preti pedofili

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purolator
00domenica 6 gennaio 2008 12:15
almeno un tentativo di metterci una pezza lo sta facendo, certo al solito modo loro di raccontare le cose ( ...meno dell' 1% di preti coinvolti...ma chi ci crede)

www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_16100...

Wojtyla invece - fatto noto - insabbiò lo scandalo su Maciel, suo amico personale e fondatore dei Legionari di Cristo - che fu accusato da 20 e passa seminaristi di abusi in tempi di gioventù. Ratzinger in seguito costrinse il prelato ai margini e gli impose di lasciare la guida della Congregazione

www.umanitaria.it
Viviana.30
00sabato 16 febbraio 2008 12:14
Re:
purolator, 06/01/2008 12.15:

almeno un tentativo di metterci una pezza lo sta facendo, certo al solito modo loro di raccontare le cose ( ...meno dell' 1% di preti coinvolti...ma chi ci crede)

www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_16100...

Wojtyla invece - fatto noto - insabbiò lo scandalo su Maciel, suo amico personale e fondatore dei Legionari di Cristo - che fu accusato da 20 e passa seminaristi di abusi in tempi di gioventù. Ratzinger in seguito costrinse il prelato ai margini e gli impose di lasciare la guida della Congregazione

www.umanitaria.it



un passo è stato fatto , la cosa da verificare se il tutto fosse vero


(Upuaut)
00sabato 16 febbraio 2008 12:34
Ci sono migliaia di casi di preti pedofili nascosti, protetti e sottratti alla Giustizia proprio da Ratzinger in persona.
Invece di pregare, perchè non li denuncia?
Cryptone
00lunedì 18 febbraio 2008 08:49

Maciel, il Legionario pedofilo

La liberazione di Fujimori si è presa i titoli di tutti i quotidiani latinoamericani, ma è una nota d’agenzia, breve e passata quasi inosservata, che ha attirato veramente l’attenzione. Il Vaticano ha punito padre Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo: d’ora in avanti non potrà più celebrare la messa, insegnare e rilasciare interviste. Padre Maciel, messicano, oggi 86enne, è stato per anni al centro di uno scandalo per pedofilia. Il religioso è stato chiamato in causa per violazioni che sono cominciate negli anni Quaranta nei confronti dei ragazzini che si univano alla Legione. Le denuncie sono sempre state circostanziate, il Vaticano non ha mai fatto nulla, anzi ha sempre protetto Maciel dalla giustizia ordinaria.
Queste testimonianze sono tratte dal volume “Pederastía en la Iglesia católica”, dello spagnolo Pepe Rodríguez:
“Il padre Maciel mi chiamò nell’infermeria, eravamo a Roma... accettammo il suo apparente danno urologico e mi toccò vivere di tutto: palpeggiamenti, masturbazione, sesso orale” (padre Félix Alarcón).
“A me disse che aveva dei dolori provocati da una involontaria retenzione di sperma, per cui aveva bisogno di un massaggio. Questo cominciò nella parte bassa dell’addome, poi abbassava la mano fino a toccargli il pene e da lì passava direttamente alla masturbazione” (Alejandro Espinosa, ex Legionario, oggi allevatore).
Quando il vescovo di Coatzacoalcos, Carlos Talavera, inviò la documentazione relativa agli abusi sessuali di padre Maciel, ricevette la risposta del cardinale Joseph Ratzinger (oggi il nostro papa) che considerava non fosse una cosa prudente aprire il caso, in quanto Maciel era una persona molto influente all’interno della Chiesa cattolica.
La violazione e l’abuso dei giovani adolescenti della Legione di Cristo era diventato un rito di iniziazione che Maciel effettuava con la protezione dei suoi superiori. A nulla valsero le insistenze del clero e dei media messicani perchè Maciel fosse rilevato dal suo incarico.
Si è dovuto aspettare fino ad oggi perchè il Vaticano, finalmente, decidesse una tardia (quanto politica, in fondo il difensore di Maciel è oggi diventato papa) sospensione.
Un esauriente pagina web sui crimini sessuali del clero si trova nella pagina dello scrittore Pepe Rodríguez:
www.pepe-rodriguez.com/Sexo_clero/Sexo_clero_menu.htm



altro caso scottante:

