00 02/02/2006 18:32
Salve a tutti.
Solo da pochi giorni ho ripreso a leggere questo forum.Quindi mi scuso per non aver salutato i nuovi arrivati.
Come ho già detto in passato sono induista e,più precisamente,fra le varie tradizioni indù,professo lo Sri Vaishnavismo,in occidente chiamato Vishnuismo.
Premetto che il presente post non ha alcuno scopo di proseletismo ma solo di chiarificazione nei confronti di qualcosa che viene spesso considerato un mero esercizio fisico.
Molti già sapranno che lo yoga viene dall'India e che il suo contesto d'origine è la religione vedica.
Vi sono vari tipi di yoga:karma-yoga,bhakti-yoga,jnana-yoga...
Leggendo in internet ho visto che praticamente tutti,anche non-indù,hanno ben compreso questi tre tipi di yoga.
Il problema,invece,riguarda il raja-yoga o astanta-yoga.
Le più importanti (da notare:NON le uniche!) sono i 4 Veda.
Ogni Veda è diviso in 4 parti[SM=g27994]amhita,Brahmana,Aranyaka e Upanishad.Una descrizione di queste scritture è decisamente off topic.Chi fosse interessato può andare su www.hinduism.it/induismo.htm ,cliccare su LE TRADIZIONI SPIRITUALI e poi sui nomi relativi ai testi citati.
Nella Upanishad si parla di yoga,asana(posture) e pranayama (controllo del respiro),ecc.
Anche nel Mahabharata,uno dei due poemi indù (l'altro è il Ramayana) si parla di yoga e di yogi.
Ritrovamenti archeologici e studi storici hanno scoperto che già prima del 2000 a.c. si praticava yoga...quello vero!
La parola sanscrita (il sancrito è una lingua dell'antica India) yoga può essere tradotta in diversi modi.Usualmente la si traduce con "unione",nel senso di unione con la Divinità.
Oggi lo yoga si usa per cose molto materiali,ad esempio migliorare le proprie capacità sessuali, o per mantenersi calmi e concentrati,ecc.
Ve bene la calma e la salute,ma l'aumento delle proprie capacità sessuali è contrario al vero spirito del raja-yoga!
Comunque,in generale,solo collocandolo nel suo contesto d'origine,lo yoga acquista la sua giusta dimensione spirituale e filosofica.
La dottrina del raja-yoga fu definitivamente codificata dal saggio Patanjali nel suo Yoga-sutra (aforismi sullo yoga).Gli studiosi fanno risalire la nascita di Patanjali a due secoli prima dell'era cristiana.La tradizione indà differisce da ciò:infatti i Purana,delle scritture indù, lo menzionano in compagnia di saggi antichissimi quali Vyasa, Astavakra e Narada.

Come più o meno tutte le tradizioni indù,quella dello yoga,mira alla liberazione del samsara,il ciclo di morti e rinascite.

In accordo alle scritture vediche,nella mente si trovano depositati i "semi" (samskara) che conservano impressioni avute nelle vite precedenti e che determiranno conseguenza duranta la vita presente e quelle future.
La mente può essere un tiranno (come nel mio caso) quando è lei a controllare la persona o un docile amico e strumento quando serve la persona.Il Raja-yoga significa "yoga del re",poichè lo yogi che domina la sua mente è come un re che governa il suo regno.
A tale proposito nella Bhagavad Gita,una delle più famose scritture indù,nel capitolo 6 è scritto:
3.Per il neofita che inizia la via dello yoga in otto fasi l'azione è considerata il mezzo, mentre per colui che è già elevato nello yoga la cessazione di ogni attività materiale è considerata il mezzo.
4.Si dice che una persona è elevata nello yoga quando, avendo rinunciato a tutti i desideri materiali, non agisce per la gratificazione dei sensi né s'impegna in attività interessate.
5.L'uomo deve usare la propria mente per liberarsi, non per degradarsi. La mente è amica dell'anima condizionata, ma può anche essere la sua nemica.
6.Per colui che l'ha dominata, la mente è la migliore amica, ma per colui che ha fallito nell'intento, la mente rimarrà la peggiore nemica.
7.L'uomo che ha conquistato la mente, e ha trovato così la pace, ha già raggiunto l'Anima Suprema. Per lui, gioia e dolore, freddo e caldo, onore e disonore si equivalgono.
8.Si dice che una persona è situata nella realizzazione spirituale, ed è chiamata yogi, quando si sente pienamente soddisfatta grazie alla conoscenza e alla realizzazione acquisita. Tale persona è situata nella Trascendenza e possiede il controllo di sé. Vede ogni cosa - il sasso, la zolla di terra e l'oro - con occhio equanime.


