Con la disassociazione si prende atto che un componente della congregazione ha deciso di vivere in contrasto con precisi principi cristiani.
Prima di arrivare a questo estremo si fanno tutti i tentativi e si ragiona con la persona per indurla a vivere secondo le norme morali del cristianesimo. In tantissimi casi, magrado siano state commesse gravi trasgressioni, questo tentativo è coronato da successo e la disassociazione non viene fatta.
Il provvedimento risulta normalmente più doloroso per chi lo dà che per chi lo riceve.
Se successivamente alla disassociazione, può essere dopo mesi o dopo anni, la persona riprende una vita cristiana, viene riassociata.
Comunque si prende questo provvedimento per aiutare la persona a riflettere sulla gravità del violare le norme divine e per proteggere la congregazione da l'influenza negativa e dal biasimo che comporta il tollerare la presenza di una persona
che segue tale condotta.
Questo provvedimento, come faceva notare Barnabino, non influisce sui rapporti affettivi familiari, sui rapporti di lavoro, su eventuali atti di benignità umana etc.
Purtroppo alcuni disassociati, anche se una minima parte di loro per quel che mi risulta, maturano nel loro animo un grande rancore che li spinge ad ampliare la vera natura della disassociazione.
Francesco
E di sicuro combatteranno contro di te, ma non prevarranno contro di te, poiché ‘io sono con te’, è l’espressione di Geova, ‘per liberarti’”
(Geremia 1:19)