Dio e la poesia: versi teologici o materialisti?

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eliysciuah
00martedì 25 gennaio 2005 14:56
il mondo dell'anima umana
questa discussione la aprò per introdurre una serie di opere poetiche finalizzate alla comprensione dell'anima dell'uomo e delle sue potenzialità quando raggiunge la coscienza&memoria.

ringrazio sin da ora tutti coloro che vorranno esternare domande e chiarimenti, sul come avviene e su cosa voglio rappresentare, graditissime le critiche ed ancora più amate sono le opinioni con il quale svolgeremo una specie di dialogo socratico, ognuno cercando di rispondere ascoltando la parte divina della propria anima.

va bene qualsiasi cosa, disegni, poesie, analisi, sintesi, aforismi. sappiate che qui inizio un opera che ho progettato per il teatro che spero di realizzare anche con le vs idee..

un salutone,

eliysciuah micahl ghjk
Modificato da eliysciuah 25/01/2005 15.02
eliysciuah
00martedì 25 gennaio 2005 14:58
Benvenuto
Benvenuto : “la voce si assapora,
si rende come la mietitura d’estate,
quando viene raccolta abbonda,
mentre la pianti l’inverno sorride.
La cristianità è un velo bianco,
un sentimento di rivalsa occidentale,
un sapore di scusante impropria”

“la valle ricorda il monte dal ruscello,
il vento sbatte l’erba e ne fa fasci!”

ecco, in verità vi dico: “ ci saranno
giorni in cui mi vorrete ed io sarò con voi,
non mi riconoscerete ma avrete dubbi.
La vita è un frutto di sale, nasce dall’acqua
Come un mistero, segna l’angolo
nel nome della Croce!

Cos’è la croce: “palum or crucis?”

Verba volunt, fuisse in caelo torbi,
magna vitae illeare movisse.
Cum praetello movit, vir dixit:
“ferma passo tuo, omine inglorioso!”
ferma mia! Et ecco dicem: “omine mea?
Sed cuorarum muvit solem, ille seda qua
Renovatur integra terram, qui est partum
Anima et spiriti sancto fuisse. Oblatum furunt
ominem quia est dictum: “no!” tua vita
est partum libera spiriti sancti silent …


nel lunedì 24 gennaio 20005.

c.
eliysciuah
00mercoledì 26 gennaio 2005 18:23
colei che sale dal deserto
tgyov Vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme, di non destare,
di non svegliare l’amore finché esso non lo desideri.
(Cantico dei Cantici 8,4)

la vigilia di natale, compie l’ora nona,
io seduto al tavolo scrivo dell’amore mio.
Sogno d’inverno
Dolce brezza del mattino
Fiore di pesco.

Quando ti penso la pelle trema,
gli occhi si tranquillizzano e tutto tace.
Non so neanche io dove ti porterò stasera,
sono una rosa selvatica, cresco nel campo
di Gerusalemme, adorno di meraviglia.

Amore, semplice amore,
fatto di gentilezze e ricoperto di baci,
invidio le coperte la sera,
respiro del tuo profumo
e nel suo silenzio m’abbandono.

Nella sera dolcemente trascorsa scrivendo di Kristine.


c.


eliysciuah
00mercoledì 26 gennaio 2005 18:33
l'arco di Cupido
Non voglio pensare quando scrivo
d’Amore!

Non voglio ricordare dove ripongo
il Cuore!

Guardami adesso musa divina!
che allieti con la tua presenza
l’Angelo che mi sovrasta!

Toccami subito dolce impeto!
perché quando mi chiami
respiro il fuoco nel petto!

Sentimi, quando una notte
d’Amore t’attende… ascolta
bene!.… non dimenticare!…..
io sono ovunque tu voglia,
non perdo l’orientamento
perché sei la più luminosa.

Non immagini quanto ho camminato
sperando di essere nel cielo, è solo
dopo averti amata, che mi sono visto
a terra, là dove tutto inganna, qui dove
vivono solo delle macchine, piccoli
cosmi di carne che non vedono che là?…

..Ma tu dolcissima acqua, hai dissetato
il mio corpo tanto da formargli le ali,
mi hai detto: “giudeo! buttati dalla
montagna più alta e raggiungimi?”.

Io sbigottito dalle mani?.. cominciai
dalle vette più basse fino a risalirle
tutte!..: “vidi il sole evadere le nuvole”.

Poi guardai in basso e vidi un enorme
Dirupo: “non c’era più strada!?.. nessuna
via d’uscita!?.. l’unica era saltare e vivere
un attimo di vuoto per poi amare… amo
l’infinito moto delle tue voci, che sono
le parole che ho dentro…sai?..si moltiplicano
in carezze che ’l cuor ha da farti.. anche
quando non pensi e lavori e scrivi e vivi
ricordando quell’Amor della sera che
ti sconvolge e che è la tua parte autentica…
…quella magica…quella che non osi dire
ma che esprime tutto di te quando canti
dalla gioia e ti racchiudi nel divenire:

“…Amore per amare ancora Amore…”

al Mar d’estate nel primo mercoledì di agosto.
eliysciuah
00mercoledì 26 gennaio 2005 18:38
la Vergine di Magdala-quabballah
vbnm La Vergine di Magdalah - Quabballah -

Proemio.

Quale corsa beata l’anima racchiude!
Là sono i soffi dell’anno nostro
dove l’angelo nell’Amore mio giunge? 3
Su! vieni a raccontarmi la tua storia,
succo prelibato dalla mia bocca..
..“da tanto aspettai questa tua venuta, 6
cosa aspetti?” Dove sguardi domenica
rapita? O Estate! sei tu l’estro mio
ricomparso in una dolce parola? 9

Visto! sai capir quando scrivi, perché se
lavori e tieni mente e forma
ed altro ancor di più che si racchiude. 12

La man nuova, è in corsa continua!
Disciolta nella mente di un altro?..
..io, fuor dal mio ermo mortale e corpo?! 15
Vedo le sue mani muovere parole!…
…cosa trasmetti da quel mondo lassù
vicino al settimo Arco del Cielo? 18

la Trasmigrazione.

In quell’attimo non rividi più niente
mi trovai sperso nel nulla rapito,
e dalla mia casa in campagna, salii 21
per un deserto caldo e camminavo
solitario nel cuor che m’avvince.
Sgomenta e non si riflette più come 24
il battito dell’amor che da lontano
sento, nel ricordo dove cammino
al rosso della terra. Non so dove sia 27
riapparso l’animo mio? Sei tu stato
liberato dal quel mortal inganno?

annullamento del Ricordo.

Tutto d’un tratto: “il campo di Betlemme?” 30
Ho trasmigrato mi dissi! non sentivo
più disturbare la televisione
e ’l suono del traffico pomeridiano? 33
Beato me mi dissi! Perché ho sentito
il suono più bello che la musica
possa creare. Or canta spassionata 36
bocca mia! chi ti sente? sei tu in mezzo
al mar della vita? Chiama!…Ascolta!…
senti il suono del Vento, lascia cantar 39
la gola! è la tua musa che s’avvince
nel cuore del capo riccio, per bere
dell’anima tua. Non arrenderti giovane! 42
basta seguir con la metrica ogni tuo
passo, per saper che in esse troverai
senza alcuna fatica il tuo ritorno! 45

Introduzione di Elisabetta.

Cristo giudeo, cosa pensi? Vuoi tu che
sia così bello?…credi che sia così
aver come amante un’altra anima? 48

Pensa come ti pare! baciami col cuor
se lo vuoi! Sorridimi e lasciami
ora che sono dentro al tuo canto… 51
Suona felice movimento del corpo!
Tue le parole di Elisabetta
Tua la gioia del suo divenire Madre: 54

Dalla Vergine Elisabetta.

“”sai come fa una donna a divenir
Madre rimanendo una Vergine?
Ascolta mio dolcissimo amante! 57
ti racconto una mia storia vissuta:

“una notte mio marito, mi prese
a mezzanotte e mi portò distante 60
dove ’l mio sguardo non vide che stelle.
Egli non mi disse niente per tutto
il viaggio: camminava innanzi a me 63
tenendomi per mano, ogni tanto
girava il volto, e guardandomi
sorrideva e mi baciava in bocca. 66
Il nostro silenzio là, fatto di baci
fermò il passo… la più alta duna
era sotto di noi? e sopra il Cielo!… 69
…a braccia aperte, lo guardò e mi disse:
“come puoi Cielo essere nero?”
m’accostai a lui senza capire cosa 72
volesse dire, ma voltatami sopra
non potei che scordare! eravamo
abbracciati stretti su’n letto di sabbia 75
che cullava col vento della mattina
i nostri cuori, là sopra nel Cielo
coccolato dalla Sua crescente Luna. 78
Poi mi baciò e disse: “conta le stelle!?”
Ed io che sapevo solo amarlo
dissi: “come posso contar l’Amore mio?” 81
lui sorrise, mi strinse a sé, mi baciò
e mi amò per quasi tutta la notte….
…poi al risveglio lo trovai affianco me 84
che dormiva scaldandomi con le braccia;
come avvolta dalla nostra carne
mi sentivo in Paradiso! Quando poi 87
aprì gli occhi.. guardò..mi baciò..mi fece
amar l’orizzonte e disse: “eccomi!”
il primo raggio di sole illuminò 90
la Notte che si fece viola, e poi sempre
più chiara fintanto che Luna baciò
il giorno. Ancor tremavo per l’amore?… 93
…che mi riprese la mano e cominciò
a correre e cantare!.. giubilo
insieme con lui cantando i suoi inni!.. 96
Poi gli chiesi: “signor mio perché fai così?”
mi rispose: “donna del Paradiso,
tu Madre!” ma io non mi capii al tempo 99
e dimenticai quelle cinque parole,
nell’euforia che aveva il cuor
suo, al quale nulla avrei mai negato. 102
Poi ’l giorno seguente mi prese ancora
nell’ora sesta, mi portò su ’n monte
e disse: “guarda il Cielo!” io mi voltai 105
e vidi il Sole e le Montagne d’Israel
calare lasciando il cielo rosso
e tinto dai primi sguardi della Luna. 108
Egli pianse sulla mia spalla, s’accasciò
ai miei piedi e mi disse: “ecco!
Sarebbe questo il mio Regno nei Cieli?”. 111
Tornammo dove avevamo gli armenti,
dalle vettovaglie prese la Spada,
la conficcò ’n terra, le mise un fiore 114
al centro e disse: “ecco come farò!”.
L’indomani nel caldo mezzogiorno
andammo laddove conficcò la spada, 117
là guardò, prese a parlare e disse:
“Eccomi: è il Figlio che hai in grembo!
quello per cui canto. Ecco: è la Notte 120
del Padre! che da Luce al Figlio. Ecco
come: è la Vita nel Regno di Dio!
per la quale eredità Lui può crescere 123
nella notte che ha cullato i nostri
cuori; vivranno chi dal tuo ventre
nasce!.. come il sole cammina alto 126
sulla terra e lascia che il tramonto
cada sulla terra rossa di Bagdad,
così essi sapranno che ha vissuto dopo 129
essere stato messo in Croce. Ecco
mio giudeo cosa fece il Santo tuo
per ritornare da dov’era tornato!”“ 132

Epilogo.

Insolita notte d’estate, sia festa
e quiete ed ancor più che non ti so
mai dir! Corro alla lettura, cerco.. 135
..trovo in Te la Sua vera Passione
assaporando con la bocca il Miele
che la Maddalena minge dai fiori. 138

Nello spirito di Elisabeth nel pomeriggio della seconda domenica di agosto.

Incosciente nella mattina di giovedì 16 settembre a un mese dalla mia partenza.

Getto d’inchiostro che m’hai colpito,
mi sono sentito parte del tuo tutto…

…infinito e piccolo dentro un cuore..
..molti sono i fiori di un campo..
colorati e profumati disperdono
il loro odore… io che non faccio
molto in questo periodo, ho sconvolto
la mia ottica, ho abbandonato la paura.


…donna…amica…compagna…
anima della storia… musa delle mie dita…
paura d’amare…sogno estivo…
figlio disperso… amore ritrovato…
un anno senza vita…un anno senza Jhoshua…
piccolo amor silenzioso….tenero abbraccio
…corse a cavallo…vita sportiva…
certezze o incertezze, quale di queste è più reale???

I cavalli corrono

Le foglie sussurrano

Chi ha orecchie intenda!


Nella vita ci sono molte cose
Nascoste, tu ne hai rivelata una
Una che adesso riconosco…

…quando esco dal corpo vado
da mio figlio, vedo il mare dallo stretto
essere lo specchio del cielo…giungo
dalla rugiada mattutina nel campo
dove gioca mio figlio, lo vedo biondo
come l’oro, vispo come l’argento…
difficile quanto semplice…e tu che sei
madre, cosa mi diresti da far quando
tutto ciò che ami ti sta distante?..e solo
il tempo potrà…se Dio vorrà!!! Poi
nel silenzio vedo le forze intorno a me,
sento il loro potere, ascolto la loro melodia.

Decisero per me una vita a cavallo, mi
dissero: parti! Ed io me ne andai colà
come m’avevano suggerito, trovai mio
figlio…fui sgomento..capii che non
serve arricchirsi in una corsa contro il tempo,
non trovai più senso nel vender case…
mi dissi: che aspetti! Cosa devi vedere
ancora per credere, i miei desideri
smiracolavano il destino che mi portava
dove voleva perché sapeva che lo desideravo.

Ora sono senza lavoro, senza paura,
non m’interessa d’esser povero,
perché ciò che mi prefiggo si realizza,
non ho bisogno di soldi, perché ciò
che bramo non ha prezzo, è come la perla:
risiede nel letto dei mari. Povero è certo,
certo perché d’incerto vivere, talento
semplice perché disinteressato, non chiedo
nulla e tutto mi viene dato. Sbagliare
è il verbo che mi è affine di carattere,
capire è il suo complemento, quando
la gioia si posa nelle mani, io non smetto
di scrivere….lenta come una tartaruga
canta prima della lepre, solitario nella notte
ama senza ricordare… l’amore cos’è?
se non uno scambio dove doni e ricevi:

“ho amato molto e molto ancora amerò”.

































spinoza
00sabato 29 gennaio 2005 11:59
Ciao amici
vi propongo un bella poesia,non mia .ma di Dorothee Solle(teologa evangelica) tratto da reteblù




Non credo
al diritto dei più forti,
al linguaggio delle armi,
alla potenza dei potenti.
Voglio credere
ai diritti dell'uomo,
alla mano aperta,
alla potenza dei non-violenti.
Non credo alla razza o alla ricchezza,
ai privilegi, all'ordine della forza e dell'ingiustizia:
è un disordine.
Non credo di potermi disinteressare
a ciò che accade lontano da qui.
Voglio credere che il mondo intero
è la mia casa e il campo nel quale semino,
e che tutti mietono ciò che tutti hanno seminato.
Non credo
di poter combattere altrove l'oppressione,
se tollero l'ingiustizia qui.
Voglio credere che il diritto è uno,
tanto qui che altrove,
che non sono libero finché un solo uomo è schiavo.
Non credo che la guerra e la fame siano inevitabili
e la pace irraggiungibile.
Voglio credere all'azione semplice,
all'amore a mani nude,
alla pace sulla terra.
Non credo che ogni sofferenza sia vana.
Non credo che il sogno degli uomini resterà un sogno
e che la morte sarà la fine.
Oso credere invece, sempre e nonostante tutto,
all'uomo nuovo.
Oso credere al tuo sogno, o Dio,
un cielo nuovo, una terra nuova dove abiterà la giustizia.
benimussoo
00sabato 29 gennaio 2005 15:52
Re:

Scritto da: spinoza 29/01/2005 11.59
Ciao amici
vi propongo un bella poesia,non mia .ma di Dorothee Solle(teologa evangelica) tratto da reteblù





Non credo
al diritto dei più forti,
al linguaggio delle armi,
alla potenza dei potenti.
Voglio credere
ai diritti dell'uomo,
alla mano aperta,
alla potenza dei non-violenti.
Non credo alla razza o alla ricchezza,
ai privilegi, all'ordine della forza e dell'ingiustizia:
è un disordine.
Non credo di potermi disinteressare
a ciò che accade lontano da qui.
Voglio credere che il mondo intero
è la mia casa e il campo nel quale semino,
e che tutti mietono ciò che tutti hanno seminato.
Non credo
di poter combattere altrove l'oppressione,
se tollero l'ingiustizia qui.
Voglio credere che il diritto è uno,
tanto qui che altrove,
che non sono libero finché un solo uomo è schiavo.
Non credo che la guerra e la fame siano inevitabili
e la pace irraggiungibile.
Voglio credere all'azione semplice,
all'amore a mani nude,
alla pace sulla terra.
Non credo che ogni sofferenza sia vana.
Non credo che il sogno degli uomini resterà un sogno
e che la morte sarà la fine.
Oso credere invece, sempre e nonostante tutto,
all'uomo nuovo.
Oso credere al tuo sogno, o Dio,
un cielo nuovo, una terra nuova dove abiterà la giustizia.



