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- News dal Mondo sulle Religione -

Ultimo Aggiornamento: 01/08/2014 10:00
12/08/2005 08:26
 
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II
PER LA XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
(COLONIA, AGOSTO 2005)



“Siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2)



Carissimi giovani!

1. Quest’anno abbiamo celebrato la XIX Giornata Mondiale della Gioventù meditando sul desiderio espresso da alcuni greci, giunti a Gerusalemme in occasione della Pasqua: “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21). Ed eccoci ora in cammino verso Colonia, dove nell’agosto 2005 si terrà la XX Giornata Mondiale della Gioventù.

“Siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2): questo è il tema del prossimo incontro mondiale giovanile. E’ un tema che permette ai giovani di ogni continente di ripercorrere idealmente l’itinerario dei Magi, le cui reliquie secondo una pia tradizione sono venerate proprio in quella città, e di incontrare, come loro, il Messia di tutte le nazioni.

In verità, la luce di Cristo rischiarava già l’intelligenza e il cuore dei Magi. “Essi partirono” (Mt 2,9), racconta l’evangelista, lanciandosi con coraggio per strade ignote e intraprendendo un lungo e non facile viaggio. Non esitarono a lasciare tutto per seguire la stella che avevano visto sorgere in Oriente (cfr Mt 2,1). Imitando i Magi, anche voi, cari giovani, vi accingete a compiere un “viaggio” da ogni regione del globo verso Colonia. E’ importante non solo che vi preoccupiate dell’organizzazione pratica della Giornata Mondiale della Gioventù, ma occorre che ne curiate in primo luogo la preparazione spirituale, in un’atmosfera di fede e di ascolto della Parola di Dio.

2. “Ed ecco la stella … li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo in cui si trovava il bambino” (Mt 2,9). I Magi arrivarono a Betlemme perché si lasciarono docilmente guidare dalla stella. Anzi, “al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia” (Mt 2,10). E’ importante, carissimi, imparare a scrutare i segni con i quali Dio ci chiama e ci guida. Quando si è consapevoli di essere da Lui condotti, il cuore sperimenta una gioia autentica e profonda, che si accompagna ad un vivo desiderio di incontrarlo e ad uno sforzo perseverante per seguirlo docilmente.

“Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre” (Mt 2,11). Niente di straordinario a prima vista. Eppure quel Bambino è diverso dagli altri: è l’unigenito Figlio di Dio che si è spogliato della sua gloria (cfr Fil 2,7) ed è venuto sulla terra per morire in Croce. E’ sceso tra noi e si è fatto povero per rivelarci la gloria divina, che contempleremo pienamente in Cielo, nostra patria beata.

Chi avrebbe potuto inventare un segno d’amore più grande? Restiamo estasiati dinanzi al mistero di un Dio che si abbassa per assumere la nostra condizione umana sino ad immolarsi per noi sulla croce (cfr Fil 2,6-[SM=g27989]. Nella sua povertà, è venuto ad offrire la salvezza ai peccatori Colui che - come ci ricorda san Paolo - “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9). Come rendere grazie a Dio per tanta accondiscendente bontà?

3. I Magi incontrano Gesù a “Bêt-lehem”, che significa “casa del pane”. Nell’umile grotta di Betlemme giace, su un po’ di paglia, il “chicco di grano” che morendo porterà “molto frutto” (cfr Gv 12,24). Per parlare di se stesso e della sua missione salvifica Gesù, nel corso della sua vita pubblica, farà ricorso all’immagine del pane. Dirà: “Io sono il pane della vita”, “Io sono il pane disceso dal cielo”, “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 35.41.51).

Ripercorrendo con fede l’itinerario del Redentore dalla povertà del Presepio all’abbandono della Croce, comprendiamo meglio il mistero del suo amore che redime l’umanità. Il Bambino, adagiato da Maria nella mangiatoia, è l’Uomo-Dio che vedremo inchiodato sulla Croce. Lo stesso Redentore è presente nel sacramento dell’Eucaristia. Nella stalla di Betlemme si lasciò adorare, sotto le povere apparenze di un neonato, da Maria, da Giuseppe e dai pastori; nell’Ostia consacrata lo adoriamo sacramentalmente presente in corpo, sangue, anima e divinità, e a noi si offre come cibo di vita eterna. La santa Messa diviene allora il vero appuntamento d’amore con Colui che ha dato tutto se stesso per noi. Non esitate, cari giovani, a rispondergli quando vi invita “al banchetto di nozze dell’Agnello” (cfr Ap 19,9). Ascoltatelo, preparatevi in modo adeguato e accostatevi al Sacramento dell’Altare, specialmente in quest’Anno dell’Eucaristia (ottobre 2004-2005) che ho voluto indire per tutta la Chiesa.

