Solidarietà - Africa

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Justee
00lunedì 26 giugno 2006 17:09
AFRICA/SUDAN - Istruzione di base per tutti: il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite costruisce venticinque nuove scuole nel sud Sudan

Juba (Agenzia Fides) - Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite costruirà nel Sudan meridionale, regione dove i tassi di frequenza scolastica elementare sono tra i più bassi del mondo, venticinque nuove scuole, nell’ambito di un progetto del valore di 3,5 milioni di dollari.
Oltre 20 anni di guerra civile, terminata nel gennaio 2005, hanno distrutto gran parte delle infrastrutture di questa parte del paese. Si stima che solo il 20% dei bambini frequenti la scuola, e tra questi, solo il 35% sono bambine. Su una popolazione stimata di 7,5 milioni di persone, solo 500 ragazze, ogni anno, completano la scuola elementare nel sud Sudan.
Sono queste statistiche ad avere spinto il PAM ad inserire la costruzione di scuole nella lista dei vari progetti di recupero in Sudan, dove l’agenzia conta di sfamare, quest’anno, 6,1 milioni di persone con un’operazione d’emergenza.
Il progetto della costruzione di scuole è in linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e con la politica del Governo del sud del paese: entrambi indicano come obiettivo primario l’istruzione di base per tutti.
Ogni scuola costa, all’incirca, 140.000 dollari e può accogliere 405 studenti. In totale, le venticinque nuove scuole forniranno 225 aule alla regione.
Attraverso i Programmi di Alimentazione Scolastica, il PAM quest’anno ha raggiunto 124
nuove scuole e, attualmente, fornisce pasti a 130.000 studenti in 220 scuole del sud Sudan.
Justee
00giovedì 29 giugno 2006 11:57
AFRICA/CONGO RD - Al Centro Ospedaliero Monkole assistenza medica, salute scolastica e formazione per la popolazione povera dei dintorni di Kinshasa

Monkole (Agenzia Fides) - Il Centro Ospedaliero Monkole, opera corporativa dell’Opus Dei, offre assistenza medica alla popolazione povera. Sorto nei dintorni di Kinshasa, dove non esistevano Centri sanitari e ospedali, il Centro è cresciuto man mano che si presentavano nuove necessità. La priorità del Centro sono le madri e i bambini. All’inizio i medici si occupavano di malattie legate alla malaria delle zone paludose. Nel 1997 ha preso il via il Centro di protezione materno-infantile, che comprende un reparto di maternità e una zona di ricovero con 26 letti. I bambini che più si ammalano appartengono alle famiglie povere, spesso arrivano in ospedale quando ormai non si può fare nulla per loro.
Il 70% dei pazienti è gente molto povera. Fin da quando è stato costruito, l’affluenza dei malati al Centro è stata sempre molto alta. Quando la gente sa che le medicine, la visita e le analisi costano poco, lì si reca subito.
Uno dei programmi di cui sono orgogliosi a Monkole è quello chiamato «Salute scolastica». Due squadre, formate da un medico e due infermiere, vanno di scuola in scuola, visitano gli alunni, danno formazione ai maestri e agli insegnanti su come migliorare l’igiene e la salute, fanno lezioni di educazione sanitaria agli alunni. A questo programma è stato aggiunto le cure ai bambini malati. Un alunno ogni tre è malato.
Un aspetto molto curato nel Centro riguarda la formazione. Nel 1997 è stata aperta una Scuola per Infermiere, le cui studentesse non solo possono fare pratica, ma si possono incontrare anche in una dozzina di ospedali della città, sia pubblici che diocesani o privati. Ogni anno esce dalla Scuola un gruppo di 50 infermiere diplomate. E’ stato creato anche un Centro di formazione per medici. Negli ultimi anni sono stati organizzati seminari e conferenze per i medici, ai quali hanno assistito anche studenti degli ultimi anni di medicina, a cura di professori universitari e specialisti che lavorano negli ospedali della città: biologi, chimici farmaceutici, ecc., sia congolesi che europei o americani. Inoltre, grazie a una sovvenzione del governo basco, Monkole è riuscita a formare il personale delle pulizie in sei ospedali pubblici.
La cura dei malati di Aids sarà la grande sfida dei prossimi anni. Grazie al fondo mondiale è stato possibile ristrutturare una casa e ricavare due studi per visite mediche e un day-hospital con sei letti per la cura di questi pazienti. Sia i medici che le infermiere, gli impiegati amministrativi o le incaricate della pulizia, sono tutti molto impegnati a migliorare l’assistenza ai malati.
In questi 15 anni di vita il Centro è diventato un punto di riferimento grazie ai suoi specialisti, ai suoi metodi, al suo modo di concepire la medicina. Ora dispone di 40 letti in ospedale, e l’intenzione è di portarli e 135 in un nuovo edificio, con una sala operatoria completa e tutti i servizi necessari per visite, diagnosi, laboratorio, day-hospital, medicina d’urgenza, ecc. Questo Centro è una grande speranza. Finora sono state 39.742 le visite ambulatoriali, 4.044 i pazienti ricoverati in ospedale, 235 le operazioni di alta chirurgia, 485 i parti, 3.841 gli esami radiologici, 1.816 le ecografie, 93 le tri-terapie VIH/Aids, 121 le trasfusioni
presso
00sabato 8 luglio 2006 12:10
AFRICA/NIGERIA - Ventisei Stati africani contro la tratta di esseri umani e lo sfruttamento del lavoro minorile

Abuja (Agenzia Fides)- “È la prima volta che un così gran numero di Paesi, rappresentanti gli Stati di origine e di destinazione delle persone vittime del traffico, si riuniscono e si mettono d’accordo”. Così Mohammed Ibn Chambas, Segretario Esecutivo della Comunità Economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest (CEDEAO), esprime la sua soddisfazione per il piano d’azione contro il traffico di esseri umani sottoscritto ieri, 6 luglio, da 26 Paesi africani, ad Abuja in Nigeria.
L’accordo, promosso dalla CEDEAO e dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale (CEEAC), prevede di migliorare il controllo e la gestione delle frontiere, di adottare una legislazione che punisce severamente la tratta degli esseri umani, di migliorare la distribuzione dei documenti d’identità ai cittadini degli Stati interessati, di creare programmi informativi a favore della popolazione e di avviare programmi di sviluppo.
I Paesi firmatari sono i seguenti: Angola, Burundi, Camerun, Repubblica Centrafricana, Gabon, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Rwanda e Sao Tomé e Principe per la CEEAC. Bnin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, la Guinea, la Guinea Bissau, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, le Senegal, Sierra Leone e Togo per la CEDEAO.
Nell’Africa centrale e in quella occidentale, il traffico degli esseri umani riguarda il 70% dei Paesi della regione, con il 26% dei bambini, circa 50 milioni costretti a lavorare. Uno dei Paesi più colpiti dal fenomeno della tratta di bambini costretti a lavori pesanti è la Nigeria. Molti dei piccoli provengono dal Benin, uno degli Stati più poveri dell’Africa, dove le famiglie sono costrette a vendere i propri figli per somme modeste. I bambini sono quindi inviati in Nigeria dove vanno a lavorare nelle piantagioni o come domestici.
Secondo un missionario francese, intervistato dall’Agenzia Fides, oltre 4mila bambini ogni anno sono inviati a lavorare fuori dal Benin, uno dei paesi più poveri dell’Africa. P. Claude, un missionario che da anni dirige un centro di accoglienza per i bambini di strada a Cotonou, capitale del Benin afferma: “Il paese è il crocevia del traffico dei minori nella regione. Anche dal vicino Togo i bambini fanno tappa qui per poi essere inviati in Costa d’Avorio e Nigeria, dove vengono sfruttati nelle piantagioni. Si tratta di una dei tanti traffici che fanno base nel nostro paese. Anche le rotte della droga e delle armi passano dal Benin”.
“Le famiglie più povere vendono i loro figli alle organizzazioni di trafficanti, in cambio di pochi spiccioli e della promessa di un lavoro decente per i propri figli. In realtà, i bambini una volta arrivati nella piantagione, sono costretti a lavorare senza compenso. Essi sono completamenti isolati dalla famiglia. Solo alcuni di loro, una volta cresciuti , riescono a fuggire e a tornare a casa. Ma la maggior parte dei bambini non rivedranno più la loro famiglia. È una vera e propria forma di schiavismo” conclude il missionario.
@tiskio@
00martedì 11 luglio 2006 15:37
AFRICA/KENYA - L’emergenza siccità non è finita: ancora centinaia di migliaia di persone a rischio fame nelle regioni semiaride del Kenya. Il risanamento economico delle famiglia colpite richiede la sostanziale ricostruzione dei greggi