Dopo la condanna di ieri a 4 anni e quattro mesi di don Massimiliano Cocetti, facciamo un salto nel passato e scopriamo, grazie alla segnalazione di un nostro visitatore, che i problemi di don Crocetti erano noti sin dal 1997 ed erano anche stati segnalati al vescovo Fiorino Tagliaferri. Allora don Crocetti non era ancora stato ordinato sacerdote e si sarebbe potuto fermarlo. Invece non fu fatto nulla e oggi, la curia vescovile di Viterbo, in una lettera al giornale Tuscia web, afferma che non ritiene gli indizi raccolti su don Crocetti sufficienti a condannarlo e che attende il terzo grado di giudizio. Parole che suonano ancor più stonate, se pensiamo ai dieci anni trascorsi dalla prima segnalazione sui problemi di don Crocetti e ai tanti trasferimenti che hanno compagnato il sacerdote. Ma la curia vescovile, in fondo, non ha fatto altro che reiterare ciò che dicono sempre coloro che sono accusati di pedofilia:”Sono stato frainteso, non c’è una sola prova contro di me, se non le parole di qualche ragazzino, montato da chi aveva interesse a screditarmi. I gradi di giudizio sono tre”.

Un suo compagno di studi: «Conoscevamo i suoi strani comportamenti e li segnalammo alla Curia»«Chiedemmo di rinviarne l’ordinamento»Oriolo: sul prete arrestato per violenza un passato di trasferimenti

di SIMONE CANETTIERI

«Sì, io - come altri sacerdoti - conoscevo da tempo certi strani comportamenti di don Massimiliano. Al punto che prima che venisse ordinato sacerdote nel ’97, quando ancora era vice rettore del seminario minore di Montefiascone, scrissi insieme a loro alla Curia, retta dal vescovo di allora Fiorino Tagliaferri, affinchè rinviasse l’atto. Portando in questa lettera esempi e fatti tangibili su certe situazioni che riguardavano don Massimiliano e che ci angosciavano. Ma da quella lettera fino all’altro giorno non abbiamo mai ottenuto una risposta da parte di nessuno». A parlare, rimanendo nel più stretto anonimato, è un sacerdote coetaneo di don Massimiliano, un suo vecchio compagno di studi, ora parroco di una chiesa della Tuscia.

Una testimonianza che non vuole essere né una sentenza nei confronti del padre di Oriolo Romano don Massimiliano Crocetti (accusato di tentata violenza su un minore del paese e ora agli arresti domiciliari), né una prova per gli inquirenti, né tantomeno un’accusa nei confronti della curia vescovile del capoluogo. Ma solo una testimonianza di chi conosce da lontano il percorso spirituale dell’attuale capo spirituale della comunità di Oriolo, un paese che ha amato e ama il suo ”don Max” e che da tre giorni è caduto nel più profondo sconcerto. Incredulo per questo arresto e per le accuse da cui è scaurito.

Racconta ancora il sacerdote viterbese: «Alla fine Massimiliano venne ugualmente ordinato dal vescovo Tagliaferri: fu proprio uno degli ultimi e inviato ad Acquapendente; dopo due anni venne di nuovo trasferito a Cura di Vetralla come vice-parroco. Anche qui, mi risulta, ci furono alcuni episodi anomali e voci equivoche che investirono don Massimiliano, se non addirittura una denuncia. Tant’è che dopo pochi anni venne di nuovo trasferito a Oriolo Romano. Non spetta a me giudicare, ma cambiare tre parrocchie in nove anni è quantomeno singolare. E a questo punto mi viene anche il legittimo dubbio che anche l’attuale vescovo Lorenzo Chiarinelli fosse all’oscuro di tutto. Come se intorno a lui ci fosse una sorta di filtro».

