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Cattolica/Emergency/Amnesty/Unicef

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2008 18:39
22/08/2007 13:26
 
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(Upuaut), 17/06/2007 18.30:

Il Vaticano smetterà di finanziare Amnesty
Il cardinale Martino: «Siamo profondamente rammaricati ma l'organizzazione è a favore dell'aborto»


ROMA - Il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, ha annunciato che la Santa Sede smetterà di finanziarie l'organizzazione Amnesty International a causa della sua posizione antiabortista. La notizia è arrivata da Radio Vaticana, che ha citato un'intervista del cardinale al National catholic register. Il cardinale Martino ha espresso profondo rammarico per la presa di posizione abortista di Amnesty International, sottolineando che schierarsi per la depenalizzazione dell'interruzione volontaria della gravidanza rappresenta un tradimento delle finalità istituzionali della stessa organizzazione. Conseguenza inevitabile di tale decisione, spiega il porporato, sarà la sospensione di ogni finanziamento ad Amnesty da parte delle organizzazioni cattoliche. Il presidente di Giustizia e pace ribadisce che non esiste un diritto di aborto internazionalmente riconosciuto, come si deduce dalla Conferenza Onu del Cairo sulla popolazione. È in tale occasione, viene ricordato, che è stato escluso l'aborto come mezzo lecito di controllo delle nascite. La delegazione della Santa Sede in quella occasione era guidata proprio da Martino (allora arcivescovo) all'epoca Osservatore permanente della Santa Sede presso l'ufficio Onu di New York.
«CULTURA DI MORTE» - «Le lobby abortiste - prosegue il cardinale Martino nell'intervista al National catholic Register - stanno continuando la loro propaganda, che si inquadra in quella che Giovanni Paolo II chiamava la cultura di morte. È estremamente grave, avverte il porporato, che una benemerita organizzazione come Amnesty International si pieghi ora alle pressioni di tali lobby. Si rammenta che tale svolta è stata esortata da parte di alcune sedi nazionali di Amnesty». Di qui, la necessità, per il cardinale Martino, di «intensificare l'impegno dei cattolici, ma anche di ogni persona di buona volontà, in difesa del diritto alla vita di tutti i nascituri, senza impossibili distinzioni tra casi in cui l'uccisione del bimbo nel seno materno sarebbe giusta e altri ingiusta. La soppressione volontaria di ogni vita umana innocente - ha ribadito il capodicastero vaticano - è sempre un delitto e mina alle basi il bene comune della famiglia umana».
AMNESTY REPLICA - La risposta di Amnesty non si è fatta attendere. «Non abbiamo mai ricevuto finanziamenti dal Vaticano o da organizzazioni che dipendono dalla Chiesa Cattolica», ha precisato la sezione italiana di Amnesty International. L'organizzazione ricorda che l'articolo uno del suo Statuto internazionale prevede che Amnesty sia «indipendente da governi, partiti politici, chiese, confessioni religiose, organizzazioni, enti e gruppi di qualsiasi genere e svolge la propria attività prescindendo da ogni tendenza a loro propria». Rispetto poi alle altre affermazioni del cardinale Martino, Amnesty International precisa che «nell'aprile 2007 ha adottato una propria policy su alcuni specifici aspetti riguardanti l'aborto. Questa policy ha avuto origine nel contesto della campagna 'Mai più violenza sulle donne', che ha messo in luce la drammatica realtà di donne e bambine vittime di violenza sessuale e che subiscono ancora oggi le conseguenze della violazione dei loro diritti sessuali e riproduttivi». La sua adozione è stata preceduta da una lunga consultazione - ha precisato l'organizzazione - tra sezioni nazionali, gruppi e soci.





