Chiesa Valdese in Italia

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00sabato 7 aprile 2007 14:20


Con questo termine si indica uno dei principali movimenti religiosi medievali, successivamente confluito nella "Riforma protestante".

( Con il termine Riforma "protestante", si intende il vasto movimento iniziato da Martin Lutero nel 1517, che partendo dalla contestazione della vendita delle indulgenze e della corruzione della chiesa provocò la rottura dell'unità del cristianesimo occidentale determinando in tal modo il venir meno di uno fra i più importanti fondamenti dell'identità della coscienza dell'Europa medievale.
Punto essenziale della contestazione alla dogmatica cattolica da parte delle chiese riformate è l'affermazione della dottrina della predestinazione con cui, interpretando S.Agostino, si sostiene che Dio ha predestinato gli uomini fin dalla nascita. Questa premessa implica la negazione della dottrina del libero arbitrio, cioè della possibilità per l'uomo di scegliere, e la negazione della dottrina delle opere, per la quale gli uomini facendo le "opere buone" possono acquisire meriti di fronte a Dio.

In conseguenza di ciò i riformati negavano il ruolo della chiesa quale intermediaria tra l'uomo e Dio con la funzione di rimettere i peccati e affermavano la dottrina del "sacerdozio universale": tutti gli uomini sono in rapporto diretto con il loro creatore del quale devono conoscere e interpretare la parola contenuta nelle Sacre Scritture; i sacramenti venivano ridotti al Battesimo e all'Eucarestia.

La diffusione delle dottrine protestanti trovarono fertile terreno nel momento storico della prima età moderna per il concorso di motivazioni sociali, politiche, economiche e culturali. Il concetto stesso di libera interpretazione delle Scritture, unitamente a motivazioni di ordine politico e sociale, determinò il rapido frazionamento delle chiese riformate. Fra le principali ricordiamo: la chiesa luterana, la calvinista e l'anglicana, ma moltissime sono le correnti e sotto correnti tutte accomunate dalla contestazione della chiesa cattolica.)

Dunque i VALDESI - Ne fu fondatore il mercante Valdo, che nel decennio 1170-80 scelse la povertà evangelica, costituendo il primo nucleo del movimento, detto dei "poveri di Lione".
Sino dagli inizi, il movimento si scontrò con l'opposizione della Chiesa: al rifiuto del programma dei Valdesi da parte del III Concilio Lateranense (1179) seguì la scomunica del Concilio di Verona (1184).

Emarginati dall'istituzione ecclesiastica, i V. conobbero tuttavia una progressiva larghissima diffusione tra il sec. XIII e il XIV in Lombardia, in Linguadoca e in Provenza (fine sec. XII): elementi di predicazione V. vennero recepiti da ambienti già legati all'eterodossia, dando luogo a un movimento religioso caratterizzato da una tendenza anti-istituzionale particolarmente radicale e da una notevole capacità di espansione missionaria, che portò i V., attraverso la Svizzera, l'Austria e la Germania, sino nell'Ungheria e nella Boemia (dove considerevole fu poi l'apporto V. alla rivoluzione hussita del sec. XV).

Altre aree di diffusione v. furono le vallate alpine del Piemonte occidentale, del Delfinato e, nell'Italia meridionale, la Calabria e le Puglie.

La strategia dell'autorità ecclesiastica non escluse tentativi, parzialmente riusciti, d'istituzionalizzazione monastica dei Valdesi (i poveri cattolici in Francia nel 1208, i poveri riconciliati in Lombardia nel 1210), tesa a neutralizzarne la carica contestativa, ma rimase essenzialmente repressiva.

I motivi fondamentali del valdismo medievale risiedevano in una prassi che univa la predicazione itinerante del Vangelo al popolo con la povertà di vita. Di qui derivò la divisione tra ministri itineranti (distinti poi secondo i tre ordini dell'episcopato, del presbiteriato e del diaconato) e semplici fedeli, nonché la costituzione di strumenti di collegamento (rettori, capitoli annuali).

