con la scusa della preghiera palpeggiava le ragazzine

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Cryptone
00giovedì 8 maggio 2008 17:59
Buasto Arsizio - Le chiedeva di pregare ma poi abusava di lei. La 13enne ha raccontato tutto in un tema
Violenza a una ragazzina con la scusa della religione

E’ stato un tema scritto a marzo a rivelare tutto. Di quelli che si fanno in terza media, in cui i ragazzi raccontano le loro piccole gioie e tristezze quotidiane. Ma la storia era ben diversa, per la 13enne di un paese vicino a Busto Arsizio: un amico di famiglia la toccava, con la scusa di farla pregare le prendeva le mani, nella sua cameretta, la faceva spogliare, poi la fotografava. Lei ha messo tutto nero su bianco, nel tema, e ha sviscerato tutto lo «schifo» che provava per quanto accaduto. La professoressa ha avvisato il preside e poi la polizia.

L’indagine è stata accurata, e ieri Alberto C., un 50enne di Busto Arsizio, incensurato, è finito in manette con tre accuse gravissime. Violenza sessuale su minore, detenzione di materiale pedopornografico, e creazione di materiale pedopornografico.

Diversi elementi di prova sono stati trovati nel computer, a casa, durante la perquisizione, effettuata dagli agenti del commissariato di Polizia del vicequestore Francesco Scalise. Materiale proveniente da chissà dove, ma anche una cartella con l’indicazione «non cancellare mai», contenente una decina di foto della ragazzina, anche nuda. L’uomo ha riferito di essere un laico in attesa di prendere i voti (ma l'ordine provinciale dei francescani ha precisato che l'uomo non è legato alla confraternita) e come tale si era proposto alla mamma della bimba, conosciuta tramite un’amica comune, per la fornitura di un computer (è un esperto di informatica). Poi, si era messo a disposizione. Affabile e cortese («chiamatemi quando volete»), ma aveva anche esibito una patente pseudo-mistica, carpendo la fiducia dei genitori che vedevano di buon grado l’aiuto di una persona con il dono della fede. Ma la sua non era vera fede, era invece, secondo le accuse, malizia pura: secondo quanto emerso dalle testimonianze della piccola la scusa per gli incontri in camera era questa: «Io sono il tuo angelo custode, tu devi pregare di più». Poi le prendeva le mani, le diceva di chiudere gli occhi, e infine la toccava con scuse abbiette, come la «trasfusione di cellule» per consentirle di andare in paradiso. Nessuno andava però in paradiso, con quegli incontri fissati ogni giovedì, che si sarebbero protratti tra l’agosto e il novembre del 2007. Una ragazzina, invece, precipitava in un inferno che ora gli psicologi cercheranno di lenire. Dopo quasi 4 mesi così, la 13enne ha detto alla mamma che non voleva più vedere il frate laico. I genitori pare non sospettassero nulla e considerassero quegli incontri mistici alla stregua di un catechismo privato da parte di una persona che, assicura la Polizia, era all’apparenza assolutamente fidata. C’era poi il capitolo sms che l’uomo inviava alla tredicenne, cercando di allontanarla dalle amiche con le motivazioni più incredibili («sono possedute dal demonio») e intimandole di non dire mai nulla a nessuno.

Alberto C., che all'arresto sarebbe apparso sgomento e apparentemente incredulo del fatto di essere arrestato per delle foto, quasi non comprendesse la serietà del reato compiuto, sarà presto interrogato dal sostituto procuratore di Busto Arsizio Roberto Pirro, che conduce l’inchiesta.
Cryptone
00venerdì 9 maggio 2008 18:10
Pedofilia: abusa di bambine durante confessione, condannato sacerdote

09 mag 15:18 Cronache

ROMA - Il gup di Roma Marina Finiti ha condannato un sacerdote a quattro anni per sesso con minorenni. Secondo l'accusa, il religioso di 49 anni avrebbe abusato di due bambine di 10 anni durante la loro confessione in parrocchia. Il processo si e' svolto con rito abbreviato. (Agr)
1x2x
00mercoledì 14 maggio 2008 10:49
Re:
Cryptone, 08/05/2008 17.59:

Buasto Arsizio - Le chiedeva di pregare ma poi abusava di lei. La 13enne ha raccontato tutto in un tema
Violenza a una ragazzina con la scusa della religione

E’ stato un tema scritto a marzo a rivelare tutto. Di quelli che si fanno in terza media, in cui i ragazzi raccontano le loro piccole gioie e tristezze quotidiane. Ma la storia era ben diversa, per la 13enne di un paese vicino a Busto Arsizio: un amico di famiglia la toccava, con la scusa di farla pregare le prendeva le mani, nella sua cameretta, la faceva spogliare, poi la fotografava. Lei ha messo tutto nero su bianco, nel tema, e ha sviscerato tutto lo «schifo» che provava per quanto accaduto. La professoressa ha avvisato il preside e poi la polizia.

L’indagine è stata accurata, e ieri Alberto C., un 50enne di Busto Arsizio, incensurato, è finito in manette con tre accuse gravissime. Violenza sessuale su minore, detenzione di materiale pedopornografico, e creazione di materiale pedopornografico.