Nairobi (Agenzia Fides)- Permane l’emergenza alimentare nelle regioni semiaride del Kenya, dove milioni di persone rischiano di patire le conseguenze di una nuova carestia. A lanciare l’allarme è il Famine Early Warning Systems Network (FEWS NET), una rete mondiale per il controllo della siccità.
Secondo il FEWS NET, nonostante le piogge dell’aprile di quest’anno, la sicurezza alimentare non è garantita, soprattutto per quel che riguarda le condizioni delle popolazioni nomadi che vivono di pastorizia.
“Mentre sono migliorati alcuni indicatori ambientali della vita pastorale, come la disponibilità di acqua e pascoli, rimane preoccupante la sicurezza alimentare dei pastori” afferma un rapporto del FEWS NET, nel quale si sottolinea che “rimangono troppo alti i tassi di malnutrizione Moyale, Samburu, Turkana, Mandera e Marsabit, nel nord-ovest del Paese. Fino alla primavera del 2006, 2 milioni e mezzo di keniani, quasi il 10 per cento della popolazione, erano a rischio fame a causa della siccità che è durata fino alle piogge di aprile. Le regioni più colpite sono state quelle dell’est e soprattutto quelle del nord-est, al confine con Somalia, Etiopia e Sudan, che a loro volta dovevano far fronte a gravi problemi alimentari.
Secondo i dati del FEWS NET i tassi di malnutrizione acuta variano dal 18 % di Moyale al 30% del Distretto di Marsabit, ben oltre la soglia di emergenza del 15% stabilita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I più colpiti sono i bambini e nei distretti interessati si segnalano diversi casi di diarrea infantile, causata dalla mancanza di acqua potabile. La carestia di novembre-marzo, inoltre, ha distrutto i greggi. La maggior parte dei pastori non ha i mezzi economici per ricomprare i capi animali morti a causa della siccità e devono ancora ricorrere agli aiuti alimentari delle organizzazioni umanitarie per nutrirsi. “Il risanamento economico delle famiglia colpite richiede la sostanziale ricostruzione dei greggi, un processo che durerà diverse stagioni favorevoli, che stanno diventando sempre più rare” afferma il rapporto di FEWS NET
Nell’est del Kenya, Peter Mbogo del Kamurugu Agricultural Initiative Project, promosso dalla Chiesa cattolica, afferma all’Agenzia cattolica CISA, che “stiamo ancora procedendo alla distribuzione di aiuti alimentari e la Chiesa cattolica in collaborazione con il Programma Alimentare Mondiale sta dando da mangiare a 70.382 persone attraverso il programma di emergenza”.
Anche la diocesi di Marsabit sta distribuendo aiuti alimentati così come quella di Kitui, dove vi sono 186mila persone che dipendono dagli aiuti alimentari. (L.M.)
Justee
00venerdì 14 luglio 2006 10:45
Congo
AFRICA/CONGO RD - Anche i malati di Kinshasa beneficiano del programma di educazione civica ed elettorale della Chiesa cattolica. Dopo l’avvio della campagna elettorale, alcuni candidati preoccupati per i 5 milioni di schede elettorali in più del necessario

Kinshasa (Agenzia Fides)- Anche i malati di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, beneficiano del programma di educazione civica ed elettorale della Chiesa cattolica, grazie all’opera di Suor Francine Buys, missionaria francescana di Maria.
Da un anno la religiosa svolge il suo apostolato nell’ospedale Ngaliema di Kinshasa. In vista delle elezioni, Suor Francine ha iniziato a distribuire i documenti e gli opuscoli preparati dal Coordinamento per la Riuscita della Transizione della Chiesa cattolica (CARTEC), non solo a beneficio dei ricoverati ma anche del personale medico e paramedico della struttura sanitaria.
La religiosa, in un’intervista all’Agenzia congolese DIA, afferma che i malati mostrano un grande interesse nei confronti delle pubblicazioni che mette a loro disposizione, perché sono sinceramente interessati a seguire e a partecipare al processo elettorale nel proprio Paese.
La religiosa, che svolge la sua opera missionaria nel Paese dal 1950, cura anche la formazione delle novizie, sollecitandole ad approfondire pure la conoscenza della Costituzione nazionale. Secondo Suor Francine, infatti, i congolesi non conoscono a sufficienza la Carta Costituzionale e le istituzione locali e nazionali.
Le elezioni presidenziali e politiche congolesi del 31 luglio segneranno una svolta nella storia della Repubblica Democratica del Congo, perché per la prima volta dopo 46 anni sono le prime consultazioni libere e democratiche. Con le elezioni finirà il lungo periodo di transizione iniziato nel 2002.
La campagna elettorale, ufficialmente avviata da alcuni giorni (vedi Fides 11 luglio 2006), registra però alcune tensioni.
Diverse persone sono rimaste gravemente ferite in violenti scontri scoppiati due giorni fa tra centinaia di dimostranti e la polizia a Kinshasa. I manifestanti erano scesi in piazza per chiedere la distruzione di milioni di schede elettorali di riserva stampate per le storiche elezioni presidenziali del 30 luglio, temendo che possano servire a organizzare brogli.
Circa 300 dimostranti stavano distribuendo dei volantini in favore di 19 candidati alle elezioni che la scorsa settimana avevano chiesto di posticipare le elezioni. I candidati vorrebbero la distruzione dei 5 milioni di schede elettorali in più per evitare che possano essere usate per falsificare il risultato delle elezioni. Secondo la commissione elettorale invece è necessario averle a disposizione nel caso in cui altre vadano distrutte per qualche incidente.
Justeee
00martedì 18 luglio 2006 11:07
Egitto
Il Cairo (Agenzia Fides)- “A giugno dello scorso anno il nostro lavoro era, ormai da diversi mesi, in una fase di stallo. Contavamo di avviare un corso estivo di alfabetizzazione, ma le prospettive non sembravano buone” afferma p. Luciano Verdoscia, comboniano che opera da anni al Cairo a contatto con i ragazzi che vivono a Mansheya, il quartiere dei raccoglitori d’immondizia (chiamati “Zabbaleen”). Il programma avviato oltre 3 anni fa da p. Luciano si propone di aiutare lo sviluppo dei ragazzi offrendo loro un ambiente pulito e salubre in cui possano studiare e ricevere assistenza che migliori le opportunità di inserimento nel mondo del lavoro, e di mettere insieme persone di religione, cultura ed etnia differente per offrire loro aiuto e per promuovere la tolleranza e la pace (vedi Fides 24 ottobre 2005, 22 novembre 2005, 24 marzo 2006).
“Facendo oggi il punto della situazione, ci rendiamo conto che, nonostante ci siano ancora dei problemi, da allora abbiamo fatto molti passi avanti. Ad agosto dello scorso anno eravamo stati comunque in grado di dare inizio al corso estivo di alfabetizzazione e di avviare, agli inizi di ottobre, il corso regolare delle lezioni” ricorda il comunicato inviato all’Agenzia Fides. “Da allora, i rapporti instaurati, ai vari livelli, con gli uffici del Ministero dell’Istruzione sono di gran lunga migliorati. Alcuni funzionari si sono rivelati particolarmente disponibili a fornire, all’occasione, un appoggio sicuro per facilitare il nostro lavoro.
I bambini e le loro famiglie sono molto motivati. La frequenza è stata eccellente e la maggior parte dei ragazzi ha fatto notevoli progressi: lo abbiamo riscontrato sia dal miglioramento delle loro abilità espressive che dai risultati ottenuti a scuola. Molti dei bambini del quartiere dei raccoglitori di immondizia che erano stati con noi sin dai primi diciotto mesi del progetto, ma che non avevano potuto frequentare al momento del nostro trasferimento nell’altra scuola, hanno avuto la possibilità di tornare in aula grazie alla donazione di un autobus da parte di una multinazionale delle comunicazioni.
Al momento, nel nostro nuovo ufficio nel quartiere di Heliopolis, disponiamo di due aule, una delle quali è attrezzata per corsi di informatica e per l’insegnamento con l’ausilio del computer. Ciò significa, innanzitutto, che non abbiamo più bisogno della scuola per formare gli insegnanti ed inoltre che godiamo di piena autonomia sia sul tipo di insegnamento che sugli insegnanti di cui ci serviamo.
Le lezioni del corso ordinario sono terminate il 20 maggio e ricominceranno alla fine di settembre, all’inizio del nuovo anno scolastico. A partire da metà giugno daremo il via ad un nuovo programma estivo di alfabetizzazione. Inizialmente il progetto aveva previsto un programma di lezioni di quattro ore giornaliere. Le prime tre ore erano dedicate allo studio, mentre la quarta era destinata ad attività extracurriculari, come l’arte, il teatro, ed altre”.
Baghera6
00venerdì 21 luglio 2006 14:58
MSF: la Abbott nega il nuovo farmaco anti Aids ai Paesi poveri
giovedì, 20 luglio, 2006
Malati di Aids in Africa - da MSF
La multinazionale farmaceutica Abbott continua a negare a troppi malati la nuova versione di un importantissimo farmaco contro l’AIDS: il lopinavir/ritonavir. A denunciare il comportamento dell’azienda è l’organizzazione internazionale di soccorso Medici Senza Frontiere (MSF).

Solo dopo lunghe e forti pressioni la Abbot ha iniziato a inviare la nuova versione del farmaco a un numero limitato di progetti di MSF in Africa al prezzo di 500 dollari per paziente per anno. Tuttavia, la casa farmaceutica rifiuta di venderlo a MSF per i suoi programmi in Tailandia e in Guatemala e continua a ritardarne la registrazione nei paesi in via di sviluppo. Il risultato è che la nuova versione del lopinavir/ritonavir non è né disponibile né accessibile per la grande maggioranza dei pazienti che ne hanno bisogno.

La nuova versione del lopinavir/ritonavir, un farmaco anti AIDS di seconda linea raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, presenta dei vantaggi molto importanti rispetto alla precedente versione: un numero inferiore di pillole da assumere, stoccaggio senza refrigerazione e nessuna restrizione dietetica. Tutti elementi di grande importanza, soprattutto nei Paesi più poveri. Ma, fintanto che questo farmaco non è registrato, è impossibile ottenerlo, a qualunque prezzo. In Cina non si trova nemmeno la vecchia versione poiché, sebbene il farmaco sia registrato, la Abbott ha deciso di non venderlo nel paese.

"Qui in Tailandia, dove la temperatura supera i 30 gradi per la maggior parte dell’anno, la nuova versione, che non ha bisogno di essere conservata in frigorifero, presenta un evidente vantaggio", spiega il dottor David Wilson di MSF in Tailandia. "Invece, la Abbott afferma che possiamo arrangiarci con la vecchia versione che non è più nemmeno presente sul mercato americano. Si tratta chiaramente di un prodotto di seconda scelta che è comunque venduto a un prezzo che qui pochi possono permettersi. Limitando il prezzo di 500 dollari solo ai paesi più poveri, la Abbott adotta una politica che esclude in maniera deliberata le persone colpite dall’HIV / AIDS negli altri paesi in via di sviluppo".

Nei paesi in via di sviluppo esiste un crescente bisogno di terapie di seconda linea per quei pazienti che per anni hanno assunto i farmaci di prima linea e che hanno sviluppato intolleranze o resistenze. È inquietante constatare che i programmi nazionali di trattamento dell’HIV/AIDS e le organizzazioni di soccorso non avranno la possibilità di acquistare questo nuovo medicinale, che è nettamente più caro di quello di prima linea. In Tailandia, la Abbott fa pagare almeno 2.800 dollari per la vecchia versione del lopinavir/ritonavir: curare una persona che ha bisogno di passare a un trattamento di seconda linea costerà dieci volte di più.