Intanto ieri pomeriggio si è svolto un incontro tra i due legali del 36enne parroco oriolese - Severo Bruno a nome della Curia vescovile e Antonello Cecchini quello nominato dalla famiglia Crocetti - per cercare di stabilire una strategia difensiva comune. Don Massimiliano Crocetti si trova in questi giorni in una località segreta, vicino a Canale Monterano, agli arresti domiciliari in attesa che venga ascoltato dal gip. Sulle spalle, al momento, gravano le accuse di tentata violenza su minore. Secondo una ricostruzione non ufficiale si tratterebbero di alcune attenzioni che il parroco avrebbe rivolto nei confronti di un giovane di Oriolo, proveniente da una famiglia disagiata del paese. «Le indagini sono partite dal nostro assessorato ai Servizi sociali, sono inziati a Oriolo e sono terminate qui», ha sempre detto il sindaco Italo Carones. Ad incastrare il sacerdote natio di Montefiascone il lavoro d’intelligence messo in piedi dagli uomini della Questura che negli ultimi tre mesi lo hanno pedinato con sofisticati strumenti tecnologici (cimici e micro-telecamere) seguendo e catalogando tutte le sue abitudini.

Fino all’arresto, arrivato martedì mattina, tra lo stupore generale. Proprio pochi attimi prima, secondo quanto hanno riferito gli inquirenti, che don Massimiliano si vedesse con un giovane del paese per dare vita a un incontro proibito quanto squallido. E soprattutto impensabile, come continua a ripetere in coro questa comunità di 3500 persone situata a ridosso della provincia romana. Che da martedì si trova di botto sprofondata nell’incertezza, senza più il proprio pastore.
Cryptone
00domenica 30 marzo 2008 19:40

PERCHE’ MOLTI PRETI SONO
PEDOFILI?
Intervento di uno psicoterapeuta

Sempre più spesso, nonostante la censura di Stato si affanni per impedire la divulgazione di questo genere di notizie, vengono riferiti dalla stampa, ma soprattutto dai siti internet italiani ed esteri, episodi di pedofilia che hanno come protagonisti dei preti.

Che si tratti di una vera e propria “epidemia” lo dimostra anche lo zelante interessamento del signor Giuseppe Ratzinger il quale, qualche anno fa, da cardinale, interveniva con veemenza contro i media americani che “osavano” diffondere questo genere di notizie, che potevano turbare i fedeli e gettare discredito sulla Chiesa cattolica.

Evidentemente già da allora il modello di “informazione corretta” adottato da Ratzinger era quello italiano, enfatico e trionfalistico quando si tratta di osannare il papa, omertoso e mistificatorio quando si tratta di nascondere le malefatte della chiesa o dei suoi funzionari.

La mancanza di pudore da parte del signor Ratzinger giunse persino a fargli teorizzare che, poiché la percentuale di preti con esperienze di pedofilia (che in America viene stimata fra l’1 e il 6%) non sarebbe superiore a quella della popolazione generale (il che è tutto da dimostrare), ciò dovrebbe indurre i giornalisti a considerare del tutto “ovvio” che debbano esistere dei preti pedofili, quantomeno in quantità tollerabile e statisticamente “inevitabile”, al punto da non creare più “inutili” e inopportuni scandalismi di fronte a tali eventi che, sempre secondo Ratzinger, non dovrebbero nemmeno “fare notizia”, essendo in qualche modo già “scontati”.

Ora, ci si potrebbe domandare come mai la Chiesa non ha mai spiegato perché fare il prete cattolico non attenui, o perlomeno non ponga un freno morale, a queste disinvolte tendenze che, non dimentichiamolo, producono veri e propri crimini e non peccatucci veniali. Da coloro che si proclamano predicatori di verità divine nonché strenui difensori di inconsapevoli embrioni, sempre pronti a condannare tutto e tutti, ci si dovrebbe attendere quantomeno un minimo di coerenza e di comportamenti esemplari, ma evidentemente così non è.

