MauriF
00sabato 9 aprile 2005 20:33
Re:
Scritto da: damaride 09/04/2005 17.34
Indubbiamente ci sono aspetti di Dio che non riusciremo mai a comprendere con la nostra mente, ma che non riguardano la nostra salvezza.
Dio ci rende perfettamente consapevoli in merito a quella verità e a quella conoscenza necessaria per pervenire alla nostra salvezza.
In questa ottica và vista la dichiarazione di Gesù in Giovanni
17:3 " Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato , Gesù Cristo".
Possiamo acquistare in pieno quella conoscenza di Dio e di colui mandato da Dio necessaria per la salvezza e la vita eterna, senza andare oltre i confini dell'inconoscibile a mente umana.
L'accettazione del mistero della trinità, inconoscibile a mente umana, ma pure necessario dal punto di vista cattolico ai fini della salvezza, pone tale dogma al di fuori della dottrina cristiana della salvezza.
Contraddice in pieno la dichiarazione di Gesù rendendo impossibile acquistare conoscenza di un Dio che in effetti diventa un mistero che sfugge a qualunque conoscenza umana.
MARIA
Maria, a tua insaputa hai detto una sacrosanta verità!
Dio ci rende perfettamente consapevoli in merito a quella verità e a quella conoscenza necessaria per pervenire alla nostra salvezza.
CI RENDE! Questa è la grazia di Dio che bussa costantemente al nostro cuore e noi gli dobbiamo aprire la porta.
Non è cosa che dipende da noi e dalla nostra conoscenza della Parola di Dio.
E' da Dio che proviene questa grazia...qualunque credo, qualunque cultura l'uomo abbia.
Però è ovvio che se si cade nella trappola del demònio che punta ad indurirci il cuore in maniera che noi, a quella grazia, non apriremo la porta tanto facilmente.
E non è questione di conoscienza, lo ripeto...
I bambini non hanno problemi nel vedere in Gesù Cristo Dio...
Ce l'ha chi si indurisce il cuore con la sua speculazione umana distante dalla Parola di Dio.
Dinnanzi ai misteri l'uomo deve rivolgersi a Dio ed ascoltare...
Nessun ragionamento porta l'uomo a Dio.
Solo il cuore aperto al mistero del suo amore.
x Chidovequando,
Hai centrato la questione.
Dio vuole un amore che proviene dal cuore e non dal cervello.
Anche l'ignorante, anche colui che non può venire a contatto con la Sacra Scrittura si può salvare...perchè è Dio che bussa alla porta del nostro cuore.
Noi dobbiamo ricercarlo, e lo ricerchiamo come felicità assoluta, come bene assoluto...
Dobbiamo fare la sua volontà, perchè scritta nel nostro cuore...cioè "amare il nostro prossimo come noi stessi".
Ma viene da Lui la "grazia" di rivelarsi al nostro cuore...
Non è il più saggio che si salva...
La salvezza è per tutti gli uomini.
Se però l'uomo viene a contatto con la sua Parola, le cose cambiano per lui...
Si corre il pericolo, in questo caso, di travisare tale Parola...ed il pericolo che si corre è LA ROVINA:
"...In esse (lettere) ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture,
per loro propria rovina " (2Pt. 3,16).
Condizione migliore è quella dell'uomo che non conosce...piuttosto di quella dell'uomo che conosce e travisa....
Perchè il primo non è venuto a contatto con la Parola di Dio.
Il secondo non riconosce "il pilastro e fondamento della verità" e la Parola di Dio travisata, lo devia e gli indurisce il cuore invece di prepararlo alla "grazia di Dio" e alla rivelazione del mistero che è Dio.
Quindi sono importanti anche quelle caratteristiche che possono essere conosciute in maniera imperfetta...se si viene a contatto con la Parola di Dio.
Perchè possono essere motivo di
redenzione o di rovina.
Parola di Dio.
Chi.dove.quando
00lunedì 11 aprile 2005 16:35
Re:
Scritto da: barnabino 11/04/2005 15.03
Crto la libertà di pensiero è sacrostanta ma un giudizio così pesante deve basarsi su delle osservazioni obiettive... accusare di non essere cristiano chi non crede a qualcosa che non èuò nè essere dimostrato nè essere neppure "compreso" a mio parere è assurdo.
Ciao
Tu stesso hai detto in precedenza che alcuni versetti consentono di
tradurre in un modo che sia il più vicino possibile alla propria teologia. Questo succede, a parer mio, pèrchè molto spesso il testo neotestamentario non è così chiaro ed inequivocabile nell'affermare certi concetti, dando, perciò, adito ad interpretazioni che, spesso, sono agli antipodi.
Sull'anima, sulla sua immortalità, sulla divinità di Cristo, sulla vita eterna in terra o in cielo ecc. ecc. non è come leggere il vecchio testamento, chiaro ed inequivocabile su che cosa siano questi concetti. Se non fosse per la presenza del VT il NT, per il suo contenuto, darebbe filo da torcere a tutti.
