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Solidarietà - Americhe

Ultimo Aggiornamento: 28/07/2008 18:50
29/08/2006 17:42
 
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AMERICA/ECUADOR
AMERICA/ECUADOR - "Con l'amore di Dio trasformiamo l'Ecuador": 1000 giovani universitari parteciperanno alla Missione Ecuador 2006 con attività di evangelizzazione e di assistenza sociale verso quanti hanno maggiori necessità

Quito (Agenzia Fides) - Circa 1.000 giovani universitari parteciperanno dal 1° al 10 settembre ad un'attività di evangelizzazione e di servizio sociale denominata "Missione Ecuador 2006". La Missione è un'iniziativa dell'Università Tecnica di Loja (UTPL) che la realizza per la terza volta consecutiva nel paese. Con questa attività, che è previsto venga svolta per dieci anni consecutivi, l'Università Cattolica di Loja intende creare una coscienza sociale nei giovani latinoamericani, sollecitando la responsabilità di mettere il loro talento e le conoscenze professionali al servizio di coloro che hanno maggiori necessità.
Lo slogan della Missione è "Con l'amore di Dio trasformiamo l'Ecuador" e si ispira all'Enciclica del Santo Padre Benedetto XVI "Deus Caritas est". L’iniziativa è aperta a tutti i giovani Latinoamericani e in generale alle persone che vogliano vivere l'esperienza del dono di sé nell’amore a Cristo. All'edizione del 2005 hanno partecipato, insieme ai missionari ecuadoriani, anche giovani provenienti da Messico, Cile e Perù. In quella occasione 500 giovani hanno visitato 3.840 famiglie per portare loro il messaggio di Cristo oltre ad offrire alcune nozioni di base riguardanti la salute, i diritti umani, l’agricoltura… per cercare di fare fronte alla povertà estrema che colpisce duramente queste zone. Durante la missione 2006 i giovani visiteranno le zone più povere delle 22 province dell'Ecuador.
La Missione Ecuador 2006 è stata lanciata ufficialmente il 12 maggio scorso. Con l'aiuto degli studenti è iniziata allora una campagna di raccolta di alimenti da distribuire durante la missione e si è pregato per la buona riuscita dell’iniziativa tutti i giorni, nella cappella dell'Università.
La Missione nasce nell’ambito dell'Università di Loja, per esaudire il desiderio espresso da molti giovani di realizzare una missione che abbracciasse tutto il territorio nazionale, dopo alcune piccole esperienze locali. Infatti il Dipartimento di Pastorale Universitaria organizzava missioni in varie zone rurali della provincia di Loja e Zamora, che avevano per fine l'evangelizzazione e la promozione umana e sociale. In queste missioni ogni volta erano sempre più numerosi i giovani motivati e desiderosi di condividere questa esperienza, questo ha portato gli organizzatori a progettare una missione a livello nazionale.
In una lettera inviata a tutti i Vescovi dell'Ecuador venne comunicato questo desiderio dei giovani, sollecitando ognuno ad indicare il luogo più appropriato per realizzare la Missione. Vennero coinvolte anche tutte le Università Cattoliche dell'Ecuador ed un gran numero di Università Latinoamericane invitandole a condividere questa esperienza. Il desiderio comune era di portare la Buona Novella nei luoghi più poveri e lontani, oltre a cercare di migliorare la qualità di vita delle persone offrendo loro la possibilità di vivere più degnamente. A questo scopo nell’ambito della Missione vengono realizzati anche diversi progetti professionali ai quali gli universitari, secondo le proprie competenze, si mettono al servizio dei loro fratelli.
29/01/2007 09:26
 