La predicazione dei Valdesi, sostenuta da un'estesa attività di volgarizzazione della Scrittura, si arricchì di motivi esplicitamente antitradizionali (negazione del purgatorio e delle messe per i defunti, della validità dei sacramenti amministrati da sacerdoti indegni; riduzione del numero stesso dei sacramenti al battesimo, all'eucarestia e alla penitenza; rifiuto della gerarchia ecclesiastica e dei tradizionali ruoli di culto). Verso l'ordinamento civile (nonché ecclesiastico) del tempo i Valdesi erano apertamente contestatori rifiutando il giuramento e la violenza.

Nel sec. XV i Valdesi di Boemia si unirono con gli hussiti e confluirono nella Unitas Fratrum, quelli di lingua neolatina aderirono nel sec. XVI alla Riforma protestante, adottando le Ordonnances ecclesiastiche ginevrine.

Dalla metà del sec. XVI in poi, la storia dei Valdesi è un alternarsi di persecuzioni e di effimere tregue, ottenute grazie alla resistenza armata e alla coesione sociale dei v. delle valli come alla solidità della loro nuova organizzazione calvinista. Nel 1551 i Valdesi delle valli ottennero da Emanuele Filiberto di Savoia il riconoscimento di una relativa libertà di culto. Ma nel secolo successivo, la persecuzione antivaldese ebbe i suoi momenti culminanti nel 1655, allorché furono compiute le stragi note come le Pasque piemontesi, e nel 1683-85 quando i Valdesi vennero espulsi dalle valli e costretti a un esilio che li portò nella Svizzera e nella Germania meridionale: ritornarono nel 1689 e furono reintegrati nei loro territori. Furono loro riconosciute la libertà di culto e la pienezza dei diritti civili durante l'età napoleonica. Poterono così dedicarsi a un'attività di evangelizzazione, che ne estese la presenza nel corso della seconda metà del sec. XIX in numerose città e centri minori della penisola italiana.

Attualmente la Chiesa Valdesi è presente in Italia con circa un centinaio di comunità (il nucleo più numeroso di Valdesi permane nelle valli del Pinerolese) e attiva attraverso iniziative di carattere culturale (p. es. la facoltà Valdese di teologia in Roma, la libreria editrice Claudiana di Torino, la stampa periodica) e sociale (scuole, ospedali, centri per minori o anziani): la sua struttura organizzativa è di tipo presbiteriale-sinodale. È stata inoltre attuata l'integrazione tra la Chiesa Valdese e la Chiesa evangelica metodista d'Italia.

Centri di cospicua presenza Valdese fuori dell'Italia sono in Francia e in Svizzera (Losanna, Ginevra, Basilea, Zurigo), negli Stati Uniti d'America (chiesa di New York; chiese di Valdese, città dello Stato della Carolina) e soprattutto in Uruguay e in Argentina, dove una ventina di comunità direttamente legate alla Chiesa italiana raccolgono diverse migliaia di persone.

Proprio in questi momenti un portavoce del nostro cinema era Valdese
purolator
00venerdì 11 gennaio 2008 18:15


Il movimento valdese prende il nome da Pietro Valdo (1140 ca. - 1217 ca.). Valdo - agiato mercante di Lione - verso il 1170-1176 è attratto dalla «vita apostolica» dopo la lettura fattagli in lingua volgare di un passo dei Vangeli: «Va', vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi». Abbandona la famiglia e la sua lucrosa attività, e distribuisce le sue ricchezze ai poveri. Insieme ad alcuni amici, si dedica alla predicazione itinerante. Valdo e i suoi compagni, «idioti o illetterati», predicano il distacco dai beni di questo mondo sulle pubbliche piazze e nelle case. Questo vale loro, nel 1184, una condanna da parte del Concilio di Trento. L’arcivescovo di Lione li richiama invano al silenzio, divieto in seguito rinnovato da papa Alessandro III con lo stesso risultato. La diffusione del movimento è rapida. Sorgono le prime comunità «valdesi» nella Francia meridionale e in Italia, seguite da quelle nella Francia settentrionale, in Spagna, Germania, Svizzera, Austria, Boemia, Ungheria e Polonia.
L’eresia valdese nasce come rifiuto dei valori mondani (ricchezza, potere) espresso da cittadini ricchi. Esalta la povertà evangelica e attacca gli uomini della Chiesa «che nuotano nell'abbondanza e nelle delizie». Dice che le oblazioni per i defunti se le mangiano i chierici e non servono alle anime dei trapassati; la messa e i canti liturgici ad alta voce servono «solo per far denari»; feste, uffizi e ordinamenti della Chiesa sono un'invenzione dei preti per trarre tributi; papi e vescovi - possedendo ricchezze - non seguono più gli Apostoli e quindi, essendo peccatori immondi, non meritano alcuna obbedienza. Afferma che sono falsi i miracoli della Chiesa, non attendibili i suoi riti e la sua disciplina. Respinge la credenza nel purgatorio, le preghiere per i defunti e il culto dei santi. Ritiene la Chiesa cattolica colpevole di apostasia a partire da papa Silvestro (315-335).

