L'agiografia borghese si è servita abbondantemente del francescanesimo per condannare solo moralmente l'abuso delle ricchezze e quindi per confermarlo politicamente. Non deve apparire strano il destino di un uomo sottoposto alla medesima strumentalizzazione del "modello" cui diceva di volersi ispirare. E' un destino necessario, inevitabile. Benché avesse lottato tutta la vita per impedirlo, Francesco lasciava la porta aperta alle interpretazioni più disparate del suo messaggio. Alla resa dei conti trionfarono quelle che riuscirono a trovare un appoggio concreto nel sistema socio-economico di quel tempo. Le altre interpretazioni vennero ben presto dimenticate. La borghesia ha il terrore di ricordare il suo passato rivoluzionario, soprattutto non sopporta il ricordo di tutte quelle critiche globali che investono i meccanismi economici e politici dell'intera società. Di Francesco preferisce ricordare, oltre naturalmente al rigorismo ascetico-morale, l'opposizione politica particolarmente moderata.
La "questione francescana" si riapre nel secolo scorso, quando storici, in massima parte non cattolici, scovano documenti e codici che si credevano scomparsi. Il testo di Paul Sabatier, La vita, ha fatto scuola. Persino il cinema ha recepito questa riscoperta: Zeffirelli ha riproposto l'immagine edulcorata di Bonaventura; le due opere della Cavani fanno pensare più alla Leggenda dei tre compagni; molto interessanti sono la lettura che fa dei Fioretti Roberto Rossellini e l'episodio della predica agli uccelli in Uccellacci uccellini di Pasolini.
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“Lettera ai fedeli” di San Francesco d’Assisi
"A tutti i cristiani, religiosi, chierici e laici, maschi e femmine, a tutti coloro che abitano nel mondo intero, frate Francesco, loro umile servo, ossequio rispettoso, pace vera dal cielo e sincera carità nel Signore.
Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire a tutti e ad amministrare a tutti le fragranti parole del mio Signore. Per cui, considerando che non posso visitare i singoli a causa della malattia e debolezza del mio corpo, ho proposto con la presente lettera e con questo messaggio, di riferire a voi le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita (Gv 6,63).
L’altissimo Padre annunciò che questo suo Verbo, così degno, così santo e così glorioso sarebbe venuto dal cielo, l’annunciò per mezzo del suo arcangelo Gabriele alla santa e gloriosa Vergine Maria, dalla quale ricevette la carne della nostra fragile umanità (Cfr. Lc 1,31). Egli, essendo ricco (2Cor 8,9) più di ogni altra cosa, volle tuttavia scegliere insieme alla sua madre beatissima la povertà. E prossimo alla sua passione, celebrò la Pasqua con i suoi discepoli, e prendendo il pane rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. E prendendo il calice disse: Questo è il mio sangue del nuovo testamento, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati (Mt 26,26-28; Lc 22,19-20; 1Cor 11,24-25). Poi, rivolto al Padre pregò dicendo: Padre, se è possibile, passi da me questo calice. E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra (Mt 26,39; Lc 22,44). Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: Padre, sia fatta la tua volontà, non come voglio io, ma come vuol tu (Mt 26, 39.). E la volontà del Padre fu tale che il suo figlio benedetto e glorioso, dato e nato per noi, offrisse se stesso cruentemente come sacrificio e come vittima sull’altare della croce, non per sé, per il quale tutte le cose sono state create (Gv 1,3), ma per i nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme (1Pt 2,21). E vuole che tutti siamo salvi per Lui, e che lo si riceva con cuore puro e corpo casto. Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere e vogliono essere salvati da Lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero (Mt 11,30)."
Dalla “Lettera ai fedeli” di San Francesco d’Assisi
Preghiera
Altissimo glorioso Dio, illumina le tenebre del mio cuore.
Dammi fede dritta, speranza certa, carità perfecta,senno e conoscenza,
perché adempia il tuo santo e verace comandamento.
Amen.
A cura della Pontificia Facoltà
“San Bonaventura” (Seraphicum).
Devo dire che probabilmente san francesco era un combattivo e la chiesa nel suo rendersi povero e spogliato non vedeva troppa coesione con la Bibbia