articolo di svegliatevi (copyright walkill)

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jwscientist
00martedì 1 maggio 2007 15:43
ATTENTI AL SUDOKU


"Quando lo vidi per la prima volta non ci capii niente. Poi appena compresi il meccanismo, divenne la mia droga quotidiana e non ne potei più fare a meno".





Così racconta il suo primo incontro col gioco del Sudoku Ernesto, un ragazzo desto (alcuni nomi sono stati cambiati). Se abitate in un paese occidentale, probabilmente per voi il Sudoku è diventato un fenomeno di costume soltanto di recente. Forse potreste non trovare nulla di male in quello che apparentemente è soltanto un passatempo. Ma è davvero così? Quale dovrebbe essere il punto di vista di un cristiano al riguardo?





Il termine Sudoku, è un'abbreviazione dal giapponese Suji wa dokushin ni kagiru, e indica un gioco di logica e numerologia ideato in Giappone e diffusosi recentemente in tutto il mondo. Il primo campionato mondiale avvenne nel 2006 a Lucca e vinse una ragazza Ceca, Jana Tylova. Come abbia fatto una ragazza non vedente a vincere un gioco basato su uno schema visivo, dovrebbe far riflettere il cristiano sincero, e lascia intravedere la natura spiritistica di questo gioco.





In effetti, l'apostolo Paolo mise in guardia anche dall'aspetto apparentemente più innocente del Sudoku, ovvero la logica inferenziale aristotelica. Scrivendo ai cristiani di Colosse, l'apostolo Paolo ammonì: "State attenti che qualcuno non vi porti via come sua preda per mezzo della filosofia e di un vuoto inganno secondo la tradizione degli uomini, secondo le cose elementari del mondo e non secondo Cristo." (Colossesi 2:[SM=g27989] Si, il vero cristiano sa che la Verità è perseguibile solo attraverso la meditazione intorno al Cristo, e solo questa Verità è in grado di garantire la vita eterna; l'apostolo Paolo è chiaro nell'affermare che qualsiasi attività logica diversa dalla pura e santa meditazione intorno al Cristo, è soltanto un "vuoto inganno" attraverso cui il Diavolo può portarci via come sua preda.





Che dire della natura numerologica e spiritica del Sudoku? "Quando giocavo a Sudoku" afferma Antonio, un ragazzo prossimo al matrimonio "davvero sentivo lontano lo spirito di Geova: dedicavo pochissimo tempo allo studio della Bibbia e all'attività di predicazione, e in casa mia non c'era più nè pace nè armonia. Arrivai a sognare matrici numeriche, ed ebbi addirittura la tentazione di giocarmi quei numeri al lotto! Ogni tanto sentivo anche degli strani rumori, e avevamo costantemente l'impressione di essere osservati!"





Si, il legame tra il Sudoku, la numerologia e lo spiritismo non è affatto da sottovalutare. Deuteronomio 18:10-12 dice che Dio non ammette “alcuno che usi la divinazione, né praticante di magia né alcuno che cerchi presagi né stregone, né chi leghi altri con una malia né alcuno che consulti un medium spiritico né chi per mestiere predìca gli avvenimenti . . . Chiunque fa queste cose è detestabile a Geova”. Completare degli schemi numerici nel Sudoku, richiama da vicino la manipolazione numerica al fine di prevedere un ipotetico schema invisibile che determinerebbe la realtà, una pratica accomunabile alla divinazione e davvero poco appropriata per un cristiano!





La Bibbia collega la divinazione e l'uso dei numeri con lo spiritismo. Gli spiriti malvagi possono manovrare gli avvenimenti per assecondare i loro fini. Sia che ciò avvenga in un caso specifico o meno, una cosa è certa: la pratica dello spiritismo è condannata da Dio, e può far cadere sotto il controllo degli spiriti malvagi. — 1 Samuele 15:23; Efesini 6:12.





