Justee
00lunedì 11 ottobre 2004 09:03
Ciao Alenis , scusa il ritardo nella risposta alla tua domanda non abbiamo ancora un esperto in Greco , la traduzione credo sia fondamentale come è fondamentale il contesto
ora tu dici
perchè nel versetto biblico di Giovanni 1,1
quando dice :"...e Dio era la parola..."
è sbagliato tradurre con "...un dio era la parola..."?
grazie
alenis
digilander.libero.it/domingo7/GIOVANNI%201,1.htm[=URL]La parola
LA PAROLA ERA DIO
(GIOVANNI 1,1)
In Giovanni 1,1 il titolo di Dio è chiaramente riferito alla Parola. Il fatto che ?e?? (Theos) sia privo di articolo non sembra indebolire il titolo di "Dio" né pare sufficiente a rendere indeterminato o qualitativo il complemento (Dio) rispetto al soggetto (la Parola) [1]. Vediamo di capire.
Il monoteismo ebraico
Theos e l'articolo
La regola di Colwell
La parola era divina
Le riflessioni di P. Harner
Le riflessioni di D. Wallace
Le riflessioni di D. Hartley
Alcune versioni in lingua italiana
Alcune versioni in lingua inglese
Theos e l'articolo
Esistono casi in cui Theos (Dio) è riferito al Figlio e porta l'articolo (Matteo 1,23; Giovanni 20,28; Romani 9,5; Tito 2,13; Ebrei 1,8; 1 Giovanni 5,20) e casi in cui Theos (Dio) è riferito al Padre e non ha l'articolo (Giovanni 1,12; Giovanni 1,18; Romani 8,33 e 2 Corinzi 1,3). Si noti, ad esempio, come nel versetto 2 Corinzi 1,3 il Padre è chiamato Dio una volta con l'articolo (o Theos) e una volta senza articolo (Theos).
Il soggetto (Logos) ha l'articolo. Se avesse l'articolo pure il complemento (Theos) non si capirebbe più chi è soggetto e chi è complemento: soggetto e complemento sarebbero così intercambiabili. La frase potrebbe allora correttamente tradursi in due modi: "la Parola era Dio" oppure "Dio era la Parola", risultando indeterminata. In 2 Corinzi 3,17, ad esempio, l'articolo è presente sia per il soggetto che per il complemento con il risultato che non si capisce chi è il soggetto e chi è il complemento. La frase può quindi essere tradotta in due modi: "il Signore è lo Spirito" oppure "lo Spirito è il Signore". Un altro caso indeterminato è 1 Giovanni 3,4 dove l'articolo è presente sia per il soggetto che per il complemento e la frase può essere legittimamente tradotta "il peccato è violazione della legge" oppure "la violazione della legge è peccato".
La regola di Colwell
La struttura della seconda parte di Giovanni 1,1 è: "?a? ?e?? ?? ? ?????" (kai theos en ho logos) cioè "e Dio era la Parola". Un noto studioso [4] del greco koiné ha mostrato come, quasi sempre, nel Nuovo Testamento, "un predicato nominale determinato tende a perdere l'articolo quando precede il verbo essere, mentre tende a prendere l'articolo quando segue il verbo".
Le riflessioni di Harner
Harner [8] notò come l’inserimento di un predicato nominale prima del verbo ha spesso la funzione primaria di esprimere la natura ed il carattere del soggetto, con una valenza qualitativa e/o enfatica e senza particolare relazione con la determinatezza o l’indeterminatezza del predicato nominale stesso.