Qual'è la sua chiave di lettura?
Ebbene, ti cito questa considerazione, che ho già citato altrove, indicandone la fonte:
"Ci sono molte altre caratteristiche degli esseni che somigliano a quelle dei discepoli di Yeshua, come ...non pronunciare giuramenti ma dire la verità in modo semplice, non contestare il potere politico, ecc.
Possiamo con certezza dire che Yeshua NON era un esseno, e che malgrado le apparenze, era molto più vicino ai farisei. Tuttavia,
non è escluso che i traduttori degli Evangeli abbiano contribuito a creare un’apparenza essena, e che abbiano addirittura utilizzato termini che Yeshua stesso poteva non aver veramente utilizzato (come, per esempio, “Figlio dell’uomo”). Le testimonianze storiche affermano che gli esseni scomparvero semplicemente perché la maggioranza di loro, se non tutti, divennero cristiani; quindi,
la trasmissione del messaggio scritto era in buona parte nelle loro mani. ...1) Elohim:
– Il concetto scritturale e giudaico di Elohim è chiaro, e si manifesta nella dichiarazione di fede ebraica: “Ascolta, Israele, l’Eterno nostro Elohim,
l’Eterno è UNO”
–
Gli esseni invece concepivano una “trinità” – concetto comune in Babilonia, Egitto, India, e nelle religioni esoteriche di tutti i popoli,
ma estraneo al Giudaismo. Tuttavia, un tale concetto si trova nella letteratura magica ebraica, nei testi kabbalistici e nei libri apocrifi. Paradossalmente, i cristiani hanno delle riserve nei confronti della Kabbalah, considerandola una disciplina magica, ma le loro dottrine coincidono molto di più con quelle kabbalistiche che con quelle bibliche! "
(il grassetto è mio)
Una veduta dogmatica del NT non può che complicarne la sua comprensione. Chissà se anche tu puoi dare una mano al thread Marcione e Cristianesimo. Io credo che Marcione ebbe un ruolo preminente nella storia del cristianesimo. Se però uno parte dall'idea che ciò non può essere vero allora ogni ricerca si ferma.
Tanti saluti
Chidoqua
MauriF
00lunedì 11 aprile 2005 19:51
Re:
Scritto da: barnabino 11/04/2005 16.59
MauriF mi fa fare solo due risate ovviamente o magari mi indica il numero dei suoi neuroni o al massimo mi infastidice, quello che mi preoccupa davvero non è lui ma il perchè certi termini cominciano ad essere usati.
Ciao
Tipo questi, magari?
mi indica il numero dei suoi neuroni m13:
Ok, io non sono permaloso, ma non posso fare a meno di dire che "questi" sono i termini che mi infastidiscono...
Perchè bisogna far scadere un discorso in questi termini?
Mah...
m12:
x Maria,
ma per piacere...
Le persone sbagliano, come hanno sbagliato anche gli apostoli di Gesù Cristo.
Ti cito sempre Pietro...che, ti ricordo, ti troverai davanti alle porte del Cielo.
Le somme si tirano alla fine e a tirarle è Gesù Cristo, il Figlio di Dio...il Giudice, il Re di Tremenda Maestà.
E non è che quello che ha sparato verrà condannato, NO...
Ciascuno è in "status viatoris" e non sarà l'una o l'altra scelta ad avere la meglio...sarà l'insieme delle scelte che confermerà a Dio o contro di Lui.
Quindi prima di dare giudizi semplicemente guardando alla superficie delle cose...è meglio stare attenti, perchè come giudicheremo saremo giudicati.
E, per tua informazione, qualcuno di quei cattolici che ha ucciso e sparato l'ha fatto per non essere ucciso, perchè costretto...
Ed è scientificamente provato che la maggior parte dei soldati neanche puntava ai nemici!
I morti della prima guerra mondiale per la stragrande maggioranza sono dovuti all'artiglieria ed ai "proiettili vaganti".
E tanto per farti capire quanto un soldato spesso si trovi a fare quello che non vuole fare...e che nella stragrande maggioranza dei casi NON LO FACCIA a costo della sua vita...
Ti cito un esempio...
Nella guerra civile americana era "frequente" trovare moschetti con 7 o 8 colpi in canna!
Perchè piuttosto che sparare ed uccidere i soldati caricavano e facevano finta di sparare!
Tu che parli tanto facilmente dei soldati che sparano e che uccidono dovresti conoscerle le cose piuttosto che "pensarle" e "crederle".
E non sono mai state benedette armi, ma persone che andavano in guerra!
Quindi smettiamola di fare demagogia...perchè ogni essere umano, cristiano e non, ha la stessa dignità di tutti gli altri...
Prete e non, cattolico e non...
Anzi, la storia insegna che per adesso siamo noi quelli che devono temere di più:
Il Novecento è stato il secolo della più grande persecuzione dei Cristiani.
