Glossario - parte prima -
Africa, Gli antichi romani usarono il termine Africa terra - "terra degli Afri" (plurale, o "Afer" singolare) - per la parte settentrionale del continente, corrispondente all'attuale Tunisia. Afer può derivare dall'Arabo afer, polvere; dalla tribù degli Afridi, che viveva nei dintorni di Cartagine, dal greco aphrike, senza freddo, o dal latino aprica, soleggiato.
Agamennone, re di Argo e Micene, capo della spedizione degli Achei contro Troia; di ritorno dalla guerra fu ucciso dalla moglie Clitennestra e dall’amante di lei, Egisto.
Alessandria, d’Egitto, Città sul delta del Nilo. Fondata da Alessandro Magno (332 a.C.) su progetto di Dinocrate, fu capitale dell'Egitto ellenistico fino al regno di Cleopatra. Secondo il modello ortogonale dell'urbanistica antica, aveva vie parallele e intersecantesi secondo angoli retti; era divisa in quartieri, abitati da diverse componenti etniche (greci, egiziani, ebrei, in seguito anche romani), talvolta in tensione fra di loro. Importante porto commerciale del Mediterraneo, fu inoltre un centro culturale di fama ineguagliata grazie al museo e alla ricca biblioteca, gravemente danneggiata però da un incendio durante i disordini seguiti all'arrivo di Giulio Cesare nel 48 a.C. .
Amazzonia, è un'immensa riserva di vita. La foresta formata dal Rio delle Amazzoni e dagli affluenti è unica per la varietà di specie che la abitano. Alberi, rampicanti, arbusti, erbe, frutti e fiori permettono la vita di animali di ogni tipo.
Amore, dio, detto anche Cupido, figlio di Venere, raffigurato come fanciullo con ali di porpora, arco e frecce. Similmente ma diametralmente opposto, rappresenta il Padre celeste, l’Amore Eterno dal quale ogni cosa ha avuto origine. L’identificazione di Amore con D-o Padre rappresenta l’Io cosciente, cioè Amore in qualche modo è funzione nella cosmogonia presa a oggetto. Ci sono tre Amori: “fisico, Astrale e Spirituale” la combinazione di questi tre attributi è la chiave di Salomone espressa nel Cantico dei cantici.
Andromeda, figlia del re d'Etiopia Cefeo e della sua sposa Cassiopea. La giovane donna scontava una colpa commessa dalla madre che stimolata dalla vanità si era dichiarata più bella delle Nereidi. Quest’ultime, capricciose e maligne, offese da tanta presunzione, avevano chiesto vendetta al re Poseidone che aveva inviato in quelle terre, dalle oscure profondità marine, un mostro che devastava tutto ciò in cui si imbattesse. Consultato un oracolo per sapere che cosa si potesse fare per placare l’ira delle dee, il responso fu che Cassiopea offrisse sua figlia Andromeda all’orribile creatura marina. Perseo, sdegnato da una simile sorte, si offrì di mutare il destino della fanciulla, combattendo il mostro e mettendo quindi fine alla maledizione in cambio della mano d'Andromeda. Il re Cefeo, accettò l’offerta e così Perseo, salito in groppa a Pegaso, si portò alle spalle del mostro calando dal cielo come un’ombra per tentare di trafiggerlo con la sua spada. Più volte Perseo era sul punto di essere sopraffatto fino a quando, aperta la sacca, prese la testa di Medusa che rivolta verso il mostro lo pietrificò all’istante. In astronomia antica, Quella di Andromeda è una costellazione molto antica, già documentata presso le civiltà mesopotamiche. In una carta araba del X secolo essa appare come una fanciulla con le braccia alzate mentre viene aggredita dal mostro marino, mentre popoli arabi più antichi raffigurarono una foca legata con una lunga catena ad uno dei Pesci sottostanti.
Angelica, Elisir di lunga vita; Si dice che l'arcangelo Raffaele abbia fatto conoscere agli uomini questa pianta, che si credeva in grado di debellare la peste, neutralizzare i veleni e allungare la vita.
Apollo, dio della musica, della poesia (signore delle nove Muse) e della medicina; invocato dai poeti come ispiratore divino.
Aram, Una città del territorio di Gad (1) Nu 32:36; Gios 13:27. Chiamata anche Bet-Aran il cui territorio si trovava a est del fiume Giordano.