4. “E prostratisi lo adorarono” (Mt 2,11). Se nel bambino che Maria stringe fra le sue braccia i Magi riconoscono e adorano l’atteso delle genti annunziato dai profeti, noi oggi possiamo adorarlo nell’Eucaristia e riconoscerlo come nostro Creatore, unico Signore e Salvatore.

“Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2,11). I doni che i Magi offrono al Messia simboleggiano la vera adorazione. Mediante l’oro essi ne sottolineano la regale divinità; con l’incenso lo confessano come sacerdote della nuova Alleanza; offrendogli la mirra celebrano il profeta che verserà il proprio sangue per riconciliare l’umanità con il Padre.

Cari giovani, offrite anche voi al Signore l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà di seguirlo per amore rispondendo fedelmente alla sua chiamata; fate salire verso di Lui l’incenso della vostra preghiera ardente, a lode della sua gloria; offritegli la mirra, l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui, vero Uomo, che ci ha amato fino a morire come un malfattore sul Golgotha.

5. Siate adoratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli il primo posto nella vostra esistenza! L’idolatria è tentazione costante dell’uomo. Purtroppo c’è gente che cerca la soluzione dei problemi in pratiche religiose incompatibili con la fede cristiana. E’ forte la spinta a credere ai facili miti del successo e del potere; è pericoloso aderire a concezioni evanescenti del sacro che presentano Dio sotto forma di energia cosmica, o in altre maniere non consone con la dottrina cattolica.

Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media.

L’adorazione del vero Dio costituisce un autentico atto di resistenza contro ogni forma di idolatria. Adorate Cristo: Egli è la Roccia su cui costruire il vostro futuro e un mondo più giusto e solidale. Gesù è il Principe della pace, la fonte di perdono e di riconciliazione, che può rendere fratelli tutti i membri della famiglia umana.

6. “Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2,12). Il Vangelo precisa che, dopo aver incontrato Cristo, i Magi tornarono al loro paese “per un’altra strada”. Tale cambiamento di rotta può simboleggiare la conversione a cui coloro che incontrano Gesù sono chiamati per diventare i veri adoratori che Egli desidera (cfr Gv 4,23-24). Ciò comporta l’imitazione del suo modo di agire facendo di se stessi, come scrive l’apostolo Paolo, un “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”. L’Apostolo aggiunge poi di non conformarsi alla mentalità di questo secolo, ma di trasformarsi rinnovando la mente, “per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto” (cfr Rm 12,1-2).

Ascoltare Cristo e adorarlo porta a fare scelte coraggiose, a prendere decisioni a volte eroiche. Gesù è esigente perché vuole la nostra autentica felicità. Chiama alcuni a lasciare tutto per seguirlo nella vita sacerdotale o consacrata. Chi avverte quest’invito non abbia paura di rispondergli “sì” e si metta generosamente alla sua sequela. Ma, al di là delle vocazioni di speciale consacrazione, vi è la vocazione propria di ogni battezzato: anch’essa è vocazione a quella “misura alta” della vita cristiana ordinaria che s’esprime nella santità (cfr Novo millennio ineunte, 31). Quando si incontra Cristo e si accoglie il suo Vangelo, la vita cambia e si è spinti a comunicare agli altri la propria esperienza.

Sono tanti i nostri contemporanei che non conoscono ancora l’amore di Dio, o cercano di riempirsi il cuore con surrogati insignificanti. E’ urgente, pertanto, essere testimoni dell’amore contemplato in Cristo. L’invito a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù è anche per voi, cari amici che non siete battezzati o che non vi riconoscete nella Chiesa. Non è forse vero che pure voi avete sete di Assoluto e siete in ricerca di “qualcosa” che dia significato alla vostra esistenza? Rivolgetevi a Cristo e non sarete delusi.