Il sentimento religioso di Valdo è semplice e robusto: non si tratta di trasformare la Chiesa, ma di eliminarla. Tra il singolo e Dio non devono frapporsi né sacerdoti né istituzioni ecclesiastiche e al papa è negato ogni potere: le sue scomuniche non hanno validità. Questo radicalismo intransigente scatena la dura repressione papale: oltre a divieti di predicazione e scomuniche, i seguaci di Valdo cominciano ad essere perseguitati.
Gli accoliti di Valdo sono quasi tutti uomini di bassa condizione e di cultura rudimentale, che non sanno il latino e per lo più non sanno neanche leggere. Ma la grande forza dei Valdesi è proprio nel parlare al popolo col loro linguaggio: vengono compresi subito. Inoltre, fa una grande impressione sulla gente la loro rigida vita.
Il fatto che tutte le sette valdesi pongano la questione del lavoro manuale, è significativo come indice delle abitudini e della provenienza dei loro seguaci. Nei processi dei Valdesi di Piemonte i protagonisti sono conciatori di pelli, panettieri, calzolai, fruttivendoli, tessitori, tintori e osti. Tra l'altro alla questione del lavoro manuale non tutti danno la stessa soluzione: alcuni lo ritengono necessario per raggiungere la perfezione e quindi obbligatorio per i capi spirituali della comunità; altri, invece, lo negano.
I rettori imprigionati nel 1391 sono «pro maxima parte illiterati et ydiotae», come già i primi compagni di Valdo. E’, però, la solita ingiuria che i cattolici rivolgono ai loro avversari. In effetti i valdesi - come altri eretici - sono ignoranti, ma della cultura altrui. In compenso conoscono a fondo il Vangelo.

Nel XIV secolo, sotto pressioni di vario genere, sparisce il ramo francese. Nonostante le ulteriori persecuzioni del XVI e XVII secolo, il movimento valdese ha continuato ad esistere in Italia e ha fondato «colonie» in America settentrionale e meridionale.
Gli Umiliati compaiono insieme o poco prima dei Valdesi. Si vedono a Milano e in altre città lombarde intorno alla metà del XII secolo. Sono gruppi di laici - in gran parte poveri - che fanno vita in comune. Probabilmente i più vengono dai bassi ceti operai - tessitori e lavoratori di lana. Rifiutano il giuramento nei tribunali e la menzogna, mentre lavorare è obbligatorio per la propria sussistenza e per fare elemosine, poiché «nessuna elemosina è più preziosa di quella che si fa coi frutti del proprio lavoro».
Si considerano veri fedeli, cristiani e cattolici. Chiedono a papa Alessandro III conferma della loro vita in comune. La ottengono, ma qualcosa di loro non rassicura visto che hanno il divieto di fare «conventicula» e di predicare in pubblico, proibizioni che – ovviamente - molti non rispettano.
Per gli Umiliati arriva prima la condanna del Concilio di Verona del 1184 poi una serie di scomuniche. S'influenzano reciprocamente con i Valdesi quando questi cominciano a battere la Lombardia.