Le stime parlano di oltre 45 milioni di vittime, 160 mila quelle nel solo anno 2000. L'accanimento contro i Cristiani, che ha accomunato i due grandi totalitarismi del secolo, Nazismo e Comunismo, oggi ha ripreso vigore con il fondamentalismo islamico. Sudan, Nigeria, Indonesia, Corea del Nord, Arabia Saudita, Cina sono solo alcune delle zone calde del mondo, dove professare liberamente il credo cristiano significa mettere a repentaglio la propria vita.
Guarda qui
E qui
Quindi, voi temete per cose che avete paura che avvengano...e, per favore, non dico che non ce ne sia il pericolo...
Ma NOI le stiamo subendo queste cose...per via di quel crocifisso e della Persona (divina) che vi è rappresentata.
x Chidovequando,
ne ho anche per te...
m6:
Il concetto scritturale e giudaico di Elohim è chiaro, e si manifesta nella dichiarazione di fede ebraica: “Ascolta, Israele, l’Eterno nostro Elohim, l’Eterno è UNO”
– Gli esseni invece concepivano una “trinità”
Indubbiamente CHIARO! Infatti anche per i cristiani vale la stessa cosa! L'ETERNO E' UNO!
Perchè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono UNO!
E tale chiarezza c'è anche nell'AT!
Quando si usa echad e non yachid...
Quando usando echad e non yachid si vuole mantenere forte il senso di "UNA COSA SOLA" ma lasciando aperto il concetto di un unità composta e non assoluta!
E quando Dio dice: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza..."
...
TRINITA' è TRIUNITA'...non è triteismo, è monoteismo.
Uno solo è il DIO...ECHAD! Ma non YACHID, poichè tre sono le Persone divine delle quali è composto:
Padre, Figlio e Spirito Santo.
Ciao
Mauri
MauriF
00martedì 12 aprile 2005 22:00
Guarda Ebe,
lascio perdere la discussione sul mio avatar che non è relativo al "militarismo" ma a ricordi di naja che sono difficili da trasmettere a chi non ne ha avuto esperienza.
Riguardo alla guerra e alla Parola di Dio ti cito questo:
Questione 40
La guerra
Passiamo così a considerare la guerra.
Sull'argomento si pongono quattro quesiti: 1. Se ci sia una guerra lecita; 2. Se ai chierici sia lecito combattere; 3. Se sia lecito ai belligeranti usare imboscate; 4. Se sia lecito combattere nei giorni festivi.
ARTICOLO 1
Se fare la guerra sia sempre peccato
SEMBRA che fare la guerra sia sempre peccato. Infatti:
1. Il castigo è inflitto solo per un peccato. Ora, il Signore minaccia un castigo a chi combatte: "Tutti coloro che prenderanno la spada periranno di spada". Dunque qualsiasi guerra è illecita.
2. Quanto si oppone ai precetti di Dio è peccato. Ma combattere è contrario al precetto di Dio; poiché sta scritto: "Io invece vi dico di non fare resistenza al malvagio"; e altrove: "Non vendicatevi da voi stessi, o carissimi, ma date luogo all'ira". Perciò far guerra è sempre peccato.
3. Niente all'infuori del peccato è incompatibile con una virtù. Ma la guerra è incompatibile con la pace. Dunque la guerra è sempre peccato.
4. L'esercitarsi in qualsiasi cosa lecita è sempre lecito: il che è evidente nelle esercitazioni scientifiche. Invece gli esercizi bellici, che si fanno nei tornei, sono proibiti dalla Chiesa: poiché chi muore in codesti esercizi viene privato della sepoltura ecclesiastica. Quindi la guerra è peccato in senso assoluto.
IN CONTRARIO: Scrive S. Agostino: "Se la religione cristiana condannasse totalmente le guerre, nel Vangelo, ai soldati che chiedevano un consiglio di salvezza, si sarebbe dato quello di abbandonare le armi, e di fuggire la milizia. Invece fu loro detto: "Non fate violenze a nessuno; contentatevi della vostra paga". Perciò non viene proibito il mestiere del soldato a coloro che viene comandato di contentarsi della paga".
RISPONDO: Perché una guerra sia giusta si richiedono tre cose. Primo, l'autorità del principe, per ordine del quale deve essere proclamata. Infatti una persona privata non ha il potere di fare la guerra: poiché essa può difendere il proprio diritto ricorrendo al giudizio del suo superiore. E anche perché non appartiene ad una persona privata raccogliere la moltitudine, cosa che è indispensabile nelle guerre. E siccome la cura della cosa pubblica è riservata ai principi, spetta ad essi difendere lo stato della città, del regno o della provincia cui presiedono. E come lo difendono lecitamente con la spada contro i perturbatori interni, col punire i malfattori, secondo le parole dell'Apostolo: "Non porta la spada inutilmente: ché è ministro di Dio e vindice nell'ira divina per chi fa il male"; così spetta ad essi difendere lo stato dai nemici esterni con la spada di guerra. Ecco perché ai principi vien detto nei Salmi: "Salvate il poverello, e il mendico dalle mani dell'empio liberate". E S. Agostino scrive: "L'ordine naturale, indicato per la pace dei mortali, esige che risieda presso i principi l'autorità e la deliberazione di ricorrere alla guerra".
