“Infatti non è mai stato accettato come concilio ecumenico, se non dalla chiesa latina, com'è ovvio”
Le cause politiche ci sono per ogni Concilio, il problema è se a quello di Firenze i delegati orientali abbiano riconosciuto che era ecumenico. I rappresentanti bizantini erano i seguenti: il patriarca di Costantinopoli, i vescovi di Eraclea, Efeso, Sardi, Monembasia, Trebisonda, Cizico, Nicea, Stauropoli, Tirnov (Bulgaria), Rodi, Amasia, Silistra (Romania), Melenic (Bulgaria), Maine (Peloponneso), un vescovo e un protopapas della Moldo-Valacchia (Romania), 2 vescovi della Georgia, il metropolita di Kiev Isidoro, il vescovo di Susdal. Ciliegina sulla torta: i patriarchi d’Alessandria, di Antiochia, e di Gerusalemme; i vescovi di Cesarea, di Side e di Sebaste avevano mandato a rappresentarli dei delegati e Gregorio di Mammas, il confessore dell’imperatore e futuro patriarca. Sei egùmeni, o procuratori dei monasteri greci (Athos, ecc.), 4 diacono di S. Sofia ed insigni laici tra cui l’imperatore Giovanni Paleologo, suo fratello Demetrio e Giorgio Scholario, che più tardi sarà nominato patriarca. Insomma c’era tutto l’ecumene. (Per la lista dei partecipanti Enciclopedia Cattolica, vol. V, pag. 418 ) Nella cattedrale di San Giorgio il 9 aprile 1438 si ebbe la prima sessione comune dei latini e dei Greci in cui fu promulgato un decreto, redatto in latino e greco, dove si sanciva l’ecumenicità del Concilio di Ferrara-Firenze.
Il fatto che molti vescovi bizantini non abbiamo mantenuto l’impegno di riunione firmato nella bolla d’unione è nuovamente a causa di motivi politici. Si attennero tuttavia al Concilio di Firenze Bessarione ed Isidoro di Kiev, nonché 3 patriarchi di Costantinopoli: Giuseppe II e i suoi successori Metrofane e Gregorio Mammas. Poi la memoria di Firenze cominciò a declinare…
“ersonalmente, più che indagare sull'economia intra-tinitaria, cosa forse un po' al di sopra delle nostre possibilità, potremmo applicare il sano metodo cappadoce di lasciare le indagini sulla natura di Dio e piuttosto di stare ai testi”
Quello che sfugge è perché desumi che, poiché secondo l’argomentazione di Firenze il Padre ha dato tutto al Figlio, debba anche avergli dato le stesse relazioni intra trinitarie, che non sono una cosa da dare.
“Chi ha letto Larchet”
Presumo tu ti riferisca a questo saggio:
www.myriobiblos.gr/texts/french/larchet.html
“Se avessero indetto un concilio ecumenico per cambiarlo oggi non ci sarebbe questo enorme casino.”
Cito proprio da Larchet, visto che lo conosci. “La confession de ce Filioque dans le
Credo s'est repandue en Occident a partir du V(e) siecle. ”
Non è certo questo il motivo dello scisma, altrimenti sarebbe avvenuto secoli prima, per di più la dottrina è stata confessata da gente santa anche per gli ortodossi come Agostino, Ambrogio, e Leone Magno (il quale era contrario a metterlo nel Credo per motivi di opportunità ma lo giudicava pienamente ortodosso).
“Falso. Ho appena citato un testo conciliare che dice il contrario”
No. Ne il Simbolo efesino né quello calcedoniense possono essere chiamati in causa. Oltre al fatto che essi non dichiarano inviolabile il simbolo niceno-costantinopolitano ma il niceno, vietano soltanto il mutare della sostanza dogmatica e non l’espressione letteraria del simbolo. Si legge infatti “una fede diversa” non “una [formula di] fede diversa”, che infatti anche tu hai messo fra parentesi.
“L'ortodossia ha sempre rispettato le tradizioni locali, quando ortodosse.”
Infatti questa è una tradizione locale dell’occidente molto diffusa.
“Trovami un documento ufficiale che contenga un simbolo eterodosso e ne riparliamo. “
Io ho detto che il testo non è da intendersi nel senso di “una formula diversa” giacché allora tutti gli altri simboli che circolavano sarebbero diventati eterodossi. Tu mi chiedi di trovarsi un simbolo eterodosso perché solo così si giustificherebbe che anche col filioque si possa fare altrettanto. Ma tale richiesta parte dal presupposto non ancora dimostrato che il filioque sia eterodosso e dunque non stia alla pari delle altre formule che circolavano alternative al simbolo niceno-costantinopolitano. Un circolo logico.
“Non mi pare proprio che nessuna chiesa ortodossa abbia fatto aggiunte o deviazioni dal simbolo niceno-costantinopolitano.”
Ma il testo di Efeso dice: “Il santo Sinodo stabilisce che nessuno può proporre, redigere o formulare UNA FEDE DIVERSA da quella definita
a Nicea dai santi Padri”. Se l’espressione “una fede diversa” fosse intesa nel senso di “un simbolo diverso”, allora le aggiunte fatte a Costantinopoli nel 381 sarebbero state dichiarate dal Concilio di Efeso eterodosse in quanto aggiunte rispetto a Nicea, il che è palesemente assurdo. Ciò prova che la proibizione di una fede diversa non riguarda il testo in sé, che mai può esprimere la trascendenza di Dio, bensì la sostanza dogmatica.
[Modificato da Polymetis 25/05/2006 23.01]