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AMERICA/PARAGUAY - Le forti piogge degli ultimi giorni hanno favorito il proliferare dei mosquitos che provocano la dengue. La Chiesa locale e il governo dell’Argentina hanno inviato aiuti per combattere la malattia in Paraguay
Roma (Agenzia Fides) - Le piogge cadute negli ultimi giorni sulla capitale paraguayana hanno reso difficile l’eliminazione delle acque stagnanti, favorendo il proliferarsi delle zanzare vettori della dengue. Finora sono già morte 2 persone a Formosa, 3 a Corrientes e sono stati registrati migliaia di contagi. Il Ministero della Sanità riporta 700 casi di dengue classica e 4 ricoveri per quella di tipo emorragico.
Per contenere l’epidemia, il governo del Paraguay ha organizzato un gruppo di lavoro volontario, formato da 90 mila funzionari pubblici e insegnanti, per la pulizia dell’area metropolitana di Asunciòn in cui vivono circa 1.5 milioni di persone. Si occuperanno di raccogliere i recipienti dove nascono i mosquitos, puliranno strade, piazze e luoghi pubblici nel paese.
Anche la Chiesa Cattolica è intervenuta nelle campagne di prevenzione invitando parroci e fedeli ad andare per le strade a collaborare alla pulizia delle strade.
Notevole l’intervenuto del Ministero della Salute argentino che ha inviato una equipe di professionisti, insetticidi, materiale di laboratorio, macchine e operai in diverse zone di confine con il Paraguay, nella zona di Asunción. Sono state intensificate le campagne di prevenzione e allerta per la popolazione sulle precauzioni da prendere per ridurre il rischio di contrarre la malattia.
L’allarme locale è stato diffuso anche in seguito alla segnalazione della malattia tra gli abitanti di Ciudad del Este, in Paraguay, dove il comune ha dichiarato lo stato di emergenza distrettuale insieme alle autorità sanitarie e municipali di Foz de Yguazú, Brasile. In questa zona, si contano già 6 casi confermati, tutti del tipo classico, oltre a centinaia di casi sospetti. Nel corso del mese di gennaio sono stati registrati 10 casi di dengue in Argentina, importati da Paraguay e Bolivia.

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



19/02/2007 13:57
 
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AMERICA - Ogni anno muoiono 600.000 bambini a causa del rotavirus, l’80% di questi nei paesi in via di sviluppo
San José (Agenzia Fides) - Il rotavirus, virus che produce vomito e diarrea, è la causa della morte di oltre 600.000 bambini all’anno in tutto il mondo, l’80% delle quali avviene nei paesi in via di sviluppo.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute il virus si sta estendendo in tutto il pianeta e contagia persone di ogni età, ma sono i bambini con meno di sei mesi e che vivono nei paesi poveri quelli che corrono il rischio maggiore di morire per episodi gravi di gastroenteriti (vomito e diarrea).
Solo in America latina, l’OMS ha calcolato che il rotavirus causa la morte di oltre 15.000 bambini all’anno, oltre 170.000 ricoveri, due milioni di consultazioni mediche e 10 milioni di casi riscontrati nelle abitazioni.
A livello mondiale, le statistiche riportano 600.000 morti all’anno, due milioni di ricoveri, 25 milioni di consultazioni mediche e 111 milioni di casi nelle abitazioni.
Per anni i medici hanno insistito sul fatto che la migliore arma per combattere il virus è l’igiene, tuttavia è stato dimostrato che anche nei paesi più sviluppati e con condizioni sanitarie eccellenti si registrano casi.
Secondo gli esperti, il rischio principale di complicazioni lo corrono i neonati con meno di sei mesi, poiché il primo contagio è quello che produce i sintomi più gravi, che potrebbero compromettere anche la vita dei bambini.
In Guatemala, ad esempio, l’anno scorso in una epidemia di rotavirus si sono ammalati 40.000 bambini e ne sono morti 50.
Il virus, che attacca le pareti interne dell’intestino tenue, si trasmette da persona a persona per via fecale-orale, ma il vero problema è che le misure igieniche di base non evitano del tutto il
contagio. Si tratta di un virus molto resistente che sopravvive ore e fino ad una settimana nelle feci umane.
Un altro fattore che rende difficile il controllo di questa malattia è che molte persone, in particolare adulti, possono essere portatori asintomatici del virus, e di conseguenza trasmetterlo a molti altri senza accorgersene.
Non esiste ancora un trattamento efficace, l’unico è mantenere il paziente idratato fino a quando il virus non viene espulso nelle feci.
In molti paesi come Messico, Venezuela, Brasile, Panama e El Salvador, un maggior controllo delle misure igieniche e di vaccinazioni rientrano già nei programmi di immunizzazione pubblica.
19/02/2007 18:47
 