Sta di fatto che questo atteggiamento di copertura verso i preti pedofili sarebbe costato a Ratzinger un procedimento giudiziario negli Stati Uniti, per oggettivo favoreggiamento, se non fosse che la nomina a papa ha fatto decadere la possibilità di proseguire l’iter, ed arrivare magari ad una condanna. Questo è avvenuto non in quanto Ratzinger è divenuto capo di una chiesa, ma in quanto “capo di Stato” estero, ovvero del Vaticano, quindi, secondo le leggi vigenti negli USA, “immune” dalla competenza dei tribunali.

Quanto alla situazione americana, vale la pena ricordare che la sola diocesi di San Francisco, in California, ha patteggiato risarcimenti alle famiglie dei bambini vittime di preti pedofili, per ben 21 milioni di dollari. Per tutti gli Stati Uniti le cifre dei risarcimenti si aggirano intorno al miliardo di dollari. Un vero disastro economico per il cattolicesimo americano, che oltretutto non gode di alcun finanziamento pubblico.

***

Al di là di queste notizie viene da chiedersi: perché i preti diventano pedofili? Molti penseranno che sia uno degli effetti del celibato forzato, ma se dipendesse semplicemente da questo, dovremmo osservare somiglianze statistiche con analoghe situazioni di castità obbligatoria, cosa che non risulta. Del resto, se la condizione di celibato diventasse insostenibile per il prete, perché non ripiegare nella normale eterosessualità adulta, più o meno clandestina?

No, certamente il comportamento pedofilo non può essere spiegato con la semplice repressione sessuale, nemmeno se esasperata e prolungata negli anni.

Sebbene la pedofilia sia un crimine particolarmente odioso perché colpisce le vittime più indifese e disarmate, va tuttavia detto che essa evidenzia uno stato di regressione psichica da parte di chi la mette in atto.

Un pedofilo non è mai completamente adulto, bensì cerca, a livello inconscio, di rievocare simbolicamente la sua stessa infanzia. La mancanza di maturità sessuale da parte dei preti, che l’esperienza del seminario non ha certo potuto permettere, potrebbe aver “fissato” lo stato evolutivo psichico ad uno stadio preadolescenziale.

Questa interpretazione narcisistica del comportamento pedofilo dei preti sarebbe confermata dall’osservazione dell’età media delle vittime, spesso compresa fra gli 8 e i 12 anni. Va anche sottolineato che nella quasi totalità dei casi si tratta di pedofilia omosessuale, ed anche questo elemento ci fa capire come il prete pedofilo abbia pesanti conflitti da risolvere con sé stesso, con la propria sessualità, con la propria storia e soprattutto con la propria identità.

La pedofilia è comunque un fenomeno estremamente complesso, non è semplicemente espressione di tendenze regressive infantili negli adulti (altrimenti i pedofili sarebbero milioni!).

Va considerato un altro fondamentale aspetto: il rapporto sado-masochistico. Anche qualora non vi sia violenza, è innegabile che il pedofilo, per sottomettere la vittima, faccia leva sul suo potere adulto e sulla sua superiorità fisica e psicologica.

E’ anche evidente che lo scopo del pedofilo non è di procurare piacere, ma di ottenerlo, anche usando la propria preda come fosse un giocattolo inerme. C’è dunque una notevole componente ideologicamente autoritaria nella pedofilia. Un autoritarismo che si esprime come un bisogno di possessivismo morboso, invincibile, da cui non ci si può sottrarre.

E’ estremamente significativo che in molti episodi riportati dalle cronache, si nota che i preti pedofili generalmente non prendono particolari precauzioni per nascondere i propri perversi comportamenti. Nel loro delirio di onnipotenza (che è anch’esso di origine infantile) essi preferiscono contare sulla omertà delle proprie vittime piuttosto che sul mettere in atto i comportamenti devianti in contesti protetti, magari lontano dal proprio ambiente.

***

A questo punto possiamo avanzare un’ipotesi che forse dà un senso logico a tutto quanto esposto precedentemente, e che potrebbe almeno in parte spiegare il ricorrente nesso fra comportamento pedofilo e condizione di prete.

