detto mi faccia dire che lei ha tutto il diritto di cercare di recuperare, là dove sia possibile, sua figlia. Se non altro per ricordarle che l’amore è uno dei motori della vita.
C’era una predisposizione o l’hanno piegata così ?
Perciò le ripeto, che triste fede dev’essere quella fede che fa rinnegare i genitori e cancella l’amore in attesa del giudizio.
Le auguro di recuperare sua figlia e credo che sia possibile, visto che più di una persona che mi scrive raccontandomi le sue ossessioni religiose, mi dice anche di essersi riuscita a liberare finalmente dalle medesime, che mi hanno descritto come forme di dipendenza.
Esattamente come una droga.