00 01/06/2006 16:28
Salve a tutti.
Premetto che con il seguente articolo non sto facendo alcuna opera di proselitismo (il che violerebbe il regolamento del forum) considerando che comunque io e gli Hare Krishna non professiamo la stessa religione:io lo Sri Vaishnavismo,loro il Gaudiya-vaishnavismo.E' solo che ho trovato molto intessante l'articolo Dalla moralità
alla spiritualità
trovato su www.harekrsna.it/gli_articoli/dalla_moralita_alla_spiritualita/dalla_moralita_alla_spiritua... e che adesso copierò qui di seguito.Forse in futuro deciderò di fare qualche commento.Ma non ne sono sicuro.

Dalla moralità
alla spiritualità



Senza un'ispirazione spirituale che è alla base di ogni comportamento morale, ogni tentativo d'imporre la moralità con la forza della legge inevitabilmente fallirà.

di Caitanya Carana dasa

A Kurukshetra, Bhisma aveva fatto il voto di combattere così ferocemente da costringere Sri Krishna ad intervenire per proteggere Arjuna, rompendo il Suo voto di non combattere. Per sostenere il voto di Bhisma ed esaudirne anche il desiderio di vederLo combattere, Krishna era pronto a rompere il Suo voto. Perciò l'azione di Sri Krishna di lanciarsi all'attacco di Bhisma con una ruota del carro rivela che gli scambi d'amore tra Krishna e i Suoi devoti trascendono la moralità comune.

Siamo stanchi di leggere articoli di giornale che parlano di corruzione, di nepotismo, di favoritismi e d'infedeltà. I politici dicono: "La soluzione di tutto sta nell'educare le persone alla moralità e ai valori." Ma la maggior parte delle persone sa distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è? Penso di no. Si limitano però a pensare che nella vita se la passeranno meglio senza seguire codici morali e le esortazioni dei moralisti o le leggi dei politici non li inducono a pensare diversamente.

Vivere osservando i princìpi morali è come rispettare le leggi del traffico per viaggiare con tranquillità e con sicurezza. Lo scopo di un viaggio, in ogni caso, non è quello di rispettare le leggi, ma di arrivare a destinazione. Se un viaggiatore pensa che le leggi del traffico lo facciano ritardare o siano di ostacolo al raggiungimento della sua destinazione, può darsi che non le rispetti se crede di riuscire a farla franca.
Come le leggi del traffico, i princìpi morali sostengono l'ordine, in particolar modo per quanto concerne i rapporti interpersonali, ma l'educazione moderna non insegna qual è lo scopo dei rapporti tra le persone o quello della vita stessa. Conseguentemente le persone possono comportarsi correttamente per rispetto alla loro cultura e tradizione, ma abbandonano la moralità quando si sentono minacciati o tentati.

Ancora peggio, le proposte della moderna società consumistica incessantemente glorificate — fama, ricchezza, lussuria, potere, piacere, prestigio — incoraggiano e rendono addirittura inevitabili i comportamenti immorali. La Bhagavad-gita (16.8-15) insegna che una visione materialistica generalizzata porta ad un'insaziabile lussuria ed avidità, che costringono a compiere azioni immorali. Quando le persone sono circondate e bombardate da allettamenti materialistici possono pensare che agire moralmente per loro significhi perdere molto, senza guadagnare niente di tangibile.

In più, la nostra educazione atea non ci permette di conoscere nessuna legge naturale più elevata per la comprensione del cosmo. E la possibilità che i nostri sistemi penali falliscano è anche troppo nota a tutti. Il risultato? La moralità finisce per apparire del tutto superflua, particolarmente ai furbi ed ai potenti. In queste condizioni come possiamo aspettarci che dei banali luoghi comuni possano ispirare le persone a comportarsi moralmente?

"La moralità significa mancanza di opportunità." Questo modo di dire esprime bene il vacillante approccio utilitaristico alla moralità. I testi vedici dell'antica India affermano che la moralità senza spiritualità non ha fondamento e che pertanto dura poco. Se vogliamo davvero una società morale, dobbiamo introdurre un'educazione spirituale sistematica che poggi su un giusto scopo della vita. I testi vedici ci fanno conoscere uno scopo spirituale universale e non settario per la vita: sviluppare puro amore per Dio. Noi tutti siamo esseri spirituali fatti per avere un'eterna relazione d'amore con l'affascinante essere spirituale supremo, Dio.

