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Miti e Fatti Ebrei - Palestina

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    00 03/10/2007 02:26
    Le radici d'Israele, di Mitchell G. Bard

    Miti da confutare

    03.a. "Gli Ebrei non hanno titolo alla terra che chiamano Israele"
    03.b. "La Palestina e' sempre stata un paese arabo"
    03.c. "La Dichiarazione Balfour non ha dato agli Ebrei il diritto ad una patria in Palestina"
    03.d. "La 'poszione tradizionale' degli Arabi in Palestina e' stata messa a
    repentaglio dall'insediamento ebraico"
    03.e. "Il Sionismo e' razzismo"
    03.f. "I Sionisti avrebbero potuto scegliere un'altra contrada in luogo della Palestina"
    03.g. "Perfino Herzl aveva proposto l'Uganda come lo stato ebraico in luogo della Palestina"
    03.h. "Tutti gli Arabi si sono opposti alla Dichiarazione Balfour,
    considerandola un tradimento dei loro diritti"
    03.i. "I Sionisti non hanno fatto sforzo alcuno per stipulare un compromesso con gli Arabi"
    03.j. "I Sionisti sono stati lo strumento coloniale dell'Imperialismo occidentale"
    03.k. "Nel carteggio Hussein-MacMahon gli Inglesi avevano promesso agli Arabi l'indipendenza"
    03.l. "Gli Arabi hanno combattuto per la liberta' nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale"

    [I miti in dettaglio:]

    03.a. MITO

    "Gli Ebrei non hanno titolo alla terra che chiamano Israele"

    03.a. FATTI

    Un comune fraintendimento e' che gli Ebrei siano stati costretti alla
    diaspora dai Romani dopo la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme
    nel 70 EV, e che poi, 1.800 anni dopo, siano improvvisamente ritornati in
    Palestina rivendicando il loro paese. In realta', il popolo ebraico ha
    mantenuto i legami storici con la terra avita per oltre 3.700 anni, creando
    una lingua nazionale ed una civilta' peculiare.

    Il popolo ebraico fonda la sua rivendicazione alla Terra d'Israele su almeno
    quattro titoli:

    1) D%o ha promesso la terra al patriarca Abramo;

    2) Il popolo ebraico vi si e' stabilito e l'ha sviluppata;

    3) La comunita' internazionale ha concesso la sovranita' politica sulla
    Palestina al popolo ebraico;

    4) Il territorio e' stato catturato in seguito a guerre difensive.

    Anche dopo la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme e l'inizio
    dell'esilio, la vita ebraica in Palestina e' continuata e spesso e' anche
    fiorita. Furono ricreate grandi comunita' a Gerusalemme ed a Tiberiade nel
    9no Secolo EV, e nell'11mo Secolo EV nacquero delle comunita' ebraiche a
    Rafa, Gaza, Ascalona, Giaffa e Cesarea.

    I Crociati massacrarono molti Ebrei nel 12mo Secolo EV, ma le comunita'
    ricuperarono nei successivi due secoli dacche' un gran numero di rabbini e
    semplici pellegirini ebrei immigro' a Gerusalemme ed in Galilea. Eminenti
    rabbini avrebbero fondato delle comunita' a Safed, Gerusalemme ed altrove
    nei successivi 300 anni. All'inizio del 19mo Secolo - molti anni prima della
    nascita del moderno movimento sionista - piu' di 10.000 Ebrei vivevano in
    quello che oggi e' Israele [1]. I settantotto anni di edificazione
    nazionale, che iniziarono nel 1870, culminarono nella rifondazione dello
    stato ebraico.

    Il "certificato di nascita" internazionale di Israele e' stato convalidato
    dalla promessa della Bibbia, dall'ininterrotto stabilimento ebraico fin dai
    tempi di Giosue'; dalla Dichiarazione Balfour del 1917; dal mandato della
    Societa' delle Nazioni, che includeva la Dichiarazione Balfour; la
    risoluzione di spartizione delle Nazioni Unite del 1947; l'ammissione
    d'Israele all'ONU del 1949; il riconoscimento d'Israele dalla maggior parte
    degli altri stati; e, soprattutto, la societa' creata dal popolo d'Israele
    in decenni di esistenza nazionale prospera e dinamica.

    03.a. LA FRASE CELEBRE:

    "Nessuno fa un favore ad Israele proclamando il suo 'diritto
    all'esistenza'".

    Il diritto d'Israele ad esistere, cosi' come quello degli Stati Uniti,
    dell'Arabia Saudita, e di altri 152 paesi, e' assiomatico ed assoluto. La
    legittimazione d'Israele non e' sospesa a mezz'aria in attesa di
    riconoscimento. (...)

    Certo non v'e' altro stato, grande o piccolo, giovane o vecchio, che
    considererebbe il semplice riconoscimento al suo 'diritto all'esistenza' un
    favore, od una concessione negoziale".

    Abba Eban [2]

    03.b. MITO

    "La Palestina e' sempre stata un paese arabo".

    03.b. FATTI

    Si ritiene che il termine "Palestina" derivi dal nome "Filistei", un popolo
    egeo che, nel 12mo Secolo AEV, si insedio' lungo la pianura costiera
    dell'attuale Israele e della Striscia di Gaza. Nel Secondo Secolo EV, dopo
    aver schiacciato l'ultima rivolta giudaica, i Romani applicarono il nome
    "Palestina" prima alla Giudea (la parte meridionale di quella che ora e'
    chiamata la Riva Occidentale) in un tentativo di ridurre al minimo
    l'identificazione ebraica con la Terra d'Israele. La parola araba "Filastin"
    deriva da questo nome latino [3].

    Le Dodici Tribu' d'Israele hanno formato la prima monarchia costituzionale
    in Palestina verso il 1000 AEV. Il secondo re, Davide, fu il primo a fare di
    Gerusalemme la capitale dello stato. Sebbene la Palestina sia stata divisa
    in due regni separati, l'indipendenza ebraica sotto la monarchia e' durata
    per oltre 400 anni. Questo e' molto di piu' dell'indipendenza goduta dagli
    Americani in quello che ora chiamiamo "Stati Uniti" [4].

    Quando gli Ebrei cominciarono ad immigrare in Palestina in gran numero nel
    1882, ci vivevano meno di 250.000 Arabi, e la maggior parte di loro era
    giunta di recente. La grande maggioranza della popolazione araba nei decenni
    scorsi erano in un certo senso dei nuovi venuti - o immigrati di recente, o
    discendenti di persone che erano immigrate in Palestina negli ultimi 70
    anni" [5].

    La Palestina non e' mai stata un paese esclusivamente arabo, sebbene l'Arabo
    sia pian piano divenuto il linguaggio di gran parte della popolazione dopo
    le invasioni Mussulmane del Settimo Secolo EV. Non e' mai esistito uno stato
    indipendente arabo o palestinese in Palestina. Quando il famoso storico
    arabo-americano, il cattedratico di Princeton Prof. Philip Hitti,
    testimonio' contro la spartizione davanti al Comitato anglo-americano nel
    1946, egli disse: "Nella storia non c'e' alcuna cosa come la 'Palestina',
    proprio no" [6]. Difatti, la Palestina non e' mai esplicitamente menzionata
    nel Corano, dove viene invece chiamata "la terra santa" (al-Arad
    al-Muqaddash). [7]

    Prima della spartizione, gli Arabi palestinesi non si vedevano come
    portatori di un'identita' separata. Quando fu convocato il primo congresso
    delle Associazioni Islamico-Cristiane a Gerusalemme nel Febbraio 1919 per
    scegliere i rappresentanti palestinesi alla Conferenza di Pace di Parigi, fu
    adottata la seguente risoluzione:

    "Noi consideriamo la Palestina parte della Siria araba, dacche' non ne e'
    mai stata separata in alcun momento. Le siamo legati da legami nazionali,
    religiosi, linguistici, naturali, economici e geografici". [8]

    Nel 1937, un leader arabo locale, Auni Bey Abdul-Hadi, disse alla
    Commissione Peel, che avrebbe poi suggerito la spartizione della Palestina:
    "Non esiste un paese [detto Palestina]! 'Palestina' e' un termine coniato
    dai Sionisti! Non c'e' Palestina nella Bibbia. Il nostro paese e' stato per
    secoli parte della Siria". [9]

    Il rappresentante dell'Alto Comitato Arabo alle Nazioni Unite invio' una
    presa di posizione all'Assemblea Generale nel Marzo 1947 che sosteneva che
    "la Palestina era parte della Provincia di Siria" e che "politicamente, gli
    Arabi di Palestina non erano indipendenti nel senso che formavano un'entita'
    politica a se' stante". Alcuni anni dopo, Ahmed Shuqeiri, successivo
    presidente dell'OLP, avrebbe detto al Consiglio di Sicurezza: "Tutti sanno
    che la Palestina non e' altro che la Siria meridionale". [10]

    Il nazionalismo arabo-palestinese e' soprattutto un fenomeno successivo alla
    Prima Guerra Mondiale, che non e' divenuto un movimento politico
    significativo fino a dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967 e la presa
    israeliana della Riva Occidentale.

    03.c. MITO

    "La Dichiarazione Balfour non ha dato agli Ebrei il diritto ad una patria in
    Palestina"

    03.c. FATTI

    Nel 1917, la Gran Bretagna emise la Dichiarazione Balfour:

    "Il Governo di Sua Maesta' vede con favore lo stabilirsi in Palestina di una
    dimora nazionale (national home) per il popolo ebraico, e fara' del suo
    meglio per facilitare il conseguimento dell'obbiettivo; sia ben inteso che
    non si fara' nulla che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle
    comunita' non-ebraiche di Palestina od i diritti e la condizione politica
    goduti dagli Ebrei in qualsiasi altro paese".

    Secondo la Commissione Peel, nominata dal Governo Britannico per indagare
    sulle cause delle rivolte arabe del 1936, "si era inteso, al tempo della
    Dichiarazione Balfour, che il campo in cui doveva stabilirsi la Dimora
    Nazionale Ebraica era l'intera Palestina storica, compresa la
    Transgiordania". [11]

    Lo scopo del Mandato per la Palestina era mettere in atto la Dichiarazione
    Balfour. Esso si riferiva specialemnte ai "legami storici del popolo ebraico
    con la Palestina" ed al valore morale della "ricostituzione della loro
    dimora nazionale in quel paese". Il termine "ricostituzione" mostra il
    riconoscimento del fatto che la Palestina era stata la dimora degli Ebrei.
    Inoltre, i Britannici ricevettero istruzioni di "fare del loro meglio per
    facilitare" l'immigrazione ebraica, di incoraggiare gli insediamenti sulla
    terra e "garantire" la Dimora Nazionale Ebraica. Nel testo del mandato non
    appare la parola "Arabo". [12]

    Il mandato fu promulgato dai 52 governi della Societa' delle Nazioni il 24
    Luglio 1922.


    03.d. MITO

    "La 'posizione tradizionale' degli Arabi in Palestina e' stata messa a
    repentaglio dall'insediamento ebraico".

    03.d. FATTI

    Per molti secoli, la Palestina e' stata una contrada popolata a chiazze,
    malcoltivata ed assai trascurata, contrada composta di colline erose,
    deserti sabbiosi e paludi malariche. Perfino nel 1880 il console americano a
    Gerusalemme riferiva che l'area stava continuando il suo declino storico.
    "La popolazione e la ricchezza della Palestina non sono cresciute negli
    ultimi quarant'anni", disse. [13]

    Il Rapporto della Commissione Reale Palestine cita una descrizione della
    Piana Marittima del 1913:

    "La strada che porta da Gaza al nord era solo una pista estiva adatta al
    trasporto con cammelli e carri. Nessun aranceto, frutteto o vigna uno puo'
    vedere finche' uno non raggiunge [il villaggio ebraico di] Yabna [Yavne] ...
    Le case sono tutte di fango. Non si vede finestra alcuna ... Gli aratri
    usati sono di legno ... I raccolti erano magrissimi ... Le condizioni
    sanitarie del villaggio erano orribili. Non esistevano scuole ... La parte
    occidentale, verso il mare, era perlopiu' un deserto ... I villaggi in
    quest'area erano pochi e poco popolati. Per tutta l'area erano sparse rovine
    di villaggi, dacche' a causa della prevalenza della malaria, molti villaggi
    erano stati abbandonati dagli abitanti". [14]

    Lewis French, il direttore britannico dello Sviluppo, scrisse della
    Palestina:

    "L'abbiamo trovata abitata da 'fellahin' che vivevano in casupole di fango e
    soffrivano gravemente della prevalente malaria ... Vaste zone ... non erano
    coltivate ... I 'fellahin', se non erano essi stessi ladri di bestiame,
    erano sempre pronti a dar ricetto a questi e ad altri criminali. Gli
    appezzamenti individuali ... cambiavano di mano ogni anno. La sicurezza
    pubblica era scarsa, e la sorte dei 'fellahin' era un alternarsi di
    saccheggi e ricatti da parte dei loro vicini, i Beduini". [15]

    Sorprendentemente, molte persone che non avevano simpatia per la causa
    sionista credevano gli Ebrei avrebbero migliorato la condizione degli Arabi
    palestinesi. Per esempio, Dawood Barakat, direttore del giornale egizio
    Al-Ahram, scrisse: "E' assolutamente necessario che nasca un'intesa tra i
    Sionisti e gli Arabi, perche' gli scontri verbali non possono fare che
    danno. I Sionisti sono indispensabili al paese: il denaro che porteranno, le
    loro cognizioni e la loro intelligenza, e l'industriosita' che li
    caratterizza contribuiranno senza dubbio alla rigenerazione del paese". [16]

    Pure un nazionalista arabo di spicco credeva che il ritorno degli Ebrei
    nella loro patria avrebbe contribuito alla risurrezione del paese. Seconso
    lo Sceriffo Hussein, il guardiano dei luoghi santi islamici in Arabia:

    "Le risorse del paese sono tuttora terreno vergine, e verranno sviluppate
    dagli immigranti ebrei. Una delle cose piu' stupefacenti fino a poco fa era
    che il Palestinese avevano l'abitudine di lasciare il suo paese, vagando per
    gli oceani in ogni direzione. Il suo suolo natio non poteva trattenerlo,
    sebbene i suoi avi ci avessero vissuto per mille anni. Allo stesso tempo,
    abbiamo visto gli Ebrei provenienti da paesi stranieri affluire in Palestina
    da Russia, Germania, Austria, Spagna, America. La causa delle cause non puo'
    sfuggire a coloro che hanno il dono di una profonda intuizione. Essi
    sapevano che la terra era per i suoi figli originari (abna'ihilasliyin), ad
    onta di tutte le loro diversita', una patria sacra ed amata. Il ritorno di
    questi esuli (jaliya) alla loro patria si dimostrera' una scuola
    sperimentale, materiale e spirituale, per i loro fratelli che sono con loro
    nei cambi, nelle fabbriche, nei commerci ed in ogni cosa legata allo sforzo
    ed alla fatica. [17]

    Come previsto da Hussein, la rigenerazione della Palestina, e la crescita
    della sua popolazione, giunsero solo dopo che gli Ebrei erano tornati in
    gran numero.

    03.d. LA FRASE CELEBRE

    Mark Twain, che visito' la Palestina nel 1867, la descrisse cosi': "... [un]
    paese desolato il cui suolo e' abbastanza ricco, ma e' dato tutto alle
    erbacce - una contrada silenziosa e dolente ... C'e' una tal desolazione che
    neppure l'immaginazione puo' adornarla con la pompa della vita e dell'azione
    ... Non abbiamo mai visto anima viva per tutto il viaggio ... Ovunque c'era
    a malapena un albero od un cespuglio. Anche l'olivo ed il cactus, che
    rapidamente attecchiscono nei terreni senza valore, avevano praticamente
    abbandonato il paese". [18]

    03.e. MITO

    "Il Sionismo e' razzismo"

    03.e. FATTI

    Nel 1975 l'Assemblea Generale dell'ONU adotto' una risoluzione che
    calunniava il Sionismo equiparandolo al razzismo. Nella sua arguta risposta
    alla risoluzione, l'Ambasciatore israeliano all'ONU Chaim Herzog noto'
    l'ironia della data, dacche' il voto cadeva giusto nel 37mo anniversario
    della Notte dei Cristalli.

    Il Sionismo e' il movimento nazionale di liberazione del popolo ebraico, che
    sostiene che gli Ebrei, come ogni altra nazione, hanno diritto ad una
    patria.

    La storia ha dimostrato la necessita' di assicurare la sicurezza ebraica con
    una patria nazionale. Il Sionismo riconosce che l'Ebraicita' e' definita da
    comuni origini, religione, cultura e storia.

    La realizzazione del sogno sionista e' esemplificata dai quasi cinque
    milioni di Ebrei, provenienti da piu' di cento paesi, che sono cittadini
    israeliani. Sono inoltre rappresentati nella popolazione israeliana circa un
    milione tra Arabi cristiani e mussulmani, Drusi, Baha'i, Circassi ed altri
    gruppi etnici. La presenza in Israele di migliaia di Ebrei di pelle scura
    provenienti da Etiopia, Yemen ed India e' la miglior confutazione della
    calunnia contro il Sionismo. In una serie di ponti aereo epici, chiamati
    Mose' (1984), Giosue' (1985) e Salomone (1991), Israele ha soccorso circa
    42.000 membri dell'antica comunita' ebraica etiopica.

    Molti Cristiani per tradizione hanno sostenuto gli scopi e gli ideali del
    Sionismo. Il carattere aperto e democratico di Israele e la sua protezione
    scrupolosa dei diritti religiosi e politici dei Cristiani e dei Mussulmani
    confutano l'accusa di esclusivismo.

    03.e. LA FRASE CELEBRE 1 (la parte 03.e. riprende poi)

    Scrivendo dopo che fu rivelata l'"Operazione Mose'", William Safire
    osservo': "Per la prima volta nella storia, migliaia di Neri sono portati in
    un paese non in catene, ma con dignita', non come schiavi, ma come
    cittadini". [19]

    03.e. CONTINUAZIONE

    Di contro, gli stati arabi definiscono la cittadinanza esclusivamente in
    base allo "jus sanguinis (native parentage)". E' quasi impossibile diventare
    cittadino per naturalizzazione in molti stati arabi, specialmente Algeria,
    Arabia Saudita e Kuwait. Diverse nazioni arabe hanno delle leggi che
    facilitano la naturalizzazione degli Arabi stranieri, con la precisa
    eccezione dei Palestinesi. Di contro, la Giordania ha istituito la sua
    "legge del ritorno" nel 1954, concedendo la cittadinanza a tutti gli
    ex-residenti della Palestina, salvo gli Ebrei [20].

    Condannare proprio l'autodeterminazione ebraica e' di per se' una forma di
    razzismo. "Un mondo che ha chiuso le porte agli Ebrei che volevano fuggire
    dai forni hitleriani non ha la statura morale per lamentarsi della
    preferenza data da Israele agli Ebrei", scrisse il famoso avvocato esperto
    in diritti civili Alan Dershowitz. [21]

    Quando fu avvicinato da uno studente che attaccava il Sionismo, Martin
    Luther King rispose: "Quando la gente critica i Sionisti, essa intende gli
    Ebrei. Tu stai facendo un discorso antisemita". [22]

    La risoluzione ONU del 1975 era parte di una campagna antiisraeliana
    arabo-sovietica risalente alla Guerra Fredda. Quasi tutti coloro che hanno
    votato a favore della risoluzione tra i non-arabi si sono scusati ed hanno
    cambiato posizione. Quando l'Assemblea Generale ha votato per abrogare la
    risoluzione nel 1991, solo alcuni stati arabi ed islamici, cosi' come Cuba,
    la Corea del Nord ed il Vietnam si sono opposti.

    Nel 2001, le nazioni arabe hanno cercato un'altra volta di delegittimare
    Israele cercando di fare dell'equiparazione del Sionismo al Razzismo parte
    dell'ordine del giorno della Conferenza ONU Contro il Razzismo che doveva
    cominciare il 31 Agosto a Durban, in Sudafrica. Gli uSA hanno minacciato di
    boicottare la conferenza se la proposta veniva messa all'ordine del giorno.

    03.e. LA FRASE CELEBRE 2

    "... E' inoltre importante inviare un segnale alle nazioni del mondo che
    amano la liberta' che non staremo a guardare se il mondo cerca di descrivere
    il Sionismo come razzismo. Questa e' la cosa piu' sbagliata del mondo, ed il
    Presidente e' orgoglioso di essere al fianco di Israele e della Comunita'
    Ebraica, e di inviare un segnale che nessun gruppo al mondo trovera'
    rispetto ed accettazione internazionali se il suo scopo e' equiparare il
    Sionismo col razzismo".

    Il Portavoce della Casa Bianca Ari Fleisher [23]

    03.f. MITO

    "I Sionisti avrebbero potuto scegliere un altro paese in luogo della
    Palestina"

    03.f. FATTI

    Nel tardo 19mo Secolo, la nascita dell'antisemitismo religioso e razzista ha
    portato alla recrudescenza dei pogrom in Russia ed in Europa orientale,
    frantumanto le promesse di eguaglianza e tolleranza. Questo stimolo'
    l'immigrazione ebraica dall'Europa in Palestina.

    Nello stesso periodo, un'ondata di Ebrei immigro' in Palestina da Yemen,
    Marocco, Iraq e Turchia. Questi Ebrei erano all'oscuro del Sionismo politico
    di Theodor Herzl o dei pogrom europei. Essi erano motivati dal plurisecolare
    sogno di "Tornare a Sion", e dal timore dell'intolleranza. Udendo che le
    porte di Palestina erano aperte, essi sfidarono i disagi del viaggio e
    vennero in "Terra d'Israele".

    L'ideale sionista di un ritorno in Israele aveva profonde radici religiose.
    Molte preghiere ebraiche parlano di Israele, di Sion e della Terra
    d'Israele. L'ingiunzione a non dimenticare Gerusalemme, il luogo del Tempio,
    e' uno dei principali principi del Giudaismo. Gli Ebrei pregano verso
    Gerusalemme e recitano le parole "l'anno prossimo a Gerusalemme" ad ogni
    Pasqua. La religione, la cultura e la storia ebraiche rendono evidente che
    solo nella Terra d'Israele si puo' costruire la Comunita' ebraica.

    Nel 1897 i capi ebraici organizzarono formalmente il movimento sionista,
    chiedendo il ripristino della dimora nazionale ebraica in Palestina, dove
    gli Ebrei avrebbero potuto trovare rifugio ed autodeterminazione, e lavorare
    per la rinascita della loro civilta' e cultura.

    03.g. MITO

    "Lo stesso Herzl aveva proposto l'Uganda come stato ebraico in alternativa
    alla Palestina"

    03.g. FATTI

    Theodor Herzl cerco' sostegno dalle grandi potenze per la creazione di una
    patria ebraica. Egli si rivolse alla Gran Bretagna, e s'incontro' con JOseph
    Chamberlain, il Segretario britannico alle Colonie, ed altre persone. I
    Britannici acconsentirono, in linea di principio, ad un insediamento ebraico
    in Africa orientale "a condizioni che consentiranno ai membri di osservare i
    loro costumi nazionali".

    Al Sesto Congresso Sionista a Basilea il 26 Agosto 1903, Herzl propose il
    Programma Uganda Britannica come un rifugio temporaneo di emergenza per gli
    Ebrei russi in pericolo immediato. Mentre Herzl chiariva che questo
    programma non avrebbe compromesso lo scopo ultimo del Sionismo, un'entita'
    ebraica in Terra d'Israele, la proposta suscito' una bufera nel Congresso e
    porto' quasi ad una scissione nel movimento sionista. L'Organizzazione
    Territoriale Ebraica (ITO) fu formata come risultato dell'unificazione dei
    vari gruppi che avevano sostenuto le proposte ugandesi di Herzl nel periodo
    1903-1905. Il Programma Uganda fu alla fine rigettato dal movimento sionista
    nel Settimo Congresso Sionista del 1905.

    03.h. MITO

    "Tutti gli Arabi si sono opposti alla Dichiarazione Balfour, ritenendola un
    tradimento dei loro diritti"

    03.h. FATTI

    L'Emiro Faisal, figlio dello Sceriffo Hussein, il capo della rivolta araba
    contro i Turchi, firmo' un accordo con Chaim Weizmann ed altri capi sionisti
    alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919. Essa riconosceva "la parentela
    razziale e gli antichi legami esistenti tra i popoli arabo ed ebraico" e
    concludeva che "il modo piu' sicuro di esaudire le loro aspirazioni
    nazionali era attraverso la piu' stretta collaborazione possibile nello
    sviluppo degli stati arabi e della Palestina". Inoltre, l'accordo prevedeva
    l'adempimento della Dichiarazione Balfour ed invocava tutte le misure
    necessarie "... ad incoraggiare e stimolare l'immigrazione su larga scala
    degli Ebrei in Palestina, ed insediare con la maggior rapidita' possibile
    gli immigranti ebraici sulla terra con insediamenti piu' ravvicinati ed
    un'agricoltura intensiva". [24]

    Faisal aveva condizionato la sua accettazione della Dichiarazione Balfour
    all'adempimento delle promesse d'indipendenza agli arabi fatte dagli Inglesi
    durante la guerra. Ma queste promesse non furono mantenute.

    I critici scartano l'accordo Weizmann-Faisal perche' non fu mai attuato;
    eppure, il fatto che i capi del movimento nazionalista arabo e del movimento
    sionista potessero mettersi d'accordo e' significativo perche' dimostra che
    le aspirazioni ebraiche ed arabe non si escludevano necessariamente a
    vicenda.

    03.i. MITO

    "I Sionisti non hanno fatto sforzo alcuno per un compromesso con gli Arabi"

    03.i. FATTI

    Nel 1913, la dirigenza sionista riconobbe la desiderabilita' di raggiungere
    un accordo con gli Arabi. Sami Hochberg, proprietario del giornale
    Le-Jeune-Turc, rappresento' informalmente i Sionisti in un incontro con il
    Partito del Decentramento, con sede al Cairo, e con la Societa' per le
    Riforme, con sede a Beirut ed anti-ottomana, e pote' raggiungere un accordo.
    Quest'"intesa verbale" porto' all'adozione di una risoluzione che assicurava
    agli Ebrei uguali diritti sotto un governo decentrato. Hochberg riusci'
    anche a procurarsi un invito al Primo Congresso Arabo tenuto a Parigi nel
    Giugno 1913.

    Il congresso arabo si dimostro' sorprendentemente ricettivo verso le
    asiprazioni sioniste. Hochberg fu incoraggiato dalla risposta favorevole del
    Congresso all'intesa verbale. Abd-ul-Hamid Yahrawi, il Presidente del
    Congresso, riassunse l'atteggiamento dei delegati:

    "Tutti noi, sia Mussulmani che Cristiani, abbiamo i migliori sentimenti
    verso gli Ebrei. Quando abbiamo parlato nelle nostre risoluzioni dei diritti
    e dei doveri dei Siriani, questo comprendeva anche gli Ebrei. Poiche' sono
    nostri fratelli di razza, e li riteniamo come Sirinai che furono forzati a
    lasciare il paese un tempo, ma i cui cuori battono sempre insieme con i
    nostri, noi siamo certi che i nostri fratelli ebrei in tutto il mondo
    sapranno come aiutarci in modo che i nostri interessi comuni trionfino, e la
    nostra patria comune si sviluppi sia materialmente che moralmente". [25]

    Ma l'intesa verbale negoziata da Hochberg fu vanificata dagli sviluppi del
    tempo di guerra. La palese opposizione araba alla Dichiarazione Balfour
    convinse la dirigenza sionista della necessita' di concentrare gli sforzi
    sul raggiungimento di un'intesa con gli Arabi.

    Chaim Weizmann considerava il compito tanto importante da condurre una
    commissione sionista in Palestina per spiegare agli Arabi gli scopi del
    movimento. Weizmann venne prima al Cairo nel Marzo 1918 e s'incontro' con
    Said Shukeir, il Dr. Faris Nimr e con Suleiman Bey Nassif (dei nazionalisti
    arabi siriani che erano stati scelti dai Britannici come rappresentanti).
    Egli accentuo' il desiderio di vivere in armonia con gli Arabi in una
    Palestina britannica.

