“Ma dal momento che il battesimo è impartito anche in nome del Figlio, questo presuppone che si manifesti fede nel sacrificio espiatorio del Cristo e che si intende avvalersene.”
E’ ovvio.
“Sotto questo aspetto ci si avvale anche del principio ( che è principio assoluto ) secondo cui chi muore è assolto dal peccato.”
Non vedo il legame tra le premesse e quanto ne fai discendere. Te lo richiedo: dove leggi che la morte assolve da ogni peccato? In Rm 6,7 la morte di cui parla è chiaramente il battesimo. Colui che è morto è liberato dal peccato che dominava il vecchio uomo. Cito da un grande biblista, Ricciotti: “Enuncia un principio giuridico generico: quando un imputato muore durante lo svolgimento del processo, la sua imputazione si estingue. Di questo principio Paolo lascia far l’applicazione al cristiano: morto nel battesimo l'uomo vecchio, l’imputazione del suo antico peccato è estinta; ma da questa applicazione scaturisce anche la conseguenza pratica, accennata nei verss. seguenti, che il cristiano oramai deve vivere con Cristo e per Cristo. - Giuseppe Ricciotti, “Atti degli Apostoli, Lettere di san Paolo”, Ed. Mondadori.
“Nemmeno qui Giovanni dichiara che il battesimo in se stesso lava i peccati”
Quando ti ho citato il versetto di Giovanni Battista non era per dimostrarti che il battesimo cancella il peccato originale, quello lo fa ampiamente Rm 6,7, bensì te l’ho scritto per risponde ad un’altra domanda: come mai Cristo sia è fatto battezzare visto che non aveva alcun peccato originale? La mia risposta è che come Giovanni stesso dice il suo non è un battesimo sacramentale che lava il peccato ma un battesimo di mera acqua, il quale è profondamente differente dal battesimo che dovrà venire.
“Che l'acqua del diluvio rappresenti l'antica legge mi è nuovo.”
Mi sembra abbastanza chiaro. Si contrappone l’acqua del diluvio all’acqua del battesimo, mentre la prima infatti lava l’esteriorità la seconda non si occupa della sporcizia sul corpo. E’ ovvia l’allusione alla purificazione esteriore di molte abluzioni fatte dagli ebrei.
“poi: quella mosaica? All'epoca del diluvio non esisteva neppure )”
Ma cosa c’entra? Sta usando un simbolo, non scrivendo un trattato.
“Un ultima nota è che il battesimo non contribuisce alla conversione”
Questo perché a vostro avviso il battesimo è un mero segno esteriore, mentre per noi è un sacramento, qualcosa che veicola la grazia.
“Quel che sto sostenendo è proprio in armonia con la teologia della giustificazione paolina”
Non si vede come, visto che la giustificazione paolina è in base alla nostra fede in Cristo, mentre tu citavi un passo giovanneo come a dire che la morte assolve da ogni peccato anche quelli che non credono. Per noi la prospettiva è diversa. Non è la morte ad assolverli, semplicemente non hanno nulla a carico perché non conoscendo la vera fede, ignoravano di sbagliare: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”, dice Cristo.
“Semmai è l'insegnamento che dal battesimo ci sia la purificazione del peccato che non è in armonia con tale teologia.”
Il battesimo lava il peccato originale, non i singoli peccati quotidiani, quelli di cui la giustificazione paolina tratta.
“Mi sai dire a che serve ai fini della giustificazione che ci si battezzi senza avere fede nel sacrificio espiatorio di Cristo e senza avere alcuna intenzione nè di seguirne le orme nè di fare la volontà di Dio? Che valore avrebbe quel battesimo ai fini della salvezza?”
Evidentemente nessuno si battezzerebbe senza “avere alcuna intenzione né di seguire le orme nè di fare la volontà di Dio”. Esiste il catecumenato.
“Il discorso su Stalin è diverso. Uno come Stalin potrebbe non aver mai sentito la buona notizia e può essere ateo per mancanza di conoscenza”
Era ortodosso. Anzi, per un certo periodo di tempo, quando girovagava ancora per l’Europa senza meta, fu addirittura il campanaro di un monastero da noi a Venezia.
“In tal caso i peccati commessi per ignoranza in questa vita perchè mai non dovrebbero essere pagati con la prima morte?”