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AMERICA/CANADA - Delegazione della Conferenza Episcopale Canadese in visita in Indonesia per un sopralluogo ai lavori di ricostruzione dopo lo tsunami
Montreal (Agenzia Fides) - Una delegazione della Commissione Sviluppo e Pace della Conferenza Episcopale Canadese composta da sei membri sta compiendo una visita in Indonesia per un sopralluogo circa i programmi di ricostruzione stabiliti dalla Commissione nel dicembre 2004, subito dopo lo tsunami che colpì il sudest asiatico.
La delegazione è composta da Hélène Trépanier (Presidente nazionale), Tom Hardjowirogo (membro del National Council and Chair of the Asia Program Committee) e Michael Casey (Direttore Esecutivo), inoltre dai seguenti rappresentanti della Conferenza Episcopale Canadese (CECC): Mons. André Gaumond, Arcivescovo di Sherbrooke e Presidente della CECC, Mons. James Weisgerber, Arcivescovo di Winnipeg e Vicepresidente della CECC, e Mons. Mario Paquette, P.H, Segretario Generale. La delegazione è arrivata a Giakarta domenica 18 febbraio. Il giorno 21 si recherà a Medan per visitare l'area di Banda Aceh, che ha sofferto gli effetti devastanti dello tsunami. La delegazione rientrerà in Canada il 26 febbraio.
A Banda Aceh la delegazione verificherà il progetto di ricostruzione realizzato in collaborazione con UPLINK (Urban Poor Linkage) che ha già costruito 3000 case e ne ha altre 800 in fase di costruzione. Il giorno 21, mercoledì delle Ceneri, la delegazione parteciperà alla Santa Messa per l'inizio della Quaresima presieduta da Mons. Alfred Gonti Pius Datubara, Arcivescovo di Medan, e da Mons. Anicetus Bongsu Anotnius, Coadiutore, per mettere in risalto la Campagna che Sviluppo e Pace lancia tutti gli anni durante la Quaresima.
A Giakarta la delegazione parteciperà ad un incontro cui saranno presenti l'Ambasciatore del Canada in Indonesia, John T. Holmes, i rappresentanti di CIDA (Canadian International Development Agency), i membri di Karina (Caritas Indonesia), il Cardinale Julius Riyadi Darmaatmadja ed altri membri della Conferenza dei Vescovi cattolici dell'Indonesia. Questa riunione rafforzerà i legami tra la Chiesa Cattolica dell'Indonesia e quella del Canada.
22/07/2007 09:57
 
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AMERICA
AMERICA/BOLIVIA - I Vescovi chiedono che la nuova Costituzione rispetti e riconosca valori, principi e diritti universalmente accettati e condivisi dalla maggioranza della popolazione. Nuovo appello per la “Giornata di Preghiera per il Paese” il 27 luglio
La Paz (Agenzia Fides) - "In questo momento particolare della storia boliviana, di ricerca e di nuovi orizzonti per lo Stato e per la società, noi Pastori della Chiesa cattolica lanciamo un appello a tutto il Popolo di Dio a condividere il mandato del Signore: 'Voi siete la luce del mondo' ": così i Vescovi della Bolivia iniziano il loro Messaggio al Popolo di Dio dal titolo “Crediamo e speriamo!”. I Vescovi rivolgono nuovamente un invito a tutti perchè partecipino alla Giornata di preghiera per il paese il 27 luglio prossimo, in quanto i nuovi “segni dei tempi” in Bolivia hanno bisogno della luce di Gesù Cristo perchè i Vescovi sappiano prendere decisioni "nella libertà e nella responsabilità che ci compete" e portare così "il nostro popolo ad avere, in Gesù Cristo, vita e vita in pienezza". Quindi ricordano che la dignità umana deve essere "la fonte di ispirazione per definire diritti e doveri fondamentali, il bene comune ed il destino universale dei beni, i principi dell'organizzazione economica, la sussidiarietà e la partecipazione come criteri del sistema politico, la solidarietà e la solidità morale della società, nella quale tutti siano davvero responsabili di tutti".
I Vescovi tornano a chiedere che l'Assemblea Costituente riconosca le loro proposte, presentate in dieci punti fondamentali: la realtà religiosa del popolo boliviano; il diritto alla libertà religiosa; il diritto dell'educazione come bene pubblico; il diritto dei genitori a scegliere l'educazione dei figli; l'educazione pubblica e privata; l'educazione religiosa come parte dell'educazione integrale; riconoscimento della Chiesa cattolica come realtà collettiva di diritto pubblico; il dovere dello Stato di proteggere il matrimonio, la famiglia e la maternità; il matrimonio fondato sull'unione di un uomo e una donna; il diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale. "Con queste proposte - affermano i Vescovi - stiamo chiedendo il rispetto e il riconoscimento di valori, principi e diritti accettati e condivisi dalla maggioranza del popolo boliviano".
Inoltre i Vescovi auspicano che, in questo momento delicato, tutti i boliviani prendano coscienza dei propri valori cristiani e della loro identità ecclesiale, del diritto e dovere di partecipare alla costruzione di una società basata sui valori e sui diritti umani e cristiani, inoltre sappiano discernere criticamente proposte e decisioni dell'Assemblea Costituente alla luce del Vangelo, sappiano ricorrere sempre al dialogo e alla preghiera per farsi ascoltare, evitando la tentazione dello scontro, difendano la dignità umana, la libertà, la giustizia sociale, per fare della Bolivia “una patria dove non ci siano padroni né sfruttatori”.
Per raggiungere questo obiettivo, i Vescovi fanno ricorso alla forza del dialogo, presentandosi varie volte nelle Commissioni dell'Assemblea Costituente per esporre gli articoli ed i fondamenti della loro proposta. "Ma diventa necessario ricorrere anche alla forza della preghiera come ci insegna Gesù", perciò invitano tutti a partecipare alla "Giornata di Preghiera" che avrà luogo venerdì 27 luglio: "In quel giorno le nostre cappelle, parrocchie, tempi, scuole, centri ed altri luoghi saranno spazi di incontro per i cristiani che pregano, riflettono ed implorano il Dio della Vita".
22/08/2007 14:19
 