Con Anima Suprema,Paramatma,si intende Dio mentre con Jivatma si intende l'anima individuale.

Lo Yoga-sutra di Patanjali si divide in 4 capitoli:il samadhi-pada, composto di 51 versi, il sadhana-pada, di 55 versi, il vibhuti-pada, di 56 versi e il kaivalya-pada di 33 versi.

Libro Primo: Samadhi
Pada del Samadhi

1. [Si illustra] ora la disciplina dello Yoga
2. Yoga è l'arresto delle modificazioni mentali.
3. A questo punto il testimone è stabile in sé stesso.
4. Negli altri stati esiste identificazione con i mutamenti della mente.
5. Le modificazioni della mente sono cinque. Possono essere dolorose o non dolorose.
6. Esse sono: retta conoscenza, falso sapere, immaginazione, sonno e memoria.
7. La retta conoscenza ha tre fonti: percezione diretta, deduzione e testimonianza.
8. Il falso sapere è un costrutto che non corrisponde alla realtà.
9. Immaginazione è un'attività mentale evocata da parole, priva di fondamento.
10. La modificazione della mente fondata sull'assenza di ogni contenuto è il sonno.
11. La memoria è la rievocazione di precedenti esperienze.
12. L'arresto delle modificazioni della mente si raggiunge con una pratica continua e con il distacco dalle passioni.
13. La pratica consiste nell'esercitarsi con costanza al fine di raggiungere la quiete.
14. La pratica diventa una realtà acquisita solo dopo un esercizio lungo, ininterrotto e compiuto con profonda dedizione.
15. Il primo stato di assenza di desiderio, o vairagya, si ottiene allorché coscientemente non si indulge più nella ricerca dei piaceri sensoriali.
16. Lo stato supremo di assenza di desiderio si verifica quando tutti i desideri cessano, in seguito alla scoperta della natura più intima del Purusha, il Sé Supremo.]


Il successo è più vicino a quanti compiono un percorso intenso e sincero.
22. Le possibilità di successo variano a seconda della forza della volontà.
23. La realizzazione può essere ottenuta anche mediante la devozione a Dio, Ishvara.
24. Dio è il sommo Sé. Egli è intocco dalle pene della vita, dalle azioni e dalle loro Conseguenze.
25. In Dio è il supremo principio di Consapevolezza e la conoscenza suprema.
26. Essendo al di là di ogni limitazione temporale egli è altresì il Maestro dei Maestri.
27. Egli è conosciuto in quanto AUM.( Om )
28. Si deve ripetere e meditare sull'AUM.
29. La ripetizione e la meditazione sull'AUM comportano la scomparsa di tutti gli impedimenti e il risveglio della consapevolezza rivolta all'interno.
30. Gli impedimenti di una mente distratta sono: malattia, apatia, dubbio, negligenza, indolenza, sensualità, delusione, impotenza nel conseguire uno stato di realizzazione e instabilità nell'immergersi in essa, allorchè‚ la si raggiunga.
31. I sintomi di questi fattori di distrazione sono: angoscia, disperazione, instabilità e irregolarità del respiro.
32. Per rimuovere questi fattori, si mediti su un unico principio, o ekagrata.
33. La mente diviene quieta coltivando un atteggiamento di amicizia, di compassione per i sofferenti, di equanimità verso felicità e dolore, virtù e vizio.
34. La mente si acquieta anche con il controllo dell'ispirazione e la successiva ritenzione dei respiro, o prana.
35. Oppure con percezioni sensoriali straordinarie, che stabilizzino la mente su sé stessa.
36. Oppure, si mediti sulla luce interiore, che è fonte serena e al di là di ogni tristezza.
37. Oppure, si mediti su un essere che abbia conseguito il distacco dai desideri.
38. Oppure, si mediti sulla consapevolezza che sorge durante il sonno.
39. Oppure, si mediti su qualsiasi cosa si adatti a voi naturalmente.
40. In questo modo, lo yogin acquisterà padronanza di ogni cosa, dall'atomo infinitesimale fino alla magnificenza dell'universo.
41. Allorché‚ l'attività della mente viene posta sotto controllo, la mente diviene pura come un cristallo, e riflette con precisione, senza distorsione alcuna, colui che percepisce, ciò che viene percepito, e lo stesso ente che percepisce.