Un vescovo inglese lascia Amnesty International dopo 30 anni di attività in seguito alla svolta abortista dell'organizzazione








Dal mondo cattolico, ma anche da vari ambiti della società civile, continuano ad arrivare ferme critiche alla decisione, presa da Amnesty International, di inserire tra i diritti umani l’interruzione di gravidanza in caso di violenza sessuale. Amnesty, fondata nel 1961 dall’avvocato inglese Peter Benenson, un anglicano convertito al cattolicesimo, ha ratificato la decisione sull’aborto venerdì scorso durante la sua 28.ma Assemblea generale tenutasi in Messico. La presa di posizione è stata accompagnata da forti polemiche anche all’interno dell'organizzazione umanitaria. Sulla svolta di Amnesty ascoltiamo, al microfono di Lydia O’Kane, il vescovo di East Anglia, mons. Michael Charles Evans, che ha deciso di lasciare l'organizzazione dopo oltre tre decenni di impegno attivo:


R. – I’ve been involved in Amnesty...
Ho lavorato con Amnesty per 31 anni e ho cercato di incoraggiare i cattolici delle parrocchie e delle scuole ad associarsi e a coinvolgere anche altre persone. E’, quindi, una cosa molto triste, perché sono appassionato al lavoro di Amnesty. E’ un’organizzazione meravigliosa che fa un grande lavoro e che ha lavorato con la Chiesa cattolica nel passato. Doverla lasciare è quindi molto triste.


D. – La Chiesa cattolica sostiene completamente l'impegno contro la violenza che colpisce le donne ma ora c'è questa decisione sull'aborto...


R. – That's right. Amnesty at the moment...
Infatti, Amnesty al momento ha una campagna molto importante volta a fermare la violenza contro le donne e dobbiamo sostenerla interamente. Penso che i cattolici debbano fare ancora di più per sostenere le donne che hanno subito stupri o altri tipi di violenze sessuali o ogni tipo di violenza. Dobbiamo vedere se noi, comunità cattolica, stiamo seriamente facendo abbastanza per aiutarle. Ma il modo per aiutare le donne che sono state stuprate non è quello di operare altra violenza contro il bambino dentro di loro. Uno dei diritti umani fondamentali è proprio il diritto alla vita.


D. – Il fondatore di Amnesty era un cattolico: e laici e cattolici finora condividevano lo stesso impegno. Oggi, pensa che questa decisione possa dividere i membri dell'organizzazione?


R. – That was one of my great fear...
Questa è stata una delle mie più grandi paure all’inizio, perché riguardo all’aborto i membri di Amnesty hanno punti di vista diversi. Dovrebbe essere ovvio per loro che se proseguiranno su questa strada, divideranno i membri al loro interno e mineranno il loro lavoro. Questa è la mia paura ed anche una preoccupazione etica. Nel Regno Unito, per esempio, nell'assemblea generale in aprile, solo una parte dei membri ha votato per questa normativa, ma la stragrande maggioranza ha votato per cercare di mantenere la situazione così com'era e non muoversi verso questa direzione. Quindi, le divisioni esistono anche qui in Inghilterra e non solo nel resto del mondo.


D. – Perchè, dunque, Amnesty ha preso questa decisione, visto che molti membri sono cattolici e con questa decisione molti di loro potrebbero lasciarla?


R. – Well, those questions you have to ask…
Dovrebbe fare queste domande ad Amnesty. Il sospetto è che ci siano delle persone all’interno di Amnesty, in particolare in questo Paese e negli Stati Uniti, che formano una lobby molto forte perché venga riconosciuto l’aborto a livello internazionale. Al momento, secondo la legge internazionale, non esiste un diritto all’aborto e loro vogliono che venga invece riconosciuto come diritto universale.


D. – Lei rimane comunque impegnato a difendere il mandato originale di Amnesty in difesa dei diritti umani e contro ogni violazione della dignità dell'uomo. Lei, dunque, continuerà a difendere tutte ciò che condivide con Amnesty...


R. – Very much so...
Sì, proprio così, sto cercando di trovare la via per farlo e penso anche che le organizzazioni cattoliche debbano pensare a come lavorare con organizzazioni di cui non condividono interamente i principi. Nella società capita spesso di collaborare e cooperare con organizzazioni con le quali non si condividono molti aspetti del loro lavoro. Dobbiamo rendere chiaro che non li condividiamo, ma dobbiamo anche trovare una via per lavorare insieme. Non so ancora il modo, ma dobbiamo pensare in modo creativo a tutto questo.




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