L'ingresso nella congregazione di nuove persone di condizione più elevata, la condanna di Verona, i contatti con i Valdesi, le necessità pratiche della vita in comune e del lavoro in comune, il prosperare dell'azienda industriale determinano il formarsi di diverse e contrarie tendenze. C'è chi vuole rompere con Roma e chi vuole accostarsi e saldarsi alla Chiesa romana. Alla fine alcuni decidono di mettersi fuori della ortodossia e vanno ad arricchire la varia famiglia degli eretici, altri - i più tanti finiscono col prestare obbedienza ai vescovi. Non a caso papa Innocenzo III, nel 1199, raccomanda al vescovo di Verona, che faccia distinzione fra eretici e Umiliati, fra Umiliati non sottomessisi al mandato apostolico e gli altri. Ve ne sono di quelli, dice, che – sebbene detti Umiliati dalla gente - «non hanno nessun sen­tore di eresia e seguono perfetta ortodossia, servendo il Signore in umiltà di corpo e di spirito». Nasce così la nuova storia degli Umiliati: un Ordine regolarmente costituito, asceso dall'umile lavoro manuale ad una organizzazione quasi capitalistica dell'industria della lana, campioni di fede cattolica. Vengono addirittura promossi da Innocenzo III per contrastare con la predicazione il terreno agli eretici che a Milano spopolano.
Comunque li si voglia vedere, i moti ereticali sono moti di cultura, indici di un lavorio intellettuale più vivace. Sono coscienze che reagiscono, cervelli che si mettono in moto. Ignorano o disconoscono quel che è al di fuori o contro di essi, tanto nella Chiesa quanto nella società civile. Si attaccano all'autorità di testi, dove questa loro concezione primitiva della vita trova riscontri e argomenti giustificativi, dove la vita religiosa si presenta libera da quella struttura di interessi mondani assimilati dalla Chiesa romana. Probabilmente il destino di chi subisce persecuzioni per le idee o per la fede non può essere altro che questo: o trovare nell'opposizione stessa la forza per resistere e magari trionfare o cedere.
mioooo
00lunedì 3 marzo 2008 21:44
Re:

Comunque li si voglia vedere, i moti ereticali sono moti di cultura, indici di un lavorio intellettuale più vivace. Sono coscienze che reagiscono, cervelli che si mettono in moto. Ignorano o disconoscono quel che è al di fuori o contro di essi, tanto nella Chiesa quanto nella società civile. Si attaccano all'autorità di testi, dove questa loro concezione primitiva della vita trova riscontri e argomenti giustificativi, dove la vita religiosa si presenta libera da quella struttura di interessi mondani assimilati dalla Chiesa romana. Probabilmente il destino di chi subisce persecuzioni per le idee o per la fede non può essere altro che questo: o trovare nell'opposizione stessa la forza per resistere e magari trionfare o cedere.



Chiese, Valdesi e metodisti scrivono ai vescovi e ai credenti cattolici di Palermo

* Primato cattolico

- «Le chiese evangeliche valdesi e metodista di Palermo manifestano il proprio sconcerto per le chiusure espresse dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nelle Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della Chiesa. Il documento non enuncia nulla di nuovo rispetto all’enciclica Dominus Iesus (2000), e il fatto che sia stato ribadito che quelle che affondano le proprie radici nella Riforma del XVI secolo non siano Chiese, perché non possiedono il sacerdozio ministeriale e non conservano la sostanza del ministero eucaristico, non ci meraviglia più di tanto».

Lo scrivono in documento, inviato ai vescovi e ai fedeli cattolico-romani della città, le chiese valdesi e metodiste che aggiungono: «Noi siamo convinti che: viviamo della promessa, finora mantenuta dal Signore, che la testimonianza dei profeti e degli apostoli continuerà a far nascere e conserverà la sua chiesa di peccatori perdonati; non abbiamo il sacerdozio ministeriale perché viviamo dell’unico sacerdozio di Cristo; abbiamo la promessa che, nel pane e nel vino della Cena del Signore, siamo in piena comunione con Lui». «Tuttavia - sottolineano - ci preoccupa il fatto che, secondo noi, la Chiesa Cattolica, negli ultimi tempi, si stia avviando verso una nuova Controriforma.

Ci riferiamo alla riproposizione della messa in latino, alla reintroduzione della preghiera per la conversione degli ebrei e ora la Dichiarazione sulla Lumen gentium. Assistiamo oggi, e questo ci delude molto, a un ridimensionamento delle aperture ecumeniche del Concilio che intravediamo nell’affermazione, non certo nuova, che la Chiesa di Cristo sussiste unicamente nella Chiesa Cattolica. Il Concilio Vaticano II aveva sostituito l’est di tale affermazione con “subsistit in” dichiarando così che la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica, in senso non esclusivo». «A parer nostro - concludono -, il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede distrugge la cattolicità (universalità) della chiesa quando per chiesa cattolica intende quella “cattolico-romana”. Noi affermiamo invece che “Ogni chiesa è la chiesa cattolica (universale) e non semplicemente una parte di essa.