La numerologia e la manipolazione dei numeri non hanno nessuna base scientifica, e sono insostenibile se esaminata alla luce della ragione. Soprattutto, poiché è una forma di divinazione, la numerologia e il Sudoku è in conflitto con gli insegnamenti biblici. Per questo motivo non è di nessuna utilità per dirigere la propria vita o per ricercare la felicità.





Che dire del tempo che alcuni cristiani hanno impiegato sotto l'ombrellone per risolvere il Sudoku, invece che andare a compiere le sante opere di predicazione? "La mia mente era tanto presa e stregata dal Sudoku" racconta Licia, una ragazza fenicia "che non mi accorsi di non essere più all'ombra quando il sole cambiò posizione, e tornai a casa ustionata. Avrei fatto molto meglio ad andare in servizio, almeno sarei stata protetta oltre che dalla bibbia, anche dalla gonna sino a sotto il ginocchio". Quante benedizioni potremo ricevere nel dedicare tempo nell'opera di fare discepoli, invece che sprecarlo in attività poco profittevoli come il Sudoku! (Matteo 28:18,19)





Certo quello del Sudoku è un gioco avvincente. Ma riguardo ad esso ci sono aspetti che chiunque giochi a Sudoku fa bene a considerare. Non vale forse la pena farlo proprio ora che vediamo avvicinarsi il terribile giorno di Geova? (2 Pietro 3:11,12)





(grazie a La Suami per l'argomento e alla Svegliatevi del 8/9 1973 pag. 12-15 per la traccia, dedicata in quel caso ai terribili pericoli del gioco degli Scacchi...)
jwscientist
00martedì 1 maggio 2007 15:50
Un esperto di numerologia e pediatria riderebbe all'idea che il cervello del bambino ,non possa comprendere e essere influenzato dai simboli nasosti del sudoku.

Il cervello del bambino all'eta ' di 36 ore puo' elaborare teorie che neppure un computer grande come tutta la california e' capace di fare.

Il professore ugandese P.M. Rizzabanan dell' African United Hospital ,docente in pediatria ha confermato la pericolosita'del sudoku,che puo 'portare a attacchi epilittici nei bambini.
wall.kill
00sabato 5 maggio 2007 14:07
Mi sembra di aver già letto questo articolo da qualche parte... Comunque mi sembra abbastanza in linea con quanto consiglia lo schiavo originale:

"CHE TIPO DI GIOCO SONO GLI SCACCHI?" Svegliatevi 8/9/1973 pg 12-15

IL TORNEO del campionato mondiale di scacchi tenuto nell’estate del 1972 in Islanda destò improvviso ed esteso interesse negli scacchi. Milioni di persone cominciarono a parlarne o a giocare a scacchi.

Gli affari vanno a gonfie vele”, riferì un fabbricante americano di scacchi. Un commesso di una delle principali librerie della città di New York disse: “I nostri libri di scacchi riposavano sugli scaffali prima del torneo Fischer–Spassky. Poi tutto cominciò. Passarono dall’articolo meno venduto a quello più venduto del negozio”.

In alcuni paesi esisteva già grande interesse negli scacchi. La loro popolarità in Russia, ad esempio, compete con quella del calcio o della pallacanestro negli Stati Uniti. Anche in Cina, hsiang chi, la versione cinese degli scacchi, è uno del giochi preferiti del paese. Si dice che siano stati scritti più libri sugli scacchi — quasi 20.000 — che su tutti gli altri giochi messi insieme!

Perché c’è tale interesse negli scacchi? Che cosa rende il gioco così avvincente per tante persone?

(segue descrizione sommaria delle regole degli scacchi)

Gioco molto competitivo


Comunque, opponendo una mente all’altra, ed essendo interamente eliminato l’elemento del caso, si tende a suscitare uno spirito di competizione nei giocatori di scacchi. Infatti, gli scacchi sono di frequente definiti ‘combattimento intellettualizzato’. Ad esempio, il detronizzato campione mondiale di scacchi Boris Spassky notò: “Per natura non ho uno spirito combattivo. . . . Ma negli scacchi devi essere un combattente, e lo sono divenuto per necessità”.