"Questo è l’esempio classico di come i monopoli danneggino i pazienti", afferma il dottor Tido von Schoen-Angerer della Campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali di MSF. "Abbiamo bisogno della concorrenza dei generici per questi nuovi farmaci essenziali, poiché è il solo modo di rendere i prezzi accessibili e disponibili su larga scala. Non dovrebbe essere un amministratore delegato a Chicago a decidere chi ha diritto a farmaci salva-vita".

Sono stato in Africa lo scorso anno. Ad Usokami (piccolo villaggio Tanzaniano) è in fase di sperimentazione il progetto DREAM, della comunità di Sant'Egidio. Un progetto che riguarda la diffusione di un farmaco che eviti la trasmissione dell'HIV dalla madre al bambino: procedura che nel mondo "avanzato" è già presente ed è ormai pratica comune e consolidata, ma che in Africa, in molte zone povere, non sanno neanche cos'è. Curano tutto col Bactrim : dal raffreddore alla malaria, all'Aids. Questi nuovi farmaci abbaterebbero il tasso di mortalità dei bambini dovuto all'Aids e non sarebbe poco. Anzi... L'età media in queste zone è di 15 anni (stime ufficiali del governo tanzaniane e che personalmente ho riscontrato)...Riflettiamo, gente...
presso
00giovedì 27 luglio 2006 15:08
AFRICA/CONGO R.D. - Appello urgente per gli aiuti alimentari a migliaia di persone in fuga nella zona orientale del Congo: le riserve di cibo si stanno esaurendo, aumentano i casi di malnutrizione

Bunia (Agenzia Fides) - Le violenze che continuano a verificarsi nella zona orientale della Repubblica Democratica del Congo obbligano decine di migliaia di persone a fuggire nuovamente dalle loro case. Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM) ha lanciato l'allarme avvertendo che le proprie riserve di cibo si stanno esaurendo e ha rivolto un appello urgente ai donatori internazionali affinché sostengano il suo impegno ad assistere questo paese martoriato. La situazione desta particolare preoccupazione a Gety, provincia dell’Ituri, dove circa 38.000 sfollati hanno trovato rifugio. Il 14 luglio il PAM ha distribuito razioni per due settimane, prelevandole dai propri depositi a Bunia, destinate a 30.000 persone a Gety, ma servono urgentemente altre risorse in quanto le riserve alimentari del PAM a Bunia sono quasi terminate.
"Stiamo affrontando le conseguenze del più ampio spostamento di persone avvenuto nella regione negli ultimi due anni, quando si verificarono pesanti combattimenti" ha detto Felix Bamezon, Direttore del PAM nella Repubblica Democratica del Congo. La situazione umanitaria nella nazione, che domenica prossima è chiamata alle urne, è drammatica: le persone vivono in condizioni altamente precarie e i bambini sono quelli che soffrono di più. Le organizzazioni non-governative che gestiscono i centri nutrizionali a
Bunia parlano già di una crescita nel numero di bambini malnutriti registrati dall'inizio di luglio. Nella sola Gety, nei giorni scorsi, si sono avuti oltre 200 casi di gravissima malnutrizione. La situazione di insicurezza dovuta agli attacchi delle milizie, influisce anche sulle attività umanitarie in quanto le strade non sono percorribili e gli operatori umanitari sono costretti a limitare gli spostamenti e le operazioni di assistenza.
A Katanga, nel sud-est, migliaia di persone sono ritornate a casa da Sampwe, dove si erano rifugiate. Pur desiderosi di cominciare una nuova
vita e di ricostruire le proprie case, rimangono dipendenti dall'assistenza alimentare e dalle forniture di sementi e di attrezzi agricoli, nei mesi cruciali che precedono il prossimo raccolto di febbraio. Il popolo congolese si trova ad una svolta cruciale alla vigiliadelle prime elezioni libere e democratiche. Purtroppo, ogni giorno, in
diverse zone, la gente è vessata, in casa e nei campi, da gruppi armati
alla ricerca di cibo o denaro. Le donne sono regolarmente vittime di stupro.
mioooo
00mercoledì 30 agosto 2006 14:30
La credenza
AFRICA/SUDAFRICA - “La credenza che gli antenati siano dotati di poteri soprannaturali rasenta l’idolatria” affermano i Vescovi dell’Africa Australe

Città del Capo (Agenzia Fides)- “Constatiamo, con una certa preoccupazione, che diversi cristiani africani, che vivono momenti difficili, si rivolgono alle pratiche della religione tradizionale” affermano i Vescovi dell’Africa australe in un lettera pastorale su fede cristiana e culto ancestrale, pubblicata recentemente. I Vescovi in particolare si riferiscono alla pratiche che prevedono “l’intervento degli spiriti degli antenati, di spiriti-medium, la consultazione di indovini, la magia e altro”.
“Quello che è ancora più preoccupante” si afferma nel documento “è il fatto che alcuni sacerdoti e religiosi (oltre a laici professionisti: insegnanti, medici, infermieri,..) cerchino di diventare indovini e guaritori”.
Per questo motivo i Vescovi hanno deciso di diffondere la lettera pastorale per spiegare ancora una volta l’insegnamento della Chiesa cattolica e mettere in evidenza gli elementi culturali che contraddicono il messaggio del Vangelo.
In primo luogo, il documento riafferma il significato del sacerdozio cattolico: “I sacerdoti agiscono nella persona di Cristo e non nelle persone degli spiriti dei loro antenati. Essi ricevono autorità e potere dalla Chiesa e non attraverso un rituale per diventare un indovino - guaritore. L’affermazione di agire attraverso una doppia fonte di potere e autorità confonde i cristiani e indebolisce l’immagine del sacerdote perché l’una contraddice l’altra”.
Sono soprattutto le persone in difficoltà e in particolare gli ammalati a ricorrere alle pratiche della religione ancestrale. Per questo i Vescovi notano che “le credenze religiose indigene attribuiscono il potere di guarigione agli spiriti degli antenati. In questo contesto, il sacramento degli ammalati impallidisce fino a diventare insignificante agli occhi dei sofferenti perché la fede un Gesù Cristo non riveste alcun ruolo. Questa pratica e queste credenze contraddicono così l’insegnamento della Chiesa sulla guarigione”. I Vescovi ricordano invece che “il Signore ha sempre dimostrato grande attenzione e cura per il benessere corporale e spirituale dei malati. Questo è dimostrato dal Vangelo e soprattutto dal sacramento dell’unzione degli infermi”.
Per quel che riguarda il culto degli antenati, la lettera pastorale della Conferenza Episcopale dell’Africa Australe, ricorda che “la credenza che gli antenati siano dotati di poteri soprannaturali rasenta l’idolatria. È Dio e Dio soltanto che è onnipotente, mentre gli antenati sono sue creature. Essi possono aiutarci solo intercedendo per noi. Quando ci rivolgiamo agli antenati o Santi, dobbiamo usare la frase “prega per noi” e non “fai questo per noi”. Il primo comandamento proibisce di onorare altri dei al di fuori del Signore, che ha rivelato se stesso al suo popolo”.
“Ogni forma di divinazione deve essere respinta” prosegue il documento. “Consultare oroscopi, astrologi, lettura della mano, ricorrere ai medium, sono pratiche che nascondono il desiderio di potere sul tempo, la storia e, in ultimo, sugli esseri umani. Un corretto comportamento cristiano consiste, invece, nel rimettersi nelle mani della Provvidenza”.
I Vescovi si soffermano inoltre nel mettere i guardia i fedeli su magia, simonia, medicine magiche, e concludono la loro riflessione ricordando il significato cristiano della vita dopo la morte e l’importanza della preghiera per i propri defunti che sono ancora in Purgatorio
mioooo
00martedì 5 settembre 2006 17:20
Aids
AFRICA
AFRICA/SUDAFRICA - “Maggiore attenzione alla cura anche psicologica e spirituale degli orfani dell’AIDS” sottolineano i Vescovi dell’Africa Australe

Città del Capo (Agenzia Fides) - I Vescovi dell’Africa Australe, durante la loro Assemblea Plenaria di agosto, hanno espresso preoccupazione per la situazione degli orfani provocati dall’AIDS. “Non è solo una questione di fondi” affermano i Vescovi. “Gli orfani hanno bisogno non solo di cibo ma anche di attenzione psicologica e pastorale, un processo di cura che comprende l’intera persona.” C’è bisogno di operatori formati in psicologia e in scienze sociali. “Si fa un gran parlare soprattutto a livello politico, ma non c’è molta azione” denunciano i Vescovi. La Chiesa cattolica ha avviato un progetto per fornire farmaci antiretrovirali alle persone affette dal virus HIV, e per offrire un aiuto spirituale e pastorale ai malati. Questi sforzi hanno ricevuto un riconoscimento internazionale. Infatti l’ufficio AIDS della Conferenza Episcopale dell’Africa Australe (SACBC) è oggetto di uno studio delle Nazioni Unite sull’AIDS.
La SACBC è convinta che solo una corretta educazione possa portare ad un’efficace prevenzione e lamenta che le istituzioni pubbliche scelgono la facile strada della distribuzione dei preservativi invece di fornire una reale educazione alla sessualità e alla prevenzione.
Nel corso della Plenaria, i Vescovi hanno approvato una Lettera pastorale per spiegare l’impossibilità di conciliare la fede cattolica con il culto degli antenati secondo la religione tradizionale africana, di cui Fides ha pubblicato ampi stralci
benimussoo
00sabato 16 settembre 2006 15:11
Il potenziale elettrico
AFRICA - Il potenziale elettrico dell’Africa centrale è enorme ma ancora scarsamente utilizzato

