Vita di un biblista, da fondamentalista a professore

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spirito!libero
00mercoledì 2 maggio 2007 13:42
Vorrei condividere con voi l’introduzione dell’ultimo lavoro del Prof. Bart D. Ehrman., in cui quest’ultimo fa un breve riassunto della sua vita e del suo approccio allo studio biblico. (Bart D. Ehrman è professore e capo del dipartimento di studi religiosi all'università del Nord Carolina a Chapel hill, dove insegna da 15 anni. Ha completato i suoi studi al college di Wheaton ed ha ricevuto il master e dottorato al seminario teologico di Princeton. Prima di entrare alla UNC, il Professor Ehrman ha insegnato all'università di Rutgers. E' stato allievo del compianto Prof. Metzger nonché presidente della società della letteratura biblica, editore del giornale della letteratura biblica, editore della serie monagrafica del nuovo testamento nei padri Greci).

Mi piacerebbe molto che i sostenitori dell’infallibilità biblica nonché i “letteralisti del libro” di qualsiasi religione essi siano, leggano con molta attenzione e con “mente aperta” la storia umana e di ricerca di questo studioso, il quale fu proprio educato all’inerranza biblica e alla lettura fondamentalista della stessa. La storia del Prof. Ehrman dovrebbe essere letta da tutti gli “estremisti” del libro perché è davvero emblematica di come lo studio serio possa rischiarare le menti. Leggetela tutta questa introduzione, vi appassionerà. Buona lettura.