Per la semplice ragione che non è la morte a pagarli. Se il peccato è non conoscere Dio perché nessuno te l’ha predicato, allora il Signore non ha alcun pagamento da esigere con la “prima morte”, in quanto non ha mai addebitato alcunché.
“Non è forse a questi ingiusti che la Bibbia allude parlando della risurrezione degli ingiusti?”
Non credo. Si può essere non battezzati e giustissimi. Platone, Gandhi, Socrate, ecc.
“Ma che senso avrebbe risuscitare un morto per notificargli un giudizio di condanna?”
Cito da infotdgeova:
“Notate che per i TdG "sarebbe anche irragionevole resuscitare qualcuno solo per distruggerlo". Quindi non si può, secondo loro, accettare quello che è scritto, perché sarebbe contrario alla ragione. Anziché chiedersi se non siano le loro interpretazioni ad essere in contrasto con la Scrittura, si giunge al punto di insinuare che sia Dio a mancare di ragionevolezza se facesse una cosa del genere! In realtà il criterio, per un credente, per definire ragionevoli o meno determinati insegnamenti dovrebbe essere la loro fondatezza ed origine nella Scrittura e non le personali opinioni in merito a ciò che può essere ritenuto ragionevole. Fra l'altro i TdG dimenticano in questo caso che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri (cfr. Isaia 55:9) e che non si possono quindi giudicare le azioni di Dio in base al criterio della "ragionevolezza" umana. D'altro canto la teologia cristiana tradizionale ha formulato delle spiegazioni in merito alla resurrezione di coloro che riceveranno un giudizio di condanna che permettono di conciliare Scrittura e ragione, anche in questo caso.
La concezione del "Giudizio Universale", così come è stata compresa dai cristiani di tutti i tempi, in armonia con quanto si legge nella Scrittura, è che si verrà giudicati in base alle azioni compiute in questa vita, checché ne dicano gli attuali 'intendimenti' del Corpo Direttivo”.
“E ammettendo ( e non concedendo dal mio punto di vista ) la dottrina cattolica della punizione eterna dell'inferno, che senso ha prendere un'anima che già soffre, risuscitarne anche il corpo fisico, ribadirgli il giudizio di condanna e farla riprecipitare nella eterna dannazione anima e corpo?”
In primis la tua comprensione della nostra escatologia è assai limitata. Sei ancora legata alla tua visione temporale e cronologica dei novissimi. Non c’è un “prima inferno” e un “dopo risurrezione”, sono entrambe realtà fuori dal tempo. “Eterno” per l’escatologia contemporanea non vuol dire “tempo infinito” ma “assenza di tempo”, per questo quando diciamo che l’inferno è la dannazione eterna e che il paradiso è la beatitudine eterna non alludiamo ad un girarci i pollici per miliardi di anni dinnanzi a Dio. Per quanto ne sappiamo, poiché il tempo non scorre, per i cristiani la percezione del paradiso potrebbe essere un istante che precede la risurrezione, idem l’inferno.
“Giovanni 5:29: l’esito di un periodo di giudizio. Una cosa molto importante da notare, che aiuta a determinare a quale tempo si riferiscono le parole di Gesù circa ‘la risurrezione di vita e la risurrezione di giudizio’, è ciò che egli aveva appena detto nello stesso contesto, parlando di persone allora in vita che erano spiritualmente morte (come viene spiegato al sottotitolo ‘Passare dalla morte alla vita’): “L’ora viene, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che avranno prestato ascolto [lett. “gli aventi udito”] vivranno”. (Gv 5:25, Int) Questo indica che non stava semplicemente parlando di qualcuno che percepisse udibilmente la sua voce, bensì degli “aventi udito”, cioè di quelli che, dopo aver udito, accettano come verità ciò che odono. I verbi “udire” e “ascoltare” sono usati molto spesso nella Bibbia nel senso di “prestare ascolto” o “ubbidire”. (Vedi UBBIDIENZA). Quelli che si dimostrano ubbidienti vivranno. (Cfr. l’uso dello stesso verbo greco [akoùo], “udire o ascoltare”, in Gv 6:60; 8:43, 47; 10:3, 27). Sono giudicati non in base a ciò che avevano fatto prima di udire la sua voce, ma in base a ciò che fanno dopo averla udita.”
Fin qui nulla di male.
