Un parroco ed il silenzio

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Justee
00venerdì 12 maggio 2006 21:10
"Non si diventa sacerdoti per la carriera"11.39 08/05/2006, Paolo Luigi Rodari, Palazzo Apostolico.it
Non si può fare il prete per «carrierismo», come «tentativo di arrivare in alto, di procurarsi una posizione mediante la Chiesa», per «servirsi, non servire». È stata questa l?indicazione, diretta e decisa, che Benedetto XVI ha voluto dare ieri mattina ai quindici nuovi sacerdoti da lui ordinati nella basilica vaticana. Il «no» del Pontefice è stato categorico, rivolto a quell?«uomo che, attraverso il sacerdozio, vuol farsi importante, diventare un personaggio», a colui che «ha di mira la propria esaltazione personale e non l?umile servizio di Gesù Cristo».
Parole, quelle del Papa, che hanno fatto venire in mente la «sporcizia» da lui criticata più di un anno fa quando, per la via crucis del Colosseo appena prima di Pasqua, era stato incaricato da Giovanni Paolo II di scrivere le meditazioni. Parole, che evidentemente muovono dall?esperienza diretta che Ratzinger ha acquisito nei lunghi anni di permanenza in Vaticano come prefetto della congregazione per la dottrina della fede e dai tanti colloqui che nel corso di questo primo anno da Papa, egli ha potuto avere con diversi uomini di Chiesa. Il prete - ha ammonito Benedetto XVI davanti ai dodici giovani italiani, uno polacco, uno israeliano e uno honduregno - non deve «desiderare di diventare personalmente qualcuno, ma invece esserci per l?altro, per Cristo, e così mediante Lui e con Lui esserci per gli uomini».
Ai nuovi sacerdoti, Ratzinger ha indicato tre caratteristiche del vero pastore: «dá la propria vita per le pecore; le conosce ed esse lo conoscono; sta a servizio dell?unitá». E li ha sollecitati al «compito pastorale pratico, di seguire gli uomini, di andare a trovarli, di essere aperti per le loro necessitá e le loro domande». A proposito dell?unitá, Benedetto XVI ha osservato che «la missione di Gesù riguarda l?umanitá intera, e perciò alla Chiesa è data una responsabilitá per tutta l?umanitá, affinché essa riconosca Dio». Quindi, «la Chiesa non deve mai accontentarsi della schiera di coloro che a un certo punto ha raggiunto, non può ritirarsi comodamente nei limiti del proprio ambiente, è incaricata della sollecitudine universale, deve preoccuparsi di tutti». Se il sacerdote deve «innanzitutto preoccuparsi» di coloro che fanno parte della sua Chiesa, è però necessario «uscire nelle strade e lungo le siepi per portare l?invito di Dio al suo banchetto anche a quegli uomini che finora non ne hanno sentito niente, o non ne sono stati toccati interiormente». Papa Ratzinger ha concluso la sua omelia ricordando l?immagine del buon pastore che prende la pecorella sulle spalle: «l?immagine - ha detto - di Colui che ha preso sulle sue spalle la pecora smarrita, che è l?umanitá, e la porta a casa».
Ai sacerdoti e alla Giornata mondiale delle vocazioni Benedetto XVI ha dedicato il messaggio letto appena prima della recita del Regina Coeli a mezzogiorno, davanti ad una piazza San Pietro che, come da un mese a questa parte, si presentava particolarmente gremita di fedeli. Ratzinger ha affidato alla Madonna tutti i preti del mondo e ha pregato affinché «si accresca il numero di coloro che accolgono l?invito di Cristo a seguirlo nella via del sacerdozio e della vita consacrata».
Per il Pontefice la missione del sacerdote è insostituibile, e anche se in alcune regioni si registra scarsitá di clero, «non si deve dubitare che Dio continui a chiamare ragazzi, giovani e adulti a lasciare tutto per dedicarsi alla predicazione del Vangelo e al ministero pastorale».


© Il Tempo 8 maggio 2006
presso
00sabato 25 agosto 2007 14:48
Sacerdote con 3 figli
E' padre di una bimba di tre anni il parroco
che veglia sulle vacanze valdostane dei papi

AOSTA (31 maggio) - Don Paolo Curtaz, il parroco che nel 2005 ricevendo nella sua parrocchia di Introd in Val d'Aosta papa Benedetto XVI disse: «Santità, stia attento, perché in questo periodo sono io il suo parroco», è padre di una bimba di tre anni. Don Curtaz, 41 anni, ha rassegnato le dimissioni dall'incarico di parroco. Il vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi, gli ha concesso «un anno di riflessione», nel corso del quale il sacerdote non potrà esercitare il ministero pubblicamente. La paternità del sacerdote è stata rivelata oggi dal quotidiano La Stampa. Al giornale il prete ha detto ha detto: «non voglio gettare la tonaca, ma voglio poter capire con serenità se tornare a fare il parroco; resterò in Valle d'Aosta».

Don Paolo Curtaz, insieme a un altro sacerdote reggeva le sorti di cinque parrocchie di montagna per un raggio di circa 300 chilometri quadrati. Tante le iniziative da lui avviate per mantenere sempre un filo diretto: inviava circa quattromila e cinquecento prediche settimanali via web, poi tre minuti a settimana di Vangelo via radio, ritiri spirituali per coppie anche in crisi, accanto alla normale attività di catechismo e animazione spirituale. Molto noto in Valle per la sua dinamicità e capacità di coinvolgere i fedeli, don Paolo Curtaz era stato anche il protagonista di uno spot televisivo per la campagna dell'otto per mille da devolvere alla Chiesa.