“Sono trascorsi ormai trent'anni da quando, verso la fine dell' adolescenza, iniziai a studiare il Nuovo Testamento. È da allora che il tema trattato in questo libro mi assilla, forse più di qualsiasi altro argomento su cui abbia scritto. Proprio per tale ragione ho pensato che dovrei cominciare con lo spiegare il motivo per cui esso è stato, ed è tuttora, così importante per me.
Quest' opera ha per oggetto gli antichi manoscritti del Nuovo Testamento e le differenze che presentano, nonché gli scribi che copiarono le Sacre Scritture, talvolta modificandole: non sembra una chiave di volta molto promettente per la propria autobiografia, ma così stanno le cose, né mi è possibile cambiarie.
Prima di spiegare come e perché, sotto il profilo emotivo e intellettuale, quei manoscritti siano stati così decisivi per me, per la comprensione di me stesso e del mondo in cui vivo e per la mia concezione di Dio e della Bibbia, è necessario che io spenda due parole sulla mia formazione.
Sono nato e cresciuto in un luogo e in un periodo conservatori e tradizionalisti, ossia nel Midwest verso la metà degli anni Cinquanta. La mia educazione non ebbe nulla di straordinario. Eravamo una famiglia abbastanza tipica, formata da cinque persone, osservante ma non particolarmente religiosa. All' epoca in cui frequentavo il quinto anno di scuola entrammo a far parte della Chiesa episcopale di Lawrence, nel Kansas, retta da un pastore saggio e gentile che, guarda caso, era anche un vicino di casa e il padre di uno dei miei amici (con il quale in seguito, alle medie, mi misi nei guai per una faccenda che riguardava dei sigari). Come molte Chiese episcopali, anche questa era impegnata nel sociale e godeva di una buona reputazione. La liturgia veniva presa sul serio e le Sacre Scritture ne erano parte. Tuttavia, la Bibbia non aveva un ruolo di eccessivo rilievo: era uno degli elementi di guida alla fede e alla prassi, insieme alla tradizione della Chiesa e al buonsenso. A dire il vero non se ne parlava spesso né la leggevamo assiduamente, neppure nelle lezioni della scuola domenicale, incentrate più che altro su questioni pratiche e sociali legate al vivere quotidiano.
In casa nostra, però, alla Bibbia era riservato un posto d'onore, soprattutto per opera di mia madre, che di tanto in tanto ne leggeva un passo e si assicurava che ne comprendessimo il senso e gli insegnamenti etici (più che la «dottrina»). Fino alle superiori suppongo di averla considerata un libro misterioso, di una certa importanza per la religione, ma sicuramente non qualcosa da studiare e conoscere a fondo. Aveva un che di antico ed era, in qualche modo, inestricabilmente legata a Dio, alla Chiesa e al culto. Malgrado ciò, non vedevo motivo di leggerla per conto mio o di studiarla.
Al secondo anno delle superiori la mia situazione subì un drastico cambiamento. Fu allora che ebbi un'esperienza di «rinascita» in un ambiente molto diverso da quello della mia Chiesa di appartenenza. Ero il tipico ragazzo «medio»: bravo studente, interessato e attivo negli sport dell'istituto senza eccellere, coinvolto nella vita sociale benché non appartenente alla cerchia più considerata della scuola. Ricordo che, dentro di me, sentivo una sorta di vuoto che nulla sembrava riempire, né gli amici (alle feste ci davamo già a grandi bevute in compagnia) né le ragazze (ero ai primi passi nel mysterium tremendum del mondo del sesso) né la scuola (lavoravo sodo e andavo bene, ma non ero eccezionale) o il lavoro (facevo il venditore porta a porta per una società che distribuiva prodotti per ciechi) e neanche la Chiesa (ero un chierichetto abbastanza devoto: bisognava esserlo la domenica mattina, considerato tutto ciò che capitava il sabato sera). Provavo una sorta di malinconia legata al fatto di essere un adolescente, ma non mi rendevo certo conto che era una componente naturale dell' età: pensavo che mi mancasse qualcosa.
Fu allora che cominciai a frequentare gli incontri di un'associazione chiamata Campus Life Youth for Christ; si svolgevano in casa di vari ragazzi e quando andai al primo scoprii che si trattava di una festa in cortile nell' abitazione di un tipo molto simpatico, il che mi persuase che l'ambiente non dovesse essere male.
Il capo del gruppo era un giovane sulla ventina di nome Bruce, che per vivere organizzava i club Youth for Christ a livello locale, tentava di convertire studenti delle superiori alla «rinascita» e poi di coinvolgerli in seri studi biblici, incontri di preghiera e cose simili. Bruce era una personalitàmolto accattivante (più giovane dei nostri genitori, ma piùvecchio e più esperto di noi), con un messaggio convincente: il vuoto che sentivamo dentro (eravamo adolescenti, sentivamo tutti un vuoto!) dipendeva dal fatto di non avere Cristo nei nostri cuori. Se solo lo avessimo invitato, Cristo vi sarebbe entrato e ci avrebbe colmati della gioia e della felicità che soltanto i «salvati» potevano conoscere.
Bruce sapeva citare le Scritture a suo piacimento e in modo straordinario. Considerato il mio profondo rispetto per la Bibbia (ma anche la mia ignoranza al riguardo), suonava tutto molto persuasivo. Ed era ben diverso da ciò che accadeva in chiesa, dove imperava un vecchio cerimoniale ufficiale, in apparenza più adatto a adulti tranquilli che non a ragazzi inquieti in cerca di divertimento e avventura, ma con il vuoto dentro.
Per farla breve, finì che conobbi Bruce, accettai il suo messaggio di salvezza, invitai Gesù a entrare nel mio cuore e vissi un' esperienza di autentica rinascita. La mia vera nascita risaliva a quindici anni prima, ma quella che sperimentai fu per me una sensazione nuova ed eccitante. Mi portò a imboccare un cammino di fede lungo una vita, segnato da grandi svolte e sviluppi imprevisti, terminato in un vicolo cieco, che in realtà si rivelò un nuovo sentiero su cui mi sono avviato da allora, più di trent'anni or sono.
Chi di noi visse quella rinascita si considerava un «vero» cristiano, al contrario di coloro che si limitavano ad andare in chiesa in modo automatico, ma non avevano davvero Cristo nel cuore e dunque finivano per ridurre tutto a pura esteriorità. Uno degli aspetti che ci distingueva da costoro era il nostro zelo nello studio della Bibbia e nella preghiera. Soprattutto nello studio della Bibbia, nel quale Bruce infondeva un impegno particolare: aveva frequentato il Moody Bible Institute di Chicago (Rinomato istituto cristiano di educazione superiore. (NdT)) e sapeva rispondere con una citazione biblica a qualunque domanda potessimo formulare (e a molte cui non avremmo mai pensato). Presto divenni invidioso di questa abilità e mi dedicai in prima persona a studiare le Scritture, imparando alcuni testi, comprendendone l'importanza e addirittura memorizzandone i versetti principali.
Bruce mi convinse che avrei dovuto prendere in considerazione l'idea di diventare un cristiano «serio» e dedicarmi senza riserve alla fede. Ciò significava studiare a tempo pieno le Sacre Scritture presso il Moody Bible Institute, il che avrebbe implicato, fra le altre cose, un drastico cambiamento del mio stile di vita. Al Moody esisteva un «codice» etico cui gli studenti si dovevano attenere: niente alcol, niente fumo, niente balli, niente carte, niente cinema. E tanta Bibbia. Come dicevamo sempre: «Moody Bible Institute, dove Bibbia è il tuo secondo nome». Credo di averlo considerato una sorta di spartano centro di addestramento cristiano. In ogni caso, decisi di non avere mezze misure nella fede: feci domanda al Moody, fui accettato e vi entrai nell'autunno del 1973.
L'esperienza al Moody fu intensa. Optai per specializzarmi in teologia biblica, che voleva dire frequentare molti corsi di studio sulle Sacre Scritture e di teologia generale. Le lezioni prevedevano un'unica prospettiva, cui aderivano tutti i professori (dovevano firmare una dichiarazione in tal senso) e tutti gli studenti (lo stesso valeva per noi): la Bibbia è la parola certa di Dio. Non contiene errori. È ispirata da cima a fondo, in ogni sua singola parola: «ispirazione verbale assoluta». Tutti i corsi che seguivo presupponevano e insegnavano questa prospettiva, qualunque altra veniva considerata inadeguata o perfino eretica. Alcuni, immagino, lo chiamerebbero lavaggio del cervello. Per me era un enorme «progresso» rispetto alla concezione incerta del testo sacro che avevo ricevuto nella prima giovinezza nell'ambito della Chiesa episcopale. Era cristianesimo intransigente, per persone disposte a un impegno assoluto.
Sostenere che la Bibbia fosse un testo ispirato in ogni sua singola parola comportava, tuttavia, un ovvio problema. Come apprendevamo al Moody in uno dei primi corsi del programma, gli scritti originali del Nuovo Testamento non sono in nostro possesso. Ciò che abbiamo sono delle copie di queste opere eseguite anni dopo; nella maggior parte dei casi, molti anni dopo. Per giunta, nessuna di esse è del tutto precisa, perché in alcuni punti gli scribi che le avevano prodotte le avevano modificate, per caso e/o di proposito. L'avevano fatto tutti ~ copisti. Così, invece di disporre delle parole ispirate dei manoscritti autografi (cioè degli originali), quello che abbiamo sono le copie piene di errori di quei manoscritti. Uno dei compiti più urgenti, pertanto, era accertare quello che dicevano gli originali della Bibbia, considerando che: 1) erano ispirati e 2) non sono in nostro possesso.
Devo dire che molti dei miei amici al Moody non ritenevano il compito così importante o interessante. Si accontentavano dell'affermazione che i manoscritti autografi erano stati ispirati e prendevano più o meno alla leggera il problema che non si fossero conservati. Per me, invece, si trattava di una questione avvincente. Dio ha ispirato le parole stesse delle Sacre Scritture. Dobbiamo conoscere queste parole se vogliamo sapere che cosa ci ha comunicato: le parole testuali sono le Sue e averne altre (quelle trasmesseci per caso o di proposito dai copisti) non ci è di grande aiuto.
Ecco ciò che, a partire dai diciotto anni, suscitò il mio interesse per i manoscritti del Nuovo Testamento. Al Mood y appresi i fondamenti della «critica testuale», un
termine tecnico per indicare la scienza che cerca di recuperare le parole «originali» di un testo, partendo da manoscritti in cui esse sono modificate. Ma non ero ancora pronto ad affrontare un simile studio: prima dovevo imparare il greco, la lingua originale del Nuovo Testamento, e anche lingue antiche come l'ebraico (la lingua dell' Antico Testamento cristiano) e il latino, oltre a lingue europee moderne come il tedesco e il francese, per conoscere ciò che altri studiosi avevano detto sull'argomento. Avevo davanti un lungo cammino.
Completai i miei tre anni al Moody (si trattava di un diploma triennale) con un buon profitto e più che mai deciso a diventare uno studioso del cristianesimo. All' epoca ero del parere che gli studiosi di livello universitario abbondassero fra i cristiani evangelici, ma che non vi fossero molti evangelici negli ambienti universitari (laici), dunque desideravo diventare una «voce» evangelica in ambito laico laureandomi in materie che mi consentissero di in segnarvi, mantenendo al contempo i miei impegni religiosi. Per prima cosa, tuttavia, dovevo diplomarmi e così decisi di frequentare un college evangelico di alto livello. Scelsi il Wheaton College, situato in un sobborgo di Chicago.
Al Moody mi avvisarono che a Wheaton avrei avuto difficoltà a trovare dei veri cristiani, il che dimostra quanto il Moody fosse fondamentalista: Wheaton è solo per cristiani evangelici e, tanto per fare un esempio, è l'alma mater di Billy Graham. (• Noto predicatore protestante statunitense, è stato una sorta di guida spirituale per i presidenti Eisenhower, Nixon, Fard, Reagan, Bush sr e jr, quest'ultimo affiancato ora dal figlio di BilJy, Franklin Graham. (Nd1))
Da principio, in effetti, trovai l'ambiente un po' troppo liberale per i miei gusti. Gli studenti parlavano di letteratura, storia e filosofia più che dell'ispirazione letterale delle Sacre Scritture. Lo facevano partendo da un' ottica cristiana, è vero, ma non si rendevano conto di che cosa fosse davvero importante?
A Wheaton decisi di specializzarmi in letteratura inglese, perché la lettura era da tempo una delle mie passioni e sapevo che per entrare nei circoli culturali sarei dovuto diventare esperto in un settore di studi che non fosse la Bibbia. Inoltre, decisi di impegnarmi nell'apprendimento del greco. Fu così che, durante il mio primo semestre a Wheaton, incontrai il professor Gerald Hawthorne, mio insegnante in quel corso, una persona che avrebbe influito molto sulla mia vita come studioso, come insegnante e, infine, come amico. Hawthorne era un devoto cristiano evangelico, come la maggioranza dei miei professori a Wheaton. Tuttavia non esitava a interrogarsi sulla sua fede. All' epoca, considerai il suo atteggiamento un segno di debolezza (a dire il vero pensavo di avere quasi tutte le risposte alle sue domande); in seguito, però, mi resi conto che si trattava di un autentico impegno a favore della verità, e della volontà di aprire se stessi alla possibilità di rivedere le proprie opinioni alla luce di nuove conoscenze ed esperienze di vita.
Imparare il greco fu entusiasmante. Nel complesso, me la cavavo bene con le conoscenze di base ed ero ansioso di saperne di più. A un livello più profondo, però, quell'apprendimento creò delle difficoltà a me e alla mia concezione delle Sacre Scritture. Ben presto mi accorsi che il pieno significato e la sottigliezza del testo greco del Nuovo Testamento potevano essere compresi solo leggendolo e studiandolo nella versione originale (lo stesso vale per l'Antico Testamento, come imparai poi studiando l'ebraico). Ragione di più, pensavo, per imparare la lingua alla perfezione. Tuttavia, ciò mi indusse a cominciare a mettere in dubbio il mio modo di intendere le Sacre Scritture come letteralmente ispirate da Dio. Se il pieno significato delle loro parole può essere compreso solo studiandole in greco (e in ebraico), questo non significa forse che la maggioranza dei cristiani, che non legge le lingue antiche, non avràmai completo accesso a ciò che Dio vuole che sappiamo? E ciò non rende forse la dottrina dell'ispirazione una dottrina elitaria, riservata agli studiosi che dispongono delle capacità intellettuali e del tempo per imparare le lingue e studiare i testi leggendo li nella versione originale? Cosa significa affermare che le parole sono ispirate da Dio se la maggior parte delle persone non ha alcun accesso a tali parole, ma solo a interpretazioni più o meno goffe in una lingua, come per esempio l'inglese, che non ha nulla a che spartire con il testo originale?l
A mano a mano che approfondivo la riflessione sui manoscritti che tramandavano quelle parole, le mie domande diventavano sempre più complicate. Più studiavo il greco, più mi interessavano i manoscritti che conservavano il Nuovo Testamento, e la critica testuale che, si presume, possa aiutare a ricostruire quali fossero le parole originali. Continuavo a tornare al mio interrogativo di fondo: come può essere di aiuto affermare che la Bibbia è la parola infallibile di Dio quando in realtà non abbiamo le parole che Dio ispirò in modo infallibile, bensì solo quelle copiate dagli scribi, talvolta in modo corretto, talaltra (spesso!) in modo errato? A che serve dire che i manoscritti autografi (cioè gli originali) furono ispirati? Noi non abbiamo gli originali! Abbiamo solo delle copie piene di errori, in grande maggioranza distanti secoli dai primi scritti, da cui si discostano in maniera evidente in migliaia di modi.
Questi dubbi mi tormentavano e al tempo stesso mi spingevano a scavare sempre più a fondo per comprendere che cosa fosse veramente la Bibbia. Mi diplomai a Wheaton in due anni e decisi, sotto la guida del professor Hawthorne, di dedicarmi alla critica testuale del Nuovo Testamento andando a studiare con il principale esperto mondiale del settore, Bruce M. Metzger, che insegnava al seminario di teologia di Princeton.
Di nuovo i miei amici evangelici mi consigliarono di non andare al seminario di Princeton, perché, mi dissero, laggiù avrei avuto difficoltà a trovare anche un solo «autentico» cristiano. Dopo tutto, era un seminario presbiteriano, non esattamente un terreno di coltura per cristiani rinati. Tuttavia, gli studi di letteratura inglese, filosofia e storia (per non parlare del greco) avevano molto ampliato i miei orizzonti e la mia era ora una passione per la conoscenza in genere, sacra e profana. Se apprendere la «verità» significava non essere più in grado di identificarsi con i cristiani rinati che conoscevo ai tempi delle superiori, che così fosse. Ero risoluto a perseguire la mia ricerca ovunque potesse condurmi, confidando che qualsiasi verità avessi appreso non sarebbe stata meno vera per il fatto di essere inattesa o difficile da inserire nelle categorie offerte dal mio bagaglio culturale evangelico.
Appena giunto al seminario di teologia di Princeton, mi iscrissi subito alle lezioni del primo anno di esegesi ebraica e greca e infarcii quanto più potei il mio programma con corsi di questo tipo. Scoprii che le lezioni erano una sfida, sia dal punto di vista accademico sia da quello personale.