“Evidentemente Gesù, parlando di “quelli che hanno fatto cose buone” e di “quelli che hanno praticato cose vili”, si pone in una simile prospettiva temporale, cioè alla fine del periodo di giudizio, come guardando indietro o facendo un esame retrospettivo delle azioni compiute da quei risuscitati dopo che avranno avuto l’opportunità di ubbidire o disubbidire alle “cose scritte nei rotoli”. Solo alla fine del periodo di giudizio sarebbe stato dimostrato chi aveva agito bene o male. Il risultato per “quelli che hanno fatto cose buone” (secondo le “cose scritte nei rotoli”) sarebbe stato il premio della vita; per “quelli che hanno praticato cose vili”, un giudizio di condanna. La risurrezione sarebbe dunque risultata di vita o di condanna.”
Qui invece afferma assurdità senza porsi neppure il problema di argomentarle. C’è scritto “quanti FECERO IL MALE … quanti FECERO IL BENE”, mentre qui si insiste ancora nel dire che il giudizio verterà sulle opere compiute dopo la risurrezione, infischiandosene del tempo passato. Tutto il discorso che la WTS fa prima, secondo cui Dio non condanna chi non conosceva la sua parola, è quanto mai irrilevante. Ovviamente Dio sapendo quanti non conobbero la sua parola non li condannerà alla seconda morte per non aver ascoltato il suo Figlio, bensì li condannerà se hanno compiuto azioni empie che anche la coscienza dei pagani reputa tali. E’ uno dei cardini del discorso paolino il ritenere che ci sia una ragione naturale in ogni uomo, che, prescindendo dalla rivelazione, possa distinguere che alcune cose sono manifestamente malvagie. “Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; Essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti. “(Rm 2,14-15)
Risulta dunque chiaro che il versetto dice banalmente quello che c’è scritto. Quanti si comportarono male riceveranno una risurrezione di condanna, e quanti invece fecero il bene, o perché conoscevano la Legge o per la legge naturale insista nel cuore umano, riceveranno una risurrezione di vita.
“Nella Bibbia è comune l’abitudine di descrivere le cose dal punto di vista del loro esito, o come se fossero già avvenute, osservandole in retrospettiva. Dio infatti è “Colui che annuncia dal principio il termine, e da molto tempo fa le cose che non sono state fatte”. (Isa 46:10)”
Vorrei tanto sapere cosa c’entra il versetto citato, in cui si afferma semplicemente che Dio conosce e profeta il futuro. Non ha nulla a che vedere col discorso in esame, dove Dio passa per un’incapace ad usare i tempi verbali.
“Si parla di morte in generale”
Non vedo proprio perché.
“Ti dirò solo che l'esistenza di una "seconda morte" presuppone che l'interpretazione corretta sia un'altra rispetto a quella che dai tu.”
Idem. La prima morte è la morte corporale, la seconda morte è la morte eterna che segue alla risurrezione di condanna. Tu dove vedi la necessità di una seconda vita in mezzo?
“Il male che facevano i farisei era quella di violare la legge di Dio per una tradizione che tutelava i loro interessi”
Il problema è se si rendessero o meno conto che stavano violando la legge di Dio. C’è chi fa il male pensando di fare il bene.
“Dato che i mille anni
servono anche per istruire tutti i risuscitati sulle giuste vie di Dio non possiamo aspettarci che risuscitino simultaneamnte miliardi di persone”
Ma qui non si dice che siano resuscitati a scaglioni, bensì che tutti saranno resuscitati alla fine dei mille anni: “Gli altri morti invece non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni.”
“Vengono giudicati secondo le loro opere compiute dopo la risurrezione”
E dove lo leggi? Sta semplicemente scritto: “Gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere”. Non c’è un bel nulla in mezzo.
“Il concetto di una II vita fra la I e la II morte è implicito nell'esistenza stessa della seconda morte.”
Come già detto la risposta è no. Leggi l’intero contesto, capirai che
ancora prima di resuscitarli si parla dei rotoli celesti in cui sono annotate le azioni umane in base alle quali si deciderà per la pena o la beatitudine. “Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita.
I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere.” (Ap 20,12-14)
Ergo prima ancora di essere resuscitati sono registrate nei rotoli celesti le loro azioni, in base alle quali saranno giudicati. Se ancor prima che resuscitino si parla di un giudizio in base alle opere terrene scritte nei rotoli, è palese che non si tratta di un giudizio sull’inesistente seconda vita ma sulle azioni di questa vita.
Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)