Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Induismo

Ultimo Aggiornamento: 06/11/2007 11:21
16/11/2006 17:27
 
Modifica
 
Quota
Post: 591
Post: 59
Registrato il: 12/11/2007
Sesso: Maschile
Scripta Manent...
OFFLINE
Salve a tutti.
Nel thread Satana il creatore delle religioni non cristiane?Che squallida idea!!! della sezione ..::Religione Ecumenico - Interreligioso - New Age::..
..::Le altre religioni - Analisi - Approfondimenti - Domande::..
ho citato e tradotto alcune cose dal libro Living
with Siva Hinduism's Contemporary Culture

di Satguru Sivaya Subramuniyaswami(1927-2001).
Ho tradotto da www.himalayanacademy.com/resources/books/lws/lws_ch-02.html le seguenti parole.

We all know that Hindus, who are one-sixth of the human race today, believe in the existence of God everywhere, as an all-pervasive, self-effulgent energy and consciousness. This basic belief creates the attitude of sublime tolerance and acceptance toward others. Even tolerance is insufficient to describe the compassion and reverence the Hindu holds for the intrinsic sacredness within all things. Therefore, the actions of all Hindus are rendered benign, or ahimsa. One would not want to hurt something which one revered.

On the other hand, when the fundamentalists of any religion teach an unrelenting duality based on good and evil, man and nature or God and Devil, this creates friends and enemies. This belief is a sacrilege to Hindus, because they know that the attitudes which are the by-product are totally dualistic, and for good to triumph over that which is alien or evil, it must kill out that which is considered to be evil.

The Hindu looks at nothing as intrinsically evil. To him the ground is sacred. The sky is sacred. The sun is sacred. His wife is a Goddess. Her husband is a God. Their children are devas. Their home is a shrine. Life is a pilgrimage to mukti, or liberation from rebirth, which once attained is the end to reincarnation in a physical body. When on a holy pilgrimage, one would not want to hurt anyone along the way, knowing full well the experiences on this path are of one's own creation, though maybe acted out through others.



Nel tradurre colorai in rosso la parte che volevo far maggiormente notare a ClintEastwood82.La copierò di nuovo in rosso allo scopo di farla maggiormente notare a tutti.

Noi tutti sappiamo che gli indù,che sono un sesto della razza umana oggi,credono nell'esistenza di Dio ovunque,come un'onnipervadente,auto-effulgente energia e coscienza.Questo credo basilare crea l'atteggiamento di sublime tolleranza e accettazione verso gli altri.Anche la tolleranza è insufficiente per descrivere la compassione e la riverenza che gli indù tengono per l'intrinseca sacralità dentro tutte le cose.Perciò,le azioni di tutti gli indù sono rese benigne,o ahimsa[non-violenza].Uno non vorrebbe far del male a qualcosa che uno riverirebbe.
D'altro canto,quando i fondamentalisti di qualche religione insegnano un'inesorabile dualità basata su bene e male,uomo e natura o Dio e Diavolo,questo crea amici e nemici.Questo credo è un sacrilegio per gli indù,perchè loro sanno che gli atteggiamenti che ne sono prodotti sono totalmente dualistici,e perchè il bene trionfi su ciò che è alieno o male,esso deve uccidere tutto ciò che è considerato essere cattivo.
L'indù non guarda niente come intrinsecamente cattivo.Per lui il terreno è sacro.Il cielo è sacro.Il sole è sacro.Sua moglie è una Dea.Suo marito è un Dio.I loro figli sono deva[esseri celesti].La loro casa è un santuario.La vita è un pellegrinaggio per la mukti,o liberazione dalla rinascita,che una volta ottenuta è la fine alla reincarnazione in un corpo fisico.Quando in un santo pellegrinaggio,uno non vorrebbe far del male a nessuno lungo il viaggio,sapendo pienamente bene che le esperienze su questo sentiero sono di sua stessa creazione,nonostante forse [siano] attuate mediante altri.