Nel secondo capitolo Patanjali descrive le fonti di miseria o infelicità:
3. La miseria o infelicità è prodotta da: mancanza di consapevolezza, o avidya, egoismo, passioni, avversioni, attaccamento alla vita e paura della morte.
4. Sia che sussistano in forma latente, in forma attutita, alterata o in piena attività, è grazie alla mancanza di consapevolezza, o avidya, che le altre fonti di infelicità possono operare.
5. Mancanza di consapevolezza, o avidya, è prendere ciò che è caduco per eterno, ciò che è impuro per puro, ciò che arreca dolore per piacere e il non-sé per il Sé.
6. Egoismo è l'identificazione di colui che vede con la cosa vista.
7. Si ha attrazione, e per suo tramite attaccamento, verso qualsiasi cosa arrechi piacere.
8. Si ha repulsione verso qualsiasi cosa arrechi dolore.
9. Nel fluire della vita è la paura della morte, l'attaccamento alla vita. Esso domina tutti, perfino il saggio.
10. Le fonti delle cinque sofferenze possono essere annullate, riconducendole alla loro fonte originaria.
11. Le manifestazioni esteriori di queste cinque fonti di sofferenza scompaiono attraverso la meditazione.
12. Sia che si adempiano nel presente, oppure nel futuro, le esperienze karmiche hanno le loro radici nelle cinque fonti di sofferenza.
13. Finché‚ la radice permane, il karma si adempie in rinascite, tramite le classi sociali, la lunghezza della vita e il tipo di esperienze che si vivranno.
14. La virtù porta piacere; il vizio arreca dolore.
15. La persona in grado di discriminare realizza che tutto arreca infelicità a causa dei mutamenti, dell'ansia, delle esperienze passate, e dei conflitti che sorgono tra i tre attributi, o guna, e le cinque modificazioni della mente.
16. Si deve evitare la sofferenza futura.
17. Si deve spezzare il legame tra colui che vede e la cosa vista, in quanto arreca infelicità.
18. La cosa vista, che è formata dagli elementi e dai sensi ha come natura la stabilità, l'azione e l'inerzia, e ha come fine dare esperienza e quindi la liberazione al veggente.
19. I tre guna - stabilità, azione e inerzia - hanno quattro stadi: il definito, l'indefinito, il differenziato e il non manifesto (indifferenziato).
20. Il veggente, sebbene sia pura consapevolezza, vede attraverso le distorsioni della mente.
21. La cosa vista esiste in funzione di colui che vede.
22. Sebbene la cosa vista sia morta per colui che consegue la liberazione, essa è viva per gli altri in quanto è elemento comune a tutti.
23. Il veggente e la cosa vista si presentano insieme, in modo tale che sia possibile realizzare la vera natura di ognuno di essi.
24. La causa di questa unione è ignoranza, o avidya.
25. La dissociazione di colui che vede e della cosa vista prodotta dell'ignoranza è il rimedio che arreca liberazione.
26. La pratica costante dei discernimento tra ciò che è reale e ciò che è irreale, è il mezzo per la soluzione dell'ignoranza.