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milione di euro
21/08/2007 14.48.18



La CEI stanzia un milione di euro per le popolazioni del Perù colpite dal sisma








La Conferenza episcopale italiana (CEI) ha stanziato un milione di euro, dai fondi derivanti dall'otto per mille, per far fronte all'emergenza e ai bisogni della popolazione del Perù meridionale, colpita dal sisma dello scorso 15 agosto. “La Chiesa italiana – dichiara la CEI in una nota - esprime vicinanza e solidarietà alle popolazioni del Perù, che nei giorni scorsi sono state colpite dal drammatico terremoto”. Intanto, l’Ambasciata del Perù presso la Santa Sede ha annunciato per giovedì alle ore 19.00, nella Basilica romana di San Camillo de Lellis, in via Sallustiana, una Messa in memoria delle vittime del terremoto. La celebrazione sarà presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione dei Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. L’ultimo bilancio del sisma, dell’ottavo grado della scala Richter, è di oltre 540 morti, 34 mila case distrutte e circa 1.600 feriti. Le fattorie dell’area colpita sono devastate, le imbarcazioni dei pescatori sono andate perdute e l’interruzione della distribuzione di acqua minaccia allevamenti e raccolti. (V.F.)

06/10/2007 11:31
 
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AMERICA/MESSICO - Domenica 7 ottobre parte dalla Basilica di Guadalupe la “Torcia Guadalupana”, per portare un messaggio di speranza e di amore a tutti gli emigrati lontani dalla patria e dalla famiglia
Città del Messico (Agenzia Fides) - Domenica prossima, 7 ottobre, festa di Nostra Signora del Rosario, dal Santuario della Basilica di Guadalupe partirà alle ore 6 della mattina, la Torcia Guadalupana 2007, per dirirgersi verso New York, dove arriverà il prossimo 12 dicembre, festa della Vergine di Guadalupe. La presenza di oltre 25 milioni di messicani e dei loro discendenti negli Stati Uniti fa sì che il 12 dicembre sia una data sempre più importante anche in questo paese.
La marcia della Torcia Guadalupana è una tradizione religiosa molto radicata tra gli immigrati messicani, soprattutto giovani. Attualmente migliaia di corridori partecipano a questa corsa, con grande sforzo e coraggio, da Città del Messico fino a New York: si tratta di un vero pellegrinaggio, una marcia per la dignità dei popoli che si sentono emarginati.
La corsa ha un messaggio eminentemente religioso, perché rappresenta l'importanza della Vergine di Guadalupe per gli emigrati latinoamericani, specialmente messicani: come la luce di una torcia la Vergine continua ad illuminare e sostenere la vita quotidiana nella loro difficile condizione di emigrati. È stata quella fede che ha dato loro la forza di attraversare le frontiere e vincere tutte le difficoltà che gli si sono presentate come immigrati. "La corsa è dunque - spiegano gli organizzatori - una dimostrazione di gratitudine alla Vergine per la sua presenza affettuosa nel nostro percorso di emigrazione ed immigrazione. In ogni corsa rinnoviamo la nostra devozione verso di Lei, la nostra Regina e Madre, e ci trasformiamo in messaggeri che cercano di rafforzare le nostre Chiese con l’aiuto di tutti gli immigrati di tutte le nazionalità". Inoltre ogni corridore si trasforma in messaggero dell'unità tra le famiglie che si sentono divise dalle frontiere. Ogni corsa rinforza il desiderio di mantenersi saldi durante il tragitto, nonostante le difficoltà che si presentano.
La corsa della Torcia Guadalupana è possibile grazie all'appoggio di numerose organizzazioni non governative, gruppi di immigrati, dipartimenti della polizia locali, statali e federali, oltre a numerose istituzioni ecclesiali, parrocchie e diocesi.
25/10/2007 11:29
 