Brazzaville (Agenzia Fides)- Il Pool energetico dell’Africa Centrale (PEAC), organismo incaricato di coordinare lo sviluppo energetico nell’Africa Centrale, non ha ancora ottenuto risultati di rilievo. Secondo quanto afferma Jonas Ibombo, ingegnere elettrico congolese, all’Agenzia cattolica DIA di Kinshasa, il PEAC non ha ancora realizzato nemmeno un programma di integrazione della rete elettrica regionale. La fornitura stabile e regolare di energia elettrica è un problema molto sentito dalla popolazione locale, perché permetterebbe di far funzionare con continuità strutture come ospedali e centri sanitari e contribuirebbe indirettamente alla lotta alla criminalità. I criminali infatti operano spesso con il favore dell’oscurità e strade ben illuminate possono accrescere il livello di sicurezza della popolazione locale.
Il Pool energetico dell’Africa Centrale, che è stato creato il 12 aprile 2003 nella capitale della Repubblica del Congo, Brazzaville (dove ha la sua sede), è un organismo specializzato della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale con i seguenti compiti: gestire la politica energetica regionale e promuovere il mercato dell’energia elettrica e dei servizi correlati. Accanto al PEAC vi sono altri quattro poli energetici africani che operano rispettivamente nell’Africa Australe (SAPP), in Africa settentrionale (COMELEC), in Africa occidentale (WAPP) e in Africa Orientale (EAPP).
L’Africa centrale ha un potenziale elettrico notevole (vedi tabella), che non è però ben sfruttato per la mancanza di infrastrutture.
Regioni Potenziale energetico (GWh) Produzione di elettricità (MW) Consumi (KWh)
Nord Africa 41.000 (3,7%) 134.0000 (33,2%) 739
Africa Occidentale 100.970 (9,2%) 38.033 (9,4%) 143
Africa Centrale 653.361 (57,7%) 10.537 (2,6%) 109
Africa Australe 151.535 (13,8%) 208.458 (51,7%) 1.617
Africa Orientale 171.500 (15,6%) 12.281 (3,1%) 68

La diga d’Inga nella Repubblica Centrale del Congo è la principale produttrice di elettricità della regione. L’energia di questa centrale non può ancora essere distribuita a tutta la regione perché manca un sistema di interconnessione delle reti elettriche dei diversi Paesi.
Fanno parte del Pool energetico dell’Africa Centrale le società elettriche dei seguenti Stati: Camerun, Ciad, Repubblica del Congo, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Democratica del Congo, Sao Tomé e Principe. Burundi, Rwanda e Angola sono intenzionati ad aderirvi.
Tra i progetti previsti dal Pool vi sono l’interconessione delle dighe di Inga (RDC), Cabinda (Angola) e Pointe Noire (Congo Brazzaville) e il miglioramento delle centrali idroelettriche degli Stati membri
Justee
00lunedì 13 novembre 2006 21:19
AFRICA/RWANDA - Le Suore Salesiane dei Sacri Cuori inaugurano il progetto “Semi di Vita e di Speranza” per la formazione agricola e zootecnica dei giovani e l’inserimento sociale ed economico di giovani sordi e donne in difficoltà

Kigali (Agenzia Fides)- Si inaugura lunedì 13 novembre, a Nyamata nel distretto di Bugesera in Rwanda, il progetto “Semi di Vita e di Speranza” finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana e promosso dalla Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori fondata da san Filippo Smaldone, l'apostolo dei sordi, presente in Rwanda dall'anno 1987.
Alla cerimonia prendono parte la Superiora generale delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, Suor Maria Longo, la vicaria generale Suor Ines De Giorgi, la comunità religiosa e numerose autorità del posto.
“Il progetto” - spiega Suor Maria Longo - è mirato al contenimento di una diffusa povertà mediante la formazione agricola e zootecnica dei giovani con l'obiettivo di far raggiungere l'autonomia alimentare a nuclei familiari svantaggiati”.
“Inoltre - prosegue la Superiora generale - questo progetto ci permette di inserire, sia dal punto di vista lavorativo che sociale, ragazzi sordi e donne in difficoltà integrandoli in piccole cooperative agricole e di allevamento. È stata costruita una vera fattoria con animali piccoli e grandi, come pure preparato il terreno agricolo, perché un centinaio di persone possano apprendere, attraverso il lavoro, le tecniche moderne dell'agricoltura e della zootecnica”.
“In questo modo la presenza delle Salesiane dei Sacri Cuori a Nyamata - aggiunge Suor Maria Longo - diviene una vera e propria missione rurale, che è anche caratterizzata da un'intensa attività di promozione umana con particolare attenzione ai minori a serio rischio di esclusione sociale e verso le donne in difficoltà
presso
00giovedì 16 novembre 2006 13:31
Sviluppo
AFRICA
AFRICA - Oleodotti, raffinerie, centrali elettriche: anche l’Africa ha fame di energia

Roma (Agenzia Fides)- Energia dall’Africa per l’Africa grazie a nuovi progetti che coinvolgono sia l’occidente sia l’oriente del continente. Nella seconda metà del 2007 diverrà operativo un gasdotto tra Nigeria e Ghana. Il West African Gas Pipeline coinvolgerà anche Benin e Togo, estendendo il già esistente collegamento Escravos-Lagos fino al porto di Takoradi, nella parte occidentale del Ghana.
La nuova conduttura inizialmente avrà una capacità di 30 milioni di piedi cubi (849.600 metri cubi) al giorno destinato ad estendersi fino a 200 milioni di piedi cubi (5.664.000 metri cubi) al giorno, dopo il completamento di una nuova stazione pompaggio nell’agosto 2007. Con la costruzione di ulteriori stazioni di pompaggio si potrebbe arrivare fino a 450 milioni di piedi cubi (12.744.000 metri cubi) al giorno.
Il 60% dell’energia elettrica del Ghana è prodotta da centrali idroelettriche. Le scarse piogge degli ultimi mesi hanno però costretto le autorità a imporre un razionamento elettrico, che ha colpito il settore minerario, in particolare l’industria aurifera. La creazione del nuovo gasdotto permetterà di creare un’alternativa alla centrali idroelettriche e di potenziare il settore industriale del Paese. La Nigeria inoltre sta prendendo in considerazione il progetto di costruire un gasdotto attraversante il Sahara per portare il gas nigeriano in Europa. Si tratta di un progetto da 13 miliardi di dollari per la cui realizzazione si devono però superare diversi ostacoli politici, tecnici e relativi alla sicurezza.
In Africa orientale, la Tanzania ha raggiunto un accordo con il Qatar per la costruzione di una raffineria e di un oleodotto lungo 1.200 km da Dar es Salaam a Mwanza. Se la conduttura avrà un buon ritorno economico si prevede di estenderla in futuro a Burundi, Rwanda e Uganda. I due impianti diverranno operativi nei prossimi 3 anni.
Lo sfruttamento delle risorse energetiche africane diventa quindi sempre più intensa e coinvolge gli stessi Paesi africani in qualità non solo di fornitori ma anche di consumatori. Ma il modello di sviluppo basato sugli idrocarburi sta dimostrando tutti i suoi limiti, come messo in evidenza dal Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan, nel suo discorso alla Conferenza sui cambiamenti climatici in corso a Nairobi, in Kenya. I cambiamenti climatici provocati all’emissione di anidride carbonica sono “ormai una delle principali minacce alla Pace e alla sicurezza, alla pari di conflitti, povertà e proliferazione delle armi”, ha detto Annan. E l’Africa è la prima a farne le spese, con siccità e inondazioni che minacciano le zone più povere del continente (vedi Fides 8 novembre 2006).
Mobilitando le sue risorse più preziosi, le menti e le energie di giovani ricercatori e imprenditori, l’Africa potrà aiutare il mondo a trovare alternative a un modello di sviluppo che è giunto ormai a un vicolo cieco.
presso
00venerdì 17 novembre 2006 10:01
AFRICA/KENYA
AFRICA/KENYA - Migliaia di persone colpite dalle forti inondazioni. La Chiesa si mobilita in loro aiuto

Nairobi (Agenzia Fides)- Si aggrava la situazione nelle province del Kenya colpite dalla forti piogge che hanno provocato gravi inondazioni nell’ultima settimana. Nella provincia costiera almeno 70mila persone hanno perso la loro abitazione mentre le acque hanno distrutto diverse strade e ponti.
Michael Nyanje, coordinatore allo sviluppo dell’Arcidiocesi di Mombas ha detto all’Agenzia cattolica CISA di Nairobi che i ponti principali della regione sono stati letteralmente travolti dalle inondazioni.
L’Arcidiocesi si sta coordinato con i sacerdoti delle aree più colpite per mettere a punto i soccorsi. Il governo ha inviato aiuti che sono stati distribuiti da elicotteri militari, mentre l’esercito è stato mobilitato per ricostruire i ponti distrutti.
L’altra zona interessata dalle forti piogge è il nel nord del Kenya, zona generalmente arida, dove almeno 3mila persone hanno perso l’abitazione. Il dramma di queste persone è ancora più grave perché si tratta di popolazioni che erano state interessate dalla forte siccità dello scorso anno e che si trovavano già in un forte stato di necessità.
Il Vicariato apostolico di Isiolo ha lanciato un appello al governo perché fornisca aiuto al Programma per le Operazioni di Emergenza gestiti insieme alla CAFOD, l’agenzia umanitaria della Chiesa cattolica. CAFOD è impegnata a fornire medicinali, acqua e assistenza sanitaria ai residenti dell’area per i prossimi 6 mesi. L’ente d’assistenza umanitario conduce inoltre un programma alimentare a beneficio di 3mila donne, bambine e anziani.
@tiskio@
00sabato 2 dicembre 2006 11:12
AFRICA/CONGO BRAZZAVILLE
AFRICA/CONGO BRAZZAVILLE - “Rispettate la legge”: nuovo intervento dei Vescovi congolesi sul caso dei due difensori dei diritti umani che chiedevano trasparenza sui proventi del petrolio accusati di frode

