Io ti chiedo: ricrea un corpo uguale al tuo, ricrea una mente uguale alla tua e con i tuoi ricordi, più uguale di così non si può. Ma saresti tu che stai parlando insieme a me o una tua copia perfetta che non ha legami di sostanza con te?
Non ricrea una cosa uguale alla mia, ma ricrea me. Come? A boh.
Se creasse una persona uguale a me, resterebbe uguale a me, ma non sarebbe me, sarebbe comunque un'altra persona. In tal caso possiamo parlare di cloni. Ma tra qualche decennio persino l'uomo sarà in grado di clonare perfettamente se stesso, non vedo come Dio non possa ridare l'
essere a una persona, un qualcosa di ben più complicato della clonazione.
Si parla di resurrezione, che significa "rianimare". Una cosa viva è animata, una cosa morta è inanimata. Un sasso è inanimato ad esempio. Si può dire che Lazzaro era morto nel senso di inesistenza? Per me, si. Se Gesù piange per la sua morte, lo è di sicuro.
“Nel caso di Lazzaro comunque, si parla dello stesso essere, ma non sembra che ricordi di esperienze extra-fisiche una volta resuscitato”
Due obiezioni. In primis non sono riportate parole di Lazzaro, quindi chissà se disse qualcosa; in secundis se anche si fosse ricordato di com’è il paradiso, usando un’espressione leopardiana, “lingua mortal non dice”, cioè sarebbe stato inesprimibile. La terza obiezione è che il paradiso secondo i cattolici è la visione di Dio, ergo tornato in vita Lazzaro avrebbe dovuto conservare nella sua finitezza un ricordo dell’infinito, ma ciò è manifestamente impossibile per via dei limiti che sono connaturati al nostro esistere quali esseri finiti. Da ultimo il paradiso è metatemporale ergo “in cielo” non è trascorso del tempo tra la morte di Lazzaro e la sua resurrezione. Un’esperienza fuori dal tempo, che non vuol dire un istante bloccato bensì l’assenza di istanti. Ciò ha fatto ipotizzare a molti teologici che una volta risorti se mai avremo la percezione dello stato intermedio precedente, esso sembrerà trascorso in un’ stante, o forse neppure ha senso parlare di istanti.
Ma in primis, se non sono riportate le parole di Lazzaro evidentemente è perchè non disse nulla di importante.
Per seconda cosa in passato, parlando della Trinità, ti ho obbiettato che Gesù non poteva essere Dio, in quanto, ad esempio, non conosceva il giorno e l'ora della fine, ma solo Dio (il Padre). Tu mi hai risposto dicendo che era plausibile, visto che Gesù sulla terra era un uomo con tutte le limitazioni del caso.
Quindi fammi capire, come posso darti ragione se mi dici una cosa del genere, che Gesù sulla terra non poteva avere la conoscenza di Dio in quanto limitato nella carne, quando ciò che non sapeva era una informazione infima, il giorno e l'ora della fine, mica chissa chè. Comunque Gesù, nonostante la natura carnale, conosceva Dio, sapeva chi era, sapeva cosa era il "regno dei cieli", sapeva cosa profetizzare di quel regno alle persone, quindi conosceva la condizione divina. Perchè lazzaro no? Se Gesù, nonostante la condizione carnale, conosceva questo, non vedo come mai Lazzaro non riporti neanche un infimo ricordo, neanche un "ho visto cose straordinarie che a parole non sarei lontanamente spiegare".
“nè mi sembrerebbe giusto da parte di Gesù ri-trasformare un poveretto da immortale e incoruttibile qual'era in un povero e condannato mortale in questo p”
La vita è un dono, e, comunque vada, alla fine il paradiso arriva comunque, ergo quello di Gesù è un dono ulteriore, nonché un modo di dimostrare alla folla la sua messianicità.
Che la vita sia un dono è ciò che credo, anche su questa terra, ma non sono io quello che la definisce una condanna. Anche se comunque ti capisco, visto che credi sia infinitivamente superiore la vita "celeste". Ci tengo comunque a precisare a chi non fosse sufficientemente informato che Polymetis definisse "una condanna" una vita eterna e paradisiaca senza nè odio, nè morte, nè pianto su questa terra, sotto il giusto dominio di Dio. Quindi sarebbe lecito chiederti cosa pensi che sia la resurrezione effettuata dal giusto Gesù a Lazzaro su una terra del tutto opposta, ancorata saldamente al peccato, cambiando la condizione di Lazzaro da immortale e incoruttibile a quello che poi è diventato.
“Altro punto, i testimoni di Geova credono nell'anima, all'anima danno la definizione di vita. Io vivo, io sono un'anima. Io non sono un contenitore, io sono un'anima.”
Questa è solo una delle definizioni date dalla WTS, a volte rifacendosi a dettati estremamente arcaici sostengono che la vita\anima stia nel sangue. Con l’ovvia conseguenza, forse per loro blasfema ma ahimè inconfutabile, che qualora si taglino un dito si fanno un salasso di anima. E’ lo stesso principio per cui si fa colare il sangue negli animali, la loro vita, che è nel sangue, deve tornare a Dio perché a lui appartiene.
Prima vorrei citare qualche scrittura:
Salmi 94:21 Si avventano insieme contro l'anima del giusto
e condannano il sangue innocente.
Genesi 9:4 ma non mangerete carne con la sua vita, cioè con il suo sangue.
Deuteronomio 32:43
Nazioni, cantate le lodi del suo popolo!
Poiché il SIGNORE vendica il sangue dei suoi servi,
fa ricadere la sua vendetta sopra i suoi avversari,
ma si mostra propizio alla sua terra, al suo popolo».
Perchè non dire "condannare tal dei tali" invece di "il suo sangue"?
Genesi applica la vita di una persona o animale al sangue.
Deuteronomio dice che Dio vendica il sangue dei suoi servi. E' ovvio che indica un giudizio verso coloro che hanno ucciso i servi di Dio, e cosa teneva in vita quei servi se non il sangue?
Il sangue ha sempre significato "vita".
Io però non ti dico che il sangue è l'anima, io ti dico che tu sei l'anima, e per "te" intendo la tua vita, che può essere data da sangue e organi naturali come da sangue e organi artificiali.
“O se no prego Dio di illuminarmi, capendo perchè il termine usato per la "trasformazione" da essere carnale ad essere spirituale è "morte", e non appunto, trasformazione.”
Non vedo quale sia il senso di quest’argomentazione. La parola morte indica solo la fine di questa vita, e non dice nulla circa l’esistenza o l’inesistenza dell’anima.
“Dio disse ad Adamo che è polvere, e tale tornerà. Non "il tuo corpo fisico morirà", ma "tu Adamo, morirai!".”
Io non ho il minimo dubbio che Adamo inteso come nefesh, cioè unità psicofisica dell’individuo, muoia. Ma, accertata l’ovvia constatazione che le persone muoiono, viene da chiedersi se possa dirsi lo stesso delle anime. San Paolo ci parla di una dimora presso Dio: “Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore. Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.” (2Cor 5,
Questo non esclude una discontinuità vitale tra uno stato e l'altro. Non mi sembra, comunque, che i testimoni di Geova neghino la "trasformazione" in essere celeste degli apostoli.
[Modificato da Master Mystery 12/03/2006 23.36]