7. Cari giovani, la Chiesa ha bisogno di autentici testimoni per la nuova evangelizzazione: uomini e donne la cui vita sia stata trasformata dall’incontro con Gesù; uomini e donne capaci di comunicare quest’esperienza agli altri. La Chiesa ha bisogno di santi. Tutti siamo chiamati alla santità, e solo i santi possono rinnovare l’umanità. Su questo cammino di eroismo evangelico tanti ci hanno preceduto ed è alla loro intercessione che vi esorto a ricorrere spesso. Incontrandovi a Colonia, imparerete a conoscere meglio alcuni di loro, come san Bonifacio, l’apostolo della Germania, e i Santi di Colonia, in particolare Orsola, Alberto Magno, Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) e il beato Adolph Kolping. Fra questi, vorrei particolarmente citare sant’Alberto e santa Teresa Benedetta della Croce che, con lo stesso atteggiamento interiore dei Magi, hanno appassionatamente cercato la verità. Essi non hanno esitato a mettere le loro capacità intellettuali al servizio della fede, testimoniando così che fede e ragione sono legate e si richiamano a vicenda.

Carissimi giovani incamminati idealmente verso Colonia, il Papa vi accompagna con la sua preghiera. Maria, “donna eucaristica” e Madre della Sapienza, sostenga i vostri passi, illumini le vostre scelte, vi insegni ad amare ciò che è vero, buono e bello. Vi porti tutti a suo Figlio, il solo che può soddisfare le attese più intime dell’intelligenza e del cuore dell’uomo.

Con la mia Benedizione!

Da Castel Gandolfo, 6 Agosto 2004

IOANNES PAULUS PP. II


«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



11/09/2005 21:03
 
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Pochi lo immaginavano, ma il texano Bush è capace di pensare in grande, ben al di là della scadenza del suo mandato nel 2008. Concentrati sulla politica estera, pochi hanno colto l’accenno nella sua prima conferenza stampa del nuovo quadriennio a un progetto che vuole assicurare all’America la leadership della “terza rivoluzione industriale” con investimenti di mille miliardi di dollari (dieci volte la spesa preventivata per il Medio Oriente).

Se la prima rivoluzione industriale, del XIX secolo, è stata quella delle macchine a vapore e delle grandi fabbriche, e la seconda - del XX secolo - quella delle comunicazioni (dalla televisione a Internet), il nome “terza rivoluzione industriale” è riferito specificamente alla “nanotecnologia”. Un congresso a Orlando in Florida organizzato dall’associazione di giuristi AIPLA riunisce in questi giorni legali, politici, scienziati e sociologi di tutti i continenti (con il sottoscritto unico partecipante italiano) per discutere delle straordinarie implicazioni di questa rivoluzione già cominciata.

Non si tratta solo di componenti molto piccole. Per il governo Bush è nanotecnologia quella che lavora su oggetti misurabili in “nanometri”, e ci vogliono un milione di nanometri per fare un millimetro. Qui la quantità diventa qualità, perché i fisici hanno scoperto che molte leggi e proprietà del mondo “grande” non valgono quando si tratta di particelle così minuscole. Talora le sorprese sono negative, ma più spesso le nano-proprietà offrono possibilità favorevoli. Per esempio, è possibile già oggi concentrare i principi attivi di un antibiotico in particelle infinitesimali da inalare, evitando molti dei consueti effetti collaterali. Il futuro della nanomedicina è pieno di buone notizie per i pazienti. Si potrà entrare nel corpo con fibre e dischi di diametri molto più piccoli di un millimetro, dunque non invasivi, capaci sia di trasmettere immagini per la diagnosi, sia di rilasciare medicinali esattamente (e solo) nel punto del corpo dove il medico ordina loro di colpire.

Al prestigioso MIT c’è un Istituto di Nanotecnologia Militare che ha già pronti prototipi di “polvere intelligente”: granellini che sfuggono a qualsiasi rivelatore ciascuno dei quali è una vera telecamera, aprendo una nuova epoca per la sicurezza e lo spionaggio. In prospettiva, agendo sulle molecole (quelle complesse sono grandi qualche centinaia di nanometri) gli scienziati sognano di poter riprodurre corpi solidi semplici come oggi si riproduce una fotocopia, anche se resterà comunque impossibile riprodurre organismi viventi.