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AMERICA/EQUADOR - Un gruppo di medici nordamericani in aiuto dei poveri della Fondazione “Hogar”
Cuenca (Agenzia Fides) - Un gruppo di medici nordamericani si è impegnatoper dare assistenza alle persone più bisognose della Fondazione “Hogar” in Equador, a Cuenca.
All’iniziativa hanno preso parte un cardiologo, un pediatra, medici generici, infermieri e personale di sostegno: in tutto 13 persone che saranno impegnate fino all’ultima giornata, in programma per il 25 ottobre. L’aspettativa è di curare una media di 1.500 persone in quattro giorni. Oltre alle cure i pazienti riceveranno anche i farmaci.
Si tratta della tredicesima giornata continua che si realizza a Cuenca, a favore delle persone con scarse risorse economiche. "Desideriamo che i poveri migliorino le proprie condizioni di salute grazie ad una assistenza degna e qualificata”, ha detto la direttrice della Fondazione.
Cuenca non è l’unica città che si avvale di questa iniziativa, ci sono anche, Manta, Guayaquil, Quito tra le altre. Il gruppo realizza in Equador almeno sette giornate mediche all’anno.
La risposta della popolazione è alta, almeno 300 appuntamenti al giorno. Le patologie più comuni sono: pressione alta, diabete, obesità, malattie respiratorie.
Durante la giornata i medici visitano varie comunità contadine, per assistere i malati e fare prevenzione.
Il gruppo è formato da medici che dedicano parte del loro tempo e delle loro risorse ad aiutare i più svantaggiati. I primi sono arrivati in Equador 19 anni fa, con l’obiettivo di intraprendere un progetto di aiuti sociali e creare una chiesa. Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti.
I medici provenienti dall’estero contano quasi sempre sull’appoggio di altri medici e ospedali locali, con i quali coordinano in particolare l’attenzione alle comunità.
29/11/2007 14:18
 
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AMERICA/BOLIVIA - Mentre cresce la tensione nel paese, la Chiesa cattolica indice una Campagna nazionale di preghiera “Per la vita e la riconciliazione dei boliviani”
La Paz (Agenzia Fides) - La tensione tra Governo e opposizione in Bolivia è cresciuta per lo sciopero indetto in sei delle nove regioni del paese, e per uno sciopero della fame da lunedì contro il Presidente della nazione. Scontri si sono verificati a Cochabamba ed a Santa Cruz, dove gruppi di protestanti hanno aggredito i commercianti che tenevano aperti alcuni negozi nonostante lo sciopero. Gli ambasciatori dei paesi dell'Unione Europea (UE) si riuniranno oggi, giovedì 29 novembre, con il Presidente boliviano per esortarlo a rispettare la legalità ed i principi democratici, e ad esprimere il proprio dolore per i "tragici avvenimenti" di Sucre, secondo quanto hanno affermato fonti diplomatiche.
Davanti alla gravità dei fatti, la Chiesa cattolica della Bolivia sta promuovendo una Campagna nazionale di preghiera "Per la vita e la riconciliazione dei boliviani". Nella Campagna si invitano cattolici e non cattolici ad unirsi al “minuto di preghiera” venerdì 30 novembre, a mezzogiorno. Si chiede che in quel momento, ciascuno dove si trova (in casa, in ufficio o per strada) preghi ringraziando Dio per il dono della vita e chiedendo la riconciliazione in Bolivia. Inoltre domenica 2 dicembre si invitano i cattolici a partecipare nelle proprie parrocchie alla Santa Messa che si celebrerà con questa intenzione. Tra le intenzioni, si invita a pregare per il dono della pace duratura, per saper accogliere e rispettare il dono della vita, per chiedere la riconciliazione e l'unità dei boliviani, per agire con responsabilità e nel dialogo sincero. La Chiesa è impegnata a diffondere l’iniziativa per ottenere la maggiore partecipazione possibile.
07/02/2008 21:32
 