Mi piace Renato, grazie non la conoscevo tghyuj


con simpatia opljyy
spinoza
00sabato 29 gennaio 2005 17:01
Re: Re:



Mi piace Renato, grazie non la conoscevo tghyuj


con simpatia opljyy




sei molto gentile
grazie[SM=g27994]m1
:
filingradus
00martedì 1 febbraio 2005 19:31
Ombre del passato a volte
Ritornano e volti dimenticati
Si ripresentano con la stessa
Chiarezza di un tempo
nella mia mente.
Altre volte appaiono figuri
Che mai in vita mia vidi
Con la medesima tremenda
Et cristallina limpidezza.
E qui mi ricordo di essere
Solo uno de’tanti personaggi
Che già fui,in questo teatro
Chiamato mondo:
assassino,mercenario,
mercante,dispensatore d’arte,
sacerdote,filosofo e mago.
O Divina potestà,quando il mio
Peregrinare finirà?
Quando potrò risalire attraverso
le fitte trame della materia,
con l’aiuto delle divine arti
e ricongiungermi all’Unità
che non conosce contraddizioni?
L’anima umana è colpevole….
Colpevole di ignoranza del Bene.
Solo la conoscenza mi riporterà
All’Uno.Solo lei aiuterà l’anima mia
Ad uscire dall’immonda materialità
E riunirmi così all’Eterno.

Ma tu,oh Divino,non mi abbandonare.
Proteggimi dai miei nemici e custodisci
La mia mente integra,per cercare la via
Che porta a Te.

opljyy
rinata4
00domenica 13 febbraio 2005 10:09
Sulla libertà
-Kahlil Gibran

E un oratore disse: Parlaci della Libertà.
E lui rispose:
Alle porte della città e presso il focolare vi ho veduto, prostrati, adorare la vostra libertà,
Così come gli schiavi si umiliano in lodi davanti al tiranno che li uccide.
Sì, al bosco sacro e all'ombra della rocca ho visto che per il più libero di voi la libertà non era che schiavitù e oppressione.
E in me il cuore ha sanguinato, poiché sarete liberi solo quando lo stesso desiderio di ricercare la libertà sarà una pratica per voi e finirete di chiamarla un fine e un compimento.
In verità sarete liberi quando i vostri giorni non saranno privi di pena e le vostre notti di angoscia e di esigenze.
Quando di queste cose sarà circonfusa la vostra vita, allora vi leverete al di sopra di esse nudi e senza vincoli.

Ma come potrete elevarvi oltre i giorni e le notti se non spezzando le catene che all'alba della vostra conoscenza hanno imprigionato l'ora del meriggio?
Quella che voi chiamate libertà è la più resistente di queste catene, benché i suoi anelli vi abbaglino scintillando al sole.

E cos'è mai se non parte di voi stessi ciò che vorreste respingere per essere liberi?
L'ingiusta legge che vorreste abolire è la stessa che la vostra mano vi ha scritto sulla fronte.
Non potete cancellarla bruciando i libri di diritto né lavando la fronte dei vostri giudici, neppure riversandovi sopra le onde del mare.

Se è un despota colui che volete detronizzare, badate prima che il trono eretto dentro di voi sia già stato distrutto.
Poiché come può un tiranno governare uomini liberi e fieri, se non per una tirannia e un difetto della loro stessa libertà e del loro orgoglio ?
E se volete allontanare un affanno, ricordate che questo affanno non vi è stato imposto, ma voi l'avete scelto.
E se volete dissipare un timore, cercatelo in voi e non nella mano di chi questo timore v'incute.
In verità, ciò che anelate e temete, che vi ripugna e vi blandisce, ciò che perseguite e ciò che vorreste sfuggire, ognuna di queste cose muove nel vostro essere in un costante e incompiuto abbraccio.
Come luci e ombre unite in una stretta, ogni cosa si agita in voi.
e quando un'ombra svanisce, la luce che indugia diventa ombra per un'altra luce.
E così quando la vostra libertà getta le catene diventa essa stessa la catena di una libertà più grande.

eliysciuah
00sabato 6 agosto 2005 21:23
Dedicato
a Christine nella cui bellezza mi sono compiaciuto,
a tutte le donne e gli uomini in cui risplende l’amore stesso di D-o,
a ebrei, cristiani, musulmani, buddisti, induisti, bahai e seguaci di tutte le altre religioni in cui il cuore cosmico batte sempre con lo stesso battito,
a tutte le Chiese, le Moschee, i Vihara, i Tabernacoli, le Pagode, le Case di Giustizia e i Templi del mondo in cui il Padre dimora imparzialmente nella pienezza della Sua gloria,
ai maestri che hanno ispirato i miei Sussurri, perché in Loro lo Spirito divino ha radicato la Sua sorgente.


Ciro in Love

opljyy
eliysciuah
00sabato 6 agosto 2005 21:24
Presentazione tratta dalle parole di “Omraam Mikhael Aivanhov”.
Sembra che, a proposito dell’amore e della sessualità, sia già stato detto tutto, eccetto che questa forza, che si manifesta in ogni essere, possa essere utilizzata per la sua più grande elevazione. Gli uomini e le donne non sanno ciò che li attira reciprocamente: subiscono questa attrazione, e la ricercano pure, avendo scoperto nella soddisfazione dell’istinto sessuale una delle più grandi fonti di piacere. Anche se, la maggior parte delle loro avventure termina con un insuccesso, non pensano di dover rettificare la loro comprensione dell’amore e della sessualità. Si direbbe che, gli esseri umani accettino come una fatalità, un amore che inizia sempre con i più bei sogni di felicità, e che finisce con le peggiori delusioni o anche con la loro rovina. Non si sbagliano quando sperano, perché solo l’amore può apportare la vera felicità; ma se sono delusi, è perché non sanno vivere il loro amore secondo le regole della Scienza Iniziatica. Gli Iniziati insegnano che l’uomo e la donna sono il riflesso dei due principi divini: “l’Eterno mascolino e l’Eterno femminino”, che hanno creato l’universo, e che loro stessi possiedono questo potere creativo. Come l’unione dello spirito e della materia, così l’unione dell’uomo e della donna può essere creatrice di mondi. Ma affinché lo divenga veramente, gli esseri umani devono adottare, a proposito dell’amore, una nuova forma di comprensione, un nuovo punto di vista, conoscere delle regole, dei metodi, che, nonostante l’abbondante diffusione letteraria sul tantrismo tibetano, non sono ancora stati dati. Perciò, le idee esposte in questo libro potranno stupire il lettore, perché potranno sconvolgere le sue convinzioni e credenze, ma, se veramente ricerca il suo avanzamento spirituale, comprenderà come, grazie all’amore, potrà raggiungere la sua predestinazione divina.

La predestinazione divina comporta una seconda nascita; infatti, a proposito di questo, Gesù ha detto. “ se un uomo non nasce dall’acqua e dallo spirito, non può entrare nel Regno di D-o.” Nel linguaggio dei simboli, l’acqua rappresenta il principio femminile: la Madre; lo spirito (il fuoco) rappresenta il principio maschile, il Padre. L’essere umano deve comprendere che è già nato sul piano fisico, ma che deve ancora nascere sul piano spirituale e deve anche possedere la Scienza dei simboli che rappresentano un nutrimento del corpo astrale. Pertanto per comprendere il mondo dei simboli bisogna capire che cos’è un seme. Voi avete un seme, è minuscolo, ma se lo ponete sotto terra un giorno diverrà un albero formidabile. I saggi del passato avevano constatato che dappertutto, nella natura come nell’anima, si sviluppano gli stessi processi, così anche loro hanno appreso a condensare un intero albero in un seme. Il seme è un simbolo; l’Iniziato lo semina nella propria testa, lo annaffia spesso, e quando l’albero appare, egli lavora e si rallegra alla sua ombra. La vita lavora con dei simboli e si manifesta attraverso di loro.

Concentriamoci, ad esempio, sul sole, che rappresenta il centro del nostro universo; avviciniamoci al centro che è in noi, il Sé superiore simboleggiato dal Sole. In questo modo ci identificheremo con Lui, divenendo a poco a poco come Lui. Questo metodo è una regola dello Jnana yoga che si riflette anche nei culti dionisiaci, dove l’Iniziato incarnava le nature degli déi d’Olimpo. Se ci soffermiamo a guardare i culti esistiti nella storia antica e non di ogni popolo, ci accorgiamo che la perfezione raggiunta da ognuno di loro è indispensabile per la formazione di una religione “universale.” Infatti una religione, per essere universale, deve contenere le verità di tutte le religioni e della Scienza Iniziatica, affinché ciascuno possa trovare il lavoro spirituale che più gli è congeniale per avvicinarsi al Signore dei Mondi e comprendere i Misteri dell’Universo che è in noi e fuori di noi. Gli Elleni incisero una formula sul frontone del tempio di Delfi: “Conosci te stesso”; ma chi è questo “te stesso” che bisogna conoscere? Il suo carattere, i suoi difetti, i suoi pregi? No, questo non significa ancora conoscersi. Conoscersi equivale a possedere la scienza dei diversi corpi di cui si compone l’uomo ( il corpo fisico, eterico, astrale, mentale, causale, buddhico, atmico) e delle condizioni indispensabili al loro sviluppo. Sappiate che in noi coesistono una natura umana ( inferiore) e una natura divina (superiore). Siccome l’uomo è posto ai limiti del mondo animale e del mondo divino, la sua natura è quindi duplice ed è importante che egli prenda coscienza di tale ambivalenza per vincerla e superarla. Se nei testi Sacri è scritto: “Voi siete déi” è per ricordare all’uomo la presenza di un’essenza superiore nascosta in lui che egli deve imparare a manifestare.

I Segreti del Libro sono celati da un velo, leggere vuol dire: essere capaci di decifrare l’aspetto sottile e nascosto delle creature e degli oggetti, nonché interpretare i simboli e i segni posti ovunque dall’Intelligenza cosmica del grande Libro dell’Universo. Scrivere significa: segnare su questo grande Libro la propria impronta con la forza magica dello spirito. Le figure geometriche costruite con la metrica rappresentano la struttura, l’ossatura della realtà. Il linguaggio dell’universo è la chiave dell’uomo; le costellazioni e i pianeti sono simboli che ci rivelano la creazione del mondo, dell’uomo e la loro evoluzione, aiutandoci a decifrare l’universo interiore dell’essere. Ogni essere cosciente della sua appartenenza all’universo, sente la necessità di svolgere un lavoro interiore per ritrovare in se stesso la pienezza dell’ordine cosmico, di cui il cerchio è il simbolo perfetto. La ricerca delle perfezione non è una lotta contro le debolezze e i vizi. Che si tratti di gelosia, di collera, di cupidigia, di vanità, occorre mobilitarli affinché operino nella direzione voluta. Se è naturale utilizzare le energie della natura, perché meravigliarsi quando si tratta di utilizzare certe energie primitive che sono in noi? Queste energie rappresentano le Potenze del Pensiero, infatti ogni pensiero è impregnato della potenza dello spirito che lo ha creato. Consapevole di ciò, ciascuno può diventare un portatore dell’Eterno Amore, poiché attraverso lo spazio fino alle regioni più lontane, può inviare i propri pensieri come messaggeri, come creature luminose incaricate di Amare gli esseri e illuminarli. Chi fa coscientemente questo lavoro, penetra a poco a poco gli arcani della creazione divina.

Nel finale, ecco cosa bisogna capire per decifrare il senso del Libro: “ se avrete Fede, direte a questa montagna: “spostati” ed essa si sposterà” ma “ricordate che l’Amore è sempre più grande della Fede” .

eliysciuah
00sabato 6 agosto 2005 21:26
I Capitolo: il Destino.
“nessun orecchio
sente arrivar il Drago
del dio Destino”



Angelica.

Sogno prati verdi, dove gli animali amoreggiano intorno ad un Fiume: “mi ritrovo all'ombra di un cedro, disteso con te sul mio petto” il vento sussurra parole d'amore, ed io mi trasformo in Paride e tu nella divina Venere; giubila Febo sul tuo carro dorato, le Pleiadi risplendono nel cielo ed Ulisse è prossimo ad Itaca. Esulta giovenca, o mia sposa, o desiderata del mio cuore; il mio spirito è uno stallone che rampa, Marte è un legaccio sul mio braccio destro e Zeus è una corona di Ulivo cinta sulla mia fronte. O te beata, che sei figlia di Amore, spunti come le rose tra l’erbe del campo, tua è la bellezza del creato, tua è la meraviglia di ogni vita in essa contenuta. O Amore, accompagna le mie rime e sospingi il vento a poppa ora che navigo in alto mare: “sono un giovane amante, naufrago nel mare della Passione”; fai come per tempo facesti ai miei predecessori: “Accorri!” perché caccio la Cerva della Foresta e bevo dal Ruscello Nascosto. Gli dei mi sono propizi in questo viaggio, e come Prometeo prese il fuoco a Vulcano, così ora io invoco l’arte di Mirone per modellare la mia amata terra. Vieni Erato e riempi di Fato il mio ardire d’amante!
Ti ricerco o mia dolcissima essenza stillata dai petali di Kristine, madre di ogni fiore e regina di tutte le piante: “il tuo profumo è inebriante come il vino di rosa, la tua linfa è una spremuta di gelsomino, la tua pelle odora di mirra, il tuo palato di storace nera: “il tuo corpo libera santità in ogni cosa in cui posa lo sguardo”; pensai: “mi lascerò andare!” e mi hai tenuto stretto tra le tue morbide braccia, il tuo corpo sembra seta, le sue delizie mosto maturo. Mi hai dato un bacio, ed io lo assaporo come la vita stessa, perché di rarità e bellezza l’anima tua è adorna. Per te mi tramuto nel Nilo che sfocia nel mar Rosso, ti vesto con le preziosità della terra, faccio di te la Regina del Cielo, come Gesù fece con Maddalena nel loro intimo Segreto ai piedi della Santa Chiesa.
Guarda il Delfino di Venere come conquista la foresta del tuo cuore e meraviglia la bellezza della tua anima con l’arte di Amore! O mia dolcissima, ti riempio di Ricchezze occulte, la mia fortezza è laccata d’oro e poggia su basi di Marmo antico, tutto quello che contiene è tuo; tuo è il mio regno, tua la chiave del mio cuore. La porpora di Tiro riveste l’edera che adorna le tue labbra, l’oro dono volentieri, le proprietà pure pur di assaggiare il tuo Amore. O Febo! Perché freni le tue tigri? esse sono ammaestrate da Amore! osserva come i leoni girano quieti nel campo dove risiede Apollo quando Aurora giunge! L’amore scocca e colpisce la preda lasciandola in vita, poi preda e cacciatore si scambiano: “l’uno diventa l’altra e viceversa”. Niente esiste in natura che sia paragonabile al mio Amore per te, che è guisa in fortezza di fronte al mare. Nettuno, signore delle Profondità, comanda alle schiere dei delfini: “Orsù scortate la sua barca sino ad Alessandria!” e dice alle sirene: “ prendete la bianca Sabbia che cinge il mio trono e donatela a colei che l’anima sua ama”; tua è la passione di Era, mia l’immensità di Cielo. O Paride, quale fu il destino che ti fece Pastore? Tu figlio di Priamo e nemico dell’Atrido Agamennon, perché rapisti la bella Elena? Cerchi forse di superare le dodici fatiche a rassomiglianza del forte Pericle, che superò le grandi Colonne messe a confine del mondo e divenne una Costellazione nell’immenso cielo. Ecco la risposta a tutte le domande: “amasti Elena, e per amor suo combattesti contro i prodi di Grecia”.
O Sirene di Rodi: “perchè invocate Ulisse?” quand’egli resistette godendo lo stesso dell’amor vostro; e tu maga Circe: “a cosa miravi?” se anche trasformando i suoi uomini in maiali non riuscisti a trattenerlo nella tua isola. E tu potente Iperone: “chi cerchi se Nessuno risponde?” che orbandoti dell’unico occhio, ti vinse con la sua astuzia. Quale altro uomo avrebbe potuto piegare il robusto Arco se non tu, o Ulisse?