Poiché siamo costituzionalmente spirituali, troveremo la vera felicità non nei valori materiali, ma nel risveglio spirituale del nostro innato amore per Dio. Più amiamo Dio, più diventiamo felici.
L'amore per Dio genera amore per tutti gli esseri viventi, nostri fratelli e sorelle di un'unica universale famiglia di Dio. Quando amiamo tutti gli esseri viventi, non desidereremo più sfruttare o manipolare gli altri per i nostri interessi egoistici. Al contrario, il nostro amore per Dio ispirerà tutti noi ad amarci e servirci reciprocamente. Questo darà vita ad una cultura di affetto e di fiducia che genera un comportamento morale e contrasta fortemente con la moderna cultura fatta di alienazione e sospetto, che incoraggia invece l'immoralità.

Le sincere pratiche spirituali, anche nel loro stadio preliminare, stimolano il nostro innato sistema di valori. Ci rendiamo conto intuitivamente che Dio è il nostro più grande benefattore. Di conseguenza scegliamo volontariamente e liberamente di condurre una vita basata su princìpi morali e spirituali, come Dio ha ordinato, ben sapendo che questo è nel nostro vero interesse. E mentre troviamo una felicità interiore nell'amare Dio, ci liberiamo dall'egoismo, dalla lussuria, dall'avidità e dagli impulsi egoistici. Smettiamo di pensare che con la nostra moralità stiamo perdendo qualcosa. La moralità cessa di essere una scelta "difficile ma giusta". Anzi essa diventa la facile e naturale via d'azione per la nostra crescita spirituale.

Qualcuno può pensare: "Tutto questo sembra una buona cosa, ma non ha fondamento scientifico ed è utopistico." In altre parole, viviamo in un'epoca in cui solo il punto di vista pratico e scientifico viene ritenuto ragionevole ed accettabile. Ma il punto di vista vedico è davvero illogico o non pratico?
Dobbiamo ricordare che, sebbene la scienza non abbia mai provato che Dio e l'anima non esistono, l'approccio riduttivo scelto dalla maggior parte degli scienziati per lo studio dell'universo si basa proprio sulla non esistenza di realtà spirituali. Assai inaspettatamente, anche all'interno di questa cornice alcuni scienziati concludono che l'evidenza suggerisce con forza l'esistenza di un progettista dell'universo superintelligente (Dio) e di una sorgente di coscienza, di natura non materiale, all'interno del corpo (anima).

L'amore per Dio appare utopistico solo finché non conosciamo la coerenza della filosofia e il ben delineato percorso che consentono di ottenerlo. Per mezzo di pratiche spirituali sincere, come la preghiera, la meditazione e il canto dei nomi di Dio, tutti possono ottenere arricchimento spirituale. Non appena gustiamo l'amore immortale, ci rendiamo conto che esso è lo scopo definitivo ed unificante della vita.
Qualcuno che ha familiarità con gli episodi della vita di Krishna e dei Suoi devoti potrebbe obiettare: "Ma perfino Krishna, a volte, si comporta immoralmente e lo stesso fanno i Suoi devoti. Com'è possibile che l'adorazione di un Dio immorale ci aiuti a diventare morali?"

Per comprendere questo, dobbiamo prima riflettere sullo scopo finale di ogni moralità. Nel mondo materiale siamo persi nel buio dell'ignoranza e non sappiamo cosa fare e cosa non fare. Come torce luminose, le regole morali c'indicano la strada. Esse ci permettono di non essere fermati dai desideri egoistici e ci mantengono sul sentiero che porta al nostro obiettivo finale — ottenere l'amore per Krishna e ritornare da Lui. Ma Krishna è la sorgente di ogni moralità, proprio come il sole è la sorgente di tutta la luce. Poiché Egli è completamente soddisfatto in Se stesso, agisce esclusivamente per l'amore disinteressato che prova per noi, sia reciprocando con il nostro amore, sia aiutandoci a correggere i nostri percorsi sbagliati. Egli non ha bisogno di regole morali perché in Lui non c'è la più piccola traccia di desideri egoistici.

