Antichi deliri filologici della WTS

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Polymetis
00giovedì 20 aprile 2006 23:41
Chi ha scritto il Pentateuco?

Dal Paradiso perduto al Paradiso riconquistato, 1959, pp. 64-65

p. 64… …
Mosè scrisse più che leggi comunicategli da Dio sul monte Sinai. Mosè scrisse come Dio creò o fece i cieli stellati e la terra. Scrisse come Dio fece gli oceani e l’asciutto, come Dio fece crescere sulla terra le piante e come fece anche gli animali perché vivessero sulla terra. Mosè narrò pure come Dio fece il primo uomo e la prima donna. Mosè non vide queste cose mentre avvenivano; e scrisse molte altre cose che erano accadute molto tempo prima della sua nascita. Come seppe Mosè queste cose accadute molto tempo prima della sua nascita? Il primo uomo, Adamo, sapeva scrivere. Adamo scrisse le cose che Dio gli aveva dette circa la creazione dei cieli e della terra. Adamo chiamò questo suo scritto “storia dei cieli e della terra quando furono creati”. Adamo scrisse inoltre cose che accaddero a lui stesso, a sua moglie Eva e alla sua

p. 65
progenie o figli. Adamo chiamò lo scritto di queste cose “libro della storia di Adamo”. – Genesi 2:4; 5:1
Dopo la composizione di questi scritti e la morte di Adamo, altri uomini scrissero cose che accaddero in seguito. Come aveva fatto Adamo prima di loro, essi scrissero queste cose su tavolette di argilla. Gli uomini conservarono queste tavolette affinché molti anni dopo potessero sapere ciò che era avvenuto prima della loro nascita. Mosè poté leggere ciò che era scritto su queste tavolette, e quando cominciò a scrivere la parte iniziale della Bibbia copiò quello che dicevano queste tavolette. Egli copiò quello che aveva scritto Adamo e quello che avevano scritto altri dopo Adamo. In questo modo Mosè seppe che cosa scrivere nella prima parte della Bibbia intorno alla creazione, al diluvio dei giorni di Noè e a cose riguardanti Abramo, Isacco e Giacobbe. Inoltre, Mosè poté apprendere le cose accadute un centinaio d’anni prima della sua nascita da suo padre Amram. E per tutto il tempo che Mosè scrisse, Geova Dio fece in modo che ciò che scriveva fosse verace.
Quindi, Mosè scrisse naturalmente cose che accaddero durante la sua vita.



Qualificati per essere ministri, 1963

p. 127
… …
Indubbiamente egli diede al perfetto uomo Adamo la capacità e la conoscenza di scrivere. Adamo fu fatto ad immagine di Dio, perfetto in sapienza, e, pertanto, dovette essere in grado di scrivere.
Come Geova Dio non ebbe la necessità d’insegnare ad Adamo il modo di dire la sua prima parola nel giardino di eden, così non è probabile che Geova dovesse mostrargli il modo di scrivere la sua prima parola. Adamo fu creato perfetto e il Creatore pose nella sua costituzione perfette qualità naturali.
… …
Il primo libro scritto da Adamo di cui noi abbiamo notizia si riferiva per lo più alle cose avvenute prima che fosse creato, e, perciò, dovettero essergli narrate da Dio. Questo è il racconto che in seguito fu incluso in Genesi 1:1 – 2:4. le pubblicazioni della Torre di Guardia hanno richiamato l’attenzione sul fatto che la lingua parlata in Eden da Adamo fu quella che poi si chiamò “ebraico”. Sarebbe difficile dire in quale modo Adamo cominciò a scrivere. Noi sappiamo comunque che il modo di scrivere cambiò col passare degli anni, e la sua scrittura non dev’essere stata simile a quella dell’ebraico posteriore, per esempio, dei giorni di Mosè.