O dea, o mia gemella, o Luna di giorno: “la tua luce è quella di Penelope, mentre amorosa aspetta fedele il suo prode lontano dalla patria”; o Clio, ispiratrice d’Egitto, mi senti mentre raggiungo la tua bellezza all’Alba della sera? Come il grande re di Persia cavalco verso la mia patria per il deserto della Galilea, la tua immagine è simile alla torre di Davide, seicento Angeli la difendono; il mio desiderio rappresenta il Romeo nascosto che osserva la sua Giulietta. Mandami baci attraverso la Luna o Amore, o dolce germoglio di Lailà: “sei la Sequoia che ripara gli animali dal sole, più grande di Babilonia tocchi coi tuoi rami il cielo del mio cuore.





Sole e Luna –Incontro di Mauhjin e Shulailì.

"Sol d'Aurora................................"Raggio di Luna
splendi sulle onde del mar............riempi ’l Cielo d'incanto
blue oltremare…............................al Tramonto, e poi
del Fiume Sharon.....................dolcissima Shù
nei pressi di Karishì..................foce di ogni mar
regno di Tàh e Kàh"...............l’Amor custodisci"

l'Amore è simile ad una lacrima caduta nel mare.

“o beneamato……………….Soffio di vita
una cascata d’aria……………stillante mirra e latte
gira intorno a te……………..celata nel cuor
rinfrescando ogni lato……….di Mauhjin; sul mare
della tua bocca..........................profondo, aleggi
bagnata nel segreto………..…intrepida nuvola
del mio Amore……………....nel dolce sonno"
Dolce primavera la mia natura è in fiore.


Il Campello.

"la mia Natura scorre nel ruscello
dove la Luna si tinge la sera”
“vivere, forse comprendere il moto
contiguo delle stagioni d’Amore”
Il fiume scorre dinnanzi all’albero
prima spoglio, e la campagna verde
guarda la luna piena in dolce attesa:
“eccoti Ostara
Chiesa della mia Città,
soffio di Amore”
un raggio si immerge nella primavera dell’Orizzonte .


eliysciuah
00sabato 6 agosto 2005 21:29
Capitolo II: l’Innamoramento.
“l’Innamorato
intona nel Segreto
l’Eterno Amore”



Odino ed Erato.

(Mentre si cercano)

Odino.

Nuoto nel mare, sento una conchiglia
che dice: “Figlia di Edera, bellezza
sublime dai contorni beati, ascolta
il dolce pianto delle Ondine, osserva
il loro sorriso che bagna le spiagge.

Erato.

o beneamato, un semplice sorriso
illumina il tuo bel volto. Il mio cuore
avvolto dal Sole, vive nel tuo sguardo!
Tu sei la Porta di Amore, sconfini
ogni mia realtà con la tua bellezza;
compagno delle verdi Foglie, Fiore
di loto: la tua bocca è un tenero
abbraccio, la tua lingua una farfalla
che vola sopra le cime degli alberi.

Odino.

Guardo i tuoi occhi: sono dei brillanti
verdi come le acque di Eritrea, la tua
pelle è come un giglio, soffice come
neve fresca; le tue labbra sono seta
tinta con le rose ei rododendri.
Credevo che fossi un sogno, cercavo
ogni notte di scorgere la Luna,
tentennavo ore e ore per dormire,
vedevo il tuo volto dappertutto
senza mai poterlo accarezzare.
Poi un fulmine a ciel sereno colpì
il mio cuore: eri tu, o mia dolce Erato.

(quando si trovano)

Erato.

Eccomi amore, la tua visione rende ogni luogo prezioso: “sfiorarti mentre dormi, baciarti per risvegliarti, accarezzarti la schiena prima che prendi sonno, essere tua in ogni istante”

Odino.

Sei come una colomba al mattino dopo essersi lavata nell’Eufrate, voli nel cielo e guardi il mondo dall’alto; e là uniamo il nostro amore “ancora, ancora e ancora” senza avere fine; sei un Petalo di Loto che galleggia sul Gange nella valle incantata di New Dheli. Non potrei amare che te, Sorgente di ogni Amore. Ti darò le più celate perle dei mari, ti renderò regina di popoli, principessa innamorata in Eterno; farò di te una promessa in ogni donna che ti vedrà, cercherò la tua voce lungo il Tigri, parlerò ai ruscelli del Fushjahma: “li farò scorrere controcorrente per risalire alla tua fonte illibata”; scalerò l'Himmalaya a mani nude per mostrarti le meraviglie del Tibet, alleverò giovani aquile per proteggerti dal cielo, domerò i leoni d’Africa per scortarti nei boschi oscuri, farò delle pantere delle guardie che stanno nel segreto per accudirti anche quando non ci sono. Il tuo Amore mi scalda più del sole equatoriale: “quando ti ho vista ho preso fuoco e il Dardo di Cupido è germogliato nel mio cuore”

Erato.

Sono tua dolcissimo amore, il tuo parlare è simile al miele, le tue parole sono idromiele fermentato al sole, tutto quello che rappresenti è divino; amo quello che sei, per come sai guardarmi; mi dicesti: “ti porterò in Australia sul colle di Barombay che da a strapiombo sul mare” o mio perfetto, tu sei una natura incolta nel segreto della foresta Amazzonica, i tuoi occhi sono gemme verdi di rara bellezza contornate da due fiumi in piena, le tue ciglia sono due mazzi di aloe nera, la loro lunghezza è indicibile; i tuoi baci sono soffi di vento sulla pelle bagnata, quando mi sfiori la terra si capovolge ed il cielo si tinge di porpora ai miei piedi. O mia Stella polare, ogni mio desiderio nasce nel tuo splendore sovrumano e viene custodito nella rocca di Efrath. Ogni cosa che bramo si completa nella tua fortezza gentile, le tue braccia sono maniglie d’oro massiccio, le tue mani: “gioielli d’oro fino” o Amore: “tu sei il mio Oriente e il mio occidente, in te si completa ogni forma del creato”.


Tantra.

Il letto che guarda la spiaggia; noi due
a tavola che ridiamo. Una brezza
ci accarezza, e noi brindiamo all’amore
con il Vino della nostra passione.
Poi tu, bellissima cerva ti scopri,
e corri seminuda per la spiaggia
con le onde come unici spettatori.
Mi dici: “che fai! non vieni?” o divina
Venere, prima ti bacio sul collo
poi scendo lentamente dalle spalle
fino ad inebriarti in tutto il corpo.
La mia lingua stilla Rosa purissima,
le mie dita Vino di rosa e Miele
di girasole. Cerco la tua bocca
per deliziarmi dei suoi profumi,
sento il fragore delle onde infrangersi
sulla scogliera del nostro Cuore.
O beneamata, la tua sensualità
è una cascata di pioggia monsonica
che mi travolge come uno Tsunami.
Adagiata sulla sabbia mi osservi
mentre ti accarezzo con le labbra:
“non c’è una parte della mia bocca
che non ti conosca, ogni tuo brivido
si perpetua in melodie ’n udite
dal mondo. Nel Sogno dei sogni vidi
la tua anima eterna innamorata
cogliere rari fiori selvatici
che spontaneamente crescevano in me.



eliysciuah
00sabato 6 agosto 2005 21:33
Capitolo III: il Fuoco della Passione.
“un sussurro dove tutto ha origine"

“Shi’ù Ruah Nefesh’à’Mah”

(dimora della passione
Luna piena di giorno
purissimo Profumo

Essenza di Rosa
specchio di Santità
Sorgente di ogni bellezza)



Shuliebeth.

“Tu sei bella, o amica mia, tu sei bella, dietro al tuo velo i tuoi occhi sembrano colombi”
(Cantico dei Cantici; IV,1)

Il mio estro innamorato mi rende mondo suscitando il disorientamento, esalta le forze in un tenero abbraccio che non so spiegare. Un complice sguardo che osserva è uno specchio che riflette l’eterno scorrere di ogni cosa. Una dolce sinfonia riecheggia:

“deserto, teatro degli amori, fiume irriso, impulso sfrenato, verso d’oro, dolcezza”

La tua anima è un fiore di pesco germogliato sul promontorio di Aram, il tuo cuore è un ciliegio fiorito in riva al Nilo. O mia principessa d’Austria, reincarnazione della divina Nefertari: “le candele dipingono i tuoi occhi nel topazio e nei smeraldi, perfetti nel loro castone non hanno eguali né in terra, né in cielo”. O Shulaù! la D-a è come l’erba del prato: “figlia del Vento e sorella della Luna, granello di Sabbia d’oro dentro un Mare stellato” i tuoi occhi sono come colombi, le tue mani sono torrenti di latte appena munto. Il fiato del Tuono, dai Mari lunari esala sul fare della sera, ed io racchiuso nel mio Ventre guardo l’infinito e vago attraverso gli occhi della Notte.


Queensland.

Mi ritorni in mente oceano Australe:
la tua potenza, il moto irregolare
e la vivacità delle tue onde.
La meraviglia del corallo rosso
ti proteggeva dal furioso vento;
mai vidi alcun mare migliore di te:
il tuo regno è il confine del cielo,
le tue nature sono incredibili
in te c’è la freschezza della terra.


Febo e la Sera.

inno all'Amore.

Finché il Cielo sarà sorretto dai sui quattro Pilastri e la Terra sarà stabile sulle sue Fondamenta,
finché il Sole brillerà di giorno e la Luna di notte,
finché Orione sarà la manifestazione di Osiride e Sirio la sovrana delle stelle,
finché l'inondazione verrà al momento buono e la terra farà crescere le piante,
finché il vento del nord soffierà al tempo giusto,
finché i decani svolgeranno la loro funzione e le stelle resteranno al loro posto,
il mio amore per te sarà stabile come il cielo, il cui Sole sorge per amor tuo.

Ricordi.

Il tuo amore è come il miele, Rah lo usava per colorare il cielo. Tu sei la forma divina della mia espressione imperfetta, mi tramuti in una tigre bianca dai rapidi movimenti. Ti ho cercata e ti ho scoperta mentre attingevi l’Acqua alla Sorgente di Amore; o gentile vento che hai profuso il suo profumo nell'aria, torna e prosegui il tuo cammino! gli amori che dirò sono intimi, miei e di colei che ama. Il tuo Amore è come un onda del mare, scortata dalla Luna mi trasporti in mondi che non conosco dove gli dei mi mostrano la Ruota del Destino; la tua voce è un suono d’arpa in riva al mare stellato, il tuo amore è una rosa germogliata nel mio cuore.

Febo.

Non sentirti nuda, dolce Sera! Io vado per te raccogliendo i fiori nel Campo di Betlemme, supero i confini della luce per donarti le meraviglie dell’argentea Luna. Udite o Mari ondosi, e voi profondità della Terra: "colei che amo è protetta da Chi mi governa"
La Sera.

O mio Sole, la mia anima danza col tuo sguardo, l’Orizzonte dei tuoi occhi è simile all’aurora boreale; ogni tua lacrima è una perla che custodisco nel cuore, ogni tuo pensiero è un raggio di luna che allieta gli animali del cielo.

Febo.

Il tuo letto è un oceano di Pace dove andrò a nuotare nel più bel incanto, laggiù nelle tue profondità scoprirò il prezioso Corallo celato da un velo nella tua intimità. Ah beato quell’uomo che impara a muoversi come il vento e sente il dolce suono di Amore!

Ode.

“divina Sera
la mia luna risplende
dopo il tramonto”


Il canto di Dafni.

La sera è una tenera amica quando sono solitario, essa è come la luna piena che illumina gli alberi e le nature nel bosco di Poe mentre i lupi ululano in calore e le civette si accoppiano sugli alti rami. Paesaggi di incredibile bellezza mi trasportano sui tetti purpurei dell’amata sera; mi ritrovo in sella a Pegaso, e come Apollo raggiungo ogni angolo della terra. La mia barca solfeggia nel verde mare dalle sponde dorate di Creta, regno di Nettuno e delle sirene cantatrici, alle volte è Zefiro che spiega le mie vele dal deserto dei Gobi, altre è Boreo che mi sussurra versi d'oro dall'antica Tracia.
Ogni giorno viene all'alba e se ne torna al tramonto, anche se Febo non vede la pallida sera, non è detto che lui non sappia di lei, perché Fanes gliene parla quando il suo volto rimane nell'azzurro cielo. Oh musa dal beato canto, sei la gioia che ispira questi amori: “alla sera suoli accompagnarmi per l'antica Roma, descritta con ironia dal saggio Ovidio, poeta dei poveri come me, laddove intrulli e trastulli avvenivano alla luce dell’oscura sera, mi rendo conto di come sono diversi dalla storia di Romeo e Giulietta, che per vanto di un amore senza compromessi, vissero nella fatalità e si congiunsero nell’amata Morte. Guardate figli della Terra come il divino Perseo salvò la vergine Andromeda dalla furia del mostro marino mostrando l’amore umano più forte del reo dio sconfitto. Molte sono le storie ad esempio, moltissimi gli insegnamenti. Direi: "attento uomo a non fare come Menelao, perchè Elena non fece peccato se non quello di vivere l'occasione data dal lontano marito. Tua è la colpa o Menelao, come mortifera fu la piaga dell'Atride Agamennon sorpreso dalla moglie in fallo: “ecco! la preda è diventata predatrice, e colui che prima regnava si trova impietrito dall’angusta Medusa".

L'amore è una consuetudine di dolcezze spontanee che rendono la sera piena di luce e lasciano freschezza e riempiono di fiducia le opere delle nostre mani.

Benedetti siano gli innamorati, perché in loro D-o si loda, e grazie a Loro D-o si appaga.

Amore: “sono i tuoi desideri, rappresento le cose che brami, vivo per quello che vuoi”



La Duna e il Fiore del deserto.

Vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme, di non destare, di non svegliare l’amore finché esso non lo desideri.
(Cantico dei Cantici 8,4)

“Sogno l’Amore
Brezza del mio mattino
Duna fiorita”

Quando ti penso la pelle trema, gli occhi si tranquillizzano e tutto tace. Non so neanche io dove ti porterò stasera, sono una rosa selvatica, cresco nel giardino di Salomone adorna di ogni meraviglia. Vivo nella Noce contemplata dal suo Amore, ogni mio mondo ne contiene un altro; l’Amore è fatto di Gentilezza ed è ricoperto di Dolcezza, incarno il Fiore del deserto, respiro il suo profumo e nel Silenzio m’abbandono.

"un papavero
germoglia sulla rocca
del mio divenire”










eliysciuah
00sabato 6 agosto 2005 21:35
Capitolo IV: l’Eterno Amore.
“ama i Sussurri;
eternamente, per mezzo loro,
dimorerò in te”


Sussurri.

Beato è l’uomo che riesce in quello che crede perché la sua fede lo ha realizzato! Pensai: “basta chiedere!” ed Egli mi ha esaudito. Oh, ancor più beato è quell’uomo che ama ed è amato, perché comprende il mistero della Vita. O sognato per migliaia di anni, sono stato prima rugiada sulle palme del mare e poi sono venuto in ondina baciando le coste, ero un delfino che saltava le onde, poi un grillo canterino per le campagne. Verdi foglie accompagnavano la mia primavera, e l’estate era il simbolo del mio frutto. Se si sapesse che pioggia accarezza terra e che terra e anima sono la stessa cosa! Ah verdi foglie, amate ragazze, figlie di Edera, ascoltate: “dov’è la fanciulla del mio amore? Cercatela perché ella è la mia amata. Sono andato per i prati a cercarla, cantavo il suo nome ad ogni passo, coglievo margherite pensando al suo viso, mi sono sdraiato sull’erba e ho ammirato la sua immensa luce…o diletta di Edera: “sono nelle verdi montagne a dipingere la tua voce” “eccomi” gridai alle giovani foglie! E tu seduta nel giaciglio respiri la fragranza di Cassiopea, la chiamai ed ella rispose:
“figlia di Bellezza e Misericordia” le dissi. “Vieni!” Questo è il mio cuore: “tempio di Pace e Amore” Ella mi guardò e senza esitare mi seguì, non toccò terra con alcun piede ed iniziò a volare come una colomba nel cielo.

