00 11/01/2007 20:25
De potentia papae absoluta

Mi chiedevo se foste interessati, appena avrò tempo, ad una spiegazione “a puntate” di cosa intende la teologia cattolica per “papa”. Chi è, cosa fa, quali solo le radici di certa mentalità ultramonanista. In particolare, sperando che la gente abbia presente cosa si intende con “riforma gregoriana”, vorrei, per iniziare, dei pareri spassionati sul Dictatus Papae di Gregorio VII (1075).
Per chi non lo conoscesse:




1.La Chiesa romana è stata fondata soltanto da Dio.
2.Solo il pontefice romano si dica di diritto universale.
3.Egli solo abbia il potere di deporre e reintegrare i vescovi.
4.Durante un concilio il suo legato, anche se di grado inferiore, presieda a tutti i vescovi e possa pronunciare sentenza di deposizione contro di loro.
5.Il papa abbia il potere di deporre anche gli assenti.
6.Con chi è stato scomunicato da lui tra l'altro non dobbiamo nemmeno rimanere nella stessa casa.
7.Solo a lui sia lecito, secondo le necessità del momento, istituire nuove leggi, fondare nuove pievi, trasformare in abbazia una chiesa canonicale e viceversa, smembrare un episcopato ricco ed aggregare quelli poveri.
8.Solo il papa possa far uso delle insegne imperiali.
9.Al papa e solo a lui spetta che tutti i principi bacino i piedi.
10.Solo il suo nome venga proferito nelle Chiese.
11.Il suo nome è unico in tutto il mondo.
12.Gli sia lecito deporre gli imperatori.
13.Gli sia lecito, qualora la necessità lo imponga, trasferire i vescovi da una sede all'altra.
14.Egli abbia il potere di ordinare chierici in ogni Chiesa in qualsiasi momento lo voglia.
15.Chi è stato ordinato dal papa può essere preposto ad altra Chiesa, ma non prestarvi servizio; costui non deve ricevere da un altro vescovo un grado superiore.
16.Nessun sinodo senza indicazione del papa deve essere chiamato generale.
17.Nessun canone e nessun libro siano da considerarsi canonici senza la sua autorità.
18.A nessuno sia lecito ritrattare le sue sentenze; lui solo possa ritrattare quelle di tutti.
19.Nessuno lo possa sottoporre a giudizio.
20.Nessuno osi condannare chi si appella alla sede apostolica.
21.Le cause di maggior importanza, di qualsiasi Chiesa, siano rimesse alla sede apostolica.
22.La Chiesa romana non ha mai errato né potrà mai errare, come testimonia la Sacra Scrittura.
23.Il pontefice romano, se è stato ordinato secondo i canoni, è indubitabilmente reso santo per i meriti del beato Pietro, come testimonia il vescovo di Pavia Ennodio, seguito in ciò dal parere di molti santi Padri e come è scritto nei decreti del beato papa Simmaco.
24.Per suo ordine o con il suo consenso sia lecito ai gradi inferiori presentare accuse (contro i superiori).
25.Egli abbia il potere di deporre e reintegrare i vescovi anche senza riunire il sinodo.
26.Non sia considerato cattolico chi non è d'accordo con la Chiesa romana.
27.Il pontefice può sciogliere i sudditi dal vincolo di lealtà verso gli iniqui

(Da Il papa e il sovrano. Gregorio VII ed Enrico IV nella lotta per le investiture, Europia, Novara, 1985) .



Inutile dire che nell’attuale dialogo ecumenico queste cose non esistono neppure, ma è utile capire da dove venga certa mentalità del “prima sedes a nemine iudicatur”, qualora si voglia rimuovere le incrostazioni e concepire quale sia la vera essenza del ministero papale al servizio dell’unità dei cristiani.

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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)