p. 128… …
Negli scritti di Adamo, nel secondo libro che egli scrisse, sono menzionati gli avvenimenti suddetti. Infatti, fra gli ultimi avvenimenti che scrisse nella sua storia era l’occupazione di Tubal-cain. Genesi 2:5-5:2, contenente il racconto dello scritto dell’uomo fino al tempo di Tubal-cain e di Seth. Adamo morì poco dopo aver scritto la sua storia, nell’anno 3096 a.C.… …

p. 130
… …
Quindi, al tempo in cui comparve il fedele uomo Noè, gli scritti erano comuni. Che Noè fosse un uomo credente in Geova Dio e nella promessa della Progenie avvenire significa che Noè dovette avere conoscenza. Dove l’acquistò egli? Senza dubbio dalle stesse tavolette scritte da Adamo. Questi scritti della creazione avrebbero interessato grandemente Noè molto probabilmente egli li ebbe nella sua biblioteca quando entrò nell’arca di preservazione. Per Noè fu un compito facile scrivere la propria narrazione degli avvenimenti nei turbolenti giorni del diluvio. Infatti, egli scrisse la storia contenente le informazioni di Genesi 5:3 – 6:9. i figli di Noè fecero la loro parte componendo il racconto del diluvio stesso e delle condizioni di quel tempo. Essi scrissero la storia che fu poi usata in Genesi 6:9 – 10:1.
La nostra considerazione mostra che Geova Dio inventò la scrittura e diede all’uomo la facoltà di scrivere, come gli diede il dono della parola. Geova guidò evidentemente la narrazione degli avvenimenti antidiluviani affinché se ne preservasse il ricordo contro la debolezza della memoria degli uomini imperfetti. Geova Dio, mediante il suo spirito, guidò senza dubbio Noè onde ottenesse queste narrazioni da preservare nell’arca durante il diluvio, perché fossero ulteriormente usate da uomini di fede dopo il diluvio.

p. 132
… …
L’uomo da cui Geova aveva promesso che sarebbe venuta la Progenie di Sem, uno dei figli di Noè. Sem fu un uomo energico che sostenne la pura adorazione di Geova contro la falsa adorazione di Nimrod. Abrahamo poté aver facilmente udito e accettato la difesa della vera adorazione di Geova fatta da Sem. Egli sarebbe il fedele Sem a cui Noè avrebbe dato le tavolette inerenti alla creazione scritte da Adamo e quella scritta da lui, Noè. Con pari facilità Abrahamo e Sem avrebbero potuto fare uno studio delle tavolette d’argilla in quanto agli avvenimenti verificatesi dalla creazione dell’uomo a quel tempo. Ad ogni modo, a causa della

p. 133
sua fede Geova approvò Abrahamo e lo fece uscire da Ur dei Caldei.
Nel 1943 a.C. Abrahamo partì da Ur per il paese di Canaan. Egli portò probabilmente con sé la conoscenza degli scritti antidiluviani tramandata da un superstite del diluvio, Sem. Questi furono lo scritto e la lingua che non erano stati confusi. La scrittura avrebbe potuto essere alfabetica. Gli archeologi hanno definitivamente attribuito l’”invenzione” dell’alfabeto ai popoli semitici, discendenti di Sem.
Teodoro Studita
00venerdì 21 aprile 2006 01:21
Esilarante, certo poi uno pensa a quelli che ci credono e ti cascano le braccia.

il.gabbiano
00venerdì 21 aprile 2006 09:42
Re:

Scritto da: Teodoro Studita 21/04/2006 1.21
Esilarante, certo poi uno pensa a quelli che ci credono e ti cascano le braccia.





E voi stareste meglio in fatto di "Esilarante" e di "quelli che ci credono e ti cascano le braccia"? jyhu

Polymetis
00venerdì 21 aprile 2006 13:51
A giudizio di tutti coloro che di filologia ne capiscono qualcosa la risposta è sì: stiamo decisamente meglio.