Atlantico, Oceano che ricopre la distesa marina dalla Gibilterra alla Siberia; nome derivato dal dio Atlante,figlio del titano Giapeto e di Climene (secondo altri della ninfa Asia), fu considerato l'inventore della sfera. Fu padre di Maia, delle Pleiadi, delle Iadi e delle Esperidi.
Aurora, dea, Aurora è una figura della mitologia romana, dea dell' aurora. La sua leggenda ricalca la figura della dea greca Eos. Eos è una figura della mitologia greca, era la dea dell'aurora. I racconti di Esiodo, la indicano figlia di due titani: Iperione e Teia. Era sorella di Elio (il sole) e di Selene (la luna). Tra i suoi vari figli, troviamo anche Memnone, ucciso da Achille durante l'assedio di Troia. Da quel giorno la dea dell'aurora piange inconsolabile il proprio figlio ogni mattina, le sue lacrime formano la rugiada. Omero la chiama la dea dalle dita rosate per l'effetto che si vede nel cielo all'alba.
Austria, nazione dell'Europa Centrale, composta da una federazione di nove stati.
Australia, sesta nazione del mondo in ordine di grandezza, l'unica che occupa un intero continente e la più grande dell'Australasia. Essendo tecnicamente un'isola non confina con altre nazioni. Quelle più vicine sono la Nuova Zelanda a sud-est; l'Indonesia, Papua Nuova Guinea e Timor Est a nord. Il nome 'Australia' deriva dalla frase latina terra australis incognita, e significa quindi "meridionale".
Babilonia, Regno di Babilonia (babilonese Babil, "porta di Dio"; persiano antico, Babirush), antico regno della Mesopotamia; conosciuto inizialmente come Sumer e in seguito come Sumer e Akkad, si estendeva su un territorio tra il Tigri e l'Eufrate a sud dell'odierna Baghdad, in Iraq.
Barombay, villaggio situato al confine meridionale del Queensland.
Betlemme, Il paese in cui nacque il Signore Gesù, come era profetizzato Mt 2:1-6; Gv 7:42; Mi 5:2, e dove avvenne la strage degli innocenti Mt 2:16. Era la città della famiglia di Davide 1Sam 16:1,18; 17:12,15,58; 20:6, e così del suo successore, il Cristo Lu 2:4; Gv 7:42. Si trovava a nove chilometri a sud di Gerusalemme. Nell'AT è usato il nome Efrata, probabilmente perché era il nome di una delle mogli di Caleb (1) che era la nonna dell'uomo Betlemme 1Cr 2:19,50-51,54 oppure 1Cr 4:4. Era vicino al posto dove Beniamino (1) nacque e Rachele morì Gen 35:16-20; 48:7. Era anche il paese del Levita che servì Mica (3) Giudic 17:7-9, della concubina che fu uccisa a Ghibea (4) Giudic 19, di Elimelec e di Boaz (1), il suocero e il marito di Rut Ru 1:1-2; 2:4, di Seruia padre di Asael 2Sam 2:32, di Iair (4) padre di Elanan (1) 2Sam 21:19, di Dodo (3) padre di Elanan, e di Nebat padre del re Geroboamo (1) 1Re 11:26. Fu attaccata dai Filistei 2Sam 23:14-16 e fortificata dal re Roboamo 2Cr 11:6. C'erano dei figli di Betlemme che ritornarono dopo l'esilio Esd 2:21; Ne 7:26. fa parte del territorio di Zabulon, a 11 chilometri a nord-ovest di Nazaret Gios 19:15
Boreo, vento di settentrione; adorato dagli poeti come portatore di Amore.
Cassandra, nella mitologia greca, figlia di Priamo e di Ecuba. Amata da Apollo, non ricambiò l’amore del dio, che la condannò a profetizzare senza essere creduta. Oltraggiata da Aiace Oileo durante l’incendio di Troia, fu poi ceduta ad Agamennone e con lui uccisa al ritorno a Micene.
Cassiopea, moglie del re dell’Etiopia Cefeo, offese il dio del mare Nettuno gloriandosi della bellezza della figlia, più bella di tutte le ninfe marine, le Nereidi, e Nettuno mandò un mostro marino a devastare il regno: l’unico rimedio per placarlo era quello di incatenare Andromeda ad uno scoglio dove sarebbe stata divorata dal mostro. In Astronomia antica, La costellazione di Cassiopea risale a tempi ben più antichi dei Greci, e corrispondeva alla Casyapi sànscrita seduta con un fiore di loto nella mano, ovvero la regina del Caucaso Chasiapati, ed anche la dea Kasseba rappresentata dai Fenici come patrona della prosperità, assisa con un fascio di spighe tra le braccia. Poichè nei manoscritti arabi Cassiopea veniva indicata come "la donna seduta" e i latini la chiamavano Solium (trono, seggio), si può notare un unico filo conduttore che ha collegato popoli tanto lontani nel tempo e nello spazio.