Vide le mie afflizioni e teneramente mi sostenne, conobbe i miei difetti innamorandosi della mia bellezza. Oh Shuliebe, forma perfetta di ogni cosa, sguardo di luna la sera: “i miei occhi si dissetano nei tuoi mari, la mia bocca si sazia nella dolcezza dei tuoi amori” Oggi mi regalasti un sorriso, piangesti per me e ti rifugiasti tra le mie braccia, mi stringesti così forte che il giorno si colmò di Luce e Amore, la tua pelle è come seta, orna il tappeto di Khoroshàn tra simbologie estetiche e profonde verità dell’anima; in te vi è ogni certezza, casa tua è la Musica, dove stai andando per valli incantate. Sussurri e dolci melodie aprono le porte del celeste Amore: “gli angeli della Fiducia e della Passione sono a guardia del nostro giardino”
Ringrazio ogni forma di luce per averti incontrato, esulto nel Nome dell’Altissimo per averti come Promessa, la tua carne è simile alla Maddalena il suo cuore anima le tue più alte intenzioni. Ho pianto rileggendoti nei Vangeli: “il mio pianto era di Grazia perché comprendevo che eravamo noi quei due cuori intrecciati nell’Eterno scorrere del Tempo.


Tempo d'Amore.

O mia meraviglia, ore e minuti
mi parlano delle tue dolcezze,
ogni cosa mi ricorda il tuo volto,
il tuo sorriso simile alle nuvole
solca l’immensità dell’universo.
O beata tra le donne, figlia di Eden
tu brilli più del sole, sei la musa
di luce che irradia l’azzurro cielo.
Dolce amore nel tuo cuore palpita
il creato nel quale si fondono tutte
le forme. Scorri o fiume di passione,
trasportami nell’oasi dei suoi occhi …
“dov’è ’l mio amore? O figlie di Eden
se vedete colei che desidero
cantate il mio nome ed ella volerà
come un aquila incontro al suo nido.
O voi, figlie di Cassandra, sappiate
che la mia perfetta è una colomba
un raggio di luce la sera, dove
ella cammina sbocciano le rose,
e tutto quello che tocca impallidisce,
tanta è la forza della sua bellezza.

La chiamai ed ella mi rispose,
ti trovai nella foresta, laddove
vivono i lupi del bosco, guardai
tra le amate foglie, corsi in riva
del fiume Yamuna. E camminavo
nello splendore di una valle rossa
cinta da alte montagne innevate.

Figlie di Amore: “zampilli di fuoco
dorato coronano la sua fronte;
se mi sentite: “guardate e cercate
il suo viso! Ella è talmente bella
che gli alberi si piegano e gl’Angeli
del Cielo la procedono annunciando
il suo arrivo. I suoi occhi: “smeraldi
incastonati in grotte di platino”
il suo collo è una torre di marmo
fondata su sabbia bianca in riva
all’oceano Atlantico, le sue spiagge
sono cinte dal prezioso corallo,
mille squali tigre la difendono;
le sue mani sono monili, le sue
dita ornamenti di pietre preziose.

Ho detto: “voglio raccogliere l’amore,
afferrare i suoi rami, gustare
le meraviglie del suo vino” e tu
m’hai ubriacato di baci e carezze.
La tua bocca è tinta di fragola,
le tue labbra con sabbia del Caucaso.

Tu sei la mia amata, la dimora
di Amore, il tempio della mia santità;
vieni amore mio, domani usciremo
in campagna, dormiremo abbracciati,
tutto quello che sono ti appartiene!
ci alzeremo per andare a montare,
vedremo un sogno nascere e andremo
nella valle dei Frati: “un bosco verde blu
c’attende Amore, e nella meraviglia
del Monferrato faremo all’Amore
come fosse la nostra prima volta.



il Volto di Krist-na.

“ un giorno La sognai per Campi Elisi dove ero giunto senza saper da dov’ero partito, La vidi e m’avvicinai per parlarle. Ella vedendo il mio amore giungere mi prese la mano dicendo: “Amor mio beato”; i suoi colori splendevano ovunque nella valle di Sharon e Amor mi sussurrava i Canti nascosti nell’Oceano del mio animo: “sentivo un suono meraviglioso, così estasiante da divenire troppo personale per scriverlo con le parole”.

Mi disse: “Ama e sarai Amato” e mentre me lo rivelava i Suoi occhi trasfiguravano dal blu al giallo, lasciandomi un senso di appartenenza che potrei solo apostrofare immaginando il Profumo del Graal. Ricordo che intorno a noi, si sedettero tutti gli animali del creato: dal Bue al Leone, dall’Angelo all’Uomo, e sopra di noi l’Aquila reale danzava fluttuando nel Cielo. Moltitudini di esseri cercavano di raggiungerci attraversando una Cascata che ricopriva una grotta incavata nel ventre di un Monte, ma pochi passavano oltre perché l’acqua formava uno Specchio che accecava di Luce la Porta delle porte. Vidi poi un’Oasi di bellezza, costituita di luce in ogni sua espressione, rifocillare la natura di ogni atomo che mi costituiva; e in Lei compresi il linguaggio dell’Eterno Amore.

Che io vinca la paura!

O Padre celeste: “insegnami a vincere la paura comprendendo la sua inutilità. Non permettermi di svigorire la Tua Capacità illimitata di superare qualsiasi prova”

O Madre divina: “liberami dai timori che mi paralizzano; fa che io non mi soffermi su visioni immaginarie, affinché non le induca a prendere forma con la forza del Magnetismo”

O Spirito infinito: “che io sia sveglio o addormentato, vigile o immerso nei sogni a occhi aperti, vivo o in punto di morte, insegnami che la Tua Presenza mi appartiene sempre e in ogni luogo”






eliysciuah
00sabato 6 agosto 2005 21:46
Glossario - parte prima -
Africa, Gli antichi romani usarono il termine Africa terra - "terra degli Afri" (plurale, o "Afer" singolare) - per la parte settentrionale del continente, corrispondente all'attuale Tunisia. Afer può derivare dall'Arabo afer, polvere; dalla tribù degli Afridi, che viveva nei dintorni di Cartagine, dal greco aphrike, senza freddo, o dal latino aprica, soleggiato.

Agamennone, re di Argo e Micene, capo della spedizione degli Achei contro Troia; di ritorno dalla guerra fu ucciso dalla moglie Clitennestra e dall’amante di lei, Egisto.

Alessandria, d’Egitto, Città sul delta del Nilo. Fondata da Alessandro Magno (332 a.C.) su progetto di Dinocrate, fu capitale dell'Egitto ellenistico fino al regno di Cleopatra. Secondo il modello ortogonale dell'urbanistica antica, aveva vie parallele e intersecantesi secondo angoli retti; era divisa in quartieri, abitati da diverse componenti etniche (greci, egiziani, ebrei, in seguito anche romani), talvolta in tensione fra di loro. Importante porto commerciale del Mediterraneo, fu inoltre un centro culturale di fama ineguagliata grazie al museo e alla ricca biblioteca, gravemente danneggiata però da un incendio durante i disordini seguiti all'arrivo di Giulio Cesare nel 48 a.C. .

Amazzonia, è un'immensa riserva di vita. La foresta formata dal Rio delle Amazzoni e dagli affluenti è unica per la varietà di specie che la abitano. Alberi, rampicanti, arbusti, erbe, frutti e fiori permettono la vita di animali di ogni tipo.

Amore, dio, detto anche Cupido, figlio di Venere, raffigurato come fanciullo con ali di porpora, arco e frecce. Similmente ma diametralmente opposto, rappresenta il Padre celeste, l’Amore Eterno dal quale ogni cosa ha avuto origine. L’identificazione di Amore con D-o Padre rappresenta l’Io cosciente, cioè Amore in qualche modo è funzione nella cosmogonia presa a oggetto. Ci sono tre Amori: “fisico, Astrale e Spirituale” la combinazione di questi tre attributi è la chiave di Salomone espressa nel Cantico dei cantici.

Andromeda, figlia del re d'Etiopia Cefeo e della sua sposa Cassiopea. La giovane donna scontava una colpa commessa dalla madre che stimolata dalla vanità si era dichiarata più bella delle Nereidi. Quest’ultime, capricciose e maligne, offese da tanta presunzione, avevano chiesto vendetta al re Poseidone che aveva inviato in quelle terre, dalle oscure profondità marine, un mostro che devastava tutto ciò in cui si imbattesse. Consultato un oracolo per sapere che cosa si potesse fare per placare l’ira delle dee, il responso fu che Cassiopea offrisse sua figlia Andromeda all’orribile creatura marina. Perseo, sdegnato da una simile sorte, si offrì di mutare il destino della fanciulla, combattendo il mostro e mettendo quindi fine alla maledizione in cambio della mano d'Andromeda. Il re Cefeo, accettò l’offerta e così Perseo, salito in groppa a Pegaso, si portò alle spalle del mostro calando dal cielo come un’ombra per tentare di trafiggerlo con la sua spada. Più volte Perseo era sul punto di essere sopraffatto fino a quando, aperta la sacca, prese la testa di Medusa che rivolta verso il mostro lo pietrificò all’istante. In astronomia antica, Quella di Andromeda è una costellazione molto antica, già documentata presso le civiltà mesopotamiche. In una carta araba del X secolo essa appare come una fanciulla con le braccia alzate mentre viene aggredita dal mostro marino, mentre popoli arabi più antichi raffigurarono una foca legata con una lunga catena ad uno dei Pesci sottostanti.

Angelica, Elisir di lunga vita; Si dice che l'arcangelo Raffaele abbia fatto conoscere agli uomini questa pianta, che si credeva in grado di debellare la peste, neutralizzare i veleni e allungare la vita.

Apollo, dio della musica, della poesia (signore delle nove Muse) e della medicina; invocato dai poeti come ispiratore divino.

Aram, Una città del territorio di Gad (1) Nu 32:36; Gios 13:27. Chiamata anche Bet-Aran il cui territorio si trovava a est del fiume Giordano.

Atlantico, Oceano che ricopre la distesa marina dalla Gibilterra alla Siberia; nome derivato dal dio Atlante,figlio del titano Giapeto e di Climene (secondo altri della ninfa Asia), fu considerato l'inventore della sfera. Fu padre di Maia, delle Pleiadi, delle Iadi e delle Esperidi.

Aurora, dea, Aurora è una figura della mitologia romana, dea dell' aurora. La sua leggenda ricalca la figura della dea greca Eos. Eos è una figura della mitologia greca, era la dea dell'aurora. I racconti di Esiodo, la indicano figlia di due titani: Iperione e Teia. Era sorella di Elio (il sole) e di Selene (la luna). Tra i suoi vari figli, troviamo anche Memnone, ucciso da Achille durante l'assedio di Troia. Da quel giorno la dea dell'aurora piange inconsolabile il proprio figlio ogni mattina, le sue lacrime formano la rugiada. Omero la chiama la dea dalle dita rosate per l'effetto che si vede nel cielo all'alba.

Austria, nazione dell'Europa Centrale, composta da una federazione di nove stati.

Australia, sesta nazione del mondo in ordine di grandezza, l'unica che occupa un intero continente e la più grande dell'Australasia. Essendo tecnicamente un'isola non confina con altre nazioni. Quelle più vicine sono la Nuova Zelanda a sud-est; l'Indonesia, Papua Nuova Guinea e Timor Est a nord. Il nome 'Australia' deriva dalla frase latina terra australis incognita, e significa quindi "meridionale".

Babilonia, Regno di Babilonia (babilonese Babil, "porta di Dio"; persiano antico, Babirush), antico regno della Mesopotamia; conosciuto inizialmente come Sumer e in seguito come Sumer e Akkad, si estendeva su un territorio tra il Tigri e l'Eufrate a sud dell'odierna Baghdad, in Iraq.

Barombay, villaggio situato al confine meridionale del Queensland.

Betlemme, Il paese in cui nacque il Signore Gesù, come era profetizzato Mt 2:1-6; Gv 7:42; Mi 5:2, e dove avvenne la strage degli innocenti Mt 2:16. Era la città della famiglia di Davide 1Sam 16:1,18; 17:12,15,58; 20:6, e così del suo successore, il Cristo Lu 2:4; Gv 7:42. Si trovava a nove chilometri a sud di Gerusalemme. Nell'AT è usato il nome Efrata, probabilmente perché era il nome di una delle mogli di Caleb (1) che era la nonna dell'uomo Betlemme 1Cr 2:19,50-51,54 oppure 1Cr 4:4. Era vicino al posto dove Beniamino (1) nacque e Rachele morì Gen 35:16-20; 48:7. Era anche il paese del Levita che servì Mica (3) Giudic 17:7-9, della concubina che fu uccisa a Ghibea (4) Giudic 19, di Elimelec e di Boaz (1), il suocero e il marito di Rut Ru 1:1-2; 2:4, di Seruia padre di Asael 2Sam 2:32, di Iair (4) padre di Elanan (1) 2Sam 21:19, di Dodo (3) padre di Elanan, e di Nebat padre del re Geroboamo (1) 1Re 11:26. Fu attaccata dai Filistei 2Sam 23:14-16 e fortificata dal re Roboamo 2Cr 11:6. C'erano dei figli di Betlemme che ritornarono dopo l'esilio Esd 2:21; Ne 7:26. fa parte del territorio di Zabulon, a 11 chilometri a nord-ovest di Nazaret Gios 19:15

Boreo, vento di settentrione; adorato dagli poeti come portatore di Amore.

Cassandra, nella mitologia greca, figlia di Priamo e di Ecuba. Amata da Apollo, non ricambiò l’amore del dio, che la condannò a profetizzare senza essere creduta. Oltraggiata da Aiace Oileo durante l’incendio di Troia, fu poi ceduta ad Agamennone e con lui uccisa al ritorno a Micene.
Cassiopea, moglie del re dell’Etiopia Cefeo, offese il dio del mare Nettuno gloriandosi della bellezza della figlia, più bella di tutte le ninfe marine, le Nereidi, e Nettuno mandò un mostro marino a devastare il regno: l’unico rimedio per placarlo era quello di incatenare Andromeda ad uno scoglio dove sarebbe stata divorata dal mostro. In Astronomia antica, La costellazione di Cassiopea risale a tempi ben più antichi dei Greci, e corrispondeva alla Casyapi sànscrita seduta con un fiore di loto nella mano, ovvero la regina del Caucaso Chasiapati, ed anche la dea Kasseba rappresentata dai Fenici come patrona della prosperità, assisa con un fascio di spighe tra le braccia. Poichè nei manoscritti arabi Cassiopea veniva indicata come "la donna seduta" e i latini la chiamavano Solium (trono, seggio), si può notare un unico filo conduttore che ha collegato popoli tanto lontani nel tempo e nello spazio.

Caucaso, regione mediorientale.

Chiesa, il tempio del quale Gesù dice: abbatterò il tempio e in tre giorni lo riedificherò. Il tempio del quale parla il Santo, è il tempio nell’uomo. La chiesa è un simbolo importante per la comprensione del Nous. Si deve far germogliare l’idea nel nostro cuore, e crescerla affinché essa non darà la chiave della Porta del Tempo.

Cielo, o Urano, nella mitologia greca, il dio che rappresenta il Cielo. Secondo la teogonia di Esiodo, dal Caos primigenio emersero Urano e Gea, la Terra; dalla loro unione ebbe origine il mondo, ma la continua attività generatrice di Urano rendeva impossibile lo stabilirsi di un ordine fra le cose; pertanto Gea convinse il figlio Crono (latino Saturno) a evitare il padre per succedergli nel dominio del mondo.