Brazzaville (Agenzia Fides)- I Vescovi locali esprimono “stupore e inquietudine” per la vicenda di due difensori dei diritti umani che si battevano per una maggiore trasparenza nella gestione delle risorse petrolifere della Repubblica del Congo/Brazzaville, arrestati con l’accusa di falso e abuso della buona fede. Si tratta di Brice Mackosso, Segretario permanente della Commissione “Giustizia e Pace” e di Christian Mounzeo, Presidente dell’associazione “Rencontre pour la Paix et les Droits de l’Homme”. Entrambi coordinavano la campagna “Pubblicate quanto pagate”. Si tratta di una campagna internazionale avviata nel 2002 per sollecitare le compagnie petrolifere a pubblicare quanto versano nelle casse dei Paesi dove operano in cambio del petrolio e del gas che estraggono.
“Dall’inizio della vicenda, il 6 aprile 2006 e dalla prima udienza pubblica il 13 giugno 2006, la Conferenza dei Vescovi del Congo osserva con stupore e inquietudine le numerose irregolarità nello svolgimento della procedura” si afferma in una dichiarazione della Conferenza Episcopale del Congo giunta all’Agenzia Fides.
La nuova presa di posizione dei Vescovi congolesi si aggiunge alla Dichiarazione del Consiglio Permanente della locale Conferenza Episcopale, il 10 aprile 2006 e a quelle delle Conferenze dei Vescovi della Francia e degli Stati Uniti, oltre che della Federazione protestante di Francia.
La vicenda prende avvio il 7 aprile di quest’anno quando le autorità congolesi arrestano i due attivisti dei diritti dell’uomo a Pointe Noire (la “capitale” dell’industria petrolifera locale) con l’accusa di aver stornato i fondi di un’associazione. Il 28 aprile sono rimessi in libertà provvisoria ma il 13 novembre sono di nuovo fermati dalla polizia. Un giudice ha però riconosciuto l’illegalità del fermo di polizia e i due esponenti sono di nuovo liberi.
Di fronte a questi fatti i Vescovi invitano le autorità “a rispettare le procedure giudiziarie che sono la garanzia di un processo giusto ed equo; ad assicurare in ogni circostanza l’integrità fisica e psichica di Brice Mackosso e di Christian Mounzeo; a prevenire ogni forma di rappresaglia nei loro confronti, individualmente o in associazione con altri difensori dei diritti dell’uomo
Justeee
00lunedì 18 dicembre 2006 13:41
AFRICA/NIGER - L’ottimo raccolto di cereali del 2006 permette al Niger di superare la crisi alimentare. L’Angola intende potenziare il settore agricolo

Niamey (Agenzia Fides)- Buone notizie sul fronte agricolo in Africa. Il Niger, che era stato colpito da una gravissima crisi alimentare (vedi Fides 21 settembre 2005), ha registrato quest’anno un raccolto record che ha permesso di ottenere un’eccedenza agricola di 457.237 tonnellate. Secondo le autorità locali l’eccellente risultato del 2006 è attribuibile alle abbondanti piogge e alla scarsa incidenza dei parassiti, come le locuste.
Nel 2005, a fronte di un’eccedenza agricola di 21mila tonnellate di cereali, circa 2 milioni di persone si trovarono ad affrontare una gravissima penuria alimentare a causa delle siccità e delle locuste che avevano colpito diverse zone del Paese, alcune delle quali scarsamente collegate e difficilmente raggiungibili.
Per soccorrere le popolazioni in difficoltà, il governo, le istituzioni umanitarie internazionali e organizzazioni non governative (tra le quali diverse cattoliche) avevano organizzato la distribuzione di aiuti alimentari sufficienti a sfamare almeno 3 milioni d persone.
Secondo la rete di prevenzione delle crisi alimentari, quest’anno i Paesi dell’Africa occidentale e del Sahel hanno avuto un buon raccolto, sui 15 milioni di tonnellate di cereali.
L’autosufficienza alimentare rimane un obiettivo prioritario dei governi africani. L’Angola, che ai tempi della colonizzazione portoghese aveva una fiorente agricoltura, ha deciso di potenziare il settore agricolo che è stato devastato da 27 anni di guerra civile. Vaste aree rurali dell’Angola sono ancora infestate da mine e da altri ordigni inesplosi (Unexploded Ordnance UXO, secondo il gergo tecnico), rendendo impossibile la ripresa della coltivazione di un territorio altrimenti molto fertile.
Il governo di Luanda ha deciso di stanziare, nel 2007, 163 milioni di dollari per rilanciare la produzione agricola e creare nel settore primario 200mila nuovi posti di lavoro. Attualmente il settore agricolo rappresenta appena l’8,6% del Prodotto Interno Lordo angolano, contro il 57% del settore petrolifero. L’Angola, infatti, è il secondo produttore di petrolio africano e dal 1° gennaio diverrà membro dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC).
Il nuovo programma governativo per rinvigorire l’agricoltura nazionale deriva anche dal minore raccolto cerealicolo di quest’anno rispetto a quello del 2005: 626mila tonnellate contro 881mila. La causa dello scarso rendimento di quest’anno deriva dalle piogge insufficienti che hanno riguardato 10 province angolane, ma soprattutto dalla mancanza di infrastrutture e dalle presenze di ordigni esplosivi in alcuni dei terreni più fertili del Paese. Finora sono state sminate più di 4mila aree in tutta l’Angola.
benimussoo
00mercoledì 20 dicembre 2006 19:01
AFRICA/KENYA - Importante riconoscimento dell’UNESCO per l’unica radio cattolica del Kenya

Nairobi (Agenzia Fides)- “È un grande onore per noi e un riconoscimento dell’impegno della nostra emittente per rompere il silenzio sull’AIDS”. Così p.Martin Wanyoike, vicedirettore di radio Waumini, commenta all’Agenzia cattolica CISA, l’importante riconoscimento ottenuto dall’unica radio cattolica del Kenya, per il suo impegno nella lotta contro la diffusione dell’AIDS. Due giornalisti della radio, Esther Kabugi e Anthony Wafula, hanno infatti ricevuto dall’UNESCO (l’ente per la cultura delle Nazioni Unite) il premio Nastro Rosso (Red Ribbon Award for Radio Excellence) durante le celebrazioni per la giornata mondiale dell’AIDS.
I due giornalisti hanno ottenuto il primo e il secondo premio, prevalendo sugli altri aspiranti provenienti dall’Africa orientale e australe. Il primo premio è di 1.500 dollari, il secondo e il terzo sono rispettivamente di 750 e di 500 dollari.
Esther Kabugi è stata premiata per aver contribuito a portare a conoscenza dell’opinione pubblica la situazione degli orfani causati dall’AIDS e dei bambini affetti dal virus HIV, mentre Anthony Wafula ha ricevuto il riconoscimento per le sue inchieste sull’incidenza dell’AIDS nel mondo del lavoro. Il lavoro dei due giornalisti si inserisce nel quadro della campagna informativa sul virus HIV e sull’AIDS che Radio Waumini sta conducendo da due anni con la collaborazione dell’ente caritativo cattolico CAFOD.
Il Red Ribbon Media Award è stato istituito dall’UNESCO nel 2002 per offrire un riconoscimento all’impegno dei mass media nel contrasto alla diffusione della pandemia. Lo scopo è quello di incoraggiare la crescita di giornalisti di alto livello per offrire un’informazione di qualità con un’ottica nel campo sociale.
Radio Waumini, promossa dalla Conferenza Episcopale del Kenya, trasmette dal 2003 in due lingue, inglese e kiswahili, e il suo segnale è diffuso in un raggio di 150 chilometri dalla capitale Nairob
Justee
00domenica 7 gennaio 2007 10:41
AFRICA/SUDAN - Un sms solidale per un nuovo ospedale in Turalei, nel dopoguerra più difficile dell’Africa

Roma (Agenzia Fides) - In Turalei, nel Sud Sudan, esiste un piccolo dispensario medico gestito tra non poche difficoltà dalle Missionarie di Madre Teresa di Calcutta aiutate dai medici volontari del Comitato Collaborazione Medica (CCM) Ong di Torino (http://www.ccm-italia.org/sudan.php).
Il dispensario è tuttavia insufficiente per le necessità sanitarie dell'area e per questo motivo l’organizzazione umanitaria ARES onlus e il CCM si stanno occupando rispettivamente della progettazione e della costruzione di un ospedale nella zona, dell'allestimento e della gestione del servizio ospedaliero. Oltre a prevedere la ristrutturazione delle fatiscenti strutture esistenti, il progetto prevede la realizzazione di 1.100 mq di nuovi edifici, dei quali 450 mq sono in fase di ultimazione.
L’ospedale è il solo in un'area remota e vastissima (l'ospedale funzionante più vicino si trova a 120 Km di distanza) con una popolazione in costante aumento per il ritorno dei profughi fuggiti nelle città durante la guerra civile ventennale e l'arrivo degli sfollati dal vicino Darfur. Il bacino d'utenza previsto per il nuovo è di 400.000 persone.
Per il completamento dell'ospedale di Turalei, ARES onlus ha ottenuto il numero 48588 di SMS solidali del valore di un euro (che verrà interamente devoluto) attivo dal 15 dicembre 2006 al 15 gennaio 2007.
La situazione sanitaria del paese è povera ovunque. La scarsità di cure sanitarie colpisce soprattutto i bambini e le donne che costituiscono la parte più vulnerabile della popolazione: il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni nel sud del Sudan è di 250 su mille, ma questa percentuale è notevolmente più alta tra i rifugiati. La mortalità materna è di 1700 casi su 100.000. Le cause di mortalità più frequenti tra i bambini sono malaria, diarrea e infezioni respiratorie.
Il profilo epidemiologico del Sudan è tipico dei paesi dell'Africa sub-sahariana. Le principali cause di morbilità e mortalità sono malaria, morbillo, diarrea, infezioni respiratorie, tubercolosi, malattie tropicali. Inoltre il Sudan ospita circa l'80% dei casi mondiali del 'Verme di Guinea'. La Leishmaniosi e la malattia del sonno sono endemiche in diverse zone del paese e in passato sono state registrate più di 30 epidemie. La presenza di HIV/AIDS è ancora relativamente bassa ma in costante aumento: il tasso di positività serologica tra la popolazione si aggira intorno all'1-2%, ma i livelli sono molto più elevati (10%) nei cosiddetti gruppi a rischio. Il paese è particolarmente vulnerabile rispetto alle epidemie.
Un altro tema rilevante è quello della sicurezza alimentare che si è deteriorata soprattutto nel Sudan meridionale: qui la carenza alimentare si è ripresentata nel 2003 con anticipo rispetto agli anni precedenti. In alcune aree la situazione è spesso aggravata dalla siccità che causa la morte del bestiame, unica fonte di sostentamento della popolazione
@tiskio@
00lunedì 8 gennaio 2007 21:34
AFRICA/SUDAN - Nella notte di Natale sono iniziate le trasmissioni di Radio Bakhita 91 FM, la Voce della Chiesa, la prima radio della nascente rete di radio cattoliche che coprirà tutte le diocesi sudanesi