Siccome non vorrei che tali parole facessero pensare che nell'Induismo non esiste la distinzione tra il bene e il male,ho deciso di provvedere io stesso ad evitare che tale fraintendimento si verifichi.
Allo scopo di evidenziare come anche nella religione induista esista il concetto di male copierò dei versi dalla Brhadaranyaka Upanishad.
Ma prima di citare i versi ritengo opportuno copiare un'introduzione a tale testo indù e alla figura di Yajnavalkya il quale era,come già detto altrove,un celebro saggio di epoca vedica.Posso assicurare che il copiare tale introduzione non ha alcuno scopo proselitistico.

Da www.visionaire.org/brhaup/Brhadaranyaka%20Up.htm

[INTRODUZIONE]


La Brhadaranyaka Upanisad è parte dei testi che compongono la cosiddetta Sruti, la dottrina rivelata, di cui fanno parte i Veda, i Brahmana, gli Aranyaka e le Upanisad. Le origini di questi testi sono da collocare in un tempo remoto, in cui i Risi, poeti-veggenti dell'antichità, conobbero direttamente e trascrissero i contenuti primordiali della Tradizione indiana. Come altri testi della Tradizione arcaica, la Brhadaranyaka ci è giunta anonima e impossibile da datare con esattezza, ma certamente è una delle Upanisad più antiche.
Aranyaka indica la dottrina che si insegnava e praticava nel folto delle selve, dove si ritiravano in meditazione gli uomini che sceglievano di seguire la via della conoscenza nell'anacoresi. Le Upanisad, invece, sono un insieme di testi che raccolgono l'essenza degli insegnamenti comunicati attraverso l'ascolto diretto da parte del discepolo alla presenza di un maestro ("upanisad" indica l'atto di sedersi accanto al maestro). La radice "upas" indica anche un atteggiamento psicologico di attesa silenziosa, in alcuni casi anche di devozione amorevole. Da questo atteggiamento il discepolo si prepara a ricevere la conoscenza iniziatica, che distruggendo l'ignoranza metafisica (avidya), fornisce i mezzi per conseguire la Conoscenza suprema. Le Upanisad costituiscono l'essenza dei Veda, lo scopo finale (Vedanta), poiché quello che vi è insegnato è da considerarsi come il conseguimento della meta finale di ogni conoscenza Tradizionale.
Accostarsi alla Brhadaranyaka Upanisad è innanzitutto incontrare la potenza illuminante della bellezza, la grande libertà di questo testo, intessuto con semplicità e profonda conoscenza sull'esperienza viva e reale della presenza in sé dell'assoluto, della realizzazione della verità.
Osservate col sentire di questa potenza, le parole toccano gli oggetti della narrazione, i più elevati e i più umili, illuminando e restituendo ogni cosa alla realtà profonda di cui il narratore è testimone.
Le strofe attraversano le voci dei protagonisti, a partire dai primi versi, in cui l'unico esistente è quel Brahman primigenio che da sé stesso trasse questo universo formulando mano a mano i sentimenti che da sempre lo determinano: solitudine, desiderio di conoscersi, desiderio di moltiplicarsi, desiderio di ritrovare sé stessi attraverso il sacrificio della propria individuazione...
Questo Brahman ci è svelato così da subito, preesistente e sempre identico, unico e indivisibile e sostanziale ad ogni esistente, nella sua stessa coscienza di essere, qualsiasi cosa, ovunque, la medesima essenza consapevole e senziente. Origine e fine di ogni forma.
Il testo passa poi a illuminare la figura di Yajnavalkya, un uomo che in sé stesso ha conosciuto tale essenza e, girovagando, incontra donne e uomini con cui intrattiene conversazioni mirabili. Con il ritmo cantilenante e ripetitivo del cantastorie, ironico e pacato, lentamente, passo dopo passo, oggetto dopo oggetto, le sue parole accompagnano l'ascoltatore a trovarsi nell'unità della coscienza che ha integrato e trasceso ogni oggetto, ogni luce, ogni divinità e ogni cielo: sé stesso. Yajnavalkya attende la domanda dell'interlocutore, accoglie la sua conoscenza e senza trascurare nessuno dei fenomeni dell'esperienza umana li raccoglie ad uno ad uno dentro l'orizzonte della consapevolezza integrata. Di Quello, dell'assoluto, non si può dire più nulla, lì la mente deve ritirarsi, e pochi uomini vi si avventurano.
Soltanto il re Janaka, disposto a sacrificare tutti i suoi beni, scioglierà in Yajnavalkya ogni indugio a parlare di sé, dell'uomo che ha superato la selva della sua esistenza individuata, per ritrovarsi in quella origine in cui scompare ogni timore, ogni oggetto e ogni desiderio di felicità terrena e ultraterrena. Lì dove all'inizio era solo morte e fame, si ritrova l'essere che ha conosciuto sé stesso, l'unità indifferenziata e compiuta su cui poggia tutto l'esistente.
L'Upanisad del grande Aranyaka, una delle più antiche Upanisad vediche, è originariamente composta da sei letture (Adhyaya), di cui qui si riporta una selezione dalle prime quattro. Tra i temi canonici trattati nel testo sono da ricordare: l'esposizione dell'Asvamedha, sacrificio vedico di consacrazione regale, la formulazione della cosmogonia per sdoppiamento del Purusa, primo ente universale, l'insegnamento filosofico dell'identità tra Atman e Brahman, la trattazione della teoria del Karman.
All'interno di questi versi è contenuto il grande detto (mahavakya) "Aham Brahmasmi: Io sono Brahman".



