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Chi è il mio prossimo?

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2005 11:58
29/01/2005 00:07
 
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Cara Topsy,

La parabola di Cristo è da inscrivere nella sua polemica contro la tradizione che aveva ucciso lo spirito della legge. Commentando la domanda dell'uomo versato nella legge: "chi è realmente il mio prossimo?" l'evangelista dice che egli "voleva mostrarsi giusto" (Lc 10,29).

La legge in Levitico diceva chiaramente di amare proprio prossimo come se stessi. Una legge, se ci pensi, rivoluzionaria!

Alcuni ebrei però sostenevano che con l'espressione "prossimo" si dovesse intendere il proprio vicino ovvero solo gli eberi. Non a caso per la sua parabola Gesù sceglie un samaritano, disprezzato dagli ebrei.

Gesù sconvolge questa tradizione facendo capire che il prossimo non è colui che "ci sta" vicino ma piuttosto colui "verso il quale" andiamo vicino.

La TNM, molto letterale, rende la voce attiva del versetto 36 con: "Chi di questi tre ti sembra che si sia reso prossimo all'uomo che cadde fra i ladroni?".

Qui diventa evidente che per Gesù la condizione di "prossimo" è attiva, sono io che devo rendermi prossimo, non dipende dalla condizione (nazionalità, religione, personalità, ecc.. ) dell'altro ma piuttosto da un mio deliberato atto di misericordia. Devo essere io, ci dice Cristo, a prendere l'iniziativa di amare. Solo in questo modo la legge ha davvero un senso.

Ciao [SM=x511460]
29/01/2005 02:14
 
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Re:
Scritto da: barnabino 29/01/2005 0.07

Cara Topsy,
La parabola di Cristo è da inscrivere nella sua polemica contro la tradizione che aveva ucciso lo spirito della legge.


Ho l'acido allo stomaco!
Noooo.... per piacere...sigh...sigh...ti prego risparmiami questo genere di affermazioni...mi fai tanto male!

[SM=g27994]m11:


Alcuni ebrei però sostenevano che con l'espressione "prossimo" si dovesse intendere il proprio vicino ovvero solo gli eberi.
Gesù sconvolge questa tradizione facendo capire che il prossimo non è colui che "ci sta" vicino ma piuttosto colui "verso il quale" andiamo vicino.


Si,è corrisponde al vero, alcuni lo facevano, mentre altri invece offrivano una interpretazione estensiva del termine "prossimo".
Difatti Gesù viene avvicinato proprio per comprendere meglio a quale orientamento appartenesse.

Prima di Gesù,le scuole di rabbi Hillel e rabbi Shammay si contendevano a furia di interpretazione estensiva o restrettiva e di commenti, l'applicazione della Legge.
Il fatto che alcuni "Dottori della Legge" si avvicinavano a Gesù ponendogli delle domande,viene spesso dipinto a tinte fosche:"Lo mettevono alla prova,volevo farlo cadere in contraddizione,erano in mala fede!"
Ma si ignora forse che questo modo di procedere costituisce l'anima dell'ebraimo,che ammette senza remore,la discussione,e anche la polemica.L'ebraismo si caratterizza come cultura del "commento".



Gesù sconvolge questa tradizione facendo capire che il prossimo non è colui che "ci sta" vicino ma piuttosto colui "verso il quale" andiamo vicino.


Gesù non sconvolge nulla,offre una interpretazione estensiva del termine, e pone la sua interpretazione accanto a quella di altri maestri della tradizione che all'epoca lo avevano preceduto.

Due ebrei,tre opinioni diverse!

Già prima della comparsa di Gesù e della sua predicazione(indubbiamente affascinante),si discuteva se
considerare prossimo anche i gentili,e alcuni maestri della tradizione rispondevano affermativamente: il prossimo andava amato perchè è a immagine di Dio(gentili inclusi!).
Altri ancora, commentavano questo affermando invece che, il termine rea'(prossimo)sottointende in realtà la parola "compagno", o "collaboratore", colui con cui al momento "ha a che fare con te"(senza distinzioni di sorta).
Gesù mostra di prediliggere questa interpretazione,ed infatti nella parabola, "il prossimo di colui che è incappato nei briganti" è identificato con colui che gli offre la sua disponibilità e "collaborazione".