La letteratura - così il Michael Crichton di Preda - ha già immaginato robot infinitamente piccoli, “nanobot” capaci di auto-riprodursi e minacciare il mondo. In Europa il principe Carlo d’Inghilterra guida una lobby verde che vuole fermare la nanotecnologia (e gli OGM). Certo, ci sono problemi legali, religiosi e morali, di brevettazione e di privacy: temevamo il Grande Fratello, ed è in arrivo un potentissimo Piccolo Fratello. Ma l’Europa rischia di restare indietro paralizzata da quello che i sociologi chiamano determinismo tecnologico, il mito secondo cui una tecnologia ha di per sé effetti cattivi - o buoni. La tecnologia invece resta uno strumento: spetta agli uomini decidere come usarla. Ma restare alla finestra in nome di un ecologismo arcaico significa condannarsi, in nome dell’anti-americanismo, ad aumentare la distanza tecnologica che ci separa dall’America.

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



13/09/2005 11:46
 
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pqgp Se guardiamo l'evolversi cronologico della guerra contadina e della riforma luterana, noteremo subito che quest'ultima è stata preceduta dalle rivendicazioni del mondo rurale e anzi che i contadini avanzavano da tempo istanze di riforma sociale in tutta la Germania, al punto che la stessa insurrezione generale va considerata come l'epilogo di una serie di atti che gli storiografi spesso non prendono neppure in considerazione. Persino le istanze di riforma religiosa comparvero sulla scena della lotta ideologica e politica contro il clericalismo cattolico assai prima di Lutero.


A dir il vero l'intera Europa assisteva, almeno a partire dall'ultima decade del 1400 a grandi sconvolgimenti ideologici, politici e sociali e, tra questi, a un'ondata di numerose e ampie rivolte soprattutto, per quanto riguarda la Germania, nelle regioni meridionali.
E' importante specificare queste cose, non foss'altro che per dare un piccolo contributo alla critica del culto della personalità. I grandi rivoluzionari della storia sono sempre stati il frutto maturo di un albero cresciuto lentamente.
Per es. la società contadina segreta, detta "Scarpone", che si proponeva di realizzare un grande programma antifeudale, i cui obiettivi principali erano la confisca delle terre clericali e la loro equa redistribuzione tra le masse rurali, nonché l'abolizione di tutti i tributi feudali e di ogni vincolo di dipendenza personale, incluso il recupero di tutti i beni comuni espropriati con la forza o l'inganno dai signori feudali, sino all'abolizione di tutti i poteri istituzionali che non accettassero queste condizioni, fu una società la cui attività cospirativa venne scoperta nel 1502, ben prima quindi delle famose tesi di Lutero, ed è impensabile che Lutero potesse scrivere delle tesi così fortemente anticattoliche se non fossero esistite nel suo paese decine di società come quella chiamata "Scarpone", che da tempo lottavano, più o meno pubblicamente, per ottenere migliori condizioni di vita.
Detto questo però uno storico dovrebbe evitare immediatamente di cadere in due errori piuttosto gravi e che se vogliamo dovremmo considerare "classici" per la storiografia marxista:
pensare che le rivendicazioni dei contadini fossero del tutto indipendenti dalle concezioni religiose ch'essi avevano della vita in generale;
pensare che le tesi di Lutero e degli altri riformatori non abbiano potuto influire sulle rivendicazioni sociali e politiche dei contadini.
Se vogliamo ragionare in termini dialettici (quei termini che il marxismo, sulla scia dell'hegelismo, ha tanto voluto esaltare), ammettendo un rapporto interdipendente tra struttura e sovrastruttura (e qui ovviamente ereditiamo la lezione leniniana-gramsciana), noi dovremmo ammettere:
che qualunque rivendicazione sociale e politica poteva trovare nel cristianesimo del Nuovo Testamento delle basi teoriche sufficienti per potersi sviluppare in maniera conseguente e autonoma, anche rispetto allo stesso cristianesimo, la cui evoluzione storica non fu coerente coi propri ideali;
che uno sviluppo cristiano dell'ideologia rivoluzionaria sarebbe prima o poi giunto a porsi il problema di uno svolgimento politico della rivoluzione.
Detto questo, si possono qui anticipare due conclusioni, esposte a mo' di tesi:
la riforma luterana non ha portato al socialismo perché i contadini non sono stati sufficientemente coerenti con le loro istanze rivoluzionarie, nel senso che non hanno saputo trasformare le rivendicazioni politiche ed economiche in una occasione di trasformazione radicale del vivere civile e dei rapporti produttivi;
la riforma non ha portato al socialismo perché gli intellettuali non hanno saputo o voluto associare sino in fondo la loro battaglia teorica con quella pratica dei contadini e, in ultima istanza, si sono accontentati di vincere una battaglia meramente culturale.
In entrambi i casi il cristianesimo, che pur era servito per giustificare posizioni di protesta, ha finito per svolgere un ruolo di freno alla coerenza rivoluzionaria.
Successivamente la storia s'incaricherà di dimostrare (p.es. con la rivoluzione francese) che vi sono più possibilità di realizzare cambiamenti epocali o comunque risolutivi, rinunciando definitivamente a credere che la democrazia possa semplicemente essere una mera applicazione logica e coerente dei principi del cristianesimo primitivo. Questo perché il cristianesimo in sé non ha sufficienti mezzi per realizzare gli obiettivi che si professa.