Ad maiora
il.gabbiano
00venerdì 21 aprile 2006 15:28
Re:

Scritto da: Polymetis 21/04/2006 13.51
A giudizio di tutti coloro che di filologia ne capiscono qualcosa la risposta è sì: stiamo decisamente meglio.

Ad maiora





Ma cosa capiscono "tutti" questi "coloro" che possa dare risposta certa a domande che implicano decisioni che hanno a che fare con le libertà di scelta e di coscienza dei credenti?

La tua è pura illusione, almeno per ora, e forse per sempre. Ed inoltre cerca di accordarti con quanti, fra i credenti cattolici, sono di parere simile a quello dei TdG e contestano il tuo modo di interpretare certi eventi. Non è la prima volta che emergono dissensi fra voi credenti cattolici.
La filologia NON CENTRA UN EMERITO NULLA CON LA TESI CHE VUOI PORTARE AVANTI. Caso mai potrebbe centare la teologia.
La filologia, è bene che tu lo tenga presente, finora ha dimostrato di dar ragione ad elementi come me.
La filologia vi contesta e vi contraddice in toto.

Tanti saluti.

Il Gabbiano



Polymetis
00venerdì 21 aprile 2006 17:10
“Ma cosa capiscono "tutti" questi "coloro" che possa dare risposta certa a domande che implicano decisioni che hanno a che fare con le libertà di scelta e di coscienza dei credenti?”

Capiscono le conclusioni che la scienza ha fatto loro trarre. La certezza non è di questo mondo né di alcuna scienza. Sebbene però non ci sia la certezza del fatto x, c’è la certezza che non è il fatto y.
Che cos’è il fuoco? La scienza può faticare a trovare una definizione precisa, ma sa già che certamente non è uno dei quattro elementi che compongono l’universo come gli antichi greci pensavano. Per la filologia è più o meno lo stesso.

“La filologia NON CENTRA UN EMERITO NULLA CON LA TESI CHE VUOI PORTARE AVANTI.”

Visto che in questo post sto parlando unicamente di filologia, e cioè di chi abbia scritto il Pentateuco, vorrei tanto sapere a quale mia tesi che non c’entra nulla con la filologia ti riferisci.

“La filologia, è bene che tu lo tenga presente, finora ha dimostrato di dar ragione ad elementi come me.”

Questo può dirlo solo un filologo, non chi non sa neppure l’alfabeto greco e presume d’aver intesto qualcosa della disciplina.

"La filologia vi contesta e vi contraddice in toto."

Senta dottore, quando vedrò i suoi articoli pubblicati sulle riviste di filologia accanto a quelli di Metzger e di Martini ne riparleremo.

Ad maiora
il.gabbiano
00sabato 22 aprile 2006 15:55
Re:

Scritto da: Polymetis 21/04/2006 17.10
Senta dottore, quando vedrò i suoi articoli pubblicati sulle riviste di filologia accanto a quelli di Metzger e di Martini ne riparleremo.

Ad maiora




Si degni di osservare, preg.mo filosofo e grecista, che mentre i miei articoli non sono accanto a quelli di Metzger e Martini, sono sicuramente accanto ai Vs...!!!


Il Gabbiano

Polymetis
00sabato 22 aprile 2006 20:13
" che mentre i miei articoli non sono accanto a quelli di Metzger e Martini, sono sicuramente accanto ai Vs...!!!"

Solo perché questo è un luogo pubblico e può scrivervi chiunque.
Per quanto mi riguarda ho accettato di moderare una sezione di questo forum e dunque mi sento moralmente obbligato a correggere le inesattezze che leggo.

Ad maiora
sandraN
00domenica 23 aprile 2006 18:14
Sebbene si tratti di testi di 47 e 43 anni fa non vedo cosa ci sia nè di delirante nè di esilarante nel contenuti dei suddetti.

Nè vedo come treads di tal genere provocatorio possano essere meritevoli di replica.