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La storia di William Wasson è la storia di un uomo come noi che è diventato grande per aver scelto di servire i più piccoli tra i piccoli, i bambini orfani e abbandonati in un paese tra i più poveri nel mondo: l’America Latina.

Nato il 21 dicembre 1923 a Phoenix, in Arizona (U.S.A.), fu allievo del Benedectine College di Conception, nel Missouri, conseguì un master in legge e scienze sociali alla San Luis Rey University di Santa Barbara, California. Fin da giovane mostrava una particolare sensibilità verso il prossimo che non era mai sfociata nel sacerdozio a causa della sua instabile salute che, per la Chiesa, ne costituiva impedimento. William Wasson trasferì allora la sua vocazione nell’azione: così dedicò molto tempo della sua professione al recupero dei giovani criminali in carcere.

Nel 1949, in Messico per un periodo di convalescenza, rimase talmente colpito dalla povertà dei luoghi che decise di fermarsi, imparando ad amare e a conoscere il popolo messicano e la sua terra. E proprio in Messico, nel maggio del 1953, il settimo vescovo di Cuernavaca, lo ordinò sacerdote e lo assegnò alla Parrocchia del distretto di Tepetates, il più povero di Cuernavaca, dove immediatamente istituì una mensa per i bambini più poveri. Nell’agosto del 1954, ottenne dal giudice la tutela di un bambino per il quale era stato chiamato a firmare la condanna perché colto a rubare nella sua parrocchia. Con lui gli furono affidati anche gli altri otto bambini rinchiusi nella stessa cella e così cominciò la storia di Nuestros Pequeños Hermanos (I nostri piccoli fratelli e sorelle).

Nel 1974 fu rivestito del saio Francescano Honoris Causa, per il suo impegno umanitario in favore dei più poveri tra i poveri, e nel 1981 fu insignito del Franciscan International Award dall’Ordine Francescano per “il suo amorevole, generoso e ardente servizio agli orfani, riscattati dal degrado della povertà e portati ad una consapevolezza del rispetto di se stessi e della comunità”. Nel 1977 ebbe il premio nazionale messicano Luis Elizondo Humanitarian Award in Monterrey, per il contributo eccezionale di N.P.H. ai bambini del Messico.

Nel 1989 Padre Wasson celebrò il trentacinquesimo anniversario di N.P.H. ricevendo speciali messaggi di congratulazioni da parte di Giovanni Paolo II, George Bush, Madre Teresa di Calcutta e molti altri. Lo stesso anno il Messico gli conferì l’Order of the Aztec Eagle, la più alta onorificenza che sia stata mai concessa ad un non messicano, per aver salvato migliaia di bambini orfani e abbandonati. Nel 1996 il Governo dello Stato di Morelos (Messico) gli conferì l’”Excelence Humanitarian Award” per l’eccezionale servizio reso da N.P.H. e nel novembre 1997 il Caring Institute di Washington D.C. premiò Padre Wasson come una delle dieci persone più caritatevoli in America consegnandogli il National Caring Award.

Di anno in anno migliaia e migliaia di bambini hanno imparato a chiamare quest’uomo “padre” e a vivere nella famiglia di NPH protetti dal suo amore e dalla sua guida. Gli orfanotrofi costruiti in tutta l’America Latina sono la sua casa e dal 1954 continua instancabile la sua missione di padre di tanti bambini.
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