Dato che i messaggi sono in parte non visualizzabili preferisco non rispondere ancora in modo compiuto e neppure pronunciarmi rispetto ad un assurdo sospetto lanciato in merito alla mia esperienza. Dico solo che chi possiede un siffatto spirito e non riesce a modellarlo secondo lo spirito di Dio manifestandone i suoi nove frutti difficilmente potrà mantenere una buona relazione con Geova.
Comunque aspetto di leggere tutti i posts prima di pronunciarmi dovutamente in maniera compiuta.
Vorrei invece soffermarmi sull'esperienza di Giobbe, anche se nota ai più.
Giobbe era un uomo giusto che non saperva di essere oggetto di una controversia celeste.
Giobbe diventa oggetto del trattamento più ingiusto concepibile
per un essere umano e non conoscendo i retroscena celesi la sua conclusione è una sola: "Dio ha dato e Dio ha tolto", ma conclude dicendo:" si continui a benedire il nome di Geova".
Di conseguenza Giobbe pur attribuendo le sue disgrazie a Dio si rifiuta di rivoltarglisi contro. Perfino la moglie, addolorata per la perdita dei figli, gli si rivolge dicendo:" mantieni ancora da tua integrità? Maledici Dio e muori." Ma Giobbe rimane esemplare nella sua condotta e nelle sue risposte.
Di fronte a tre anziani delle antiche comunità patriarcali Giobbe, accusato falsamente, rivendica la sua innocenza anche se scontertato per la sua inspiegabile condizione: malridotto, lacero, emarginato dalla moglie e dagli amici, di fronte ad accuse ingiuste e gratuite risponde: " finchè spirerò non rimuoverò da me stesso la mia integrità".
La sua fede è più forte di qualunque ingiustizia e vede nel suo grande creatore il suo punto di riferimento quando precorrendo di secoli la speranza di risurrezione esclama:" se un uomo muore può tornare a vivere.....tu chiamerai e io stesso risponderò, bramerai l'opera delle tue mani".
Il suo atteggiamento umile, sottomesso, consapevole di dipendere interamente da Dio non gli fà assumere un atteggiamento ribelle e rifiuta ogni compromesso.
Come considerò Geova la cosa? Basta leggere la conclusione del libro di Giobbe per capirlo.
Quale conclusione dovrei trarre io che invece dell'innocente Giobbe stò semplicemente raccogliendo ciò che ho mal seminato?
Quale dovrebbe essere il mio atteggiamento? Dovrei risentirmi? dovrei ribellarmi? Dovrei rivendicare a gran voce i miei presunti diritti calpestati? E questo lo spirito che Geova si apetta che io manifesti?
E anche se fossi stata oggetto di una ingiustizia, dovrei per questo apostatare rivoltandomi contro? Non dovrei piuttosto seguire l'umile esmpio di Giobbe, mettere la cosa nelle mani di Geova aspettando fiduciosamente la sua benedizione?
" Chi è senza peccato scagli la prima pietra" esclama Gesù in un versetto di Giovanni che ( seppure non presente in tutti i manoscritti ) emana verità.
Tanto più io che sono "con peccato" potrei scagliare delle pietre contro Geova e la sua organizzazione?
Il mio post è pieno di domande, è evidente che le mie risposte me le sono date. Se qualcuno preferisce darsi risposte diverse sono l'ultima in grado, nelle mie circostanze, di dare un'appropriato giudizio.
Cordialmente, Ebe.
Cara ebe , ti chiedo cortesemente di non addentrarti troppo nei tuoi peccati , e commiserarti per le tue malefatte , fai le tue considerazioni dai le tue spiegazioni
Grazie
[Modificato da Justee 01/03/2005 18.41]