Riepilogando, abbiamo analizzato le principali componenti della pedofilia e abbiamo riscontrato regressione, autoritarismo, possessivismo morboso. Guarda caso, si tratta dell’essenza più intima della teologia cattolica!

Il cattolicesimo, fra tutte le religioni del mondo, è infatti quella che offre al popolo il maggior numero di simboli infantili: non a caso il personaggio più proposto, più venerato, più rappresentato e rispettato è una mamma. Poi, proprio come si fa con i bambini, vengono continuamente propinate promesse, minacce, premi e punizioni. Raramente, o forse mai, si parla di responsabilità personale o di libere decisioni, quelli sono comportamenti troppo adulti, i cattolici possono solo osservare, seguire, credere, aderire, obbedire, confessare, pentirsi, ecc.

Sempre a proposito di regressione infantile, si osservi che il principale rito cattolico, nonché il comportamento più meritorio e sacro, è un comportamento “orale”, cioè l’eucarestia. Che i buoni cristiani debbano fare la comunione tutte le domeniche ricorda incredibilmente un vecchio luogo comune: “i bambini buoni mangiano tutta la pappa”. Non solo: nella liturgia cattolica si insiste, non a caso, sul fatto che l’ostia debba essere “imboccata” dalle mani del sacerdote, e non presa in mano dall’adepto. Come accade con una mamma che nutre un bambino che non sa ancora tenere in mano il cucchiaino.

Pochi hanno notato che, a suo tempo, ci fu un richiamo di papa Wojtyla proprio su questo argomento, ovvero dell’ostia “imboccata” dal prete, dato che molte chiese si stavano disinvoltamente protestantizzando su questa formalità apparentemente insignificante, distribuendo ostie direttamente nelle mani dei fedeli. Ma alla chiesa certi dettagli non sfuggono, perché ne conoscono l’enorme portata psicologica.

Ed è infatti così che la chiesa vuole che siano i suoi sottoposti: inermi, inconsapevoli, bambini che si abbandonano ciecamente nelle mani di una autorità protettiva e consolatoria. Bambini che non sanno nemmeno usare le proprie mani. Guarda caso, anche i pedofili hanno bisogno di soggetti passivi ed inconsapevoli. Curioso vero?

Sta di fatto che il bambino stuprato, vittima del pedofilo, magari del prete-pedofilo, è quindi una metafora del cattolico perfetto: sottomesso, timoroso, silenzioso, fiducioso che ciò che accade è per il suo bene.

***

Il prete pedofilo non cessa dunque di essere prete (“Tu es sacerdos in aeternum”), anzi, forse esprime nella forma più eloquente ed esplicita quella ideologia che la sua mente ha assorbito da anni e anni, finendo per identificarsi con essa. Avete notato? I preti pedofili se scoperti non lasciano mai il sacerdozio, a differenza dei preti che hanno avuto delle “banali” relazioni con donne. Inoltre, difficilmente vengono sospesi dalle celebrazioni religiose, tutt’al più vengono trasferiti “per non dare scandalo”.

Ora sappiamo perché: la pedofilia esprime in realtà ruoli e significati profondamente ed intimamente “cattolici”, sebbene il prete pedofilo abbia il paradossale ruolo di essere contemporaneamente vittima (sia dei suoi problemi personali che di una ideologia oggettivamente nociva per l’equilibrio psichico) e carnefice (perché commette abusi senza preoccuparsi dei danni indelebili che procura agli altri).

La dinamica “prete pedofilo-bambino” è dunque una efficace metafora del rapporto fra la chiesa e i suoi fedeli, fra l’istituzione possessiva e autoritaria, e i suoi seguaci ingenui e “bambini”.

Tra l’altro la chiesa, battezzando bambini inconsapevoli, e indottrinandoli sin dalla scuola materna, a ben vedere mette in atto le stesse tecniche di adescamento usate dai pedofili, che infatti fondano la loro seduzione proprio sulla non conoscenza, sulla non consapevolezza e persino sul senso di timore riverenziale che la vittima avverte “dopo” l’avvenuto “battesimo” (in questo caso il termine va interpretato con un doppio senso).