La sfida accademica era assolutamente bene accetta, ma sotto il profilo emotivo le difficoltà personali che mi trovavo ad affrontare erano una dura prova. Come ho accennato, già a Wheaton avevo cominciato a mettere in dubbio alcuni degli aspetti fondanti della mia dedizione alla Bibbia in quanto parola certa di Dio. Durante i miei studi approfonditi a Princeton tale dedizione subì un aspro attacco. Resistetti a qualsiasi tentazione di modificare le mie opinioni e trovai alcuni amici che, come me, provenivano da scuole evangeliche conservatrici e stavano tentando di «conservare la fede» (un buffo modo di esprimersi, a ripensarci, se si considera che, dopo tutto, seguivamo un programma di teologia cristiana). Ma i miei studi cominciarono a crearmi dei seri problemi.
Nel secondo semestre, mentre frequentavo un corso con un professore molto riverito e pio di nome Cullen Story, giunsi a una svolta. Il corso riguardava l'esegesi del Vangelo di Marco, all'epoca (e tuttora) il mio vangelo preferito. Per il corso dovevamo essere in grado di leggere in greco quel vangelo da cima a fondo (ne memorizzai l'intero lessico greco la settimana prima dell'inizio del semestre) e tenere un taccuino di appunti sulle nostre riflessioni riguardo all'interpretazione di brani importanti. Discutevamo i problemi relativi e dovevamo scrivere un saggio finale su una difficoltà esegetica di nostra scelta.
Optai per un passo in Marco 2, dove Gesù viene apostrofato dai farisei perché i suoi discepoli, affamati, di sabato avevano attraversato un campo di grano, raccogliendone le spighe. Gesù vuole mostrare agli interlocutori che «il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato» e così ricorda loro come si era comportato il grande re Davide quando lui e i suoi uomini avevano avuto fame: come fossero cioè entrati nel tempio «al tempo del sommo sacerdote Abiatar» e avessero consumato i pani sacri, che solo ai sacerdoti era lecito mangiare. Uno dei ben noti problemi di questo brano è che, se si consulta il passo dell' Antico Testamento citato da Gesù (1 Sam 21,1-6), si scopre che l'episodio di Davide era avvenuto non quando era sommo sacerdote Abiatar, ma quando lo era Achimelec, suo padre. In altre parole, quello in questione è uno dei passi che sono stati segnalati per dimostrare che la Bibbia non è affatto infallibile, anzi, contiene degli errori.
Nel mio saggio per il professor Story sviluppai un lungo e complicato ragionamento per dimostrare che, sebbene Marco collochi il fatto «al tempo del sommo sacerdote Abiatar», ciò non significa in realtà che Abiatar fosse il sommo sacerdote, ma che l'evento aveva avuto luogo nella parte del testo delle Sacre Scritture che annovera Abiatar fra i suoi personaggi principali. Il mio ragionamento era basato sul significato delle rispettive parole greche ed era piuttosto contorto. Ero però convinto che il professor Story l'avrebbe apprezzato, poiché lo sapevo buon studioso cristiano: come me, non avrebbe certo mai pensato che nella Bibbia potesse esistere nulla di simile a un autentico errore. In fondo al mio saggio, tuttavia, il professore annotò un semplice commento di una riga, che mi colpì nel profondo. Scrisse: «Forse Marco ha soltanto commesso un errore». Cominciai a riflettere sulla cosa, considerando tutto il lavoro che avevo profuso nel saggio, rendendomi conto che ero stato costretto a compiere delle bizzarre acrobazie esegetiche per aggirare il problema e che la mia soluzione era di fatto un po' forzata. E alla fine conclusi: «Be'... forse Marco ha commesso un errore».
Ammetterlo fu come aprire una diga. Infatti, se poteva esistere un piccolo, insignificante errore in Marco 2, forse potevano esistere errori anche altrove. Forse, quando più avanti, in Marco 4, Gesù dice che il granello di senapa è «il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra», non era necessario che io trovassi una spiegazione fantasiosa per tale affermazione, che sapevo benissimo non corrispondere alla realtà.
E forse gli «errori» riguardavano anche questioni più importanti. Quando Marco dice che Gesù fu crocifisso il giorno dopo il pranzo della Pasqua ebraica (Me 14,12; 15,25) e Giovanni dice che morì il giorno prima che esso fosse consumato (Gv 19,14), forse si tratta di un'autentica discrepanza. Oppure quando nel suo resoconto della nascita di GesùLuca rivela che Giuseppe e Maria tornarono a Nazareth poco più di un mese dopo che erano venuti a Betlemme (e avevano eseguito i riti di purificazione, Le 2,39), mentre Matteo afferma invece che fuggirono in Egitto (Mt 2,14-22), forse questa è una differenza. O quando Paolo dice che dopo la propria conversione sulla via di Damasco non andò a Gerusalemme per vedere coloro che erano stati apostoli prima di lui (GaI 1,16-17), mentre gli Atti dicono che fu la prima cosa che fece dopo avere lasciato Damasco (At 9,26), anche questa forse è una differenza.
A tale consapevolezza si aggiunsero i problemi che incontravo a mano a mano che studiavo più da vicino i manoscritti greci superstiti del Nuovo Testamento. Dire che gli originali furono ispirati va bene, ma la realtà è che noi non ne siamo in possesso, e dunque quell'affermazione non è di grande aiuto, a meno che non si sia in grado di ricostruirli. Inoltre, in tutta la storia della Chiesa la maggioranza dei cristiani non ha avuto accesso agli originali, fatto che ne rende l'ispirazione una questione un po' controversa. Non soltanto non abbiamo gli originali, ma non siamo neppure in possesso delle loro prime copie. Anzi, non abbiamo nemmeno le copie delle copie, e neppure le copie delle copie delle copie. Quello che possediamo sono copie eseguite più tardi, molto più tardi. Nella maggior parte dei casi, diversi secoli dopo. E le copie sono tutte differenti una dall' altra, in migliaia di punti.
Come vedremo più avanti, i passi divergenti sono così tanti che non sappiamo neppure quante siano le differenze. La cosa più semplice è forse esprimersi in termini comparativi: fra i tanti manoscritti in nostro possesso esiste un numero di differenze superiore a quello delle parole del Nuovo Testamento.
La gran parte di esse è, però, del tutto irrilevante. In genere dimostra solo che gli antichi scribi non conoscevano l'ortografia meglio della maggioranza di noi (oltre a non disporre di dizionari né, tantomeno, del controllo ortografico automatico). In ogni caso, che cosa bisogna dedurre da tutte queste differenze? Che senso ha sostenere che Dio ha ispirato ogni singola parola delle Sacre Scritture dal momento che noi non le abbiamo? In alcuni punti, come vedremo, non possiamo affatto essere sicuri di avere ricostruito il testo originale con precisione. È un po' difficile conoscere il significato delle parole della Bibbia se non sappiamo neppure quali esse siano!
Questo, per la mia concezione dell'ispirazione, diventò un problema; infatti, mi rendevo conto che, per Dio, salvaguardare le parole delle Sacre Scritture non sarebbe stato più difficile che averle ispirate. Se avesse voluto che il popolo avesse le sue parole, senza dubbio gliele avrebbe date (e magari anche in una lingua che tutti potessero comprendere, invece che in greco o in ebraico). Il fatto che non ne siamo in possesso doveva senz'altro significare,
pensavo, che non le aveva conservate per noi. E se non aveva compiuto tale miracolo, sembrava non esservi motivo di pensare che prima avesse compiuto il miracolo di ispirarle.
In breve, lo studio del Nuovo Testamento in greco e le mie ricerche sui manoscritti che lo contengono mi condussero a un ripensa mento radicale della mia interpretazione di che cosa sia la Bibbia. Fu un cambiamento rivoluzionario per me. Prima di allora, a partire dall' esperienza di rinascita alle superiori, fino ai giorni del fondamentalismo al Moody e al periodo evangelico a Wheaton, la mia fede si era basata su una certa visione della Bibbia in quanto parola infallibile e pienamente ispirata di Dio.
Ora non la vedevo più in questo modo; essa cominciava ad apparirmi come un libro molto umano. Proprio come degli scribi umani avevano copiato e modificato i testi delle Sacre Scritture, così, in origine, autori umani li avevano scritti. Si trattava di un libro umano dall'inizio alla fine. Era stato scritto da diversi autori in diverse epoche e in diversi luoghi per rispondere a esigenze diverse.
Molti di tali autori sentivano senza dubbio di essere ispirati da Dio a dire ciò che dicevano, ma avevano le proprie prospettive, le proprie convinzioni e opinioni, le proprie esigenze, i propri desideri, le proprie interpretazioni e le proprie teologie. E tali prospettive, convinzioni, opinioni, esigenze, desideri, interpretazioni e teologie permeavano tutto ciò che essi dicevano. Ecco perché erano uno diverso dall' altro. E ciò significava anche che Marco non diceva la stessa cosa che diceva Luca perché non intendeva la stessa cosa di Luca. Giovanni è diverso da Matteo, non è la stessa cosa. Paolo si differenzia dal Luca degli Atti degli apostoli. E Giacomo è diverso da Paolo. Ciascun autore è un autore umano e deve essere letto per ciò che egli (supponendo che fossero tutti uomini) ha da dire, e non partendo dal presupposto che quello che dice sia la stessa cosa o qualcosa di simile o di coerente con ciò che qualunque altro autore ha da dire. La Bibbia, in definitiva, è un libro molto umano.
Questa era per me una prospettiva nuova, diversa da quella che avevo quando ero un cristiano evangelico e da quella della maggioranza degli evangelici di oggi.
Faccio un esempio della differenza che la mia mutata prospettiva poteva comportare nell'interpretazione della Bibbia. Quando ero al Moody Bible Institute, uno dei testi più popolari al campus era l'apocalittico programma di HaI Lindsey, Addio Terra, ultimo pianeta. L'opera di Lindsey non era popolare solo al Moody: di fatto, è stato il libro di saggistica in lingua inglese più venduto degli anni Settanta (a eccezione della Bibbia e usando il termine saggistica con un ,certo grado di approssimazione). Lindsey, come noi al Moody, era convinto che la Bibbia fosse assolutamente infallibile in ogni sua singola parola, tanto che era possibile leggere il Nuovo Testamento e sapere non solo come Dio voleva che si vivesse e cosa voleva che si credesse, ma anche ciò che Dio stesso programmava di fare nel futuro e come l'avrebbe fatto. Il mondo stava procedendo verso una crisi apocalittica di proporzioni catastrofiche e si potevano leggere le parole delle Sacre Scritture per mostrare che cosa sarebbe accaduto, come e quando.
Ero colpito soprattutto dal «quando». Lindsey faceva riferimento alla parabola di Gesù sull'albero di fico per trarre indicazioni su quando c'era da aspettarsi la futura battaglia finale tra il bene e il male. I discepoli di Gesù vogliono sapere quando arriverà la «fine» e Gesù risponde:
Dal fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che il Figlio dell'uomo è proprio alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.
Cosa significa la parabola? Lindsey, ritenendo che si tratti della parola certa di Dio, decifra il messaggio osservando che nella Bibbia l' «albero di fico» è spesso usato come immagine della nazione d'Israele. Che cosa vorrebbe dire per Israele mettere le foglie? Significherebbe che la
nazione, dopo essere rimasta in letargo per una stagione
(l'inverno), sarebbe tornata a vivere. E quando tornò alla vita Israele? Nel 1948, quando ridivenne una nazione sovrana. Gesù dichiara che la fine sarebbe giunta entro la stessa generazione in cui ciò fosse accaduto. E quanto tempo dura una generazione della Bibbia? Quarant'anni. Ecco dunque l'insegnamento di ispirazione divina, direttamente dalle labbra di Gesù: la fine del mondo arriverà in un momento che precede il 1988, quarant'anni dopo la ricomparsa di Israele.
Tale messaggio era per noi assolutamente irrefutabile. Adesso può sembrare strano (considerato che il 1988 è venuto e se n'è andato senza che il mondo finisse); d'altra parte, però, esistono milioni di cristiani che ancora credono che la Bibbia possa essere consultata letteralmente, come profezia ispirata di ciò che presto dovrà verificarsi per porre termine alla storia così come la conosciamo. Testimonianza ne sia l'attuale mania per la serie romanzesca di Tim LaHaye e Jerry B. Jenkins Gli esclusi, un'altra visione apocalittica del nostro futuro basata su un'interpretazione
letterale della Bibbia, serie che ha venduto più di sessanta milioni di copie. Dal leggere la Bibbia come un programma infallibile per la nostra fede, la nostra vita e jJ nostro futuro al considerarla un libro umanissimo, con punti di vista molto personali, assai diversi uno dall' altro e nessuno in grado di fornire la guida sicura di come dovremmo vivere, il cambiamento è radicale. Questa è la svolta subita dalle mie convinzioni e nella quale sono ormai impegnato anima e corpo. Naturalmente, molti cristiani non hanno mai creduto in una tale concezione letterale della Bibbia e ai loro occhi essa potrebbe apparire parziale e priva di sfumature (per non dire bizzarra e senza alcun rapporto con le questioni di fede). Eppure esistono molte persone che vedono ancora la Bibbia in questo modo. Ogni tanto noto sui paraurti dei veicoli un adesivo che recita: «L'ha detto Dio, io ci credo e questo è quanto». La mia reazione è sempre: e se Dio non l'avesse detto? E se il libro che si ritiene riveli le parole di Dio contenesse invece le parole di altri esseri umani? E se la Bibbia non desse una risposta sicura agli interrogativi dell'era moderna come aborto, diritti delle donne, diritti degli omosessuali, supremazia religiosa, democrazia all'occidentale e affini? E se dovessimo riuscire a capire come vivere e cosa credere per conto nostro, senza erigere le Sacre Scritture a falso idolo o a oracolo che offre una linea diretta di comunicazione con l'Onnipotente? Esistono fondati motivi per pensare che essa non sia questa sorta di guida infallibile per le nostre vite: fra l'altro, come ho già accennato, in molti punti noi (in qualità di studiosi o solo di normali lettori) non sappiamo neppure quali fossero le parole della versione originale.
La mia teologia personale mutò in maniera radicale a seguito di questa consapevolezza, che mi condusse su strade
molto diverse da quelle che avevo percorso alla fine della mia adolescenza e intorno ai vent'anni. Continuo a riconoscere il valore della Bibbia e i molti e diversi messaggi che essa contiene, così come sono giunto ad apprezzare gli altri scritti dei primi cristiani risalenti pressappoco alla stessa epoca o di poco posteriori, le opere di personaggi meno noti come Ignazio di Antiochia, Clemente di Roma e Barnaba di Alessandria, gli scritti di persone di altre fedi più o meno di quell'epoca, le opere di Flavio Giuseppe, Luciano di Samosata e Plutarco. Tutti questi autori tentano di comprendere il mondo e quale sia il loro posto in esso. Tutti hanno preziosi insegnamenti da offrirci. È importante sapere quali furono le loro parole per capire che cosa avevano da dirci e poi giudicare da soli che cosa pensare e come vivere alla luce di tali insegnamenti.
Questo mi riporta al mio interesse per i manoscritti del Nuovo Testamento e allo studio di quei manoscritti nell'ambito della critica testuale. Sono convinto che si tratti di un lavoro avvincente e affascinante, importante non solo per gli studiosi, ma per chiunque nutra interesse per la Bibbia (sia che si attenga a un'interpretazione letterale, sia che se ne stia allontanando o che la rifiuti decisamente, o anche solo per chiunque nutra un remoto interesse per quel testo come fenomeno storico e culturale).
Ciò che colpisce, tuttavia, è che la maggioranza dei lettori (anche quelli interessati al cristianesimo, alle Scritture, agli studi biblici, convinti o no che la Bibbia sia infallibile) non sappia quasi nulla di critica testuale. E non è difficile capire perché. Infatti, sebbene il tema sia stato materia per
eruditi da più di tre secoli ormai, non esiste in pratica un libro che ne tratti e sia rivolto a un pubblico di profani, vale a dire a coloro che non sanno nulla sull' argomento, non
conoscono il greco né le altre lingue necessarie a un tale studio approfondito e non sono neppure consapevoli che esista una «questione» in relazione al testo, ma che, tuttavia, sarebbero interessati ad apprendere quali sono i problemi e come gli studiosi abbiano tentato di risolverli.
Questo è proprio quel tipo di libro: per quanto ne so, esso è il primo nel suo genere. È scritto per coloro che sono digiuni di critica testuale, ma che potrebbero essere interessati a sapere come gli scribi modificarono le Sacre Scritture e come ora sia possibile capire dove lo hanno fatto. È scritto sulla base dei miei trent'anni di riflessioni sull'argomento e dalla mia prospettiva attuale, successiva ai radicali mutamenti verificatisi nel mio modo di intendere la Bibbia. È scritto per chiunque sia interessato a conoscere come il Nuovo Testamento sia giunto fino a noi; ad apprendere come, in alcuni casi, non sappiamo neppure quali fossero le parole autentiche; a scoprire in quali modi interessanti tali parole furono di quando in quando modificate e come potremmo, applicando alcuni rigorosi metodi di analisi, ricostruire il testo originale.
Per diversi aspetti, dunque, è un libro molto personale, il risultato finale di un lungo cammino. Anche per i lettori, forse, potrà essere parte di un cammino personale.”