Secondo, si richiede una causa giusta: e cioè una colpa da parte di coloro contro cui si fa la guerra. Scrive perciò S. Agostino: "Si sogliono definire giuste le guerre che vendicano delle ingiustizie: e cioè nel caso che si tratti di debellare un popolo, o una città, che han trascurato di punire le malefatte dei loro sudditi, o di rendere ciò che era stato tolto ingiustamente".
Terzo, si richiede che l'intenzione di chi combatte sia retta: e cioè che si miri a promuovere il bene e ad evitare il male. Ecco perciò quanto scrive S. Agostino: "Presso i veri adoratori di Dio son pacifiche anche le guerre, le quali non si fanno per cupidigia o per crudeltà, ma per amore della pace, ossia per reprimere i malvagi e per soccorrere i buoni". Infatti può capitare che, pur essendo giusta la causa e legittima l'autorità di chi dichiara la guerra, tuttavia la guerra sia resa illecita da una cattiva intenzione. Dice perciò S. Agostino: "La brama di nuocere, la crudeltà nel vendicarsi, lo sdegno implacabile, la ferocia nel guerreggiare, la smania di sopraffare, e altre cose del genere sono giustamente riprovate nella guerra".
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come dice S. Agostino; "prende la spada colui che si arma contro il sangue di qualcuno, senza il comando o il permesso di nessun potere legittimo e superiore". Chi invece usa la spada con l'autorità del principe o del giudice, se è una persona privata, oppure per zelo della giustizia, e quindi con l'autorità di Dio, se è una persona pubblica, non prende da se stesso la spada, ma ne usa per incarico di altri. E quindi, non merita una pena. - Tuttavia anche quelli che usano la spada in modo peccaminoso non sempre sono uccisi di spada. Essi però periscono sempre con la loro spada; perché se non si pentono sono puniti del peccato di spada per tutta l'eternità.
2. Come nota S. Agostino, tali precetti devono essere osservati sempre con le disposizioni interne: in modo cioè, che uno sia sempre disposto a non resistere, o a non difendersi, quando ciò fosse doveroso. Ma talora bisogna agire diversamente per il bene comune, e per il bene stesso di quelli contro cui si combatte. S. Agostino infatti scriveva: "Spesso bisogna adoperarsi non poco presso gli avversari per piegarli con benevola asprezza. Infatti per colui al quale viene tolta la libertà di peccare è un bene essere sconfitto: poiché niente è più infelice della felicità di chi pecca, la quale accresce un'iniquità degna di pena, mentre la cattiva volontà si rafforza come un nemico domestico".
3. Quelli che fanno delle guerre giuste hanno di mira la pace. Perciò essi sono contrari solo alla pace cattiva, che il Signore "non è venuto a portare sulla terra", come dice il Vangelo. Scriveva S. Agostino a Bonifacio: "Non si cerca la pace per fare la guerra; ma si fa la guerra per avere la pace. Sii dunque pacifico nel guerreggiare, per indurre con la vittoria al bene della pace coloro che devi combattere".
4. Gli esercizi di guerra non sono proibiti tutti, ma solo quelli disordinati e pericolosi, che portano ad uccidere e a depredare. Invece presso gli antichi le esercitazioni di guerra erano scevre di codesti pericoli: perciò esse venivano chiamate "preparazioni di armi", oppure "guerre incruente", come risulta da una lettera di San Girolamo.
ARTICOLO 2
Se ai chierici e ai vescovi sia lecito combattere
SEMBRA che ai chierici e ai vescovi sia lecito combattere. Infatti:
1. Le guerre, come abbiamo detto, in tanto sono lecite e giuste, in quanto difendono i poveri e tutto lo stato dai soprusi dei nemici. Ma questo sembra essere compito speciale dei prelati, come dice San Gregorio in un'omelia: "Le pecore sono visitate dal lupo, quando un iniquo e un rapinatore qualsiasi opprime alcuni dei fedeli e degli umili. Ma colui che sembrava pastore, e non lo era, abbandona le pecore e fugge: perché temendone un pericolo per sé, non osa resistere alla sua ingiustizia". Dunque ai prelati e ai chierici è lecito combattere.
2. Il Papa Leone (IV) scriveva: "Arrivando spesso dalle parti dei Saraceni notizie allarmanti, alcuni affermavano che i Saraceni sarebbero sbarcati di nascosto al porto di Roma, per questo comandammo di adunare il nostro popolo, e di scendere sul lido del mare". Perciò ai vescovi è lecito partecipare alle guerre.