Ogni chiesa è la chiesa cattolica, ma non nella sua interezza. Ogni chiesa realizza la propria cattolicità quando è in comunione con le altre chiese”

(Documento “Chiamati ad essere una sola Chiesa” della IX Assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Porto Alegre - Brasile - 2006)».

Probabilmente la chiesa cattolica non accoglie come dovrebbe le chiese sorelle


Agape.Staff
00venerdì 27 agosto 2010 11:18
Quali sono le differenze principali fra la chiesa metodista-valdese e quella cattolica?
Quali sono le differenze principali fra la chiesa metodista-valdese e quella cattolica?
La Chiesa Valdese e la Chiesa cattolica, essendo entrambe cristiane, hanno molti punti fondamentali della medesima fede in comune, come la fede nell’unico Dio Padre, Creatore del cielo e della terra, nel suo Unigenito Figlio Gesù Cristo, Signore e Salvatore del mondo, nel medesimo Spirito Santo; la stessa Bibbia (Antico e Nuovo Testamento), lo stesso Credo apostolico e le affermazioni dei primi 7 Concili veramente ecumenici, cioè universali. Tuttavia tra queste due Chiese ci sono delle differenze notevoli, che le distinguono.
Le principali differenze riguardano innanzitutto la stessa Bibbia, non solo per il suo contenuto (nell’Antico Testamento cattolico ci sono in più i libri cosiddetti "Deuterocanonici", cioè di un secondo canone che è stato dichiarato tale dal Concilio di Trento) e l’interpretazione di taluni passi, ma specialmente per il posto che essa occupa nelle rispettive Chiese. Infatti per la Chiesa valdese, e per le altre Chiese evangeliche, in base al principio "sola Scriptura" affermato dalla Riforma, la Bibbia è la sola norma per la fede e la vita dei credenti; mentre per la Chiesa cattolica accanto alla Bibbia si pone, come avente pari autorità, la tradizione orale, ed entrambe (Bibbia e tradizione) devono essere accolte solo secondo l’interpretazione considerata infallibile del magistero papale. Si può quindi dire che da questa divergenza fondamentale derivino tutte le altre.
Fra queste una grossa importanza riveste il posto che lo stesso Signore e Salvatore Gesù Cristo ha nella fede e nella pietà dei credenti: per i Valdesi, come per tutti gli altri Evangelici, Gesù Cristo è, secondo la testimonianza concorde di tutto il Nuovo Testamento, la sola via per andare al Padre, la sola verità rivelata del Padre, la sola possibilità di avere la vita perdonata e redenta, l’unico Mediatore fra Dio e gli uomini e quindi l’unico Intercessore, essendo vero Dio e vero uomo, com’è affermato dall’altro principio della Riforma: "solus Christus". Perciò sono escluse preghiere e atti devozionali rivolti alla madre di Gesù (che i Cattolici chiamano "Madonna") e ai cosiddetti "santi", anche se verso tutti costoro i Valdesi e gli Evangelici hanno il massimo rispetto e cercano di imitarne la fede e la santità di vita.

Inoltre, sempre secondo il messaggio evangelico espresso dalla Riforma con le parole "sola gratia, sola fide", i Valdesi assieme a tutti gli altri Evangelici confessano che solo per la sua grazia, cioè del tutto gratuitamente e per il suo amore misericordioso, Dio ci perdona, ci accoglie come figli e ci salva in Cristo, grazie al suo sacrificio, e noi possiamo ricevere questo grande e stupendo dono gratuito solo mediante la fede, cioè credendo alla Parola di Dio che ce lo annuncia e riponendo in Lui tutta la nostra fiducia e la nostra speranza. Essendo questo un dono della grazia, non può essere acquistato da noi con i nostri presunti meriti, derivanti dalle nostre buone opere. Queste vanno certamente fatte, non per farci ottenere il favore di Dio, che ci ha amati e ci ama come un Padre misericordioso, pur essendo noi peccatori, ma per esprimergli la nostra gioiosa riconoscenza per il perdono e la salvezza che gratuitamente ci ha donato in Cristo.