(Mondadori - "Gesù non l’ha mai detto" – Introduzione)


Saluti
Andrea
barnabino
00mercoledì 2 maggio 2007 22:47
Le tesi di Ehrman dimostrano come è possibile che i copisti abbiano sostituito, per motivi ideologici, il tetragramma con "Signore" fin dal II secolo, seguendo una pratica comune per la LXX.

Leggendo il libro di Ehrman non ho però avuto l'impressione che egli sostenga che non ci possiamo fidare del testo del NT attuale, che ci è pervenuto in centinaia di manoscritti. Mi puoi dire dove trovi questa affermazione?

[SM=x511465]
spirito!libero
00mercoledì 2 maggio 2007 23:26
“Leggendo il libro di Ehrman non ho però avuto l'impressione che egli sostenga che non ci possiamo fidare del testo del NT attuale”

Dipende cosa intendi tu per “fidarsi del NT attuale”. Se leggi l’introduzione che ho postato, l’autore sostiene che non si può essere dei letteralisti del libro, proprio alla maniera dei tdg, perché il testo pervenutoci è tutt’altro che certo, è tutt’altro che dettato da Dio agli autori parola per parola o versetto per versetto, questo sostiene Ehrman:

“Ma i miei studi cominciarono a crearmi dei seri problemi. [..]E alla fine conclusi: «Be'... forse Marco ha commesso un errore”

“Ammetterlo fu come aprire una diga”

“Infatti, se poteva esistere un piccolo, insignificante errore in Marco 2, forse potevano esistere errori anche altrove. Forse, quando più avanti, in Marco 4, Gesù dice che il granello di senapa è «il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra», non era necessario che io trovassi una spiegazione fantasiosa per tale affermazione, che sapevo benissimo non corrispondere alla realtà” [Ah se lo capissero i tdg !!]

“Quando Marco dice che Gesù fu crocifisso il giorno dopo il pranzo della Pasqua ebraica (Me 14,12; 15,25) e Giovanni dice che morì il giorno prima che esso fosse consumato (Gv 19,14), forse si tratta di un'autentica discrepanza.”