Circe, dea e maga che ospitò Ulisse (Odissea: A III, 204), figlia di Elios e della ninfa Perseide (o secondo altri del Giorno e della Notte). Per aver avvelenato il marito che regnava sui Sarmati fu scacciata dalla patria e si ritirò in un'isola presso le coste dell'Italia centrale, dove trascorreva una vita tranquilla ed era molto ospitale con gli stranieri di passaggio che venivano, con filtri magici, tramutati in bestie. Simbolo dell'amore sensuale, venne deificata e al tempo di Cicerone era adorata nell'isola di Eea . Tale località, che oggi si chiama promontorio Circeo, è nota anche come l'isola di Circe.

Clio, una delle nove muse, la glorificatrice, cui successivamente venne assegnato il significato di protettrice del canto epico e della storiografia. Trae il nome da kleos (gloria) o da kleien (celebrare). Viene raffigurata come una vergine coronata di alloro, con in una mano una tromba e nell'altra un volume. Secondo la mitologia greca, le nove Muse nascono dall'unione di Zeus con Mnemosyne, figlia di Urano e Gea. Per nove notti gli dei condividono il talamo e, dopo un anno, nascono nove figlie.

Creta, (???t?, Kriti), nel Mar Egeo, è la più grande isola della Grecia e la quinta (8.261 Km²) per grandezza tra quelle del Mediterraneo.
Cupido, Nella mitologia greca e romana Cupido, o Eros, è il dio dell'amore, figlio di Venere e Marte, rappresentato generalmente come un fanciullo alato con arco e faretra sulle spalle. Con le sue frecce, Cupido poteva suscitare la passione amorosa tanto negli uomini quanto negli dei, e proprio questo accadde quando per errore colpì la madre Venere accendendo in lei l'amore per il giovane mortale Adone. Pg. XXVIII,65-66: "... Venere, trafitta / dal figlio fuor di tutto suo costume."

Dafni, pastore, figlio di Hermes e di una ninfa, apprese da Pan a suonare il flauto e dalle Muse il canto e la poesia. Per non aver tenuto fede all'amore di una ninfa gli dei lo punirono accecandolo.
D-a, o dea Madre, adorata nei culti pagani come la procreatrice del mondo.

Destino, o fato, rappresenta la volontà divina nel corso inafferrabile della vita.

D-o, termine che indica l’unicità dell’unico vero D-o, del qual è è scritto: “non v’è altro D-o che Me”.

Eden, rappresenta Il mito simbolico dell’Albero della Vita è anche presente nella Bibbia e precisamente nella Genesi è detto che nel giardino di Eden vi è l’Albero delle Vite (plurale non singolare) e quello della Conoscenza del bene e del male.
Vediamo di ritradurre ed analizzare le parole e le lettere Fenicio - Ebraiche usate nel testo, per comprendere bene tutti i profondi significati di questi simboli e che purtroppo come avrete già capito, sono stati mal tradotti nelle Bibbie che oggi sono in commercio, quelle che i “religiosi” usano e vediamo di scoprire e comprendere i segreti significati di questo meraviglioso racconto Biblico simbolico.
In questi versi il pensiero Mosaico, vuole dare a coloro che lo leggono, altri particolari sulla Manifestazione continua e come essa si articola nella realtà.

Edera, aspetto dei culti Dionisiaci che non è sfuggito agli studiosi. I culti Bacchici facevano proselitismo: in pratica incitavano a manifestare gli DEI dentro sé stessi attraverso l’“ebrezza”. La manifestazione della relazione estatica fra l’alterazione della percezione nei riti bacchici e la comunione col divino che circondava la vita era una cosa normale e ricercata favorita anche dall’assunzione di sostanze che distruggendo la descrizione del mondo lasciavano l’Essere Umano in balia della sua immaginazione. L’immaginazione si scatena descrivendo un percepito che la ragione non può descrivere. “Impugna i Tirsi, che ti fanno violenta!” Il Tirso era un’asta di abete coperta alla sommità di tralci di Edera e di Vite (dall’Edera si estrae un succo velenoso che se mescolato col vino in proporzioni altera la percezione e costruisce deliri!). Impugnare il Tirso portava ad alterare la percezione e costruire un’onda emozionale che spazza via ogni catena psichica e ogni tabù educazionale. “Impugna i Tirsi per costruire la tua Libertà!”

Efrath, posizione montagnosa magnifica 8 miglia di sud di Gerusalemme, nel cuore del blocco di Etzion ( zampillo Etzion ).

Egeo, parte del mar Mediterraneo.

Elena, figlia di Leda e Giove; moglie di Menelao, re di Sparta; rapita da Paride a causa della guerra tra Greci e Troiani.
Era, nella mitologia greca, la importante delle dee olimpiche, identificata a Roma con Giunone. Sembra che originariamente fosse un'antica divinità pre-ellenica, preposta al matrimonio e alla vita sessuale delle donne. Secondo la teogonia tradizionalmente accettata, è figlia di Cronos e di Rea; al pari di tutti i suoi fratelli e le sue sorelle (a eccezione del solo Zeus) fu divorata da Cronos e restituita alla vita dall'astuzia di Metis e dalla forza di Zeus, con il quale in seguito celebrò le nozze solenni. Dalla loro unine nacquero quattro figli: Ares, Ilitia, Ebe ed Efesto. Era è connessa con il rituale del matrimonio, a cui si riferiscono numerosi suoi titoli (Zigia, Gamelia ecc.) e con la nascita e la crescita dei bambini. È rappresentata come gelosa, violenta e vendicativa: perseguitò le amanti di Zeus e i figli nati da queste unioni; privò della vista Tiresia, che le aveva dato un torto in una disputa con Zeus e, dopo il giudizio di Paride, scatenò la propria ira contro i Troiani. Inoltre partecipò alla lotta contro i Giganti e protesse l'impresa degli argonauti. L'animale sacro a Era è il pavone; le sue piante sono l'elicrisio, il melograno e il giglio.

Erato, Musa della poesia erotica; suscitatrice di nostalgie, protettrice della poesia lirica e della anacreontica. Il nome deriva da eros (amore). E' rappresentata come una ninfa coronata di mirti (occorre ricordare come, sempre nella mitologia greca, il mirto sia la pianta consacrata ad Afrodite. Nel balletto il più importante esempio di questa simbologia è rappresentato da "Giselle") e di rose, che nella mano sinistra regge una lira e nella destra un arco (simbolo del dio Eros).

Eritrea, stato africano

Eufrate, Il fiume più grande dell'Asia occidentale, e dunque spesso chiamato solo 'il fiume' Gen 31:21; Sal 72:8; Is 11:15. Nasce nella Turchia orientale, e scorre per 2000 chilometri fino al Golfo Persico. Con il Tigri, forma la pianura fertile della Mesopotamia, e tutte le più grandi città della Babilonia si trovavano accanto ad esso. Era uno dei fiumi che formavano i quattro bracci del fiume che usciva dal giardino di Eden (1) Gen 2:14; Sir 24:24, e la famiglia di Abraamo abitarono di là dell'Eufrate Gios 24:2-3,14-15. Fu anche il confine orientale del paese promesso a Abraamo e quindi alla nazione di Israele Gen 15:18; Es 23:31; De 1:7; 11:24; Gios 1:4; Sal 72:8; Is 27:12; Mi 7:12; Zac 9:10. Davide riuscì a stabilire il suo regno fino al fiume 2Sam 8:3; 1Cr 18:3; 2Sam 10:16; 1Cr 19:16, Salomone vi governava 1Re 4:21,24; 2Cr 9:26 e i figli di Ruben occupavano il territorio 1Cr 5:9. Ma più tardi il regno diventò più piccolo e la regione fino al fiume fu governata da altre nazioni 2Re 23:29, 2Cr 35:20; 2Re 24:7; 1Macc 3:32,37; Giudit 1:6; 2:24; Ger 2:18; 46:2,6,10 e, peggio ancora, da lì vennero quelli che sconfissero Israele 1Re 14:15; Is 7:20; 8:7; Ger 13:1-7 anche se in seguito anche loro sarebbero stati distrutti da Dio Ger 51:36,63-64. Quelli che sono di là dal fiume in Esd 4:10-20; 5:3,6; 6:6,8,13; 7:21,25; 8:36; Ne 2:7,9; 3:7 si intendono dal punto di vista dei Babilonesi, cioè a ovest del fiume. Ci sono anche due riferimenti al fiume nel NT Ap 9:14; 16:12.

Fanes, o Protogono. Negli Inni Orfici PROTOGONO è equivalente ad EROS nella Teogonia Esiodea. Entrambi sono figli di nessuno e nascono dall'uovo. Nascono dalla dissoluzione della Coscienza di Sé che c'era all'inizio del tempo. Solo che EROS è una tensione di quell'energia che si espande nell'Universo. Quella tensione "voce di toro" che è all'origine degli DEI beati e dei mortali! PROTOGONO è l'INTENTO! E' il fine cui giungono le Coscienze di Sé che prendono forma dall'insieme in cui separano sé stesse dal circostante. PROTOGONO porta luce in quanto porta l'intento, il fine cui aspira chi riconosce sé stesso diverso dall'insieme. La luce portata da PROTOGONO è la necessità che ha la Coscienza di Sé di rispondere alla domanda: Cosa faccio? Il come lo faccio appartiene a lei stessa. E' corretta anche la descrizione di PROTOGONO, "indicibile, sibilante occulto, germoglio tutto lucente" perché questa è la rappresentazione che ne hanno gli Esseri che costruiscono sé stessi spinti dalla forza di PROTOGONO. “Invoco Protogono dalla doppia natura, errante nell'etere, nato dall'uovo, superbo delle ali d'oro, dalla voce di toro, origine dei beati e degli uomini mortali, seme memorabile, onorato con molti riti, Erichepeo, indicibile, sibilante occulto, germoglio tutto lucente, che dissipasti la nube oscura dagli occhi roteando da ogni parte convenientemente con i colpi delle ali conducendo la splendida luce santa, da cui ti chiamo Fanes e Priapo signore e Antauge dallo sguardo lucente. Ma beato, molto scaltro, molto fecondo, vieni con gioia alla sacra multiforme cerimonia fra coloro che iniziano ai misteri. (Inni Orfici). La mitologia greca racchiude varie forme di miti e i miti vengono gestiti da chi percepisce in base alla propria cultura e alla propria conoscenza. Non necessariamente un nome usato in un mito riveste la stessa sostanza di quanto significa quel nome in un altro mito. Troverete spesso il discorso degli EPITETI riferiti a questo o quel dio all'interno di un mito, come troverete quegli stessi EPITETI riferiti sia all'oggetto in sé che viene indicato come consapevolezza, sia l'oggetto che esprime quel dio e che nel manifestarlo assume una tale importanza da diventare quel dio con l'aggiunta di un altro nome. EROS, ad esempio, negli Inni Orfici assume una connotazione più vicina ad una condizione umana anziché all'interno di una visione cosmica. Nella tradizione ORFICA PROTOGONO ha in sé tutti i semi degli DEI, potenzialmente li rappresenta tutti e ZEUS lo inghiotte, tanto che si trova METI che sarebbe, in alcune tradizioni, uno dei nomi di PROTOGONO. Solo che in Esiodo ZEUS divora METI perché METI potrebbe partorire dun DIO che lo detronizzerebbe. In quest'azione ZEUS si trasforma in STREGONE, in un DIO COSTRUTTORE (nessuno è un dio costruttore prima di lui!), perché METI è l'intelligenza progettuale, l'intelligenza finalizzata a raggiungere uno scopo, quello che chiamo comunemente come nous. Infatti, è proprio attraverso METI che ZEUS partorisce ATHENA che è un dono agli Esseri figli di HERA affinché bussino alle porte dell'Olimpo. In altre tradizioni PROTOGONO assume molti nomi quali ZEUS, PROTOGONO (che significa il primo generato o il primo generatore), PAN, FANES, BROMIO, EROS, METI. E' importante conoscere questo, perché ognuno di questi nomi è un COSTRUTTORE DI FUTURO, pone le basi affinché nuove Coscienze di Sé germinino. Dunque, ognuno di loro è un PROTOGONO proprio perché esprimono PROTOGONO nelle loro azioni ponendo le basi per costruire il futuro.

Fato, O il Caso, entità supremamente femminile (il Fato nella mitologia greca è personificato da Ate, Tiche e le Moire, e forse non è un caso che nella religione cristiana la Provvidenza abbia poi preso il suo posto). Dal punto di vista linguistico “Fatale” è un aggettivo che ha come significato fondamentale 'stabilito dal fato', 'fissato dal destino'. Deriva infatti dal latino fatale(m), aggettivo di fatu(m) (fato, destino). Occorre qui ricordare che fatum alla lettera vuol dire 'detto, pronunciato', perché è il participio passato del verbo fari (dire, pronunciare). Il fato era infatti, nella mitologia classica, la parola degli dèi, la volontà degli dèi, quindi il destino irrevocabile, la morte. Si chiamavano fata in latino le tre Parche: Cloto, che filava lo stame della vita, Lachesi, che distribuiva a ciascuno ciò che gli toccava in sorte, e Atropo, che tagliava lo stame, cioè metteva fine alla vita. Di qui il significato di 'mortale', 'esiziale', 'funesto' assunto dall'aggettivo fatale, che ha però un risvolto anche molto bello poiché ha il senso figurato di 'dotato di fascino irresistibile', 'affascinante' (donna fatale). Derivati di fatale sono i termini fatalismo, fatalista, fatalistico, che contengono tutti l'idea di una rassegnazione passiva di fronte a fatti ed eventi attribuiti all'insondabile operare del destino.

Febo, o Apollo, dio Sole. figlio del dio Zeus e di Leto e gemello della dea Artemide. Secondo Omero Apollo era innanzitutto un dio profeta, il cui oracolo, con sede a Delfi, concedeva talvolta il dono profetico ad alcuni mortali prediletti, come la principessa troiana Cassandra. Chiamato anche Febo, "lo Splendente", Apollo era il dio della luce e secondo alcuni miti guidava il carro del Sole. Eternamente giovane, abilissimo arciere e valido atleta, era nume tutelare degli uomini non ancora adulti; era anche il dio dell'agricoltura e del bestiame, della musica e della medicina, della luce poetica e della verità filosofica, dell'armonia e dell'ordine. Fu Apollo a saper sfruttare la lira inventata da Ermes, donandola poi al migliore fra i poeti, Orfeo. Gli era sacro l'alloro, di cui erano composte le corone dei vincitori nelle gare sportive e negli agoni poetici, a ricordo del sacrificio della ninfa Dafne, amata dal dio; in suo onore si intonavano i peana e si componevano carmi lirici. Talvolta Apollo è descritto come un dio spietato e crudele: nell'Iliade di Omero, ad esempio, lancia frecce infuocate portatrici di peste sull'esercito greco. Secondo la tradizione, inoltre, scorticò il satiro Marsia, sconfitto in una sfida musicale; uccise per gelosia Coronide, che gli aveva dato il figlio Asclepio, e rapì e violentò la giovane principessa ateniese Creusa, abbandonandola assieme al figlio con lei concepito.

