Solidarietà - Africa

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(Upuaut)
00venerdì 18 maggio 2007 19:31
Se in Africa la Chiesa Cattolica non demonizzasse l'uso del profilattico, in Africa ci sarebbero molti meno morti di AIDS.
(Oltre che meno bambini con la morte assicurata dall'insufficienza alimentare).

presso
00sabato 19 maggio 2007 15:42
Re:

Scritto da: (Upuaut) 18/05/2007 19.31
Se in Africa la Chiesa Cattolica non demonizzasse l'uso del profilattico, in Africa ci sarebbero molti meno morti di AIDS.
(Oltre che meno bambini con la morte assicurata dall'insufficienza alimentare).




Caro upuaut , ma che cavolo scrivi , ma ai letto tutto i testi inseriti ?? , ecco allora se l'hai fatto apri un post in questa sezione e poi ne parliamo , ti sono grata
Viviana.30
00giovedì 12 luglio 2007 22:08
AFRICA/NIGERIA - Inaugurato una casa di accoglienza per ragazze vittime della tratta
Benin City (Agenzia Fides)- “È un sogno che si realizza! Un sogno che abbiamo condiviso in molti e da molti anni e che finalmente diventa realtà” dice Suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e coordinatrice dell’Ufficio contro la tratta di esseri umani dall’Unione delle Superiore Maggiori Italiane (USMI), che, a Benin City, nel sud-est della Nigeria, ha inaugurato il Women Resource Centre, una casa di accoglienza per ragazze vittime della tratta (vedi Fides 13 aprile 2007).
In Italia vi sono circa 30 mila le ragazze nigeriane costrette a prostituirsi. Almeno il 70 per cento proviene da Benin City. E allora l’inaugurazione ufficiale di questo nuovo Centro rappresenta non solo un grosso passo avanti nel lavoro di accoglienza delle ragazze che rientrano in Nigeria, ma significa anche l’apertura di un luogo-simbolo della lotta contro questo ignobile traffico.
“Siamo in molti a dire basta - continua suor Eugenia - e la nostra presenza qui lo testimonia”.
Il Centro infatti è il risultato della collaborazione di molte istituzioni ecclesiali italiane e nigeriane. Finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi dell’8 per mille e dalla Caritas italiana che ha acquistato il terreno, la nuova casa di accoglienza è frutto anche del lungo lavoro svolto dall’USMI insieme alla Conferenza delle religiose nigeriane e ai salesiani che hanno seguito la costruzione.
Viviana.30
00domenica 21 ottobre 2007 10:27
AFRICA
AFRICA/CONGO BRAZZAVILLE - “Formazione dei giovani, aiuto alla famiglia e giustizia sociale: sono le nostre priorità” afferma il Presidente dei Vescovi del Congo, a Roma per la Visita ad Limina
Roma (Agenzia Fides)- “La formazione dei giovani e la famiglia sono la prima preoccupazione della Chiesa nella Repubblica del Congo” dice all’Agenzia Fides Mons. Louis Portella Mbuyu, Vescovo di Kinkala e Presidente dei Vescovi della Repubblica del Congo (Congo Brazzaville), che si trova a Roma per la Visita ad Limina.
“Bisogna inquadrare le prospettive della Chiesa nell’attuale situazione del Paese, che deve far fronte ai problemi derivanti dalle tre guerre civili degli ultimi 15 anni e, su un piano più recente, alle conseguenze di un lungo periodo di marxismo che ha segnato profondamente il Paese, in particolare, i giovani” afferma Mons. Portella.
“La nostra prima preoccupazione come Chiesa è dunque quella della formazione dei laici e della gioventù. Abbiamo bisogno di formare i futuri quadri dirigenti che dovranno essere presenti nei luoghi decisionali” afferma il Presidente della Conferenza Episcopale Congolese. “Accanto a questo vogliamo sostenere la famiglia, come luogo dell’educazione primaria dei giovani. Dobbiamo costruire famiglie che aiutino i giovani a crescere umanamente, spiritualmente e moralmente”.
Una delle sfide pastorali che deve affrontare la Chiesa del Congo è la diffusione dei nuovi movimenti religiosi. “Negli ultimi anni- afferma Mons Portella- “assistiamo alla crescita di sette evangeliche, molte delle quali originarie degli Stati Uniti. I fedeli delle nostre chiese sono sempre più allettati da queste correnti religiose. La risposta può essere solo una solida formazione dei fedeli e una maggiore vicinanza alle persone. Dobbiamo aumentare la coesione delle nostre comunità per far sì che le persone non vivano isolate e si lascino così attirare dalla propaganda di questi movimenti”.
“La questione della formazione riguarda non solo i laici ma anche il clero” prosegue Mons. Portella. “Di fronte all’aumento delle vocazioni, abbiamo bisogno di insegnanti qualificati nei nostri seminari che aiutino i futuri preti a maturare sul piano umano, spirituale, intellettuale e pastorale. Abbiamo 400 sacerdoti in Congo, un numero significativo, ma che è ancora inferiore rispetto alla domanda. Una buona parte dei preti sono giovani e dobbiamo continuare ad accompagnarli nel loro cammino sacerdotale”.
Il Congo Brazzaville vive la contraddizione di essere un Paese povero ma ricco di risorse naturali, in particolare petrolio. La Chiesa ha sempre operato per una maggiore giustizia sociale. “Dal 2002”- ricorda Mons. Portella- abbiamo realizzato un seminario di studio sull’utilizzazione dei proventi del petrolio per il bene comune. Al termine abbiamo lanciato un messaggio alla nazione nel quale abbiamo suggerito delle soluzioni per una migliore condivisione delle ricchezze della nazione. La nostra principale richiesta è una maggiore trasparenza nella gestione delle rendite del petrolio. All’inizio vi sono state alcune incomprensioni da parte di alcuni settori della politica, che ritenevano che la Chiesa si immischiasse in cose che non la riguardavano. Ma poco a poco il nostro messaggio è stato accolto e da parte dello Stato c’è stata un’apertura. Ora lo Stato è impegnato per la trasparenza delle industrie estrattive. È stata creata un’apposita commissione della quale fanno parte rappresentanti della Chiesa e della coalizione “Pubblicate quello che pagate”, che dopo mille difficoltà è stata accolta in questa struttura”.
“Pubblicate quello che pagate” è un movimento internazionale che chiede alle multinazionali del petrolio di pubblicare quanto versano agli Stati produttori per acquistare il loro greggio. “La giustizia sociale è un problema drammatico nel nostro Paese: il 70% della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà. Come Chiesa dobbiamo essere ancora più attenti a questo dramma” conclude il Presidente dei Vescovi congolesi.
Viviana.30
00domenica 21 ottobre 2007 10:33
Re:
(Upuaut), 18/05/2007 19.31:

Se in Africa la Chiesa Cattolica non demonizzasse l'uso del profilattico, in Africa ci sarebbero molti meno morti di AIDS.
(Oltre che meno bambini con la morte assicurata dall'insufficienza alimentare).




amico ma perchè non ragioni e ci metti del tuo ?? tu cosa stai facendo per la fame nel mondo ? e la fame nel mondo sarebbe della chiesa cattolica ? ma ti rendi conto


Justee
00lunedì 31 dicembre 2007 13:03
OGGI SU INTERNET/SUDAFRICA - Educazione alla Pace, la felicità della persona
Johannesburg (Agenzia Fides) - Viviamo in un mondo dove sappiamo che se non proteggiamo i diritti umani in un’area, domani ne soffriremo ovunque. Dobbiamo prendere coscienza che dipende da noi proteggere l’umanità. Abbiamo bisogno della religione ma non possiamo accettare persone che si dichiarano di fede diversa e fanno cose che contrarie ai principi della pace. (C.E.) (Agenzia Fides 21/12/2007; Righe 4 - Parole 53)
presso
00mercoledì 16 gennaio 2008 22:11
AFRICA/COSTA D’AVORIO - Centro Don Orione di Anyama: 700 parti e 6.000 visite in 7 mesi di attività dell’ospedale ostetrico-ginecologico
Anyama (Agenzia Fides) - Settecento parti, seimila visite e centinaia di ecografie. Cifre che testimoniano quanto fatto, nel cuore dell'Africa, da un'equipe di medici italiani, che stanno sostenendo il ''Progetto Afrique'' ad Anyama, in Costa d'Avorio. Da sette mesi infatti è attivo nella piccola comunità ivoriana (300.000 abitanti e una ventina di chilometri di distanza da Abijan, capitale economica) un ospedale ostetrico-ginecologico pensato, costruito e gestito da tre medici italiani in collaborazione con le Suore di Don Orione. Come sottolinea una nota inviata all’Agenzia Fides, dal 2001 i medici, in collaborazione con le “Piccole Suore Missionarie della Carità di Don Orione'', stanno lavorando per portare uno spiraglio di luce in quelle zone martoriate dalla guerra civile. Ad Anyama le donne partorivano per strada e morivano per semplici emorragie.
Grazie al contributo di Enti pubblici e privati, di associazioni e cittadini, è stata realizzata una struttura all'avanguardia: il Centro Don Orione. Le donne hanno cominciato, dapprima con diffidenza poi sempre con maggior convinzione, a rivolgersi al personale sanitario, ed in soli sette mesi la struttura ospedaliera è diventata un punto di riferimento importante. ''In quei posti ancora troppe donne muoiono di parto - spiegano le Suore di Don Orione -. Si pensi che muore una donna ogni minuto per cause legate al parto o alla gravidanza. Cifre alla mano, muoiono di parto 1.400 donne al giorno, 500.000 l'anno. Mentre in Europa e Nord America muore una donna ogni 3.700 per questi problemi, in Africa il rapporto è di uno a 16. Mezzo milione all'anno sono i bambini orfani, metà dei quali non arriva al secondo anno di vita''.
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