Beatrice Polidori, 2004



Adesso passo a copiare i versi che mostrano come nell'Induismo ci sia il concetto di male e come vi sia la perfetta distinzione tra bene e male.Si noti che colorerò in rosso la parola male

Quarto Brahmana


1. In origine questo universo era soltanto il Sé (Viraj) della forma umana. Egli osservò e comprese di essere soltanto sé stesso, dunque affermo "Io sono". Quindi il suo nome fu Aham (io). Perciò da allora quando a qualcuno si chiede chi egli sia risponde "io sono", poi aggiunge il proprio nome. Siccome Egli era prima (Purva) di tutto questo universo e prima di chiunque aspiri alla perfezione, Egli bruciò col fuoco (Us) ogni male ed è chiamato Purusa. Colui che conosce questo brucia chiunque desideri levargli il primato.


Quinto brahmana


1. Quando il Padre creò i sette tipi di cibo attraverso la meditazione e l'ascesi, dispose che uno fosse comune a tutti i viventi, due li riservò agli dei, tre a sé stesso, uno agli animali. Su questo si fonda tutto, ciò che vive e ciò che non vive. Perché mai non si esauriscono i cibi sebbene vengano costantemente mangiati? Chi conosce la causa di questa permanenza si nutre attraverso lo spirito (Pratika), diventa come gli Dei e condivide il nettare con loro. Questo è il contenuto dei versi:
2. "Quando il Padre creò i sette tipi di cibo attraverso la meditazione e l'ascesi" significa che il Padre produsse il cibo proprio attraverso la meditazione e il sacrificio. "Dispose che uno fosse comune a tutti i viventi" significa che il mangiare cibo è comune a tutti gli esseri che si nutrono di cibo, ma chi adora questo cibo non è libero dal male, perché esso è cibo generico. "Due li riservò agli dei" significa l'oblazione che si offre sul fuoco e l'offerta di doni destinati agli Dei, quindi gli uomini compiono entrambi questi atti. Altri dicono che questo verso si riferisca ai riti del novilunio e del plenilunio, dunque non lo si aggravi di riti per fini materiali. "Uno agli animali" è il latte, poiché uomini e animali vivono al loro inizio di solo latte. Perciò a un neonato si da del burro chiarificato e si dice che un vitello appena nato non è ancora un erbivoro. "Su questo si fonda tutto, ciò che vive e ciò che non vive" significa che sul latte si fonda ciò che vive e ciò che non vive. Si dice erroneamente che offrendo latte sul fuoco per un intero anno, ci si liberi dalla morte; ciò non è vero. Solo chi comprende che è l'offerta di tutto il cibo il vero sacrificio, si libera dalla morte. "Perché mai non si esauriscono i cibi sebbene vengano costantemente mangiati?" indica che colui che si ciba è allo stesso tempo la causa del permanere del nutrimento, poiché produce il cibo con la meditazione e le opere meritorie, e se così non fosse il cibo presto si esaurirebbe. Dove è detto " si nutre attraverso lo spirito (Pratika)" Pratika significa preminenza, dunque il verso contiene un encomio: "diventa come gli Dei e condivide il nettare con loro".