Quando nel 2005 Curtaz accolse il pontefice, in arrivo a Les Combes per le vacanze, con quella battuta, Benedetto XVI replicò pronto: «Sarò un parrocchiano obbediente». Analoga battuta scherzosa don Curtaz la fece dando il benvenuto nel 2004 a Giovanni Paolo II, tornato a Les Combes di Introd per il riposo estivo: «Santità, deve stare attento, perché per quindici giorni sarò il suo parroco».

«Don Paolo è tenuto a tutti gli obblighi sacerdotali anche se no può esercitare pubblicamente il ministero; per il resto non abbiamo nulla da aggiungere se non precisare che sulla questione sono state scritte delle inesattezze», ha detto la Curia di Aosta. La Curia ha ribadito che «don Paolo non è sospeso» e che la sua condizione di papà non lo pone in condizioni inconciliabili con il ministero sacerdotale; inconciliabilità che sussiste, invece, in caso di convivenza. «Aiuteremo don Paolo - hanno ribadito dalla Curia - in questo suo percorso per pensare e decidere sul ministero del sacerdozio». Ribadiscono ancora dalla Curia: «don Paolo non è sospeso; è stata accolta la sua richiesta di lasciare la guida delle parrocchie e poter riflettere».

«Non voglio esprimere giudizi, ma sono cose che fanno molto male», ha commentato il sindaco di Introd, Osvaldo Naudin, già parrocchiano di don Paolo Curtaz, che si è detto dispiaciuto per la questione che ha per protagonista il parroco con il quale ha condiviso l'ospitalità estiva di due papi. Se il sindaco dice poco, meno ancora parlano i parrocchiani che si trincerano in un secco: «non sono cose che ci riguardano; sono questioni private che rientrano nella sfera strettamente personale».
presso
00sabato 25 agosto 2007 14:50
PADOVA (23 agosto) - Ha un figlio di nove mesi e una fidanzata il parroco di Monterosso, paese del padovano di poco meno di 800 abitanti. Il prete si chiama don Sante Sguotti, 41 anni, e il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, ne ha chiesto l'allontanamento. La vicenda va avanti da qualche tempo, ma la questione della famiglia, fidanzata e figliolo, è spuntata solo oggi quando è stata raccontata dal quotidiano «il Mattino» di Padova. Don Sante però vuole continuare a fare il prete e lasciare la tonaca non vuol saperne. E anche il paese lo difende.

La segnalazione al vescovo è arrivata da una fonte sicura, una religiosa alla quale il sacerdote di Monterosso ha raccontato tutto fidando nella sua amicizia e discrezione. La suora però non ha resistito e ha raccontato tutto al vescovo. Mons. Mattiazzo ha parlato a quattrocchi con don Sante, che avrebbe negato tutto, ma il vescovo ha invitato il parroco prima a non celebrare più messa e poi a dimettersi e a lasciare la parrocchia. Il prete invece continuato a celebrare la messa: venerdì scorso, poi sabato e alla fine domenica è arrivata la doccia fredda con l'emissario del vescovo che ha letto ai parrocchiani stupefatti una lettera nella quale si chiarisce che il prete non sarà più dietro all'altare.

Il sacerdote rinvia ogni chiarimento a martedì, dopo la festa parrocchiale per San Bartolomeo. Anzi, dopo il titolo di oggi sul giornale, ha deciso di convocare una conferenza stampa, fissata per martedì alle 10. «Io mi sento tranquillo», ha affermato oggi don Sante, che però prima di martedì non vuole aggiungere altro. Neppure se sarà lui a celebrare la messa di domani sera: «Non è il caso - dice - di strumentalizzare una messa. Ci sono altri momenti per parlare». Anche la Curia tace: «Il vescovo attende di fare chiarimenti con gli opportuni mezzi», si limita a precisare.

Quasi tutti in paese comunque sono schierati con il parroco, il quale ha fama di prete "scomodo" che crede nella battaglia per il celibato dei sacerdoti. Anche chi conferma le voci sulla presunta relazione del prete con una giovane donna è infatti disposto a perdonargli quel legame da cui nove mesi fa sarebbe nato un bambino. Una vicenda imbarazzante, con tanto di firme raccolte in difesa del giovane e battagliero prete.

«Il trasferimento e la cessazione dall'incarico di un parroco non avvengono a motivo di firme a favore o contro ma per valutazione pastorale del vescovo - chiarisce il messaggio del vescovo -. Nel caso specifico era previsto per don Sante un normale avvicendamento, se egli stesso non avesse chiesto un incontro con il Vescovo, informandolo che rinunciava a celebrare in parrocchia perché si sentiva delegittimato da voci diffuse sul suo conto».

Poi la precisazione finale. «Il vescovo ha rinnovato al parroco l'invito di dare le dimissioni entro il 18 agosto, con effetto dal 10 settembre. A questa richiesta non c'è stata risposta. Il vescovo chiede al Signore e invita la comunità a pregare affinché conceda di uscire presto da questa situazione di sofferenza».

In questo parroco una nota la devo inserire , va bene la fidanzata però procreare non essendo sposato ancora peggio
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