Il Raja-yoga è chiamato anche Astanta-yoga (yoga dalle 8 braccia),perchè essenzialmente è diviso in 8 fasi:yama,niyama,asana,pranayama,pratyahara,dharana,dhyana e samadhi.Lo stesso Patanjali descrive yama,niyama e asana nei seguenti versi del medesimo capitolo (da notare l'errore di traduzione "sette"):
27. Lo stadio più elevato dell'illuminazione si consegue in sette passi.
28. Praticando il tirocinio dello yoga per distruggere l'impurità, si consegue l' illuminazione spirituale che conduce nella consapevolezza del reale.
29. Gli otto mezzi dello yoga sono: yama (autocontrollo), niyama (osservanze), asana (posizione), pranayama (controllo del respiro), pratyahara (astrazione), dharana (concentrazione), dhyana (meditazione), samadhi (contemplazione).
30. Autocontrollo, o yama, è il primo passo dello yoga, e si compone dei cinque voti seguenti: non violenza (ahimsa), veridicità (satya), onestà (asteya), continenza (brahmacharya), e non possessività (aparigraha).
31. Questi cinque voti, che formano il grande voto, si estendono a tutti e sette gli stadi dell'illuminazione senza riguardo alla classe, al luogo, al tempo o alle circostanze.
32. Purezza, appagamento, austerità, studio‚ e abbandono a Dio sono le cinque leggi, o niyama, da osservare.
33. Quando la mente è disturbata da pensieri nocivi, medita sui loro opposti.
34. I pensieri nocivi sono la violenza e le altre cause di dolore. Possono essere praticati direttamente, imposti a parole o approvati mentalmente; provengono da sentimenti di cupidigia, ira e altre condizioni di annebbiamento; possono essere moderati, medi o intensi e portano inevitabilmente a dolore e ignoranza. Perciò è necessario coltivare le opposte inclinazioni.
35. Allorché lo yogin è fermamente stabile nella non violenza, coloro che sono in sua presenza abbandonano ogni ostilità.
36. Allorché lo yogin è fermamente stabile nella verità egli consegue i frutti dell'azione senza agire.
37. Allorché lo yogin è fermamente stabile nell'onestà, le ricchezze interiori si presentano a lui da sole.
38. Allorché lo yogin è fermamente stabile nella continenza sessuale, acquista energia.
39. Allorché lo yogin è fermamente stabile nella non possessività, sorge la conoscenza dei "come" e "perché" dell'esistenza.
40. Allorché si consegue la purezza sorge nello yogin un disgusto dei proprio corpo e si evita il contatto fisico con gli altri.
41. Dalla purezza mentale sorge allegria, potere di concentrazione, controllo dei sensi, e capacità di realizzare il Sé.
42. Appagati della conoscenza si raggiunge la felicità suprema.
43. L'austerità distrugge le impurità, e con l'insorgere della perfezione nel corpo e nei sensi, si risvegliano i poteri fisici e mentali.
44. L'unione con il divino avviene attraverso lo studio del Sé.
45. E' possibile realizzare l'illuminazione totale, arrendendosi a Dio.
46. Le posture (asana) devo essere stabili e comode.
47. Si ha padronanza sulle asana rilassandosi dallo sforzo e meditando su ciò che è illimitato.
48. Allorché‚ si ha padronanza sulle asana, si ha un arresto dei disturbi prodotti dalle dualità.


Con asana si intendono le classiche posizioni yoga,il cui scopo è di rinforzare il sistema respiratorio dare una maggiore padronanza del corpo fisico.

49. Il passo successivo, dopo la perfezione delle asana, è il controllo dei respiro, che consiste nel trattenere il respiro inalando e esalando, oppure arrestando il respiro d'acchito.
50. Esso è interno, esterno o stabile. La durata e la frequenza dei respiri controllati sono condizionate dal tempo e dal luogo, e diventano sempre più prolungate e sottili.
51. Esiste una quarta sfera nel controllo dei respiro, che va oltre le altre tre.
52. A questo punto avviene il riassorbimento dello schermo di luce.
53. Quindi la mente non ostacola la concentrazione.


A questo punto è bene dare alcune spiegazioni.In accordo alla dottrina indù tutto è pervaso da un energia detta prana.Il prana causa agitazione nella mente,come il vento che provoca onde in un lago.Grazie al pranayama (controllo del prana) si può riuscire a controllare il prana,cosicchè la mente diviene più "docile" e non distratta.E' bene dire che il pranayama,se praticato impropriamente,può essere estremamente pericoloso.Infatti alcuni yogi sono addirittura morti durante questa pratica.
Anche non-indù che non hanno interesse religioso nei confronti dello yoga possono trovare interessante il fatto di mantenere calma la mente.Qui di seguito esporrò una tecnica di pranayama pressochè priva di rischi,se effettuate prudentemente e senza "allungare troppo".Prima per purificare i canali nervosi bisogna:
-chiudere la narice destra e inspirare per 8 secondi con la narice sinistra.
-poi chiudere subito la narice sinistra ed espirare 8 sec. con la narice destra.
-inspirare 8 secondi con la narice destra
-chiudere la narice destra e di nuovo inspirare 8 secondi con la sinistra.E così via!
Si tratta semplicemente di ripetere sempre lo stesso procedimento.Lo si può fare quande volte si vuole.












Mi chiamo Orlando.Per cortesia chiamatemi per nome e non per nickname.