15. "Dopo avere goduto del girovagare e conosciuti il bene e il male nello stato di sogno, egli si abbandona allo stato del sonno profondo, e rientra per il percorso inverso alla condizione precedente, lo stato di sogno. Egli non è toccato da quanto vede nel sogno, poiché nulla può attaccare l'Essere Infinito." " Proprio così, Yajnavalkya. Ti darò mille vacche, ma ti prego istruiscimi ancora sulla liberazione".
16. "Dopo avere goduto del sogno e conosciuti il bene e il male, egli rientra per il percorso inverso alla condizione precedente, lo stato di veglia. Egli non è toccato da quanto vede nella veglia, poiché nulla può attaccare l'Essere Infinito." " Proprio così, Yajnavalkya. Ti darò mille vacche, ma ti prego istruiscimi ancora sulla liberazione".
17. "Dopo avere goduto del girovagare e conosciuti il bene e il male nello stato di veglia, egli rientra per il percorso inverso alla condizione precedente, lo stato di sogno.


34. Allora Riprese: " Dopo avere goduto del sogno e conosciuti il bene e il male, egli rientra per il percorso inverso alla condizione precedente, lo stato di veglia.


Quarto brahmana


1. Quando l'ente diventa debole e pare privo di conoscenza, tutti i sensi si raccolgono in lui. Riassorbite completamente queste particelle di luce, egli perviene al proprio cuore. E quando l'essere che risiede nell'occhio si ritrae da ogni direzione, si spengono tutti i colori.
2. Allora si dice che egli non vede, non fiuta, non gusta, non parla, non ode, non pensa, non tocca, non conosce perché le sue facoltà si sono unificate. La sommità del cuore risplende e da questo punto luminoso di diparte il sé, attraverso l'occhio o attraverso la sommità del capo o da qualunque altro punto del corpo. E con lui dipartono le forze vitali, e con esse tutti gli organi di senso. Quindi, secondo la consapevolezza che è in lui, egli va verso il corpo che ad essa è collegato. In questo lo seguono le sue passate conoscenze, le sue opere e la sua maturata esperienza.
3. Come un bruco passando oltre l'estremità di un ramo, sale sopra un altro e qui si raccoglie, così il sé individuale getta via un corpo, lasciandolo privo di sensi, per prendere un altro supporto e lì trovare sé stesso.
4. Come l'orefice con la materia di un vecchio ornamento d'oro plasma in una nuova forma più bella, così il sé individuale si libera di un corpo, lasciandolo privo di sensi, e prende una nuova forma, nuova e più bella, simile a quella dei Mani, dei Gandahrva, degli Dei, di Viraj, di Hiranyagarbha o di altri esseri.
5. In verità questo sé individuale è Brahman, che si identifica con l'intelletto, la mente e le forze vitali, con gli occhi o con gli orecchi, con la terra, l'acqua, l'aria, l'etere, e con quello che è oltre il fuoco, con il desiderio e con l'assenza di desiderio, con l'ira e con la calma, con la rettitudine o con la malvagità, con tutto; è identificato, infatti, in tutto questo che è percepito e con tutto quello che è inferito. Così come agisce, tale diviene; facendo il bene diventa bene, compiendo il male diviene il male; diviene virtuoso attraverso le buone azioni così come diviene malvagio attraverso azioni malvagie. Perciò si dice anche: "Il sé individuale è fatto di desiderio. Quanto che desidera, decide; ciò che decide attua; e quanto mette in atto, ottiene".