“Dire che gli originali furono ispirati va bene, ma la realtà è che noi non ne siamo in possesso, e dunque quell'affermazione non è di grande aiuto, a meno che non si sia in grado di ricostruirli. Inoltre, in tutta la storia della Chiesa la maggioranza dei cristiani non ha avuto accesso agli originali”

“Non soltanto non abbiamo gli originali, ma non siamo neppure in possesso delle loro prime copie. Anzi, non abbiamo nemmeno le copie delle copie, e neppure le copie delle copie delle copie. Quello che possediamo sono copie eseguite più tardi, molto più tardi. Nella maggior parte dei casi, diversi secoli dopo”

“E le copie sono tutte differenti una dall' altra, in migliaia di punti. Come vedremo più avanti, i passi divergenti sono così tanti che non sappiamo neppure quante siano le differenze. La cosa più semplice è forse esprimersi in termini comparativi: fra i tanti manoscritti in nostro possesso esiste un numero di differenze superiore a quello delle parole del Nuovo Testamento. “

E rispondendo precisamente alla tua domanda:

In ogni caso, che cosa bisogna dedurre da tutte queste differenze? Che senso ha sostenere che Dio ha ispirato ogni singola parola delle Sacre Scritture dal momento che noi non le abbiamo? In alcuni punti, come vedremo, non possiamo affatto essere sicuri di avere ricostruito il testo originale con precisione. È un po' difficile conoscere il significato delle parole della Bibbia se non sappiamo neppure quali esse siano!”

Quindi ne deriva:

Questo, per la mia concezione dell'ispirazione, diventò un problema; infatti, mi rendevo conto che, per Dio, salvaguardare le parole delle Sacre Scritture non sarebbe stato più difficile che averle ispirate. Se avesse voluto che il popolo avesse le sue parole, senza dubbio gliele avrebbe date (e magari anche in una lingua che tutti potessero comprendere, invece che in greco o in ebraico). Il fatto che non ne siamo in possesso doveva senz'altro significare, pensavo, che non le aveva conservate per noi. E se non aveva compiuto tale miracolo, sembrava non esservi motivo di pensare che prima avesse compiuto il miracolo di ispirarle.”

Direi un finale sconcertante, non trovi ?

Difatti Ehrman cambiò completamente opinione sulla Bibbia sulla sua ispirazione letterale:

In breve, lo studio del Nuovo Testamento in greco e le mie ricerche sui manoscritti che lo contengono mi condussero a un ripensa mento radicale della mia interpretazione di che cosa sia la Bibbia[..] la mia fede si era basata su una certa visione della Bibbia in quanto parola infallibile e pienamente ispirata di Dio.
Ora non la vedevo più in questo modo essa cominciava ad apparirmi come un libro molto umano. Proprio come degli scribi umani avevano copiato e modificato i testi delle Sacre Scritture, così, in origine, autori umani li avevano scritti. Si trattava di un libro umano dall'inizio alla fine”


Ripeto, basta leggere l’introduzione per rendersi conto dell’inutilità del fondamentalismo biblico, sembra che Ehrman scriva proprio per voi amici tdg.

Saluti
Andrea

[Modificato da spirito!libero 02/05/2007 23.27]

barnabino
00giovedì 3 maggio 2007 11:41
Caro Spirito,


l’autore sostiene che non si può essere dei letteralisti del libro, proprio alla maniera dei tdg, perché il testo pervenutoci è tutt’altro che certo



Ti ripeto, non mi pare che Erhman sostenga questo, che ci siano delle alterazioni "ortodosse" è cosa risaputa, ma che questi problemi non siano stati risolti dalla critica (o quanto meno individuati e dunque discutibili) e che dunque il testo attuale sia sostanzialmente affidabile non è messo in dubbio dall'autore.


[Ah se lo capissero i tdg !!]



Ti risulta che i TdG sostengano che il granello di senapa sia il più piccolo seme della terra???


In alcuni punti, come vedremo, non possiamo affatto essere sicuri di avere ricostruito il testo originale con precisione



Però ne consciamo le varianti e dunque possiamo giudicare criticamente quei testi e proporre altre spiegazioni e alternativa teologiche. Non ci vedo nulla di allarmante e nulla che i TdG non facciano e sappiano, le varianti testuali più importanti sono di solito riportate nelle note in calce.


basta leggere l’introduzione per rendersi conto dell’inutilità del fondamentalismo biblico, sembra che Ehrman scriva proprio per voi amici tdg.



La posizione di Ehrman non è nuova, e non credo che scriva per i TdG poichè l'innerranza delle scritture accomuna nmolti cristiani, compresi molti cattolici. Personalmente non trovo le sue tesi allarmanti, ma molto utili per capire l'evoluzione del testo ed i tentativi di manipolare le scritture da parte di coloro che dovevano conservarle.

Ciao



[Modificato da barnabino 03/05/2007 11.46]

spirito!libero
00giovedì 3 maggio 2007 12:57
“che dunque il testo attuale sia sostanzialmente affidabile non è messo in dubbio dall'autore.”

Certo che dibattere con voi è proprio un’impresa assolutamente inutile. Ma sai leggere ? ti riporto per la terza volta le frasi che salti a piè pari:

“Che senso ha sostenere che Dio ha ispirato ogni singola parola delle Sacre Scritture dal momento che noi non le abbiamo?”

“In alcuni punti, come vedremo, non possiamo affatto essere sicuri di avere ricostruito il testo originale con precisione”

“non sappiamo neppure quali esse siano!”

secondo te cosa vuol dire “non le abbiamo” ? cosa vuol dire “non avere il testo originale con precisione” ? cosa vuol dire “non sappiamo quali esse siano” ?

Non so vedi un po’ tu.

“Ti risulta che i TdG sostengano che il granello di senapa sia il più piccolo seme della terra???”

Se non lo sostengono allora non possono dire di leggere la Bibbia letteralmente. E poi non mi soprenderebbe affatto se lo credeste visto che credete alla letteralità di Genesi compresi Adamo ed Eva.

“Però ne consciamo le varianti e dunque possiamo giudicare criticamente quei testi e proporre altre spiegazioni e alternativa teologiche”

Ma non puoi essere certo di quale sia stato il testo originale.

“La posizione di Ehrman non è nuova, e non credo che scriva per i TdG “

Ovviamente ho scritto “sembra”, per il semplice fatto che i gruppi a cui ha aderito in adolescenza hanno lo stesso approccio biblico letteralista e fondamentalista che avete voi.

“l'innerranza delle scritture accomuna nmolti cristiani, compresi molti cattolici”

Come puoi sostenere l’inerranza se si è mostrato che la Bibbia si contraddice, come dice lo stesso Ehrman ?

Saluti
Andrea

saulo1976
00domenica 6 maggio 2007 20:57
il pensiero di Erhman è il pensiero di tanti...il punto è che se si ritiene la bibbia un libro semplicemente "umano" ...perdi la fede in Dio...o per lo meno non puoi percepire in pieno il messaggio divino...ne viene fuori una fede ibrida...dove la componente umana(in realtà) diventa più determinante delle sacre scritture...seguendo questo ragionamento la Chiesa Cattolica si è allontanata dalle sacre scritture...elevando la tradizione umana...a qualcosa di superiore....a qualcosa in grado di smentire le Scritture stesse....

spirito libero ognuno è libero di vedere le cose come meglio crede...solo noto che tu guardi con molto sospetto le sacre scritture...mentre sostieni l'evoluzione con tutta la tua forza...quindi con molta fiducia...

questo è lo stesso identico errore che ho commesso io tempo fa....ho sottovalutato le Scritture...e ho invece dato peso alle teorie di uomini...per poi scoprire piano piano che avevo sbagliato....rifletti su questo...indipendentemente dall'esito che potrai raggiungere...uno studio biblico con i testimoni di Geova ti può essere molto utile...come per esempio leggere alcune loro pubblicazioni....sai perchè ti dico questo...perchè per molte delle domande che poni ...c'è una risposta...che magari non sarà del tutto soddisfacente...ma ti apre un pò la mente...grazie a loro ho poi approfondito meglio certe teorie come l'evoluzione...dico grazie a loro ma non mi sono limitato a leggere solo pubblicazioni dei testimoni di Geova...quello è stato solo l'inizio...studia la bibbia in maniera approfondita come fai con l'evoluzione ...a qualunque conclusione arriverai...sono convinto di una cosa...non sarà una perdita di tempo per te...
barnabino
00domenica 6 maggio 2007 22:29
Caro Andrea,


Certo che dibattere con voi è proprio un’impresa assolutamente inutile



Con "voi" chi? Qui stiamo dibattendo io e te, ti sto esponendo solo la mia opinione.


secondo te cosa vuol dire “non le abbiamo” ? cosa vuol dire “non avere il testo originale con precisione” ? cosa vuol dire “non sappiamo quali esse siano”?



Significa che il testo che abbiamo non è il testo "originale" del NT, ma che di esso esistono diverse varianti, che conosciamo molto bene e che sono usate dalla critica per ricostruire un testo che possiamo ritenere affidabile.

Naturalmente alcune varianti rimangono disputate e non sappiamo con certezza quale era la lezione originale, ma tali casi sono piuttosto rari e comunque, conoscendo le diverse lezioni, possiamo fare delle ipotesi attorno a queste variazioni.

Ehrman non sta certo dicendo che il testo che ci è pervenuto attraverso gli sforzi della critica testuale sia inaffidabile, ne vuole solo evidenziare i comprensibili limiti. Ma i TdG non negano di certo quanto dice Ehrman, tanto è vero che nella nostra traduzione spesso sono riportate variazioni testuali significative, dove è il problema?