Caucaso, regione mediorientale.
Chiesa, il tempio del quale Gesù dice: abbatterò il tempio e in tre giorni lo riedificherò. Il tempio del quale parla il Santo, è il tempio nell’uomo. La chiesa è un simbolo importante per la comprensione del Nous. Si deve far germogliare l’idea nel nostro cuore, e crescerla affinché essa non darà la chiave della Porta del Tempo.
Cielo, o Urano, nella mitologia greca, il dio che rappresenta il Cielo. Secondo la teogonia di Esiodo, dal Caos primigenio emersero Urano e Gea, la Terra; dalla loro unione ebbe origine il mondo, ma la continua attività generatrice di Urano rendeva impossibile lo stabilirsi di un ordine fra le cose; pertanto Gea convinse il figlio Crono (latino Saturno) a evitare il padre per succedergli nel dominio del mondo.
Circe, dea e maga che ospitò Ulisse (Odissea: A III, 204), figlia di Elios e della ninfa Perseide (o secondo altri del Giorno e della Notte). Per aver avvelenato il marito che regnava sui Sarmati fu scacciata dalla patria e si ritirò in un'isola presso le coste dell'Italia centrale, dove trascorreva una vita tranquilla ed era molto ospitale con gli stranieri di passaggio che venivano, con filtri magici, tramutati in bestie. Simbolo dell'amore sensuale, venne deificata e al tempo di Cicerone era adorata nell'isola di Eea . Tale località, che oggi si chiama promontorio Circeo, è nota anche come l'isola di Circe.
Clio, una delle nove muse, la glorificatrice, cui successivamente venne assegnato il significato di protettrice del canto epico e della storiografia. Trae il nome da kleos (gloria) o da kleien (celebrare). Viene raffigurata come una vergine coronata di alloro, con in una mano una tromba e nell'altra un volume. Secondo la mitologia greca, le nove Muse nascono dall'unione di Zeus con Mnemosyne, figlia di Urano e Gea. Per nove notti gli dei condividono il talamo e, dopo un anno, nascono nove figlie.
Creta, (???t?, Kriti), nel Mar Egeo, è la più grande isola della Grecia e la quinta (8.261 Km²) per grandezza tra quelle del Mediterraneo.
Cupido, Nella mitologia greca e romana Cupido, o Eros, è il dio dell'amore, figlio di Venere e Marte, rappresentato generalmente come un fanciullo alato con arco e faretra sulle spalle. Con le sue frecce, Cupido poteva suscitare la passione amorosa tanto negli uomini quanto negli dei, e proprio questo accadde quando per errore colpì la madre Venere accendendo in lei l'amore per il giovane mortale Adone. Pg. XXVIII,65-66: "... Venere, trafitta / dal figlio fuor di tutto suo costume."
Dafni, pastore, figlio di Hermes e di una ninfa, apprese da Pan a suonare il flauto e dalle Muse il canto e la poesia. Per non aver tenuto fede all'amore di una ninfa gli dei lo punirono accecandolo.
D-a, o dea Madre, adorata nei culti pagani come la procreatrice del mondo.
Destino, o fato, rappresenta la volontà divina nel corso inafferrabile della vita.
D-o, termine che indica l’unicità dell’unico vero D-o, del qual è è scritto: “non v’è altro D-o che Me”.
Eden, rappresenta Il mito simbolico dell’Albero della Vita è anche presente nella Bibbia e precisamente nella Genesi è detto che nel giardino di Eden vi è l’Albero delle Vite (plurale non singolare) e quello della Conoscenza del bene e del male.
Vediamo di ritradurre ed analizzare le parole e le lettere Fenicio - Ebraiche usate nel testo, per comprendere bene tutti i profondi significati di questi simboli e che purtroppo come avrete già capito, sono stati mal tradotti nelle Bibbie che oggi sono in commercio, quelle che i “religiosi” usano e vediamo di scoprire e comprendere i segreti significati di questo meraviglioso racconto Biblico simbolico.
In questi versi il pensiero Mosaico, vuole dare a coloro che lo leggono, altri particolari sulla Manifestazione continua e come essa si articola nella realtà.