Juba (Agenzia Fides)- La Chiesa cattolica nel Sudan del sud ha una nuova voce: una stazione radiofonica dedicata alla prima Santa del Paese, Josephine Bakhita. La sede di Radio Bakhita, 91 FM è collocata nella capitale della regione autonoma del sud Sudan, Juba. L’emittente ha iniziato le trasmissioni la vigilia di Natale con i canti natalizi ed i messaggi per la Natività dei leader della Chiesa cattolica e di quella anglicana.
A mezzanotte, è stata trasmessa dalla cattedrale di Santa Teresa, in Kator, la Messa presieduta da Mons. Paulino Lukudo Loro, Arcivescovo di Juba, secondo quanto riferisce l’Agenzia CISA di Nairobi.
L’arcivescovo Loro ha accolto con entusiasmo l’avvio delle emissioni di Radio Bakhita ed ha ringraziato i Comboniani per “il regalo di Natale alla Chiesa cattolica del sud Sudan”.
Per il momento Radio Bakhita 91 FM, la Voce della Chiesa, trasmette un programma quotidiano di due ore. Dall’8 febbraio, festività di Santa Josephine Bakhita, inizieranno le trasmissioni regolari con programmi mattutini e serali.
L’emittente è la “stazione madre” della rete radiofonica cattolica del Sudan. Il segnale copre un’estensione di oltre 30 chilometri da Juba ed ha un pubblico potenziale di più di 500mila ascoltatori. La rete radiofonica cattolica del Sudan è un’opera intrapresa congiuntamente dalle varie realtà Comboniane. La rete è stata fondata per celebrare la canonizzazione di Daniele Comboni ed è stata offerta alla Conferenza Episcopale del Sudan. Quando sarà terminata, la rete avrà otto stazioni radiofoniche, una in ogni diocesi nel Sudan del sud, più le montagne Nuba
Justee
00sabato 13 gennaio 2007 16:53
AFRICA/UGANDA - “La verità è la prima vittima della guerra ed è il primo elemento da restaurare per riavere la pace”: la testimonianza di un missionario alla Settimana di preghiera per la pace nel Nord Uganda
Kampala (Agenzia Fides)- “Ho portato la testimonianza di come sia vero che in ogni guerra la prima vittima è la verità. Anche nel conflitto nel nord Uganda tutti mentono: l’esercito come i ribelli” dice all’Agenzia Fides un missionario che opera nel Nord Uganda dove lunedì 8 gennaio è iniziata una settimana di preghiera per la pace.
“La pace si costruisce sulla verità e sulla giustizia” afferma il missionario. “Come primo gesto concreto di riconciliazione ognuno deve ammettere le proprie colpe e le proprie responsabilità nello scatenare la violenza. È ora di smettere di dire il falso e attribuire la colpa solo all’altra parte. Esistono responsabilità che sono condivise dall’una e dall’altra parte”.
“Nella mia riflessione di aiuto alla preghiera - prosegue il missionario - ho invitato a ricordare quali sono i valori delle nostre tribù ma anche quali sono le nostre debolezze che possono favorire la violenza e il non rispetto dell’altro. Ho infine ribadito che nessuno può dichiararsi innocente e dobbiamo smettere di accusarci a vicenda”.
L’iniziativa della settimana di preghiera è stata avviata nel 2006 dalla Commissione “Giustizia e Pace” e dalla diocesi di Gulu, capoluogo dell’omonima regione settentrionale dell’Uganda, e si inserisce nel quadro delle attività della Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1°gennaio. All’incontro partecipano anche più di 7mila pellegrini provenienti dal sud Sudan e dalla Repubblica Democratica del Congo. Questi 3 Paesi, dopo anni di guerra civile, stanno cercando di ritrovare la via della pace. “Oltre ai cattolici partecipano numerosi fedeli e leader di altre confessioni cristiane e della comunità islamica” precisa il missionario.
Il Segretario esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace”, Lam Cosmos, ha affermato che “la settimana di preghiera ha un’importanza fondamentale perché dona la speranza a migliaia di persone che vivono nella regione e che, durante gli ultimi 20 anni, sono stati colpiti dalla ribellione armata”.
La ribellione dell’Esercito di Liberazione del Signore (LRA) è scoppiata nel 1986. Da allora buona parte della popolazione civile del Nord Uganda vive in campi profughi. Particolarmente presi di mira sono i bambini, che vengono rapiti durante i raid dei guerriglieri e costretti ad arruolarsi a forza nelle file del LRA.
Di recente la guerriglia, che ha basi nel sud Sudan e nel nord della Repubblica Democratica del Congo, ha avviato colloqui di pace con il governo di Kampala, con la mediazione del governo del Sud Sudan (vedi Fides 28 e 30 agosto e 12 settembre 2006).
@tiskio@
00venerdì 19 gennaio 2007 17:17
AFRICA/KENYA - Al via domani a Nairobi il 7° Forum Sociale Mondiale. Al centro dei lavori l’Africa con le sue contraddizioni
Nairobi (Agenzia Fides)-Si apre domani, 20 gennaio, a Nairobi il 7° Forum Sociale Mondiale. Parteciperanno all’evento, che si concluderà il 25 gennaio, almeno 100mila persone appartenenti a centinaia di organizzazioni della società civile ed enti locali, provenienti da tutto il mondo. Il Forum si aprirà con una marcia della pace che partirà dalla più grande baraccopoli della capitale keniana.
L’edizione 2007 del Forum è incentrata sull’Africa, con le sue disuguaglianze, le guerre dimenticate, l’assenza di diritti umani e sulle contraddizioni economiche di un continente dalle grandi ricchezze ambientali dove però gran parte dei suoi 830 milioni di abitanti vive al di sotto della soglia di povertà. Al centro delle oltre 1.200 iniziative in programma vi saranno anche problematiche globali quali la pace, i diritti umani e la salute.
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00martedì 23 gennaio 2007 08:46
AFRICA/ZIMBABWE - Appello di Giustizia e Pace per fermare lo sciopero dei medici : "Bisogna trovare un accordo perché è la gente comune a soffrire di questa situazione”
Harare (Agenzia Fides)- Sono sempre più gravi le conseguenze dello sciopero del personale medico in Zimbabwe. Mentre le autorità hanno deciso di inviare medici e infermieri militari a svolgere servizio negli ospedali civili, la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale dello Zimbabwe ha lanciato un appello al governo perché prenda in considerazione le richieste dei medici che sono in sciopero da 4 settimane.
“Lo sciopero dei medici ha provocato immense sofferenze e perdite di vite umane” afferma un comunicato di “Giustizia e Pace”. “I medici hanno il diritto di scioperare se i loro datori di lavoro non tengono conto dei loro bisogni. Se questo conflitto non è risolto, sono le persone comuni che ne soffriranno” aggiunge il comunicato.
I medici ospedalieri hanno rifiutato un’offerta del governo, giudicandola inadeguata, e hanno deciso di proseguire lo sciopero a oltranza. Medici e infermieri chiedono un aumento salariale dell’8.000 per cento, per far fronte a un tasso d’inflazione del 1.200 per cento e in continua crescita.
Per cercare di far funzionare gli ospedali e offrire assistenza ai degenti, il governo ha mobilitato i medici e gli infermieri militari, ma si tratta di una misura di emergenza che non potrà durare a lungo. L’esercito è stato mobilitato per garantire il funzionamento di altri vitali settori economici, come quello dei trasporti pubblici, a loro volta gravemente colpiti da ondate di scioperi e proteste.
Di fronte alla grave crisi economica che interessa il Paese da anni, diversi quadri tecnici sono emigrati all’estero. Si tratta di una vera e propria “fuga di cervelli” e di personale qualificato, che finisce per aggravare ancora di più le condizioni economiche e sociali di quello che un tempo era definito “il granaio dell’Africa Australe”. Tra coloro che lasciano il Paese vi sono diversi medici e infermieri che trovano lavoro in Australia, Botswana, Sudafrica, Gran Bretagna e Nuova Zelanda.
presso
00giovedì 25 gennaio 2007 12:01
AFRICA - La “Croix du Benin” e l’Agenzia DIA: due realtà al servizio della Chiesa in Africa festeggiano l’anniversario
Roma (Agenzia Fides)- Due importanti media cattolici africani festeggiano in questi giorni il loro anniversario. Si tratta della “Croix du Benin” di Cotonou e dell’Agenzia DIA di Kinshasa. La prima, che festeggia i 60 anni dalla sua fondazione, è una pubblicazione bimensile considerata il primo giornale privato pubblicato nel Benin (allora chiamato Dahomey) con il nome “La Croix du Dahomey”.
In occasione dei suoi primi 60 anni di vita la pubblicazione ha intrapreso una revisione della sua linea editoriale sotto la guida del suo nuovo direttore don André Quenum. Tra le nuove rubriche che appaiono nella pubblicazione vi è quella dedicata alla famiglia e un’altra dedicata alla conoscenza della storia della Chiesa nel Benin. “La Croix du Benin” intende inoltre ampliare la propria rete di corrispondenti ad altri Paesi dell’Africa occidentale per farne una voce delle Chiese sorelle e permettere uno scambio tra le diverse comunità cristiane del continente.
L’Agenzia DIA di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) festeggia a sua volta i 50 anni. Il 18 gennaio 1957, infatti, veniva alla luce nell’allora Léopoldville (come era chiamata Kinshasa in quello che era ancora il Congo belga), il primo bollettino di informazione della nuova Agenzia di informazione promossa dai Vescovi di Congo e di Ruanda-Urundi. Secondo le indicazioni dell’Episcopato, erano 4 i compiti originari dell’organo di stampa: offrire un servizio quotidiano d’informazione da inviare alla stampa africana; un servizio quotidiano di comunicazione da inviare alla stampa belga e straniera; un servizio speciale da inviare all’Agenzia Fides delle Pontificie Opere Missionarie; un servizio settimanale per i bollettini mensili e gli abbonati privati.
I Vescovi avevano anche indicato lo scopo dell’Agenzia DIA: informare l’opinione pubblica belga, congolese e straniera sulla vita cattolica in Congo; fare conoscere la dottrina cattolica relativamente alle questioni religiose, sociali, scolastiche e politiche del Paese; diffondere i punti di vista dei cattolici sulle questioni temporali
@tiskio@
00mercoledì 14 febbraio 2007 15:16
AFRICA/GUINEA - Clima sempre teso dopo la proclamazione della legge marziale, a rischio il lavoro delle organizzazioni umanitarie
Conakry (Agenzia Fides)- Situazione sempre tesa nella Repubblica di Guinea, dove il 12 febbraio è stata proclamata la legge marziale dopo la ripresa dello sciopero generale (vedi Fides 12 febbraio 2007).
Almeno 4 persone hanno perso la vita in scontri con le forze dell’ordine in alcune località di provincia del Paese. Sporadici colpi di arma da fuoco sono stati sentiti in alcune zone della capitale, Conakry, dove le forze dell’ordine si sono scontrate con dimostranti che avevano eretto barricate stradali. La legge marziale,decretata dal Presidente Lansana Conté, conferisce ampi poteri ai militari, che possono arrestare persone sospette e controllare la stampa e le trasmissioni radio-televisive. È stato decretato il coprifuoco: i cittadini possono uscire di case solo dalle 16 alle 20.
Il clima di tensione ha danneggiato anche il lavoro delle organizzazioni umanitarie che operano nel Paese. Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite afferma di aver perso scorte alimentari per un valore di circa 350mila dollari nel corso di saccheggi avvenuti lo scorso fine settimana. “Durante i violenti disordini nella città orientale di Kankan, domenica 11 febbraio, un deposito del PAM è stato completamente svaligiato” afferma un comunicato del PAM inviato all’Agenzia Fides. “Malviventi locali hanno rubato 350 tonnellate di riso, legumi, olio per cucinare. Sono stati sottratti anche piatti, cucchiai e altri attrezzi da cucina. L'ufficio del PAM a Kankan è stato fatto oggetto anche di lanci di pietre costringendo l'unico rappresentante internazionale dell'agenzia a lasciare il Paese e a rifugiarsi in Mali”.
Ulteriori disordini, che hanno coinvolto gli abitanti del posto, si sono verificati nei pressi di Labé, città situata nella Guinea centrale, causando la perdita di altre 97 tonnellate di cibo custodite nei due depositi di appartenenza dei partner governativi del PAM. Il cibo saccheggiato era destinato ai bambini beneficiari del programma di alimentazione scolastica del PAM.
Ogni anno oltre 200mila bambini in Guinea ricevono regolarmente pasti scolastici. “Questo cibo era per i più poveri tra i poveri della Guinea, è stato rubato da persone senza scrupoli e senza alcun rispetto per gli altri”, ha detto il direttore del PAM in Guinea, Philippe Guyon leBuffy. “A questo punto è difficile sapere quando potremo rifornire nuovamente le scuole e le altre istituzioni che contano sul nostro aiuto alimentare per i loro programmi. Capiamo che nel Paese c'è un clima diffuso di frustrazione e rabbia, ma azioni come queste non possono che peggiorare la vita dei più poveri”ha concluso Guyon leBuffy.
benimussoo
00sabato 10 marzo 2007 12:12
Sudan: energia gratuita come le cure