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
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16/09/2005 09:52
 
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Il Tavolo Interreligioso e la Consulta delle Religioni del Comune di Roma



di Tiziano Rimoldi



Queste brevi note accompagnano i documenti costitutivi di due interessanti iniziative del Comune di Roma nel campo della promozione della convivenza e della coesione sociale, in una città ormai multietnica e multireligiosa. In particolare, il Comune di Roma si è segnalato in questi ultimi anni per le iniziative tese alla promozione di una maggiore integrazione nel tessuto cittadino delle realtà etniche presenti, ponendosi all’avanguardia nella ricerca di un modello di convivenza sociale che si basi sul riconoscimento e sulla valorizzazione delle diversità, considerate come una risorsa presente sul territorio, e non sulla contrapposizione sterile tra stili e concezioni di vita, contrapposizione che anziché gestire pragmaticamente gli eventuali conflitti, tende inevitabilmente, con i suoi stereotipi e le sue generalizzazioni, a generare razzismo e discriminazione.


Il Tavolo Interreligioso


L’Assessorato alle Politiche Educative del Comune di Roma ha istituito nel 1998 il Tavolo Interreligioso, con la finalità di “contribuire all’educazione interculturale a partire dall’ambito scolastico, proponendo agli allievi delle scuole romane, alle loro famiglie, ai docenti e alle diverse comunità presenti nella città, iniziative – prese di comune accordo – che arricchiscano l’attuale offerta formativa scolastica nel campo dell’educazione interculturale”.

Si tratta quindi di una iniziativa diretta in particolare al mondo della scuola, che si concreta poi nella messa a disposizione delle scuole medie inferiori e superiori romane di un team di rappresentanti delle diverse “aree” religiose che possano presentare, in incontri con le classi, le peculiarità della loro fede e della loro visione del mondo.

Collegato al Tavolo Interreligioso, è stato istituito il Centro Informazione e Documentazione Multireligiosa (CIDM), presso il Centro Documentazione Interculturale CIES, a via delle Carine 4, che si propone di portare avanti la messa a disposizione di materiale sulle diverse fedi religiose (lo “Scaffale Multireligioso”), di bibliografie ragionate, e di fornire una consulenza bibliografica a studenti, insegnanti, associazioni, e altri utenti del Centro.

Oltre agli interventi nelle scuole, l’Assessorato alle Politiche Educative, organizza incontri culturali con i rappresentanti delle diverse realtà religiose.



La Consulta delle Religioni



La nascita della Consulta delle Religioni, avvenuta il 16 dicembre 2002, con la sigla di un protocollo di intesa da parte dei rappresentanti di diverse confessioni religiose presenti sul territorio comunale, rappresenta un ulteriore punto importante del progetto di costruire una città pluralista e capace di accogliere e valorizzare le differenze religiose e culturali. Per il Comune di Roma, il protocollo è stato sottoscritto da Franca Eckert Coen, consigliera delegata del Sindaco alle Politiche della Multietnicità.

La Consulta delle religioni si propone di operare in diverse direzioni: promozione di incontri e seminari sul pluralismo religioso, iniziative culturali tese a favorire l’incontro e la conoscenza reciproca delle diverse culture e fedi, visite ai maggiori luoghi di culto presenti sul territorio comunale, organizzazione di eventi musicali e artistici. Essa inoltre vuole essere una sorta di “osservatorio” sul pluralismo religioso a Roma, promovendo la libertà di espressione e di culto.