Diversi elementi di prova sono stati trovati nel computer, a casa, durante la perquisizione, effettuata dagli agenti del commissariato di Polizia del vicequestore Francesco Scalise. Materiale proveniente da chissà dove, ma anche una cartella con l’indicazione «non cancellare mai», contenente una decina di foto della ragazzina, anche nuda. L’uomo ha riferito di essere un laico in attesa di prendere i voti (ma l'ordine provinciale dei francescani ha precisato che l'uomo non è legato alla confraternita) e come tale si era proposto alla mamma della bimba, conosciuta tramite un’amica comune, per la fornitura di un computer (è un esperto di informatica). Poi, si era messo a disposizione. Affabile e cortese («chiamatemi quando volete»), ma aveva anche esibito una patente pseudo-mistica, carpendo la fiducia dei genitori che vedevano di buon grado l’aiuto di una persona con il dono della fede. Ma la sua non era vera fede, era invece, secondo le accuse, malizia pura: secondo quanto emerso dalle testimonianze della piccola la scusa per gli incontri in camera era questa: «Io sono il tuo angelo custode, tu devi pregare di più». Poi le prendeva le mani, le diceva di chiudere gli occhi, e infine la toccava con scuse abbiette, come la «trasfusione di cellule» per consentirle di andare in paradiso. Nessuno andava però in paradiso, con quegli incontri fissati ogni giovedì, che si sarebbero protratti tra l’agosto e il novembre del 2007. Una ragazzina, invece, precipitava in un inferno che ora gli psicologi cercheranno di lenire. Dopo quasi 4 mesi così, la 13enne ha detto alla mamma che non voleva più vedere il frate laico. I genitori pare non sospettassero nulla e considerassero quegli incontri mistici alla stregua di un catechismo privato da parte di una persona che, assicura la Polizia, era all’apparenza assolutamente fidata. C’era poi il capitolo sms che l’uomo inviava alla tredicenne, cercando di allontanarla dalle amiche con le motivazioni più incredibili («sono possedute dal demonio») e intimandole di non dire mai nulla a nessuno.

Alberto C., che all'arresto sarebbe apparso sgomento e apparentemente incredulo del fatto di essere arrestato per delle foto, quasi non comprendesse la serietà del reato compiuto, sarà presto interrogato dal sostituto procuratore di Busto Arsizio Roberto Pirro, che conduce l’inchiesta.



Strangolato in carcere il prete pedofilo
Dalla denuncia contro l'ex prelato era nato lo scandalo che ha coinvolto le gerarchie della Chiesa cattolica americana

John Geoghan in un'immagine scattata subito dopo la condanna a 10 anni (Afp)
BOSTON - È stato quasi certamente strangolato John Geoghan, l'ex sacerdote da cui era partito lo scandalo dei preti pedofili nella diocesi di Boston, ucciso ieri da un compagno di cella del carcere in cui stava scontando una condanna a dieci anni per violenze sessuali su minori. A riferirlo è stato il procuratore distrettuale della contea di Worcester, John Conte, che sta seguendo il caso. Solo l'autopsia però darà il responso definito sulle cause della morte del ex prete. Sotto accusa per l'assassinio di Geoghan nel carcere Souza Baranowski di Shirley, nel Massachusetts, c'è Joseph L. Druce, 37 anni, ergastolano. Il sacerdote è stato aggredito intorno a mezzogiorno di sabato e portato subito in ospedale, dove è morto due ore dopo.

MOLESTIE - Geoghan, 68 anni, era entrato in carcere l'anno scorso, dopo essere stato giudicato nel febbraio del 2002 colpevole di avere molestato un ragazzino di dieci anni in una piscina. Ma oltre 130 persone, molte delle quali ormai adulte, hanno denunciato abusi sessuali subiti in età infantile ad opera del prete, nelle diverse parrocchie di Boston dove Geoghan aveva svolto il suo ministero sacerdotale. L'ex prete, allontanato dal sarvizio, era in attesa di giudizio per lo stupro di un altro minorenne, nel 1986. A quanto riferito da Kelly Nantel, portavoce del Dipartimento carcerario dello stato, Geoghan era stato trasferito a Shirley, 110 chilometri a nordovest di Boston, il primo aprile e confinato in una cella singola proprio per proteggerlo.

VIOLENZE - Gli stupratori di bambini sono notoriamente odiati dai compagni di prigionia e subiscono spesso pesanti violenze, ma l'isolamento non è bastato a proteggere l'anziano ex sacerdote. Quasi un anno fa, l'Arcidiocesi di Boston aveva chiuso con il versamento di 10 milioni di dollari 86 procedimenti giudiziari avviati da altrettante vittime di Geoghan. Lo scandalo ha costretto alle dimissioni l'arcivescovo Bernard Law che, pur sapendo dei comportamenti di Geoghan, lo aveva coperto e continuamente trasferito, nella vana speranza che cambiasse atteggiamento; questo, però, aveva esposto ogni volta i bambini delle nuove parrocchie alle sue attenzioni morbose. Di recente, il nuovo arcivescovo Sean ÒMalley ha offerto indennizzi per 65 milioni di dollari, per ottenere il ritiro di centinaia di denuncie di abuso sessuale, presentate da uomini e donne contro religiosi cattolici.

Piccola notiziola ..


(emiro)
00venerdì 16 maggio 2008 12:02

E ALLORA ?? SAPPIAMO BENE CHE PURTROPPO ESISTONO QUESTE COSE E SONO OVVIAMENTE DA CONDANNARE - SONO PERSONE INSTABILI E MALATE.

NON DEGNE E MI DISGUSTANO VERAMENTE - ALMENO SPESSO QUESTE PERSONE VENGONO SCOPERTE E DENUNCIATE ALLE AUTORITA' MENTRE MI RISULTA CHE IN SALA DEL REGNO NON DENUNCIANO NESSUNO (RARAMENTE) ANCHE PERCHE' NON SUCCEDONO MAI DI QUESTE COSE - NON E' COSì ??

REGNA SEMPRE IL SILENZIO E COSì I COLPEVOLI NON SONO PUNITI E LE VITTIME NON SARANNO MAI TUTELATE IN NESSUN MODO.

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