3. Ha lo stesso valore morale fare una cosa e approvare chi la fa; poiché sta scritto: "È degno di morte non solo chi fa tali cose, ma anche chi approva quelli che le fanno". Ora, la massima approvazione consiste nell'indurre gli altri a farle. Ma ai vescovi e ai chierici è lecito indurre gli altri a combattere, poiché si legge nei canoni che, "dietro le esortazioni e le preghiere di Adriano, Vescovo della città di Roma, Carlo intraprese la guerra contro i Longobardi". Dunque ad essi è lecito combattere.
4. Ciò che in se stesso è onesto e meritorio non può essere illecito ai prelati e ai chierici. Ora, combattere può essere onesto e meritorio: nei canoni infatti si legge, che "se uno muore per la salvezza della patria e per la difesa dei Cristiani avrà da Dio il premio celeste". Perciò ai vescovi e ai chierici è lecito combattere.
IN CONTRARIO: A Pietro, che rappresentava i vescovi e i chierici, il Signore disse: "Riponi la tua spada nel fodero". Dunque ad essi non è lecito combattere.
RISPONDO: Il bene dell'umana società richiede molte cose. Ora, mansioni diverse sono esercitate meglio e più agevolmente da persone diverse che da una sola, come spiega il Filosofo nella sua Politica. E alcune mansioni sono così incompatibili fra loro, da non potersi esercitare come si conviene simultaneamente. Perciò a coloro che sono incaricati di quelle più alte vengono proibite le mansioni più umili: secondo le leggi umane, p. es., ai soldati, che sono destinati agli esercizi guerreschi, viene proibita la mercatura. Ma gli esercizi guerreschi per due motivi sono quanto mai incompatibili con gli uffici dei vescovi e dei chierici. Primo, per un motivo generale: perché gli esercizi guerreschi implicano gravissimi turbamenti; e quindi distolgono troppo l'animo dalla contemplazione delle cose divine, dalla lode di Dio e dalla preghiera per il popolo, che sono uffici propri dei chierici. Perciò, come è proibita ai chierici la mercatura, perché assorbe troppo l'animo, così è loro interdetto l'esercizio delle armi, in base all'ammonimento di S. Paolo: "Nessuno che militi per Dio s'immischia nei negozi del secolo".
Secondo, per un motivo speciale. Tutti gli ordini sacri infatti sono ordinati al servizio dell'altare, in cui si rappresenta sacramentalmente la passione di Cristo, come dice S. Paolo: "Quante volte voi mangiate questo pane e bevete questo calice, voi rammenterete l'annunzio della morte del Signore, fino a che egli venga". Perciò ai chierici non si addice uccidere, o spargere sangue; ma essere pronti piuttosto a spargere il proprio sangue per Cristo, onde imitare con i fatti ciò che compiono nel sacro ministero. Ecco perché fu stabilito che coloro i quali, anche senza peccato, spargono il sangue contraggano irregolarità. Ora, a chiunque abbia un ufficio è illecito ciò che lo rende incapace di esercitarlo. Perciò ai chierici è assolutamente illecito prender parte alla guerra, che è ordinata allo spargimento del sangue.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. I prelati devono resistere non soltanto ai lupi che uccidono il gregge spiritualmente, ma anche ai rapinatori e ai tiranni che l'opprimono materialmente: però non con le armi materiali usandone personalmente, ma con quelle spirituali, secondo le parole dell'Apostolo: "Le armi della nostra milizia non sono carnali, ma spirituali". Esse cioè consistono in salutari ammonizioni, devote preghiere, e, contro gli ostinati, in sentenze di scomunica.
2. I prelati e i chierici possono partecipare alle guerre, col permesso dei superiori, non per combattere con le proprie mani, ma per assistere spiritualmente con le esortazioni, le assoluzioni e altri soccorsi spirituali i combattenti. Del resto anche nell'antica legge era prescritto che i sacerdoti nella battaglia suonassero le trombe. E per questo fu concesso originariamente ai vescovi e ai chierici di prendere parte alla guerra. Il fatto che poi alcuni combattano personalmente è un abuso.
3. Come già si disse, qualsiasi potenza, arte, o virtù che abbia per oggetto il fine, deve regolare i mezzi ad esso ordinati. Ora, le guerre nel popolo cristiano devono avere come fine il bene spirituale e divino al quale i chierici sono deputati. Perciò spetta ai chierici disporre ed esortare gli altri a combattere le guerre giuste. Infatti è loro proibito di combattere, non perché è peccato; ma perché codesta funzione non si addice alla loro persona.
4. Sebbene combattere una guerra giusta sia meritorio; non è permesso ai chierici perché essi sono incaricati di opere ancora più meritorie. L'atto del matrimonio, p. es., può essere meritorio, e tuttavia esso è riprovevole in coloro che hanno fatto voto di verginità, dato che essi si sono obbligati a un bene maggiore.
ARTICOLO 3
Se nelle guerre si possano usare le imboscate
SEMBRA che nelle guerre non si possano usare imboscate. Infatti:
1. Nel Deuteronomio si legge: "Tu compirai con giustizia ciò che è giusto". Ma le imboscate, essendo delle frodi, sembra che appartengano all'ingiustizia. Perciò nelle guerre, anche se giuste, non si devono usare imboscate.