22. Il grande Sé increato, che si identifica con la mente e con il centro delle facoltà, riposa nello spazio all'interno del cuore. E' l'Ordinatore Interno di tutto ciò che esiste, il Signore e il Regolatore di tutto. Non cresce mediante le buone azioni e non è sminuito dalle cattive. E' il Signore di tutti gli esseri, l'Ordinatore di tutti gli esseri, il Protettore di tutti gli esseri. E' la diga che trattiene i mondi dal precipitare nel caos. I Brahmani cercano di conoscerlo attraverso lo studio dei Veda, i sacrifici, la carità e la rinuncia al godimento degli oggetti dei sensi. Colui che Lo conosce diviene saggio, i monaci, desiderando di conoscerlo in questa vita, abbandonano le loro case. Gli antichi saggi, infatti, non desideravano avere figli poiché pensavano:"Cosa ancora potremmo ottenere dai figli, se abbiamo realizzato il Sé già in questa vita". Così, è detto, essi rinunciarono al desiderio di prole, di ricchezze mondane e condussero vita da mendicanti. Poiché è il desiderio di figli che è anche desiderio di ricchezza, e questo è il desiderio di mondi, ma tutti questi non sono altro che bramosia. Questo Sé è Quello di cui è detto "Non questo, Non questo". Esso è impercettibile, poiché non può essere percepito; indistruttibile, poiché non può essere distrutto; inattaccabile, perché nulla lo può attaccare; libero, saldo, illeso. Come il saggio non può essere sopraffatto dai due pensieri: "ho fatto la cosa giusta; ho fatto la cosa sbagliata" poiché li sovrasta entrambi. Le cose compiute e quelle che ha omesso di fare non lo angustiano.
23. Ciò è espresso nell'inno che dice: "L'eterna gloria del conoscitore del Brahmam non cresce e non è sminuita dalle opere. Perciò si ricerchi di comprendere la natura di questo soltanto, poiché conoscendola non si è più macchiati da alcun peccato" Dunque colui che così conosca acquisti saldo controllo di sé, e calmo, raccolto in sé stesso, saldo e concentrato, comprenda il Sé nel suo stesso sé; così facendo egli perviene a vedere il Sé in tutto. Il Male non trionfa su di lui, ma lui trascende ogni male. Il male non lo mette in difficoltà, poiché lui consuma ogni male. Egli diviene senza peccato, senza forma, libero da ogni dubbio e un vero conoscitore del Brahman. questo è il mondo del Brahman, o re, e tu l'hai conquistato", concluse Yajnavalkya. E il re "Ti darò l'impero dei Videha, signore, e me stesso per poterti servire".


E certamente nell'Induismo esiste anche il concetto di peccato.Come prova di ciò citero dei versi presi da scriture indù.

Se abbiamo peccato contro l'uomo che ci ama,
se abbiamo fatto torto a un fratello,
a un caro amico o a un compagno,
al vicino di lunga data o allo straniero,
rimuovi questa onta da noi,o re Varuna.
Rig Veda V,85,7

Qualunque peccato si trovi in me,
qualunque male abbia io compiuto,
se ho mentito o giurato il falso,
o Acque,rimuovete questa macchia da me!
Rig Veda I,23,22

9.Tue,o Re,sono cento,mille costellazioni!
Grandi e di grande portata siano anche i tuoi favori!
Conduci via lontano da noi la perniciosa distruzione.
Elimina da noi qualunque peccato abbiamo commesso.
Rig Veda I,24,9

Qualunque tua legge,o Dio Varuna,
noi,che siamo uomini mortali,possiamo violare
giorno dopo giorno,non consegnarci,ti imploriamo,
come prede alla morte o alla tua ardente ira,
affinchè siamo distrutti in ragione del tuo dispiacere.
Rig Veda I,25,1-2

Donaci,o Signore,una parte della luce solare,delle acque,
libertà dal peccato e comunione coi viventi.
Non offuscare la gioia dei nostri cuori
poichè noi abbiamo riposto la nostra fiducia nel tuo nome.
Rig Veda I,104,6