    La diplomazia di Weizmann ebbe successo. Nassif disse che "c'era abbastanza
    spazio in Palestina per un altro milione di abitanti senza nuocere alla
    posizione di quelli che c'erano gia'". [26] Il Dr. Nimr sparse informazioni
    attraverso il suo giornale cairota per eliminare i fraintendimenti del
    pubblico arabo sugli scopi del Sionismo. [27]

    Nel 1921, Winston Churchill tento' di organizzare un incontro tra i
    Palestinesi ed i Sionisti. Il 29 Novembre 1921 le due parti si incontrarono
    con gli Arabi, che insistevano che la Dichiarazione Balfour fosse abrogata.
    [28]

    Weizmann guido' un gruppo di Sionisti che s'incontro' col nazionalista
    siriano Riad al-Sulh nel 1921. I sionisti acconsentirono a sostenere le
    aspirazioni nazionalistiche arabe e Sulh disse che era disposto a
    riconoscere la Dimora Nazionale Ebraica. I colloqui ripresero l'anno
    successivo e fecero nascere la speranza di un accordo. Nel Maggio 1923,
    comunque, gli sforzi di Sulh di convincere i capi arabi palestinesi che il
    Sionismo era un fatto compiuto furono respinti. [29]

    Nei successivi 25 anni, i capi sionisti dentro e fuori la Palestina
    avrebbero ripetutamente tentato di negoziare con gli Arabi. Allo stesso
    modo, i capi d'Israele sin dal 1948 hanno cercato di stipulare dei trattati
    di pace con i paesi arabi, ma le uniche nazioni che li hanno firmati sono
    Egitto e Giordania.

    03.j. MITO

    "I Sionisti erano strumenti coloniali dell'Imperialismo occidentale"

    03.j. FATTI

    "Colonialismo significa vivere sfruttando gli altri", ha scritto Yehoshofat
    Harkabi, "Ma che cosa puo' essere piu' lontano dal colonialismo
    dell'idealismo degli Ebrei che abitavano le citta' che lottano per divenire
    contadini ed uomini di fatica per vivere dell'opera delle loro mani?" [30]

    Inoltre, come noto' lo storico inglese Paul Johnson, i Sionisti erano ben
    lontani dall'essere strumenti dell'imperialismo, data la generale
    opposizione delle grandi potenze alla loro causa. "Dovunque in Occidente, i
    Ministeri degli Esteri, i Ministeri della Difesa, ed il Grande Capitale
    erano contro i Sionisti". [31]

    Inoltre l'Emiro Faisal vide il movimento sionista come un compagno del
    movimento nazionalista arabo, che lottava contro l'imperialismo, come
    spiego' in una lettera al Professore di Giurisprudenza ad Harvard e futuro
    Giudice della Corte Suprema USA Felix Frankfurter il 3 Marzo 1919, il giorno
    dopo che Chaim Weizmann ebbe presentato la causa sionista alla Conferenza di
    Parigi. Faisal scrisse:

    "Gli Arabi, specialmente quelli istruiti, guardano con la piu' profonda
    simpatia al movimento sionista ... Noi daremo agli Ebrei un caloroso
    benvenuto a casa ... Noi stiamo lavorando insieme per un Vicino Oriente
    riformato e riveduto, ed i nostri due movimenti si completano a vicenda. Il
    movimento ebraico e' nazionalista e non imperialista. E c'e' spazio in Siria
    per entrambi. Invero, io credo che nessuno puo' aver davvero successo senza
    l'altro". [32]

    03.j. LA FRASE CELEBRE

    "I nostri insedianti non vengono qui come i colonizzatori dall'Occidente che
    fanno fare ai nativi il loro lavoro; essi stessi mettono le loro spalle
    all'aratro e consumano le loro forze ed il loro sangue per far fruttare la
    terra. Ma non e' solo per noi che desideriamo la sua fertilita'. I contadini
    ebrei hanno cominciato ad insegnare ai loro fratelli, i contadini arabi, a
    coltivare le terre piu' intensivamente; vogliamo inoltre insegnar loro di
    piu': vogliamo coltivare la terra insieme con loro, 'servirla', come si dice
    in Ebraico. Piu' fertile diviene il suolo, piu' spazio ci sara' per noi e
    per loro. Non abbiamo desiderio di spossessarli: vogliamo vivere con loro.
    Non vogliamo dominarli, ma vogliamo servire insieme con loro ..."

    Martin Buber [33]

    03.k. MITO

    "I Britannici promisero agli Arabi l'indipendenza in Palestina nel carteggio
    tra Hussein e MacMahon".

    03.k. FATTI

    La figura centrale nel movimento nazionalista arabo al tempo della Prima
    Guerra Mondiale fu Hussein ibn 'Ali, che fu nominato dal Comitato Turco
    dell'Unione e del Progresso Sceriffo della Mecca nel 1908. Come Sceriffo,
    Hussein era responsabile della custodia dei luoghi sacri islamici nello
    Hegiaz e, di conseguenza, fu riconosciuto come uni dei capi spirituali
    islamici.

    Nel Luglio 1915 Hussein mando' una lettera a Sir Henry MacMahon, Alto
    Commissario per l'Egitto, che lo informava dei termini per la partecipazione
    araba alla guerra contro i Turchi.

    Le successive lettere tra Hussein e MacMahon tracciarono le aree che la Gran
    Bretagna era pronta a cedere agli Arabi. Il carteggio Hussein-MacMahon
    omette in modo evidente di menzionare la Palestina. I Britannici sostennero
    che l'omissione era voluta, con cio' giustificando il loro rifiuto di dare
    agli Arabi l'indipendenza in Palestina dopo la guerra. [34] MacMahon
    spiego':

    "Ritengo mio dovere affermare, e lo faccio in modo definitivo ed enfatico,
    che non intendevo io, nel dare quest'impegno a Re Hussein, includere la
    Palestina nell'area in cui era promessa l'indipendenza araba. Io avevo
    inoltre ogni ragione di credere in quel momento che il fatto che la
    Palestina non era inclusa nel mio impegno fosse stato ben compreso da Re
    Hussein. [35]

    Eppure, gli Arabi ritennero allora, cosi' come ora, che le lettere fossero
    la promessa dell'indipendenza agli Arabi.

    Il carteggio lo si puo' leggere qui:
    www.us-israel.org/jsource/History/hussmac1.html

    03.l. MITO

    "Gli Arabi hanno combattuto per la liberta' nelle due guerre mondiali".

    03.l. FATTI

    Ad onta dei romanzi romantici dell'epoca, la maggior parte degli Arabi non
    ha lottato insieme con gli Alleati contro i Turchi nella Prima Guerra
    Mondiale. David Lloyd George, Primo Ministro Britannico, noto' che la
    maggior parte degli Arabi ha lottato per i loro dominatori turchi. I
    sostenitori di Faisal in Arabia furono un'eccezione.

    Nella Seconda Guerra Mondiale, gli Arabi furono lentissimi ad entrare in
    guerra contro Hitler. Solo la Transgiordania segui' gli Inglesi nel 1939.
    L'Irak subi' un colpo di stato filonazista nel 1941 e si schiero' con
    l'Asse. Molti dei paesi arabi stettero a guardare, aspettando il 1945 per
    sapere chi avrebbe vinto. Allora, la Germania era condannata, e, poiche' era
    necessario entrare in guerra per aver titolo ad entrare nelle nascenti
    Nazioni Unite, gli Arabi cominciarono tardivamente a dichiarare guerra
    contro la Germania nel 1945: l'Egitto, il 25 Febbraio; la Siria, il 27
    Febbraio; il Libano, il 28 Febbraio; e l'Arabia Saudita il 2 Marzo. Di
    contro, circa 30.000 Ebrei palestinesi combatterono contro la Germania
    nazista.
    Note
    [1] Dan Bahat, ed. Twenty Centuries of Jewish Life in the Holy Land,
    (Jerusalem: The Israel Economist, 1976), pp. 61-63.
    [2] New York Times, (November 18, 1981).
    [3] Yehoshua Porath, The Emergence of the Palestinian-Arab National
    Movement, 1918-1929, (London: Frank Cass, 1974), p. 4.
    [4] Max Dimont, Jews, God and History, (NY: Signet, 1962), pp. 49-53.
    [5] Carl Voss, The Palestine Problem Today, Israel and Its Neighbors, (MA:
    Beacon Press, 1953), p. 13.
    [6] Jerusalem Post, (November 2, 1991).
    [7] Il riferimento coranico e': "Entra, popolo mio, la terra santa che Al%ah
    ti ha assegnato. Non volgerle la schiena, per non esserne scacciato come
    sconfitto" (Sura 5:21). Vedi Porath (74), p. 2 and 6n on p. 311.
    [8] Yehoshua Porath, Palestinian Arab National Movement: From Riots to
    Rebellion: 1929-1939, vol. 2, (London: Frank Cass and Co., Ltd., 1977), pp.81-82.
    [9] Jerusalem Post, (November 2, 1991).
    [10] Avner Yaniv, PLO, (Jerusalem: Israel Universities Study Group of Middle
    Eastern Affairs, August 1974), p. 5.
    [11] Ben Halpern, The Idea of a Jewish State, (MA: Harvard University Press,
    1969), p. 201.
    [12] Howard Sachar, A History of Israel: From the Rise of Zionism to Our
    Time, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 129.
    [13] Halpern, p. 108.[14] Palestine Royal Commission Report, p. 233.
    [15] Palestine Royal Commission Report, pp. 259-260.
    [16] Neville Mandel, "Attempts at an Arab-Zionist Entente: 1913-1914,"
    Middle Eastern Studies, (April 1965), p. 243.
    [17] Al-Qibla, (March 23, 1918), quoted in Samuel Katz, Battleground-Fact
    and Fantasy in Palestine, (NY: Bantam Books, 1977), p. 128.
    [18] Mark Twain, The Innocents Abroad, (London, 1881).
    [19] New York Times, (January 7, 1985).
    [20] Jordanian Nationality Law, Article 3(3) of Law No. 6 of 1954, Official
    Gazette, No. 1171, February 16, 1954.
    [21] Alan Dershowitz, Chutzpah, (MA: Little, Brown and Company, 1991), p.241.
    [22] Seymour Martin Lipset, "The Socialism of Fools-The Left, the Jews and
    Israel," Encounter, (December 1969), p. 24.
    [23] White House briefing regarding U.S. threat to boycott the UN Conference
    on racism, (July 27, 2001).
    [24] Chaim Weizmann, Trial and Error, (NY: Schocken Books, 1966), pp.
    246-247; Howard Sachar, A History of Israel: From the Rise of Zionism to Our
    Time, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 121.
    [25] Aharon Cohen, Israel and the Arab World, (NY: Funk and Wagnalls, 1970),p. 97.
    [26] Jon Kimche, There Could Have Been Peace: The Untold Story of Why We
    Failed With Palestine and Again With Israel, (England: Dial Press, 1973),pp. 136-137.
    [27] Aharon Cohen, Israel and the Arab World, (NY: Funk and Wagnalls, 1970),
    p. 71-73.
    [28] Yehoshua Porath, The Emergence of the Palestinian-Arab National
    Movement, 1918-1929, (London: Frank Cass, 1974), pp. 65-67.
    [29] Yehoshua Porath, The Emergence of the Palestinian-Arab National
    Movement, 1918-1929, (London: Frank Cass, 1974), pp. 112-114.
    [30] Yehoshofat Harkabi, Palestinians And Israel, (Jerusalem: Keter, 1974),
    [31] Paul Johnson, Modern Times: The World from the Twenties to the
    Nineties, (NY: Harper & Row, 1983), p. 485.[32] Samuel Katz, Battleground-Fact and Fantasy in Palestine, (NY: Bantam
    Books, 1977), p. 55.
    [33] From an open letter from Martin Buber to Mahatma Gandhi in 1939, quoted
    in Arthur Hertzberg, The Zionist Idea. PA: Jewish Publications Society1997, p. 464.
    [34] George Kirk, A Short History of the Middle East, (NY: Frederick Praeger
    Publishers, 1964), p. 314.
    [35]London Times, (July 23, 1937).
    [Modificato da Aialon 04/10/2007 00:44]
  • Aialon
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    00 03/10/2007 16:09
    Il Periodo del Mandato, di Mitchell G. Bard

    [Miti da confutare]

    04.a. "I Britannici hanno aiutato gli Ebrei a far sloggiare la popolazione
    araba nativa della Palestina"
    04.b. "I Britannici hanno permesso agli Ebrei di dilagare in Palestina
    mentre l'immigrazione araba era strettamente controllata"
    04.c. "I Britannici hanno cambiato la loro politica dopo la Seconda Guerra
    Mondiale per consentire ai superstiti dell'Olocausto di stabilirsi in Palestina"
    04.d. "Con la crescita della popolazione ebraica in Palestina, e' peggiorata
    la sorte degli Arabi palestinesi"
    04.e. "Gli Ebrei hanno rubato la terra araba"
    04.f. "I Britannici hanno aiutato i Palestinesi a convivere pacificamente
    con gli Ebrei"
    04.g. "Il Mufti non era antisemita"
    04.h. "L'Irgun ha fatto saltare in aria l'Albergo Re Davide all'interno di
    una campagna di terrore contro i civili"
    [I miti in dettaglio]

    04.a. MITO

    "I Britannici hanno aiutato gli Ebrei a far sloggiare la popolazione araba
    nativa della Palestina"

    04.a. FATTI

    Herber Samuel, un Ebreo britannico che fu il primo Alto Commissario di
    Palestina, pose dei limiti all'immigrazione ebraica "nell'interesse della
    popolazione attuale" e della "capacita' di assorbimento del paese". [1] Si
    diceva infatti che l'afflusso di insedianti Ebrei stesse scalzando i
    "fellahin" (contadini del luogo) arabi dalla loro terra. Lo si diceva quando
    meno di un milione di persone viveva in un'area che ora ne mantiene piu' di
    nove milioni.

    Di fatto, i Britannici hanno ridotto la capacita' di assorbimento della
    Palestina con la spartizione del paese.

    Nel 1921, il Segretario alle Colonie Winston Churchill ritaglio' quasi
    quattro quinti della Palestina (circa 35.000 miglia quadrate, cioe' 91.000
    kmq) per creare un Emirato arabo nuovo di zecca, la Transgiordania. Come
    premio di consolazione per l'Hegiaz e l'Arabia attribuiti alla famiglia
    Saud, Churchill ricompenso' Abdullah, il figlio dello Sceriffo Hussein, per
    il suo contributo alla guerra contro la Turchia facendo di lui l'Emiro di
    Transgiordania.

    I Britannici fecero di piu' ponendo restrizioni agli acquisti immobiliari
    ebraici in quel che restava della Palestina, andando contro il testo del
    Mandato (Articolo 6), che affermava che "l'Amministrazione della Palestina
    ... incoraggera', cooperando con l'Agenzia ebraica ... degli insediamenti
    ebraici ravvicinati sul territorio, comprese le terre demaniali e le terre
    incolte non destinate ad uso pubblico". Nel 1949, i Britannici avevano
    distribuito dei 187.500 acri di terra coltivabile (cioe' 76.000 ettari)
    87.500 acri agli Arabi (cioe' circa 35.500 ettari), e solo 4,250 (1.717
    ettari) agli Ebrei. [2]

    Alla fine, i Britannici ammisero che l'argomento della capacita' di
    assorbimento del paese era specioso. La Commissione Peel disse: "La forte
    immigrazione degli anni 1933-36 sembra mostrare che gli Ebrei sono stati
    capaci di accrescere la capacita' di assorbimento del paese per quanto
    riguarda gli Ebrei". [3]

    04.b. MITO

    "I Britannici hanno permesso agli Ebrei di dilagare in Palestina mentre
    l'immigrazione araba era strettamente controllata"

    04.b. FATTI

    La risposta britannica all'immigrazione ebraica stabili' il precedente di
    ammansire gli Arabi che fu seguito per tutta la durata del Mandato. I
    Britannici posero restrizioni all'immigrazione ebraica, mentre consentivano
    agli Arabi di entrare liberamente nel paese. Sembra che Londra non abbia
    pensato che un'invasione di immigranti arabi avrebbe nuociuto alla capacita'
    di assorbimento del paese.

    Durante la Prima Guerra Mondiale la popolazione ebraica in Palestina
    diminui' a causa della guerra, della carestia, delle malattie e delle
    espulsioni. Nel 1915, vivevano circa 83.000 Ebrei in mezzo a 590.000
    Mussulmani ed Arabi cristiani. Secondo il censimento del 1922, la
    popolazione ebraica era di 84.000 persone, mentre gli Arabi erano 643.000.
    [4] Cosi', la popolazione araba e' cresciuta esponenzialmente, mentre quella
    ebraica e' stagnata.

    A meta' degli anni '20, l'immigrazione ebraica in Palestina e' cresciuta
    soprattutto a causa della legislazione economica antiebraica in Polonia e
    dell'imposizione di quote restrittive da parte di Washington. [5]

    Il numero record degli immigranti nel 1935 (vedi tabella) fu la risposta
    alla crescente persecuzione degli Ebrei nella Germania nazista.
    L'amministrazione britannica ritenne pero' tale numero eccessivo, cosi'
    l'Agenzia ebraica fu informata che meno di un terzo della quota richiesta
    sarebbe stata approvata nel 1936. [6]

    I Britannici cedettero ancora alle richieste arabe annunciando nel Libro
    Bianco del 1939 che entro dieci anni sarebbe stato uno stato arabo
    indipendente, e che per i successivi cinque anni, l'immigrazione ebraica
    sarebbe stata limitata a 75.000 persone, dopodiche' sarebbe completamente
    cessata. Inoltre vieto' la vendita di fondi agli Ebrei nel 95% del
    territorio palestinese. Cionondimeno, gli Arabi rigettarono la proposta.


    Immigranti ebrei in Palestina [7]

    Anno Numero

    1919 1.806 -1920 8.223-1921 8.294-1922 8.685-1923 8.175-1924 13.892-1925 34.386
    1926 13.855-1927 3.034-1928 2.178-1929 5.249-1930 4.944-1931 4.075-1932 12.533
    1933 37.337-1934 45.267-1935 66.472-1936 29.595-1937 10.629-1938 14.675-1939 31.195
    1940 10.643-1941 4.592

    Di contro, l'immigrazione araba fu senza limiti per tutto il periodo del
    Mandato. Nel 1930, la Commissione Hope Simpson, inviata da Lontra ad
    indagare sui tumulti arabi del 1929, disse che la pratica britannica di
    ignorare l'immigrazione araba incontrollata ed illegale dall'Egitto, dalla
    Transgiordania e dalla Siria aveva l'effetto di spiazzare i possibili
    immigranti ebrei. [8]

    Il Governatore britannico del Sinai tra il 1922 ed il 1936 osservo':
    "Quest'immigrazione illegale non giungeva solo dal Sinai, ma anche dalla
    Transgiordania e dalla Siria, ed e' molto difficile lamentarsi della miseria
    degli Arabi se non si riesce nel contempo ad impedire ai loro compatrioti
    degli stati vicini di venire a spartire quella miseria". [9]

    La Commissione Peel riferi' nel 1937 che la "scarsita' di terra e' dovuta
    meno alla quantita' di terra acquistata dagli Ebrei che alla crescita della
    popolazione araba". [10]

    04.c. MITO

    "I Britannici hanno cambiato la loro politica dopo la Seconda Guerra
    Mondiale per consentire ai superstiti dell'Olocausto di stabilirsi in
    Palestina"

    04.c. FATTI

    Le porte della Palestina rimasero chiuse per tutta la durata della guerra,
    arenando centinaia di migliaia di Ebrei in Europa, molti dei quali sono
    divenuti vittime della Soluzione Finale di Hitler in Europa. Dopo la guerra,
    i Britannici rifiutarono di consentire ai sopravvissuti dell'incubo nazista
    di trovare rifugio in Palestina. Il 6 Giugno 1946, il Presidente Truman
    chiese al governo britannico di venire incontro alle sofferenze degli Ebrei
    confinati nei campi profughi in Eurpa accettando subito 100.000 immigrati
    ebrei. Il Ministro degli Esteri britannico, Ernest Bevin, rispose
    sarcasticamente che gli Stati Uniti volevano che i profughi ebrei
    emigrassero in Palestina poiche' non volevano che troppi di loro venissero a
    New York. [11]

    Alcuni Ebrei furono in grado di raggiungere la Palestina, molti a bordo di
    carrette su cui i membri delle organizzazioni ebraiche di resistenza
    riuscivano a farli imbarcare clandestinamente. Tra l'Agosto 1945 e la
    fondazione dello Stato d'Israele nel Maggio 1948, 65 navi di immigranti
    "illegali", che portavano 69.878 persone, arrivarono dalle coste europee.
    Nell'Agosto 1946, pero', i Britannici iniziarono ad internare le persone che
    catturavano a Cipro. Circa 50.000 persone furono recluse nei campi
    dell'isola, e 28.000 di loro erano ancora internate quando Israele dichiaro'
    l'indipendenza. [12]

    04.d. MITO

    "Con la crescita della popolazione ebraica in Palestina, e' peggiorata la
    sorte degli Arabi palestinesi"

    04.d. FATTI

    La popolazione ebraica e' cresciuta di 470.000 unita' tra la Prima e la
    Seconda Guerra Mondiale, mentre quella non-ebraica e' cresciuta di 588.000
    unita'. [13] Infatti, la popolazione residente araba e' cresciuta del 120%
    tra il 1922 ed il 1947. [14]

    Questa rapida crescita fu il risultato di diversi fattori, uno dei quali
    l'immigrazione dagli stati vicini - che costituiva il 37% dell'immigrazione
    totale verso un Israele che non era ancora uno stato - di Arabi che volevano
    approfittare del miglior livello di vita reso possibile dagli Ebrei. [15] La
    popolazione araba e' cresciuta inoltre grazie alle migliori condizioni di
    vita create dagli Ebrei quando bonificarono le paludi malariche e portarono
    nella regione migliori condizioni igieniche e cure mediche. Pertanto, ad
    esempio, la mortalita' infantile mussulmana scese dal 201 per mille del 1925
    al 94 per mille nel 1945, e la speranza di vita crebbe dai 37 anni del 1926
    ai 49 nel 1943. [16]

    La popolazione araba crebbe soprattutto nelle citta' in cui una grande
    popolazione ebraica aveva creato nuove opportunita' economiche. Dal 1922 al
    1947 la popolazione ebraica crebbe del 290% ad Haifa, del 131% a Gerusalemme
    e del 158% a Giaffa. La crescita nelle cittadine arabe fu piu' modesta: 42%
    a Nablus, 78% a Jenin, 37% a Betlemme. [17]

    04.e. MITO

    "Gli Ebrei hanno rubato la terra araba"

    04.e. FATTI

    Ad onta della crescita nella loro popolazione, gli Arabi hanno continuato a
    sostenere di essere stati sloggiati. La verita' e' che dall'inizio della
    Prima Guerra Mondiale, parte della terra palestinese era di proprieta' di
    latifondisti fannulloni che vivevano al Cairo, a Damasco ed a Beirut. Circa
    l'80% degli Arabi palestinesi erano contadini schiacciati dai debiti,
    seminomadi e Beduini. [18]

    In realta', gli Ebrei fecero piu' del dovuto per evitare di acquistare terra
    in zone da cui gli Arabi avrebbero potuto essere sloggiati. Essi cercavano
    terra perlopiu' incolta, paludosa, di poco prezzo, e, soprattutto, senza
    fittavoli. Nel 1920 il leader sionista laburista David Ben-Gurion manifesto'
    la sua preoccupazione per i 'fellahin' arabi, che riteneva "la parte piu'
    significativa della popolazione indigena". Ben-Gurion disse che "per nessun
    motivo noi dobbiamo toccare la terra che appartiene ai 'fellahin' o lavorata
    da loro". Egli propose di liberarli dai loro oppressori: "Solo se un
    'fellah' lascia la sua abitazione", aggiunse Ben-Gurion, "noi dovremmo
    offrirci di comprare la sua terra, ad un prezzo equo". [19]

    Solo dopo che gli Ebrei ebbero comprato tutta la terra incolta disponibile
    che essi cominciarono a comprare quella coltivata. Molti Arabi erano
    disposti a venderla a causa della migrazione alle citta' della costa e
    perche' avevano bisogno di denaro da investire nella coltura del cedro. [20]

    Quando John Hope Simpson arrivo' in Palestina nel Maggio 1930, egli
    osservo': "Essi [gli Ebrei] hanno pagato alti prezzo per la terra, ed
    inoltre hanno pagato ad alcuni degli occupanti di tali terre una
    considerevole quantita' di denaro che non erano legalmente tenuti a pagare".
    [21]

    Nel 1931 Lewis French compi' un'indagine sull'essere privi di terra ed alla
    fine offri' nuovi appezzamenti a qualsiasi Arabo fosse stato "spossessato".
    I funzionari britannici ricevettero piu' di 3.000 domande, di cui l'80% fu
    ritenuto invalido dal consigliere legale del Governo poiche' i richiedenti
    non erano Arabi senza terra. Rimasero percio' appena 600 Arabi senza terra,
    di cui 100 accettarono l'offerta di terra del Governo. [22]

    Nell'Aprile 1936, un guerrigliero siriano chiamato Fawzi alQawukji,
    comandante dell'Esercito di Liberazione Arabo, istigo' una recrudescenza di
    attacchi arabi contro gli Ebrei. In Novembre, quando i Britannici finalmente
    inviarono ad indagare una nuova commisisone presieduta da Lord Peel, erano
    gia' stati uccisi 89 Ebrei, e feriti piu' di 300. [23]

    Il rapporto della Commissione Peel trovo' che le lamentele arabe contro le
    acquisizioni ebraiche di terra erano infondate. Essa rimarco' che "molta
    della terra che ora porta aranceti era fatta di dune sabbiose, o paludosa ed
    incolta quando fu acquistata ... Ci sono ben poche prove che al momento dei
    precedenti acquisti i possessori possedessero le risorse o le competenze
    necessarie per sviluppare la terra". [24] Inoltre, la Commissione trovo' che
    la scarsita' di terra era "dovuta piu' alla crescita della popolazione araba
    che alla quantita' di terre acquistate dagli Ebrei". Il rapporto concludeva
    che la presenza degli Ebrei in Palestina, insieme con il lavoro
    dell'Amministrazione britannica, aveva portato salari piu' alti, un piu'
    alto livello di vita, e grandi occasioni di lavoro. [25]

    Nelle sue memorie, Re Abdullah di Transgiordania scrisse:

    "E' reso chiaro a tutti, sia dalla mappa tracciata dalla Commissione
    Simpson, sia dall'altra compilata dalla Commissione Peel, che gli Arabi sono
    tanto prodighi nel vendere la loro terra quanto lo sono nel piangere e
    lamentarsi inutilmente". [26]

    Anche al colmo delle rivolte arabe del 1938, l'Alto Commissario britannico
    in Palestina credeva che i proprietari terrieri arabi si stessero lamentando
    delle vendite agli Ebrei per tirare sul prezzo delle terre che volevano
    vendere. Molti proprietari terrieri arabi erano stati tanto terrorizzati dai
    ribelli arabi da decidere di lasciare la Palestina e vendere il loro
    patrimonio agli Ebrei. [27]

    Gli Ebrei pagavano prezzi esorbitanti ai ricchi latifondisti per averne
    piccoli appezzamenti di terra arida. "Nel 1944 gli Ebrei pagarono tra i
    1.000 ed i 1.100 dollari per acro (da 2.475 a 2.722 dollari ad ettaro) in
    Palestina, e si trattava soprattutto di terra arida o semiarida; nello
    stesso anno, la buona terra nera dello Iowa era venduta a 110 dollari l'acro
    (272 dollari l'ettaro)". [28]

    Nel 1947, le proprieta' terriere in Palestina ammontavano a circa 463.000
    acri (187.000 ettari). Circa 45.000 di questi acri (18.200 ettari) erano
    stati acquistati dal Governo del Mandato; 30.000 acri (12.100 ettari) da
    diverse chiese, e 387.500 (156.600 ettari) erano stati comprati dagli Arabi.
    Le analisi degli acquisti di terre tra il 1880 ed il 1948 mostrano che il
    73% degli appezzamenti ebraici fu comprato da latifondisti, non da poveri
    fellahin. [29] Tra coloro che avevano venduto le terre c'erano i sindaci di
    Gaza, Gerusalemme e Giaffa. As'ad elShuqeiri, un dotto religioso mussulmano
    e padre del presidente dell'OLP Ahmed Shuqeiri, ricevette denaro ebraico per
    la sua terra. Anche Re Abdullah affitto' terre agli Ebrei. Di fatto, molti
    capi del movimento nazionalista arabo, compresi i membri del Consiglio
    Supremo Mussulmano, vendettero terra agli Ebrei. [30]

    04.f. MITO

    "I Britannici hanno aiutato i Palestinesi a convivere pacificamente con gli
    Ebrei"

    04.f. FATTI

    Nel 1921, Haj Amin el-Husseini comincio' per primo ad organizzare piccoli
    gruppi di squadre suicide (i "fedayin") per terrorizzare gli Ebrei. Haj Amin
    sperava di ripetere il successo di Kemal Ataturk in Turkia scacciando gli
    Ebrei dalla Palestina proprio come Kemal aveva scacciato gli invasori greci
    dal suo paese. [31] I radicali arabi poterono diventare influenti perche'
    l'amministrazione britannica fu poco disposta ad agire contro di loro in
    modo efficace finche' alla fine non si rivoltarono contro il dominio
    britannico.