2. Imboscate e frodi si contrappongono, come le bugie alla fedeltà. Ora, siccome siamo tenuti a non mancare di fedeltà a nessuno, non dobbiamo dir bugie a nessuno, come insegna S. Agostino. E poiché, a detta dello stesso Santo, anche "ai nemici si deve fedeltà", sembra che non si debbano usare imboscate contro i nemici.
3. Sta scritto: "Fate agli altri tutto ciò che volete che gli altri facciano a voi"; e questo si deve osservare verso tutti i prossimi. Ora, anche i nemici sono i nostri prossimi. Perciò, siccome nessuno desidera che gli si prepari un'imboscata, o un inganno, è chiaro che nessuno deve fare la guerra ricorrendo alle imboscate.
IN CONTRARIO: S. Agostino afferma: "Quando s'intraprende una guerra giusta, non interessa nulla per la giustizia, che uno combatta apertamente o con imboscate". E lo dimostra con l'autorità del Signore, il quale comandò a Giosuè di preparare un'imboscata agli abitanti di Ai.
RISPONDO: Un'imboscata è ordinata ad ingannare i nemici. Ora, uno può essere ingannato dal comportamento delle parole di un altro in due maniere. Primo, per il fatto che gli viene detto il falso, oppure si manca alla promessa. E questo è sempre illecito. Quindi nessuno deve ingannare i nemici in questo modo: infatti, come dice S. Ambrogio, anche tra nemici si devono rispettare i patti e certe norme di guerra.
Secondo, uno può essere ingannato dal nostro parlare, o dal nostro agire, perché noi non gli mostriamo il nostro proposito e le nostre idee. Ora, non sempre siamo tenuti a questo: poiché anche nell'insegnamento sacro diverse cose si devono nascondere, specialmente agli increduli, perché non se ne ridano, come dice il Vangelo: "Non vogliate dar le cose sante ai cani". Perciò a maggior ragione si devono nascondere al nemico i preparativi per combatterlo. Quindi tra tutte le altre norme dell'arte militare si mette al primo posto la precauzione di tener segrete le decisioni perché non arrivino al nemico, come si rileva dal libro di Frontino. E codesta segretezza costituisce le imboscate, di cui è lecito servirsi nelle guerre giuste. - E propriamente queste imboscate non possono chiamarsi inganni; non sono in contrasto con la giustizia; e neppure col retto volere: infatti sarebbe disordinato il volere di uno il quale pretendesse che gli altri non gli nascondessero nulla.
Sono così risolte anche le difficoltà.
ARTICOLO 4
Se sia lecito combattere nei giorni festivi
SEMBRA che non sia lecito combattere nei giorni festivi. Infatti:
1. Le feste sono destinate ad occuparsi delle cose di Dio: ecco perché sono incluse nell'osservanza del riposo sabbatico, imposta da Dio nell'Esodo; sabato infatti significa riposo. Ora, le guerre implicano le più gravi agitazioni. Dunque in nessun modo si può combattere nei giorni di festa.
2. In Isaia vengono ripresi alcuni, perché nei giorni di digiuno "esigevano i debiti dai debitori, si davano alle liti, e venivano ai pugni". A maggior ragione, quindi, nei giorni festivi è proibito combattere.
3. Non si deve mai fare un'azione disordinata, per evitare un danno temporale. Ora, combattere in giorno di festa di suo è un'azione disordinata. Quindi uno non deve combattere in un giorno di festa, per la necessità di evitare un danno temporale.
IN CONTRARIO: Nel Libro dei Maccabei si legge, che i "Giudei a ragione fecero questo proposito dicendo: "Venga chiunque ad assalirci in giorno di sabato, e noi combatteremo con lui"".
RISPONDO: L'osservanza delle feste non impedisce le cose che sono ordinate alla salvezza anche fisica dell'uomo. Tanto è vero che il Signore rimproverava i Giudei col dire: "Come fate a sdegnarvi contro di me, perché di sabato ho guarito tutto intero un uomo?". Ecco perché i medici possono curare la gente in giorno di festa. Ora, con maggiore impegno si deve promuovere la salvezza della patria, con la quale si impediscono uccisioni molteplici e innumerevoli danni temporali e spirituali, che la salute corporale di un uomo. Perciò per la salvezza della patria è lecito ai fedeli combattere le guerre giuste nei giorni di festa, se però la necessità lo richiede: infatti, trovandosi in tale necessità, sarebbe un tentare Dio astenersi dal combattere. Ma se la necessità viene a mancare, non è lecito combattere nei giorni festivi, per i motivi indicati.
Sono così risolte anche le difficoltà.
Citando questo non sto affatto giustificando alcuna guerra...ma il fatto che non tutti quelli che impugnano le armi lo facciano per loro precisa presa di posizione e decisione.