Qui diventa evidente che per Gesù la condizione di "prossimo" è attiva, sono io che devo rendermi prossimo, non dipende dalla condizione (nazionalità, religione, personalità, ecc.. ) dell'altro ma piuttosto da un mio deliberato atto di misericordia. Devo essere io, ci dice Cristo, a prendere l'iniziativa di amare. Solo in questo modo la legge ha davvero un senso.


Esattamente quanto tentavo di spiegare sopra,considerazioni queste di cui il Talmud è ricco.
Un salutone!

[SM=g27994]m1:


29/01/2005 13:49
 
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Wow... sono diventato protagonista di una parabola...
Benimussoo, felice di averti fatto riflettere un po' su te stessa e sugli altri. [SM=g27994]m1:
Del resto la ritengo la mia missione nel mondo! [SM=g27994]m2:
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29/01/2005 13:51
 
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Ah, dimenticavo, il mio nick ha un significato... leggere per credere! Rinata4 ha aperto da qualche parte una discussione sul significato dei nick...
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29/01/2005 15:41
 
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Re:

Scritto da: LupoNero666 29/01/2005 13.51
Ah, dimenticavo, il mio nick ha un significato... leggere per credere! Rinata4 ha aperto da qualche parte una discussione sul significato dei nick...




Avevo letto, il post, ma il mio esame di coscienza risale, in giorno non sospetti, ancora non avevi illustrato il significato a Rinata. Ciao [SM=g27994]m2:


opljyy
31/01/2005 10:12
 
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Sono Off Topic... ma cosa avevi pensato del mio nick? Mandamelo in privato se vuoi, mi hai incuriosito.
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31/01/2005 10:22
 
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Re:

Scritto da: LupoNero666 29/01/2005 13.51
Ah, dimenticavo, il mio nick ha un significato... leggere per credere! Rinata4 ha aperto da qualche parte una discussione sul significato dei nick...




http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=43257&idd=827
19/02/2005 11:58
 
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Re:

Scritto da: barnabino 29/01/2005 0.07
Cara Topsy,

La parabola di Cristo è da inscrivere nella sua polemica contro la tradizione che aveva ucciso lo spirito della legge. Commentando la domanda dell'uomo versato nella legge: "chi è realmente il mio prossimo?" l'evangelista dice che egli "voleva mostrarsi giusto" (Lc 10,29).

La legge in Levitico diceva chiaramente di amare proprio prossimo come se stessi. Una legge, se ci pensi, rivoluzionaria!

Alcuni ebrei però sostenevano che con l'espressione "prossimo" si dovesse intendere il proprio vicino ovvero solo gli eberi. Non a caso per la sua parabola Gesù sceglie un samaritano, disprezzato dagli ebrei.

Gesù sconvolge questa tradizione facendo capire che il prossimo non è colui che "ci sta" vicino ma piuttosto colui "verso il quale" andiamo vicino.

La TNM, molto letterale, rende la voce attiva del versetto 36 con: "Chi di questi tre ti sembra che si sia reso prossimo all'uomo che cadde fra i ladroni?".

Qui diventa evidente che per Gesù la condizione di "prossimo" è attiva, sono io che devo rendermi prossimo, non dipende dalla condizione (nazionalità, religione, personalità, ecc.. ) dell'altro ma piuttosto da un mio deliberato atto di misericordia. Devo essere io, ci dice Cristo, a prendere l'iniziativa di amare. Solo in questo modo la legge ha davvero un senso.

Ciao [SM=x511460]




"Mi sono fatto il più umile e il più piccolo di tutti, perchè tu potessi con la mia umiliazione vincere la tua superbia", Ancora una volta l'individuo, per la sua educazione fisica, intellettuale, morale e spirituale, deve vivere in società, e questa non può vivere senza autorità. Ma fin dagli inizi i nostri progenitori sono caduti nella tentazione di essere come Dio. Come le cellule del corpo umano, noi dobbiamo formare un corpo solo. Se una cellula vuol fare senza le altre, diventa principio di un brutto male. L'umanità va male perchè tutti vogliono essere come Dio e si credono migliori degli altri.

"Signore, Tu sai che cosa è meglio per me; sia fatto...secondo la tua volontà" Amare significa uniformarci alla volontà della persona amata. Dio ci ama ed ha un piano che desidera attuare su di noi. L'attuazione di questo piano costituirà anche la nostra felicità, la realizzazione di noi stessi. E' nel nostro interesse uniformarci alla divina volontà.


DANAopljyy
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