    Il Colonnello Richard Meinertzhagen, ex capo del Servizio Segreto Militare
    britannico al Cairo, e poi Supremo Responsabile Politico per la Palestina e
    la Siria, scrisse nel suo diario che i funzionari britannici "propendono per
    l'esclusione del Sionismo in Palestina".

    I Britannici incoraggiarono i Palestinesi ad attaccare gli Ebrei. Secondo
    Meinertzhagen, il Colonnello Waters Taylor (consigliere finanziario
    dell'Amministrazione Militare in Palestina tra il 1919 ed il 1923)
    s'incontro' con Haj Amin alcuni giorni prima di Pasqua [quella cristiana,
    visto che il termine originale e' "Easter" e non "Passover" - Liang], nel
    1920, e gli disse che "a Pasqua aveva una grande opportunita' per mostrare
    al mondo ... che il Sionismo era impopolare non soltanto
    nell'Amministrazione della Palestina, ma anche a Whitehall, e che se
    disordini di sufficiente violenza fossero scoppiati a Gerusalemme a Pasqua,
    sia il Generale Bols (Sommo Amministratore in Palestina) che il Generale
    Allenby (Comandante delle Forze Egiziane tra il 1917 ed il 1919, e poi Alto
    Commissario per l'Egitto) avrebbero sostenuto l'abbandono della Dimora
    Ebraica. Waters-Taylor spiego' che solo attraverso la violenza si sarebbe
    ottenuta la liberta". [32]

    Haj Amir diede ascolto al colonnello ed istigo' una rivolta. I Britannici
    ritirarono da Gerusalemme i loro soldati e la polizia ebraica, consentendo
    alla marmaglia araba di attaccare gli Ebrei e di saccheggiare i loro
    esercizi. A causa del manifesto ruolo di Haj Amin nell'istigazione del
    pogrom, i Britannici decisero di arrestarlo. Ma Haj Amin riusci' a fuggire,
    e fu condannato in contumacia a 10 anni di reclusione.

    L'anno dopo, alcuni arabisti britannici convinsero l'Alto Commissario
    Herbert Samuel di graziare Haj Amin e di nominarlo Mufti'. Di contro,
    Vladimir Jabotinsky e diversi altri suoi seguaci, che avevano formato
    un'organizzazione di difesa ebraica durante la rivolta, furono condannati a
    15 anni di reclusione. [33]

    Samuel s'incontro' con Haj Amin l'11 Aprile 1921, e fu rassicurato "che
    l'influenza della sua famiglia, e la sua personale, sarebbero state dirette
    verso la tranquillita'". Tre settimane dopo, dei tumulti a Giaffa ed altrove
    lasciarono 43 morti ebrei. [34]

    Haj Amin consolido' il suo potere ed assunse il controllo di tutti i fondi
    religiosi mussulmani in Palestina. Egli uso' la sua autorita' per ottenere
    il controllo sulle moschee, le scuole ed i tribunali religiosi. Nessun Arabo
    poteva conseguire una posizione influente mancando di lealta' verso il
    Mufti'. Il suo potere era tanto assoluto che "nessun Mussulmano in Palistina
    avrebbe potuto nascere o morire senza che lo sapesse Haj Hamin". [35] Gli
    sgherri del Mufti' si assicurarono inoltre che egli non incontrasse
    opposizione uccidendo sistematicamente i Palestinesi dei clan rivali che
    discutevano su come cooperare con gli Ebrei.

    Come portavoce degli Arabi palestinesi, Haj Amin non chiese che la Gran
    Bretagna desse loro l'indipendenza. Al contrario, in una lettera a Churchill
    del 1921, egli chiese che la Palestina fosse riunita alla Siria ed alla
    Transgiordania. [36]

    Gli Arabi scoprirono che il tumultuare era un'efficace arma politica a causa
    del lassismo britannico verso la violenza contro gli Ebrei. Ad ogni tumulo,
    i Britannici fecero tutto quel che poterono per impedire agli Ebrei di
    proteggersi, ma fecero poco o nulla per impedire agli Arabi di attaccarli.
    Dopo ogni rivolta, una commissione d'inchiesta britannica avrebbe cercato di
    stabilire le cause della violenza. La conclusione era sempre la stessa: gli
    Arabi avevano paura di essere sloggiati dagli Ebrei. Per frenare i tumulti,
    la commissione raccomandava di porre dei limiti all'immigrazione ebraica.
    Cosi' gli Arabi si resero conto che potevano sempre frenare l'afflusso degli
    Ebrei inscenando un tumulto.

    Questo ciclo inizio' dopo una serie di tumulti nel Maggio 1921. Dopo aver
    mancato di proteggere la comunita' ebraica dalle masnade arabe, i Britannici
    nominarono la Commissione Haycraft per investigare sulla causa della
    violenza. Sebbene la commissione avesse concluso che ad aggredire erano
    stati gli Arabi, razionalizzo' la caus dell'attacco: "La causa fondamentale
    dei tumulti fu un sentimento tra gli Arabi di scontento ed ostilita' verso
    gli Ebrei, per motivi politici ed economico, e legato all'immigrazione
    ebraica, ed al loro concetto di politica sionista ..." [37]. Una conseguenza
    della violenza fu l'istituzione di un bando temporaneo all'immigrazione
    ebraica.

    Il timore degli Arabi di essere "sloggiati" o "dominati" fu usato come scusa
    per i loro spietati attacchi ai pacifici insedianti ebraici. Notate inoltre
    che tali tumultu non furono ispirati da fervore nazionalistico - dei
    nazionalisti si sarebbero ribellati contro i loro dominiatori britannici -
    bensi' da inimicizia ed incomprensioni razziali.

    Nel 1929 dei provocatori arabi riuscirono a convincere le masse che gli
    Ebrei avevano delle mire sul Monte del Tempio (una tattica che sarebbe stata
    riutilizzata in numerose occasioni, la piu' recente delle quali nell'anno
    2000 EV, dopo la visita di Ariel Sharon). Un rito religioso presso il Muro
    Occidentale, che fa parte del Monte del Tempio, fu il catalizzatore di un
    tumulto arabo antiebraico che trabocco' da Gerusalemme verso altre citta' e
    villaggi, come Safed ed Hebron.

    Un'altra volta, l'Amministrazione britannica non fece nulla per prevenire la
    violenza e, dopo che essa comincio', i Britannici non fecero nulla per
    proteggere la popolazione ebraica. Dopo sei giorni di caos, alla fine gli
    Inglesi portarono delle truppe per estinguere i disordini. Ma allora
    praticamente tutta la popolazione ebraica di Hebron era fuggita od era stata
    uccisa. 133 Ebrei furono uccisi e 399 feriti nei pogrom. [38]

    Dopo la fine dei tumulti, i Britannici ordinarono un'indagine che diede come
    frutto il Libro Bianco di Passfield. Esso disse che "l'immigrazione, gli
    acquisti di terre e le politiche di insediamento dell'Organizzazione
    Sionista erano gia', o era probabile che divenissero, di pregiudizio agli
    interessi arabi. Esso comprese le obbligazioni del Mandato verso la
    comunita' non-ebraica come se significassero che le risorse palestinesi
    dovessero essere riservate innanzitutto all'economia araba in crescita ..."
    [39]. Questo ovviamente significava che non bisognava ridurre solo
    l'immigrazione ebraica, ma anche gli acquisti di terre.

    04.g. MITO

    "Il Mufti non era antisemita"

    04.g. FATTI

    Nel 1941, Haj Amin al-Husseini volo' in Germania e s'incontro' con Adolf
    Hitler, Heinrich Himmler, Joachim Von Ribbentrop ed altri capi nazisti. Egli
    voleva convincerli ad estendere il programma antiebraico nazista al mondo
    arabo.

    Il Mufti invio' ad Hitler 15 bozze di dichiarazioni che voleva che la
    Germania e l'Italia pronunciassero a proposito del Medio Oriente. Una
    chiedeva ai due paesi di dichiarare l'illegaliita' della Dimora Ebraica in
    Palestina. Inoltre, [cosi' proponeva la dichiarazione - Liang] "essi
    accordavano alla Palestina e ad altri paesi arabi il diritto di risolvere il
    problema degli elementi ebraici in Palestina e negli altri paesi arabi, in
    accordo con gli interessi degli Arabi, e con il medesimo sistema con cui si
    sta risolvendo il problema nei paesi dell'Asse". [40]

    Nel Novembre 1941, il Mufti s'incontro' con Hitler, che gli disse che gli
    Ebrei erano il suo piu' grande nemico. Il dittatore nazista pero' respinse
    le richieste del Mufti di una dichiarazione in favore degli Arabi,
    dicendogli che il tempo non era maturo. Il Mufti offri' ad Hitler i suoi
    "ringraziamenti per la simpatia che aveva sempre mostrato per la causa araba
    e specialmente quella palestinese, ed alla quale aveva dato chiara
    espressione nei suoi discorsi pubblici ... Gli Arabi erano gli amici
    naturali della Germania perche' avevano i suoi stessi nemici, cioe' ... gli
    Ebrei ...". Hitler rispose:

    "La Germania aveva dichiarato una guerra senza quartiere contro gli Ebrei.
    Questo naturalmente significava opporsi alla dimora nazionale ebraica in
    Palestina ... La Germania avrebbe fornito aiuto certo e concreto agli Arabi
    che combattevano la medesima battaglia ... l'obbiettivo della Germania [e']
    ... soltanto la distruzione dell'elemento ebraico residente nella sfera
    araba ... in quel momento il Mufti sara' il portavoce piu' autorevole del
    mondo arabo". Il Mufti' non risparmio' i ringraziamenti ad Hitler. [41]

    Nel 1945 la Iugoslavia cerco' di accusare il Mufti come criminale di guerra
    per il suo ruolo nel reclutare 20.000 volontari mussulmani per le SS, che
    parteciparono all'uccisione degli Ebrei in Croazia ed Ungheria. Ma egli
    evase dalla Francia nel 1946 e continuo' la sua lotta antiebraica dal Cairo
    prima e da Beirut poi. Egli mori' nel 1974 EV.

    La famiglia Husseini continuo' ad avere un ruolo negli affari palestinesi
    con Faisal Husseini (il Mufti era zio di suo padre), ritenuto uno dei
    principali portavoce palestinesi nei Territori fino alla sua morte nel
    Maggio 2001 EV.

    04.h. MITO

    "L'Irgun ha fatto saltare in aria l'Albergo Re Davide all'interno di
    una campagna di terrore contro i civili"

    04.h. FATTI

    L'Albergo Re Davide era la sede del comando militare britannico e della
    divisione britannica indagini criminali. L'Irguno lo scelse come bersaglio
    dopo che le truppe britanniche invasero il 29 Giugno 1946 l'Agenzia Ebraica
    confiscando grandi quantita' di documenti. All'incirca nello stesso momento,
    piu' di 2.500 Ebrei di tutta la Palestina furono messi agli arresti. Le
    informazioni sulle attivita' dell'Agenzia Ebraica, comprese le attivita'
    spionistiche nei paesi arabi, furono portate all'Albergo Re Davide.
    La settimana dopo, le notizie di un massacro di 40 Ebrei in un pogrom in
    Polonia ricordavano agli Ebrei di Palestina come la restrittiva politica
    britannica d'immigrazione avesse condannato a morte migliaia di loro.
    Il capo dell'Irgun Menachem Begin accentuo' il desiderio di evitare vittime
    civili, e disse di aver fatto tre telefonate: una all'albergo, un'altra al
    Consolato Francese, ed una terza al "Palestine Post", avvertendo che
    sarebbero presto scoppiate delle bombe nell'Albergo Re Davide.
    Le telefonate furono fatte il 22 Luglio 1946. A quanto pare, la telefonata
    all'albergo fu ricevuta ed ignorata. Begin cita un ufficiale britannico che
    avrebbe rifiutato di evacuare l'edificio: "Non prendiamo ordini dagli
    Ebrei". [42] Risultato: quando le bombe esplosero, il bilancio delle vittime
    fu altissimo - 91 morti, 45 feriti. Tra le vittime c'erano 15 Ebrei. Poche
    furono le persone dentro l'Albergo semplicemente ferite. [43]
    Al contrario degli attacchi arabi contro gli Ebrei, che furono ampiamente
    applauditi come azioni eroiche, il Consiglio Nazionale Ebraico sconfesso'
    l'attentato dinameitardo dell'Albergo Re Davide. [44]
    Per decenni i Britannici negarono di essere stati avvertiti. Ma nel 1979 EV
    un parlamentare britannico porto' delle prove che l'Irgun aveva davvero
    emesso l'avvertimento. Egli porto' la testimonianza di un ufficiale
    britannico che aveva udito altri ufficiali al bar dell'Albergo Re Davide
    scherzare su una minaccia sionista al quartier generale. L'ufficiale che
    udi' la conversazione fuggi' immediatamente dall'albergo e sopravvisse. [45]
    -Note:
    [1] Aharon Cohen, Israel and the Arab World, (NY: Funk and Wagnalls, 1970),p. 172; Howard Sachar, A History of Israel: From the Rise of Zionism to OurTime, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 146.[2] Moshe Auman, "Land Ownership in Palestine 1880-1948," in Michael Curtis,
    et al., The Palestinians, (NJ: Transaction Books, 1975), p. 25.[3] Palestine Royal Commission Report (the Peel Report), (London: 1937), p.
    300.[Henceforth Palestine Royal Commission Report].[4] Arieh Avneri, The Claim of Dispossession, (Tel Aviv: Hidekel Press,
    1984), p. 28; and Yehoshua Porath, The Emergence of the Palestinian-ArabNational Movement, 1918-1929, (London: Frank Cass, 1974), pp. 17-18.
    [5] Porath (1974), p. 18.[6] Cohen, p. 53.[7] Yehoshua Porath, Palestinian Arab National Movement: From Riots toRebellion: 1929-1939, vol. 2, (London: Frank Cass and Co., Ltd., 1977), pp.17-18, 39.[8] John Hope Simpson, Palestine: Report on Immigration, Land Settlement and
    Development, (London, 1930), p. 126.[9] Palestine Royal Commission Report, p. 291.[10] Palestine Royal Commission Report, p. 242.
    [11] George Lenczowski, American Presidents and the Middle East, (NC: DukeUniversity Press, 1990), p. 23.[12] Cohen p. 174.
    [13] Dov Friedlander and Calvin Goldscheider, The Population of Israel, (NY:Columbia Press, 1979), p. 30.[14] Avneri, p. 254.[15] Curtis, p. 38.
    [16] Avneri, pp. 264; Cohen p. 60.[17] Avneri, pp. 254-55.[18] Moshe Aumann, Land Ownership in Palestine 1880-1948, (Jerusalem:
    Academic Committee on the Middle East, 1976), p. 5.[19] Shabtai Teveth, Ben-Gurion and the Palestinian Arabs: From Peace to
    War, (London: Oxford University Press, 1985), p. 32.[20] Porath, pp. 80, 84.[21] Hope Simpson Report, p. 51.[22] Avneri, pp. 149-158; Cohen, p. 37; based on the Report on AgriculturalDevelopment and Land Settlement in Palestine by Lewis French, (December1931, Supplementary; Report, April 1932) and material submitted to thePalestine Royal Commission.[23] Netanel Lorch, One Long War, (Jerusalem: Keter, 1976), p. 27; Sachar,
    p. 201.[24] Palestine Royal Commission Report (1937), p. 242.[25] Palestine Royal Commission (1937), pp. 241-242.[26] King Abdallah, My Memoirs Completed, (London, Longman Group, Ltd.,1978), pp. 88-89.[27] Porath (77), pp. 86-87.[28] Aumann, p. 13.[29] Abraham Granott, The Land System in Palestine, (London, Eyre andSpottiswoode, 1952), p. 278.[30] Avneri, pp. 179-180, 224-225, 232-234; Porath (77), pp. 72-73.
    [31] Jon Kimche, There Could Have Been Peace: The Untold Story of Why WeFailed With Palestine and Again With Israel, (England: Dial Press, 1973), p.189.[32] Richard Meinertzhagen, Middle East Diary 1917-1956, (London: TheCresset Press, 1959), pp. 49, 82, 97.[33] Samuel Katz, Battleground-Fact and Fantasy in Palestine, (NY: BantamBooks, 1977), pp. 63-65; Howard Sachar, A History of Israel: From the Rise
    of Zionism to Our Time, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 97.[34] Paul Johnson, Modern Times: The World from the Twenties to the
    Nineties, (NY: Harper & Row, 1983), p. 438.[35] Larry Collins and Dominique Lapierre, O Jerusalem!, (NY: Simon andSchuster, 1972), p. 52.
    [36] Kimche, p. 211.[37] Ben Halpern, The Idea of a Jewish State, (MA: Harvard University Press,1969), p. 323.[38] Sachar, p. 174.
    [39] Halpern, p. 201.[40] "Grand Mufti Plotted To Do Away With All Jews In Mideast," Response,(Fall 1991), pp. 2-3.[41] Record of the Conversation Between the Fuhrer and the Grand Mufti ofJerusalem on November 28, 1941, in the Presence of Reich Foreign Minister
    and Minister Grobba in Berlin, Documents on German Foreign Policy,1918-1945, Series D, Vol. XIII, London, 1964, p. 881ff in Walter Lacquer and
    Barry Rubin, The Israel-Arab Reader, (NY: Facts on File, 1984), pp. 79-84.[42] Menachem Begin, The Revolt, (NY: Nash Publishing, 1977), p. 224.
    [43] J. Bowyer Bell, Terror Out Of Zion, (NY: St. Martin's Press), p. 172.[44] Anne Sinai and I. Robert Sinai, Israel and the Arabs: Prelude to the
    Jewish State, (NY: Facts on File, 1972), p. 83.[45] Benjamin Netanyahu, ed., "International Terrorism: Challenge AndResponse," Proceedings of the Jerusalem Conference on InternationalTerrorism, July 2¬5, 1979, (Jerusalem: The Jonathan Institute, 1980), p. 45.
    Photo Credits: Israeli Government National Photo Collection
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    00 03/10/2007 16:39
    La Spartizione, di Mitchell G. Bard

    [Miti da confutare]

    05.a. "Le Nazioni Unite hanno spartito la Palestina in modo ingiusto".
    05.b. "Il piano di spartizione ha dato agli Ebrei gran parte della terra, e
    tutta quella coltivabile".
    05.c. "Israele ha usurpato tutta la Palestina nel 1948".
    05.d. "Agli Arabi palestinesi non e' mai stato offerto uno stato e percio' a
    loro e' stato negato il diritto all'autodeterminazione".
    05.e. "La maggioranza della popolazione della Palestina era araba; percio'
    si sarebbe dovuto creare uno stato arabo unitario".
    05.f. "Gli Arabi erano preparati a far compromessi per evitare spargimenti
    di sangue".
    05.g. "L'Unione Sovietica si e' vigorosamente opposta alla spartizione".
    [I miti in dettaglio]05.a.

    MITO

    "Le Nazioni Unite hanno spartito la Palestina in modo ingiusto".

    05.a. FATTI

    Al termine della Seconda Guerra Mondiale divenne di dominio pubblico
    l'ordine di grandezza dell'Olocausto. Questo ha reso piu' urgente la
    richiesta di una soluzione alla questione della Palestina in modo che i
    superstiti della "Soluzione Finale" di Hitler trovassero rifugio in una
    patria loro.

    I Britannici tentarono di formulare un accordo accettabile sia agli Arabi
    che agli Ebrei, ma la loro insistenza sull'approvazione dei primi li
    condanno' al fallimento perche' gli Arabi non avrebbero fatto alcuna
    concessione. Essi percio' affidarono la questione alle Nazioni Unite nel
    Febbraio 1947.

    Le Nazioni Unite fondarono una Commissione Speciale sulla Palestina (UNSCOP)
    per trovare una soluzione. I delegati di 11 nazioni (*) si recarono sul
    posto e scoprirono un'altra volta quello che era evidente gia' da un pezzo:
    le aspirazioni nazionali degli Ebrei e degli Arabi erano irrimediabilmente
    incompatibili.

    Gli atteggiamenti antitetici dei due gruppi "non potevano evitare di dare
    l'impressione che gli Ebrei sapevano quel che era giusto ed erano pronti a
    sostenere la loro causa davanti ad un qualsiasi tribunale imparziale, mentre
    gli Arabi non erano certi che la loro causa fosse giusta, od avevano paura
    di sottomettersi al giudizio delle nazioni". [1]

    Sebbene gran parte dei membri della Commissione avessero riconosciuto la
    necessita' di giungere ad un compromesso, fu difficile per loro formularne
    uno a causa dell'intrattabilita' delle parti. Ad un incontro con un gruppo
    di Arabi a Beirut, il membro cecoslovacco della Commissione disse ai suoi
    interlocutori: "Ho ascoltato le vostre richieste e mi pare proprio che voi
    concepiate cosi' il compromesso: 'Noi vogliamo tutte le nostre richieste
    esaudite, ed agli altri va quel che resta'". [2]

    Quando essi tornarono, i delegati di sette nazioni - Canada, Cecoslovacchia,
    Guatemala, Paesi Bassi, Peru', Svezia ed Uruguay - raccomandarono la
    formazione di due stati separati, arabo ed ebraico, legati da un'unione
    economica, con Gerusalemme come citta' internazionalizzata. Tre nazioni -
    India, Iran ed Iugoslavia - raccomandarono uno stato unitario diviso in
    province arabe ed ebraiche. L'Australia si astenne.

    Gli Ebrei di Palestina non erano contenti del piccolo territorio assegnato
    loro, ne' erano felici di vedere Gerusalemme staccata dallo stato ebraico;
    comunque, diedero il benvanuto al compromesso. Gli Arabi invece respinsero
    le raccomandazioni dell'UNSCOP.

    Il comitato ad hoc dell'Assemblea Generale dell'ONU respinse la richiesta
    araba di uno stato arabo unitario. Il 29 Novembre 1947 fu percio' adottata a
    maggioranza (33 a 13, 10 astenuti) la raccomandazione di maggioranza per la
    spartizione. [3]

    05.a. FRASE CELEBRE

    "E' dura capire come potrebbe il mondo arabo, meno ancora gli Arabi di
    Palestina, soffrire per quello che non e' altro che il puro riconoscimento
    di un fatto compiuto - la presenza in Palestina di una comunita' ebraica
    compatta, ben organizzata e virtualmente autonoma".

    Editoriale del Times [4]

    05.b. MITO

    "Il piano di spartizione ha dato agli Ebrei gran parte della terra, e tutta
    quella coltivabile".

    05.b. FATTI

    Il piano di spartizione fu a macchia di leopardo soprattutto perche' le
    citta' ed i villaggi ebraici erano sparsi per tutta la Palestina. Questo non
    complico' il piano quanto il fatto che l'alto livello di vita nelle citta'
    ebraiche grandi e piccole aveva attirato una grande popolazione araba, il
    che garantiva che ogni spartizione avrebbe prodotto uno stato ebraico che
    avrebbe compreso una sostanziosa popolazione araba. Riconoscendo la
    necessita' di consentire un'ulteriore insediamento ebraico, la proposta di
    maggioranza attribui' agli Ebrei la terra nella parte settentrionale del
    paese, la Galilea, ed il vasto ed ardo deserto del Negev a sud. Il resto
    avrebbe dovuto formare lo stato arabo.

    Questi confini si basavano solo sulla demografia, senza alcuna
    considerazione per la sicurezza dello stato ebraico; percio' le frontiere
    del nuovo stato erano virtualmente indifendibili.

    A peggiorare ancora la situazione ci fu l'insistenza della maggioranza
    dell'ONU che Gerusalemme fosse separata da ambo gli stati e fosse
    amministrata come una zona internazionale. Quest'accordo lascio' piu' di
    100.000 Ebrei a Gerusalemme isolati dal loro paese e circondati dallo stato
    arabo.

    I critici sostengono che le Nazioni Unite hanno dato agli Ebrei la terra
    fertile, mentre agli Arabi fu attribuita terra collinosa ed arida. Questo
    non e' vero. Circa il 60% dello stato ebraico doveva essere l'arido deserto
    del Negev.

    Gli Arabi erano la maggioranza della popolazione totale della Palestina -
    1,2 milioni di Arabi contro 600.000 Ebrei. Gli Ebrei non ebbero mai la
    possibilita' di divenire maggioranza nel paese a causa della restrittiva
    politica d'immigrazione dei britannici. Di contro, gli Arabi erano liberi di
    venire - e lo fecero in migliaia - per approfittare del rapido sviluppo
    stimolato dall'insediamento sionista. Inoltre, gli Ebrei erano la
    maggioranza nell'area attribuita loro dalla risoluzione ed a Gerusalemme.

    Oltre a circa 600.000 Ebrei, 350.000 Arabi risiedevano nello stato ebraico
    creato dalla spartizione. Circa 92.000 Arabi vivevano a Tiberiade, Safed,
    Haifa e Bet Shean, ed altri 40.000 erano Beduini, molti dei quali vivevano
    nel deserto. Il resto della popolazione araba era sparsa per tutto lo stato
    ebraico ed occupava la maggior parte della terra coltivata. [5]

    Secondo le statistiche britanniche della Ricognizione della Palestina del
    1948, l'8,6% della terra dello stato ebraico era nel 1948 di proprieta' di
    Ebrei, ed il 3,3% di Arabi israeliani. Un altro 16,9% fu abbandonato dagli
    Arabi che lasciarono il paese. Il resto, piu' del 70%, era nelle mani della
    potenza mandataria, e passo' al controllo israeliano dopo la partenza dei
    Britannici. [6]

    05.c. MITO

    "Israele ha usurpato tutta la Palestina nel 1948"

    05.c. FATTI

    Quasi l'80% di quel che era la Palestina storica e la Dimora Nazionale
    Ebraica, cosi' come definita dalla Societa' delle Nazioni, fu amputata dai
    Britannici nel 1922 ed assegnata a quella che sarebbe divenuta la
    Transgiordania. Li' fu proibito l'insediamento ebraico. Le nazioni unite
    hanno spartito il restante 20% della Palestina in due stati. Con
    l'annessione giordana della riva occidentale nel 1950, gli Arabi
    controllavano circa l'80% del territorio del Mandato, mentre lo stato
    ebraico ne possedeva un misero 17,5% (il resto era Gaza, occupata
    dall'Egitto).

    05.d. MITO

    "Agli Arabi palestinesi non e' mai stato offerto uno stato e percio' a loro
    e' stato negato il diritto all'autodeterminazione".