Edera, aspetto dei culti Dionisiaci che non è sfuggito agli studiosi. I culti Bacchici facevano proselitismo: in pratica incitavano a manifestare gli DEI dentro sé stessi attraverso l’“ebrezza”. La manifestazione della relazione estatica fra l’alterazione della percezione nei riti bacchici e la comunione col divino che circondava la vita era una cosa normale e ricercata favorita anche dall’assunzione di sostanze che distruggendo la descrizione del mondo lasciavano l’Essere Umano in balia della sua immaginazione. L’immaginazione si scatena descrivendo un percepito che la ragione non può descrivere. “Impugna i Tirsi, che ti fanno violenta!” Il Tirso era un’asta di abete coperta alla sommità di tralci di Edera e di Vite (dall’Edera si estrae un succo velenoso che se mescolato col vino in proporzioni altera la percezione e costruisce deliri!). Impugnare il Tirso portava ad alterare la percezione e costruire un’onda emozionale che spazza via ogni catena psichica e ogni tabù educazionale. “Impugna i Tirsi per costruire la tua Libertà!”
Efrath, posizione montagnosa magnifica 8 miglia di sud di Gerusalemme, nel cuore del blocco di Etzion ( zampillo Etzion ).
Egeo, parte del mar Mediterraneo.
Elena, figlia di Leda e Giove; moglie di Menelao, re di Sparta; rapita da Paride a causa della guerra tra Greci e Troiani.
Era, nella mitologia greca, la importante delle dee olimpiche, identificata a Roma con Giunone. Sembra che originariamente fosse un'antica divinità pre-ellenica, preposta al matrimonio e alla vita sessuale delle donne. Secondo la teogonia tradizionalmente accettata, è figlia di Cronos e di Rea; al pari di tutti i suoi fratelli e le sue sorelle (a eccezione del solo Zeus) fu divorata da Cronos e restituita alla vita dall'astuzia di Metis e dalla forza di Zeus, con il quale in seguito celebrò le nozze solenni. Dalla loro unine nacquero quattro figli: Ares, Ilitia, Ebe ed Efesto. Era è connessa con il rituale del matrimonio, a cui si riferiscono numerosi suoi titoli (Zigia, Gamelia ecc.) e con la nascita e la crescita dei bambini. È rappresentata come gelosa, violenta e vendicativa: perseguitò le amanti di Zeus e i figli nati da queste unioni; privò della vista Tiresia, che le aveva dato un torto in una disputa con Zeus e, dopo il giudizio di Paride, scatenò la propria ira contro i Troiani. Inoltre partecipò alla lotta contro i Giganti e protesse l'impresa degli argonauti. L'animale sacro a Era è il pavone; le sue piante sono l'elicrisio, il melograno e il giglio.
Erato, Musa della poesia erotica; suscitatrice di nostalgie, protettrice della poesia lirica e della anacreontica. Il nome deriva da eros (amore). E' rappresentata come una ninfa coronata di mirti (occorre ricordare come, sempre nella mitologia greca, il mirto sia la pianta consacrata ad Afrodite. Nel balletto il più importante esempio di questa simbologia è rappresentato da "Giselle") e di rose, che nella mano sinistra regge una lira e nella destra un arco (simbolo del dio Eros).
Eritrea, stato africano
Eufrate, Il fiume più grande dell'Asia occidentale, e dunque spesso chiamato solo 'il fiume' Gen 31:21; Sal 72:8; Is 11:15. Nasce nella Turchia orientale, e scorre per 2000 chilometri fino al Golfo Persico. Con il Tigri, forma la pianura fertile della Mesopotamia, e tutte le più grandi città della Babilonia si trovavano accanto ad esso. Era uno dei fiumi che formavano i quattro bracci del fiume che usciva dal giardino di Eden (1) Gen 2:14; Sir 24:24, e la famiglia di Abraamo abitarono di là dell'Eufrate Gios 24:2-3,14-15. Fu anche il confine orientale del paese promesso a Abraamo e quindi alla nazione di Israele Gen 15:18; Es 23:31; De 1:7; 11:24; Gios 1:4; Sal 72:8; Is 27:12; Mi 7:12; Zac 9:10. Davide riuscì a stabilire il suo regno fino al fiume 2Sam 8:3; 1Cr 18:3; 2Sam 10:16; 1Cr 19:16, Salomone vi governava 1Re 4:21,24; 2Cr 9:26 e i figli di Ruben occupavano il territorio 1Cr 5:9. Ma più tardi il regno diventò più piccolo e la regione fino al fiume fu governata da altre nazioni 2Re 23:29, 2Cr 35:20; 2Re 24:7; 1Macc 3:32,37; Giudit 1:6; 2:24; Ger 2:18; 46:2,6,10 e, peggio ancora, da lì vennero quelli che sconfissero Israele 1Re 14:15; Is 7:20; 8:7; Ger 13:1-7 anche se in seguito anche loro sarebbero stati distrutti da Dio Ger 51:36,63-64. Quelli che sono di là dal fiume in Esd 4:10-20; 5:3,6; 6:6,8,13; 7:21,25; 8:36; Ne 2:7,9; 3:7 si intendono dal punto di vista dei Babilonesi, cioè a ovest del fiume. Ci sono anche due riferimenti al fiume nel NT Ap 9:14; 16:12.