Il Sudan ha una temperatura media di 29 gradi centigradi, che nei mesi
piu' caldi arriva a 45.
In queste condizioni ambientali, l'impianto di condizionamento non e'
una dotazione di comfort, ma un elemento indispensabile alla cura.
L'utilizzo di sistemi tradizionali per il condizionamento
dell'ospedale avrebbe comportato un consumo ingente di energia
elettrica o fossile.
In un paese di cui tutti si contendono le risorse petrolifere,
Emergency ha cercato un'alternativa energetica pulita: il sole.
Dall'Italia sono partiti nove containers per trasferire a Khartoum
pannelli solari, portando anche il bene immateriale di una tecnologia
pressoche' sconosciuta in Africa.
Oggi un impianto che impiega 288 collettori solari sottovuoto (900
metri quadrati, la superficie di dieci discreti appartamenti
d'abitazione) produce 3.600 chilowattora ? l'equivalente della
combustione di 335 chili di gasolio ? senza emettere un grammo di
anidride carbonica nell'atmosfera.

Nicola, Khartoum
benimussoo
00lunedì 19 marzo 2007 20:02
AFRICA/SUDAFRICA - La raccolta quaresimale a favore dei più poveri e dei progetti educativi della Chiesa: continuare la missione salvifica di Cristo significa in primo luogo proclamare la Buona Novella in modo più efficace
Pretoria (Agenzia Fides)- La “missione globale” di Cristo è al centro del Messaggio per la Quaresima di quest’anno dei Vescovi sudafricani. Richiamando il Vangelo di Luca (“Sono stato inviato a portare la Buona Novella ai poveri, a proclamare la libertà ai prigionieri, a ridare la vista ai ciechi”), i responsabili della Chiesa cattolica sudafricana sottolineano che continuare la missione salvifica di Cristo significa in primo luogo proclamare la Buona Novella in modo più efficace. Questo implica formare i futuri sacerdoti nei seminari locali, preparare le persone ad assumere un ruolo guida nella Chiesa, fornire materiale educativo ai catechisti, migliorare il servizio liturgico, far fronte alla sfida della giustizia, essere in contatto con altre denominazioni religiose e comunità di fede.
Le offerte dei fedeli raccolte durante la Quaresima sono indirizzate da ciascuna diocesi a promuovere la missione della Chiesa che si pone alla sequela di Cristo. In un ampio servizio realizzato dal settimanale cattolico nazionale “The Southern Cross”, il Direttore Nazione della Campagna per il messaggio quaresimale, P. Michael Slattery SMA, nonostante le difficili condizioni economiche di diverse comunità, ogni anno la raccolta delle offerte dei fedeli è alquanto generosa. La maggior parte dei fondi ricevuti sono utilizzati per le persone più bisognose, il resto viene impiegato in programmi educativi, per pagare le borse di studio e i salari degli insegnanti, per la formazione dei sacerdoti, per la traduzione della Bibbia e la sua distribuzione, in progetti ecumenici e altro. Uno dei programmi finanziati dalla campagna quaresimale è il “Rural Education Access Programme”, che permette a studenti meritevoli di famiglie povere di proseguire gli studi superiori.
Ogni diocesi ha un direttore della Campagna, che ogni anno si riunisce con il Direttore Nazionale per preparare il Messaggio quaresimale. P. Slattery sottolinea come la raccolta di fondi si inserisce nella tradizione ecclesiale del sacrificio quaresimale: offrire una parte delle proprie risorse per il beneficio di altri. Per quel che riguarda la Chiesa africana, sottolinea il Direttore nazionale della Campagna quaresimale, le donazioni dei fedeli servono a promuovere l’autosufficienza delle comunità ecclesiali locali nei confronti della Chiese consorelle dei Paesi più abbienti. Si tratta di uno degli obiettivi che la Chiesa africana si è data da anni. A questo proposito il Sudafrica vive in una posizione particolare perché l’economia sudafricana è decisamente più sviluppata di quella delle altre nazioni africane, anche se vi sono notevoli discrepanze sociali, con persone estremamente povere e altre invece ricchissime.
Justee
00mercoledì 21 marzo 2007 17:28
AFRICA/SUDAN - Presentato il Rapporto sui diritti umani nel Darfur; la comunità internazionale studia nuove sanzioni
Khartoum (Agenzia Fides) - Si accentua la pressione internazionale sul governo sudanese dopo che la missione speciale del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha accusato Khartoum di aver “orchestrato e partecipato ai crimini di guerra e ai crimini contro l’umanità” nel Darfur, la regione occidentale del Sudan da anni sconvolta dalle azioni delle milizie filo-governative e di alcuni movimenti ribelli. Il Rapporto viene esaminato oggi, venerdì 16 marzo, dal Consiglio dei Diritti Umani, un organismo che è stato fondato l’anno scorso per promuovere e proteggere i diritti umani nel mondo.
Nel Rapporto si sottolinea che “le forze governative hanno spesso agito di concerto con le milizie Janjaweed (le milizie a cavallo filo - governative, responsabili della maggior parte degli abusi contro i civili)”, ma si condannano pure i movimenti ribelli che “si sono resi responsabili di gravi violazioni dei diritti dell’uomo”. Il documento lamenta inoltre che le organizzazioni umanitarie sono diventate oggetto di attacchi e il loro lavoro incontra gravi impedimenti.
“Il Sudan deve cessare di prendere a bersaglio i civili del Darfur, deve terminare di sostenere le milizie Janjaweed e procedere al loro disarmo e allo loro smobilitazione e integrazione nella società civile” sottolinea il Rapporto, che raccomanda al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU di “creare una struttura speciale o un meccanismo per seguire la situazione nel Darfur” e chiede al governo sudanese “cooperazione totale per il dispiegamento senza ritardi di una forza di pace e di protezione congiunta dell’ONU e dell’Unione Africana”.
Il Sudan ha respinto il rapporto accusando la Presidente della Missione Speciale, la canadese Jody Williams, premio Nobel per la pace, di “aver avuto fin dall’inizio un atteggiamento ostile nei confronti del Sudan”. La Missione non ha potuto recarsi in Darfur per raccogliere elementi utili all’estensione del suo rapporto, ma ha intervistato alcune delle 200mila persone della regione accolte nei campi per rifugiati nel confinante Ciad. Altri 2 milioni di abitanti sono sfollati nei campi all’interno del Darfur.
Il governo sudanese si è finora opposto all’invio di una forza internazionale per la protezione delle popolazioni della regione. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU sta studiando l’imposizione di sanzioni economiche al Sudan, oltre che limiti agli spostamenti internazionali di esponenti governativi. Anche il governo statunitense prevede di imporre nuove sanzioni oltre a quelle già in atto da qualche tempo. Le pressioni internazionali sul governo di Khartoum provengono anche dall’Africa. Il Rwanda ha infatti minacciato di ritirare i propri militari dal contingente dell’Unione Africana dispiegato in Darfur, perché i soldati “non sono appoggiati da coloro che dovrebbero farlo”. I 7mila soldati africani dovrebbero essere integrati in una forza ONU/UA con maggiori mezzi e un mandato più ampio.
benimussoo
00domenica 15 aprile 2007 14:50
AFRICA/NIGERIA - A luglio l’inaugurazione di un centro di accoglienza per ragazze nigeriane vittime della tratta degli esseri umani promosso dalla Chiesa cattolica
Lagos (Agenzia Fides)- “Durante la mia ultima visita in Nigeria, nel mese di giugno del 2005, ancora una volta mi sono resa conto della necessità di avere un centro polivalente per il contrasto della tratta di esseri umani al fine di proteggere e aiutare in special modo donne e minori a rischio” dice in una testimonianza inviata all’Agenzia Fides, Suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e incaricata dell’ufficio “Tratta di esseri Umani” dell’Unione Superiore Maggiori Italiane (USMI). “Abbiamo bussato a tante porte e dopo vari tentativi, falliti, ci siamo rivolte al Comitato per gli Interventi Caritativi a Favore del Terzo Mondo della CEI ed è iniziata una fattiva collaborazione. Anche la CEI richiedeva la garanzia di una persona responsabile ed affidabile che seguisse il progetto in loco e facilitasse la comunicazione con gli uffici della CEI” sottolinea la religiosa. I lavori di costruzione del centro a Benin City sono iniziati nel mese di agosto 2006 e tra poco il tutto dovrebbe essere completato e funzionante. L’inaugurazione del centro è prevista l’11 luglio di quest’anno.