    05.d. FATTI

    La Commissione Peel concluse nel 1937 che l'unica risposta logica alle
    aspirazioni contraddittorie degli Ebrei e degli Arabi era dividere la
    Palestina in due stati separati, ebraico ed arabo. Gli Arabi rifiutarono il
    piano perche' li obbligava ad accettare la creazione di uno stato ebraico,
    ed imponeva ad alcuni Palestinesi di vivere sotto "il dominio ebraico". I
    Sionisti si opposero ai confini stabiliti dal Piano Peel perche' essi
    sarebbero stati confinati in poco piu' di un ghetto di 1.900 delle 10.310
    miglia quadrate (4.921 kmq su 26.703) che restavano alla Palestina.
    Comunque, i Sionisti decisero di negoziare con i Britannici, mentre gli
    Arabi si rifiutarono di prendere in considerazione qualsiasi compromesso.

    Di nuovo, nel 1939, il Libro Bianco britannico invocava la fondazione di uno
    stato arabo in Palestina entro 10 anni, e la limitazione dell'immigrazione
    ebraica a non piu' di 75.000 persone nei successivi cinque anni, dopodiche'
    nessuno sarebbe stato ammesso in Palestina senza il consenso della
    popolazione araba. Sebbene agli Arabi fosse stata data una concessione nel
    campo dell'immigrazione ebraica, e fosse stata offerta loro l'indipendenza -
    obiettivo dei nazionalisti arabi - essi rigettarono il Libro Bianco.

    Con la spartizione, ai Palestinesi fu dato uno stato e l'opportunita' di
    autodeterminarsi. Anche questo fu rifiutato.

    05.e. MITO

    "La maggioranza della popolazione della Palestina era araba; percio' si
    sarebbe dovuto creare uno stato arabo unitario"

    05.e. FATTI

    Al tempo della risoluzione di spartizione del 1947, gli Arabi avevano la
    maggioranza nella Palestina Occidentale nel suo complesso (1,2 milioni di
    Arabi contro 600.000 Ebrei) [7]. Ma gli Ebrei erano la maggioranza nell'area
    loro attribuita dalla risoluzione ed a Gerusalemme.

    Prima del Mandato, nel 1922, la popolazione araba palestinese continuava a
    diminuire; dopo, gli Arabi cominciarono a venire da tutti i paesi
    circostanti; inoltre, la popolazione araba crebbe esponenzialemnte quando
    gli insedianti ebraici migliorarono le condizioni sanitarie in Palestina.

    La decisione di spartire la Palestina non era data solo dalla demografia;
    era basata sulla conclusione che le rivendicazioni territoriali degli Ebrei
    e degli Arabi erano inconciliabili, e che il compromesso piu' logico era la
    creazione di due stati. Ironicamente, in quello stesso anno, il 1947, i
    membri arabi delle Nazioni Unite sostennero la spartizione del subcontinente
    indiano e la creazione del nuovo stato del Pakistan, prevalentemente
    mussulmano.

    05.f. MITO

    "Gli Arabi erano preparati a far compromessi per evitare spargimenti di
    sangue"

    05.f. FATTI

    Mentre si avvicinava il voto sulla spartizione, divenne evidente che poche
    speranze c'erano per una soluzione politica ad un problema che andava oltre
    la politica: l'indisponibilita' araba ad accettare uno stato ebraico in
    Palestina ed il rifiuto dei Sionisti di accontentarsi di meno.
    L'implacabilita' degli Arabi fu chiara quando i rappresentanti dell'Agenzia
    ebraica David Horowitz ed Abba Eban fecero l'estremo sforzo di raggiungere
    un compromesso in un incontro col Segretario della Lega Araba Azzam Pasha il
    16 Settembre 1947. Pasha disse brutalmente loro:

    "Il mondo arabo non e' dell'umore adatto al compromesso. Signor Horowitz, e'
    probabile che il vostro piano sia razionale e logico, ma il destino delle
    nazioni non e' deciso dalla logica razionale. Le nazioni non concedono, ma
    combattono. Non avrete alcunche' con mezzi pacifici o col compromesso.
    Magari avrete qualcosa, ma solo con la forza delle vostre armi. Noi
    proveremo a sconfiggervi. Non sono certo che ci riusciremo, ma ci proveremo.
    Siamo stati capaci di scacciare i Crociati, ma d'altronde abbiamo perso la
    Spagna e la Persia. Potrebbe anche capitarci di perdere la Palestina. Ma e'
    troppo tardi per parlare di soluzioni pacifiche" [8].

    05.g. MITO

    "L'Unione Sovietica si e' vigorosamente opposta alla spartizione"

    05.g. FATTI

    Dopo che i Britannici decisero di portare il problema palestinese all'ONU,
    il consigliere sulla Palestina del Ministro degli Esteri Ernest Bevin chiese
    ad un rappresentante dell'Agenzia ebraica perche' gli Ebrei avevano lasciato
    che fossero le Nazioni Unite a decidere il destino della Palestina. "Non
    sapete", egli disse, "che l'unica possibilita' perche' sia fondato uno stato
    ebraico e' che gli USA e l'URSS siano d'accordo. Non e' mai accaduto. Non
    puo' mai accadere. Non accadra' mai".

    Ma nel Maggio 1947 il delegato sovietico Andrei Gromyko disse:

    "Il fatto che nessuno stato dell'Europa occidentale sia stato capace di
    garantire la difesa dei diritti elementari del popolo ebraico e di
    proteggerlo dalla violenza dei boia fascisti spiega l'aspirazione degli
    Ebrei di fondare il loro proprio stato. Sarebbe ingiusto non tenerne conto e
    negare il diritto del popolo ebraico a realizzare quest'aspirazione" [9].

    Alcuni mesi dopo, l'Unione Sovietica sostenne la spartizione e poi divenne
    la seconda nazione che riconobbe Israele.

    Note

    [1] Aharon Cohen, Israel and the Arab World, (Boston: Beacon Press, 1976),
    pp. 369-370.

    [2] Cohen, p. 212.

    [3] Favorevoli alla spartizione: Australia, Belgio, Bolivia, Brasile,
    Bielorussia, Canada, Costa Rica, Cecoslovacchia, Danimarca, Repubblica
    Dominicana, Ecuador, Francia, Guatemala, Haiti, Islanda, Liberia,
    Lussemburgo, Olanda, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panama, Paraguay,
    Peru', Filippine, Polonia, Svezia, Ucraina, Unione Sudafricana, URSS,
    USA, Uruguay, Venezuela.

    Contrari alla spartizione: Afghanistan, Cuba, Egitto, Grecia, India, Iran,
    Iraq, Libano, Pakistan, Arabia Saudita, Siria, Turchia, Yemen.

    Astenuti: Argentina, Cile, Cina [cioe' Taiwan], Colombia, El Salvador,
    Etiopia, Honduras, Messico, Gran Bretagna, Iugoslavia. Yearbook of the
    United Nations, 1947-48, (NY: United Nations, 1949), pp. 246-47.

    [4] London Times, (December 1, 1947).

    [5] Cohen, p. 238.

    [6] Moshe Aumann, "Land Ownership in Palestine, 1880-1948," in Michael
    Curtis, et al., The Palestinians, (NJ: Transaction Books, 1975), p. 29,
    quoting p. 257 of the Government of Palestine, Survey of Palestine.

    [7] Arieh Avneri, The Claim of Dispossession, (NJ: Transaction Books, 1984),
    p. 252.

    [8] David Horowitz, State in the Making, (NY: Alfred A. Knopf, 1953), p.
    233.

    [9] United Nations General Assembly, First Special Session, May 14, 1947, UN
    Document A/PV 77.

  • Australia, Canada, Cecoslovacchia, Guatemala, India, Iran, Paesi Bassi,
    Peru', Svezia, Uruguay ed Iugoslavia.

    CONTINUA


  • Aialon
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    00 03/10/2007 18:34
    La Guerra del 1948, di Mitchell G. Bard

    Miti da confutare

    06.a. "Gli Ebrei hanno cominciato la prima guerra contro gli Arabi"
    06.b. "Il Piano Bernadotte Plan fu un'alternativa praticabile alla
    spartizione"
    06.c. "Gli Stati Uniti sono stati l'unica nazione ad aver criticato
    l'attacco arabo ad Israele"
    06.d. "E' stato il sostegno occidentale ad Israele a permettere agli Ebrei
    di conquistare la Palestina"
    06.e. "Il boicottaggio economico arabo ad Israele e' stato imposto dopo la
    guerra del 1948"

    [I miti in dettaglio]

    06.a. MITO

    "Gli Ebrei hanno cominciato la prima guerra contro gli Arabi"

    06.a. FATTI

    La violenza in Terrasanta esplose appena dopo l'annuncio della spartizione
    decisa dall'ONU il 29 Novembre 1947. Jamal Husseini, il portavoce dell'Alto
    Comitato Arabo, aveva gia' detto all'ONU prima del voto sulla spartizione
    che gli Arabi avrebbero inondato "il sangue del nostro amato paese con
    l'ultima goccia del nostro sangue" [1].

    La profezia di Husseini comincio' ad avverarsi dopo l'annuncio dell'ONU. Gli
    Arabi proclamarono uno sciopero di protesta ed sobillarono disordini che
    provocarono la morte di 62 Ebrei e 32 Arabi. Alla fine della seconda
    settimana, 93 Arabi, 84 Ebrei e 7 Inglesi erano stati uccisi, ed i feriti
    erano decine e decine. Tra il 30 Novembre ed il 1 Febbraio 1.427 Arabi, 381
    Ebrei e 46 Britannici vennero uccisi, e 1.035 Arabi, 725 Ebrei e 135
    Britannici furono feriti. Solo in Marzo, 271 Ebrei e 257 Arabi morirono in
    attacchi arabi e contrattacchi ebraici. [2]

    Il presidente dell'Alto Comitato Arabo disse che gli Arabi avrebbero
    "lottato per ogni pollice del loro paese". [3] Due giorni dopo, i
    sant'uomini dell'Universita' Al-Azhar del Cairo si rivolsero al mondo
    mussulmano per proclamare una jihad (guerra santa) contro gli Ebrei. [4]

    I primi attacchi su vasta scala cominciarono il 9 Gennaio 1948, quando circa
    mille arabi attaccarono le comunita' ebraiche della Palestina
    settentrionale. In Febbraio, i Britannici dissero che si erano infiltrati
    cosi' tanti arabi che non avevano le truppe necessarie per respingerli. [5]
    Di fatto, i Britannici cedettero basi ed armi agli irregolari arabi ed alla
    Legione Araba.

    Nella prima fase della guerra, che duro' dal 29 Novembre 1947 al 1 Aprile
    1948, gli Arabi palestinesi furono all'offensiva, con l'aiuto di volontari
    dei paesi vicini. Gli Ebrei subirono gravi perdite ed il passaggio su gran
    parte delle strade principali era impedito.

    Il 26 Aprile 1948, il Re di Transgiordania Abdullah disse:

    "Tutti i nostri sforzi per trovare una soluzione pacifica al problema della
    Palestina sono falliti. L'unica via che ci rimane e' la guerra. Avro' il
    piacere e l'onore di salvare la Palestina". [6]

    Il 4 Maggio 1948, la Legione Araba attacco' Kfar Etzion. I difensori li
    respinsero, ma la Legione torno' la settimana dopo. Due giorni dopo, gli
    insedianti, male armati ed inferiori di numero, furono sopraffatti. Molti
    difensori furono massacrati dopo che si erano arresi. [7] E questo prima
    dell'invasione degli eserciti arabi regolari che segui' la Dichiarazione
    d'Indipendenza d'Israele.

    Le Nazioni Unite diedero agli Arabi la colpa della violenza. La Commissione
    ONU per la Palestina non ebbe mai il permesso, ne' dagli Arabi ne' dai
    Britannici di recarsi in Palestina per attuare la risoluzione. Il 16
    Febbraio 1948 la Commissione riferi' al Consiglio di Sicurezza:

    < sfidando la risoluzione dell'Assemblea Generale e sono impegnati in uno
    sforzo deliberato per alterare con la forza la soluzione li' prefigurata.>>
    [8]

    Gli Arabi furono molto diretti nel prendersi la responsabilita' dell'inizio
    della guerra. Jamal Husseini disse al Consiglio di Sicurezza il 16 Aprile
    1948:

    < loro gli attaccanti, e che gli Arabi avevano iniziato i combattimenti. Non
    lo neghiamo. Avevamo detto al mondo intero che eravamo pronti a
    combattere>>. [9]

    Il comandante britannico della Legione Araba di Giordania, John Bagot Glubb,
    ammise:

    < Arabo cominciarono ad infiltrarsi in Palestina dalla Siria. Alcuni vennero
    attraverso la Giordania ed anche attraverso Amman ... Ma in realta' loro
    diedero il primo impulso alla rovina degli Arabi di Palestina>>. [10]

    Ad onta dello svantaggio in effettivi, organizzazione ed armi, gli Ebrei
    cominciarono a prendere l'iniziativa nelle settimane dal 1 Aprile fino alla
    Dichiarazione d'Indipendenza il 14 Maggio. L'Hagana catturo' diverse grandi
    citta' tra cui Tiberiade ed Haifa, ed apri' temporaneamente la strada per
    Gerusalemme.

    La risoluzione di spartizione non e' mai stata sospesa od abrogata. Percio'
    Israele, lo Stato Ebraico in Palestina, nacque il 14 Maggio, quando i
    Britannici lasciarono alla fine il paese. Cinque eserciti arabi (Egitto,
    Siria, Transgiordania, Libano ed Iraq) invasero immediatamente Israele. Le
    loro intenzioni furono dichiarate da Azzam Pasha, Segretario Generale della
    Lega Araba: < di cui si parlera' come dei massacri dei Mongoli e delle Crociate>>. [11]

    06.b. MITO

    "Il Piano Bernadotte Plan fu un'alternativa praticabile alla spartizione"

    06.b. FATTI

    Nell'estate del 1948, il Conte Folke Bernardotte fu inviato dalle Nazioni
    Unite in Palestina per mediare una tregua e tentare di negoziare un
    compromesso. Il piano di Bernardotte chiedeva allo Stato ebraico di
    consegnare il Negev e Gerusalemme alla Transgiordania in cambio della
    Galilea occidentale. Questo piano era simile ai confini che erano stati
    proposti prima del voto sulla spartizione, e che tutte le parti avevano
    rifiutato. Ora la proposta veniva offerta dopo che gli Arabi erano andati in
    guerra per impedire la spartizione ed era stato dichiarato uno stato
    ebraico. Sia gli Ebrei che gli Arabi rifiutarono il piano.

    Ironicamente, Bernardotte trovo' tra gli Arabi poco entusiasmo per
    l'indipendenza. Egli scrisse nel suo diario:

    "Gli Arabi palestinesi al momento non hanno una volonta' loro. Ne' hanno mai
    sviluppato un nazionalismo palestinese specifico. La domanda di uno stato
    arabo separato in Palestina e' pertanto relativamente debole. Semberebbe
    proprio che nelle circostanze attuali gran parte degli Arabi palestinesi
    sarebbe alquanto contenta di essere incorporata nella Transgiordania" [12]

    Il fallimento del piano Bernardotte giunse quando gli Ebrei cominciarono ad
    avere maggior successo nel respingere le forze arabe d'invasione e
    nell'espansione del loro controllo sui territori esterni ai confini della
    spartizione.

    06.c. MITO

    "Gli Stati Uniti sono stati l'unica nazione ad aver criticato l'attacco
    arabo ad Israele"

    06.c. FATTI

    Gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica e la maggioranza degli altri stati
    riconobbero Israele subito dopo ch'esso ebbe dichiarato la sua indipendenza
    il 14 Maggio 1948, ed accusarono gli Arabi di essere gli aggressori. Gli
    Stati Uniti proposero una risoluzione che accusasse gli Arabi di aver
    violato la pace.

    Il delegato sovietico Andrei Gromyko disse al Consiglio di Sicurezza il 29
    Maggio 1948:

    "Questa non e' la prima volta che gli Stati arabi, che hanno organizzato
    l'invasione della Palestina, hanno ignorato una decisione del Consiglio di
    Sicurezza o dell'Assemblea Generale. La delegazione dell'URSS ritiene
    essenziale che il consiglio affermi la sua opinione con maggior chiarezza e
    fermezza a proposito di quest'atteggiamento degli stati arabi verso le
    decisioni del Consiglio di Sicurezza". [13]

    La fase iniziale del conflitto termino' dopo che il Consiglio di Sicurezza
    ebbe minacciato il 15 Luglio di citare i governi arabi per aggressione ai
    sensi dello Statuto. Allora l'Hagana era stata ribattezzata Tzeva Ha-Hagana
    LeYisrael (o Tzaha"l - Forze di Difesa Israeliane) ed era riuscita a
    bloccare l'offensiva araba.

    06.d. MITO

    "E' stato il sostegno occidentale ad Israele a permettere agli Ebrei di
    conquistare la Palestina"

    06.d. FATTI

    Gli Ebrei hanno vinto la loro guerra d'indipendenza con scarso aiuto da
    Occidente. Anzi, essi hanno vinto ad onta degli sforzi di sminuire la loro
    forza militare.

    Sebbene gli Stati Uniti avessero sostenuto vigorosamente la risoluzione di
    spartizione, il Dipartimento di Stato non volle dare agli Ebrei i mezzi per
    difendersi. "Altrimenti", disse il Sottosegretario di Stato Robert Lovett,
    "gli Arabi potrebbero usare armi di origine americana contro gli Ebrei, o
    gli Ebrei potrebbero usarle contro gli Arabi". [14] Pertanto, il 5 Dicembre
    1947, gli USA imposero alla regione l'embargo sulle armi.

    Molti nel Dipartimento di Stato videro nell'embargo un altro mezzo per
    ostacolare la spartizione. Il Presidente Truman comunque lo appoggio'
    sperando che esso fosse un mezzo per evitare spargimenti di sangue. Questa
    era una grave ingenuita', dato il no britannico alla richiesta di Lovett di
    sospendere l'invio di armi agli Arabi ed i successivi accordi per fornire
    armi supplementari all'Iraq ed alla Transgiordania. [15]

    Gli Arabi non ebbero difficolta' ad ottenere tutte le armi di cui avevano
    bisogno. Infatti la Legione Araba della Giordania era armata ed addestrata
    dai Britannici, e comandata da un ufficiale britannico. Alla fine del 1948
    ed all'inizio del 1949, aerei britannici della RAF volarono insieme con
    degli squadroni egiziani lungo il confine israelo-egiziano. Il 7 Gennaio
    1949 degli aerei israeliani abbatterono quattro degli aerei britannici. [16]

    Invece gli Ebrei dovettero ricorrere al contrabbando delle armi,
    specialmente dalla Cecoslovacchia. Quando Israele dichiaro' la sua
    indipendenza nel Maggio 1948, l'esercito non aveva un solo cannone o carro
    armato. La sua aviazione era composta di nove aerei obsoleti. Sebbene
    l'Hagana avesse 60.000 combattenti addestrati, solo 18.900 furono
    mobilitati, armati e preparati al combattimento. [17] Alla vigilia della
    guerra, il capo delle operazioni Yigael Yadin disse a David Ben-Gurion: "Il
    meglio che ti posso dire e' che le nostre possibilita' sono solo al 50%".
    [18]

    La guerra araba per distruggere Israele falli'. A dire il vero, proprio a
    causa della loro aggressione, gli Arabi si trovarono con meno territorio di
    quello che avrebbero avuto se avessero accettato la spartizione.

    Ma il costo per Israele fu enorme. "Molti dei suoi campi piu' produttivi
    erano stati devastati e minati. I suoi agrumeti, per decenni la base
    dell'economia dello Yishuv [la comunita' ebraica], erano stati in gran parte
    distrutti". [19] Le spese militari totali erano state di circa 500 milioni
    di dollari. Peggio ancora, 6.373 Israeliani erano stati uccisi, circa l'1%
    di una popolazione ebraica di 650.000.

    Se l'Occidente avesse fatto rispettare la risoluzione di spartizione o dato
    agli Ebrei la capacita' di difendersi, molte vite avrebbero potuto essere
    salvate.

    I paesi arabi firmarono gli accordi d'armistizio con Israele nel 1949,
    iniziando con l'Egitto (24 Febbraio), proseguendo con il Libano (23 Marzo),
    la Giordania (3 Aprile) e la Siria (20 Luglio). L'Iraq fu l'unico paese che
    non firmo' un accordo con Israele, decidendo invece di ritirare le sue
    truppe e di consegnare il suo settore alla Legione Araba della Giordania.

    06.e. MITO

    "Il boicottaggio economico arabo ad Israele e' stato imposto dopo la guerra
    del 1948"

    06.e. FATTI

    Il boicottaggio arabo fu formalmente dichiarato dal Consiglio della neonata
    Lega Araba il 2 Dicembre 1945: "I prodotti ed i manufatti ebraici saranno
    ritenuti indesiderabili nei paesi arabi". A tutte " le istituzioni, le
    organizzazioni, i mercanti, i commissionari e gli individui" fu rivolto un
    appello a "rifiutarsi di commerciare in, distribuire o consumare prodotti o
    manufatti sionisti". [20] Come appare da questa dichiarazione, i termini
    "Ebreo" e "Sionista" sono stati usati dagli Arabi come sinonimi. Percio',
    ancor prima della fondazione d'Israele, gli stati arabi hanno dichiarato un
    boicottaggio economico contro gli Ebrei di Palestina.

    Il boicottaggio, cosi' come si e' evoluto dopo il 1948, e' diviso in tre
    componenti. La prima vieta commerci diretti tra Israele e le nazioni arabe.
    La seconda e' diretta alle societa' che fanno affari con Israele. La terza
    e' la lista nera delle compagnie che commerciano con altre che fanno affari
    con Israele.

    Una volta in lista, e' spesso difficile uscirne, dacche' la compagnia od un
    qualche garante arabo debbono iniziare la richiesta. Una ditta puo' ricevere
    la richiesta di dar prova di non far piu' affari con Israele oppure (od in
    aggiunta) di fare investimenti in paesi arabi uguali a quelli fatti prima in
    Israele. Un altro modo di uscire dalla lista nera e' ... la mazzetta! [21]

    L'obiettivo del boicottaggio e' stato quello di isolare Israele dai suoi
    vicini e dalla comunita' internazionale, e negargli del commercio che
    avrebbe potuto essere usato per accrescere la sua forza militare ed
    economica. Se ha senza dubbio isolato Israele ed ha separato lo Stato
    ebraico dai suoi mercati piu' naturali, il boicottaggio non e' riuscito a
    nuocere all'economia israeliana nella misura richiesta.

    Nel 1977 il Congresso ha proibito alle aziende americane di ottemperare al
    boicottaggio. Quando il Presidente Carter promulgo' la legge, egli disse che
    il "problema va al cuore del libero commercio tra le nazioni" e che la legge
    aveva lo scopo di "terminare le divisioni all'interno della societa'
    americana causate dal boicottaggio straniero verso i membri ebraici della
    nostra societa'". [22]

    La Lega Araba minaccio' di prendere posizione contro la nuova legge, che fu
    ritenuta parte di "una campagna di leggi e proposte di leggi isteriche ...
    che Israele ed il Sionismo mondiale stanno cercando di far rispettare non
    solo dagli USA, ma anche da alcuni paesi dell'Europa occidentale".

    Contrariamente all'affermazione che la legge avrebbe portato ad una drastica
    riduzione nel commercio americano col mondo arabo, le importazioni e le
    esportazioni sono cresciute notevolmente. Sono migliorate anche le piu'
    ampie relazioni diplomatiche e culturali. Eppure, alcune aziende americane
    sono state messe sulla lista nera per i loro rapporti con Israele. Inoltre,
    alcune altre nazioni hanno adottato leggi contro il boicottaggio, ma invece
    hanno aderito ad esso.

    La capacita' d'Israele di raggiungere il suo pieno potenziale economico e'
    stata ostacolata per decenni dall'azione della Gran Bretagna, del Giappone e
    di altri paesi che hanno collaborato col boicottaggio.

    Il 30 Settembre 1994 i sei stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo
    annunciarono che essi non avrebbero piu' sostenuto la seconda componente del
    boicottaggio, che vieta il commercio con aziende che fanno affari con
    Israele. In un incontro a Taba, in Egitto, il 7 e l'8 Febbraio 1995, i
    responsabili del commercio di Egitto, Stati Uniti, Giordania e Palestina
    firmarono un documento congiunto - la Dichiarazione di Taba - che appoggiava
    "tutti gli sforzi per terminare il boicottaggio di Israele".

    Dopo la firma degli accordi di pace tra Israele e l'OLP e la Giordania, il
    boicottaggio si e' gradualmente sbriciolato. La Lega Araba fu costretta ad
    annullare diversi incontri sul boicottaggio convocati dai padroni di casa
    siriani a causa dell'opposizione di paesi come il Kuwait, il Marocco e la
    Tunisia. Il boicottaggio primario - che vieta rapporti diretti tra i paesi
    arabi ed Israele - si e' lentamente incrinato dato che nazioni come il
    Qatar, l'Oman ed il Marocco hanno iniziato a trattare con Israele. Inoltre,
    pochi paesi al di fuori del Medio Oriente continuano ad obbedire al
    boicottaggio. Per esempio, il Giappone ha accresciuto il suo commercio con
    Israele in modo esponenziale da quando e' iniziato il processo di pace con
    Israele. Pero' il boicottaggio rimane tuttora tecnicamente in vigore e
    diversi paesi, specialmente l'Arabia Saudita, continuano ad applicarlo.

    --
    Note:

    [1] J.C. Hurewitz, The Struggle For Palestine, (NY: Shocken Books, 1976),
    p. 308.
    [2] Facts on File Yearbook, (NY: Facts on File, Inc., 1948), p. 231.
    [3] New York Times, (December 1, 1947).
    [4] Facts on File 1948, p. 48.
    [5] Facts on File 1947, p. 231.
    [6] Howard Sachar, A History of Israel: From the Rise of Zionism to Our
    Time, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 322.
    [7] Netanel Lorch, One Long War, (Jerusalem: Keter Books, 1976), p. 47;
    Ralph Patai, ed., Encyclopedia of Zionism and Israel, (NY: McGraw Hill,
    1971), pp. 307¬-308.
    [8] Security Council Official Records, Special Supplement, (1948), p. 20.
    [9] Security Council Official Records, S/Agenda/58, (April 16, 1948), p.
    19.
    [10] John Bagot Glubb, A Soldier with the Arabs, (London: Staughton and
    Hodder, 1957), p. 79.
    [11] Isi Leibler, The Case For Israel, (Australia: The Globe Press, 1972),
    p. 15.
    [12] Folke Bernadotte, To Jerusalem, (London: Hodder and Stoughton, 1951),
    p. 113.
    [13] Security Council Official Records, SA/Agenda/77, (May 29, 1948), p. 2.
    [14] Foreign Relations of the United States 1947, (DC: GPO, 1948), p. 1249.
    [d'ora in avanti FRUS].
    [15] Mitchell Bard, The Water's Edge And Beyond, (NJ: Transaction Books,
    1991), pp. 171¬175;
    FRUS, pp. 537¬39;
    Robert Silverberg, If I Forget Thee O Jerusalem: American Jews and the
    State of Israel, (NY: William Morrow and
    Co., Inc., 1970), pp. 366, 370;
    Shlomo Slonim, "The 1948 American Embargo on Arms to Palestine,"
    Political Science Quarterly, (Fall 1979), p. 500.
    [16] Sachar, p. 345.
    [17] Larry Collins and Dominique Lapierre, O Jerusalem!, (NY: Simon and
    Schuster, 1972), p. 352.
    [18] Golda Meir, My Life, (NY: Dell, 1975), pp. 213, 222, 224.
    [19] Sachar, p. 452.
    [20] Terence Prittie and Walter Nelson, The Economic War Against The Jews,
    (London: Corgi Books, 1977), p. 1;
    Dan Chill, The Arab Boycott of Israel, (NY: Praeger, 1976), p. 1.
    [21] Prittie and Nelson, pp. 47-48;
    Sol tern, "On and Off the Arabs' List," The New Republic, (March 27,
    1976), p. 9;
    Kennan Teslik, Congress, the Executive Branch and Special Interests,
    (CT: Greenwood Press, 1982), p. 11.
    [22] Bard, pp. 91-115.