Fanes, o Protogono. Negli Inni Orfici PROTOGONO è equivalente ad EROS nella Teogonia Esiodea. Entrambi sono figli di nessuno e nascono dall'uovo. Nascono dalla dissoluzione della Coscienza di Sé che c'era all'inizio del tempo. Solo che EROS è una tensione di quell'energia che si espande nell'Universo. Quella tensione "voce di toro" che è all'origine degli DEI beati e dei mortali! PROTOGONO è l'INTENTO! E' il fine cui giungono le Coscienze di Sé che prendono forma dall'insieme in cui separano sé stesse dal circostante. PROTOGONO porta luce in quanto porta l'intento, il fine cui aspira chi riconosce sé stesso diverso dall'insieme. La luce portata da PROTOGONO è la necessità che ha la Coscienza di Sé di rispondere alla domanda: Cosa faccio? Il come lo faccio appartiene a lei stessa. E' corretta anche la descrizione di PROTOGONO, "indicibile, sibilante occulto, germoglio tutto lucente" perché questa è la rappresentazione che ne hanno gli Esseri che costruiscono sé stessi spinti dalla forza di PROTOGONO. “Invoco Protogono dalla doppia natura, errante nell'etere, nato dall'uovo, superbo delle ali d'oro, dalla voce di toro, origine dei beati e degli uomini mortali, seme memorabile, onorato con molti riti, Erichepeo, indicibile, sibilante occulto, germoglio tutto lucente, che dissipasti la nube oscura dagli occhi roteando da ogni parte convenientemente con i colpi delle ali conducendo la splendida luce santa, da cui ti chiamo Fanes e Priapo signore e Antauge dallo sguardo lucente. Ma beato, molto scaltro, molto fecondo, vieni con gioia alla sacra multiforme cerimonia fra coloro che iniziano ai misteri. (Inni Orfici). La mitologia greca racchiude varie forme di miti e i miti vengono gestiti da chi percepisce in base alla propria cultura e alla propria conoscenza. Non necessariamente un nome usato in un mito riveste la stessa sostanza di quanto significa quel nome in un altro mito. Troverete spesso il discorso degli EPITETI riferiti a questo o quel dio all'interno di un mito, come troverete quegli stessi EPITETI riferiti sia all'oggetto in sé che viene indicato come consapevolezza, sia l'oggetto che esprime quel dio e che nel manifestarlo assume una tale importanza da diventare quel dio con l'aggiunta di un altro nome. EROS, ad esempio, negli Inni Orfici assume una connotazione più vicina ad una condizione umana anziché all'interno di una visione cosmica. Nella tradizione ORFICA PROTOGONO ha in sé tutti i semi degli DEI, potenzialmente li rappresenta tutti e ZEUS lo inghiotte, tanto che si trova METI che sarebbe, in alcune tradizioni, uno dei nomi di PROTOGONO. Solo che in Esiodo ZEUS divora METI perché METI potrebbe partorire dun DIO che lo detronizzerebbe. In quest'azione ZEUS si trasforma in STREGONE, in un DIO COSTRUTTORE (nessuno è un dio costruttore prima di lui!), perché METI è l'intelligenza progettuale, l'intelligenza finalizzata a raggiungere uno scopo, quello che chiamo comunemente come nous. Infatti, è proprio attraverso METI che ZEUS partorisce ATHENA che è un dono agli Esseri figli di HERA affinché bussino alle porte dell'Olimpo. In altre tradizioni PROTOGONO assume molti nomi quali ZEUS, PROTOGONO (che significa il primo generato o il primo generatore), PAN, FANES, BROMIO, EROS, METI. E' importante conoscere questo, perché ognuno di questi nomi è un COSTRUTTORE DI FUTURO, pone le basi affinché nuove Coscienze di Sé germinino. Dunque, ognuno di loro è un PROTOGONO proprio perché esprimono PROTOGONO nelle loro azioni ponendo le basi per costruire il futuro.