Siamo noi che abbiamo bisogno dei codici morali perché siamo pieni di desideri egoistici. Ma se diventiamo orgogliosi della nostra moralità e cerchiamo di giudicare Krishna con i nostri standard morali è come cercare il sole con una torcia. È stupido e inutile.
Quando per sua scelta il sole sorge, con la sua effulgenza rivela tutta la sua gloria. Allo stesso modo quando per Sua dolce volontà Krishna si rivela, allora possiamo capire la purezza della Sua moralità e la Sua gloria. Fino ad allora per noi è meglio seguire scrupolosamente i codici morali per compiacerLo affinché possa finalmente rivelarsi. E dovremmo stare attenti a non diventare orgogliosi del nostro buon comportamento.

Se accettiamo che Krishna sia il Signore Supremo, possiamo ottenere una certa comprensione del fatto che tutti i Suoi atti sono morali. Per esempio, Krishna ruba il burro nelle case delle pastorelle di Vrindavana. Ma come si può considerarLo un ladro quando è Lui che crea e possiede tutto? Interpreta il ruolo di un bambino per ricambiare l'affetto materno dei suoi devoti. Il Suo rubare, una birichinata da bambino, rafforza la dolcezza dei loro scambi amorosi. Come si può paragonare questo al nostro rubare che porta a pene e punizioni?

Similmente Krishna interpreta il ruolo di un giovane affascinante per ricambiare i devoti che desiderano una relazione coniugale con Lui. Il suo amore per le gopi (le pastorelle) si basa non sulla bellezza dei loro corpi ma sulla devozione dei loro cuori. Alcune persone affermano che i passatempi di Krishna con le gopi sono uguali alle relazioni lussuriose tra ragazzi e ragazze comuni. Ma allora perché persone sante molto rinunciate che non praticano l'amore sessuale di questo mondo, considerandolo come disdicevole e disgustoso, adorano i passatempi di Krishna con le gopi? Anche ai giorni nostri migliaia di persone in tutto il mondo riescono a controllare i desideri lussuriosi cantando i nomi di Krishna e adorandoLo. Se Krishna in persona fosse soggetto alla lussuria, come potrebbe liberare i Suoi devoti da essa?

Nella battaglia con i Kaurava, Krishna spinge i Pandava ad agire in modo immorale, ma questo è quello che accade ai poliziotti che decidono di superare il limite di velocità per catturare i ladri che stanno fuggendo. Essi violano il limite di velocità per servire la legge. Allo stesso modo i Pandava violano i codici morali per uno scopo più elevato che Krishna vuole vedere raggiunto: ristabilire il ruolo della moralità togliendo il potere agli immorali Kaurava.
In circostanze eccezionali, i devoti di Krishna possono agire apparentemente in modo immorale per eseguire la Sua volontà che garantisce il bene definitivo di tutti gli esseri viventi. Ma in generale i devoti seguono i codici morali come un'espressione della loro devozione a Krishna. In effetti, senza devozione, non avremmo la forza interiore di sostenere per tutta la vita il rispetto dei princìpi morali.

Dobbiamo essere cauti nella comprensione delle attività di Krishna, che sono al di sopra della moralità. Altrimenti possiamo comprenderLo male e respingere il Suo amore, condannandoci a rimanere sotto la moralità a soffrire le reazioni karmiche dei nostri errori.
Se vogliamo una moralità duratura, le vuote esortazioni e le leggi inefficaci non serviranno. Finché alle persone s'insegna a perseguire obiettivi materiali, esse penseranno che la moralità sia poco pratica o addirittura da evitare. Solo quando esse conoscono e cercano l'amore di Dio come scopo della vita, la moralità sarà per loro desiderabile e pratica. Perciò a livello sociale, dobbiamo introdurre una sincera educazione spirituale e pratiche che portino all'amore per Dio e alla soddisfazione interiore. E a livello individuale, il riconoscimento delle basi spirituali della moralità ci dà molta forza, ci apre una via d'azione molto superiore all'apatia, alla tacita approvazione, ai lamenti senza speranza o all'indignazione degli ipocriti.

In un tessuto canceroso, una cellula sana può dar vita ad un processo di guarigione. Allo stesso modo quando il cancro dell'immoralità affligge la società moderna ognuno di noi può, con una vita d'integrità spirituale e morale, attivare il processo della guarigione del corpo sociale.

Caitanya Carana Dasa, che fa servizio a tempo pieno al tempio ISKCON di Fune, dirige una rivista gratuita di cibernetica The Spiritual Scientist.
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Cordiali saluti.



Mi chiamo Orlando.Per cortesia chiamatemi per nome e non per nickname.