In entrambi i casi, questi bambini “vittime” (sia di pedofili che di chiese pedofile) sanno provare solo sensi di colpa, e non l’opportuno e sacrosanto diritto alla propria integrità mentale e fisica. Infatti, come tutti gli psicoterapeuti sanno bene per esperienza professionale, ricevere una educazione rigidamente cattolica non lascia minori conseguenze negative nella personalità rispetto agli effetti dei traumi psicologici che derivano dal subire episodi di pedofilia. Anzi forse questi ultimi, essendo tutto sommato più circoscritti, possono essere superati più facilmente.

***

Un’altra analogia simbolica fra pedofilia e cattolicesimo la troviamo, nientemeno, nella messa. Che cos’è la messa? La rievocazione del sacrificio di una vittima innocente! Il rito del cosiddetto “agnello” che viene sacrificato sull’altare “per l’espiazione dei nostri peccati”.

Un prete, dunque, che celebra la messa, drammatizza simbolicamente (per la teologia cattolica addirittura materialmente) il “sacrificio di una vittima innocente”. Potremmo paradossalmente dire che anche i pedofili “sacrificano vittime innocenti”. Questo è molto importante perché è il cuore dell’ideologia cattolica. Abituare la propria mente a pensare che sacrificare vittime innocenti sia un rituale sacro, positivo, espiatorio, purificatore e da cui scaturisce il bene, può certamente confondere l’inconscio, “abituandolo” a concezioni sottilmente perverse e sacralizzate.

Il prete pedofilo, stuprando bambini, per quanto spaventoso e deviante possa sembrare, non fa altro che “celebrare una messa”, usando simboli diversi ma evocando significati analoghi, ovvero: la vittima innocente va sacrificata. Il suo sangue non è la prova della violenza umana, al contrario, esso ci “lava” e ci purifica! Del resto, cose simili accadevano anche in molti antichi riti religiosi. Quanti poveri animali sono stati torturati, dissanguati e uccisi affinché i sacerdoti si illudessero, in tal modo, di ripulire sia la propria coscienza che quella altrui!

***

Possiamo infine concludere che il pedofilo, sia esso prete o no, è una persona con gravi problemi, che in modo irrazionale, deviante e purtroppo dannoso per gli altri, cerca sé stesso e la sua perduta identità sessuale. Nel caso in cui il pedofilo sia un prete, la situazione è resa ancora più complessa a causa della nefasta influenza psichica di quella teologia che è stata oggetto dei suoi studi, della sua formazione e della sua vita.

L’omertà della chiesa, e le sue solite negazioni dell’evidenza, oltretutto, impediscono a questi preti di essere curati, supportati da specialisti della psicologia, magari portati in psicoterapia. E perché no, studiati di più, affinché si possa tentare di prevenire il continuo ripetersi di questi fenomeni.

Evidentemente la chiesa preferisce tenersi dei preti pedofili, che continueranno a fare vittime innocenti, piuttosto che correre il rischio di confrontarsi con delle menti liberate.
xiro.70
00giovedì 3 aprile 2008 13:31
Ovviamente il problema della sessualità dei preti esiste e va affrontato apertamente dalla Chiesa.
Però bisogna darsi una mossa, perché ciò che è stato detto e fatto finora è insufficiente...

Chiaramente, l'ultimo "intervento di uno psicoterapeuta" (peraltro senza nome e cognome), mi sembra poco serio, ma è semplicemente un pretesto per attaccare ideologicamente la fede della Chiesa. In sostanza, si riconduce il tutto al fatto di credere alla Madonna!
Sarà stato scritto da Odifreddi sotto mentite spoglie, oppure dal classico "psic'analista" [SM=x511473]

Ci sono certamente ragioni psicologiche, ma anche pratiche che vanno inquadrate, ad esempio i pedofili approfittano dell'autorità derivante dalla loro figura per dare libero sfogo ad una mania preesistente (e infatti tra i pedofili troviamo spesso figure del genere).










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