Sandra.
il.gabbiano
00domenica 23 aprile 2006 22:02
Re:
Scritto da: Polymetis 21/04/2006 17.10
---------------------------

> Capiscono le conclusioni che la scienza ha fatto loro
> trarre. La certezza non è di questo mondo...

Bene...tantomeno di altri mondi.

> ...né di alcuna scienza.

Perciò inclusa la filologia, che spesso è usata da inesperti fiduciosi per giungere a conclusioni che la filologia non osa nemmeno lontanamente tirare in campo.


> Sebbene però non ci sia la certezza
> del fatto x, c’è la certezza che non è il fatto
> y.

Non è un enunciazione algebrica, difatti data l'incertezza di x non è possibile convenire sulla certezza di y, funzione di x.


> Che cos’è il fuoco? La scienza può faticare a tr
> ovare una definizione precisa, ma sa già che certamente
> non è uno dei quattro elementi che compongono l’universo
> come gli antichi greci pensavano. Per la filologia
> è più o meno lo stesso.

Esempio strambo che non centra con la filologia. Che il fuoco sia o non sia elemento dipende dalle regole del gioco scientifico, e non dalla certezza del fenomeno fuoco in sè, che, quantunque non definibile con precisione, è osservabile e dimostrabile. Che poi gli elementi siano 4 fa parte del gioco della classificazione, che si può sia accettare che respingere.


> Visto che in questo post sto parlando unicamente di f
> ilologia, e cioè di chi abbia scritto il Pentateuco,
> vorrei tanto sapere a quale mia tesi che non c’entra
> nulla con la filologia ti riferisci.

Non centrano nulla le citazioni della WT, che sono citazioni che trovano la loro base d'essere sulla fede e non sulla filologia, esattamente come le posizioni della CC, come per esempio sul preservativo e su altre questioni di cui si è discusso in questi giorni (Marini-cardinale Martini), e non ultimo le prese di posizioni cattoliche su questioni che han riguardato la fede, connesse, ad esempiio, con gli enunciati di Nicea piuttosto che con quelli della filologia.


> Questo può dirlo solo un filologo, non chi non sa nep
> pure l’alfabeto greco e presume d’aver intesto
> qualcosa della disciplina.

Avanti allora, fammelo dire da un filologo...sarà un vero divertimento.


PER SANDRA:

Parli di posizioni quasi antidiluviane.
Una domanda:
Stanno diversamente le cose oggi?


Il Gabbiano
Polymetis
00mercoledì 26 aprile 2006 11:53
"Perciò inclusa la filologia, che spesso è usata da inesperti fiduciosi per giungere a conclusioni che la filologia non osa nemmeno lontanamente tirare in campo."

Non so di quali conclusioni parli nè come tu possa sapere quali siano le conclusioni della filologia.

"on è un enunciazione algebrica, difatti data l'incertezza di x non è possibile convenire sulla certezza di y, funzione di x."

Ma io non ho detto che l'incertezza di x implica y. Ho detto che in filologia c'è incertezza su x ma certezza su "non y", senza metterli in relazione deduttiva. Per fare un esempio non so se Omero sia esistito, ma so con certezza che non è vissuto nel Nord Europa come un certo Felice Vinci vorrebbe sostenere.

"Esempio strambo che non centra con la filologia. Che il fuoco sia o non sia elemento dipende dalle regole del gioco scientifico, e non dalla certezza del fenomeno fuoco in sè, che, quantunque non definibile con precisione, è osservabile e dimostrabile. Che poi gli elementi siano 4 fa parte del gioco della classificazione, che si può sia accettare che respingere"

No, anche i paradigmi di base per un indagine si buttano via perché certamente confutati, e i quattro elementi stanno in questa categoria, sostituiti dalla tavola periodica.

" Avanti allora, fammelo dire da un filologo"

Che cosa devo farti dire? Che non c'è nessuna massiccia manipoolazione del Nuovo Testamento? Non ho certo problemi a farlo.