Fenice, Tutto iniziò, pare, con gli antichi Egizi, che chiamarono Bennu (dal Verbo Benu, che significa risplendere) l'uccello di fuoco, sacro al dio del sole Ra, protettore del pianeta Venere e amico del dio
Osiride, dal quale ricevette il dono dell'immortalità e la corona piumata. Ma la fenice era difficile da vedere per un occhio mortale, e così fu spesso raffigurata come un airone. Proprio come l'airone, che si ergeva sulla cima delle basse isole di pietra che spuntavano dall'acqua dopo la ricorrente inondazione del Nilo, il ritorno della Fenice annunciava una nuova fase di ricchezza, e non a caso era considerata la personificazione di Osiride risorto. Come narra il mito egizio della creazione, la fenice fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale (dove fu in seguito costruita la città di Heliopolis). La leggenda vuole, infatti, che la fenice sia nata dal fuoco che ardeva in cima al sacro salice di Heliopolis. Nasce allora la storia che ancora oggi si può leggere su qualche libro di fiabe: la fenice è un uccello maschio che passa il giorno in prossimità di una sorgente d'acqua fresca in un'oasi del deserto in Arabia, dove ogni mattina si fa il bagno e canta una canzone così bella che il dio del sole non può fare a meno di fermarsi ad ascoltarla. Ogni tanto, la fenice visitava Heliopolis e si posava sull'obelisco all'interno (chiamato Ben-ben) del santuario della città. Quando la fenice, dopo cinquecento anni di vita, sentiva il sopraggiungere della morte, si costruiva un nido a forma di uovo con ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, spigonardo e mirra, per adagiarvisi e aspettare che il sole desse fuoco, mediante i suoi raggi, all'insieme di erbe. Dopo l'incendio, tra la cenere, compariva una larva che cresceva in un giorno – in materia, è interessante leggere la Naturalis Historia(X, 2) di Plinio - e poi volava a Heliopolis per posarsi sull'albero sacro, cantando e pregando il dio Shu. Molti sono gli scrittori che ne parlarono, a partire da Erodoto e Ovidio. Quest'ultimo, nelle Metamorphoses, ci narra della fenice, uccello che giunto alla veneranda età di 500 anni, termine ultimo della vita concessagli, depose le sua membra in un nido di incenso e cannella costruito in cima ad una palma, ed ivi spirò. Dal suo corpo nacque poi un'altra fenice che, divenuta adulta, trasportò il nido nel tempio di
Iperione, il Titano padre del dio Sole. Anche Dante (Infermo XXIV, 107-111) la descrive:

“Che la fenice more e poi rinasce,
quando al cinquecentesimo appressa
erba né biada in sua vita non pasce,
ma sol d'incenso lacrima e d'amomo,
e nardo e mirra son l'ultime fasce”


Il Fisiologo, il primo bestiario cristiano, racconta: "Esiste in India un uccello detto fenice: ogni cinquecento anni se ne va verso gli alberi del Libano, ed empie le sue ali di aromi, e si annuncia con un segno al sacerdote di Eliopoli, nel mese nuovo, Nisan o Adar, cioè nel mese di Famenòth o di Farmuthì. Il sacerdote, avvertito, riempie l'altare di sarmenti di vite: l'uccello entra allora in Eliopoli, carico di aromi, e sale sull'altare, e il fuoco si accende da sé e si consuma. L'indomani il sacerdote frugando l'altare scopre nella cenere un verme: il secondo giorno lo trova divenuto un piccolo uccello, e il terzo lo trova divenuto un uccello adulto; il quale saluta il sacerdote e se ne va nella propria dimora". La sua storia viene posta a paragone del Cristo risorto, che ha "il potere di deporre la propria anima e il potere di riprenderla". Nel corso della storia la fenice ha cambiato il suo aspetto: da airone è diventato un'aquila, non porta più alcuna corona, ma il piumaggio è sempre rosso fuoco.
Esiste anche una costellazione chiamata Fenice (abbreviazione Phe): si tratta di una costellazione dell'emisfero australe, vicino a quella del Tucano e di Sculptor, chiamata così da Johann Bayer nel 1603 ed è costituita da undici stelle.

Fushjahma, montagna del Giappone

Galilea, località a sud di Gerusalemme.

Gange, fiume sacro agli Hindù.

Gerusalemme, terra Santa.

Giulietta, promessa di Romeo.

Himalaya, catena montuosa più alta del pianeta; simbolo ascetico usato dagli Yogi.

Kàh, terra di Khurashan, città persiana fondata da Ciro dopo Teheran e Persepoli, conosciuta col nome di Susa.

Khoroshàn, nome persiano del poeta, famoso per Ciro il grande di Persia della dinastia degli Acmenidi, il quale liberò Gerusalemme e Israel Ciro II (559-530 a.C.) - in breve tempo conquistò la Media al nonno Astyage, l’Assiria, la Lidia e tutta l’Asia Minore. Emise l’editto che consentiva agli ebrei di fare ritorno alla loro patria e di ricostruire il tempio del Signore dopo la cattività babilonese. In questo modo il sovrano controllò anche l’area fenicio-palestinese. Conquistò anche alcune regioni orientali, estendendo i confini del suo regno, che venne mantenuto integro attraverso una politica avveduta, che consisteva nel conferire libertà ai popoli sottomessi e nel rispetto dei loro costumi. Fece spostare la capitale da Pasargade a Persepoli, abbellendola e arricchendola in modo particolare. Divenne città di arte e di giusta amministrazione.

Kris-t-na, o Krishna, un avatara che visse in India tre millenni prima dell’era cristiana, come divino sovrano di un potente regno. Uno dei significati della parola Krisna, riportati nelle scritture induiste, è quello di “Spirito Onnisciente” . Così Krisna, come Cristo, è un appellativo spirituale che sta a indicare la grandezza divina dell’avatara, la sua unione con D-o. Bhagavan significa “Signore”. Nei primi anni della sua vita, Krisna era un mandriano che incantava i compagni con la musica del suo flauto. In questo ruolo Krisna rappresenta allegoricamente l’anima ce suona il flauto della meditazione per guidare tutti i pensieri sperduti all’ovile dell’Onniscenza.

Kristine, nome dell’amata dal poeta, rappresentata allegoricamente una rosa.

Lailà, promessa di Mahujin nella storia delle 4 valli di Bah’u’llah della fede Baha’i.

Luce, Epiteto del disco solare, rappresentato come un cocchio che solca i cieli trainato da un luminoso cavallo bianco. Un inno del Rigveda canta il dio della luce nella forma di uno stallone candido, reso mansueto dalla dea dell’alba. Un altro inno descrive il sole come un essere d’oro a cavallo dell’uccello Garutman.
Luna, o Selene, nella mitologia greca Selene è dea della Luna, ribattezzata in seguito dai Romani proprio Luna. Ebbe due figli: Erse (rugiada) e Pandia. Il mito più conosciuto che la vede coinvolta si riferisce a Endimione (nella storia Endymion). Tale mito (in realtà ve n’è più d’uno) racconta che Endimione, re dell’Elide e conquistatore di Olimpia, fece innamorare di sé Selene, la Luna, la quale gli diede cinquanta figlie, ma non riuscendo a sopportare l’idea che lui, mortale, dovesse morire, lo fece cadere addormentato in una caverna sul monte Latmo dove giacque per l’eternità, giovane e bellissimo.
In tempi più tardi la Luna venne collegata al mito di Artemide.

Maddalena, sposa di Gesù.

Marte, Ares in greco, Figlio di Zeus e di Era, dio della guerra. Partecipa alle mischie furiose accompagnato dalla sorella Eris (discordia) e dai figli Deimos e Fobos (spavento e terrore), e, pur di combattere, favorisce ora l'una ora l'altra delle parti contendenti. Fu amante di Afrodite, da cui ebbe più figli: Armonia, Eros, Anteros, Deimos e Fobos. In Grecia il suo culto fu assai limitato.

Mauhjin, nobile persiano, il cui amore con Lailà è descritto nei testi sacri Baha’i.

Medusa, Nella mitologia classica una delle tre Gorgoni, le mostruose figlie anguicrinite di Forco e di Ceto, che vivevano nell'estremo Occidente. Come le sorelle Steno e Euriale, era dotata di eccezionali poteri magici, tra i quali quello di pietrificare con lo sguardo uomini, animali e cose. Ovidio, Met. IV 772-803; Lucano IX 624-84; Servio, in Aen. II 616 e VI 289; Fulgenzio, Mit. I 21; Myth. Vat. III 14, 1-2 raccontano che, invisa ad Atena per esser stata violentata da Nettuno proprio nel suo tempio, Medusa fu uccisa da Perseo con l'aiuto dello scudo della dea, usato dall'eroe come specchio per avvicinarsi al mostro addormentato camminando all'indietro. Petrarca, che rievoca il mito della Gorgone in TP 119 e Afr. III 181-83, attribuisce in molti luoghi del Canzoniere connotazioni medusee alla bellezza di Laura (cfr. RVF 179, 9-11; 197, 1-6; 366, 111-12).

Menelao, Figlio di Atreo, fratello minore di Agamennone. Sposò Elena, dal cui padre, Tindaro, ereditò la signoria di Sparta.
Paride gli rapì la sposa, egli allora raccolse l'aiuto di vari principi greci e con essi e con Agamennone pertì per riconquistare Elena e per distruggere Troia. Sotto le mura di Troia fu uno dei principi più valorosi, duellò con Paride, entrò nel cavallo di legno, e distrutta la città ripartì con Elena, ma errò per otto anni prima di poter ritornare in patria. Diede sua figlia Ermione in sposa a Neottolemo. Alcuni dicono che non sia morto, ma sia entrato vivo negli Elisi come Proteo gli aveva predetto.
eliysciuah
00sabato 6 agosto 2005 21:53
Mirone, realizzò principalmente opere in bronzo. Eccelse nella raffigurazione di atleti; Il Discobolo è sicuramente l’opera più nota di Mirone, nonché, data la sua fama, quasi un’icona dell’arte classica greca. Nella sua immagine si cristallizzano alcune delle nostre maggiori suggestioni legate all’antica Grecia: la passione per i giochi olimpici, il culto della perfezione del corpo umano, la calma interiore che dialoga direttamente con l’eternità.

Morte, o dio Ade, figlio di Crono e di Rea, fratello di Zeus e di Poseidone, venerato nella mitologia greca come padrone e signore del regno dei defunti la cui corte era formata da figure mostruose quali: demoni della morte (Thanatos), del sonno (Hypnos), della morte violenta nei campi di battaglia (Keres) ed altre. Oltre a ciò era anche considerato dispensatore delle ricchezze celate nel seno della terra e come tale fu ripreso dalla mitologia latina con il nome di Plutone (dal greco plutos=ricchezza) e solo come tale, venerato

Nefertari, prima sposa reale di Ramses II ( 1.250 a. C), la "padrona" della stupenda tomba che i recenti restauri hanno permesso di riaprire al pubblico nella valle delle Regine, a Luxor. Era bellissima, la potente Nefertari, e tale la ritrassero gli artisti reali: alta, sottile con lunghi capelli neri. Come la maggior parte delle principesse reali egizie. Ma a distinguerla dalle concorrenti e a sottolinearne il fascino, Nefertari ebbe dalla sua un carattere e una determinazione inconsueti per le donne del suo tempo, avvezze sì a una certa indipendenza, ma tenute per lo più lontane dalla politica e dalle decisioni di corte. Fu lei invece la prima a prendere parte attiva alla lunga trattativa di pace con gli Ittiti, gli eterni nemici che insidiavano i confini dell'estesissimo Impero dei Faraoni in Asia Minore. E lo dicono senza ombra di dubbio i documenti dell'epoca giunti intatti sino a noi.

Nettuno, o Poseidone, dio del mare, figlio di Crono e di Rea, fratello di Zeus, è nella mitologia greca il re del mare mentre nella mitologia latina è identificato con Nettuno e non possiede alcuna leggenda propria, al contrario di quella greca

Nilo, fiume Sacro all’Egitto.

Ninfe, erano delle divinità inferiori che personificavano i diversi aspetti della natura. Si diceva che abitassero nei fiumi, nelle fonti, nei torrenti, nei mari, ecc. e facevano sovente parte della corte di divinità maggiori. Le ninfe assumevano nomi diversi a seconda dei luoghi che abitavano: le Neridi del mare, le Oceanine dell’Oceano, le Agrostine dei campi,

Odino, è la massima divinità degli Asi, è il padre degli uomini, il dio creatore Odino è la figura in cui si incarna meglio il concetto di assoluto e quindi di divinità. Il suo nome deriva dalla radice indoeuropea *WAT, nella quale è espresso il concetto di ispirazione e furore. Odino è figlio di Bestla, una gigantessa, e Borr, l'essere primordiale. Dalla mescolanza di queste 2 stirpi nasce Odino, la massima divinità. Nel suo essere c'è il patrimonio di saggezza e ricchezza dei giganti e la capacità di avvalersene per i propri fini. Gran parte della sua saggezza l'acquisì bevendo un sorso del prezioso liquido dalla fonte del gigante Mímir, ma in cambio dovette cedere il suo occhio. Egli è il dio creatore, nei miti della creazione dà agli uomini spirito e vita, insieme a Vili e Vé, quindi è considerato padre degli dèi e degli uomini. Odino incarna molte potenzialità: è dio benevolo e soccorrevole, ma anche crudele e vendicativo; il suo temperamento è ingannevole e imprevedibile. E' il dio dei vivi, padre degli dèi e degli uomini; ma è anche il dio dei morti, dei guerrieri caduti in battaglia. E' il dio della magia. Uno dei miti racconta come egli sottrasse il sacro idromele ai giganti, che rende poeta chi lo beve: è quindi dio della parola e della poesia, quindi protettore degli scaldi (gli antichi poeti scandinavi). Simbolo della sua potenza regale è l'anello Draupnir, a lui donato dai nani. Altro dono dei nani fu la sua lancia Gungnir. Egli possiede anche un elmo d'oro e uno scudo.

Ondine, sono gli Spiriti Elementali dell’Elemento Acqua. Paracelso le chiama anche Ninfe e, come tali, vivono in simbiosi con l’Acqua dei fiumi, dei laghi, delle cascate e delle sorgenti. C’è una parte vastissima della mitologia dedicata a queste figlie delle acque, spesso deificate, e universalmente conosciute. Sono le mitiche Sirene, la Ninfa Eco che langue d’amore per il suo bel Narciso, le Naiadi e le Nereidi, le tante Melusine che attraversano come meteore le leggende popolari del Medioevo.
L’esistenza delle Ondine è legata a quella del loro Elemento - se un fiume si prosciuga o si inquina oltre misura anche la Ninfa si estingue e perisce. La Tradizione ce le descrive come esseri femminili di bellezza eterea, dotate di una chioma fluente, che ricercano la compagnia degli uomini. È possibile cercare le Ondine presso le sponde di un fiume o di un lago, preferibilmente in luoghi tranquilli e isolati, oppure sul mare, particolarmente tra gli scogli e i dirupi. Le ore migliori sono quelle all’alba e del crepuscolo, volti verso l’ovest e, quanto alla meditazione, basterà seguire il moto dell’acqua associando a questo pensieri in sintonia con l’elemento liquido.

Orione, Secondo la mitologia Orione fu il più bello e imponente degli uomini. La Costellazione sembra confermarlo. La costellazione di Orione é posizionata in modo tale da sembrare in posizione di difesa dall'attacco del toro, Costellazione ad essa vicina, ma nessun riferimento esiste ad un simile combattimento. La costellazione comunque, nacque con i Sumeri, i quali ne ravvisavano il loro eroe Gilgamesh, l'equivalente di Eracle (Ercole) per i Greci, rappresentato nel combattimento contro il Toro del cielo. Si potrebbe obiettare che la Costellazione rappresenti effettivamente Orione poiché ad Eracle, personaggio decisamente più importante di Orione, é stata data una zona del cielo molto meno importante. Inoltre in alcune carte celesti antiche viene riportato con indosso una pelle di leone, il che fa pensare al leone ucciso da Eracle nella città di Nemea. Eracle viene riportato nella costellazione di Hercules. Essendo il più grande eroe della mitologia greca, Eracle dovrebbe aver meritato una costellazione diversa da quella che gli é stata assegnata. Potrebbe essere che per qualche ragione Orione rappresenti invece Eracle, tenendo conto anche che la cattura del toro di creta rappresenta una delle fatiche di Eracle. In cielo é effettivamente raffigurato, come detto, Orione disposto in difesa dall'attacco del Toro. Nella mitologia Orione era il figlio di Poseidone ed Euriale, figlia del re Minosse di Creta. Sull'isola di Chio, Orione ubriaco di vino, tentò di violentare Merope, figlia di Enopione re dell'isola. Per punirlo, Enopione lo fece accecare e lo cacciò dall'isola. Orione si diresse verso l' isola di Lemno, dove Efesto impietositosi alla vista dell'uomo, offrì come guida uno dei suoi compagni, Cedalione. Con l'uomo sulle spalle, Orione si diresse in direzione est, punto dove sorge il Sole, dove a detta di un Oracolo avrebbe ri acquisito la vista. Infatti all'arrivo della luce del sole mattutino Orione riottenne la vista. Esiste una storia che lega Orione all'ammasso stellare delle Pleiadi. Le Pleiadi erano sette sorelle figlie di Atlante di cui Orione si era innamorato; pare che questi abbia più volte perseguitato le Pleiadi, tanto da indurre Zeus a sistemarle al sicuro in cielo. Sulla morte di Orione esistono diverse storie, e in tute viene implicato uno scorpione il quale lo avrebbe punto. Eratostene e Iginio ci raccontano che Orione si vantasse di essere il più abile tra i cacciatori, e di essere in grado di uccidere qualsiasi animale esistente sulla terra. La terra, per l' indignazione tremò, e da una spaccatura del terreno uscì uno scorpione che lo punse a morte. In un'altra storia, che ci viene raccontata da Arato, Orione avrebbe tentato di rapire Artemide, e che fu lei a causare le spaccature della terra dal quale sarebbe poi uscito lo scorpione.
Ovidio, invece ci dice che Orione venne ucciso nel tentativo di salvare Latonia dallo scorpione... Comunque sia andata, il risultato é che i due sono stati sistemati in cielo e al sorgere dello Scorpione Orione sembra battere ritirata, rifugiando sotto l' orizzonte.