Fato, O il Caso, entità supremamente femminile (il Fato nella mitologia greca è personificato da Ate, Tiche e le Moire, e forse non è un caso che nella religione cristiana la Provvidenza abbia poi preso il suo posto). Dal punto di vista linguistico “Fatale” è un aggettivo che ha come significato fondamentale 'stabilito dal fato', 'fissato dal destino'. Deriva infatti dal latino fatale(m), aggettivo di fatu(m) (fato, destino). Occorre qui ricordare che fatum alla lettera vuol dire 'detto, pronunciato', perché è il participio passato del verbo fari (dire, pronunciare). Il fato era infatti, nella mitologia classica, la parola degli dèi, la volontà degli dèi, quindi il destino irrevocabile, la morte. Si chiamavano fata in latino le tre Parche: Cloto, che filava lo stame della vita, Lachesi, che distribuiva a ciascuno ciò che gli toccava in sorte, e Atropo, che tagliava lo stame, cioè metteva fine alla vita. Di qui il significato di 'mortale', 'esiziale', 'funesto' assunto dall'aggettivo fatale, che ha però un risvolto anche molto bello poiché ha il senso figurato di 'dotato di fascino irresistibile', 'affascinante' (donna fatale). Derivati di fatale sono i termini fatalismo, fatalista, fatalistico, che contengono tutti l'idea di una rassegnazione passiva di fronte a fatti ed eventi attribuiti all'insondabile operare del destino.
Febo, o Apollo, dio Sole. figlio del dio Zeus e di Leto e gemello della dea Artemide. Secondo Omero Apollo era innanzitutto un dio profeta, il cui oracolo, con sede a Delfi, concedeva talvolta il dono profetico ad alcuni mortali prediletti, come la principessa troiana Cassandra. Chiamato anche Febo, "lo Splendente", Apollo era il dio della luce e secondo alcuni miti guidava il carro del Sole. Eternamente giovane, abilissimo arciere e valido atleta, era nume tutelare degli uomini non ancora adulti; era anche il dio dell'agricoltura e del bestiame, della musica e della medicina, della luce poetica e della verità filosofica, dell'armonia e dell'ordine. Fu Apollo a saper sfruttare la lira inventata da Ermes, donandola poi al migliore fra i poeti, Orfeo. Gli era sacro l'alloro, di cui erano composte le corone dei vincitori nelle gare sportive e negli agoni poetici, a ricordo del sacrificio della ninfa Dafne, amata dal dio; in suo onore si intonavano i peana e si componevano carmi lirici. Talvolta Apollo è descritto come un dio spietato e crudele: nell'Iliade di Omero, ad esempio, lancia frecce infuocate portatrici di peste sull'esercito greco. Secondo la tradizione, inoltre, scorticò il satiro Marsia, sconfitto in una sfida musicale; uccise per gelosia Coronide, che gli aveva dato il figlio Asclepio, e rapì e violentò la giovane principessa ateniese Creusa, abbandonandola assieme al figlio con lei concepito.