Ad maiora
il.gabbiano
00mercoledì 26 aprile 2006 23:18
Re:
Scritto da: Polymetis 26/04/2006 11.53
---------------------------

> Non so di quali conclusioni parli nè come tu possa sa
> pere quali siano le conclusioni della filologia.

Ti sei distratto? Le conclusioni della filologia non sono certamente le tue conclusioni, altrimenti converresti con me.


> Ma io non ho detto che l'incertezza di x implica y. H
> o detto che in filologia c'è incertezza su x ma
> certezza su "non y", senza metterli in relazione
> deduttiva. Per fare un esempio non so se Omero
> sia esistito, ma so con certezza che non è vissuto
> nel Nord Europa come un certo Felice Vinci vorrebbe
> sostenere.

La tua è una contraddizione in termini. Per dire che Omero sia vissuto da una qualunque parte, devi innazitutto essere convinto e certo della sua esistenza, solo dopo potresti ipotizzare la sua dimora in qualche parte d'Europa o dell'Asia.

> No, anche i paradigmi di base per un indagine si butt
> ano via perché certamente confutati, e i quattro
> elementi stanno in questa categoria, sostituiti
> dalla tavola periodica.

Cosa centrano i quattro elementi, che appartengono ad una visione filosofica della vita, con la tavola periodica degli elementi, che è una classificazione chimica?
I quattro elementi (Aria, Acqua, Terra e Fuoco) assunsero importanza simbolica sia per gli ebrei che per i cristiani poi. Mica si preoccupavano della massa atomica o del numero atomico di un elemento, o delle valenze degli atomi.


> " Avanti allora, fammelo dire da un filologo"
>
> Che cosa devo farti dire? Che non c'è nessuna massiccia manipoo
> lazione del Nuovo Testamento? Non ho certo problemi
> a farlo.

No...non questo. Che cosa devono dire oltre ciò su cui si sono già pronunciati? 250.000 errori, fra importanti e irrilevanti, che ti piaccia o no. Su ciò poi ognuno è libero di congetturare la manipolazione volontaria o involontaria.
Mi devono poter dire se gli archetipi hanno un legame certo o anche solo sommario con i presunti scritti in originale di Paolo di Tarso ed in genere con quelli, originali, attribuiti agli evangelisti . Ed anche dire se, in realtà, potrebbe non sussistere nessun legame con quei presunti autori e che si tratti, magari, di opere addirittura sconosciute agli stessi.
Sì, perchè potrebbe darsi anche l'eventualità che del contenuto degli archetipi i supposti scrittori originali, anteriori alla distruzione di Gerusalemme, non ne sapessero assolutamente nulla.
Se conosci qualche filologo con la F maiuscola che possa rispondere ai miei quesiti gliene sarei grato. Aspetto dunque?

Saluti

Il Gabbiano





Polymetis
00giovedì 27 aprile 2006 23:35
“Ti sei distratto? Le conclusioni della filologia non sono certamente le tue conclusioni, altrimenti converresti con me.”

Continuo a non capire di che conclusioni della filologia parli e perché non sarebbero in accordo con quanto dico.

“La tua è una contraddizione in termini. Per dire che Omero sia vissuto da una qualunque parte, devi innazitutto essere convinto e certo della sua esistenza”

Ma io non ho detto che so dove è vissuto, ho detto che so dove non è vissuto, qualora fosse esistito, per la semplice ragione che le prove che lo collocano in Scandinavia sono fasulle. Non è così difficile capire che se Omero è esistito, cosa cui non crede più nessuno tanto per inciso, allora di sicuro egli apparteneva al mondo mediterraneo. Quello che voglio dire è che in generale il fatto che si possa con certezza negare una cosa non implica l’affermare con certezza altre cose. Io affermo con certezza che tu non sei nato sulla Luna (perché ho le prove che solo un tot di astronauti ci ha messo piede), mentre non so se sei nato in Lombardia. Negare qualcosa con certezza, giacché c’è una deduzione dietro, non implica l’essere certi su qualcos’altro che riguarda il medesimo argomento.

