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Traduzioni della Bibbia
Con oltre 6 miliardi di copie secondo stime recenti, la Bibbia è il libro più diffuso nel mondo dall'avvento della stampa, tradotto integralmente o parzialmente in oltre 2000 idiomi, dalle lingue europee di più antica tradizione letteraria a quelle dei popoli tribali dell'Africa e dell'America latina, che in parecchi casi hanno conosciuto con la versione dei libri biblici il primo testo scritto. Se un elenco completo e attendibile delle singole traduzioni costituisce un lavoro alquanto problematico e ancora da realizzare, la tabella presenta, come indicazione comunque significativa della diffusione della Bibbia nel mondo, la data della sua prima versione limitatamente agli idiomi per i quali siano disponibili informazioni sufficientemente attendibili. Per quanto concerne le traduzioni più diffuse - indipendentemente dal primato cronologico - occorre segnalare, dopo la Bibbia tedesca di Lutero, apparsa in edizione definitiva nel 1545 e modello di riferimento per l'intero mondo protestante, la cosiddetta King James Version, completata nel 1611 e adottata dal protestantesimo di lingua inglese, che concepì il progetto di una diffusione capillare del libro sacro in tutto il mondo: la British and Foreign Bible Society fondata nel 1804 e affiancata da analoghe istituzioni confluite nell'Alleanza biblica universale, ha infatti come scopo la traduzione della Bibbia in ogni lingua e la distribuzione più ampia in edizioni maneggevoli. La prima traduzione italiana fondata sul testo originale ebraico e greco e ultimata nel 1641 dal protestante Giovanni Diodati fu proibita dalle autorità ecclesiastiche cattoliche, inclini a considerare la lettura della Bibbia in lingua moderna un pericolo per i fedeli, posti di fronte al testo sacro senza la mediazione del clero, ritenuta indispensabile. Solo dopo molte vicissitudini poté essere completata, nel 1778, la traduzione di monsignor Antonio Martini, condotta comunque sull'antica versione latina, la Vulgata, più che sui testi originali. Il mutato atteggiamento della Chiesa cattolica ha trovato espressione nei decreti del concilio Vaticano II, che, restituendo alla Scrittura il ruolo di fonte principale di ispirazione per i fedeli, ne auspicò la più ampia diffusione. Gli ultimi decenni sono stati così caratterizzati dall'attività degli studiosi cattolici che, oltre alla versione francese curata dalla celebre Scuola biblica di Gerusalemme e apparsa nel 1973 come Bible de Jérusalem, hanno ultimato, limitatamente al panorama italiano, la traduzione commissionata dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), in uso nella liturgia dal 1971 e attualmente in fase di revisione, e la Nuovissima versione dai testi originali, approntata fra il 1967 e il 1980 per iniziativa della Società San Paolo. La pubblicazione, nel 1985, di una versione della Bibbia in lingua corrente è il frutto della collaborazione fra traduttori cattolici e protestanti che hanno agito con il sostegno sia della gerarchia cattolica sia delle società bibliche, dato di per sé già sufficientemente indicativo circa il superamento delle secolari divergenze fra le diverse confessioni cristiane in materia di divulgazione del testo biblico.

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>