In particolare, la consigliera Coen ha citato, tra i compiti che la Consulta si propone, quelli di “definire la mappa dei luoghi di culto, promuovere un’adeguata informazione del personale dell’amministrazione comunale e delle altre strutture pubbliche in modo da sensibilizzare alle prerogative di chi crede in determinati valori religiosi”, dedicare “un’attenzione particolare all’informazione da parte dei media sulle diverse confessioni religiose” così che nel “caso di notizie sbagliate o oltraggiose verso i fedeli di una particolare religione, incontri di dialogo interreligioso nello spirito del confronto tra culture e fedi” (ADISTA. 4 gennaio 2003)

Hanno siglato il protocollo con il Comune di Roma i rappresentanti della fede Bahai, del Centro culturale islamico d’Italia, della Chiesa cristiana avventista del 7° giorno, della Chiesa evangelica battista di Trastevere, della Chiesa luterana, della Chiesa metodista, della Chiesa ortodossa etiopica, della Chiesa valdese, delle Chiese cristiane evangeliche battiste, della Christian Science, della Comunità ebraica, dell’Esercito della salvezza, dell’Istituto buddhista italiano Soka Gakkai, dell’Unione buddhista italiana, dell’Unione induista italiana Sanatana Dharma Samgha.

Altre Chiese e confessioni, tra cui la Chiesa cattolica e la Congregazione dei Testimoni di Geova sono stati invitati a partecipare, ma per il momento non hanno ritenuto di aderire.

L’attività della consigliera Coen si segnala per la ricchezza delle iniziative proposte. In questo anno 2003 appena iniziato, ad esempio, sono state organizzate con il patrocinio delle Politiche alla Multietnicità, tra le altre, manifestazioni come la “Giornata della Memoria” (26 gennaio 2003), il seminario “Islam e coesione sociale” (1 febbraio 2003), l’incontro “Semi di pace”, con la rivista “Confronti”, tra educatori israeliani e palestinesi, celebrazione del capodanno cinese (5 febbraio 2003), l’incontro sul tema “La libertà religiosa in Italia dal Risorgimento all’Europa unita” (25 febbraio 2003), celebrazione della “Festa dell’Uguaglianza” (Vaucakhi) della comunità Sikh (2 aprile 2003). Nel febbraio del 2004 la Consulta delle religione ha organizzato un convegno sul tema dell’insegnamento delle religioni nella scuola, di cui questo numero di “Coscienza e Libertà” pubblica gli atti.



Brevi considerazioni finali



L’approccio del Tavolo Interreligioso, come si può constatare dagli statuti allegati, è per certi versi diverso da quello della Consulta delle Religioni. Infatti, mentre la Consulta basa pone a base del suo essere le diverse confessioni religiose presenti sul territorio romano, considerate in quanto organismi a sé stanti, e quindi nella loro dimensione giuridico-istituzionale, il Tavolo Interreligioso si compone di rappresentanti delle diverse aree di appartenenza religiosa: ebraismo, buddismo, islam, cristianesimo protestante e ortodosso.

Questa differenza corrisponde a un diverso approccio e ad una diversità di obiettivi. Così, la semplificazione operata dal Tavolo Interreligioso attraverso la definizione di alcuni coordinamenti per aree “religiosamente omogenee” corrisponde certamente a una esigenza di presentare alle scuole degli interlocutori in grado di dare una visione più ampia della corrente del pensiero religioso di appartenenza, mentre nella Consulta si valorizza la specificità di ogni singola confessione.

In ogni caso, le due iniziative in questione, con i loro diversi approcci, possono rappresentare uno stimolo e un modello per altri comuni e altre articolazioni territoriali per costituire dei luoghi di lavoro in cui l’elemento della diversità religiosa e culturale può essere utilizzato come cemento per la pace e per la convivenza civile e pacifica.