“Cosa centrano i quattro elementi, che appartengono ad una visione filosofica della vita, con la tavola periodica degli elementi, che è una classificazione chimica?”

I quattro elementi non sono una visione “filosofica” ma quello di cui gli antichi ritenevano fatto il mondo. Tale teoria venne messa in forma filosofica da Empedocle.

“Che cosa devono dire oltre ciò su cui si sono già pronunciati? 250.000 errori, fra importanti e irrilevanti, che ti piaccia o no.”

Piacere o dispiacere? Questi non sono sentimenti da analisi filologica. Il tuo continuare a tirare fuori questo numero (che è bassisimo) come se fosse la prova di qualcosa mostra solo incompetenza papirologica. Già abbiamo detto che considerato il numero dei manoscritti e dunque delle ricopiature, il numero delle differenze è basso rispetto ad opere antiche che hanno meno testimoni e in proporzione più errori. Quel numero non deriva da alcuna manipolazione ma dal semplice fatto che quando hai a che fare con migliaia di manoscritti allora gli errori di ricopiatura, comunque identificabili con un’occhiata, crescono in modo esponenziale. Righe saltate, parole ripetute, ecc.

“Mi devono poter dire se gli archetipi hanno un legame certo o anche solo sommario con i presunti scritti in originale di Paolo di Tarso ed in genere con quelli, originali, attribuiti agli evangelisti”

Tutto quello che ti possono dire è che l’archetipo ricostruito con la stemma codicum risale ad una certa data, nel caso dei Vangeli a inizio II secolo. Si tratta dunque dello stato del testo a poche decine di anni dall’autografo. Una vicinanza simile è inimmaginabile per qualunque altro testo classico. Quali siano gli indizi in base ai quali affermare che il testo, che nel caso di Giovanni risale a soli 25 anni dalla data di composizione, debba aver subito pesati manipolazioni, è ciò che continui a non dirmi. Tu applichi il criterio del “colpevole fino a prova contraria”.

“anche dire se, in realtà, potrebbe non sussistere nessun legame con quei presunti autori e che si tratti”

Ma hai un indizio per affermalo o il tuo unico criterio consiste nel dichiarare falso qualunque testo non ti sia simpatico?

“Sì, perchè potrebbe darsi anche l'eventualità che del contenuto degli archetipi i supposti scrittori originali, anteriori alla distruzione di Gerusalemme,”

Anteriori alla distruzione di Gerusalemme? Veramente i più sostengono che i Vangeli siano stati composti nei trent’anni successivi.

“Se conosci qualche filologo con la F maiuscola che possa rispondere ai miei quesiti gliene sarei grato. Aspetto dunque?”

Visto che non s’è capito qual è il problema sono io che attendo. In qualunque manuale di filologia del Nuovo Testamento non vengono contemplate le tue obiezioni perché sono insensate e dunque inadatte a libri scritti per studiosi. Nessun filologo sano di mente si potrebbe chiedere se tra un testo composto nel 100 d.C. e un papiro del 125 d.C. ci siano delle immani manipolazioni o se i due testi possano state davvero in rapporto. Con una vicinanza simile l’unica cosa che un filologo può fare è urlare al miracolo e anche se ateo far intonare un Te Deum nella Basilica di San Pietro per il ritrovamento archeologico. Una volta un teologo parlando di certi suoi interlocutori disse: "I loro ragionamenti sono talmente fittizi da suscitare le risa di un lettore appena istruito nelle cose bibliche, e creano difficoltà a chi vuol discutere con loro non perché pongano obiezioni serie ma, al contrario, perché mancano di quel minimo di serietà che è indispensabile per una qualsiasi discussione."

Ad maiora
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