Re:
purolator, 18/03/2008 20.21:
il dalai lama ha parole di pace per tutti, cattolici compresi.
e cmq non possiamo paragonare la repressione del tibet con i 4 morti cattolici per mano cinese
Dopo le polemiche sul silenzio all'Angelus di domenica, Benedetto XVI interviene sulla repressione cinese in Tibet. Lo ha fatto durante l'udienza generale del mercoledì, invocando "dialogo e tolleranza".
CITTA' DEL VATICANO - Un appello chiaro, senza riferimenti alle parti politiche coinvolte, con una condanna comunque ferma all'uso della violenza. Dopo le polemiche dei giorni scorsi sul silenzio all'Angelus domenicale, Benedetto XVI è intervenuto sulla repressione cinese in Tibet. Lo ha fatto stamani durante l'udienza generale del mercoledì, dedicata alla riflessione sul significato del triduo pasquale. “Seguo con grande trepidazione le notizie, che in questi giorni giungono dal Tibet; - ha detto il papa - il mio cuore di Padre sente tristezza e dolore di fronte alla sofferenza di tante persone. Il mistero della passione e morte di Gesù, che riviviamo in questa Settimana Santa, ci aiuta ad essere particolarmente sensibili alla loro situazione". E ancora: "Con la violenza non si risolvono i problemi, ma solo si aggravano. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera. Chiediamo a Dio onnipotente, fonte di luce, che illumini le menti di tutti e dia a ciascuno il coraggio di scegliere la via del dialogo e della tolleranza".
Dal pontefice arriva così una presa di posizione attesa non solo dall'opinione pubblica, ma anche da diversi settori della Chiesa che non avevano compreso il "silenzio" dell'Angelus di domenica. "È ridicolo giustificare il mancato appello pubblico con l’assenza di un Nunzio Apostolico e di fonti ecclesiali - aveva detto il comboniano padre Venanzio Milani, presidente dell’agenzia missionaria Misna -. In Tibet è in atto una strage di persone inermi: Asianews, Misna e le altre agenzie di informazione missionarie lo stanno documentando da giorni. Cattolici o non cattolici, la repressione violenta richiede un intervento papale". In Vaticano avevano ribattuto che il papa ha la "responsabilità di partecipare ai dolori dell’umanità", però l’emergenza Tibet, "è diversa dal caso dell’Iraq". Da parte sua, il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori, aveva fornito un’altra interpretazione: "Non possono essere i media a decidere quando il papa deve parlare". "Benedetto XVI - aveva assicurato Betori - troverà i modi e i tempi per intervenire. Non può essere la logica delle comunicazioni a dettarli".
Per il resto, l'udienza generale si è svolta come sempre, anche oggi divisa in due tempi. In un primo momento, nella basilica vaticana, il papa ha incontrato 3500 ragazzi, per la maggior parte dell’Univ, associazione universitaria espressione dell'Opus Dei, riuniti a Roma per il loro forum. Sono studenti universitari provenienti da 28 università italiane e da altre 180 di tutto il mondo, chiamati a riflettere sul tema "Essere, apparire, comunicare: intrattenimento e felicità nella società multimediale". L’obiettivo del Forum UNIV è quello di creare luoghi di studio e dialogo interdisciplinare, per giovani che pensano che gli anni dell’università siano fondamentali per imparare a essere utili agli altri, con spirito di servizio alla società. Una delle attività centrali del Convengo universitario è il Forum di Iniziative sociali, uno spazio dedicato alla presentazione di progetti di interesse sociale, volontariato e solidarietà, tra cui il Progetto Harambee in Africa, il Festival di Documentari sulla immigrazione e l’integrazione sociale, e numerose progetti di volontariato internazionale, realizzati da studenti universitari.
Subito dopo, Benedetto XVI ha pronunciato la sua catechesi centrata sui riti della settimana santa: la messa crismale, la messa in Coena Domini, la liturgia del Venerdì fino alla Veglia del Sabato e alla messa della Domenica. In particolare, il papa ha ricordato le diverse tradizioni di pietà popolare per l’adorazione del giovedì sera, o la via crucis del venerdì. Poi il silenzio del sabato che quanto mai necessario per combattere il male. “Abbiamo così bisogno di un giorno di silenzio nel quale possiamo meditare la realtà della vita umana e della storia umana con tutti i dolori, con tutte le forze del male, la grande forza del bene che è la passione e la resurrezione del Signore”, ha detto il papa. Poi la gioia della Resurrezione e il grande annuncio: la luce e la pace di Cristo raggiungono ogni punto dello spazio e del tempo. Una opportunità per approfondire il senso della nostra vocazione cristiana.
Spiega il papa: “Far memoria del mistero di Cristo significa vivere in profonda adesione all’ oggi della storia. Portiamo dunque nella nostra preghiera la drammaticità di fatti e situazioni che in questi giorni affliggono tanti nostri fratelli in tante parti del mondo. Sappiamo che l’odio, le divisioni e le violenze non hanno mai l’ ultima parola negli eventi della storia . Questi giorni rianimano in noi la grande speranza: Cristo crocefisso è risorto e ha vinto il mondo. L’Amore è più forte dell’odio ha vinto, e dobbiamo associarci a questa vittoria dell’ Amore. Dobbiamo ripartire da Lui e lavorare con Cristo per un mondo fondato sulla pace, sulla giustizia, sull’amore”. Il testo integrale della catechesi
Ultima nota di colore: oggi, si ricorda San Giuseppe, e anche se la festa liturgica è stata celebrata sabato scorso per la coincidenza con la settimana santa, tutti i gruppi linguistici hanno rivolto gli auguri di un buon onomastico al papa.
e va be' soliti discorsi...