Se non lo sostengono allora non possono dire di leggere la Bibbia letteralmente



Infatti i TdG non leggono la Bibbia letteralmente in sneso stretto. E comunque questo non ha a che fare con l'affidabilità del testo ma con l'interpretazione delle presunte contraddizioni in esso presenti.


Ma non puoi essere certo di quale sia stato il testo originale



Perchè? I TdG hanno mai detto che quello che abbiamo è il testo originale? Si tratta di una ricostruzione scientifica ragionevolmente affidabile, dove non lo è possiamo ragionare sulle variazioni presenti, tenendo conto che nel testo vi è un certo grado di incertezza. Non vedo il problema, come ti ho detto la maggior parte di edizioni per studio riporta le variazioni più significative.


i gruppi a cui ha aderito in adolescenza hanno lo stesso approccio biblico letteralista e fondamentalista che avete voi.



Ci trovi qualcosa di male? Se Ehrman giuge a certe conclusioni altri giungono a conclusioni diverse, magari intermedia, possiamo discuterne ma non capisco il tuo tono.


Come puoi sostenere l’inerranza se si è mostrato che la Bibbia si contraddice, come dice lo stesso Ehrman ?



Difficile dire se un testo scritto 2000 anni fa si contraddice, se si tratta di errori di copisti, di dettagli noti all'epoca e ora dimenticati o altro. Molte contraddizioni sono facilmente spiegabili e le altre si riducono a pochi passi che riguardano per lo più dei dettagli.

Ciao











[Modificato da barnabino 06/05/2007 22.29]

spirito!libero
00lunedì 7 maggio 2007 11:18
Barnabino,

Ehrman ha fatto un percorso, io volevo solo farlo leggere a tutti, fine del discorso. Egli ha abbandonato il letteralismo perchè si è reso conto che è stupido credere ad un testo che non abbiamo più.

Egli crede che il NT sia impreciso e duqnue non si può basare la propria esistenza su un testo "ricostruito" sorpattutto se preso alla lettera.

Non venire a raccontare a me che non siete letteralisti quando vi scannate addirittura per un articolo indeterminativo di un versetto !!! (Gv 1,1)

Se non è letteralismo questo !

Per Saulo

Non mi conosci per questo hai scritto quelle cose. Credo di conoscere approfonditamente il testo biblico. Inoltre sei un illuso a credere di non seguire "teorie degli uomini" giacchè le interpretazioni che segui sono degli uomini. Inoltre questa tua visione è molto distorta, perhè gli uomini non inventano teoria ma guardano la realtà ed Ehrman ha solo descritto dei fatti che sono sotto gli occhi di tutti, basta aprirli gli occhi.

Tu dici "grazie ai tdg" io ti dico "per colpa dei tdg" hai chiuso gli occhi....riaprili (inoltre i tdg non sono uomini acnhe loro ?)

Ciao
Andrea


Saluti
Andrea

[Modificato da spirito!libero 07/05/2007 11.19]

barnabino
00lunedì 7 maggio 2007 14:49
Caro Spirito,


Egli ha abbandonato il letteralismo perchè si è reso conto che è stupido credere ad un testo che non abbiamo più.



Ti ripeto, stai esagerando e banalizzando le conclusioni di Ehrman, che non sta dicendo di buttare alle ortiche il testo del NT che abbiamo in possesso, ma sta dicendo che dobbiamo valutarlo criticamente, quello che i TdG hanno sempre fatto, a partire dall'uso di Geova nel NT in alcuni passi.

Tra dire che un testo non è affidabile ed è inutilizzabile e dire di valutarlo criticamente c'è una differenza abissale.


Egli crede che il NT sia impreciso e dunque non si può basare la propria esistenza su un testo "ricostruito" sorpattutto se preso alla lettera



Che vi siano delle trascurabili differenze nel testo, per di più individuate dalla critica, non mi pare che possa indurci a pensare che il NT è impreciso o inutilizzabile come guida per la propria vita. Se ci sono delle differenze macriscopiche e significative se ne deve tener conto (e non mi risulta che i TdG non lo facciano) ma per il resto il tetso del NT, a mio avviso, è sufficientemente e ragionevolamente quello che ci è pervenuto e dove non lo è possiamo ragionarci.

Queli passi in particolare secondo te dimostrano che i TdG basano le loro dottrine su un testo incerto?


Non venire a raccontare a me che non siete letteralisti quando vi scannate addirittura per un articolo indeterminativo di un versetto !!!



Non vedo il problema, con molta naturalezza io inserisco quel passo (di cui per quanto ne sappia non ci sono grandi variazioni testuali) nel contesto generale delle scritture. Ci si può stupire per il significato (Gesù era Dio, era un dio, in che senso lo era) ma non vedo problemi nel testo in sé, su cui non ci sono grossi dubbi, risale certo al primo secolo.

Certo, noi crediamo che Giovanni parlò "ispirato" dallo spirito di Dio e che dunque quelle parole, espresse in termini umani, non siano opinioni di Giovanni ma dell'ispirazione divina. Ma non vedo come questo abbia a che fare con la trasmissione del testo. Essa non prova ne contraddice l'ide adi ispirazione che non è dettatura.

I fatti è che il testo del NT contiene diverse varianti, conosciute e valutate criticamente, ma che il testo che possidiamo sia ragionevolmente vicino a quello originale.

Shalom

[Modificato da barnabino 07/05/2007 14.52]

spirito!libero
00lunedì 7 maggio 2007 14:55
"I fatti è che il testo del NT contiene diverse varianti, conosciute e valutate criticamente, ma che il testo che possidiamo sia ragionevolmente vicino a quello originale. "

Ma questo lo posso sostenere io o chi come me non crede all'inerranza totale delle scritture.

Invece voi tdg credete che ogni singola parola si ispirata, anzi direi DETTATA da Dio. Che poi tu quì ora vorresti far credere il contrario non mi tange.

Io so come interpreta il CD la Bibbia e come tutti i tdg vedono la Bibbia, cioè come letteralmetne caduta dal cielo dalla mente di Dio alla mente dell'agiografo.

E' queta visione che è fanciullesca e illogica. Ehrman questo sostiene.

La dimostrazione sta tra le altre miriadi, proprio in Gv 1,1 dove il vostro letteralismo ha messo un "un" per dire che Gesù non è Dio ma "un Dio". Ecco perchè siete attaccati alle singole parole, perchè le vostre dottrine sono da approccio letteralista, idem per il sangue.


Saluti
Andrea
Ignorantia
00lunedì 7 maggio 2007 16:14
Onestamente non capisco cosa c'entri Gv 1:1 con una esegesi di tipo letteralista.

Per il resto, come certamente saprai, i TdG credono che la Bibbia contenga alcune verità atemporali valide per i cristiani di tutte le epoche.
I TdG credono che la Bibbia sia arrivata sino a noi oggi perchè questa era la volontà di Dio.
I TdG credono che Dio abbia usato degli uomini come "strumenti" per trasmettere la sua Parola scritta.

Per i TdG, la formazione della Bibbia è molto meno lineare di quello che tu pensi che noi pensiamo:
è vero che ci sono alcune parti che riteniamo essere state dettate da Dio, ma è altresì vero che Dio ha lasciato liberi gli agiografi di scrivere secondo la loro personalità e non certo sotto dettatura.
Se lo spirito santo avesse dettato parola per parola non sarebbe possibile rilevare lo stile di ogni scrittore.

Secondo te la Bibbia sbaglia in qualche punto particolare? Perchè non ne evidenzi uno in modo da discutere su qualcosa di più preciso?
christofer2006
00lunedì 7 maggio 2007 17:20

Invece voi tdg credete che ogni singola parola si ispirata, anzi direi DETTATA da Dio. Che poi tu quì ora vorresti far credere il contrario non mi tange.

Io so come interpreta il CD la Bibbia e come tutti i tdg vedono la Bibbia, cioè come letteralmetne caduta dal cielo dalla mente di Dio alla mente dell'agiografo



Un aforisma sempre prezioso che ti consiglio vivamente di seguire: "Delle cose delle quali non si conosce meglio tacere".

Hai detto 8 inesattezze in 4 righe...

[Modificato da christofer2006 07/05/2007 17.22]

spirito!libero
00lunedì 7 maggio 2007 17:26
“Onestamente non capisco cosa c'entri Gv 1:1 con una esegesi di tipo letteralista. “

Cosa c’entra ? prova a leggere la frase senza l’ “un” e poi dimmi cosa ne deduci.

“Per i TdG, la formazione della Bibbia è molto meno lineare di quello che tu pensi che noi pensiamo”

Io non penso, leggo le vostre riviste.

“è vero che ci sono alcune parti che riteniamo essere state dettate da Dio”

E come concili questa cosa con il fatto che non sappiamo oggi quali siano le parole esatte ?

“Secondo te la Bibbia sbaglia in qualche punto particolare? Perchè non ne evidenzi uno in modo da discutere su qualcosa di più preciso?”

L’ho fatto centinaia di volte con molti tdg, alcuni hanno capito altri si sono arroccati in posizioni assolutamente irrazionali, compreso il fatto che gli uomini vivevano 900 anni e che siano realmetne esistiti l'eden e Adamo ed Eva.

“Un aforisma sempre prezioso che ti consiglio vivamente di seguire: "Delle cose delle quali non si conosce meglio tacere".
Hai detto 10 inesattezze in 6 righe... “

Io conosco molto bene i vostri intendimenti, meglio di quanto pensi.

Saluti
Andrea

Ignorantia
00lunedì 7 maggio 2007 17:51
Re:

Cosa c’entra ? prova a leggere la frase senza l’ “un” e poi dimmi cosa ne deduci.