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    00 03/10/2007 18:35
    Verso Suez, di Mitchell G. Bard

    Miti da confutare

    01. "I governi arabi erano pronti ad accettare Israele dopo la Guerra del 1948"
    02. "L'attacco militare israeliano non era stato provocato"
    03. "Israele e' stato usato da Francia e Gran Bretagna per promuovere i loro
    interessi imperialistici"
    04. "Durante il conflitto di Suez fu evidente il cieco appoggio degli Stati
    Uniti ad Israele"

    [I miti in dettaglio]

    01. MITO

    "I governi arabi erano pronti ad accettare Israele dopo la Guerra del 1948"

    01. FATTI

    Nell'autunno del 1948, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU chiese ad Israele
    ed agli stati arabi di negoziare un'armistizio. L'Egitto acconsenti', ma
    solo dopo che Israele ebbe messo in rotta il suo esercito spingendolo fino
    ad El Arish nel Sinai. In quel momento i Britannici erano pronti a difendere
    l'Egitto ai sensi di un trattato anglo-egiziano, ma piuttosto che accettare
    l'umiliazione dell'assistenza britannica, gli Egizi incontrarono gli
    Israeliani a Rodi.

    Il mediatore ONU Ralph Bunche li porto' tutti e due al tavolo della
    conferenza, ed avrebbe ricevuto poi il Nobel per la Pace. Egli li ammoni'
    che la delegazione che abbandonava i negoziati sarebbe stata incolpata del
    loro fallimento.

    Nell'estate del 1949, erano stati negoziati degli armistizi tra Israele ed
    Egitto, Giordania, Libano e Siria. L'Iraq, che aveva combattuto anch'esso
    contro Israele, rifiuto' di unirsi al gruppo. Bunche ebbe successo a Rodi
    perche' insisteva su colloqui bilaterali diretto tra Israele ed ogni singolo
    stato arabo.

    Nel frattempo, l'11 Dicembre 1948, l'Assemblea Generale adotto' una
    risoluzione che chiedeva alle parti di negoziare la pace e di creare una
    Commissione di Conciliazione per la Palestina, composta dagli Stati Uniti,
    dalla Francia e dalla Turchia. Tutte le delegazioni arabe votarono contro.

    Dopo il 1949, gli Arabi insistettero perche' Israele accettasse i confini
    della risoluzione di spartizione del 1947 e rimpatriasse i profughi
    palestinesi, prima di negoziare la fine della guerra che LORO avevano
    iniziato. Questo era un nuovo approccio che avrebbero usato dopo le
    sconfitte successive: la dottrina della guerra a responsabilita' limitata.
    Secondo questa dottrina, un aggressore puo' respingere una soluzione di
    compromesso e scommettere su una guerra per conseguire tutto, sapendo che,
    anche se perde, puo' chiedere che venga ripristinato lo status quo.

    02. MITO

    "L'attacco militare israeliano non era stato provocato"

    02. FATTI

    L'Egitto aveva mantenuto il suo stato di belligeranza con Israele anche dopo
    la firma dell'armistizio. La prima dimostrazione di cio' fu la chiusura del
    Canale di Suez alle navi israeliane. Il 9 Agosto 1949, la Commissione Mista
    d'Armistizio accolse il reclamo israeliano contro il blocco illegale del
    canale da parte dell'Egitto. Il negoziatore Ralph Bunche dichiaro': "Ci
    dovrebbe essere libero movimento per le navi in buona fede e non dovrebbe
    essere consentito il rimanere di alcun vestigio del blocco bellico, dato che
    contraddice sia la lettera che lo spirito degli accordi armistiziali". [1]

    Il 1 Settembre 1951 il Consiglio di Sicurezza ordino' all'Egitto di aprire
    il Canale alle navi israeliane. L'Egitto rifiuto' di obbedire.

    Il Ministro degli Esteri egiziano, Muhammad Salah al-Din, disse all'inizio
    del 1954:

    "Il popolo arabo non ha remora a dichiarare: 'Non saremo soddisfatti che
    dalla completa cancellazione d'Israele dalla mappa del Medio Oriente'". [2]

    Nel 1955 il Presidente dell'Egitto Gamal Abdel Nasser comincio' ad importare
    armi dal Blocco sovietico per accumulare il suo arsenale per il confronto
    con Israele. A breve termine, pero' impiego' una nuova tattica per
    proseguire la guerra dell'Egitto contro Israele. Egli annuncio' il 31 Agosto
    1955:

    "L'Egitto ha deciso di inviare i suoi eroi, i discepoli del Faraone ed i
    figli dell'Islam, e costoro ripuliranno la terra di Palestina ... Non ci
    sara' pace sul confine israeliano perche' noi esigiamo vendetta, e la
    vendetta e' la morte d'Israele". [3]

    Questi "eroi" erano i terroristi arabi, o Fedayin, addestrati ed
    equipaggiati dai servizi segreti egizi per intraprendere attacchi ostili
    lungo il confine ed infiltrarsi in Israele per commettere sabotaggi ed
    omicidi. I Fedayin operavano soprattutto da basi in Giordania, in modo che
    fosse la Giordania a subire le rappresaglie israeliane, che non mancavano
    mai. Gli attacchi terroristici violavano le clausole dell'armistizio che
    vietavano l'inizio delle ostilita' da parte di forze paramilitari; eppure,
    fu Israele ad essere condannato dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU per i
    suoi contrattacchi.

    L'escalation continuo' con il blocco egiziano degli Stretti di Tiran, e con
    la nazionalizzazione del Canale di Suez da parte di Nasser nel Luglio 1956.
    Il 14 Ottobre, Nasser chiari' il suo intento:

    "Non sto combattendo solo contro Israele. Il mio compito e' liberare il
    mondo arabo dalla distruzione portata attraverso gli intrighi israeliani,
    che hanno le loro radici all'estero. Il nostro odio e' fortissimo. Non ha
    senso parlare di pace con Israele. Non c'e' proprio spazio alcuno per i
    negoziati". [4]

    Meno di due settimane piu' tardi, il 25 Ottobre, l'Egitto firmo' un accordo
    tripartito con la Siria e la Giordania che pose Nasser a capo delle forze
    armate di tutti e tre.

    La continuazione del blocco del Canale di Suez e del Golfo di Aqaba alle
    navi israeliane, insieme con l'accrescersi degli attacchi dei Fedayin e la
    bellicosa delle recenti dichiarazioni arabe, convinsero Israele, col
    sostegno della Gran Bretagna e della Francia, ad attaccare l'Egitto il 29
    Ottobre 1956. L'attacco israeliano all'Egitto ebbe successo, con le forze
    israeliane che catturarono la Striscia di Gaza, gran parte del Sinai e Sharm
    al-Sheikh. Nei combattimenti mori' un totale di 231 soldati.

    L'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Abba Eban spiego' le
    provocazioni al Consiglio di Sicurezza il 30 Ottobre:

    "Nei sei anni in cui e' stata in vigore questa belligeranza in barba
    all'armistizio, ci sono stati 1.843 rapine a mano armata e furti, 1.339
    scontri con le forze armate egizie, 435 casi di incursioni dal territorio
    controllato dagli Egizi, 172 sabotaggi perpetrati da unita' militari
    egiziane e dai Fedayin in Israele. Come risultato di questi atti di
    ostilita' egizi dentro Israele, 364 Israeliani furono feriti, e 101 uccisi.
    Solo nel 1956, come risultato di quest'aspetto dell'aggressione egizia, sono
    stati uccisi 28 Israeliani e 127 sono stati feriti. [5]

    Uno dei motivi per cui queste incursioni erano tanto intollerabili per
    Israele fu che il paese aveva scelto di creare un esercito permanente
    relativamente piccolo e di affidarsi soprattutto alle riserve in caso di
    guerra. Questo significava che Israele aveva una piccola forza pronta a
    combattere in caso d'emergenza, e che le minacce che provocavano la
    mobilitazione delle riserve possono virtualmente paralizzare il paese, e che
    l'attacco iniziale del nemico dev'essere contenuto per il tempo necessario a
    completare la mobilitazione.

    03. MITO

    "Israele e' stato usato da Francia e Gran Bretagna per promuovere i loro
    interessi imperialistici"

    03. FATTI

    Eisenhower era riuscito a persuadere i Britannici ed i Francesi a non
    attaccare l'Egitto dopo la nazionalizzazione del Canale di Suez da parte di
    Nasser in Luglio. Quando nelle settimane successive l'accordo sull'uso del
    Canale si dimostro' efficace, divenne sempre piu' difficile giustificare
    un'azione militare. Eppure, i Francesi ed i Britannici volevano
    disperatamente rimettere Nasser al suo posto e riconquistare quel bene
    strategico.

    I Francesi si erano avvicinati sempre piu' al nuovo governo israeliano, dal
    punto di vista politico, diplomatico e militare. Difatti, nei successivi due
    decenni, i Francesi sarebbero divenuti il principale fornitore d'armi
    d'Israele. L'atteggiamento britannico verso Israele era cambiato poco dal
    periodo del Mandato. L'amarezza che rimaneva dalla battaglia lunga quasi tre
    decenni contro i Sionisti, insieme con la perdurante alleanza con la
    Giordania, scoraggiavano ogni cambio di politica.

    Ma i Francesi conclusero comunque, che potevano usare il timore israeliano
    di un'aggressione egiziana e la prosecuzione del blocco dome pretesto per il
    loro attacco contro Nasser, ed i Britannici non potevano perder l'occasione
    di aggregarvisi.

    Percio' le tre nazioni si accordarono infine su un piano in cui Israele
    avrebbe paracadutato delle truppe presso il Canale ed avrebbe mandato le sue
    forze corazzate attraverso il deserto del Sinai. I Britannici ed i Francesi
    allora avrebbero richiesto ad entrambi i contendenti di ritirarsi dalla zona
    del canale, pensando che gli Egiziani avrebbero rifiutato. A quel punto, le
    truppe britanniche e francesi sarebbero state inviate a "proteggere" il
    canale.

    Dal punto di vista israeliano, la prosecuzione del blocco del Canale di Suez
    e del Golfo di Aqaba, insieme con la crescita degli attacchi dei Fedayi, e
    la bellicosita' delle recenti affermazioni arabe, rendevano la situazione
    intollerabile. Piuttosto che continuare a combattere con i terroristi una
    guerra d'attrito ed aspettare che Nasser ed i suoi alleati riuscissero ad
    accumulare forze sufficienti per una nuova guerra, Ben-Gurion decise di
    lanciare un attacco preventivo. Egli pensave che il sostegno britannico e
    francese lo avrebbe riparato dall'opposizione degli Stati Uniti. Aveva
    torto. [6]

    04. MITO

    "Durante il conflitto di Suez fu evidente il cieco appoggio degli Stati
    Uniti ad Israele"

    04. FATTI

    Il Presidente Dwight Eisenhower fu turbato dal fatto che Israele, Francia e
    Gran Bretagna avevano segretamente pianificato la campagna per sfrattare
    l'Egitto dal Canale di Suez. Il non aver Israele avvertito gli Stati Uniti
    delle sue intenzioni, insieme con l'aver ignorato le richieste americane di
    non entrare in guerra, produssero tensione tra i paesi. Gli Stati Uniti in
    seguito si unirono all'Unione Sovietica (ironicamente, poco dopo che i
    Sovietici ebbero invaso l'Ungheria) in una campagna per costringere Israele
    a ritirarsi. Questo comprendeva una minaccia d'interruzione di tutta
    l'assistenza americana, di sanzioni ONU e dell'espulsione dall'ONU (vedi il
    carteggio tra Ben Gurion ed Eisenhower).

    La pressione americana porto' alla ritirata israeliana dalle aree che aveva
    conquistato senza ottenere alcuna concessione dagli Egiziani. Questo semino'
    i semi della Guerra del 1967.

    Una delle ragioni per cui Israele cedette fu l'assicurazione che egli diede
    al Primo Ministro David Ben Gurion. Prima di evacuare Sharm al-Sheikh, il
    punto strategico che guardava gli Stretti di Tiran, Israele strappo' una
    promessa che gli Stati Uniti avrebbero mantenuto la liberta' di navigazione
    sulla via d'acqua. [7] Inoltre, Washington sponsorizzo' una risoluzione ONU
    che creava la Forza d'Emergenza delle Nazioni Unite per sorvegliare i
    territori abbandonati dalle forze israeliane.

    La guerra sospese temporaneamente le attivita' dei Fedayin; pero', esse
    furono rinnovate alcuni anni dopo da un gruppo di organizzazioni
    terroristiche con radi legami tra loro che divenne noto come
    l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).

    --
    Note:

    [1] Eliezer Ereli," The Bat Galim Case Before the Security Council," Middle
    Eastern Affairs, (April 1955), pp. 108-9.

    [2] Al-Misri, (April 12, 1954).

    [3] Middle Eastern Affairs, (December 1956), p. 461.

    [4] Middle Eastern Affairs, (December 1956), p. 460.

    [5] Security Council Official Records, S/3706, (October 30, 1956), p. 14.

    [6] Mitchell Bard, The Complete Idiot's Guide to Middle East Conflicts. NY:
    MacMillan, 1999, pp. 208-209.

    [7] Janice Gross Stein and Raymond Tanter, Rational Decision Making:
    Israel*s Security Choices ,(OH: Ohio State University, 1976), p. 163.
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    00 03/10/2007 18:37
    La Guerra dei Sei Giorni del 1967, di Mitchell G. Bard

    Miti da confutare

    01. "I Governi arabi erano pronti ad accettare Israele dopo la Guerra di
    Suez".
    02. "L'attacco militare israeliano non era stato provocato".
    03. "Nasser aveva il diritto di chiudere gli Stretti di Tiran alle navi
    israeliane".
    04. "Gli Stati Uniti hanno aiutato Israele a sconfiggere gli Arabi in sei
    giorni".
    05. "Israele attacco' la Giordania per catturare Gerusalemme".
    06. "Israele non avrebbe dovuto attaccare per primo".
    07. "Israele vide i territori che catturo' come terre conquistate ora parte
    d'Israele e non ebbe intenzione di negoziarne la restituzione".
    08. "Israele espulse dei pacifici paesani arabi dalla Cisgiordania ed ha
    impedito loro di tornare dopo la guerra".
    09. "Israele ha imposto restrizioni irragionevoli ai Palestinesi in
    Cisgiordania, a Gaza ed a Gerusalemme Est".
    10. "Durante la Guerra del 1967, Israele ha attaccato deliberatamente la
    nave americana Liberty".


    [I Miti in Dettaglio]

    01. MITO

    "I Governi arabi erano pronti ad accettare Israele dopo la Guerra di Suez".

    01. FATTI

    Israele ha sempre espresso il desiderio di negoziare con i suoi nemici. In
    un messaggio all'Assemblea Generale dell'ONU del 10 Ottobre 1960, il
    Ministro degli Esteri Golda Meir sfido' i capi arabi ad incontrarsi col
    Primo Ministro David Ben-Gurion per negoziare la pace. Nasser rispose il 15
    Ottobre dicendo che Israele stava cercando di gabbare il mondo, e ripetendo
    che il suo paese non avrebbe mai riconosciuto lo Stato ebraico [1].

    Gli Arabi furono altrettanto irremovibili nel loro rifiuto di negoziare una
    soluzione separata per i profughi. Come disse Nasser all'Assemblea della
    Repubblica Araba Unita il 26 Marzo 1964:

    "Israele e l'Imperialismo attorno a noi, che si confronta con noi, sono due
    cose separate. Ci sono stati dei tentativi di separarle per spezzare i
    problemi e presentarli in una luce immaginaria come se il problema d'Israele
    fosse il problema dei profughi, la cui soluzione risolverebbe anche il
    problema della Palestina e non rimarrebbe altro aspetto del problema da
    affrontare. Il pericolo di Israele e' nella sua stessa esistenza presente,
    ed in cio' che esso rappresenta [2].

    Intanto, la Siria usava le alture del Golan, che torreggiano ad oltre 3.000
    piedi [1.000 metri circa - Liang] sulla Galilea, per bersagliare le fattorie
    ed i villaggi israeliani. Gli attacchi siriani divennero sempre piu'
    frequenti nel 1965 e nel 1966, mentre la retorica di Nasser diveniva sempre
    piu' bellicosa: "Non entreremo in Palestina col suo suolo coperto di
    sabbia", disse l'8 Marzo 1965, "Ci entreremo col suo suolo fradicio di
    sangue" [3].

    Alcuni mesi dopo, Nasser espresse nuovamente le aspirazioni degli Arabi:
    "... il pieno ripristino dei diritti del popolo palestinese. In altre
    parole, noi vogliamo la distruzione dello Stato d'Israele. L'obbiettivo
    immediato: perfezionare la forza militare araba. Lo scopo nazionale: lo
    sradicamento d'Israele" [4].

    02. MITO

    "L'attacco militare israeliano non era stato provocato".

    02. FATTI

    Una combinazione di retorica araba bellicosa, comportamento minaccioso e,
    infine, un atto di guerra, non lascio' ad Israele altra scelta che l'azione
    preventiva. Per aver successo, Israele aveva bisogno della sorpresa. Se
    avesse atteso l'invasione araba, Israele si sarebbe trovato in svantaggio
    potenzialmente catastrofico.

    Mentre Nasser continuava a fare discorsi che minacciavano la guerra, gli
    attacchi terroristici Arabi crebbero di frequenza. Nel 1965 furono condotte
    35 incursioni contro Israele. Nel 1966 il numero crebbe a 41. Nei soli primi
    quattro mesi del 1967 furono lanciati 37 attacchi [5].

    Intanto, gli attacchi siriani contro i qibbutzim israeliani dalle Alture del
    Golan provocarono una ritorsione il 7 Aprile 1967, in cui gli aerei
    israeliani abbatterono sei Mig siriani. Poco dopo, l'Unione Sovietica - che
    aveva fornito aiuti militari ed economici sia alla Siria che all'Egitto -
    diede a Damasco delle informazioni che facevano credere ad una massiccia
    mobilitazione militare israeliana in preparazione di un attacco. Ad onta
    delle smentite israeliane, la Siria decise di ricorrere al trattato
    difensivo con l'Egitto.

    Il 15 Maggio, Giornata dell'Indipendenza Israeliana, le truppe egiziane
    cominciarono ad entrare nel Sinai e ad ammassarsi presso il confine
    israeliano. Entro il 18 Maggio le truppe siriane erano pronte a combattere
    sulle alture del Golan.

    il 16 Maggio Nasser ordino' alle Forze di Emergenza dell'ONU, disposte nel
    Sinai sin dal 1956, di ritirarsi. Senza interessare l'Assemblea Generale,
    come aveva promesso il suo predecessore, il Segretario Generale U Thant
    acconsenti'. Dopo il ritiro dell'UNEF, la Voce degli Arabi proclamo' (18
    Maggio 1967):

    "Oggi non esiste piu' una forza internazionale d'emergenza che protegga
    Israele. Noi non avremo piu' pazienza. Non ci lamenteremo piu' con l'ONU di
    Israele. Il solo metodo che adotteremo contro Israele sara' la guerra
    totale, che dara' come risultato lo sterminio dell'esistenza sionista" [6].

    Un'eco entusiasta fu udita il 20 Maggio dal Ministro della Difesa siriano
    Hafez Assad:

    "Ora le nostre forze sono affatto pronte non solo a respingere
    l'aggressione, ma ad iniziare lo stesso atto della liberazione, ed a far
    esplodere la presenza sionista nella patria araba. L'esercito siriano, con
    il dito sul grilletto, e' unito ... Io, da militare, credo che e' arrivato
    il momento per iniziare una battaglia di annichilimento" [7].

    Il 22 Maggio l'Egitto chiuse gli Stretti di Tiran a tutte le navi israeliane
    ed a tutte le navi dirette ad Eilat. Questo blocco interruppe l'unica via di
    approvigionamento con l'Asia e blocco' l'afflusso d'olio dal suo fornitore
    principale, l'Iran. Il giorno dopo, il Presidente Johnson espresse
    l'opinione che il blocco fosse illegale e tento' senza riuscirci di
    organizzare una flottiglia internazionale per forzarlo.

    Nasser ben sapeva che pressione stava applicando per forzare la mano ad
    Israele. Il giorno dopo aver predisposto il blocco, egli disse
    spavaldamente: "Gli Ebrei minacciano la guerra. Io rispondo: Benvenuti!
    Siamo pronti" [8].

    Praticamente tutti i giorni Nasser sfidava Israele a combattere. "Il nostro
    obbiettivo fondamentale sara' la distruzione d'Israele. Il popolo arabo vuol
    combattere", disse il 29 Maggio [9]. Il giorno dopo egli aggiunse: "Non
    accetteremo alcuna ... coesistenza con Israele ... Oggi il problema non e'
    lo stabilire la pace tra gli stati arabi ed Israele ... la guerra con
    Israele e' in corso dal 1948" [10].

    Re Hussein di Giordania firmo' un patto difensivo con l'Egitto il 30 Maggio.
    Nasser allora annuncio':

    "Gli eserciti di Egitto, Giordania, Siria e Libano sono piazzati ai confini
    d'Israele ... per rispondere alla sfida, mentre dietro di noi ci sono gli
    eserciti di Iraq, Algeria, Kuwait, Sudan e di tutta la nazione Araba.
    Quest'atto stupira' il mondo. Oggi sapranno che gli Arabi sono pronti alla
    battaglia, e l'ora critica e' arrivata. Noi abbiamo raggiunto lo stadio
    dell'azione seria e non delle dichiarazioni" [11].

    Il Presidente Abdur Rahman Aref dell'Iraq entro' nella mischia verbale:
    "L'esistenza di Israele e' un errore che dev'essere corretto. Questa e' la
    nostra opportunita' di spazzar via l'ignominia tra noi dal 1948. Il nostro
    obbiettivo e' chiaro - spazzar via Israele dalla carta geografica" [12]. Il
    4 Giugno, l'Iraq si uni' all'alleanza militare con l'Egitto, la Giordania e
    la Siria.

    La retorica araba fu accompagnata dalla mobilitazione delle forze armate
    arabe. Circa 250.000 soldati (circa la meta' dei quali nel Sinai), piu' di
    2.000 carri armati e 700 aeroplani accerchiavano Israele [13].

    In quel momento le forze israeliane erano state in allarme per tre
    settimane. Il paese non poteva rimanere in piena mobilitazione
    indefinitamente, ne' poteva consentire alla sua rotta attraverso il Golfo di
    Aqaba di essere interdetta. La migliore opzione di Israele era colpire per
    primo. Il 5 Giugno, fu dato l'ordine di attaccare l'Egitto.

    03. MITI

    "Nasser aveva il diritto di chiudere gli Stretti di Tiran alle navi
    israeliane".

    03. FATTI

    Nel 1956 gli Stati Uniti hanno dato ad Israele garanzia che essi
    riconoscevano il diritto dello Stato ebraico ad accedere agli Stretti di
    Tiran. Nel 1957, alle Nazioni Unite, 17 potenze marittime dichiararono che
    Israele aveva diritto di transitare per gli Stretti. Inoltre, il blocco
    navale violava la Convenzione sul Mare Territoriale e sulla Zona Contigua,
    che fu adottata dalla Conferenza ONU sulla Legge dei Mari il 27 Aprile 1958
    [14].

    La chiusura dello Stretto di Tiran fu il casus belli del 1967. L'attacco di
    Israele fu la reazione a questo primo colpo egiziano. Il Presidente Johnson
    lo riconobbe dopo la guerra (il 19 Giugno 1967):

    "Se un solo atto di follia fu piu' responsabile di ogni altro di
    quest'esplosione, quello fu l'annuncio della decisione arbitraria e
    pericolosa della chiusura dello Stretto di Tiran. Il diritto di passaggio
    marittimo innocente dev'essere assicurato ad ogni nazione [15].

    04. MITI

    "Gli Stati Uniti hanno aiutato Israele a sconfiggere gli Arabi in sei
    giorni".

    04. FATTI

    Gli Stati Uniti hanno tentato di impedire la guerra mediante negoziati, ma
    non poterono convincere Nasser o gli altri stati arabi a desistere dalle
    loro parole ed azioni bellicose. Ancora, poco prima della guerra, Johnson
    ammoni': "Israele non sara' solo se non decide di partire da solo" [16].
    Poi, all'inizio della guerra, il Dipartimento di Stato annuncio': "La nostra
    posizione e' neutrale in pensieri, parole, opere" [17].

    Inoltre, mentre gli Arabi stavano falsamente accusando gli USA di inviare
    rifornimenti ad Israele con un ponte aereo, Johnson impose un embargo delle
    armi alla regione (pure la Francia, l'altro fornitore principale di armi,
    aderi' all'embargo).

    Di contro, i Russi stavano inviando massicce quantita' di armi agli Arabi.
    Allo stesso tempo, gli eserciti di Kuwait, Algeria, Arabia Saudita ed Iraq
    stavano contribuendo con truppe ed armi ai fronti egiziano, siriano e
    giordano [18].

    05. MITO

    "Israele attacco' la Giordania per catturare Gerusalemme".

    05. FATTI

    Il Primo Ministro Levi Eshkol invio' un messaggio a Re Hussein dicendo che
    Israele non avrebbe attaccato la Giordania a meno che essa non avesse
    iniziato le ostilita'. Quando i radar giordani inquadrarono uno stormo di
    aeroplani che volavano dall'Egitto ad Israele, e gli Egizi convinsero
    Hussein che gli aerei erano loro, egli allora ordino' di bombardare
    Gerusalemme Est. Risulto' che gli aerei erano israeliani, e che stavano
    tornando dalla distruzione dell'aviazione egizia al suolo. Intanto, le
    truppe siriane ed irachene attaccavano la frontiera settentrionale
    israeliana.

    Se la Giordania non avesse attaccato, la condizione di Gerusalemme non
    sarebbe cambiata nel corso della guerra. Ma quando la citta' cadde sotto il
    fuoco, Israele dovette difenderla, e cosi' facendo, colse l'occasione di
    unificare la sua capitale una volta per tutte.

    06. MITO

    "Israele non avrebbe dovuto attaccare per primo".

    06. FATTI

    Dopo soli sei giorni di combattimenti, le forze israeliane irruppero
    attraverso le linee nemiche ed avevano la possibilita' di marciare sul
    Cairo, su Damasco e su Amman. Fu richiesto il cessate il fuoco il 10 Giugno.
    La vittoria giunse ad altissimo prezzo. Nell'attacco alle alture del Golan,
    Israele soffri' 115 morti - piu' o meno il numero degli Americani uccisi
    durante l'Operazione Tempesta nel Deserto. In tutto, Israele perse il doppio
    degli uomini (777 morti e 2.586 feriti) rispetto alla popolazione di quanto
    gli USA avessero perso in otto anni di guerra in Vietnam [19]. Inoltre, ad
    onta dell'incredibile successo della sua campagna dell'aria, l'Aviazione
    israeliana perse 46 dei suoi 200 caccia [20]. Se Israele avesse atteso che
    gli Arabi colpissero per primi, come sarebbe avvenuto nel 1973, e non avesse
    compiuto un attacco preventivo, il costo sarebbe stato certamente superiore
    e la vittoria non sarebbe stata garantita.

    07. MITO

    "Israele vide i territori che catturo' come terre conquistate ora parte
    d'Israele e non ebbe intenzione di negoziarne la restituzione".

    07. FATTI

    Alla fine della guerra, Israele aveva conquistato abbastanza territorio da
    piu' che triplicare l'area che controllava - da 8.000 a 26.000 miglia
    quadrate [da 20.700 a 67.300 kmq - Liang]. La vittoria consenti' ad Israele
    di unificare Gerusalemme. Le forze israeliane avevano inoltre catturato il
    Sinai, le alture del Golan, la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. I leader
    israeliani si aspettarono davvero di poter negoziare un accordo di pace con
    i loro vicini che imponesse alcuni compromessi territoriali. Percio',
    anziche' annettere la Cisgiordania, fu creata un'amministrazione militare.