Fenice, Tutto iniziò, pare, con gli antichi Egizi, che chiamarono Bennu (dal Verbo Benu, che significa risplendere) l'uccello di fuoco, sacro al dio del sole Ra, protettore del pianeta Venere e amico del dio
Osiride, dal quale ricevette il dono dell'immortalità e la corona piumata. Ma la fenice era difficile da vedere per un occhio mortale, e così fu spesso raffigurata come un airone. Proprio come l'airone, che si ergeva sulla cima delle basse isole di pietra che spuntavano dall'acqua dopo la ricorrente inondazione del Nilo, il ritorno della Fenice annunciava una nuova fase di ricchezza, e non a caso era considerata la personificazione di Osiride risorto. Come narra il mito egizio della creazione, la fenice fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale (dove fu in seguito costruita la città di Heliopolis). La leggenda vuole, infatti, che la fenice sia nata dal fuoco che ardeva in cima al sacro salice di Heliopolis. Nasce allora la storia che ancora oggi si può leggere su qualche libro di fiabe: la fenice è un uccello maschio che passa il giorno in prossimità di una sorgente d'acqua fresca in un'oasi del deserto in Arabia, dove ogni mattina si fa il bagno e canta una canzone così bella che il dio del sole non può fare a meno di fermarsi ad ascoltarla. Ogni tanto, la fenice visitava Heliopolis e si posava sull'obelisco all'interno (chiamato Ben-ben) del santuario della città. Quando la fenice, dopo cinquecento anni di vita, sentiva il sopraggiungere della morte, si costruiva un nido a forma di uovo con ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, spigonardo e mirra, per adagiarvisi e aspettare che il sole desse fuoco, mediante i suoi raggi, all'insieme di erbe. Dopo l'incendio, tra la cenere, compariva una larva che cresceva in un giorno – in materia, è interessante leggere la Naturalis Historia(X, 2) di Plinio - e poi volava a Heliopolis per posarsi sull'albero sacro, cantando e pregando il dio Shu. Molti sono gli scrittori che ne parlarono, a partire da Erodoto e Ovidio. Quest'ultimo, nelle Metamorphoses, ci narra della fenice, uccello che giunto alla veneranda età di 500 anni, termine ultimo della vita concessagli, depose le sua membra in un nido di incenso e cannella costruito in cima ad una palma, ed ivi spirò. Dal suo corpo nacque poi un'altra fenice che, divenuta adulta, trasportò il nido nel tempio di
Iperione, il Titano padre del dio Sole. Anche Dante (Infermo XXIV, 107-111) la descrive:
“Che la fenice more e poi rinasce,
quando al cinquecentesimo appressa
erba né biada in sua vita non pasce,
ma sol d'incenso lacrima e d'amomo,
e nardo e mirra son l'ultime fasce”
Il Fisiologo, il primo bestiario cristiano, racconta: "Esiste in India un uccello detto fenice: ogni cinquecento anni se ne va verso gli alberi del Libano, ed empie le sue ali di aromi, e si annuncia con un segno al sacerdote di Eliopoli, nel mese nuovo, Nisan o Adar, cioè nel mese di Famenòth o di Farmuthì. Il sacerdote, avvertito, riempie l'altare di sarmenti di vite: l'uccello entra allora in Eliopoli, carico di aromi, e sale sull'altare, e il fuoco si accende da sé e si consuma. L'indomani il sacerdote frugando l'altare scopre nella cenere un verme: il secondo giorno lo trova divenuto un piccolo uccello, e il terzo lo trova divenuto un uccello adulto; il quale saluta il sacerdote e se ne va nella propria dimora". La sua storia viene posta a paragone del Cristo risorto, che ha "il potere di deporre la propria anima e il potere di riprenderla". Nel corso della storia la fenice ha cambiato il suo aspetto: da airone è diventato un'aquila, non porta più alcuna corona, ma il piumaggio è sempre rosso fuoco.
Esiste anche una costellazione chiamata Fenice (abbreviazione Phe): si tratta di una costellazione dell'emisfero australe, vicino a quella del Tucano e di Sculptor, chiamata così da Johann Bayer nel 1603 ed è costituita da undici stelle.
Fushjahma, montagna del Giappone
Galilea, località a sud di Gerusalemme.
Gange, fiume sacro agli Hindù.
Gerusalemme, terra Santa.
Giulietta, promessa di Romeo.
Himalaya, catena montuosa più alta del pianeta; simbolo ascetico usato dagli Yogi.
Kàh, terra di Khurashan, città persiana fondata da Ciro dopo Teheran e Persepoli, conosciuta col nome di Susa.
Khoroshàn, nome persiano del poeta, famoso per Ciro il grande di Persia della dinastia degli Acmenidi, il quale liberò Gerusalemme e Israel Ciro II (559-530 a.C.) - in breve tempo conquistò la Media al nonno Astyage, l’Assiria, la Lidia e tutta l’Asia Minore. Emise l’editto che consentiva agli ebrei di fare ritorno alla loro patria e di ricostruire il tempio del Signore dopo la cattività babilonese. In questo modo il sovrano controllò anche l’area fenicio-palestinese. Conquistò anche alcune regioni orientali, estendendo i confini del suo regno, che venne mantenuto integro attraverso una politica avveduta, che consisteva nel conferire libertà ai popoli sottomessi e nel rispetto dei loro costumi. Fece spostare la capitale da Pasargade a Persepoli, abbellendola e arricchendola in modo particolare. Divenne città di arte e di giusta amministrazione.