Ne deduco quello che ne deduce il teologo Klaus Wengst, il quale afferma in merito a Gv 1:1 : “La Parola iniziale ha il suo posto ‘presso’ Dio. Essa viene accostata il più possibile a Dio, ma non identificata con lui”. (Il Vangelo di Giovanni - Ed. Queriniana, Brescia, pag. 44)


“Per i TdG, la formazione della Bibbia è molto meno lineare di quello che tu pensi che noi pensiamo”




Io non penso, leggo le vostre riviste.



E ne vai anche fiero? ... a leggere senza pensare, poi si arriva alle tue conclusioni.


E come concili questa cosa con il fatto che non sappiamo oggi quali siano le parole esatte ?



La critica testuale ... ti dice nulla?


il fatto che gli uomini vivevano 900 anni e che siano realmetne esistiti l'eden e Adamo ed Eva.



Vorrei farti presente che esistono alcuni tentativi di armonizzare le lunghe età dei patriarchi con quelle attuali. al massimo quindi potresti dire chela nostra esegesi (TdG) è sbagliata, non che lo sia la Bibbia. E, in subordine, la fede di un TdG non si fonda sull'età di Matusalemme piuttosto che su quella di Noè.


Io conosco molto bene i vostri intendimenti, meglio di quanto pensi.



Non mi sembra.
Ciao
spirito!libero
00lunedì 7 maggio 2007 17:56
Tu fai dei discorsi esegetici che stanno bene in bocca ad un cattolico non ad un tdg.

Stai usando le argometnazioni dei teologi cattolici per giustificare l'ispirazione divina, ma questa teologia non è la vostra.

Voi siete dei letteralisti del libro e non ho problemi ha portarti i riferimenti alle vostre riviste in cui questo è palesemente dichiarato.

L'opinione di un teologo è nulla giacchè il 90% dei teologi cristiani sostengono che in Giovanni Gesù è Dio. Difatti ci avete messo un bel "un" cosicchè da fugare ogni dubbio.

Ripeto, conosco molto bene le vostre dottrine e capisco anche quando usi argometnazioni non vostre che non usereste mai ufficialmente perhcè non concordano con quanto comandato dal CD.

Saluti
Andrea
christofer2006
00lunedì 7 maggio 2007 17:58

Io conosco molto bene i vostri intendimenti, meglio di quanto pensi.



Non mi limito a pensare, ma anche a leggere quello che scrivi. E questo dimostra che non conosci molto bene l'ortodossia e l'ortoprassi dei cristiani testimoni di Geova!
spirito!libero
00lunedì 7 maggio 2007 18:03
"E questo dimostra che non conosci molto bene l'ortodossia e l'ortoprassi dei cristiani testimoni di Geova! "

Io sostengo di si, se così non fosse ti prego di segnalarmi dove avrei errato ma non solo con le tue parole, ma portandomi le citazioni precise delle vostre riviste e pubblicazioni ufficiali in cui si dice ciò che sostieni tu.

Saluti
Andrea
spirito!libero
00lunedì 7 maggio 2007 18:08
non sono cattolico, sono agnostico. Ma conosco molto bene sia voi che i cattolici oltre che dibattere da anni con voi e con i cattolici appunto.

Inoltre non è questione di copyright ma di coerenza con le vostre pubblicazioni. Tu stia sostenendo una dottrina dell'ispirazione che è figlia della teologia cattolica e non la vostra. Smentiscimi citandomi le riviste e altre pubblicazioni in cui si dice che la Bibbia è ispirata nel suo messaggio teologico e non letteralmente, ovvero che gli agiografi hanno scritto secondo il loro modo di esprimersi e che quindi molti racconti sono metaforici e non storici.

E' ovvio che non troverai nulla di questo nelle vostre pubblicazioni perchè voi siete dei letteralisti, cioè credete che i racconti ad esempio di genesi si svolsero letteralmente in quel modo, così come tutti gil avvenimenti e racconti biblici.

Proprio per quetso vostro approccio Ehrman ha scritto quel libro, per farvi capire che è ridicolo.

Saluti
Andrea
christofer2006
00lunedì 7 maggio 2007 18:12

Io sostengo di si, se così non fosse ti prego di segnalarmi dove avrei errato ma non solo con le tue parole, ma portandomi le citazioni precise delle vostre riviste e pubblicazioni ufficiali in cui si dice ciò che sostieni tu.



Basta questa semplice frase tratta dal nostro Dizionario Biblico per dimostrare che non conosci la teologia biblica dei Testimoni:

*** it-2 p. 59 Ispirazione ***
"L’individualità espressiva dei singoli scrittori biblici è conciliabile con l’ispirazione divina della Bibbia?
È comunque evidente che gli uomini impiegati da Dio per redigere le Scritture non furono semplici automi che si limitassero a scrivere sotto dettatura".

[Modificato da christofer2006 07/05/2007 18.15]

spirito!libero
00lunedì 7 maggio 2007 19:28
Ma davvero ? allora vi contraddicete da soli, ti ricordi la segretaria o te la devo citare ? citiamola va:

Cfr. Potete vivere per sempre, p. 49 l’immagine di un uomo d’affari che detta alla segretaria alla macchina da scrivere !!


Allora ?




saulo1976
00lunedì 7 maggio 2007 19:43
penso anch'io che spirito libero sia un pò disinformato...dice di leggere le riviste...ma ha mai condotto uno studio biblico vero e proprio?...io credo di no...

questo è il mio secondo studio biblico con i testimoni di geova...la prima volta era per lo più una curiosità...però da lì è iniziata la mia ricerca di Dio...e ti assicuro che per uno ateo è un viaggio particolare...e sono arrivato piano piano a capire il messaggio della bibbia...

quello non si è perso per strada....vive ancora con questo straordinario libro...ed è questa la cosa più importante....i testimoni di Geova non vedono tutto in maniera letterale...semplicemente lo considerano un libro ispirato da Dio...per la Chiesa Cattolica contano più le tradizioni umane degli scritti sacri...e questo lo puoi notare leggendo svariati libri storici...più volte ho fatto notare come il pensiero dei primi cristiani sulla guerra è molto lontano da quello dell'attuale Chiesa cattolica...i primi cristiani seguendo l'insegnamento di Gesù non imparavano a combattere...non partecipavano alle guerre...la Chiesa Cattolica oggi permette al cristiano di imparare a combattere...di partecipare alle guerre...ha trasformato il messaggio cristiano ...che viene da Dio..in un messaggio umano...piano piano si è allontanata dal Dio della bibbia...


i testimoni di Geova stanno cercando di seguire la strada inversa...la loro è una continua ricerca del Dio della bibbia...e difendono a denti stretti la sua parola ispirata anche in quei casi dove sembra non esserci una spiegazione plausibile al momento....riuscire a capire per esempio che senso abbia avuto creare i dinosauri...è un mistero che solo Dio può sapere....ma la fiducia che hanno in questo...che c'è un senso se Dio ha creato pure i dinosauri...beh dimostra quanta fiducia ripongano nel Dio della bibbia...forse non lo sai ma Russell...il fondatore dei primi studenti biblici...era un tipo piuttosto complicato...ad un certo punto si era pure allontanato dalla bibbia...per cercare Dio...ma è ritornato sempre lì...ti ripeto la bibbia merita uno studio molto approfondito...e i testimoni di Geova danno una chiave di lettura della bibbia ...che merita attenzione...indipendentemente poi da quello che uno poi cerca...puoi cercare Dio...o semplicemente arricchire il tuo bagaglio culturale ... solo non ti basare su ciò che ti raccontano altri di loro...ragiona con loro...cerca il dialogo...magari non sarà facile all'inizio...ma sei un tipo molto curioso...e alla fine potrai dare un giudizio forse più equilibrato...
spirito!libero
00lunedì 7 maggio 2007 19:53
“penso anch'io che spirito libero sia un pò disinformato...dice di leggere le riviste...ma ha mai condotto uno studio biblico vero e proprio?...io credo di no...”

Con i tdg no di certo visto che il loro metodo è da fondamentalismo protestante americano. Io leggo gli autori seri e di studi ne ho fatti, per lo più sul NT e con MANUALI universitari, con le edizioni critiche, con le MONOGRAFIE universitarie ecc... e non con le pubblicazioni di una casa editrice americana.

Se anche tu avessi fatto lo stesso, ti si sarebbe aperto un modno nuovo.

Saluti
Andrea
giainuso
00lunedì 7 maggio 2007 20:44
Occorre fare dei distinguo.
Mentre in relazione,diciamo alla "semiotica" i TdG ammettono la possibilità dell'influenza dell'agiografo nel complesso credono che "semanticamente" nulla di umano si trovi nelle scritture.

Quindi è vero che il vangelo di Luca non può prescindere dal fatto che egli fosse un medico ma la stessa cosa non può dirsi del contenuto.
Tutte quelle incongruenze che in assenza di un approccio letteralsita vengono normalmente accettate tra i TdG necessitano di spiegazioni atte ad armonizzare quello che di fatto non può essere un errore,essendo in ultima analisi Dio l'autore,nel senso più stretto,dei testi.

E questo stesso approccio lo ritroviamo nella analisi di quelle parti delle scritture che sono in aperto conflitto con le scoperte scientifiche.

Pensiamo al tema dl "circolo della terra".Per i TdG questa frase denota che l'agiografo sotto ispirazione descrive proprio il globo terrestre di cui non può avere consapevolezza.Ma siamo proprio sicuri che di terra tonda si parlasse ?