PROTOCOLLO D'INTESA

per l'istituzione del Tavolo Interreligioso

tra

il Comune di Roma, la Comunità Ebraica di Roma, il Coordinamento delle Chiese Valdesi, Metodiste, Battiste, Luterana, Salutista di Roma, il Centro Islamico Culturale d'Italia, la Fondazione Maitreya dell'Unione Buddhista italiana, il Centro Studi Indiani e Interreligiosi in Roma

A fronte della molteplicità di nodi problematici presenti anche nella società romana, sempre più multiculturale e multietnica, del permanere di difficoltà e conflittualità nei rapporti tra persone e collettività di diverse culture, fedi e religioni, con la piena consapevolezza del ruolo indispensabile anche delle comunità religiose per attivare una vera educazione interculturale, il Comune di Roma, la Comunità Ebraica di Roma, il Coordinamento delle Chiese Valdesi, Metodiste, Battiste, Luterana, Salutista di Roma, il Centro Islamico Culturale d'Italia, la Fondazione Maitreya dell'Unione Buddhista italiana, il Centro Studi Indiani e Interreligiosi in Roma concordano:

1) Viene istituito presso l'Assessorato alle Politiche Educative del Comune di Roma il Tavolo Interreligioso, con la finalità di contribuire all'educazione interculturale a partire dall'ambito scolastico, proponendo agli allievi delle scuole romane, alle loro famiglie, ai docenti e alle diverse comunità presenti nella città iniziative - prese di comune accordo - che arricchiscano l'attuale offerta formativa scolastica nel campo dell'educazione interculturale.

2) Le iniziative del Tavolo - che saranno decise con il consenso dei partecipanti - avranno come obiettivi:

ricercare e proporre strumenti e metodi efficaci per una formazione di dimensione multi- ed interculturale, contribuendo così alla crescita e al radicamento del confronto e delle relazioni costruttive tra tutti i soggetti presenti nella scuola appartenenti a culture, fedi e religioni differenti;
offrire alle scuole romane seminari, lezioni, tavole rotonde, unità didattiche, materiali multimediali, supporto ai docenti, esperti per gruppi di lavoro , ecc.- che siano utili ad ampliare la conoscenza degli elementi fondanti delle diverse fedi e religioni e che potranno essere valorizzati anche all'interno dei Piani educativi di Istituto, laddove le componenti delle scuole lo ritengano opportuno;
favorire o creare occasioni che tendano alla maggiore presenza delle famiglie e delle diverse comunità nella vita quotidiana delle scuole e che concorrano all'ampliamento e all'arricchimento dei rapporti tra scuola e società nella dimensione interculturale.
3) Il Tavolo Interreligioso parteciperà - laddove i componenti lo ritengano utile e coerente con le finalità sopra espresse - ad iniziative dell'Assessorato relative ai temi e alle problematiche della formazione multi- e interculturale, nelle modalità che verranno di volta in volta individuate.

Visto, approvato e sottoscritto: Roma, Campidoglio, 3 dicembre 1998.

[…]





Protocollo d’intesa sull’istituzione e sul funzionamento della

“CONSULTA DELLE RELIGIONI NELLA CITTA’ DI ROMA”
tra la Consigliera delegata del Sindaco alle politiche della multietnicità e i Rappresentanti delle Confessioni Religiose seguenti: Centro Culturale Islamico d’Italia, Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, Chiese Cristiane Evangeliche Battiste di Roma, Chiesa Metodista, Chiesa Valdese, Christian Science, Comunità Ebraica Romana, Comunità Luterana , Confessione Ortodossa Etiopica , Esercito della Salvezza, Fede Bahà’ì, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Unione Buddhista Italiana, Unione Induista Italiana Sanatana Dharma Samgha.





Premesso che il Sindaco con ordinanza n. 195 del 27 giugno 2001 ha delegato la Consigliera Franca Eckert Coen alle politiche riguardanti la multietnicità;



che a seguito di tale delega, con deliberazione n. 66 del 6 giugno 2002, il Consiglio Comunale ha approvato il Piano di “Orientamenti ed indirizzi per l’attuazione della politica riguardante la multietnicità nella città di Roma”, predisposto dalla Consigliera Delegata;



che in applicazione degli indirizzi contenuti nella delega del Sindaco e nel Piano approvato dal Consiglio Comunale, con il presente protocollo di intesa si ha intenzione di procedere alla costituzione della “CONSULTA DELLE RELIGIONI NELLA CITTA’ DI ROMA”, composto dai rappresentanti delle varie e differenti Confessioni religiose presenti a Roma, al quale l’Amministrazione, attraverso la Delegata del Sindaco, riconosce un ruolo di rappresentanza nonché di sostegno e collaborazione in materia di promozione del pluralismo e della libertà di culto;



