La terza rivoluzione industriale

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Justee
00sabato 9 giugno 2007 17:02
«La terza rivoluzione industriale cambierà il nostro pianeta»

Roma L’Italia è l’Arabia Saudita delle fonti rinnovabili, e dovrebbe mettersi alla guida della «terza rivoluzione industriale», quella basata sull’idrogeno, che si prepara a cambiare il volto del pianeta. Sono le opinioni dell’economista americano Jeremy Rifkin, a Roma per un convegno alla Camera dei deputati, introdotto e concluso dall’ex presidente di Montecitorio Pier Ferdinando Casini. Rifkin ha affermato che tutti gli europei sono «seduti su un tesoro», rappresentato dal loro «vento, i fiumi, la neve delle Alpi e il sole», che devono essere utilizzati per produrre energia rinnovabile, la quale può alimentare l’intero continente, liberandolo dalla schiavitù di petrolio e carbone. Lo studioso ha iniziato smontando le ipotesi di cambiamento basate sull’utilizzo degli attuali combustibili, perché il nucleare inquina e «in tempi di terrorismo» non è sicuro, oltre a causare il consumo «della metà dell’acqua a nostra disposizione» per raffreddare le centrali, mentre non «è ragionevole» usare il carbone per estrarre idrogeno. Quest’ultimo è invece la svolta, che porterà ad una nuova rivoluzione industriale di cui il Belpaese potrebbe essere «il portale» che unisce Europa ed Africa, anche se serve una «rete» simile a quella di internet, per collegare tutti i punti che potrebbero scambiarsi energia, proprio come oggi si inviano tra di loro informazioni. In questo modo, le zone con un surplus di energia potrebbero condividerla con zone che ne hanno meno, e ciascuno potrebbe mettere a disposizione le risorse più diverse, quelle ottenute con sole, acqua, vento fino alle biomasse. Per questo però serve unità, perché «dividersi su certi argomenti è un lusso», come ha detto il guru ambientalista, specie se si vuole «salvare la razza umana», visto che secondo gli scienziati ormai non abbiamo «più di 30 anni» a disposizione per «recuperare il tempo perduto» e «cambiare strada». L’era del petrolio è «ormai al tramonto», ora è venuto il momento delle energie stoccate con l’idrogeno e delle reti intelligenti di distribuzione, che la «superpotenza» industriale europea potrà sfruttare al meglio, portando «grandi cambiamenti» anche politici. Infatti, l’energia basata sulle fonti attuali è definita «d’élite» dal ricercatore americano, mentre con l’idrogeno le «celle di combustione» personali, piccole centrali individuali, saranno disponibili per tutti, e questo porterà «una trasformazione radicale» della stessa coscienza umana. Parole che hanno indotto lo stesso Casini a parlare di «una sveglia» ai politici, che ora devono muoversi per il «futuro dell’umanità».

Filippo Pala

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Desu
00martedì 4 settembre 2007 19:44
Ricavare l'idrogeno costa di più di quello che restituisce, non può essere una fonte di energia.
Rainboy
00mercoledì 5 settembre 2007 04:22
L'idrogeno non è una fonte di energia, ne è soltanto un vettore. Non smetteremo di avvelenare l'ambiente, se per produrlo le raffinerie inquineranno esattamente quanto avrebbero inquinato le nostre automobili. La vera rivoluzione sarebbe poter accoppiare la tecnologia dell'idrogeno a quella di un'estrazione dalle acque tramite energia fornita con il nucleare, possibilmente di un tipo poco inquinante (i reattori a basso inquinamento cercano di realizzarli, ma non senza enormi difficoltà, molti fisici e ingegneri del campo). In alternativa, tramite la fusione fredda (ma chissà in che tempi si potrà ottenere qualcosa su quel fronte... e ancora nessuno che si sia preso la briga di finanziare decentemente le ricerce!).
L'eolica poi è una gran panzana, perché paradossalmente i suoi impianti sono un disastro per l'ambiente: in primis per il paesaggio, poi per la fauna e ovviamente per la manutenzione... ragion per cui non conviene a meno che non si disponga di posti DAVVERO ventosi, come le coste o certi deserti... il solare poi è tanto bello e decantato, ma per ora ha un rendimento davvero troppo basso a fronte delle spese economiche necessarie per fargli produrre corrente per le masse, soprattutto se paragonato con il nucleare.
Ci restano le tecnologie di transizione: la benzina bianca, il bioetanolo... che per inciso potevamo avere da oltre 50 anni, se non fosse stato per le convenienze economiche di certa gente...

E poi, personalmente penso che moltissimi batteri potrebbero darci una mano, se solo ci mettessimo a fare un paio di ricerchine serie in merito. Ma anche qui, il problema è che la gestione su vasta scala di impianti basati su biotecnologie presenterebbe prolemi notevoli, e quindi notevoli costi e rischi economici... che nessuno vuole accollarsi, per ora.
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