Questo aiuta a spiegare perché non ci siano fra le donne giocatrici di scacchi che eccellono, essendo gli oltre ottanta grandi esperti di scacchi del mondo tutti uomini. L’attrice Sylvia Miles osservò a questo riguardo: “Per essere un giocatore di scacchi professionista bisogna saper uccidere. Se mai lo spirito competitivo delle donne americane diverrà così forte, allora penso che avremo alcune importanti giocatrici”.

Lo spirito competitivo negli scacchi può essere stimolato fino a divenire febbrile, il che si rispecchia nelle attitudini e nel linguaggio dei giocatori di scacchi. “Non c’è paragone in qualsiasi altro sport nel tentativo di distruggere la psiche dell’avversario”, spiega il giocatore di scacchi Stuart Marguiles. “Non ho mai udito nessuno dire che aveva battuto il suo avversario. Diceva sempre che l’aveva annientato, schiacciato, distrutto o sbaragliato”.

È vero che forse i giocatori che conosciamo non usano tale linguaggio. Ma, ciò nondimeno, lo spirito di competizione fra i giocatori può provocare sgradevoli conseguenze, come riferì Il Times di New York nell’estate del 1972: “La maggioranza delle famiglie riescono a contenere gli inevitabili conflitti che sorgono nelle partite a scacchi. Ma in alcune case, la tensione persiste a lungo dopo lo scacco matto”.

Naturalmente, sotto questo aspetto, gli scacchi non sono molto diversi da altri giochi competitivi. I partecipanti che desiderano piacere a Dio, indipendentemente dal gioco che fanno, devono stare attenti a non trasgredire il principio biblico: “Non diveniamo egotisti, suscitando competizione gli uni con gli altri, invidiandoci gli uni gli altri”. — Gal. 5:26.

Comunque, c’è qualcos’altro riguardo agli scacchi che merita considerazione.

Relazione con la guerra


Si tratta degli aspetti militari del gioco, che sono ovvi. Le forze avversarie si chiamano “il nemico”. Esse sono “attaccate” e “prese”; lo scopo è di far “arrendere” il re avversario. Pertanto Horowitz e Rothenberg dicono nel loro libro The Complete Book of Chess sotto l’intestazione “Gli scacchi equivalgono alla guerra”: “Le funzioni assegnate [ai pezzi degli scacchi], i termini usati per descrivere queste funzioni, la mira finale, la brutalità giustificata per conseguire l’obiettivo, tutto equivale a niente meno che alla guerra”.

Si riconosce in genere che gli scacchi si possono far risalire a un gioco che si giocava in India verso il 600 E.V. chiamato chaturanga, o gioco dell’esercito. I quattro elementi dell’esercito indiano — carri, elefanti, cavalleria e fanteria — erano rappresentati dai pezzi che nel corso dei secoli diedero origine a torri, alfieri, cavalli e pedoni. Pertanto, il Times di New York del 31 agosto 1972 osservò:
“Gli scacchi sono un gioco di guerra da quando ebbero origine 1.400 anni fa. La scacchiera è stata un’arena di battaglie fra corti reali, fra eserciti, fra ogni sorta di contrastanti ideologie. La più familiare opposizione è stata quella creata nel Medioevo con una serie di re, regina, cavalli, alfieri, torri e pedoni contro un’altra.
“Altri conflitti che sono stati raffigurati sono quelli di cristiani contro barbari, Americani contro Inglesi, cowboy contro Indiani e capitalisti contro comunisti. . . . Si riferisce che uno stilista americano ne sta ora creando una serie che illustra la guerra nel Vietnam”.