Kris-t-na, o Krishna, un avatara che visse in India tre millenni prima dell’era cristiana, come divino sovrano di un potente regno. Uno dei significati della parola Krisna, riportati nelle scritture induiste, è quello di “Spirito Onnisciente” . Così Krisna, come Cristo, è un appellativo spirituale che sta a indicare la grandezza divina dell’avatara, la sua unione con D-o. Bhagavan significa “Signore”. Nei primi anni della sua vita, Krisna era un mandriano che incantava i compagni con la musica del suo flauto. In questo ruolo Krisna rappresenta allegoricamente l’anima ce suona il flauto della meditazione per guidare tutti i pensieri sperduti all’ovile dell’Onniscenza.
Kristine, nome dell’amata dal poeta, rappresentata allegoricamente una rosa.
Lailà, promessa di Mahujin nella storia delle 4 valli di Bah’u’llah della fede Baha’i.
Luce, Epiteto del disco solare, rappresentato come un cocchio che solca i cieli trainato da un luminoso cavallo bianco. Un inno del Rigveda canta il dio della luce nella forma di uno stallone candido, reso mansueto dalla dea dell’alba. Un altro inno descrive il sole come un essere d’oro a cavallo dell’uccello Garutman.
Luna, o Selene, nella mitologia greca Selene è dea della Luna, ribattezzata in seguito dai Romani proprio Luna. Ebbe due figli: Erse (rugiada) e Pandia. Il mito più conosciuto che la vede coinvolta si riferisce a Endimione (nella storia Endymion). Tale mito (in realtà ve n’è più d’uno) racconta che Endimione, re dell’Elide e conquistatore di Olimpia, fece innamorare di sé Selene, la Luna, la quale gli diede cinquanta figlie, ma non riuscendo a sopportare l’idea che lui, mortale, dovesse morire, lo fece cadere addormentato in una caverna sul monte Latmo dove giacque per l’eternità, giovane e bellissimo.
In tempi più tardi la Luna venne collegata al mito di Artemide.
Maddalena, sposa di Gesù.
Marte, Ares in greco, Figlio di Zeus e di Era, dio della guerra. Partecipa alle mischie furiose accompagnato dalla sorella Eris (discordia) e dai figli Deimos e Fobos (spavento e terrore), e, pur di combattere, favorisce ora l'una ora l'altra delle parti contendenti. Fu amante di Afrodite, da cui ebbe più figli: Armonia, Eros, Anteros, Deimos e Fobos. In Grecia il suo culto fu assai limitato.
Mauhjin, nobile persiano, il cui amore con Lailà è descritto nei testi sacri Baha’i.
Medusa, Nella mitologia classica una delle tre Gorgoni, le mostruose figlie anguicrinite di Forco e di Ceto, che vivevano nell'estremo Occidente. Come le sorelle Steno e Euriale, era dotata di eccezionali poteri magici, tra i quali quello di pietrificare con lo sguardo uomini, animali e cose. Ovidio, Met. IV 772-803; Lucano IX 624-84; Servio, in Aen. II 616 e VI 289; Fulgenzio, Mit. I 21; Myth. Vat. III 14, 1-2 raccontano che, invisa ad Atena per esser stata violentata da Nettuno proprio nel suo tempio, Medusa fu uccisa da Perseo con l'aiuto dello scudo della dea, usato dall'eroe come specchio per avvicinarsi al mostro addormentato camminando all'indietro. Petrarca, che rievoca il mito della Gorgone in TP 119 e Afr. III 181-83, attribuisce in molti luoghi del Canzoniere connotazioni medusee alla bellezza di Laura (cfr. RVF 179, 9-11; 197, 1-6; 366, 111-12).
Menelao, Figlio di Atreo, fratello minore di Agamennone. Sposò Elena, dal cui padre, Tindaro, ereditò la signoria di Sparta.
Paride gli rapì la sposa, egli allora raccolse l'aiuto di vari principi greci e con essi e con Agamennone pertì per riconquistare Elena e per distruggere Troia. Sotto le mura di Troia fu uno dei principi più valorosi, duellò con Paride, entrò nel cavallo di legno, e distrutta la città ripartì con Elena, ma errò per otto anni prima di poter ritornare in patria. Diede sua figlia Ermione in sposa a Neottolemo. Alcuni dicono che non sia morto, ma sia entrato vivo negli Elisi come Proteo gli aveva predetto.