tenuto conto che la città di Roma vanta una lunga tradizione di pluralismo etnico, culturale e religioso, che si esprime nella varietà di comunità di fede, di luoghi di culto e di beni culturali tradizionalmente presenti sul suo territorio;



che l’Amministrazione Comunale si sente impegnata a valorizzare questo patrimonio nella consapevolezza che esso costituisce un valore anche della tradizione europea della capitale;



che il riconoscimento, nello spirito della pari dignità di ogni partecipante, fondamento della Costituzione italiana, della rilevanza della presenza delle comunità di fede, pur nella diversità della loro testimonianza, contribuisce a costruire una città concretamente pluralista ed accogliente;



che, stanti queste premesse e la rispondenza degli obiettivi del presente Protocollo allo spirito e al contenuto del Piano di orientamenti ed indirizzi approvato dal Consiglio Comunale, è interesse di tutte le parti citate in oggetto stipulare il protocollo di intesa che istituisce la CONSULTA DELLE RELIGIONI NELLA CITTA’ DI ROMA e ne stabilisce le modalità di funzionamento attraverso il seguente statuto:



Art. 1

E' costituito a Roma, presso l'Ufficio della Consigliera con delega del Sindaco alle politiche della Multietnicità, la CONSULTA DELLE RELIGIONI.



Art. 2

Sono invitate ad aderire alla CONSULTA le diverse confessioni religiose presenti nel territorio della Capitale aventi rapporti con lo Stato ai sensi degli articoli 7 e 8 della Costituzione e leggi di applicazione degli stessi, ai sensi della L. 24 giugno 1929, n. 1159 e del R.D. 28 febbraio 1930, n.289 e, più in generale, ai sensi della legislazione statale vigente in materia di libertà religiosa. Sono invitate ad aderire alla CONSULTAaltrereligioni che - pur non disponendo dei requisiti sopra definiti - possano dimostrare il loro radicamento e la loro rappresentatività nel territorio del Comune. Sulla base delle richieste di adesione pervenute e del rispetto dei requisiti sopra indicati, la Consigliera Delegata– con decisione insindacabile - accoglie, all'interno della CONSULTA, le rappresentanze delle diverse confessioni, sentito il parere consultivo degli aderenti alla CONSULTA stessa.



Art. 3

Le rappresentanze delle diverse religioni che fanno parte della CONSULTA, nominate con comunicazione scritta dall'Ufficio territoriale competente, o suo equivalente,sono composte da due membri, di cui uno solo dispone del diritto di voto.



Art. 4

Le associazioni ecumeniche e interreligiose che possano documentare alla CONSULTA una significativa attività nell'ambito territoriale del Comune, possono partecipare - senza diritto al voto - alle attività della CONSULTA fornendo stimoli e servizi per l'organizzazione delle iniziative da essa promosse.



Art. 5

La Consigliera con delega del Sindaco alle politiche della Multietnicità convoca la CONSULTA per stabilire il programma delle iniziative per l'anno in corso tenendo conto delle proposte ricevute ed approvate e delle risorse finanziarie disponibili.

L'Ufficio della

Consigliera garantisce la stampa e la diffusione del programma delle attività della CONSULTA.



Art. 6

La CONSULTA promuove le seguenti attività:

- Incontri e seminari sul tema del pluralismo religioso.

- Incontri di dialogo interreligioso nello spirito del confronto tra culture e fedi.

- Incontri tesi a favorire la conoscenza del patrimonio spirituale delle diverse comunità difede.

- Visite guidate nei luoghi di culto delle diverse religioni.

- Eventi musicali, artistici e culturali in genere tesi a promuovere una cultura della pace, del dialogo e del rispetto dei diritti umani.

- Rispetto dei diritti delle minoranze.

- Formazione degli operatori nei vari campi.

- Attività tese a garantire informazione diretta e corretta.

- Rapporti con realtà similari sia in Italia che all’estero.

- Qualunque ulteriore iniziativa che concorra alla realizzazione dei fini della CONSULTA .



[Modificato da Viviana.30 15/09/2007 18:47]

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



01/08/2014 10:00
 
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Credo che di sbagliato ci sia il proselitismo, la religione è un diritto fondamentale, MA "DEVE ESSERE LIBERO" deve essere una libera scelta, io posso farti conoscere la mia, ma non deve mai essere uno scontro del tipo "LA MIA E' PIU BELLA DELLA TUA"

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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