Probabilmente la maggioranza dei moderni giocatori di scacchi non pensa di manovrare un esercito in battaglia. Tuttavia non sono ovvi i legami del gioco con la guerra? La parola pedone deriva da una parola latina medievale che significa “soldato a piedi”. I cavalli erano usati dai guerrieri nel periodo feudale europeo. Gli alfieri erano quelli che portavano gli stendardi. E le torri, luoghi di protezione, furono importanti nella guerra medievale.

Pertanto Reuben Fine, giocatore di scacchi di levatura internazionale, scrisse nel suo libro The Psychology of the Chess Player: “È del tutto ovvio che gli scacchi sono un gioco in sostituzione dell’arte della guerra”. E la rivista Time riferì: “Gli scacchi ebbero origine come gioco di guerra. È l’adulto equivalente intellettualizzato delle manovre compiute da ragazzini con soldatini di piombo”.

Benché alcuni giocatori di scacchi siano contrari a tale paragone, altri riconosceranno subito la somiglianza. Infatti, in un articolo su un esperto giocatore di scacchi, il Times di New York notò: “Quando il sig. Lyman guarda una scacchiera, il suo disegno a scacchi sparisce a volte per cedere il posto ai colli e alle valli e agli isolati sentieri di un inseguimento nella foresta, o al suolo segnato di un campo di battaglia inglese”.

Se si considerano i complessi movimenti, mentre gli eserciti avversari della scacchiera si contendono la posizione, ci si può chiedere se gli scacchi non abbiano contribuito allo sviluppo della strategia militare. Secondo V. R. Ramachandra Dikshitar è così. Nel suo libro War in Ancient India egli esaminò a fondo la cosa e concluse: “I princìpi degli scacchi fornirono idee al progressivo sviluppo delle usanze e degli elementi costituenti dell’esercito”.

Bisogna fare attenzione


Alcuni giocatori di scacchi hanno riconosciuto che può derivare danno dal giocare a scacchi. Secondo The Encyclopædia Britannica, il riformatore religioso “John Huss, . . . mentre era in prigione, deplorò di aver giocato a scacchi, perché aveva perso tempo e aveva corso il rischio d’esser soggetto a violente passioni”.

L’essere troppo affascinati dagli scacchi può far perdere grandi quantità di tempo e d’attenzione a esclusione di cose più importanti, evidentemente una ragione per cui Huss si rammaricò d’avere giocato a scacchi. Inoltre, giocando a scacchi c’è il pericolo di ‘suscitare competizione gli uni con gli altri’, dando anche luogo a ostilità verso un altro, cosa che la Bibbia avverte i cristiani di non fare.

Inoltre, gli adulti possono non considerare corretto che bambini si trastullino con giocattoli di guerra o facciano giochi di natura militare. È dunque coerente che essi facciano un gioco che, secondo alcuni, è l’“equivalente intellettualizzato delle manovre compiute da ragazzini con soldatini di piombo”? Che effetto ha realmente sulla persona il giocare a scacchi? Ha un effetto salutare?

Certo quello degli scacchi è un gioco avvincente. Ma riguardo ad esso ci sono aspetti che chiunque giochi a scacchi fa bene a considerare."
barnabino
00sabato 5 maggio 2007 15:03
A me piacciono tantissimo gli scacchi (non il sudoku) ed in entrambi i TdG non vedono nulla di errato.

Si tratta di essere equilibrati, ed evitare che attività di svago ci portino via tempo che potremmo dedicare alla famiglia e alle attività spirituali. Se poi voi voi ci leggete altri significati non hanno nulla a che fare con i TdG!