    Praticamente alla fine della guerra, Israele cominciao' le discussioni che
    mostravano la sua disponibilita' a negoziare la restituzione di almeno parte
    dei territori. Il fatto che Israele abbia poi restituito piu' del 90% dei
    territori vinti nella guerra difensiva dopo aver negoziato con i vicini
    prova che Israele e' sempre stato pronto a negoziare la terra per la pace.

    08. MITO

    "Israele espulse dei pacifici paesani arabi dalla Cisgiordania ed ha
    impedito loro di tornare dopo la guerra".

    08. FATTI

    Dopo che la Giordania ebbe lanciato il suo attacco il 5 Giugno, circa
    325.000 Palestinesi che vivevano in Cisgiordania sono fuggiti [21]. Questi
    erano cittadini giordani che si trasferirono da una parte di quella che
    consideravano la loro terra ad un'altra, soprattutto per non essere tra i
    due fuochi nemici.

    Un profugo palestinese che era amministratore in un campo UNRWA a Gerico
    disse che dei politici arabi avevano sparso dicerie nel campo. "Essi
    dicevano che tutti i giovani sarebbero stati uccisi. La gente udiva alla
    radio che questa non sarebbe stata la fine, ma solo l'inizio, cosicche' essi
    pensarono che forse sarebbe stata una lunga guerra e desiderarono trovarsi
    in Giordania" [22].

    Alcuni dei Palestinesi che partirono preferirono vivere in uno stato arabo
    piuttosto che sotto il governo militare israeliano. I membri delle varie
    fazioni dell'OLP fuggirono per evitare la cattura da parte degli Israeliani.
    Nils-Goeran Gussing, la persona nomintata dal Segretario Generale dell'ONU
    per investigare la situazione, scopri' che molti Arabi temevano inoltre di
    non poter piu' ricevere il denaro dai membri della famiglia che lavoravano
    all'estero [23].

    Le forze israeliane ordinarono ad una manciata di Palestinesi di andarsene
    per "motivi strategici e di sicurezza nazionale". In alcuni casi, fu loro
    concesso di tornare in pochi giorni, ed in altri Israele si offri' di
    aiutarli a sistemarsi altrove [24].

    Israele ora governava piu' di 750.000 Palestinesi - e la maggior parte di
    loro era ostile al governo. Nondimeno, piu' di 9.000 famiglie furono riunite
    nel 1967. In totale, piu' di 60.000 famiglie ebbero l'autorizzazione a
    tornare [25].

    09. MITO

    "Israele ha imposto restrizioni irragionevoli ai Palestinesi in
    Cisgiordania, a Gaza ed a Gerusalemme Est".

    09. FATTI

    Nessuna occupazione e' gradevole per chi la subisce, ma le autorita'
    israeliane tentarono di minimizzare l'impatto sulla popolazione. Don Peretz,
    che scrive spesso sulla situazione degli Arabi in Israele e critica
    aspramente il governo israeliano, visito' la Cisgiordania poco dopo la
    conquista da parte delle truppe israeliane. Egli trovo' che loro stavano
    tentando di ripristinare la vita normale e di impedire ogni incidente che
    avrebbe potuto incoraggiare gli Arabi a lasciare le loro case [26].

    Salvo che per la richiesta che i testi scolastici nei territori fossero
    purgati del linguaggio antiisraeliano ed antisemitico, le autorita'
    tentarono di non interferire con gli abitanti. Essi fornirono assistenza
    economica; per esempio, i Palestinesi della Striscia di Gaza vennero
    trasferiti dai campi a nuove case. Questo provoco' proteste da parte
    dell'Egitto, che non aveva fatto nulla per i profughi quando aveva il
    controllo della zona.

    Agli Arabi fu data liberta' di movimento. Fu loro concesso di viaggiare fino
    in Giordania e tornarne. Nel 1972 furono tenute le elezioni in Cisgiordania.
    Le donne ed i non-possidenti, che non potevano partecipare sotto il governo
    giordano, poterono allora votare.

    Agli Arabi di Gerusalemme Est fu data l'opzione tra il conservare la
    cittadinanza giordana od acquisire quella israeliana. Furono riconosciuti
    residenti della Gerusalemme unificata e fu dato loro il diritto di votare e
    concorrere al consiglio municipale. Inoltre, i luoghi santi mussulmani
    furono posti sotto la tutela di un Consiglio Mussulmano. Ad onta del
    significato del Monte del Tempio nella storia ebraica, agli Ebrei fu vietato
    pregarvi.

    Dopo la fine della Guerra dei Sei Giorni, il Presidente Johnson annuncio' la
    sua opinione sul passo successivo verso la fine del conflitto:

    "Certo, i soldati debbono essere ritirati; ma ci debbono essere anche
    diritti riconosciuti alla vita nazionale, progresso nella soluzione al
    problema dei rifugiati, liberta' di passaggio marittimo innocente,
    limitazioni alla corsa degli armamenti e rispetto per l'indipendenza
    politica e l'integrita' territoriale" [27].

    10. MITO

    "Durante la Guerra del 1967, Israele ha attaccato deliberatamente la nave
    americana Liberty".

    11. FATTI

    L'attacco israeliano alla nave americana Liberty fu un doloroso errore,
    attribuibile soprattutto all'essere accaduto nella confusione di una guerra
    totale nel 1967. Dieci indagini ufficiali americane e tre inchieste
    ufficiali israeliane hanno tutte stabilito definitivamente che l'attacco fu
    un tragico errore.

    L'8 giugno 1967, il quarto giorno della Guerra dei Sei Giorni, l'Alto
    Comando Israeliano ricevette dei rapporti per cui le truppe israeliane in El
    Arish erano bombardate dal mare, forse da una nave egizia, come era accaduto
    il giorno prima. Gli Stati Uniti avevano dichiarato qualche giorno prima,
    davanti alle Nazioni Unite, che non avevano forze navali a centinaia e
    centinaia di miglia dal fronte; pero' la nave americana Liberty, una nave
    spia americana con l'ordine di controllare i combattimenti, arrivo'
    nell'area, a 14 miglia dalla costa del Sinai, a causa di mancate
    comunicazioni americane, in quanto dei messaggi che ordinavano alla nave di
    non avvicinarsi a meno di 100 miglia non furono ricevuti. Gli Israeli
    sbagliarono credendo che quella fosse la nave che compiva i bombardamenti,
    ed aerei da guerra e navi torpediniere l'attaccarono, uccidendo 34 membri
    dell'equipaggio della Liberty e ferendone 171.

    Furono compiuti numerosi errori sia da parte americana che da parte
    israeliana. Per esempio, era stato riferito (erroneamente, si sarebbe
    scoperto) che la Liberty stava navigando a 30 nodi (ma furono ricalcolati e
    risultarono 28). La dottrina navale dell'epoca, non solo israeliana ma anche
    americana, presumeva che una nave tanto veloce fosse una nave da guerra.
    Israele aveva chiesto che le navi americane fossero allontanate dalla costa,
    oppure che gli venisse comunicata la precisa posizione delle navi americane
    [28]. La Sesta Flotta fu trasferita perche' il Presidente Johnson temeva di
    essere trascinato in un confrtonto con l'Unione Sovietica, ed egli aveva
    ordinato inoltre che nessun aereo fosse inviato vicino al Sinai.

    Secondo le memorie del Capo di Stato Maggiore Yitzchaq Rabin, vigeva
    l'ordine di attaccare qualsiasi nave non identificata sottocosta [29]. Il
    mare era calmo e la Corte Navale d'Inchiesta americana scopri' che la
    bandiera della Liberty era con ogni probabilita' pendula e non
    distinguibile. Inoltre, dei membri dell'equipaggio, tra cui il Comandante
    William McGonagle, testimoniarono che la bandiera fu abbattuta al primo od
    al secondo attacco.

    Un rapporto CIA sull'incidente, datato 13 Giugno 1967, scopri' inoltre che
    un pilota troppo zelante avrebbe potuto scambiare la Liberty per una nave
    egizia, la El Quseir. Dopo l'attacco aereo, le torpediniere israeliane
    identificarono la Liberty come una nave da guerra egiziana. Quando la
    Liberty comincio' a sparare agli Israeliani, essi risposero con i siluri,
    che uccisero 28 marinai.

    La convinzione che l'attacco fosse stato un tragico errore e' ulteriormente
    rinforzata da una nuova biografia di Yitzchaq Rabin (Dan Kurzman, Soldier of
    Peace: The Life of Yitzhak Rabin. NY: HarperCollins, 1998), che fu Capo di
    Stato Maggiore israeliano durante la guerra, che dice che gli Israeliani
    ebbero paura all'inizio di aver attaccato una nave sovietica, e di aver
    provocato i Sovietici ad entrare in guerra. Gli Israeliani furono sollevati
    quando scoprirono che si trattava di una nave americana, sebbene Rabin
    rimanesse preoccupato che l'errore avrebbe potuto mettere a repentaglio il
    sostegno americano per Israele [30].

    Una volta che gli Israeliani furono sicuri di quel che era accaduto, essi
    riferirono l'incidente all'ambasciata americana a Tel Aviv e si offrirono di
    fornire un elicottero agli Americani per permetter loro di volare alla nave
    ed ogni aiuto di cui avessero bisogno per evacuare i feriti e salvare la
    nave. L'offerta fu accettat ed un addetto navale americano fu portato in
    volo sulla Liberty.

    Molti dei superstiti della Liberty rimangono tuttora amareggiati, e sono
    convinti che l'attacco fu deliberato, come dicono nel loro sito web (
    www.halcyon.com/jim/ussliberty/ ) Nel 1991, i giornalisti Rowland
    Evans e Robert Novak diedero risalto alla loro scoperta di un Americano che
    disse di essere stato nella Sala in cui gli Israeliani presero la decisione
    di attaccare la nave americana - sapendo quel che facevano [31]. Di fatto,
    quella persona, Seth Mintz, scrisse una lettera al Washington Post il 9
    Novembre 1991 sostenendo che egli fu male citato da Evans e Novak e che
    l'attacco fu, di fatto, un caso di "identita' fraintesa". Inoltre, l'uomo di
    cui Mintz un tempo diceva di essere stato accanto a lui, un certo Generale
    Benni Matti, non esiste.

    Inoltre, contrariamente alle affermazioni per cui un pilota israeliano aveva
    identificato la nave come americana in una registrazione radio, nessuno ha
    mai mostrato quella registrazione. Di fatti, l'unico nastro esistente e'
    quello ufficiale dell'Aviazione israeliana, che mostra chiaramente che
    nessun'identificazione siffatta fu compiuta dai piloti israeliani prima
    dell'attacco. Esso inoltre indica che una volta che i piloti si
    preoccuparono dell'identita' della nave, dopo aver letto il suo numero sulla
    chiglia, essi interruppero l'attacco. I nastri non contengono alcuna
    affermazione che suggerisca che i piloti avessero visto una bandiera
    americana prima dell'attacco [32].

    Nessuno degli accusatori d'Israele puo' spiegare perche' Israele avrebbe
    deliberatamente atttaccato una nave americana in un momento in cui gli USA
    erano l'unico amico e sostenitore d'Israele al mondo. La confusione in una
    lunga catena di comunicazioni, che avvenne in un'atmosfera densa sia tra gli
    Americani che tra gli Israeliani (cinque messaggi dai Capi di Stato Maggiore
    Congiunti, diretti alla nave a cui ordinavano di starsene ad almeno 25
    miglia dalla costa egizia - anzi, gli ultimi quattro dicevano ad almeno 100
    miglia - arrivarono ad attacco finito) e' una spiegazione piu' probabile.

    Capitano spesso in guerra incidenti dovuti al "fuoco amico". Nel 1988 la
    Marina Americana abbatte' per errore un aereo passeggeri iraniano, uccidendo
    290 civili. Durante la Guerra del Golfo, 35 dei 148 Americani caduti in
    battaglia furono uccisi dal "fuoco amico". Nell'Aprile 1944, due elicotteri
    americani Black Hawk con grandi bandiere americane dipinte su ogni fianco
    furono abbattuti dagli F-15 dell'Aviazione americana in un giornata serena
    nella "no fly zone" dell'Iraq, uccidendo 26 persone. Difatti, il giorno
    prima dell'attacco alla Liberty, i piloti israeliani avevano accidentalmente
    bombardato una delle loro colonne corazzate a sud di Jenin, in Cisgiordania
    [33].

    L'Ammiraglio in congedo Shlomo Erell, che fu Capo di Stato Maggiore della
    Marina in Israele nel Giugno 1967, disse all'Associated Press (5 Giugno
    1977): "Nessuno si sarebbe mai sognato di trovar li' una nave americane.
    Nemmeno gli Americani sapevano dov'era la loro nave. Le autorita'
    qualificate ci avevano avvisato che non c'erano navi americane entro cento
    miglia".

    Il Segretario della Difesa Robert McNamara disse al Congresso il 26 Luglio
    1967: "E' la conclusione del corpo investigativo, comandato da un ammiraglio
    della Marina in cui noi abbiamo grande fiducia, che l'attacco non fu
    intenzionale".

    Nel 1987 McNamara ripete' la sua opinione che l'attacco fosse stato un
    errore, dicendo ad un ascoltatore che aveva chiamato il "Larry King Show"
    che egli non aveva visto nulla nei 20 anni successivi che gli facesse
    cambiare l'opinione che non c'era stato alcun "insabbiamento" [34].

    Israele si scuso' per la tragedia e pago' circa 13 milioni di dollari in
    riparazioni umanitarie agli USA ed alle famiglie delle vittime, secondo le
    cifre stabilite dal Dipartimento di Stato USA. La faccenda fu ufficialmente
    chiusa tra i due governi con uno scambio di note diplomatiche il 17 Dicembre
    1987.
    [Note]
    [1] Encyclopedia Americana Annual 1961, (NY: Americana Corporation, 1961),p. 387.[2] Yehoshafat Harkabi, Arab Attitudes To Israel, (Jerusalem: KeterPublishing House, 1972), p. 27.[3] Howard Sachar, A History of Israel: From the Rise of Zionism to OurTime, (NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 616.[4] Samuel Katz, Battleground-Fact and Fantasy in Palestine, (NY: BantamBooks, 1985), pp. 10-11, 18.[5] Netanel Lorch, One Long War, (Jerusalem: Keter, 1976), p. 110.[6] Isi Leibler, The Case For Israel, (Australia: The Globe Press, 1972),p. 60.[7] Ibid.[8] Eban, p. 330.
    [9] Leibler, p. 60.[10] Leibler, p. 18.[11] Leibler, p. 60.[12] Leibler, p. 18.[13] Chaim Herzog, The Arab-Israeli Wars, (NY: Random House, 1982), p. 149.[14] United Nations Conference on the Law of the Sea, (Geneva: UNPublications 1958), pp. 132-134.[15] Yehuda Lukacs, Documents on the Israeli-Palestinian Conflict 1967-1983,(NY: Cambridge University Press, 1984), pp. 17-18; Abba Eban, Abba Eban,(NY: Random House, 1977), p. 358[16] Lyndon B. Johnson, The Vantage Point: Perspectives of the Presidency1963-1969, (NY: Holt, Rinehart and Winston, 1971), p. 293.
    [17] AP, (5 Giugno 1967).[18] Sachar, p. 629.[19] Katz, p. 3.[20] Jerusalem Post, (23 Aprile 1999).[21] Encyclopedia American Annual 1968, p. 366.
    [22] George Gruen, "The Refugees of Arab-Israeli Conflict," (NY: AmericanJewish Committee, Marzo 1969), p. 5.[23] Gruen, p. 5.[24] Gruen, p. 4.
    [25] Encyclopedia American Annual 1968, p. 366.[26] Don Peretz, "Israel's New Dilemma," Middle East Journal (Inverno 1968),pp. 45-46.
    [27] Lyndon B. Johnson, Public Papers of the President, (DC: GPO 1968), p.683.[28] Yitzhak Rabin, The Rabin Memoirs, CA: University of California Press,1996, pp. 110.[29] Rabin, p. 108-109.[30] Dan Kurzman, Soldier of Peace: The Life of Yitzhak Rabin, (NY:HarperCollins, 1998), pp. 224-227; Rabin, p. 108-109.[31] Washington Post, (6 Novembre 1991).[32] Hirsh Goodman, "Messrs. Errors and No Facts," Jerusalem Report
    (21 Novembre 1991).[33] Hirsh Goodman and Ze'ev Schiff, "The Attack on the Liberty," AtlanticMonthly (Settembre 1984).[34] "The Larry King Show" (per radio) (5 Febbraio 1987).
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    00 03/10/2007 18:38
    Tra le guerre, di Mitchell G. Bard

    Miti da confutare

    01. "Dopo la Guerra del 1967 Israele rifiuto' di trattare un accordo con gli Arabi".
    02. "Secondo la Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza, l'acquisizione
    di territori grazie alla Guerra del 1967 e' _inammissibile_".
    03. "La Risoluzione 242 chiaramente impone ad Israele di ritornare ai
    confini precedenti al 1967".
    04. "La Risoluzione 242 riconosce un diritto palestinese
    all'autodeterminazione".
    05. "Gli stati Arabi e l'OLP hanno accettato la Risoluzione 242, mentre
    Israele l'ha rifiutata".
    06. "I Palestinesi erano disposti a trattare un accordo dopo la Guerra dei Sei Giorni".



    I Miti in Dettaglio

    01. MITO

    "Dopo la Guerra del 1967 Israele rifiuto' di trattare un accordo con gli
    Arabi".

    01. FATTI

    Dopo la sua vittoria nella Guerra dei Sei Giorni, Israele spero' che gli
    stati arabi iniziassero trattative di pace. Israele segnalo' ai paesi arabi
    la sua disposizione ad abbandonare praticamente tutti i territori che aveva
    acquisito in cambio della pace. Come disse Moshe Dayan, Gerusalemme non
    aspettava che una telefonata dai capi arabi per iniziare i negoziati [1].

    Ma queste speranze furono spazzate via nell'Agosto 1967 quando i capi arabi
    che s'erano incontrati a Khartoum adottarono la formula dei "Tre No":

    "Re e presidenti hanno concordato di unificare gli sforzi a livello
    internazionale e diplomatico per eliminare le conseguenze dell'aggressione e
    per assicurare il ritiro delle forze d'aggressione israeliane dalle terre
    arabe, ma nei limiti a cui si impegnano gli stati arabi: niente pace con
    Israele, niente negoziati con Israele, niente riconoscimento d'Israele e
    mantenimento dei diritti del popolo palestinese nella sua nazione [2].

    Come scrisse l'ex-presidente d'Israele Chaim Herzog: "La speranza d'Israele
    che la guerra fosse giunta alla fine e che ora ci sarebbe stata la pace ai
    confini fu presto dissipata. Tre giorni dopo la conclusione delle ostilita',
    avvenne il primo grave incidente nel Canale di Suez" [3].

    02. MITO

    "Secondo la Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza, l'acquisizione di
    territori grazie alla Guerra del 1967 e' _inammissibile_".

    02. FATTI

    Il 22 NOvembre 1967 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU approvo'
    all'unanimita' la Risoluzione 242, che stabiliva i principi che avrebbero
    dovuto guidare i negoziati per un accordo di pace arabo-israeliano. Questa
    soluzione fu un compromesso tortuosamente negoziato tra proposte
    concorrenti. Esaminando cio' che fu scartato, cosi' come il linguaggio
    adottato, e' possibile discernere l'intento del Consiglio di Sicurezza.

    Il primo punto di cui parla la risoluzione e' l'"inammissibilita'
    dell'acquisizione di territorio mediante la guerra". Alcuni leggono la 242
    come se finisse qui e dimostrasse la necessita' del ritiro totale d'Israele
    dai territori. Al contrario, questa frase non fa questo, perche' il
    riferimento e' chiaramente diretto solo ad una guerra offensiva. Se cosi'
    non fosse, la risoluzione fornirebbe un incentivo all'aggressione. Se un
    paese ne attacca un altro, e l'aggredito respinge l'attacco e nel mentre
    acquisisce territorio, la prima interpretazione imporrebbe all'aggredito di
    restituire la terra che ha preso. Percio', l'aggressore avrebbe poco da
    perdere perche' sarebbe assicurato contro la principale conseguenza della
    sconfitta.

    Lo scopo ultimo della 242, come spiegato dal paragrafo 3, e' il
    raggiungimento di un "accordo pacifico ed accettato". Questo significa un
    accordo negoziato basato sui principi della risoluzione, anziche' uno
    imposto alle parti. Questa e' inoltre l'implicazione della Risoluzione 338,
    secondo Arthur Goldberg, l'ambasciatore americano che condusse la
    delegazione alle Nazioni Unite nel 1967 [4]. Quella risoluzione, adottata
    dopo la guerra del 1973, invocava l'inizio immediato dei negoziati tra le
    parti e contemporaneamente al cessate il fuoco.

    "Questa e' la prima guerra nella storia che e' finita con i vincitori che
    chiedono la pace e gli sconfitti la resa incondizionata" - Abba Eban [5].

    03. MITO

    "La Risoluzione 242 chiaramente impone ad Israele di ritornare ai confini
    precedenti al 1967".

    03. FATTI

    La clausola piu' controversa della Risoluzione 242 e' la richiesta di
    "ritiro delle forze armate israeliane da territori occupati nel recente
    conflitto". Questo e' collegato alla seconda espressione non ambigua che
    chiede la "fine di tutte le rivendicazioni o gli stati di belligeranza" ed
    il riconoscimento che "ogni Stato dell'area" ha il "diritto di vivere in
    pace in confini sicuri e riconosciuti libero da minacce od atti di forza".

    La risoluzione non fa del ritiro israeliano il prerequisito dell'azione
    araba. Inoltre, non specifica quanto territorio Israele debba cedere. Il
    Consiglio di Sicurezza non disse che Israele deve ritirarsi da "tutti i"
    territori occupati dalla guerra dei Sei Giorni. Questo era voluto. Il
    delegato sovietico voleva l'inclusione di queste parole e disse che la loro
    esclusione significava "che parte di questi territori poteva restare in mani
    israeliane". Gli stati arabi premettero perche' fosse inclusa la parola
    "tutti", ma questa richiesta fu respinta. Nondimeno essi affermarono che
    avrebbero letto la risoluzione come se avesse compreso la parola "tutti".
    L'ambasciatore britannico che abbozzo' la risoluzione approvata, Lord
    Caradon, dichiaro' dopo il voto: "Solo la risoluzione e' vincolante per noi,
    e le sue parole ci appaiono chiare" [6].

    Quest'interpretazione letterale, senza il "tutti" implicito, fu
    ripetutamente dichiarata quella corretta da tutti coloro che furono convolti
    nel suo abbozzo. Per esempio, il 29 Ottobre 1969, il Ministro degli Esteri
    britannico disse alla Camera dei Comuni che il ritiro previsto dalla
    risoluzione non sarebbe stato da "tutti i territori" [7]. Quando gli fu
    chiesto poi di spiegare la posizione britannica, Lord Caradon disse:
    "Sarebbe stato uno sbaglio chiedere ad Israele di ritornare alle sue
    posizioni del 4 Giugno 1967, dacche' tali posizioni erano indesiderabili ed
    artificiali" [8].

    Analogamente, l'ambasciatore Arthur Goldberg spiego': "Le rimarchevoli
    omissioni - che non erano accidentali - a proposito del ritiro sono le
    parole 'i' oppure 'tutti', e 'i confini del 5 Giugno 1967' ... La
    risoluzione parla di ritiro da territori occupati senza definire l'ampiezza
    del ritiro" [9].

    Le risoluzioni chiaramente richiedono ai paesi arabi di far pace con
    Israele. La condizione principale e' che Israele si ritiri da "territori
    occupati" nel 1967, che significa che Israele deve ritirarsi da alcuni,
    tutti o nessuno dei territori tuttora occupati. Dacche' Israele si e'
    ritirato dal 91% dei territori quando ha rinunciato al Sinai, esso ha gia'
    adempiuto parzialmente, se non completamente, ai suoi obblighi secondo la
    242.

    Gli stati arabi si opposero inoltre alla richiesta di "confini sicuri e
    riconosciuti" poiche' temevano che questo imponesse negoziati con Israele.
    La Lega araba lo ha esplicitamente rifiutato a Khartoum nell'Agosto 1967,
    quando proclamo' i suoi tre "no". L'ambasciatore Goldberg spiego' che questa
    frase fu espressamente inclusa perche' ci si aspettava che le parti
    facessero "correzioni territoriali nel loro accordo di pace che
    richiedessero meno del completo ritiro delle forze israeliane dai territori
    occupati, dacche' le precedenti frontiere israeliane si erano dimostrate
    notevolmente insicure".

    La questione, quindi, e' se Israele deve cedere ulteriore territorio. Ora
    che sono stati firmati accordi di pace con l'Egitto e la Giordania, ed
    Israele si e' ritirato al confine internazionale col Libano, le uniche
    controversie territoriali che rimangono sono quelle con i Palestinesi
    (neppure citati nella 242) e con la Siria.

    La controversia con la Siria e' a proposito delle alture del Golan. Il Primo
    Ministro Yitzchaq Rabin mostro' la disponibilita' a negoziare un compromesso
    in cambio della pace; ma il Presidente Hafez Assad si rifiuto' perfino di
    prendere in considerazione un limitato trattato di pace a meno che Israele
    non avesse previamente acconsentito al completo ritiro. Ma, secondo la 242,
    Israele non ha alcun obbligo di ritirarsi da alcuna parte del Golan in
    mancanza di un accordo di pace con la Siria.

    E' bene inoltre ricordare capire che altri stati arabi che continuano a
    mantenere uno stato di guerra con Israele, od hanno rifiutato ad Israele il
    riconoscimento diplomatico, come l'Arabia Saudita, l'Iraq e la Libia, non
    hanno controversie territoriali con Israele. Essi hanno nondimeno
    condizionato le loro relazioni (almeno a parole) al ritiro di Israele ai
    confini pre-1967.

    Sebbene siano ignorate dalla maggior parte degli analisti, la Risoluzione
    242 contiene altre disposizioni. Una di queste e' che sia garantita la
    liberta' di navigazione. Questa clausola fu inserita perche' una delle
    principali cause della Guerra del 1967 fu il blocco egizio dello Stretto di
    Tiran.

    04. MITO

    "La Risoluzione 242 riconosce un diritto palestinese
    all'autodeterminazione".

    04. FATTI

    I Palestinesi non sono affatto citati nella Risoluzione 242. Si allude
    soltanto a loro nel secondo comma del secondo articolo della 242, che invoca
    una "giusta soluzione al problema dei profughi". In nessun luogo essa chiede
    che siano concessi dei diritti politici od un territorio ai Palestinesi.
    Infatti, l'uso del termine generico "profugo" fu un deliberato
    riconoscimento che due erano i problemi di profughi prodotti dal conflitto -
    uno arabo ed uno ebraico. Nel caso di questi ultimi, non meno Ebrei
    fuggirono dai paesi arabi di quanti Palestinesi lasciarono Israele. Ma gli
    Ebrei non hanno ricevuto alcun indennizzo dai paesi arabi, ne' e' mai stata
    fondata un'organizzazione ONU per aiutarli.

    05. MITO

    "Gli stati Arabi e l'OLP hanno accettato la Risoluzione 242, mentre Israele
    l'ha rifiutata".

    05. FATTI

    Gli stati arabi hanno tradizionalmente sostenuto che accettavano la 242
    cosi' come la definivano, cioe' come se richiedesse il ritiro totale ed
    incondizionato di Israele dai territori occupati.

    In una dichiarazione all'Assemblea Generale del 15 Ottobre 1968, l'OLP,
    rifiutando la Risoluzione 242, disse che "l'implementazione della suddetta
    risoluzione portera' alla fine di ogni speranza di stabilire la pace e la
    sicurezza in Palestina e nel Medio Oriente".

    Di contro, l'ambasciatore Abba Eban espresse la posizione israeliana al
    Consiglio di Sicurezza il 1 Maggio 1968: "Il mio governo ha comunicato la
    sua accettazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza per la
    promozione di un accordo sulla fondazione di una pace durevole e giusta.
    Sono inoltre autorizzato a riaffermare che noi siamo disposti a cercare un
    accordo con ogni stato arabo su tutte le questioni comprese in quella
    risoluzione".