Vuoi saperne di più? Scarica gratuitamente il documento di Giorgio Girardet "Protestanti e Cattolici: le differenze" edito dalla Claudiana.

www.parma.chiesavaldese.org/Documents/protestanti%20e%20catto...

pereubu66
00mercoledì 22 settembre 2010 16:47
sono anni che do a loro il mio 8 x 1000

www.chiesavaldese.org


[SM=g28002]
nevio63
00mercoledì 22 settembre 2010 17:33
Sono dei TdG ante litteram, anche sonorinitari.
Nel suo viaggio italiano Russell, fondatore dei TdG, fraternizzò proprio con i valdesi del pinerolense.

[SM=x511483]
Cristianalibera
00giovedì 23 settembre 2010 10:43
Re: Sono dei TdG ante litteram, anche sonorinitari.
nevio63, 22/09/2010 17.33:

Nel suo viaggio italiano Russell, fondatore dei TdG, fraternizzò proprio con i valdesi del pinerolense.

[SM=x511483]



Scusami un po', ma, a parte la fraternizzazione da parte di Russel, cosa avrebberò in comune con i tdg?


nevio63
00giovedì 23 settembre 2010 13:41
Sono dei TdG ante litteram, anche se sono trinitari.

Cristianalibera, 23.09.2010 10:43:


Scusami un po', ma, a parte la fraternizzazione da parte di Russel, cosa avrebberò in comune con i tdg?



Il loro fondatore Valdo era un commerciante agiato come Russell, e come Russell lascio attività e agi per ritornare alla semplicità e alla povertà evangelica. Ancora, Valdesi e TdG hanno la comune avversione alla Chisa Cattolica e sono stati da questa perseguitati, anche mediante lo strumento dell'autorità armata.
Ancora, Valdesi e TdG facevano dell'attività di predicazione personale un cavallo di battaglia, insomma che vuoi più assassina?
Cristianalibera
00giovedì 23 settembre 2010 15:52
Re: Sono dei TdG ante litteram, anche se sono trinitari.
nevio63, 23/09/2010 13.41:


Cristianalibera, 23.09.2010 10:43:


Scusami un po', ma, a parte la fraternizzazione da parte di Russel, cosa avrebberò in comune con i tdg?



Il loro fondatore Valdo era un commerciante agiato come Russell, e come Russell lascio attività e agi per ritornare alla semplicità e alla povertà evangelica. Ancora, Valdesi e TdG hanno la comune avversione alla Chisa Cattolica e sono stati da questa perseguitati, anche mediante lo strumento dell'autorità armata.
Ancora, Valdesi e TdG facevano dell'attività di predicazione personale un cavallo di battaglia, insomma che vuoi più assassina?



Questo a parer mio e veramente poco per classificarle come dei tdG "ante litteram", sul grassetto invece ho delle mie riserve, non mi risulta che i valdesi siano anticattolici nella stessa misura dei tdG oppure come gli avventisti, hanno più meno la stessa antipatia come il resto dei protestanti moderati, riguarda invece dell' aggressivo o zelante proselitismo come lo praticano sempre i tdG ( te escluso ovviamente [SM=g27988] [SM=g27990] ) non c'è traccia.
Ecco, cosa voglio, assassino bellissimo! [SM=g27998] [SM=g27997] [SM=g27998]


santapazienzauno
00giovedì 23 settembre 2010 18:15


Cristianina assasina:


Questo a parer mio e veramente poco per classificarle come dei tdG "ante litteram", sul grassetto invece ho delle mie riserve, non mi risulta che i valdesi siano anticattolici nella stessa misura dei tdG oppure come gli avventisti, hanno più meno la stessa antipatia come il resto dei protestanti moderati, riguarda invece dell' aggressivo o zelante proselitismo come lo praticano sempre i tdG ( te escluso ovviamente ) non c'è traccia.
Ecco, cosa voglio, assassino bellissimo!




non credo abbiano poi tanto tanto in comune se non il credo in un Dio unico, ma anche lì ci sarebbe da discuttere! [SM=x511451] [SM=x511451] [SM=x511451] [SM=x511451] [SM=g27997]
Cristianalibera
00giovedì 23 settembre 2010 18:47
Re:
santapazienzauno, 23/09/2010 18.15:



Cristianina assasina:


Questo a parer mio e veramente poco per classificarle come dei tdG "ante litteram", sul grassetto invece ho delle mie riserve, non mi risulta che i valdesi siano anticattolici nella stessa misura dei tdG oppure come gli avventisti, hanno più meno la stessa antipatia come il resto dei protestanti moderati, riguarda invece dell' aggressivo o zelante proselitismo come lo praticano sempre i tdG ( te escluso ovviamente ) non c'è traccia.
Ecco, cosa voglio, assassino bellissimo!




non credo abbiano poi tanto tanto in comune se non il credo in un Dio unico, ma anche lì ci sarebbe da discuttere! [SM=x511451] [SM=x511451] [SM=x511451] [SM=x511451] [SM=g27997]



Brutta bestia le doppie, come ti capisco,... ma c'è un rimedio per questo Natasha, il vino ( rosso)...

Dosi moderate di vino sono in grado di prevenire l’indebolimento cerebrale, come sperimentato presso l’Istituto di Studi sul Vino di Bordeaux.
L’azione preventiva a questa ed altre affezioni sarebbe giustificata dalla presenza di zinco, elemento importante per il mantenimento ed il miglioramento della memoria.
Nel 1997 è stato dimostrato che il vino bianco previene o attenua il morbo di Alzheimer in misura dell’80%, in base ad uno studio su 3.777 soggetti che avevano superato di 65 anni d’età.

Possiamo quindi ampiamente affermare che il vino previene lo sviluppo di malattie neurodegenerative e che l’azione di elementi combinati, tra cui il resveratrolo che ritroveremo più avanti, svolge un’azione potenziante della memoria.

Scherzo, eh???



Per il resto, complimenti, hai visto bene, bacione


Ps:
Soltanto Sergio porta la licenza di potermi chiamare assassina, meravigliosa copiatrice!!!!!!


Cristianalibera
00giovedì 23 settembre 2010 19:27
I Valdesi
LA CONFESSIONE DI FEDE

La chiesa valdese ha in comune con tutte le confessioni cristiane le confessioni di fede dei concili ecumenici del primi secoli della Chiesa: il Credo, il Simbolo Niceno Costantinopolitano. Dopo la Riforma, e la divisione che ne é risultata nella cristianità, le chiese evangeliche hanno sottoscritto però delle nuove confessioni di fede che definiscono il loro modo di intendere il cristianesimo. Anche la chiesa valdese ha fatto questo in un momento particolarmente tragico della sua storia, nel 1655, quando era in corso una crociata delle truppe francesi e sabaude nelle valli del Piemonte.

La confessione di fede del 1655 venne pubblicata per la prima volta in francese nella "Relation véritable de ce qui s'est passé dans les persecutions et massacres, faites cette années, aux églises reformées de Piedmont etc.", stampata senza indicazione d'autore e di luogo nel 1655.
Accertata la data del 1655 come quella della prima edizione a stampa di detto testo, è probabile che tale confessione di fede possa essere stata approvata nel Sinodo tenutosi ad Angrogna nel corso del 1655, dato che dalla "Apologia delle Chiese riformate del Piemonte circa la loro confessione di fede etc." pubblicata a Ginevra nel 1662, Antonio Leger, nel riportare il testo italiano di detto documento, nell'avviso e sommario dell'opera precisa che tale confessione di fede fu "data in luce" dai valdesi in quell'anno 1655 unitamente ad un loro manifesto. E' anche probabile che lo stesso Antonio Leger sia stato l'estensore della detta confessione di fede.
Il testo della confessione di fede è riportato nelle versioni italiana e francese tratte dai due volumi sopra indicati corredato della lettera con cui Antonio Leger la presentava ai valdesi il 5 ottobre 1661. Nei due testi sono state operate alcune necessarie correzioni di forma. Ogni articolo è corredato dalle prove bibliche e dalle note originali che si trovano soltanto nella pubblicazione curata da Antonio Leger. Leger trascrive quasi sempre il testo dei passi biblici addotti a prova. Sono riportate però solo le citazioni delle prove bibliche, aggiornando alcuni riferimenti e correggendo taluni errori di stampa dell'edizione seicentesca. Per ciascun articolo è stata introdotta una rubrica seguendo la traccia di quelle inserite da Giovanni Leger nella edizione che egli ne fece nella sua Histoire générale del 1669.

Fonte

La confessione di fede in formato PDF



Vedrete quanto poco i valdesi hanno in comune con i tdG. [SM=g28004]
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