Certo che quelli che usavano l'artiglieria puntavano sulle linee nemiche...e che quelli che usavano le mitragliatrici sparavano a chi li assaliva..
Idem per quelli che infilzavano con la baionetta...
Ma se non si capisce che in questi casi non è facile di scegliere di morire piuttosto che uccidere...si è disumani.
Fare i conti intanto che si è a mente fredda e lucida è facile, Ebe...
Riguardo ai TdG...non è necessario che siano in guerra.
L'esempio che ti ho fatto portalo nella vita reale.
Il TdG è un essere umano...c'è chi si adira, c'è chi uccide, c'è chi colpisce anche fra di voi.
Riguardo alle statistiche sulla prima guerra mondiale vedi di informarti perchè io, riguardo a questo punto, lo sono e te lo assicuro.
I cattolici che trovi nell'esercito, del quale anche io faccio tutt'ora parte, benchè congedato in maniera illimitata e provvisoria...non hanno l'intenzione di ammazzare la gente, ma di servire il proprio stato e la propria patria, dopo Dio sicuramente...
Ma con l'obbiettivo di servire a proteggere e a difendere tutte le persone che vi abitano.
Io non sto contestando il fatto che tu possa o meno obbiettare di coscienza di fronte a queste cose...
Ci mancherebbe, sarebbe falso dire che è un argomento veramente ostico da affrontare. E per questo rispetto la tua opinione...
Quello che mi ha fatto rimanere allibito è il fatto che tu veda in tutti coloro che hanno preso e che prendono in mano il fucile, degli assassini...
Ed in tutti coloro che di fronte alla possibilità di essere bombardati, falciati dalle mitragliatrici, infilzati dalla baionetta...hanno reagito difendendosi.
E non è affatto precetto cristiano quello che vede l'uomo il negare i suoi doveri verso lo stato.
Riguardo ad Isaia 2:4 inizia...
"Alla fine dei giorni..."
E' quindi un "auspicio", con il quale ogni uomo credo sia d'accordo.
Per adesso, purtroppo, non è così.
Ciao
Mauri
MauriF
00mercoledì 13 aprile 2005 13:16
Re:
Caro MauriF,
Il problema non è lo sbagliare, la debolezza, ma l'atteggiamento della tua chiesa che non ha mai condannato apertamente la guerra o chi fa uso delle armi per scopo bellico. Un conto è sbagliare un conto è benedire armi ed eserciti, un conto è sbagliare un conto è appoggiare politici guerrafondai o far eprediche ed omelie a favere di questo o quel paese, di questa o quella politica.
Nessun TdG è perfetto ma io sono orgoglioso di sapere di appartenere ad un popolo che ha fatto delle sue spade vomeri o che cerca di farlo.
Tu sei andato ad IMPARARE ad usare le armi, ti pare giusto? Non si tratta di un attimo di debelezza ma una tua SCELTA, la scelta della violenza contro l'amore, la scelta della tua chiesa che confida non nel regno di Dio, non nelle 12 legioni di angeli, ma nella spada di Pietro.
Non voglio essere polemico, ma fino a quando i cristiani continueranno ad uccidersi per un lembo di terra non potranno mai dirsi cristiani.
Gaudium et Spes:
77. Introduzione
In questi nostri anni, nei quali permangono ancora gravissime tra gli uomini le afflizioni e le angustie derivanti da guerre ora imperversanti, ora incombenti, l'intera società umana è giunta ad un momento sommamente decisivo nel processo della sua maturazione. Mentre a poco a poco l'umanità va unificandosi e in ogni luogo diventa ormai più consapevole della propria unità, non potrà tuttavia portare a compimento l'opera che l'attende, di costruire cioè un mondo più umano per tutti gli uomini e su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno tutti con animo rinnovato alla vera pace. Per questo motivo il messaggio evangelico, in armonia con le aspirazioni e gli ideali più elevati del genere umano, risplende in questi nostri tempi di rinnovato fulgore quando proclama beati i promotori della pace, "perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9).
Illustrando pertanto la vera e nobilissima concezione della pace, il Concilio, condannata l'inumanità della guerra, intende rivolgere un ardente appello ai cristiani, affinché con l'aiuto di Cristo, autore della pace, collaborino con tutti per stabilire tra gli uomini una pace fondata sulla giustizia e sull'amore e per apprestare i mezzi necessari per il suo raggiungimento.
78. La natura della pace
La pace non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l'equilibrio delle forze avverse; essa non è effetto di una dispotica dominazione, ma viene con tutta esattezza definita a opera della giustizia " (Is 32,7). È il frutto dell'ordine impresso nella società umana dal suo divino Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini che aspirano ardentemente ad una giustizia sempre più perfetta. Infatti il bene comune del genere umano è regolato, sì, nella sua sostanza, dalla legge eterna, ma nelle sue esigenze concrete è soggetto a continue variazioni lungo il corso del tempo; per questo la pace non è mai qualcosa di raggiunto una volta per tutte, ma è un edificio da costruirsi continuamente. Poiché inoltre la volontà umana è labile e ferita per di più dal peccato, l'acquisto della pace esige da ognuno il costante dominio delle passioni e la vigilanza della legittima autorità.