    Ci e' voluto quasi un quarto di secolo, ma l'OLP ha alla fine acconsentito a
    che le risoluzioni 242 e 338 fossero la base per i negoziati con Israele
    quando essa firmo' la Dichiarazione dei Principi nel Settembre 1993.

    06. MITO

    "I Palestinesi erano disposti a trattare un accordo dopo la Guerra dei Sei
    Giorni".

    06. FATTI

    La Lega Araba creo' l'Organizzazione della Liberazione della Palestina al
    Cairo nel 1964 come arma contro Israele. Fino alla Guerra dei Sei Giorni,
    l'OLP si impegno' in attacchi terroristici che aumentarono l'abbrivio verso
    il conflitto. Ne' l'OLP ne' alcun altro gruppo palestinese condussero una
    campagna volta a convincere la Giordania o l'Egitto a creare uno stato
    palestinese indipendente in Cisgiordania ed a Gaza. L'obbiettivo
    dell'attivismo palestinese era la distruzione d'Israele.

    Dopo che gli stati arabi furono sconfitti nel 1967, i Palestinesi non
    mutarono il loro obbiettivo fondamentale. Con un milione di Arabi venuti a
    trovarsi sotto dominio israeliano, alcuni Palestinesi credettero che fossero
    cresciute le prospettive di una guerra popolare di liberazione. A questo
    scopo, Yassir Arafat istigo' una campagna di terrorismo dalla Cisgiordania.
    Tra il Settembre ed il Dicembre 1967, furono intrapresi 61 attacchi, la
    maggior parte dei quali contro obbiettivi civili come fabbriche, cinema e
    case private [10].

    Le forze di sicurezza israeliane divennero pian piano piu' abili a stroncare
    i piani terroristici in Israele e nei territori. Di conseguenza, l'OLP
    comincio' a perseguire una diversa strategia - attaccare i bersagli ebraici
    ed israeliani all'estero. All'inizio del 1968, il primo di molti aerei fu
    dirottato da terroristi palestinesi.

    [Note]

    [1] Walter Lacquer, The Road to War, (London: Weidenfeld and Nicolson,
    1968), p. 297.

    [2] Yehuda Lukacs, Documents on the Israeli-Palestinian Conflict 1967-1983,
    (NY: Cambridge University Press, 1984), p. 213.

    [3] Chaim Herzog, The Arab-Israeli Wars, (NY: Random House, 1982), p. 195.

    [4] Jerusalem Post, (28 Maggio 1984).

    [5] Abba Eban, Abba Eban, (NY: Random House, 1977), p. 446.

    [6] Prosper Weil, "Territorial Settlement in the Resolution of November 22,
    1967," in John Moore, ed., The Arab-Israeli Conflict, (NJ: Princeton
    University Press, 1974), p. 321.

    [7] Eban, p. 452.

    [8] Beirut Daily Star (12 Giugno 1974).

    [9] Discorso ad una Conferenza Politica dell'AIPAC (8 Maggio 1973).

    [10] Netanel Lorch, One Long War, (Jerusalem: Keter, 1976), pp. 139-146.
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    00 03/10/2007 18:39
    La Guerra d'Attrito 1967-1970, di Mitchell G. Bard

    Miti da confutare

    01. "Israele fu il responsabile della Guerra d'Attrito".
    02. "L'Egitto termino' la Guerra d'Attrito e cerco' un qualche accomodamento
    con Israele, solo per vedere tali iniziative disprezzate da Gerusalemme".
    03. "L'Egitto espresse ripetutamente la disponibilita' di iniziare i
    negoziati di pace con Israele tra il 1971 ed il 1973. Il rifiuto israeliano
    di queste iniziative porto' alla Guerra del Kippur".


    I Miti in Dettaglio

    01. MITO

    "Israele fu il responsabile della Guerra d'Attrito".

    01. FATTI

    Gia' il 1 Luglio 1967 l'Egitto inizio' a bombardare le posizioni israeliane
    vicino al Canale di Suez. Il 21 Ottobre 1967, l'Egitto affondo' il
    cacciatorpediniere israeliano Eilat, causando 47 morti. Poco meno di un anno
    dopo, l'artiglieria egizia comincio' a bersagliare le posizioni israeliane
    lungo il Canale di Suez. E' da questo punto del 1968 che si fa abitualmente
    cominciare la guerra.

    Nasser credeva che poiche' la maggior parte delle forze armate israeliane
    consisteva di riservisti, esse non avrebbero potuto sostenere una guerra
    d'attrito prolungata. Egli credeva che Israele non sarebbe stato capace di
    sopportare il peso economico, e lo stillicidio di morti avrebbe nuociuto al
    morale d'Israele.

    La sanguinosa Guerra d'Attrito duro' circa due anni. Israele perse 15 aerei
    da combattimento, i piu' abbattuti da cannoni e missili antiaerei. Il numero
    dei morti tra il 15 Giugno 1967 e l'8 Agosto 1970 fu di 1.424 soldati ed
    oltre 100 civili. Altri 2.000 soldati e 700 civili furono feriti [1].

    02. MITO

    "L'Egitto termino' la Guerra d'Attrito e cerco' un qualche accomodamento con
    Israele, solo per vedere tali iniziative disprezzate da Gerusalemme".

    02. FATTI

    Nell'estate del 1970, gli Stati Uniti persuasero Israele ed Egitto ad
    accettare un cessate il fuoco. Il cessate il fuoco aveva l'intento di
    portare a negoziati sotto gli auspici dell'ONU. Israele dichiaro' che
    avrebbe accettato il principio di ritirarsi dai territori che aveva
    conquistato.

    Ma il 7 Agosto, i Sovietici e gli Egizi disposero dei sofisticati missili
    terra-aria SAM-2 e SAM-3 nella ristretta zona di 32 miglia [58 km - Liang]
    lungo la riva occidentale del Canale di Suez. Questa era una chiara
    violazione dell'accordo di cessate il fuoco, che vietava l'introduzione o la
    costruzione di ogni installazione militare nell'area.

    La rivista Time osservo' che la ricognizione americana "mostro' che i 36
    missili SAM-2 introdotti di soppiatto nella zona del cessate il fuoco
    costituiscono solo la prima linea del piu' massiccio sistema antiaereo mai
    creato" [2].

    Le foto dei satelliti del Dipartimento della Difesa mostrarono senza dubbio
    alcuno che i 63 siti SAM-2 vennero installati in una fascia di 78 miglia
    [125 km - Liang] tra le citta' di Ismailia e Suez. Tre anni dopo, questi
    missili fornirono la copertura aerea per l'attacco di sorpresa egizio contro
    Israele. Per illustrare l'impatto di quest'azione nella guerra del 1973,
    "del totale delle perdite aeree israeliane, il 40% avvenne nelle prime 48
    ore di guerra. Queste ammontavano al 14% delle forze aeree di prima linea
    israeliane" [3].

    Ad onta delle violazioni egiziane, i colloqui sponsorizzati dall'ONU
    ricominciarono - ulteriore prova che Israele era ansioso di progredire verso
    la pace. Ma i colluqui furono subito portati in un vicolo cieco dall'inviato
    speciale dell'ONU Gunnar Jarring, quando egli accetto' l'interpretazione
    egizia della Risoluzione 242 e chiese il ritiro totale d'Israele alle linee
    di demarcazione precedenti al 5 Giugno 1967.

    Su questa base, l'Egitto espresse la sua disponibilita' "ad entrare in un
    accordo di pace con Israele" in una lettera ad Jarring del 20 Febbraio 1971.
    Ma quest'apparente moderazione celava un immutato irredentismo egiziano ed
    un'indisponibilita' ad accettare una vera pace, come mostrato dalle
    fortissime riserve e precondizioni della lettera.

    Le parole cruciali su un "accordo di pace con Israele" non furono ne'
    pubblicate ne' trasmesse in Egitto. Inoltre, l'Egitto rifiuto' di iniziare
    colloqui diretti con lo Stato ebraico. Israele tento' almeno di trasformare
    la difficoltosa missione Jarring in colloqui indiretti indirizzando tutte le
    lettere non a Jarring, ma al governo egizio. Ma l'Egitto rifiuto' di
    accettarle.

    Appena dopo la lettera ad Jarring, Anwar Sadat, il nuovo presidente
    dell'Egitto, tenne un discorso davanti ad un incontro del Consiglio
    Nazionale Palestinese al Cairo. Egli promise sostegno all'OLP "sino alla
    vittoria" e dichiaro' che l'Egitto non avrebbe accettato la risoluzione 242
    [4].

    Cinque giorni dopo Sadat suggeri' che egli fosse pronto a far la pace con
    Israele. Mohammed Heikal, un confidente di Sadat e direttore del giornale
    semi-ufficiale Al-Ahram, scrisse:

    "La politica araba a questo punto ha solo due obbiettivi. Il primo e'
    l'eliminazione delle tracce dell'aggressione del 1967 attraverso un ritiro
    israeliano da tutti i territori che aveva occupato quell'anno. Il secondo e'
    l'eliminazione delle tracce dell'aggressione del 1848, attraverso
    l'eliminazione dello stesso Stato d'Israele. Questo e' pero' finora un
    obbiettivo astratto ed indefinito, ed alcuni di noi hano sbagliato a pensare
    prima al secondo passo che al primo" [5].

    03. MITI

    "L'Egitto espresse ripetutamente la disponibilita' di iniziare i negoziati
    di pace con Israele tra il 1971 ed il 1973. Il rifiuto israeliano di queste
    iniziative porto' alla Guerra del Kippur".

    03. FATTI

    Con il fallimento della missione Jarring, gli Stati Uniti intrapresero una
    nuova iniziativa. Essa proponeva un accordo transitorio israelo-egiziano,
    che chiedeva il parziale ritiro dello Stato ebvraico dal Canale di Suez e
    l'apertura della via d'acqua.

    Israele era disposto ad iniziare dei negoziati senza precondizioni, ma Sadat
    richiedeva che gli Israeliani acconsentissero, come parte di un accordo
    transitorio, a ritirarsi infine ai vecchi confini del 1967. Di fatto, Sadat
    stava cercando di garantirsi in anticipo l'esito dei "negoziati".

    [Note]

    [1] Nadav Safran, Israel The Embattled Ally, (MA: Harvard University Press,
    1981), p. 266.
    [2] Time (14 Settembre 1970).
    [3] John Pimlott, The Middle East Conflicts From 1945 to the Present, (NY:
    Crescent Books, 1983), p. 99.
    [4] Radio Cairo (27 Febbraio 1971).
    [5] Al-Ahram (25 Febbraio 1971).
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    00 03/10/2007 18:42
    La Guerra del Kippur del 1973, di Mitchell G. Bard

    Miti da confutare

    01. "Israele fu il responsabile della Guerra del 1973"
    02. "Il Presidente egiziano Anwar Sadat aveva acconsentito alle proposte di pace USA e non cercava la guerra"
    03. "L'Egitto e la Siria furono gli unici stati arabi coinvolti nella Guerra del 1973"
    04. "Israele maltratto' i soldati arabi catturati nella Guerra del 1973"
    05. "Le truppe israeliane rasero deliberatamente al suolo con i bulldozer e
    l'esplosivo l'intera citta' di Kuneitra prima di ritirarsi dall'area nel Giugno 1974"




    [I Miti in Dettaglio]

    01. MITO

    "Israele fu il responsabile della Guerra del 1973"

    01. FATTI

    Il 6 Ottobre 1973 - cioe' il 10 Tishre 5734, Yom Kippur, il giorno piu'
    santo del Calendario ebraico - l'Egitto e la Siria iniziarono un attacco a
    sorpresa congiunto contro Israele. L'equivalente di tutte le forze NATO in
    Europa fu ammassato ai confini d'Israele [1]. Sulle alture del Golan, circa
    180 carri armati israeliani erano opposti ad una falange di 1.400 carri
    armati siriani. Lungo il Canale di Suez, meno di 500 difensori israeliani
    furono attaccati da 80.000 Egiziani.

    Messo sulla difensiva durante i primi due giorni di combattimenti, Israele
    mobilito' le sue riserve ed alla fine respinse gli invasori e porto' la
    guerra nel profondo di Siria ed Egitto. Gli stati arabi furono rapidamente
    riforniti per mare e per aria dall'Unione Sovietica, che respinse gli sforzi
    americani di raggiungere un cessate il fuoco immediato. Come risultato, gli
    Stati Uniti iniziarono tardivamente il loro ponte aereo verso Israele. Dopo
    due settimane, l'Egitto fu salvato da una sconfitta disastrosa dal Consiglio
    di Sicurezza dell'Onu, che non aveva agito finche' gli Arabi erano sulla
    cresta dell'onda.

    L'Unione Sovietica non mostro' alcun interesse ad agire per la pace finche'
    sembrava che gli Arabi potessero vincere. E lo stesso valeva per il
    Segretario generale dell'ONU Kurt Waldheim (l'aver Waldheim prestato
    servizio durante la Seconda Guerra Mondiale in un'unita' dell'Esercito
    tedesco rea di crimini di guerra nei Balcani porto' al suo divieto di metter
    piede negli USA dopo che fu eletto Presidente dell'Austria).

    Il 22 Ottobre, il Consiglio di Sicurezza adotto' la Risoluzione 338, che
    ingiungeva "a tutte le parti dell'attuale conflitto di cessare il fuoco e di
    interrompere immediatamente ogni attivita' militare". Il voto giunse il
    giorno in cui le forze israeliane avevano circondato ed isolato la Terza
    Armata egiziana ed avrebbero potuto distruggerla [2].

    Ad onta del successo finale delle Forze di Difesa Israeliane sul campo di
    battaglia, la guerra fu considerata un insuccesso diplomatico e militare.
    Morirono 2.688 soldati israeliani in tutto.

    02. MITO

    "Il Presidente egiziano Anwar Sadat aveva acconsentito alle proposte di pace
    USA e non cercava la guerra"

    02. FATTI

    Nel 1971, il Presidente egiziano Anwar SAdat ventilo' la possibilita' di
    firmare un accodo con Israele, purche' tutti i territori occupati fossero
    restituiti dagli Israeliani. Non ci fu pero' alcun progresso verso la pace,
    cosicche', l'anno dopo, Sadat disse che la guerra fu inevitabile ed egli era
    pronto a sacrificare un milione di soldati nello scontro finale con Israele
    [3]. Quell'anno la sua minaccia non si concretizzo'.

    Per tutto il 1972 e gran parte del 1973, Sadat minaccio' la guerra a meno
    che gli USA non costringessero Israele ad accettare la sua interpretazione
    della Risoluzione 242 - cioe' il ritiro totale dai territori presi nel 1967.

    Nel contempo, il capo egizio portava avanti un'offensiva diplomatica in
    Europa ed Africa per ottenere sostegno per la sua causa. Egli si appello' ai
    Sovietici perche' premessero sugli Stati Uniti e perche' fornissero
    all'Egitto piu' armi offensive per attraversare il Canale di Suez. L'Unione
    Sovietica era piu' interessata a mantenere l'apparenza della distensione con
    gli Stati Uniti che in un confronto nel Medio Oriente; percio', essa
    respinse le richieste di Sadat. E Sadat reagi' espellendo di botto 20.000
    consiglieri sovietici dall'Egitto.

    In un'intervista dell'Aprile 1973, Sadat ammoni' nuovamente che avrebbe
    ricominciato la guerra [4]. Ma si trattava della stessa minaccia che aveva
    fatto nel 1971 e nel 1972, e la maggioranza degli osservatori rimase
    scettica.

    Gli Stati Uniti furono d'accordo con l'opinione d'Israele che l'Egitto
    avrebbe dovuto impegnarsi in negoziati diretti. La tregua sponsorizzata
    dagli USA aveva tre anni, ed il Segretario di Stato Henry Kissinger aveva
    aperto un nuovo dialogo per la pace nelle Nazioni Unite. Quasi tutti avevano
    fiducia che le prospettive di una nuova guerra fossero remote.

    Sadat reagi' acidamente all'iniziativa di Kissinger:

    "Gli Stati Uniti sono tuttora sotto pressione sionista. Gli occhiali che gli
    Stati Uniti hanno sugli occhi sono del tutto sionisti, opachi a qualsiasi
    cosa salvo cio' che vuole Israele. Questo noi non l'accettiamo [5].

    03. MITO

    "L'Egitto e la Siria furono gli unici stati arabi coinvolti nella Guerra del
    1973"

    03. FATTI

    Almeno nove stati arabi, tra cui quattro nazioni non medioorientali,
    aiutarono attivamente lo sforzo bellico egiziano-siriano.

    Pochi mesi prima della Guerra del Kippur, l'Iraq trasferi' in Egitto uno
    squadrone di aerei Hunter. Durante la Guerra, una divisione iraqena di circa
    18.000 uomini e diverse centinaia di carri armati fu dislocata nel Golan
    centrale e partecipo' all'attacco del 16 Ottobre contro le posizioni
    israeliane [6]. I Mig iraqeni cominciarono ad agire sulle alture del Golan
    gia' l'8 Ottobre, il terzo giorno di guerra.

    Oltre a fungere da mallevadori, l'Arabia Saudita ed il Kuwait impegnarono
    degli uomini in battaglia. Una brigata saudita di circa 3.000 soldati fu
    inviata in Siria, dove partecipo' ai combattimenti lungo la via che portava
    a Damasco. Inoltre, violando il bando di Parigi al trasferimento di armi di
    fabbricazione francese, la Libia invio' dei caccia Mirage in Egitto (tra il
    1971 ed il 1973, il Presidente libico Muammar Qaddafi diede al Cairo piu' di
    1 miliardo di dollari in aiuti per riarmare l'Egitto e per pagare i
    Sovietici per le armi consegnate) [7].

    "Tutti i paesi dovrebbero combattere una guerra contro i Sionisti, che sono
    qui per distruggere tutte le organizzazioni umane e per distruggere la
    civilta' ed il lavoro che i buoni stanno cercando di fare".

    - Re Faisal dell'Arabia Saudita, in Beirut Daily Star, 17 Novembre 1972.

    Altri paesi nordafricani risposero alle richieste arabe e sovietiche di
    aiutare gli stati in prima linea. L'Algeria invio' tre squadroni di aerei da
    caccia e da bombardamento, una brigata corazzata e 150 carri armati. Circa
    1.000-2.000 soldati tunisini vennero posti sul Delta del Nilo. Il Sudan
    dispose 3.500 soldati nell'Egitto meridionale, ed il Marocco invio' tre
    brigate in prima linea, tra cui 2.500 uomini in Siria.

    Le postazioni radar libanesi vennero usate dalla contraerea siriana. Il
    Libano consenti' inoltre ai terroristi palestinesi di bombardare gli
    insediamenti civili israeliani dal suo territorio. I Palestinesi
    combatterono sul fronte meridionale insieme con gli Egiziani ed i Kuwaitiani
    [8].

    Probabilmente, il partecipante meno entusiasta al conflitto di Ottobre fu
    probabilmente Re Hussein di Giordania, che sembra sia stato tenuto
    all'oscuro dei piani bellici egiziani e siriani. Ma Hussein mando due delle
    sue migliori unita' - la 40ma e la 60ma Brigata corazzata- in Siria. Questa
    forza si attesto' nel settore meridionale, difendendo la strada principale
    tra Damasco ed Amman, ed attaccando le posizioni israeliane lungo la via
    Kuneitra-Sassa il 16 Ottobre. Tre batterie di artiglieria giordane
    parteciparono inoltre all'attacco, compiuto da circa 100 carri armati [9].

    Il Ministro della Difesa siriano Mustafa Tlas riferi' all'Assemblea
    Nazionale siriana, nel Dicembre 1973, di questo esempio di "valore supremo"
    delle truppe siriane:

    "C'e' lo splendido caso di una recluta di Aleppo che ha ucciso 28 soldati
    ebrei tutti da solo, massacrandoli come pecore. Ne sono testimoni tutti i
    suoi compagni d'arme. Ne ha macellati tre con un'ascia e li ha decapitati
    ... Ha combattuto faccia a faccia con uno di loro, e gettando la sua ascia
    e' riuscito a spezzargli il collo ed a divorare la sua carne davanti ai suoi
    compagni. Questo e' un caso speciale. Devo proprio evidenziarlo per
    premiarlo con la Medaglia della Repubblica. Daro' questa medaglia ad ogni
    soldato che riesce ad uccidere 28 Ebrei, copriro' di apprezzamento ed onore
    il suo valore" [10].

    04. MITO

    "Israele maltratto' i soldati arabi catturati nella Guerra del 1973"

    04. FATTI

    Numerosi osservatori hanno riferito che il trattamento israeliano dei
    soldati arabi catturati era irreprensibile. Hugh Baker, rappresentante di
    Amnesty International, dichiaro': "Sono trattati bene ... sembra che stiano
    ricevendo le migliori cure mediche" [11].

    Poco dopo il suo rilascio, il colonnello siriano Atnon El-Kodar si lamento'
    di maltrattamenti da parte dei dottori israeliani, accusandoli di avergli
    amputato una gamba senza bisogno. Un corrispondente americano, Ed
    deFontaine, che aveva incontrato Kodar in un ospedale israeliano, penso' che
    il colonnello "avesse una memoria cortissima su cio' che si era fatto per
    salvargli la vita ... Egli mi disse che doveva la vita al dottore" [12].

    Di contro, i soldati israeliani catturati dalle truppe siriane ed egiziane
    furono maltrattati. Al momento della resa, dozzine di prigionieri di guerra
    israeliani furono uccisi, altri torturati in violazione della Convenzione di
    Ginevra sui Prigionieri di Guerra.

    Secondo un rapporto inviato alla Croce Rossa Internazionale dal Governo
    israeliano l'8 Dicembre 1973, i soldati israeliani scoprirono corpi di
    soldati israeliani sulle alture del Golan a cui avevano legato mani e piedi
    ed avevano cavato gli occhi. Essi erano stati uccisi con colpi a bruciapelo.

    Sul fronte egizio, secondo un rapporto inviato alla Croce Rossa il 9
    Dicembre 1973, i soldati israeliani non stavano per nulla meglio. I soldati
    che si arrendevano venivano pestati, fucilati, sessualmente abusati,
    ustionati ed affamati - e molti furono uccisi.

    Dopo la guerra, la Siria rifiuto' per mesi di fornire le liste dei
    prigionieri di guerra ad Israele, alla Croce Rossa od al Segretario di Stato
    americano Henry Kissinger.

    Il Sunday Times di Londra riferi' che gli ufficiali siriani avevano
    consegnato i prigionieri israeliani alle squadre militari d'interrogatorio
    sovietiche. "Gli interroganti ... hanno impiegato tecniche mediche e di
    altro tipo per spezzare la resistenza degli Israeliani", disse il Times
    [13].

    05. MITO

    "Le truppe israeliane rasero deliberatamente al suolo con i bulldozer e
    l'esplosivo l'intera citta' di Kuneitra prima di ritirarsi dall'area nel
    Giugno 1974"

    05. FATTI

    Kuneitra, una cittadina poco a nord del confine israelo-siriano, fu
    gravemente danneggiata sia nella guerra del 1967 che in quella del 1973.
    Nella Guerra del Kippur, fu bombardata e catturata dalle truppe siriane,
    ripresa dagli Israeliani e poi difesa contro gli intensi contrattacchi
    siriani. I carri armati scorrazzavano per la citta', tra gli edifici ed
    anche dentro. Kuneitra fu inoltre danneggiata dagli 81 giorni di duelli
    d'artiglieria che precedettero il disimpegno.

    La posizione strategica di Kuneitra vicino al confine israeliano si mostro'
    adattissima per le basi dell'esercito siriano, compresi i centri di comando
    e controllo dell'intera linea del fronte. La Siria concentro' in questa
    regione con capitale Kuneitra almeno meta' del suo esercito. Furono
    costruite installazioni militari, caserme, centri di supporto, depositi di
    carburante e munizioni. Come risultato, la fonte di sussistenza degli
    abitanti cambio' da un'agricoltura primitiva all'impiego militare.

    Molto prima dell'asserita distruzione della citta' da parte israeliana, il
    London Times riferi' che Kuneita, che una volta "aveva 17.000 residenti piu'
    una guarnigione siriana dell'esercito ... e' in rovina e deserta dopo sette
    anni di guerra ed abbandono. Essa pare una citta' del selvaggio West colpita
    da un terremoto ... Quasi tutti gli edifici sono gravemente danneggiati e
    decine sono crollati ..." [14].
    Note:[1] Chaim Herzog, The Arab-Israeli Wars, (NY: Random House, 1982), p. 230.[2] Herzog, p. 280.
    [3] Howard Sachar, A History of Israel: From the Rise of Zionism to OurTime,(NY: Alfred A. Knopf, 1979), p. 747.
    [4] Newsweek, (9 Aprile 1973).[5] Radio Cairo, (28 Settembre 1973).[6] Trevor Dupuy, Elusive Victory: The Arab-Israeli Wars, 1947-1974, (NY:Harper & Row, 1978), p. 462.[7] Dupuy, p. 376; Herzog, p. 278; Nadav Safran, Israel The Embattled Ally,(MA: Harvard University Press, 1981), p. 499.[8] Herzog, p. 278, 285, 293; Dupuy, 534.
    [9] Herzog, p. 300.[10] Official Gazette of Syria, (11 Luglio 1974).[11] Jerusalem Post, (4 Gennaio 1974).
    [12] Group W Radio, (11 Giugno 1974).[13] London Times, (19 Maggio 1974).[14] London Times, (5 Maggio 1974).
  • Aialon
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    00 03/10/2007 18:43
    I confini, di Mitchell G. Bard

    Miti da confutare

    01. "La creazione dello Stato d'Israele nel 1948 ha cambiato gli assetti
    politici e di confine tra stati indipendenti che sono esistiti per secoli".
    02. "Israele e' stato fin dalla creazione uno stato espansionista".
    03. "Israele ha sempre cercato di conquistare le terre arabe che si
    estendono dal Nilo all'Eufrate. C'e' perfino una mappa appesa alla
    Knesset che lo dimostra".
    04. "La Cisgiordania e' parte della Giordania".
    05. "Israele ha preso le alture del Golan in una guerra di aggressione".
    06. "Israele non ha necessita' strategica di mantenere il controllo
    militare sulle alture del Golan. L'adesione siriana al cessate il fuoco
    sul Golan prova che Israele non correrebbe pericolo a restituire quel
    territorio".
    07. "Israele ha rifiutato di offrire un qualsiasi compromesso sulle
    alture del Golan, mentre la Siria era disposta a barattare la terra con
    la pace".
    08. "Israele ha annesso illegalmente le alture del Golan nel 1981,
    violando il diritto internazionale e la risoluzione ONU numero 242".
    09. "Israele puo' ritirarsi dalla Cisgiordania con problemi appena
    maggiori che nel caso del Sinai".
    10. "La Guerra del Golfo prova che la richiesta israeliana di confini
    difendibili e' irrealistica in un'epoca di missili balistici e
    bombardieri a grande raggio capaci di attraversare vaste regioni in
    pochi minuti".
    11. "Israele "occupa" la Cisgiordania".



    I Miti in Dettaglio

    01. MITO

    "La creazione dello Stato d'Israele nel 1948 ha cambiato gli assetti
    politici e di confine tra stati indipendenti che sono esistiti per
    secoli".


    01. FATTI

    I confini dei paesi del Medio Oriente sono stati fissati arbitrariamente
    dalle potenze occidentali dopo la sconfitta turca nella Prima Guerra
    Mondiale e la creazione dei mandati francese e britannico. Le aree
    assegnate ad Israele dal Piano di Spartizione dell'ONU erano state sotto
    il controllo degli Ottomani, che avevano retto la Palestina dal 1517 al
    1917.

    Quando la Turchia fu sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, i Francesi
    s'impossessarono dell'area ora nota come Libano e Siria. I Britannici
    assunsero il controllo della Palestina e dell'Iraq. Nel 1926 i confini
    furono ridisegnati ed il Libano fu separato dalla Siria.

