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L'uso di deporre una moneta nella tomba dei defunti è antico quasi come la moneta stessa; infatti le prime testimonianze risalgono al V secolo a.C.. L'interpretazione più diffusa del significato di questo uso è che la moneta sia l'obolo a Caronte, il traghettatore delle anime dei defunti, cioè costituisca il pedaggio da pagare per passare nel regno dei morti. Anche nel caso accertato di moneta in posizione di obolo per Caronte in bocca secondo le notizie tratte dalle fonti letterarie, rimane l'incertezza, secondo alcuni studiosi, se il pezzo rappresenti l'aderenza al mito o se evidenzi l'ostentazione della ricchezza del morto o dei suoi parenti, soprattutto nei casi in cui vengono trovati veri e propri gruzzoli di monete. Ma il tipo e quantità di moneta deposta nella tomba non erano visibili all'esterno, eccetto che nelle catacombe e quindi la ricerca di questo aspetto, ancora tutta da fare, potrebbe portare a risultati di estremo interesse per la comprensione del problema, soprattutto per quanto riguarda il territorio romano. Inoltre rimane ancora incerto l'eventuale rapporto che quel pezzo possa avere avuto con la reale circolazione monetaria contemporanea al momento della sepoltura, pur ammettendo che la maggior parte delle monete dovevano essere prelevate dalla circolazione attiva locale. La moneta veniva deposta all'interno dell'urna nel caso del rito dell'incinerazione, nella bocca nelle mani o sugli occhi nel caso del rito dell'inumazione.
La Sacra Sindone (dal latino "tela di lino"), il lenzuolo in cui si ipotizza sia stato avvolto il corpo di Gesù Cristo dopo la sua morte in croce, continua ad essere un mistero per la scienza, nonostante le numerose ipotesi poste dagli studiosi. La numismatica ha contribuito a gettare nuova luce su questo "giallo" rilevandosi, come già in altri casi, una fonte storica di grande valore per la conoscenza dei popoli e dei suoi eventi. Sull'occhio destro dell'uomo della Sindone appare un'ombra che, studi approfonditi e computerizzati, hanno dimostrato essere una moneta e non un grumo di sangue. Padre Filas ipotizza la presenza di monetine sugli occhi di Cristo, ma c'è da chiedersi: come è possibile distendere la Sindone ripiegata sulla parte frontale del corpo senza far scivolare la moneta (o le monete) poste sui bulbi oculari? Quale pressione potevano esercitare monete di pochi grammi? Inoltre ci sono considerazioni di ordine psicologico, archeologico, letterario, sperimentale, medico, fotografico che smentiscono la veridicità di questa ipotesi.
Se fosse esatta l'ipotesi che sugli occhi di Cristo erano poste una o più monete, di che moneta si tratta? Secondo alcuni studiosi si tratterebbe di un Dupondio, una moneta di Tiberio, raffigurante al dritto la testa dell'imperatore e al rovescio un busto al centro di uno scudo rotondo, coniata probabilmente tra il 22 e il 23 d.C. Secondo altri sarebbe invece una moneta giudaica, un Pruta, coniata tra il 29 e il 32 sotto Ponzio Pilato e quindi prima della crocifissione di Gesù. Si pensa che si tratti di questa moneta perchè avrebbe lasciato sul tessuto di lino le lettere CAPOC, che è la parte finale della leggenda TIBEPIOY KAICAPOC, Tiberio Cesare, e l'impronta del lituus, il bastone ricurvo che appare sulle monete di Ponzio Pilato. Inoltre sovrapponendo il volto dell'uomo della Sindone al volto di Cristo come appare inciso su molte monete bizantine, si può provare che le due immagini combaciano perfettamente. Così risulta che, sulla stessa monetazione, la ripetizione delle caratteristiche somatiche della figura di Cristo è costante. Infatti Gesù è raffigurato sempre allo stesso modo: volto austero dai grandi occhi, capelli lunghi, barba e baffi, di circa trent'anni e visto di fronte. Cosa ancora più strana è che l'immagine di Gesù sui Solidi e i Follis appare non solo uguale a quella incisa negli antichi "dipinti" dei testi sacri, ma anche conforme a quella della Sindone, che trova in questo modo una straordinaria testimonianza proprio sulle monete bizantine. Quasi come se, queste ultime abbiano ricavato notizie sulle caratteristiche somatiche di Cristo dall'immagine impressa sulla Sacra Sindone.