A tal proposito, partendo da Marco 15,39 e da Giovanni 1,1, egli esaminò un gran numero di versetti contenuti nei vangeli di Marco e Giovanni, trovando numerosi esempi in cui la costruzione predicato nominale + verbo sembrava rispondere ad esigenze di qualitative o enfatiche: in alcuni casi il predicato nominale sembrava chiaramente determinato, mentre in altri pareva indeterminato. Per Marco 15:39 egli suppose che il predicato nominale ?e?? posto prima del verbo e contenuto nella famosa affermazione del centurione ai piedi della croce (veramente quest’uomo era figlio di Dio) avesse una valenza determinata, qualitativa ed enfatica. Per Giovanni 1,1 Harner ipotizzò invece che il predicato nominale ?e?? avesse natura qualitativa ed indeterminata, senza però fornire alcuna prova definitiva a sostegno delle proprie affermazioni. Harner affermò comunque che la Parola aveva qualità divina in senso jahvista e non vaghi attributi divini in senso angelico-elohista. Prova di ciò è il fatto che, nello stesso lavoro, egli analizzò ben cinque modi con cui l’apostolo Giovanni avrebbe potuto scrivere la frase “la Parola era Dio” e cioè:
Le riflessioni di Wallace
Dello stesso avviso di Harner è anche Daniel Wallace che interpreta theos in senso qualitativo [9], nella convinzione che Giovanni 1,1 sottolinei la natura divina del Verbo, piuttosto che la sua identità con il Padre. Wallace è convinto che la presenza dell’articolo davanti a theos avrebbe condotto ad interpretazioni devianti, sostanzialmente simili a quelle raggiunte dall’eresia modalista nel III° secolo dopo Cristo. Secondo tale eresia, sostenuta dal teologo africano Sabellio e dagli eretici Prassea e Noeto, le persone della trinità non sarebbero reali e distinte ma rappresenterebbero solo tre modi diversi di apparire di un unico Dio. Grazie a Tertulliano l’eresia modalista è anche conosciuta come “patripassianismo” perché, facendo confusione tra le persone divine, finisce per attribuire anche al Padre le sofferenze del Figlio.
Le riflessioni di Hartley
La valenza qualitativa dei predicati nominali è stata attentamente analizzata da D. Hartley, ricercatore presso la facoltà teologica evangelica di Dallas nel Texas, nella sua tesi di dottorato[10]. Il primo stadio dell’imponente lavoro è stato quello di separare i “nomi di massa” dai “nomi numerabili”: i primi (ad esempio: il sole, la luna, la carne, il sangue, l’oro, l’argento, l’aria, l’acqua, il latte, la bontà, la cattiveria, la bellezza, la musica, il teatro, la filosofia, la pittura …..) sono sostantivi spesso espressi al singolare, difficilmente pluralizzabili (senza stravolgerne il significato) e quasi sempre riferiti ad una certa quantità non definibile. I secondi (ad esempio: dio, re, uomo, donna, profeta, sacerdote, gatto, cane, lupo, leone, …) si riferiscono invece a qualcosa o a qualcuno che può essere numerato e contato e risultano pertanto facilmente pluralizzabili.
I nomi numerabili possono essere usati in senso definito, indefinito, qualitativo puro, qualitativo-definito e qualitativo-indefinito. Secondo Hartley, un sostantivo (come theos) può quindi avere valenza qualitativa, senza mostrare per forza carattere definito o indefinito: la categoria qualitativa prescinderebbe insomma dalla determinatezza e dall’indeterminatezza dei sostantivi e potrebbe essere validamente applicata sia ai “nomi numerabili” sia ai “nomi di massa”.
Un’analisi statistica, condotta sui predicati nominali privi di articolo contenuti nel Vangelo di Giovanni, è stata inserita da Hartley nella sua tesi di dottorato e mostra come nel 72% dei casi il predicato nominale privo di articolo preceda il verbo “essere” e solo nel restante 28% sia post-copulativo. Il 55% dei predicati nominali pre-copulativi avrebbe poi valenza “qualitativa pura”, l’11% sarebbe chiaramente “definito”, il 17% risulterebbe “indefinito” ed solo il 17% avrebbe caratteristiche “qualitative-indefinite”.
Hartley conclude il lavoro avanzando l’ipotesi che, in Giovanni 1.1, ?e?? abbia valenza “qualitativa pura”, nel senso che il Figlio, pur essendo distinto dal Padre, possieda la stessa natura divina.
Nota alcuni vocaboli non si capiscono perch non abbiamo il font greco
spero che approfondirai guardando il link che ti ho postato (magari gi lo conosci)
[Modificato da Justee 11/10/2004 9.07]