Il centro si propone diversi obiettivi: prevenire l’esodo di tante giovani africane verso “la terra promessa”; promuovere campagne di prevenzione e corsi di formazione; ridare dignità, libertà e identità a tante donne vittime di sfruttamento; reintegrare nella famiglia e nella società quante ritornano in Nigeria, sia volontariamente oppure perché malate o espulse dall’Italia perché prive di documenti, ma desiderose di ricostruirsi un futuro degno di persone umane; sostenere e proteggere le famiglie da eventuali ritorsioni dei trafficanti; facilitare la comunicazione, la collaborazione ed il collegamento con le varie organizzazioni e con le forze interne ed esterne per una concreta rete operativa.
La collaborazione tra l’USMI e la Conferenza delle religiose di Nigeria è iniziata ufficialmente nel 2000, anno del Grande Giubileo, quando la presidente USMI, Madre Teresa Simionato aveva invitato la presidente delle religiose di Nigeria, Sr. Patricia Ebegbulem a venire in Italia con altre due religiose per costatare di persona il grosso problema che vedeva coinvolte diverse migliaia di giovani nigeriane importate in Italia e messe sulle strade per lo sfruttamento sessuale.
Le tre religiose sono rimaste sconcertate dalle triste realtà di tante giovani che vendevano il loro corpo sui marciapiedi delle nostre strade e ritornando in patria hanno coinvolto altre religiose e stimolato i Vescovi a prendere atto di ciò che stava avvenendo in Italia ed in Europa. I Vescovi nel 2002 hanno risposto a questa grossa sfida denunciando con forza la tratta di esseri umani emanando una lettera pastorale: “Ripristinare la Dignità della Donna Nigeriana”, mentre la conferenza delle religiose ha dato vita ad un comitato con sede a Benin City (Committe for the Support of the Dignity of Women) per dare risposte concrete alle varie emergenze.
Con l’aiuto della Caritas Italiana, il Comitato di Benin City ha acquistato il terreno per la realizzazione di una struttura suddivisa in tre piani: uffici per un centro ascolto per contatti con le vittime e le loro famiglie; per creare e coordinare reti di comunicazione e collaborazione con i vari organismi sia all’interno che all’esterno della Nigeria; una casa di accoglienza per donne bisognose di aiuto, di cure mediche, di protezione e reintegrazione sociale; una comunità di suore appartenenti a varie congregazioni per campagne informative, il centro d’ascolto, l’accoglienza e la gestione del Centro.
Senzapadroni
00lunedì 16 aprile 2007 19:36
Come ho già detto da qualche parte non sono di nessuna religione, ma della cattolica ammiro proprio questo la forza della solidarietà e di come fatica, sia per i popoli del terzo mondo che qui in casa nostra, aiutando persone che soffono, persone abbandonate a sè stesse, dal più piccolo ai più grandi problemi. Nel mio lavoro sono a contatto con realtà sociali più al margine e ammiro il discorso che portano avanti molti volontari, nel mondo dei disabili, degli anziani e sopratutto dei minori abbandonati e abusati. Esistono tante persone come preti e suore che col loro lavoro continuo dedicano tutto il loro tempo e le loro energie a fianco del più debole.
Ci si sente impotenti di fronte alle brutture ed alle violenze, ma facendo noi stessi (e pensare che basterebbe proprio poco), nel nostro piccolo un passo in avanti e tendendo una mano verso il più debole, già possiamo dire di "essere la risposta".
qualcuno, forse un buddista disse :" O facciamo parte del problema o della soluzione, cerchiamo di essere noi stessi "la risposta"" [SM=g27998]
Justee
00venerdì 18 maggio 2007 14:40
AFRICA
AFRICA/MALI - “Non vogliamo imporre il Vangelo a nessuno ma vogliamo annunciarlo con la nostra vita” dice a Fides il Presidente della Conferenza Episcopale del Mali in occasione della visita ad limina
Roma (Agenzia Fides)- “Vogliamo essere il granello di lievito che fa crescere l’impasto, la piccola luce che illumina la società civile e le istituzioni, portando la Buona Novella e dando l’esempio con le opere concrete” dice all’Agenzia Fides Mons. Jean-Gabriel Diarra, Vescovo di San e Presidente della Conferenza Episcopale del Mali, che si trova a Roma per la visita ad limina.
“Siamo una piccola comunità cattolica che vive in un Paese in gran parte islamico” afferma Mons. Diarra. “Le statistiche ufficiali non sono molto precise, il Mali ha dai 10 a 12 milioni di abitanti, il 3% dei quali sono cattolici”.
“In questo contesto la Chiesa vuole essere il lievito della società, che illumina con la parola del Vangelo le istituzioni civili e le persone di buona volontà” prosegue il Presidente della Conferenza Episcopale del Mali. “La comunità cattolica si è strutturata sul modello di Chiesa- famiglia, nella quale tutti si conoscono e si aiutano reciprocamente per vivere il Vangelo. La comunità ecclesiale è servita da un centinaio di sacerdoti di origine locale, vi sono anche alcuni ordini di religiose. I missionari, in particolare i Missionari d’Africa (i Padri Bianchi) svolgono ancora un lavoro importantissimo. Vi sono poi i catechisti che, come nel resto dei Paesi africani, sono estremamente importanti”.
“Il compito di testimoniare il Vangelo nella vita di tutti i giorni spetta ai laici, attraverso il lavoro, l’onestà, dimostrando sincero e disinteressato attaccamento al bene comune. Sono contento di dire che ho incontrato persone non cattoliche affermare: “Perché stupirsi se quella persona si comporta bene ed è onesta: è un cattolico. È normale”. Ecco noi non imponiamo il Vangelo a nessuno ma lo testimoniamo con la nostra vita” afferma Mons. Diarra. “Il laicato cattolico si sta organizzando. Al momento non abbiamo un’Azione Cattolica strutturata. Esiste un’organizzazione delle donne cattoliche, mentre i giovani hanno sia un movimento studenti sia un movimento lavoratori, ma non ancora un’organizzazione unitaria”.
Uno dei temi che deve affrontare la Chiesa di missione è se porre l’accento sull’annuncio della Parola oppure prima impegnare le proprie forze per lo sviluppo umano e sociale. È un falso dibattito” afferma Mons. Diarra. “Il Vangelo contribuisce allo sviluppo integrale della persone e viceversa lo sviluppo aiuta ad annunciare il Vangelo. Mi ricordo di aver visitato un dispensario gestito da un ordine religioso nella foresta. Una struttura indispensabile per migliaia di persone. Ho chiesto al personale che lo serviva: “Perché lo fate? Dite ai vostri pazienti perché li curate?” ho ricevuto risposte un po’ reticenti, quasi avessero il pudore di non urtare la sensibilità di chi non è cattolico. Ho ricordato loro che bisogna dire chiaramente che è lo spirito evangelico che ci anima: noi non vogliamo imporre la nostra fede a nessuno ma vogliamo annunciarla. La Chiesa non è un’organizzazione non governativa, ma è al servizio dell’Annuncio della Parola.”
Nella loro opera per illuminare con la luce del Vangelo la società civile del Mali, i Vescovi hanno pubblicato una Lettera Pastorale in occasione delle recenti elezioni Presidenziali (vedi Fides 2 maggio 2007). “Abbiamo raccolto in un volume intitolato “La parola dei Vescovi” i documenti prodotti dalla Conferenza Episcopale negli ultimi 20 anni” spiega Mons. Diarra. “Si tratta di un segno dell’attenzione della Chiesa del Mali per il bene comune. Come Vescovi partecipiamo attivamente all’associazione che riunisce i leader religiosi del Paese, musulmani cattolici e protestanti. In diverse occasioni abbiamo fatto sentire la nostra opinione di leader religiosi su tematiche che riguardano la vita nazionale, come, ad esempio, sulla questione dell’AIDS. Anche questo è uno dei tanti modi per annunciare, in via indiretta, il Vangelo” conclude il Presidente della Conferenza Episcopale del Mali.
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