Osiride, Dio di Busiride. Figlio di Nut e Geb, é il dio-re dell'Egitto, lo sposo-fratello di Iside e il padre di Horus. Dopo la morte regna sull'aldilà dove, oltre che sovrano, é giudice supremo. Come dio della vegetazione viene spesso rappresentato in forma di mummia da cui germogliavano delle piante.

Ostara, festa pagana della rinascita; rappresenta la vittoria della vita sulla morte, della luce sull’oscurità. È simbolo dell’Amore che nasce.

Ovidio, precettore del poeta vissuto nel 40 a.C. sotto l’impero di Augusto.

Pacifico, Oceano, chiamato Criseore nella mitologia greca. Già in Mesopotamia si parla di sette saggi che giunsero dall’Oceano Pacifico nelle terre di Sumer più di 5.000 anni fa per istruire la razza umana. Questi esseri erano stati creati dagli Annunaki. Anche Platone ci racconta nei suoi scritti di una storia che aveva sentito da Solone, inerente sette saggi venuti dal mare che avevano portato la sapienza nell'antico Egitto, negli albori della civiltà. . E qui, potremmo ricollegarci alle leggende relative mondi sommersi come quella di Atlantide e Lemuria (o Mu). Si pensa infatti che, millenni fa, queste due isole fossero il centro di due grandi imperi. Su entrambe, può essere che si sperimentassero cose inimmaginabili, armi micidiali di distruzione di massa ed esperimenti genetici con lo scopo di creare una razza invincibile di guerrieri. Le sirene potrebbero essere il risultato di uno di questi esperimenti, e forse sopravvissero alla distruzione che investì queste civiltà.

Paride, figlio di Priamo re di Troia; rapitore di Elena, causa della guerra di Troia; diede giudizio favorevole a Venere per la bellezza della dea.

Pegaso, nella mitologia Pegasus era il cavallo alato nato dal sangue di Medusa,uccisa da Perseus. Medusa era la bella Gorgone dai capelli fluenti. Essa venne sedotta da Poseidone nel tempio di Atena, la quale foribonda per l'oltraggio ricevuto, la trasformò in un mostro con la testa ricoperta di serpenti il cui sguardo poteva trasformare gli uomoni in pietra. Quando Perseo decapitò Medusa dal corpo uscirono Crisaore e Pegaso.

Penelope, nella mitologia greca, figlia di Icario, re di Sparta, sposa del re di Itaca Ulisse e madre di Telemaco.

Pericle, o Ercole, figlio di Giove e di Alcmena; eroe delle dodici fatiche; amò Onfale, Deianira e Iole; fu assunto nell’Olimpo quale sposo di Ebe.

Perseo, nella mitologia greca, è l'eroe che uccise Medusa, una delle tre Gorgoni il cui aspetto terrificante era in grado di pietrificare chiunque l'avesse guardata. Riuscì a decapitarla fissando la sua immagine riflessa nello specchio. Con la testa di Medusa inoltre uccise il mostro marino, che stava per divorare Andromeda, a cui la fanciulla era stata sacrificata per placare le ire di Poseidone (Nettuno), e dopo questa azione eroica Perseo sposò Andromeda. Le due costellazioni infatti si trovano vicine. La stella Algol, rappresenta invece la testa della Medusa.

Persia, impero che dominò la terra conosciuta dal 580 a.C. fino alla venuta di Alessandro il Macedone.

Pleiadi, conosciute anche con il nome di 'Sette Sorelle' oppure di 'Gallinelle' sono note fin dall'antichità; infatti le cita Omero nell'Odissea e ne parla la Bibbia nel libro di Giobbe. I loro nomi, introdotti dal poeta greco Arato vissuto nel terzo secolo a.C., sono Alcione (la più luminosa), Maia, Merope, Elettra, Taigete, Asterope, Celeno e corrispondono alle sette mitiche figlie di Atlante. Nel XVI secolo sono stati aggiunti i nomi dello stesso Atlante e di sua moglie Pleione. Per quanto riguarda il nome c’è chi lo fa derivare da ‘pléin’, navigare, poiché le Pleiadi indicavano dopo l’inverno l’inizio della stagione idonea alla navigazione; chi invece lo fa derivare da ‘pléion’, più, poiché sono numerose e chi ancora da ‘péleiades’, stormo di colombe, poiché prima di diventare stelle Zeus le avrebbe trasformate in questi uccelli per potere sfuggire più facilmente all’inseguimento di Orione. Le Pleiadi diventarono astronomicamente importanti intorno al 2.500 a.C. poiché il loro sorgere eliaco avveniva in corrispondenza dell’equinozio di primavera che, presso gli antichi popoli della Mesopotamia, rappresentava l’inizio dell’anno.

Poe, città della Francia dove viene organizzato un concorso completo internazionale. Si fa riferimento all’ippodromo adiacente al bosco.

Polifemo, figlio di Poseidone e della ninfa Toosa, ella stessa figlia di Forcide. Il racconto omerico lo presenta come un gigante orribile, il più selvaggio di tutti i Ciclopi. E’ pastore, vive del prodotto del suo gregge di pecore e abita in una caverna. Benché conosca l’uso del fuoco, divora la carne cruda. Sa che cos’è il vino, ma ne beve molto di rado e non sta attento agli effetti dell’ubriacatura. Non è totalmente insocievole poiché, nel suo dolore chiama gli altri Ciclopi in aiuto, ma è incapace di far loro capire quello che gli è capitato. Si sa come Ulisse, catturato da lui con alcuni compagni, in numero di dodici, fu rinchiuso nella caverna del Ciclope. Questi cominciò col divorarne diversi e promise ad Ulisse di divorarlo per ultimo per ringraziarlo d’avergli dato un vino delizioso, che l’eroe aveva fatto sbarcare con lui. Di notte quando il Ciclope era profondamente addormentato sotto l’effetto del vino, Ulisse e i compagni aguzzarono un palo immenso, l’indurirono al fuoco e lo piantarono nell’unico occhio del gigante. Al mattino quando il gregge uscì per andare al pascolo, i greci si legarono sotto il ventre degli arieti, per oltrepassare la soglia della caverna, dove il Ciclope, cieco, controllava con le mani tutto ciò che passava. Una volta libero, quando la sua nave prese il largo, Ulisse gridò a Polifemo il suo nome e lo canzonò. Ora, un oracolo aveva predetto un tempo al Ciclope ch’egli sarebbe stato accecato da Ulisse. Incollerito per essere stato ingannato, lanciò contro le navi massi enormi, ma invano. Proprio da questo momento data la collera di Poseidone, padre di Polifemo, contro Ulisse. Dopo i poemi omerici, Polifemo diventa, in modo assai strano, l’eroe di un’avventura amorosa con la Nereide Galatea. E’ un Idillio di Teocrito che ci ha conservato il quadro più celebre del Ciclope galante, innamorato di una civetta che lo trova troppo villano. Lo stesso tema è ripreso da Ovidio. Esiste una tradizione secondo cui Galatea è innamorata del Ciclope e gli dà figli.

Priamo, figlio di Laomedonte, re di Troia e padre di Paride ed ettore. Assistette alla rovina della numerosa sua famiglia e della sua splendida città. Caduta Troia nelle mani dei Greci, fu ucciso presso l'altare di Giove da Neottòlemo o Pirro, figlio di Achille.

Prometeo, Figlio di Giapeto e dell'Oceanina Climene, Prometeo, il cui nome in greco vuoi dire il preveggente, era un Titano, cioè di quella razza cacciata dal cielo per opera di Giove, che portò a questo Dio e alla sua nuova signoria un rancore eterno. Egli rappresenta perciò il libero pensiero, la ribellione all'autorità costituita, la scienza contrapposta alla rivelazione. Egli aveva osservato che tra tutte le creature viventi non ve n'era una capace di scoprire e utilizzare le forze della natura, di stabilire tra le creature l'ordine e l'armonia e d'abbracciare l'essenza delle cose. Egli allora impastò col fango della terra l'uomo e gli diede vita. Minerva ammirò molto questa sua opera e volle portare in cielo Prometeo perché lassù cercasse ciò che poteva perfezionare anche di più la sua creatura. Lassù Prometeo trovò il fuoco e lo rubò agli Dei per darlo agli uomini: lo prese al carro del Sole e lo portò in terra nascondendolo dentro il cavo di un bastone. Irritato per questo furto, Giove diede a Vulcano l'ordine di creare la donna, perché rovinasse gli uomini; ma per renderla più adatta a questa sua malefica azione volle che fosse bellissima e seducente e che ogni Dio donasse a costei qualche cosa. Minerva la rivestì con vesti splendide, inghirlandandola di fiori sulla testa e le apprese le arti femminili, tra cui quella del tessere e del ricamare; Venere le diede una gran bellezza; le Grazie l'adornarono con collane d'oro; Mercurio le diede una gran parlantina e l'arte di conquistare i cuori con modi insinuanti. Le fu dato il nome di Pandora, che in greco vuol dire «tutti i doni». In quanto a Giove, le diede un vaso chiuso dentro il quale erano racchiusi tutti i mali. Così acconciata la mandò a
Prometeo. Costui, saggio com'era, diffidò della donna; ma suo fratello Epimeteo, che vuol dire «colui che riflette troppo tardi», la sposò e aprì il famoso vaso, credendo che contenesse chi sa quali altri bei doni. Tutti i mali che erano dentro il vaso si sparsero per il mondo, e da esso anche vennero tutti i delitti. Nel vaso rimase solo un male, la Speranza, che perciò è sempre l'ultima cosa che rimane, anche quando tutto è rovinato e finito. Inoltre Giove consegnò Prometeo a Mercurio ordinandogli di portarlo sul Caucaso, di attaccarlo a una rupe, tenendovelo legato con catene ai piedi e alle braccia; e mandò la sua aquila a divorargli eternamente il fegato.

Queensland, stato federato (1.727.200 km², 2.907.000 abitanti, capitale Brisbane) dell'Australia, nel settore nord-orientale. Confina a ovest con i Territori del Nord, a sud-ovest con l'Australia Meridionale, a sud con il Nuovo Galles del Sud e a est si affaccia sull'Oceano Pacifico

Rah, il più grande di tutti gli dei d'Egitto, il Dio-Sole di Eliopoli, il più antico e prospero centro commerciale del Basso Egitto. E’ raffigurato di solito con la testa di falcone che sorregge il disco solare tra due ali o tra due serpenti.
Il culto di Rah fu inizialmente locale, ma durante l'Antico Regno si diffuse in tutto l'Egitto. Il tempio principale del dio si trovava nella città di Eliopoli, che divenne un importante centro quando il culto fu adottato come religione di stato. In seguito Ra fu associato ad altre divinità importanti, in particolare Amon e Horus. Celeberrimi i templi dedicati ad Amon-Ra a Luxor dai più importanti faraoni della storia egizia, tra cui Amenofi III, Seti I e Ramesse II.
Da ricordare poi la grande rivoluzione monoteista ad opera del faraone “eretico” Akhenaton, che intorno al 1350 a.C. rimpiazzò tutti gli dei dell’olimpo egizio con l’unico dio, Aton – altra divinità assimilata a Amon – dio del disco solare, trasferendo la capitale e influenzando il modo rivoluzionario l’arte e il pensiero del suo tempo. Celebri le steli trovate nella nuova capitale – la città “orizzonte” del sole Akhetaton - in cui la famiglia reale è raffigurata mentre adora il sole, che allunga i suoi benefici raggi, dispensatori di vita, sulla moglie (Nefertiti) e le bellissime figlie del faraone.

Rodi, dal greco ??d?? (Rodos), è la più grande delle isole del Dodecaneso e la più orientale delle maggiori isole del mare Egeo.

Roma, capitale del Sacro Romano Impero, dominatore del mondo dopo la caduta dell’Impero Macedone ad opera di Epifanie e Augusto.

Romeo, figlio ed erede della famiglia Montecchi, è innamorato della bella Rosalina e non teme di affrontare a questo riguardo gli scherzi dei suoi amici Benvolio e Mercuzio. Il capo della famiglia rivale si prepara a dare una grande festa per permettere a sua figlia, Giulietta, di incontrare il Conte di Parigi. Quest'ultimo, in effetti, l’ha richiesta in matrimonio ed i genitori di Giulietta sono favorevoli a quest'unione. Romano. che crede di trovarvi Rosalina - si autoinvita con gli amici Benvolio e Mercuzio a questo grande ballo mascherato. Scorge Giulietta e resta folgorato dalla sua bellezza cadendo follemente innamorato di lei; è il colpo di fulmine reciproco. Le si avvicina e l’abbraccia due volte quindi si ritira. Romeo e Giulietta scoprono adesso la loro identità reciproca. Disperati si rendono conto di essersi innamorati ciascuno del proprio peggior nemico.

Rosso, Mare d’Egitto, famoso per essere stato attraversato da Mosè in fuga dal Faraone Ramses II.

Salomone, figlio di Davide e Betzbea, erede al trono di Israel nel 1.00 a.C.. grazie al regno del padre, Salomone portò Israele al suo massimo splendore.

Sera, o Notte, nella mitologia rappresenta l’origine dal qual scaturisce il creato. Nella bibbia è descritta come una sostanza informe che rappresentava la pre-origine fisica del mondo.
Sharon, nome della Mistica valle descritta da Salomone nel Cantico dei Cantici.

Shù, Dio egiziano dell'aria secca, figlio di Atum-ra e gemello di Tefnut. Genera Geb e Nut. Nell'iconografia separava Geb da Nut.

Shulailì e Shulaù, sono la parte Femminile e Maschile di Shù. Dall’etimologia della parola “sh’u” è formata dalle tre radici aramaiche: “Sh” scin “L” lamed e “H” eh . queste lettere trovano … vedere rabbi donnolo

Sirio, CANE MAGGIORE e CANE MINORE Secondo i greci erano i cani che accompagnavano Orione, mentre il primo raffigurava anche il dio Anubi per gli egiziani. Dal nome di queste costellazioni deriva il termine canicola con il quale si indica il periodo piu' caldo dell'anno. Questo perchè nell'antichità presso gli egiziani la stella Sirio del Cane maggiore indicava con il suo sorgere, al solstizio d'estate, il periodo piu' caldo dell'anno ed il successivo arrivo delle inondazioni del Nilo. Questa stella inoltre raffigurava la dea Sothis-Iside.
Sole, divinità persiana o Mitra; nacque da una vergine chiamata 'Madre di Dio'. Il dio restava celibe per tutta la vita e predicava tra i suoi discepoli il controllo di se', la rinuncia e l'astinenza dalla sessualità. Mithra rappresentava un sistema di etica in cui la fratellanza veniva incoraggiata in modo tale da creare un'unione contro le forze del male. Per gli adoratori di Mithra, il paradiso era celestiale e l'ade infernale. Essi credevano che i poteri benefici del dio avrebbero agito contro le sofferenze umane garantendo, come giustizia finale, l'immortalità e la salvezza eterna nel mondo a venire. Auspicavano inoltre il giorno del giudizio, che avrebbe visto resuscitare i morti, e credevano nella possibilità di un conflitto finale che avrebbe distrutto l'ordine esistente di tutte le cose per ottenere il trionfo della luce sulle tenebre. Il Mitraismo era una delle principali religioni dell'Impero Romano, fondata sul culto di Mitra, antica divinità persiana. Celebreato nell'Avesta (libri sacri dello zoroastrismo o mazdeismo), Mitra fu poi venerato come dio Sole. Nella mitologia persiana Mitra lottò e sconfisse l'animale simbolo della vita per antonomasia, il toro: cospargendo il suo sangue sulla terra, Mitra fertilizzò il mondo e fece nascere piante e animali che salvarono l'umanità.