Tuttavia questo non basta. Tale pace non si può ottenere sulla terra se non è tutelato il bene delle persone e se gli uomini non possono scambiarsi con fiducia e liberamente le ricchezze del loro animo e del loro ingegno. La ferma volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro dignità, e l'assidua pratica della fratellanza umana sono assolutamente necessarie per la costruzione della pace. In tal modo la pace è frutto anche dell'amore, il quale va oltre quanto può apportare la semplice giustizia.
La pace terrena, che nasce dall'amore del prossimo, è essa stessa immagine ed effetto della pace di Cristo che promana dal Padre. Il Figlio incarnato infatti, principe della pace, per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio; ristabilendo l'unità di tutti in un solo popolo e in un solo corpo, ha ucciso nella sua carne l'odio e, nella gloria della sua risurrezione, ha diffuso lo Spirito di amore nel cuore degli uomini.
Pertanto tutti i cristiani sono chiamati con insistenza a praticare la verità nell'amore (Ef 4,15) e ad unirsi a tutti gli uomini sinceramente amanti della pace per implorarla dal cielo e per attuarla.
Mossi dal medesimo spirito, noi non possiamo non lodare coloro che, rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altri o della comunità.
Gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo; ma in quanto riescono, uniti nell'amore, a vincere i1 peccato essi vincono anche la violenza, fino alla realizzazione di quella parola divina " Con le loro spade costruiranno aratri e falci con le loro lance; nessun popolo prenderà più le armi contro un altro popolo, né si eserciteranno più per la guerra" (Is 2,4).
A tal proposito NON mi sembra che la Chiesa abbia appoggiato gli ultimi interventi armati...
Anzi...
Tanto che io, in quei periodi nei quali il Papa era andato a tirare le orecchie a Bush... ho avuto una crisi di coscienza, perchè, allora non ero ancora "cristiano" e non condividevo ancora i valori della Chiesa.
Diventando cristiano, da fermo interventista ho compreso i veri valori del cristianesimo...GRAZIE AL PAPA E ALLA CHIESA.
Riguardo alle benedizioni, CHE MALE C'E'? Me lo sono chieso nel più profondo del mio cuore ma non ho trovato ragione per disprezzare il valore di una benedizione...
Che venga benedetto TUTTO!
Lo sai che quello che viene chiamato "esorcismo" è una "benedizione"?
E, ti ripeto, che il desiderio che si avveri quello che hai citato tu è comune anche ai cristiani.
Ma c'è la consapevolezza che a volte è necessario che un'autorità imponga la pace e protegga i suoi cittadini.
Certo che bisogna pregare Dio e che Dio ci aiuta...ma lo fa in maniera umile, usandoci ed usando il mondo per questo scopo.
Come quando tu preghi il Signore per guarire...e Lui ti fa guarire, se non ha un progetto di grazia particolare, facendoti trovare la cura ed il medico adatto.
Allo stesso modo uno non può pregare e credere che Dio "faccia" quello che può fare lui...Perchè Dio ci fa partecipi della formazione del suo Regno già su questa terra.
Io ho imparato ad usare le armi, ma imparare ad usare le armi non significa affatto uccidere o rendersi pronti a farlo.
Gesù non ha mai rimproverato Pietro di aver avuto con se la spada...ma di averla usata.
Io, sinceramente, non so se avrei il coraggio di sparare ad una persona...pur avendo fatto il militare di leva.
Quindi questo non lo vedo assolutamente come una colpa.
Riguardo al fatto di "dirsi cristiani"...nell'Antico Testamento Dio ha mai condannato chi ha usato la spada per difendersi e difendere?
Romani 12,18:
Se possibile, per quanto questo dipenda da voi, vivete in pace con tutti.
Questo "se possibile" che cosa significa?
Se qualcuno viene a farti del male o a far del male ai tuoi cari, la colpa che si ha nel reagire difendendosi e difendendo non è la stessa che si ha nell'aggredire o nell'uccidere e ferire quando questo non è necessario.
Quindi quello che tu vedi come una cosa chiara...è in effetti cosa difficile da valutare e dipendente dalle circostanze particolari.
Per questo non ci si può esprimere in maniera assoluta...
Per questo non è stato scritto:
VIVETE IN PACE CON TUTTI...
ma
SE POSSIBILE, ....
E questo non è OT perchè vedi, credere il dottrine coem la trinità vela la verità biblica in una mistificazioen filosofica, rendendo la religione uan filosofia dove prevale la ragione e non la rivelazione.
Ciao
LOL...no, per piacere, non fare demagogia...
La Trinità è una verità evangelica.
Invece questo caso non è affatto generalizzabile ed assoluto così come lo è la dottrina della SS Trinità.