    La Gran Bretagna insedio' l'Emiro Faisal, che era stato deposto dai
    Francesi in Siria, come sovrano del nuovo regno dell'Iraq. Nel 1922 i
    Britannici crearono l'emirato di Transgiordania, che comprendeva tutta
    la Palestina ad est del Fiume Giordano. Questo lo si fece per dare
    all'Emiro Abdullah, la cui famiglia era stata sconfitta nelle guerre
    tribali della penisola araba, un Regno da governare. Nessuno dei paesi
    vicini ad Israele e' diventato indipendente prima di questo secolo.
    Molte altre nazioni arabe lo sono diventate dopo Israele [1].

    02. MITO

    "Israele e' stato fin dalla creazione uno stato espansionista".

    02. FATTI

    I confini d'Israele sono stati determinati dalle Nazioni Unite quando
    esse adottarono la risoluzione di spartizione nel 1947. In una serie di
    guerre difensive, Israele ha catturato del territorio supplementare. In
    diverse occasioni, Israele si e' ritirato da queste aree.

    Come parte dell'accordo di disimpegno del 1974, Israele ha restituito
    alla Siria dei territori catturati nelle guerre del 1967 e del 1973.
    Secondo i termini del trattato di pace israelo-egiziano del 1979,
    Israele si e' ritirato dalla penisola del Sinai per la terza volta. Si
    era gia' ritirato da gran parte dell'area deserta che aveva catturato
    nella sua Guerra d'Indipendenza. Dopo aver catturato tutto il Sinai nel
    conflitto di Suez del 1956, Israele ha restituito la penisola all'Egitto
    l'anno dopo.

    Nel Settembre 1983, Israele si e' ritirato da gran parte del Libano a
    posizioni a sud del fiume Awali. Nel 1985 ha completato il suo ritiro
    dal Libano, salvo che per una stretta fascia di sicurezza appena a nord
    del confine israeliano. Anche questa e' stata abbandonata,
    unilateralmente, nel 2000.

    Dopo aver firmato gli accordi di pace con i Palestinesi ed un trattato
    con la Giordania, Israele ha acconsentito a ritirarsi da gran parte dei
    territori nella Cisgiordania catturati dalla Giordania nel 1967. Una
    piccola area e' stata restituita alla Giordania, il resto fu ceduto
    all'Autorita' Palestinese. L'accordo con i Palestinesi ha inoltre
    implicato il ritiro israeliano nel 1994 da gran parte della Striscia di
    Gaza, che era stata catturata dall'Egitto nel 1973 [errore: era il
    1967 - Liang].

    Continuano i negoziati a proposito della destinazione finale degli altri
    territori contesi in mano d'Israele. La volonta' d'Israele di compiere
    concessioni territoriali in cambio della sicurezza prova che il suo
    obiettivo e' la pace e non l'espansione territoriale.

    03. MITO

    "Israele ha sempre cercato di conquistare le terre arabe che si
    estendono dal Nilo all'Eufrate. C'e' perfino una mappa appesa alla
    Knesset che lo dimostra".

    03. FATTI

    Questo tema e' frequentemente usato dai nemici d'Israele, e viene
    abitualmente ripetuto nei mondi arabo ed islamico.

    In Iran e' stata inserita una mappa che sosteneva di mostrare i confini
    "sognati" da Israele (un impero che comprendeva l'Arabia Saudita,
    l'Iraq, il Kuwait e parti della Turchia e dell'Iran) in un'edizione del
    1985 dei Protocolli dei Savi di Sion, il noto falso zarista.

    In una conferenza stampa a Ginevra del 25 Maggio 1990, Yassir Arafat
    sostenne che la moneta israeliana da 10 Agora mostra una mappa di un
    Israele ingranditosi, che comprendeva tutta la Giordania ed il Libano,
    nonche' grandi porzioni dell'Iraq, della Siria, dell'Arabia Saudita e
    dell'Egitto.
    A dire il vero, l'Agora e' stata coniata avendo come modello un'antica
    moneta ebraica emessa al tempo di Re Mattatia Asmoneo. La moderna
    versione israeliana mostra la forma della moneta originale, che si era
    corrosa nel corso di duemila anni. E' questa forma deformata di una
    moneta antica che Arafat sostenne di rappresentare la "mappa" segreta
    dell'espansionismo israeliano.

    Il Ministra della Difesa siriano Mustafa Tlas ha detto che un'iscrizione
    "La Terra d'Israele, dall'Eufrate al Nilo" e' cesellata sopra l'ingresso
    della Knesset [2]. Altri hanno sostenuto che dentro la Knesset una mappa
    mostri questi confini.

    Non esistono ne' l'iscrizione ne' la mappa. Ma molti nel mondo arabo si
    sono convinti che sia vero. Gli Arabi che hanno visitato il Parlamento e
    non hanno visto la mappa talvolta affrmano che fu rimossa in previsione
    della loro visita [3].

    Certo, la miglior confutazione di questo mito e' la storia dei ritiri
    israeliani da territorio preso nel 1948, 1956, 1967, 1973 e 1982.

    04. MITO

    "La Cisgiordania e' parte della Giordania".

    04. FATTI

    La Cisgiordania non e' mai stata legalmente parte della Giordania.
    Secondo il piano di spartizione dell'ONU del 1947 - accettato dagli
    Ebrei e rigettato dagli Arabi - esso avrebbe dovuto essere parte di uno
    stato arabo indipendente nella Palestina occidentale. Ma l'esercito
    giordano la invase e la occupo' durante la guerra del 1948. Nel 1950, la
    Giordania annesse la Cisgiordania.
    Solo due governi - la Gran Bretagna ed il Pakistan - riconobbero
    formalmente l'annessione giordana. Il resto del mondo, compresi gli
    Stati Uniti, non lo fecero mai.

    Durante il periodo della sua occupazione (1950-1967), la Giordania
    consenti' ai terroristi di lanciare incursioni contro Israele. Amman
    perse la Cisgiordania dopo che l'esercito giordano fu coinvolto nella
    Guerra del 1967.

    05. MITO

    "Israele ha preso le alture del Golan in una guerra di aggressione".

    05. FATTI

    Tra il 1948 ed il 1967 la Siria controllava le alture del Golan e le
    usava come fortilizio da cui le sue truppe cecchinavano a casaccio sui
    civili israeliani nella valle di Hula sottostante, obbligando i bambini
    che vivevano nei kibbutz a dormire nei rifugi. Inoltre, molte strade
    nell'Israele settentrionale si potevano transitare solo dopo averle
    ripulite con dei veicoli sminatori. Verso la fine del 1966, un
    giovanotto fu fatto a pezzi da una mina mentre giocava a calcio vicino
    al confine libanese. In alcuni casi gli attacchi venivano compiuti dal
    Fatah di Yassir Arafat, a cui la Siria consentiva di agire dal suo
    territorio [4].
    Israele protesto' piu' volte senza successo contro i bombardamenti
    siriani presso la Commissione mista ONU per l'armistizio, il cui compito
    era far rispettare il cessate il fuoco. Per esempio, Israele venne alle
    Nazioni Unite nell'Ottobre 1966 per chiedere di fermare gli attacchi di
    Fatah. La risposta di Damasco fu provocatoria: "Non e' nostro dovere
    fermarli, ma anzi di incoraggiarli e rafforzarli", rispose
    l'ambasciatore siriano [5].

    Non fu fatto nulla per bloccare l'aggressione siriana. Una fievole
    risoluzione del Consiglio di Sicurezza che esprimeva "rammarico" per
    tali incidenti subi' il veto dell'Unione Sovietica. Invece, Israele fu
    condannata dall'ONU quando compi' una rappresaglia. "Per quanto
    riguardava il Consiglio di Sicurezza", cosi' scrisse lo storico Netanel
    Lorch, "la stagione per ammazzare gli Israeliani nel loro stesso
    territorio era aperta" [6]

    Dopo l'inizio della Guerra dei Sei Giorni, l'aeronautica siriana tento'
    di bombardare le raffinerie di petrolio ad Haifa. Mentre Israele stava
    combattendo nel Sinai e nella Cisgiordania, l'artiglieria siriana
    bombardo' le forze israeliane nella Galilea orientale, e truppe
    corazzate spararono ai villaggi della valle di Hula sotto le alture del
    Golan.

    Il 9 Giugno 1967 Israele attacco' le forze siriane nel Golan. Nel tardo
    pomeriggio del 10 Giugno Israele aveva il pieno controllo
    dell'altopiano. La cattura israeliana delle alture strategiche avvenne
    dopo piu' di 19 anni di provocazioni dalla Siria, e dopo sforzi falliti
    di far agire contro gli aggressori la comunita' internazionale.

    06. MITO

    "Israele non ha necessita' strategica di mantenere il controllo militare
    sulle alture del Golan. L'adesione siriana al
    cessate il fuoco sul Golan prova che Israele non correrebbe pericolo a
    restituire quel territorio".

    06. FATTI

    E' vero che la Siria - tenuta a bada da truppe dell'IDF che possono
    cannoneggiare Damasco - ha mantenuto il Golan alquanto tranquillo fin
    dal 1974. Ma nel frattempo, la Siria ha dato rifugio e sostegno a
    numerosi gruppi terroristici che attaccano Israele dal Libano e da altri
    paesi. Tra essi ci sono il Fronte Democratico per la Liberazione della
    Palestina, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, lo
    Hizbollah ed il Comando Generale del Fronte Popolare per la Liberazione
    della Palestina. Inoltre la Siria ha tuttora dislocato centinaia di
    migliaia di soldati - circa il 75% del suo esercito - sul fronte
    israeliano presso le alture.

    Dal Golan occidentale, ci sono solo 60 miglia (96 km) - e senza seri
    ostacoli naturali - ad Haifa e ad Acri, il cuore industriale d'Israele.
    Il Golan - che si eleva dai 400 ai 1700 piedi (120-510 metri) nella sua
    sezione occidentale, al confine con Israele di prima del 1967, domina la
    Valle di Hula, la piu' ricca area agricola israeliana. Nelle mani di un
    vicino amico, la scarpata e' di poca importanza militare. Ma se e'
    controllata da un paese ostile, il Golan puo' ridiventare un incubo
    strategico per Israele.

    Prima della Guerra dei Sei Giorni, quando gli insediamenti agricoli
    israeliani in Galilea venivano bersagliati dal Golan, le possibilita'
    israeliane di contrattaccare erano limitate dalla geografia delle
    alture. "I fuochi di controbatteria erano limitati dalla mancanza di
    punti d'osservazione dalla valle di Huleh; gli attacchi aerei avevano
    un'efficacia limitata a causa dei profondi ripari siriani con forte
    copertura dall'alto, ed un attacco terrestre contro quelle posizioni
    avrebbe richiesto ingenti forze col connesso rischio di gravi perdite e
    notevoli ripercussioni politiche", osservo' il Colonnello (in congedo) d
    ell'Esercito americano Irving Heymont [7].

    Quando Israele alla fine si accollo' questi rischi ed attacco' le
    posizioni siriane nel 1967, subi' 115 morti - piu' o meno il numero
    degli Americani uccisi nell'Operazione Tempesta nel Deserto.

    Come il processo di pace comincio' a zoppicare nel 1996-1997, la Siria
    comincio' a rinnovare le minacce di guerra con Israele ed a compiere
    minacciosi movimenti militari. Alcuni analisti israeliani hanno
    avvertito che e' possibile un attacco lampo dei Siriani volto a
    riprendere il golan. Le Forze di Difesa Israeliane hanno pero' reagito
    alle mosse siriane, e finora hanno mantenuto la pace.

    Per Israele, cedere il Golan ad una Siria ostile potrebbe mettere a
    repentaglio il suo sistema di primo allarme contro gli attacchi di
    sorpresa. Israele ha costruito dei radar sul Monte Hermon, il punto piu'
    alto della regione. Se Israele si ritirasse dal Golan e dovesse spostare
    queste basi nei bassipiani della Galilea, essi perderebbero gran parte
    della loro efficacia strategica.

    07. MITO

    "Israele ha rifiutato di offrire un qualsiasi compromesso sulle alture
    del Golan, mentre la Siria era disposta a barattare la terra con la
    pace".

    07. FATTI

    Sotto Hafez Assad, la posizione della Siria non e' mai cambiata: Israele
    doveva ritirarsi completamente da tutte le alture del Golan prima che
    egli iniziasse una qualsiasi discussione su quel che avrebbe potuto fare
    in cambio la Siria. Non ha mai espresso alcuna disponibilita' a far pace
    con Israele se avesse restituito il Golan in tutto od in parte.

    Ed Israele e' stato altrettanto determinato a non cedere alcun
    territorio senza sapere che cosa fosse pronta a concedere la Siria. La
    disponibilita' israeliana a cedere in tutto od in parte il Golan dipende
    dal consenso della Siria a normalizzare le relazioni ed a firmare un
    accordo che faccia finire lo stato di guerra che la Siria afferma che
    c'e' tra loro.

    In un'intervista concessa al mensile del Ministero della Difesa
    israeliano _Bitachon_, il Viceministro della Difesa Ephraim Sneh disse
    che le preoccupazioni topografiche associate con il ritiro dal Golan
    potrebbero essere annullate da una demilitarizzazione. "La nostra linea
    rossa dev'essere un confine difendibile, un confine di cui il Capo di
    Stato Maggiore possa dire al Governo oppure alla Commissione Affari
    Esteri e Difesa della Knesset: 'Da questa linea io posso difendere lo
    Stato d'Israele con perdite minime'". Sneh aggiunse: "piu' grande la
    demilitarizzazione, e piu' efficace la rete di avvistamento, piu'
    possiamo permetterci di essere topograficamente flessibili". Sneh
    aggiunse anche che Israele non poteva far compromessi sulle fonti
    d'acqua.

    Oltre alla sicurezza militare, una chiave alla pace con la Siria, disse
    Sneh, sarebbe la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi.
    "Quando un Israeliano pensa alla normalizzazione, egli vuole alzarsi la
    mattina, prendere moglie e figli, portarli a far la spesa a Damasco e
    tornare a casa", disse Sneh. "Ma i Siriani vedono la normalizzazione
    come uno scambio di ambasciatori e di collegamenti aerei - niente di
    piu'. Noi dobbiamo chiedere che ci sia una pace piu' calda di quella con
    l'Egitto, piu' simile a quella che abbiamo con la Giordania".

    Nel frattempo, c'e' una forte opposizione all'interno di Israele al
    ritiro dalle alture del Golan. Molti si aspettano che l'opinione
    pubblica cambiera' se e quando i Siriani firmano un accordo e prendono
    provvedimenti, come ad esempio frenando gli attacchi di Hizbollah dal
    Libano meridionale contro Israele, che mostrino un autentico interesse
    nella pace. E la pubblica opinione determinera' se si concludera' un
    trattato perche' una legge adottata durante il periodo del Primo
    Ministro Netanyahu richiede che ogni accordo sia approvato da un
    referendum nazionale.

    Il Presidente Assad mori' nel Giugno 2000, e non ci sono ancora stati
    negoziati da allora, dato che il figlio e successore di Assad, Bashar,
    ha agito soprattutto per consolidare il suo potere in Siria.
    Retoricamente, Bashar non ha indicato alcun mutamento nella posizione
    siriana sul Golan. In mancanza di cambiamenti drammatici nel governo
    siriano e nel suo atteggiamento verso Israele, la sicurezza dello Stato
    ebraico dipende dal mantenere il suo controllo militare sulle alture del
    Golan.

    "Da un punto di vista strettamente militare, Israele dovrebbe conservare
    alcuni dei territori catturati per avere confini militarmente
    difendibili".

    - Memorandum per il Segretario americano alla Difesa dai Capi di Stato
    Maggiore congiunti del 29 Giugno 1967.

    08. MITO

    "Israele ha annesso illegalmente le alture del Golan nel 1981,
    violando il diritto internazionale e la risoluzione ONU numero 242".

    08. FATTI

    Il 14 Dicembre 1981, la Knesset voto' l'annessione delle alture del
    Golan. La legge estese la legislazione e l'amministrazione civile
    israeliana ai residenti del Golan in luogo dell'autorita' militare che
    aveva governato l'area fin dal 1967. La legge non previene l'opzione di
    negoziare un accordo finale sullo stato del territorio.

    Dopo l'approvazione della legge da parte della Knesset, il Professor
    Julius Stone dello Hastings College of the Law ha scritto "Non c'e'
    nessuna norma del diritto internazionale che richieda ad un legittimo
    occupante militare, in questa situazione, di attendere per sempre prima
    di rendere permanente il controllo ed il governo del territorio. ...
    Diversi esperti di diritto internazionale si sono a dire il vero
    meravigliati per la pazienza che ha fatto attendere Israele cosi' tanto"
    [8].

    09. MITO

    "Israele puo' ritirarsi dalla Cisgiordania con problemi appena maggiori
    che nel caso del Sinai".

    09. FATTI

    Diverse pagine del trattato di pace d'Israele con l'Egitto sono dedicate
    agli accordi sulla sicurezza. Per esempio, l'Articolo III dell'Appendice
    tratta delle aree in cui sono concessi i voli di ricognizione, e
    l'Articolo V consente la creazione di sistemi di primo allarme in alcune
    zone.

    Le garanzie di sicurezza, che erano indispensabili per dare ad Israele
    la fiducia per ritirarsi, erano possibili solo perche' il Sinai era
    smilitarizzato. Esse offrono ad Israele una larga zona cuscinetto di
    oltre 100 miglia [160 chilometri - Liang]. Oggi il confine egiziano e' a
    60 miglia [96 chilometri - Liang] da Tel Aviv ed a 70 miglia [112
    chilometri - Liang] da Gerusalemme, le citta' israeliane piu' vicine. Il
    Sinai resta un deserto poco popolato, con una popolazione di meno di
    250.000 abitanti.

    Ma la situazione nei territori e' completamente diversa. Piu' di due
    milioni di Arabi vive in Cisgiordania, molti in citta' affollate ed in
    campi profughi. La maggior parte e' vicino a citta' israeliane come Tel
    Aviv e Gerusalemme. E' importante per Israele che la Cisgiordania non
    cada in mano di vicini ostili. L'infiltrazione negli ultimi anni di
    terroristi dall'Autorita' Palestinese che hanno commesso atti orrendi
    come bombardamenti suicidi mostra quanto sia grave il pericolo.

    Ad onta del pericolo, a partire da Oslo Israele si e' ritirato dalla
    maggior parte della Cisgiordania ed aveva offerto di cedere piu' del 90%
    di essa in cambio di un accordo finale con i Palestinesi. Israele non
    puo' pero' tornare ai confini del 1967, come chiedono i Palestinesi.
    L'accordo che Israele ha firmato con i Palestinesi, ed il trattato con
    la Giordania, contengono molte norme dedicate proprio al minimizzare i
    rischi per la sicurezza d'Israele.

    "Non e' possibile difendere Gerusalemme se non occupi l'altopiano. (...)
    Un aereo che decolla da un aeroporto ad Amman arriva sopra Gerusalemme
    in due minuti e mezzo, percio' e' per me impossibile difendere l'intero
    paese se io non occupo quella terra".

    - Il Tenente Generale (in congedo) Thomas Kelly, direttore delle
    operazioni per i Capi di Stato Maggiore Congiunti durante la Guerra del
    Golfo [9].

    10. MITO

    "La Guerra del Golfo prova che la richiesta israeliana di confini
    difendibili e' irrealistica in un'epoca di missili balistici e
    bombardieri a grande raggio capaci di attraversare vaste regioni in
    pochi minuti".

    10. FATTI

    La storia mostra che gli attacchi aerei non hanno mai sconfitto una
    nazione. I paesi sono conquistati soltanto dai soldati che occupano la
    terra. L'esempio piu' recente di questo fu l'invasione iraqena del
    Kuwait, in cui quest'ultimo fu travolto ed occupato in poche ore.
    Sebbene la forza multinazionale abbia bombardato l'Iraq per quasi sei
    settimane, il Kuwait non fu liberato finche' le truppe alleate non
    ebbero marciato dentro quel paese negli ultimi giorni di guerra. I
    confini difendibili sono quelli che possono prevenire o bloccare un
    simile attacco terrestre.

    Il ritorno d'Israele ai confini del 1967, che gli stati arabi vogliono
    imporre, indurrebbe i potenziali aggressori nella forte tentazione di
    lanciare attacchi contro lo stato ebraico - come era loro abitudine
    prima del 1967. Israele perderebbe il vasto sistema di radar di primo
    allarme che ha creato in Giudea e Samaria. Se un nemico ostile riuscisse
    ad impossessarsi di questi monti, il suo esercito potrebbe dividere
    Israele in due: da li' ci sono solo 15 miglia [24 chilometri - Liang]
    senza ostacoli geografici di rilievo fino al Mediterraneo.

    Nel punto piu' stretto, queste linee del 1967 sono a meno di 9 miglia
    [14 chilometri - Liang] dalla costa israeliana, di 11 miglia [17
    chilometri - Liang], 10 [16 chilometri - Liang] da Be'ersheva, 21 [34
    chilometri - Liang] da Haifa e ... un piede [30 centimetri - Liang] da
    Gerusalemme.

    Nel 1989, il Centro Jaffee per gli Studi Strategici, una fondazione di
    ricerca israeliana ritenuta una "colomba", ha scritto:

    "L'ingresso nell'arena dei missili terra-terra talvolta suscita
    l'interrogativo se i concetti di profondita' strategica ed accordi di
    sicurezza abbiano ancora un significato in questa nuova era. La risposta
    e' un indubbio si'. Le stazioni di primo allarme e la disposizione di
    batterie di missili terra-aria possono dare il tempo di suonare
    l'allarme aereo ed avvertire la popolazione di ripararsi da un attacco
    missilistico. Potrebbero perfino permettere di intercettare i missili
    nemici ancora in volo".

    Lo studio concludeva "Finche' questi missili sono armati con testate
    convenzionali, possono provocare vittime e danni, ma non possono
    decidere il risultato di una guerra" [10].

    In un rapporto al Segretario della Difesa del 1967, i Capi di Stato
    Maggiore Congiunti degli Stati Uniti scrissero che, perlomeno, "Israele
    avrebbe bisogno di una linea di difesa lungo l'asse
    Bardala-Tuba-Nablus-Bira-Gerusalemme, da li' fino alla parte
    settentrionale del Mar morto. Questa linea amplierebbe la porzione
    stretta di Israele, e fornirebbe ulteriore terreno per la difesa di Tel
    Aviv".

    Il rapporto inoltre fornisce argomenti per una Gerusalemme unita sotto
    controllo israeliano. Per difendere Gerusalemme, conclusero i Capi di
    Stato Maggiore Congiunti, Israele avrebbe bisogno di avere il suo
    confine "posto ad est della citta'" [11].

    "Ad un Texano, la prima visita in Israele apre gli occhi. Nel punto piu'
    stretto, ci sono solo 8 miglia [13 chilometri - Liang] tra il
    Mediterraneo e la vecchia linea dell'Armistizio: e' meno della distanza
    tra i due estremi dell'aeroporto di Dallas-Fort Worth. Tutto l'Israele
    di prima del 1967 e' grande appena sei volte piu' del King Ranch vicino
    a Corpus Christi".

    - Il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush [12]

    11. MITO

    "Israele "occupa" la Cisgiordania".

    11. FATTI

    In politica le parole contano, e, sventuratamente, il cattivo uso delle
    parole che si applicano al conflitto arabo-israeliano ha foggiato gli
    atteggiamenti a danno d'Israele. Come nel caso del termine
    "Cisgiordania", del termine "Occupazione" si sono impossessati coloro
    che intendono dipingere Israele nella luce piu' cruda. Da' anche agli
    apologeti un modo di spiegare il terrorismo come "resistenza
    all'occupazione", come se le donne ed i bambini uccisi dai bombaroli
    omicidi negli autobus, nelle pizzerie e nei centri commerciali fossero
    responsabili per la dura condizione degli Arabi. Data la connotazione
    negativa di "occupante", non c'e' da sorprendersi che i portavoce arabi
    usino quella parola od una sua variante il piu' possibile quando sono
    intervistati dalla stampa. La descrizione piu' accurata dei territori
    della Giudea e della Samaria e' territori "contesi".

    Di fatto, la maggior parte degli altri territori contesi nel mondo non
    vengono detti "occupati" da chi li controlla. Questo e' vero, per
    esempio, della regione contesa in modo rovente del Kashmir [13].

    Tipicamente, occupazione significa controllo straniero di un'area che
    era sotto la precedente sovranita' di un altro stato. Nel caso della
    Cisgiordania, non c'era sovrano legittimo perche' il territorio era
    stato occupato illegalmente dalla Giordania dal 1948 al 1967. Sebbene i
    Palestinesi non avessero mai chiesto la fine dell'occupazione giordana e
    la creazione di uno stato palestinese, solo due paesi - la Gran Bretagna
    ed il Pakistan - riconobbero l'azione giordana.

    E' anche importante distinguere l'acquisizione di territorio in una
    guerra di conquista da quella in una guerra di autodifesa. Una nazione
    che ne attacca un'altra e poi trattiene il territorio che conquista e'
    un occupante. E questo e' il caso di Israele, che aveva precisamente
    detto a Re Hussein che se la Giordania se ne fosse stata alla larga
    dalla Guerra del 1967, Israele non avrebbe combattuto contro di lui.
    Hussein ignoro' l'avvertimento ed attacco' Israele nel 1967. Parando
    l'assalto e respingendo le truppe d'invasione giordane, Israele fini'
    col controllare la Cisgiordania. Se Hussein avesse dato retta
    all'avvertimento, i Palestinesi della Cisgiordania con ogni probabilita'
    sarebbero tuttora dei felici cittadini giordani.

    Respingendo le richieste arabe che Israele fosse obbligato a ritirarsi
    da tutti i territori conquistati nel 1967, il Consiglio di Sicurezza
    dell'ONU riconobbe nella Risoluzione 242 che Israele poteva rivendicarne
    almeno una parte per avere nuovi confini difendibili.

    A partire da Oslo, la possibilita' di etichettare Israele come potenza
    occupante e' stata ulteriormente indebolita dal fatto che Israele ha
    trasferito praticamente tutta l'autorita' civile all'Autorita'
    Palestinese. Israele ha mantenuto il potere di controllare la sua stessa
    sicurezza e quella dei suoi cittadini, ma il 98% della popolazione
    palestinese nella Cisgiordania ed a Gaza e' finita sotto l'Autorita'
    Palestinese. Quanto Israele sia stato costretto a mantenere una presenza
    militare nei territori e' dovuto alla riluttanza dei Palestinesi a
    smettere con la violenza contro Israele. Il modo migliore per i
    Palestinesi di chiudere la disputa sui territori e' adempiere ai loro
    obblighi secondo gli accordi di Oslo, fermare il terrorismo e negoziare
    un accordo finale.
    --
    [Note]
    [1] L'Egitto non e' diventato indipendente che nel 1922; il Libano nel
    1946; la Giordania nel 1946; la Siria nel 1946. Molti Stati del Golfo
    sono diventati indipendenti dopo Israele: il Kuwait nel 1961; il Bahrain
    nel 1970; gli Emirati Arabi Uniti nel 1971; ed il Qatar nel 1971.
    [2] Al-Jazira (17 Gennaio 1982).
    [3] Washington Jewish Week (6 Luglio 1989).
    [4] Netanel Lorch, One Long War, (Jerusalem: Keter, 1976), pp. 106-110.
    [5] Anne Sinai and Allen Pollack, The Syrian Arab Republic, (NY:
    American Academic Association for Peace in the Middle East, 1976), p.
    117.
    [6] Lorch, p. 111.
    [7] Sinai and Pollack, pp. 130-31.
    [8] Near East Report (29 Gennaio 1982).
    [9] Jerusalem Post (7 Novembre 1991).
    [10] Israel's Options for Peace, (Tel Aviv: The Jaffee Center for
    Strategic Studies, 1989), pp. 171-72.
    [11] Memorandum per il Segretario alla Difesa, 29 Giugno 1967, citato in
    Michael Widlanski, Can Israel Survive a Palestinian State?, (Jerusalem:
    Institute for Advanced Strategic and Political Studies, 1990), p. 148.
    [12] Discorso all'American Jewish Committee (3 Maggio 2001).

    Continua
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