Se accettassi veramente l'idea della presenza dell'uomo nelle scritture non avrei problemi a dire che "le distese di sopra" di Genesi non ci informano miracolosamente della presenza di acqua in cielo ma rispecchiano semplicemente la credenza dei popoli antiche per la quale la pioggia era dovuta all'acqua "di sopra" che filtrava attraverso dei piccoli forellini.

E potrei continuare.

Ora se accettiamo l'idea che l'agiografo possa aver scelto autonomamente dei "segni" per esprimersi e che questi segni possono essere stati alterati nel tempo,non possiamo poi negare la possibilità che l'umana scelta dei "segni" possa aver influenzato anche il "senso" di alcuni passi.E che quindi anche semanticamente si possa ricostruire la presenza dell'uomo negli scritti biblici.

Ciao
bruno
saulo1976
00lunedì 7 maggio 2007 21:06
Re:

Scritto da: spirito!libero 07/05/2007 19.53
“penso anch'io che spirito libero sia un pò disinformato...dice di leggere le riviste...ma ha mai condotto uno studio biblico vero e proprio?...io credo di no...”

Con i tdg no di certo visto che il loro metodo è da fondamentalismo protestante americano. Io leggo gli autori seri e di studi ne ho fatti, per lo più sul NT e con MANUALI universitari, con le edizioni critiche, con le MONOGRAFIE universitarie ecc... e non con le pubblicazioni di una casa editrice americana.

Se anche tu avessi fatto lo stesso, ti si sarebbe aperto un modno nuovo.

Saluti
Andrea



perfetto...perchè preoccuparti allora...fai un bello studio biblico con i testimoni di Geova ... visto che già hai una tua preparazione sulla bibbia...aggiungi anche uno studio biblico con loro...non ci perdi nulla mi sembra...molte delle domande che poni...le ho fatte a suo tempo pure io...se avessi fatto uno studio biblico con loro...molte delle tue domande ...avrebbero avuto già una risposta...probabilmente non rimarrai pienamente soddisfatto ...(io non rimasi pienamente soddisfatto anzi)...però credo ti sarà utile ugualmente..

via internet non è la stessa cosa...se non sei cattolico ma frequenti gli ambienti cattolici senza problemi...puoi provare questa esperienza...e anche tu conoscerai un mondo nuovo...è poi è sempre bene ascoltare le due campane...sui testimoni di Geova c'è una certa disinformazione in generale...

ora mi togli una curiosità ...hai mai letto libri contro-evoluzione?...

giainuso
00lunedì 7 maggio 2007 21:26
Ciao Chris,

non mi sono dimenticato delle nostre discussioni...sto approfondendo [SM=g27988]


*** it-2 p. 59 Ispirazione ***
"L’individualità espressiva dei singoli scrittori biblici è conciliabile con l’ispirazione divina della Bibbia?
È comunque evidente che gli uomini impiegati da Dio per redigere le Scritture non furono semplici automi che si limitassero a scrivere sotto dettatura".



Comunque.....
Bisogna capire fino a che punto si è disposti a seguire le conseguenze logiche di questa premessa.
Come ho scritto sopra se l'approccio non fosse letteralista,un approccio che chi studia da vicino le scritture sente di dover escludere dal novero delle possibilità esegetiche,non si comprende bene la necessità della logica concordista tipica della lettura dei testimoni.

Negare che le cose stiano così mi sembra voler andar oltre ciò che lo schiavo insegna.

Ciao
bruno

[Modificato da giainuso 07/05/2007 21.28]

barnabino
00lunedì 7 maggio 2007 21:26
Caro Andrea,


Ma davvero ? allora vi contraddicete da soli, ti ricordi la segretaria o te la devo citare ?



Come è già stato detto non puoi pretendere di capire le dottrine dei TdG basandoti su una lettura parziale e superficiale delle loro pubblicazioni.

Quell'esempio era citato solo per spiegare in termini semplici il concetto di ispirazione, ma nessun TdG ti dirà che la bibbia è stata interamente dettata parola per parola da Dio. Non siamo musulmani, forse ci scambi con loro, tanto è vero che usi i loro stessi argomenti contro la Bibbia... mica male per un agnostico!

Shalom
barnabino
00lunedì 7 maggio 2007 21:29
Caro Giainuso,


Vedi bisogna capire fino a che punto si è disposti a seguire le conseguenze logiche di questa premessa



I TdG hanno un metodo molto semplice, si crede alla bibbia fino a quando non ci sono ragioni certe per credere ch eun passo non è letterale ma simbolico.

I TdG, per esempio, non hanno difficoltà ad accettare che i giorni creativi non siano di 24 ore perchè ci sono prove sufficienti per credere che nelle scritture non si tratti di giorni letterali. Per cui siamo aperti a qualunque conseguenza logica di quanto insegnamo.

Trovo la discussione piuttosto sterile, poichè non si centra per nulla quello in cui credono i TdG, invece di ascoltarci sembra che preferite rimanere ancorati alla vostra "idea" di TdG "fondamentalista" stile "predicatore televisivo". Capisco che l'immagine fa tanto comodo a certi critici che giocano tutto sull'immagine ma serve poco al dialogo con i Tdg reali!

Shalom

[Modificato da barnabino 07/05/2007 21.32]

spirito!libero
00lunedì 7 maggio 2007 21:30
Caro Saulo,

vedi io ho amici tdg e con uno in particolare, che è un mio caro amico, abbiamo studiato insieme. O meglio abbiamo proprio discusso molto a lungo sulla Bibbia, per quasi un anno. Alla fine di quest’anno lui non solo si è “raffreddato” ma ha anche detto “grazie a te non ho più le certezze che avevo prima, mi hai aperto gli occhi, non ero cosciente di quanto fossi stato influenzato”.

Costui era uno di quelli che tenevano gli studi a casa della gente. In questo anno, quando le mie obiezioni erano stringenti, si rivolgeva agli anziani che all’inizio gli stavano dietro dicendogli cosa doveva rispondermi, dopo gli hanno intimato di sospendere il suo studio con me. Non era ovviamente uno studio “regolare” ci trovavamo quando avevamo tempo e parlavamo di questi argomenti.

Quando l’anziano gli disse così, tutte le mie parole gli suonarono in modo diverso e si rese conto che le risposte che l’anziano gli dava alle mie obiezioni erano “vuote” “capziose” “costruite” “sofistiche”. In quel momento capì.

Questo per dirti che conosco già le risposte che i tdg danno alle obiezioni che pogno, solo che quelle risposte sono appunto inconsistenti, illogiche, contraddittorie le une con le altre, nonché contrastano tutti gli assunti scientifici che l’umanità ha scoperto fino ad oggi.

Mi chiedi se ho letto il libro contro-evoluzione. Non mi conosci, quindi non puoi sapere che ho trattato e smontato le obiezioni creazioniste diffuse sui libri come quello che citi e nei siti “spazzatura” che girano in internet. Io lavoro in una struttura privata che si occupa di ricerca in biologia, microbiologia, biologia molecolare e biogenetica. Quando i miei colleghi microbiologi (io non sono un biologo) leggono le ipotesi creazioniste ormai non possono fare che ridere, fare spallucce e dire: perché perdi tempo con ste cose ? il mondo è belle perché è vario.

Saluti
Andrea

barnabino
00lunedì 7 maggio 2007 21:35
Caro Andrea,


Quando i miei colleghi microbiologi (io non sono un biologo) leggono le ipotesi creazioniste ormai non possono fare che ridere, fare spallucce e dire: perché perdi tempo con ste cose ?



Pensa un pò che ci sono biologi e microbiologi che sostengono la tesi opposta!

Diciamo che l'evoluzione è un nuovo dogma, ci si deve credere, altrimenti si dovrebbe ammettere perfino l'esistenza di Dio!

Shalom
giainuso
00lunedì 7 maggio 2007 21:44
Re:

Scritto da: barnabino 07/05/2007 21.29
Caro Giainuso,


Vedi bisogna capire fino a che punto si è disposti a seguire le conseguenze logiche di questa premessa



I TdG hanno un metodo molto semplice, si crede alla bibbia fino a quando non ci sono ragioni certe per credere ch eun passo non è letterale ma simbolico.

I TdG, per esempio, non hanno difficoltà ad accettare che i giorni creativi non siano di 24 ore perchè ci sono prove sufficienti per credere che nelle scritture non si tratti di giorni letterali. Per cui siamo aperti a qualunque conseguenza logica di quanto insegnamo.

Trovo la discussione piuttosto sterile, poichè non si centra per nulla quello in cui credono i TdG, invece di ascoltarci sembra che preferite rimanere ancorati alla vostra "idea" di TdG "fondamentalista" stile "predicatore televisivo". Capisco che l'immagine fa tanto comodo a certi critici che giocano tutto sull'immagine ma serve poco al dialogo con i Tdg reali!

Shalom

[Modificato da barnabino 07/05/2007 21.32]




Caro Barnabino,

scusami ma sai bene che non è così.
I TdG reali sono molto più letteralsiti di quanto ho scritto io !Se non altro perchè la media dei testimoni,come in ogni aggregazione sociale,non è in possesso di quegli strumenti e di quelle conoscenze che impongono un livello di riflessione più profonda.

Comunque io non volevo offendere nessuno,sei troppo permaloso.

Inoltre non posso neppure condividere la tua riflessione in merito al concordismo.Di quali prove avrai mai bisogno per accettare l'idea che il serpente o gli squali siano degli innati predatori ?In questo caso il letteralismo ti impone la ricerca di argomenti concordisti che sfiorano il ridicolo.Quindi non mi sembra che la tua riflessione,per altro interessante,sia valida fino in fondo.

ciao
bruno

[Modificato da giainuso 07/05/2007 21.46]

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