[Modificato da barnabino 05/05/2007 15.04]

wall.kill
00lunedì 7 maggio 2007 17:55
Hai detto bene barnabino, ognuno deve trovare il proprio equilibrio per non trascurare cose più importanti, come la famiglia. Ma allora che senso hanno tutte le argomentazioni sul "gioco di guerra" sull'aspetto "competitivo", sugli scacchi come gioco inadatto alle donne perchè non propense alla guerra? E' forse fiato sprecato quello del fratello che ha scritto la rivista, dato che comunque ognuno alla fine capisce quello che vuole e preferisce capire? Oppure è materiale che serve solo a certi (non tutti) anziani per fare annotazioni circa le scelte individuali del gregge?

Tu dici che i testimoni possono fare tranquillamente queste cose. Un giorno un anziano appena trasferito nella mia congregazione, informato sommariamente su alcuni miei passatempi, come la musica e gli scacchi, si premurò di portarmi quel materiale per "incoraggiarmi". Sbagliava clamorosamente perchè il mio giocare a scacchi era assolutamente saltuario ed occasionale, e così mi fece "ragionare" sulle varie implicazioni scacchistiche suggerite dalla rivista, quali lo spirito competitivo e la predisposizione alla guerra del gioco. Non cambiò mai idea in merito, e pure gli altri anziani lo appoggiarono. Ora io so benissimo che gli uomini sbagliano e mancano di equilibrio, tantopiù gli anziani che hanno diverse responsabilità all'interno della comunità: tuttavia, non è forse vero che quell'osservazione rivoltami, per quanto irragionevole e ingiusta, era effettivamente legittimata da ciò che una Pubblicazione dello Schiavo sosteneva in maniera esplicita? Non è forse vero che quando qualche anziano di congregazione cita le pubblicazioni caricandole con l'argomentazione del "non far inciampare i fratelli", è davvero difficile ribattere sostenendo di non riconoscere il fatto come problema? Se io avessi detto all'anziano: guarda che non è così, non sto facendo inciampare nessuno e le argomentazioni di quella Svegliatevi non sono applicabili a me (e a nessuno direi, date le evidenti forzature sia nelle citazioni che nei parallelismi), non sarebbe stato legittimato l'anziano a sostenere che mostravo sintomi di "ribellione" rispetto all'amorevole guida della Società? L'articolo da solo non condanna il gioco sporadico degli scacchi, tuttavia le argomentazioni che fornisce, insieme alla classica argomentazione "non facciamo inciampare gli altri", sono micidiali per qualsiasi tentativo di dialogo. C'è da dire che i fratelli sono molto inclini a inciampare, quando esiste addirittura un articolo di Svegliatevi che da loro manforte.

Ciò che è rilevante nell'articolo in questione non è il messaggio sulla liceità o meno degli scacchi, bensì la tecnica argomentativa e persuasiva, e soprattutto la reazione interpretativa e il processo di giustificazione e autogiustificazione che il lettore automaticamente si trova a compiere, applicandola sia a se stesso che agli autori dell'articolo.

In questo senso si inserisce l'articolo sul sudoku: bastano due scritture applicate con la gomma e un'argomentazione splendidamente confusionaria nel suo rigore logico applicativo, per legittimare tanti fratelli a inciampare quanti anziani a straparlare.

Alla prossima e viva il Sudoku e gli Scacchi. Magari un giorno ci facciamo una partitina su internet.
jwfelix
00lunedì 7 maggio 2007 23:42
Mi chiedo in quali congregazioni abbiano vissuto alcuni.
Meno male che Barnabino conferma la stessa cosa.
Non mi piacioni gli scacchi pero' NON HO MAI sentito dire a nessuno che non si possa giocare. Anzi ho visto qualche fratello giocarci con gli scacchi. [SM=x511438]
Ho giocato spesse volte pero' a dama con qualche fratello. Spero che non era vietato [SM=g27987] [SM=g27987]
Del Sudoku non so perchè non ci ho mai giocato. Non ho mai sentito dire che non lo si possa fare.
Credo che la fantasia di qualcuno o la troppa rigidità di qualcun altro e il vedere il diavolo dappertutto giochi brutti scherzi.

FElix
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