Sono solo io che ho peccato contro di te molte volte.
Tu mi hai punito come un padre punisce il figlio giocatore.
La mia offesa,o Dei,allontanate;poi allontanate le vostre trappole.
Non scagliatevi su dime me come un uccello piomba sulla sua progenie
Rig Veda II,29,5

Dio sempre giovane,qualunque peccato noi abbiamo involontariamente commesso,come gli uomini sono inclini a fare,
purificaci,ti imploriamo,al cospetto della Madre Aditi.
Allontana completamente,o Agni,ogni nostro peccato.
Rig Veda IV,12,4

Se noi uomini deboli abbiamo peccato contro gli Dei
per sconsideratezza e fragilità,o per orgoglio,
assolvici da questa colpa,o Savitr,
e rendici puri da peccato di fronte a Dei e uomini.
Rig Veda IV,54,3

Avvicinati per dimostrare che siamo liberi da peccato,
o Surya,Signore dalla potente energia.
Rig Veda,VI,50,2

Non fateci soffrire per i peccati altrui
nè fateci compiere le azioni che voi punite,o Dei
Rig Veda VI,51,7

Soma e Rudra,fornite per i nostri corpi
tutti i medicamenti necessari.Sciogliete e allontanate
da noi qualunque peccato abbiamo commesso,
che ancora resti attaccato alle nostre persone.
Rig Veda VI,74,3

Se il tuo fedele amico ha peccato contro di te,o Varuna,
egli resta tuttavia tuo amico,quello che tu ami.
Non come peccatori,o Vivente,possiamo noi venire di fronte a te!
Concedi protezione a colui che a te inneggia,come a un saggio!
Rig Veda VII,88,6

Non per un peccato,nè per due o tre
uccidimi,o Possente,e nemmeno per molti!
Rig Veda VIII,45,34

Oggi possa quella grande coppia,Terra e Cielo,
conservarci in pace e felicità,liberi da peccato!
Possa la Mattina,con l'irradiazione della sua luce,cacciare via il peccato!
Noi preghiamo Agni,ora acceso,di portarci la gioia.
Rig Veda X,35,3

3.Se noi abbiamo peccato,desti o dormienti,
coscienti o incoscienti,per natura malvagia,
possa Agni cacciare lontano da noi
tutte quelle azioni così odiose!
4.O Indra e Brahmanaspati,ascoltateci!
Se siamo andati per la cattiva strada,
possa il lungimirante figlio del cielo
proteggerci da repressione per mano dei nostri nemici!
5.Ora vittoriosi,siamo liberi dal peccato!
Possano i brutti sogni e le cattive intenzioni
essere dirette verso coloro che ci vogliono del male
e coloro che noi detestiamo!
Rig Veda X,164,3-5

Peccato della mente,vattene via lontano!
Perchè esprimi suggerimenti impropri?
Vattene da questo posto!Non ti voglio!
Va' dagli alberi e dalle foreste.La mia mente
rimarrà qui insieme alle nostre case e ai nostri armenti.
2.Qualunque male abbiamo noi commesso,o Agni,
da desti o dormienti,per cattivà volontà od odio
o maledizione,rimuovilo da noi,e qualunque cosa
ti dispiaccia scaccia lontano!
Atharva Veda VI,45,1-2

In qualunque modo abbiamo noi peccato coi nostri occhi
o con le nostre menti o parole,nella veglia o nel sonno,
possa Soma con la sua pura natura purificarci!
Atharva Veda VI,96,3

Nei Veda ci sono molti altri versi che parlano del male e del peccato ma non mi va di copiarli adesso.Ho già faticato abbastanza copiando i versi che ho copiato adesso.Forse più in là deciderò di citare altri versi.
Saluti
Orlando.



[Modificato da ShivaBhakta 16/11/2006 18.16]

Mi chiamo Orlando.Per cortesia chiamatemi per nome e non per nickname.
Pagina precedente | « 2 3 4 5 6 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:12. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com