Tibet, talvolta chiamato il Tetto del Mondo, è la regione più elevata della Terra, con un'altitudine media di oltre 4875 m. È, inoltre, una delle regioni più isolate del pianeta, circondata per tre lati da alte catene montuose: l'Himalaya a sud, la catena del Karakoram a ovest e quella del Kunlun Shan a nord.

Tigri, fiume di Mesopotamia; fiume mistico già rappresentato nella Genesi come uno dei quattro fiumi che delimitavano il giardino di Eden.

Tiro, secondo Virgilio la città dalla quale erano venuti i Cartaginesi

Tracia, regione sul Mar Nero; tuttora una sconosciuta civiltà databile nel 5/6000 a.C.).

Tsunami, serie di onde oceaniche generate solitamente (ma non solo) da terremoti il cui epicentro si trova sul fondale marino.

Ulisse, re di Itaca; (dal nome greco Odysseus, impostogli dall'avo materno Autòlico, nome che é da riconnettere al verbo odyssomai: « odiare »): astuto e valoroso re di Itaca. Al ritorno dalla guerra di
Troia, incorso nello sdegno di Nettuno, per avergli accecato il figlio Polifemo, andò errando per dieci anni prima di rivedere la patria, e le sue peregrinazioni formano argomento dell'Odissea di Omero.

Vangeli, o vangeli gnostici contengono degli insegnamenti esoterici di Gesù rivelati a pochi eletti. Si tratta di un sapere segreto ed elitario, in opposizione dunque agli insegnamenti e alla dottrina di Gesù Cristo stesso, che parlava apertamente e si indirizzava proprio a coloro che sono semplici di cuore.

Venere, o Afrodite; la divinità greca dell'amore, inteso anche come attrazione delle varie parti dell'universo tra loro per conservare e procreare; simboleggia l'istinto naturale di generazione e di fecondazione e sotto questo aspetto è simile alla Ishtar babilonese, o all' Astarte fenicia. I Greci connettevano il nome di Afrodite con la spuma del mare (afròs), dalla quale ritenevano che fosse nata; diffusosi il suo culto in Occidente, prima ad Erice in Sicilia e poi fino a Roma, la dea venne onorata col nome di Venere (da venus, venustas = bellezza). Nella Teogonia di Esiodo si narra come Afrodite, nata dal mare in una serena giornata di primavera, venne portata dagli Zefiri prima a Citera, da dove su una conchiglia fu trasferita a Pafo nell'isola di Cipro. La stagione e il luogo: la primavera e il mare. La stagione che ha dato il via al ciclo della vita sulla terra è stata la primavera; dal Caos primigenio le nascenti forme di vita trovarono la loro sede naturale nel mare. Ecco congiunti la primavera e il mare per generare Afrodite. Il mito attribuiva alla dea diverse unioni con dei (Efesto, Ares) e con mortali (Anchise, Bute, Adone). Era venerata con vari epiteti che alludevano alla sua qualità di suscitatrice della vegetazione (Anthéia), di protettrice della navigazione (Pontìa), o dei combattenti (Areia, e in tal caso essa era venerata accanto ad Ares); gli altri a lei frequentemente dati di Ouranìa, "celeste" e Pandemos "di tutto il popolo", sono riferiti alla sua natura di dea dell'amore spirituale e sensuale. La dea aveva un corteggio costituito dalle Ore, dalle Cariti (o Grazie), da Eros, Potos (il desiderio), Imero e Imene, dio delle nozze. I suoi animali favoriti erano le colombe: un tiro di questi uccelli trasportava il suo carro; ma le furono consacrati anche il serpente e l'ariete; quale protettrice dei giardini le furono dedicate le piante e i fiori di rosa e di mirto. Fu per antonomasia la dea della bellezza quando vinse la gara suscitata dalla dea della Discordia tra lei, Era e Atena, promettendo al giudice, che era il figlio di Priamo, Paride Alessandro, il possesso della donna più bella del mondo, cioè Elena, moglie di Menelao, re di Sparta; e creando così i prodromi della guerra di Troia. Durante tutta la guerra ella accordò la sua protezione ai Troiani e a Paride in particolare, e anche ad Enea, che aveva generato con Anchise. Ma la protezione di Afrodite non potè impedire la caduta di Troia e la morte di Paride. Tuttavia riuscì a conservare la stirpe troiana e grazie a lei Enea, col padre Anchise e il figlio Iulo (o Ascanio), riuscì a fuggire dalla città in fiamme e a cercarsi una terra dove darsi una nuova patria. In tal modo Roma aveva come particolare protettrice Afrodite-Venere: ella passava per essere l'antenata degli Iulii, i discendenti di Iulo, a loro volta discendenti d'Enea, e perciò della dea. Per questo Cesare le edificò un tempio, sotto la protezione di Venere Madre, la Venus Genitrix. La bellezza di questa divinità è stata celebrata da poeti e scrittori antichi e moderni che ne hanno messo in risalto attributi particolari della personalità e si sono comunque sentiti affascinati da lei. Amore sacro dunque, e amore profano, forza primigenia della natura, dea protrettrice di tutte le forma di vita e presso molti popoli.

Vulcano, o Efesto; Nella mitologia greca, dio del fuoco e della lavorazione dei metalli, figlio del dio Zeus e della dea Era o, in alcune versioni, generato dalla sola Era. Diversamente dagli altri dei, Efesto era brutto e zoppo. Poco tempo dopo la sua nascita fu cacciato dall'Olimpo: in alcune leggende da Era, disgustata dalla sua deformità, in altre da Zeus, perché Efesto si era schierato a fianco di Era contro di lui. Nella maggior parte dei racconti, però, assurge ben presto all'Olimpo e sposa Afrodite, dea dell'amore. In quanto artigiano degli dei, Efesto fabbricava per loro corazze, armature e gioielli; viene spesso identificato con il dio romano del fuoco, Vulcano, la cui fucina si trovava sotto l'Etna, in Sicilia.

Fiume Yamuna, fiume sacro indiano, attualmente chiamato Yumna, congiunto al Gange dell’antica città di Prajaga. Yamuna viene assimilata a Yami, figlia del dio Sole e sorella e sposa di Yama. Yami e Yama formano la prima coppia umana.

Zefiro, Vento dell’Ovest, dolce e benefico che annuncia la primavera; Euro, Vento dell’Est, a volte tempestoso e a volte asciutto che portava bel tempo; Austro, Vento del Sud, caldissimo e apportatore di pioggia raffigurato sempre bagnato.

Zeus, o Giove, Nella mitologia greca, il dio del cielo e il signore degli dei del monte Olimpo, corrispondente al dio romano Giove. Secondo Omero, Zeus era il creatore, il protettore e il signore tanto degli dei olimpici quanto del genere umano, nonché il re del cielo, il dio della pioggia, il raccoglitore delle nubi e il dispensatore dei fulmini; .Zeus era il figlio più giovane del titano Crono e della titanide Rea e fratello degli dei Poseidone, Ade, Estia, Demetra ed Era. Secondo un antico mito riguardante la nascita di Zeus, Crono, temendo di perdere il trono per mano di uno dei figli, li ingoiava appena nati. Quando nacque Zeus, Rea avvolse in fasce una pietra che fece ingoiare a Crono e nascose a Creta il neonato, che venne accudito dalle ninfe. Divenuto adulto, Zeus obbligò Crono a restituire gli altri figli, assetati di vendetta. Nella guerra che ne seguì, i titani combatterono al fianco di Crono, ma vinse Zeus con gli altri dei, mentre i titani furono gettati nel Tartaro. Zeus da quel momento dominò il Cielo, i suoi fratelli Poseidone e Ade ebbero il potere rispettivamente sul mare e sugli inferi, mentre la Terra fu governata in comune da tutti e tre.


sandraN
00venerdì 10 marzo 2006 13:18
Facendo un giretto tra i forum ho trovato una poesia scritta da un nostro fratello in fede TdG, che interviene anche su questo forum.

Con il permesso dell'autore l'ho copiata/incollata.

ELLA CORRE.

Ella corre sui prati,
sui fiumi, sulle onde del mare,
fra le stelle del cielo;
e i suoi capelli sono una scia
che risplende nel sole.

Ella fugge, si gira
ride e mi guarda,
io la inseguo, ma ella corre
più forte di me.

Non mi fermerò mai
e al capolinea d'eternità
la raggiungerò
e la stringerò fra le braccia.

Francesco.


Io la trovo stupenda. Ma ne ho trovate anche altre.

Io inviterei Francesco a postarle anche in Agape, se lo consente il regolamento ovviamente.

Sandra.
Bicchiere mezzo pieno
00venerdì 10 marzo 2006 14:57
Sono proprio d'accordo con Sandra, la poesia di Francesco è sublime. Non capisco perchè non abbia avuto voglia di metterla anche qua da noi.
A me pare che il regolamento di Agape non lo vieti. Basta che la si metta nella sezione dedicata agli OT.
Anzi, a mio avviso, scrivere dai pensieri propri che diano risalto all'amore è un ottima maniera di avvicinare i foristi all'amore cristiano. Credo che sia un contributo molto più nello che i continui battibecchi dottrinali, filologici, esegetici e morali. [SM=g27992]

I miei complimenti a Francesco! [SM=g28002]

PS: forse un giorno metterò anch'io alcune mie poesie. Intanto però ho messo qualche 'poesia' di Masini. [SM=g27985]
Sì, lo so, definire 'poesie' le canzoni di Masini è alquanto improprio, ma, soggettivamente parlando, a me sembrano dei veri e propri componimenti poetici.

PPS: si è capito che sono un fan di Masini? [SM=g27987]
fr44
00venerdì 10 marzo 2006 19:17
Cara Sandra, sei proprio una sorella "terribile" ( amabilmente ).

Ti avevo detto: fa pure, ma anche che speravo che ci ripensassi.

E adesso mi stai facendo [SM=g27995]

Comunque ringrazio sia te che Bicchiere mezzo pieno per le belle parole di apprezzamento che ho gradite tantissimo.


Francesco.
sandraN
00venerdì 10 marzo 2006 20:06
Se lo speravi significa che mi conosci poco [SM=g27988]
( almeno per quanto ci si può conoscere su un forum attraverso un nickname)

E poi non devi affatto [SM=g27995] ; a me personalmente mi piace veramente quello che scrivi.

E magari se dai il buon esempio puoi spingere anche altri a mettere su questa sezione "di tutto un pò" le loro creazioni.

In questo concordo con Bikky.

Così magari creiamo un angolo dove non tazp , dove possiamo anche apprezzarci meglio come persone e non come semplici nick.

Sandra.
Justee
00sabato 11 marzo 2006 10:22
Re:

ELLA CORRE.

Ella corre sui prati,
sui fiumi, sulle onde del mare,
fra le stelle del cielo;
e i suoi capelli sono una scia
che risplende nel sole.

Ella fugge, si gira
ride e mi guarda,
io la inseguo, ma ella corre
più forte di me.

Non mi fermerò mai
e al capolinea d'eternità
la raggiungerò
e la stringerò fra le braccia.

Francesco.

tyui

Che dire bellissima

il.gabbiano
00sabato 11 marzo 2006 16:11
Re:

Scritto da: sandraN 10/03/2006 13.18
Facendo un giretto tra i forum ho trovato una poesia scritta da un nostro fratello in fede TdG, che interviene anche su questo forum.

Con il permesso dell'autore l'ho copiata/incollata.

ELLA CORRE.

Ella corre sui prati,
sui fiumi, sulle onde del mare,
fra le stelle del cielo;
e i suoi capelli sono una scia
che risplende nel sole.

Ella fugge, si gira
ride e mi guarda,
io la inseguo, ma ella corre
più forte di me.

Non mi fermerò mai
e al capolinea d'eternità
la raggiungerò
e la stringerò fra le braccia.

Francesco.


Io la trovo stupenda. Ma ne ho trovate anche altre.

Io inviterei Francesco a postarle anche in Agape, se lo consente il regolamento ovviamente.

Sandra.





ELLA CORRE!

Ella...chi?
Una fanciulla?
Di solito 'ella' si riferisce a persone, mentre per cose, concrete o astratte, si suole usare 'esso/a'.

E' l'uomo alla perenne ricerca dell'amore irraggiungibile ed eterno?
Dubito.
Trattando, questo forum, argomenti religiosi, sarei tentato a pensare che l'autore si stia riferendo alla personificazione di qualche concetto religioso, come la 'verità' o la 'saggezza'.

Propenderei per la seconda versione, perchè non può essere che una fanciulla si ponga in modo irrangiugibile e sempre sfuggente, o raggiungibile solo "al capolinea d'eternità".

Nessun altro, al di fuori dell'autore, può chiarire l'enigma.

[Modificato da Justee 12/03/2006 12.21]

il.gabbiano
00sabato 11 marzo 2006 16:21
Re: Re:

Scritto da: il.gabbiano 11/03/2006 16.11

... l'autore si stia riferendo alla personalizzazione...
Nessun altro, al di fuori dell'autore, può chiarire l'enigma.



Errata corrige:

Poichè non sono riuscito a modificare, si prega di sostituire "personalizzazione" con "personificazione".

-gengiskhan-
00venerdì 17 marzo 2006 10:43
Certo, solo l'autore può dirlo, ma a me mi sembra che si parli di una donna e non di un simbolo.

Una donna idealizzata, amata al punto di non riuscire più ad afferrare il confine dei sentimenti.

Ma comunque secondo me la poesia allude ad una donna.

Mi potrei già complimentare per la la padronanza della sintassi e per la ritmica quasi melodica dei versi, ma ancora di più lo faccio per la nobiltà del sentimento che è espresso.

Bellissima. [SM=x511460]
ale3000
00lunedì 20 marzo 2006 19:07
NOTTE DEL 21\3\2006

- GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA –

L’ASSOCIAZIONE CULTURALE “TERMOPILI ‘DITALIA” – CASTEL MORRONE – CASERTA –

PER FESTEGGIARE QUESTA NOTTE DEDICATA ALLA POESIA

CONCEDE

A TUTTI I POETI IN LINGUA ITALIANA

DI PARTECIPARE AL PREMIO POESIA NAZIONALE

“TERMOPILI D’ITALIA “

INVIANDO UNA SOLA LIRICA CON I DATI COMPLETI DELL’AUTORE E NUMERO DI TELEFONO A MEZZO EMAL AL SEGUENTE INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA:

mic.marra@alice.it

SENZA IL VERSAMENTO DI ALCUNA QUOTA DI PARTECIPAZIONE –

SARANNO ACCOLTE SOLO LE LIRICHE CHE PERVERRANNO TRA LE ORE 21 DEL 21\3\2006 E LE ORE 6,00 DEL 22\3\2006-

GRAZIE A TUTTI I POETI E SOPRATTUTTO A COLORO CHE HANNO PRESO PARTE AL NOSTRO CONCORSO L’UNICO CON UNA GIURIA COMPOSTA ESCLUSIVAMENTE DAGLI ALUNNI DELLA TERZA MEDIA –

UN PROGETTO DIDATTICO ED EDUCATIVO CHE POETI CORAGGIOSI HANNO CONSENTITO A REALIZZARE PER QUATTRO ANNI CONSECUTIVI-

SERATA FINALE DI PREMIAZIONE IL PROSSIMI PRIMO LUGLIO 2006 A MONTE CASTELLO DI CASTEL MORRONE (Caserta)

Il presidente dell’Associazione

(Francesca Prata )
presso
00martedì 21 marzo 2006 16:11
benvenuto lo stesso anche da parte mia
presso
00martedì 21 marzo 2006 16:12
complimenti belle parole [SM=g28002]
benimussoo
00mercoledì 22 marzo 2006 12:51
Io ho dato un interpretazione diversa, dal solito schema...se invece fosse dedicata all'Anima, o alla sua Spiritualità?

Cmq solo l'autore può svelarlo, credo avendola già letta da tempo...posso solo dire bravo Francesco!

Ciao Dana [SM=x511460]
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